Skip to main content

Full text of "Memorie dell'Imperiale Regio Istituto del Regno Lombardo-Veneto"

See other formats


/  //Oj^J^j^ 


JLJl 


-EL  JE 


H 


DELL'IMPERIALE  REGIO  ISTITUTO 


DEL 


REGNO  LOMBARDO=YENETO, 


YOLUME  QUARTO. 


MILANO 

DALL'IMP.  REGIA  STAMPERIA 
i833. 


# 


mmm^ 


ISTORIA 

DELL- IMPERIALS  REGIO  ISTITUTO. 


'■W      M 


PARTE  PRIMA. 


# 


ELENCO   DELLE   MEMORIE 

SCIENTIFIC  HE    E    LETTERARIE 

EECITATE   NELLE   ADUNANZE 
DELL' IMPERIALE  REGIO  ISTITUTO 

DOPO    Q17ELLE    DELLE    QUALI    SI   nESE    CONTO   NEI    PBECEDENTl    VOLUMI. 


GIORNI 
dclle  adunaaze. 


TITOLI  DEI  MANOSCRITTI. 


A  U  T  0  R  I. 


i8i3 


16 


26 


Gennajo 

Febbrajo 

filarzo 


Aprile 


16 

»; 

•4 

Maggio 

a8 

>' 

II 

Giugno 

„ 

ti 

s5 

,f 

3 

Luglio 

ft 

'< 

16 

ft 

6 

Agosto 

„ 

t; 

ft 

i; 

>9 

Novembre 

ft 

3 

Diceinbre 

Soi   giiiochi   d'  equ'ilibrio 

SiiUe   lunccliine   idrauliclie.  Memor'ie  due   .   .   . 

Meniorie   spettanci  a   Galileo 

Sopia   una  stoiia  incdita  di   Andrea  da  Prato. 
lilustrazioae  di   an   frammento  di  Siinroaco 

Sopra   un  miovo  acido 

Osservazioni  sulle   pile  a  secco 

Suir  illnminazione  a  gas 

Siii   parafulmini 

Sulla   simultanea  combustioae  dell'  idrogeno  e 

deir  ossigeno 

Sopra  le  dottrlne  ottiche  di  Leonardo  da  Vinci. 
Estratto  del  trattato  di  meccanica  di  Borgnis. 

Misura   del  diamctro  del  sole 

Descrizione  d' iin  apparecchio  a  vapore   ap- 

plicato  a  diverse  arti 

Sui   mulini  a   vento 

Storia   di   Scandiano 

Sui   vasi   raurrini 

Sugli  usi  inedici  del  sal  di  saecino 

Sui  sale  di   soda 

Sui  cambiamento  delle  foreste  sotterranee  in 

carbon  fossile 

Storia  della   malattia  di   una  puerpera    .   .   .   . 
Estratto  delle  osservazioni  meteorologiche  .   . 

Sugli  estri  del  cavallo  e  del  bue 

Intoruo    alia    Corona    ferrea    esistente    nella 

Basilica  di   Monza 

Sui  petrificati 

Sopra  alcuni  principj  idraulici  del  Galileo  .  . 

Elogio-  dell'astronomo  Cagnoli 

Deir  ossidulo  di  stibio  solforato 


Brunacci  Vincenzo. 

Idem. 
Venturi  Giambattista. 
Bossi  Luigi. 

Idem. 
Brugnatelli  Luigi. 
Conligliaclu  Luigi. 
Aldini   Giovanni. 
Racagni  Gins.  Maria. 

*Crivelli  Antonio. 
Venturi  Giambattista. 
Carlini  Francesco. 
Idem. 

Aldini   Giovanni. 
Morosi  Giuseppe. 
Venturi  Giambattista. 
Bossi  Luigi. 
Carminati  Bassiano. 
Brcislnk  Scipione. 

Bossi  Luigi. 
*Farnesi  Tomaso. 
Cesaris   Angelo. 
Mangili   Giuseppe. 

*BcIIani  Angelo. 
Breislnk   Scipione. 
Venturi  Giambattista. 
Carlini  Francesco. 
Carminati  Bassiano. 


ELENCO    DEIXE    jMEMORIE 


GIOUNI 
delle  adtiiiaiizc. 


1819 


I  Sao 


7 

Gennnjo 

ai 

" 

w 

•' 

4 

Fcbl)r.ijo 

18 

'/ 

»; 

Marzo 

I 

Aprile 

31 

3 

I 
i5 


16 


i3 

a? 
10 


•9 

14 


ai 

3o 

'4 


Maggio 

If 

It 
Ciugao 

Loglio 

II 
Agosto 

11 
Dicembre 

Genoa jo 
Febbrajo 


Mnrzo 

It 
Aprile 
Ciugao 


Novembre 
Dicembre 


TITOLI  DEI  MANOSCRITTI. 


Snlle  p'oggc   colorate 

EsiiMtto  >li  iiEi'opein   stilln  storia  della  pittur.i. 

Sull.i    ilccoiiiposizione   del    vefro 

Sui   vctri   periscopici  del  WolUstoii 

Siii   priacipj   ccrti   della   scienza   gcologica    .    . 

Elogio  del  dottor  Giaanini 

Sulla  geologia   dci   inouti  di  Biinnza 

Analisi  di  due  ineiiiorle  contemite  nellc  tran- 

sazioni  filosojitlic  di   Filadellia 

Descrizione  di  diversi  stromeati  Hsici  osser- 

vaii   in   Scozia 

Salle   Intriae   mobili  iaodorifere 

Sill   life  contagioso 

Sui    inucclii    di    matei'ie    scpolcrali    esisteiiti 

nel   icrritorio  di   Modeua 

Discorso  sull"  ai'cliiledura   gotica 

Noiizia  sulle  comcle  apparsc   iu  quell' nnao    . 

Yiia  del   Bojardo 

Espericnze  colla  mnccliina  del  Chrisliaa  .  .  . 
Sui  taglio  ipogasirico    per  T  eitrazione  della 

pieira   iiclla    vescica 

Sulla   tilatura  del   lino   in   Oland.i 

Notizie   scienliliclie  raccolte  in  ua   viaggio  in 

Gerinania 

Applicazione  delta  niaccliina  di  Cliristian  alia 

preparazioiie  della   canapa 

Suir  ilUiintnazione  dei   teatri 

Sulla  fonnazione  della  coda  delle  comete  .  . 
Sui  nietodo  di  estrarre  i  calcoli  dalla  vescica 

oi'inaria 

Riflessioni   sulla  forniazione  del  bezoar  .   .  .   . 

SulTeclisse  solare  delT  anno    1820 

DeU'acido  boracico  scoperto  nel  cratere  del- 

r  isola  di   Volcano 

Notizie   sui   viaggio  del  Malaspina 

Sui   diversi   fenomeni  del   fulniiue 

Descrizione  d'un  termometro  capillare.  .  .  . 
Introduzione    alia    descrizione  geologica  della 

provincia   di   Milauo 

Storia  del   processo  del    Galileo 

Notizie  sulla   vita   del   Moatecnccoli 

Prefaziooe  nd   una   nuova    edizione   del   PrO' 

dromo  d' antiiomia  del  celcbre  Mascagni  . 
Sulla  iiiioeralogia  del  territorio  di  Scaadiano. 
Sui  scirro  e  sui  cancro 


A  U  T  0  R  I. 


Configliaclii  Pietro. 
Bossi   Luigi. 
Moscati  Pietro. 
Cesaris  Angelo. 
Breislak  Scipioue. 
*Acerbi   Enrico. 
Breislak  Scipioae. 

Idem. 

Aldinl  Giovanni. 
Moscati   Pietro. 
Rullini  Paolo. 

Venturi  Giambattista, 
Stratico   Simone. 
Carlini   Francesco. 
Venturi  Giambattista. 
Cesaris   Angelo. 

Scarpa   Antonio. 
Morosi  Giuseppe. 

Aldini   Giovanni. 

Idem. 
Idem, 
*Bellaai   Angelo. 

*Farnese   Tomaso. 
Moscati   Pietro. 
Carlini  Francesco. 

Breislak   Scipione. 

Idem. 
Racagni  Gins.  Maria. 
Moscati   Pietro. 

Breislak  Scipione. 
Venturi  Giambattista. 
Idem. 

*Farnese  Tomaso. 
Venturi  Giambattista, 
Scarpa  Antonio. 


SCIENTIFICIIE    E    LETTERARIE. 


CIORNI 
clelle  adunanze. 


TITOLI  DEI  MANOSCRITTI. 


A  U  T  0  R  I. 


I82I 

4 

" 

it 

„ 

18 

n 

iS 

ft 

, 

>, 

i5 

It 

5 

1; 

26 

i; 

24 

>; 

J 

>t 

■9 

tt 

2 

it 

tt 

it 

It 

it 

16 

if 

22 

it 

It 

u 

6 

it 

20 

" 

" 

182a 

a 

it 

'7 

" 

7 

if 

28 

" 

>t 

>f 

7 

ft 

21 

If 

2  5 

it 

It 

It 

2 

a 

" 

tt 

23 

Ceannjo 
tt 

tt 
Febbrajo 

Marzo 

It 
Aprile 

It 
Magg'io 
Gini;no 

It 
Liiglio 

Agosto 
It 

tt 
Novembre 

It 
Dicembre 

tt 

Gennajo 

tt 
Febbrajo 

Marzo 

It 
Aprile 


Esperieiize  eletlro-magnetiche 

Sopra  iiaa  nuova  sostaiiza  snbiicabile  generaia 

diill^  azione  ilei  lujuidi  siiU'  acido  cerico 
Sulln  giacidira  di  alcune  recce  porfiriciche . 
Sulla  inuiiiiia  della  ricerca  delta  quadratura 

del  c'licolo 

Osservazioni   c   calcoli   di  una  nuova    coineta 

Sidle   argille  del   Milanese 

Sidr  illuiiiinazione   dei   fari 

Suirai'te  di   fabbricare  le  sciabole 

Ulteriori  ricerclie  sulT  eletiro-uiagnetismo  . 
Descriziooe  del  faro  di  Salvore  nelTIstria. 
Sopia   le  cause   nioventi  delle  azioni  umane 

Usi   niedici   della   cliinlua 

Suir  esiirpazione  delta  bocca  e  del  collo  del- 

r  utero    iiei   casi    di    scirro    o    caacro    di 

queste   parli 

Deir  iiso    medico   dell'  iodio 

Descriziooe  d'  una   uuova   sega  pei  legni    .  .   . 

Sopra   alcuni  feaoineni  magaetici 

Sulla  coUivazioue  dei  castagni  fruttiferi  .  .  . 
Notizie  dei  manoscritti  dello  Spallanzanl.  .  . 
Livellazione  del   terriiorio  di   Scandiano    .  .   . 

Suir  estrazione  della   cliinina 

Elogio  del  cavaliere  Giusejjpe  Morelli  .  .  .  . 
SuUo  siabiliinenio  delle  scoole  d' agricoltura  . 
Sulle  proprieta  vitali  delT  utero  gravido  e  sui 

pnrii   die  avvengono  dopo  la  morte  della 

pregnante 

Notizie   scieatifiche  raccolte  in  un  viaggio  in 

Toscana 

Sui   fanali  di   mare 

Uelazione  di  un  viaggio  astronomico  ia  Sa- 

vcja 

Sulle   battute  del   polso 

Suir  agricoltura  dello   Scandianese 

Osservazioni    mcteorologiche    fatte  al  monte 

Cenisio 

Sulla   vegetazione  nelle  Calabrie 

Sui    colli   Iblei   in   Sicilia 

Sugli   usi   della   ninfea  a  fiori  bianchi 

Di  alcuni   mass!  di   lava   usati    nella    costru- 

zione  delT  arco  di   Alboino  in   Pavia   .   .   . 
Notizia  di  alcuni   nuovi   scritti    di  Leonardo 

da   Vinci 

Descriziooe  del  faro  di  Alessaadria    secondo 

Abulieda 


Configliaclii  Fietro. 

*Brugnnte!li  Gaspare. 
Brelslak  Scipione. 

Cesaris  Angelo. 
Garlini  Francesco. 
Breisl.ik   Scipione. 
Aldini   Giovanni. 
*Crivelli   Antonio. 
Conligliaclii   Pietro. 
Aldini   Giovanni. 
VenluriGiambattista. 
Cnrmiuati  Bassiano. 


*CanneIIa  Giuseppe. 
Carminatl  Bassiano. 
Aldini  Giovanni. 
Stratico  Simone. 
Bossi   Luigi. 
Venturi  Giambattista. 

Idem. 
Carniinati   Bassiano. 
Zendrini   Angelo. 
*Casti2lioni  Lui"i. 


*MeU   Domenico. 

Aldini   Giovaunl. 
Idem. 

Carlini  Francesco. 
Moscati   Pietro. 
Venturi  Giambattista. 

Carlini  Francesco. 
Brocclii  Giambattista. 

Idem. 
Carminati  Bassiano. 

Brocclii  Giambattista. 

Venturi  Giambattista. 

Brocchi  Giambattista. 


« 


ELENCO    DELLE    MEMORIE 


GIOUNl 
Jelle  aduiiaiiri', 

TITOLI  DEI  MANOSCRITTI. 

A  U  T  0  R  I. 

i8aa 

^7 

4 

Giiigno 

Configliachi  Pietro. 
*Marzari  Giambiittista. 

Suirimiiirimento  cellulare  de'' bambini    .... 

If 

] 

4 

A^osto 
Otiobrc 

Sull'  arcliiccttiira  delle  scale    .   .          

Slratico  Simone. 

Discorso    letto    alT  occasioiie    della    piibblica 

distrihuzionc   dei   pi-emj   d'  iadustria  .... 

Cesarls  Angelo. 

i8a3 

3 

Geannjo 

Siilia   misura  di    mi  arco  di   parallelo 

Carliui  Francesco. 

if 

" 

tf 

Estiatto  di  un'opera   nuiiioscritta  suUe  pecore 

Castiglioni   Luigi. 
Brocclii  Giambattista. 

tt 

lO 

n 

Prima   noti/.ia  del  suo  viaggio  in  Egitto    .  .    . 

>t 

.1 

n 

Su  alcuai  lenomeni  del   vetro  e  del  niercurio. 

*Bellani  Angelo. 

6 

lO 

Feblirajo 
Mario 

Snir  arte   della  tintura 

Bossi   Luigi. 

Descrizioae  di  un  globo    terrestre  di  grande 

diiiiensione 

Carlini   Francesco. 

n 

•, 

'/ 

Sulla  classilicazione  delle    viti   in  Lombnrdia  . 

Castiglioni  Luigi. 

n 

10 

Aprile 

Sui   metodi   pr.nticati   in  diversi   paesi    per   la 

tt 

a+ 

,^ 

Morosi  Giuseppe. 

Introduzioue     alia    versioiie    della    storia     di 

If 

,, 

Bossi  Luigi. 
Breislak   Sciploue. 

Sullc  detonazioni  dell'  isola  di  Meleda    .... 

» 

I 

Maggio 

Descrizioiie  d'un   uuovo   trcbbiaiojo 

Morosi  Giuseppe. 

If 

31 

tt 

Sulle   dillicolta  die  s'  iocoiitrano    nelle    mac- 
chine   per  trcbbiare   i   grani 

Idem. 

It 

" 

>i 

Sulla    natura    del    territorio   compreso   fra   il 
Ingo   Maggiore  e   quello  di   Como 

Breislak  Scipione. 

n 

5 

Giiigno 

Descrizione  dei    proJotii  e  delle  manifalture 

It 

3 

Liiglio 

della    Loiiibardia 

Bossi  Luigi. 
Alduii   Giovanni. 

SiiU'arte  d'iaargeniare  la  terr.tglia 

It 

'7 

>/ 

Sulla   coltura   del   sesanio  orii-ntale 

Caruiinati   Bassiano. 

" 

7 

Agosto 

Sullc    Jptonayioni   dell"  isola   di    Meleda     .... 

Bossi    Luigi. 

If 

ft 

/' 

Suir  azione   elettromagneiica   dei    nietalli  .    .    . 

Conligliaclii   Pietro. 

If 

tt 

n 

Sulle   detonazioni   dell"  isola   di    Meleda     .... 

Idem. 

ft 

tt 

It 

Suir  induriinento   del   tessulo   cellulare     .... 

Palletta  Giambattista. 

It 

10 

Novembre 

Sulle  formazioni  esistenti  alia   base   meridio- 
nate   delle    Alpi 

Breislak  Scipione. 

II 

4- 

Dicembrc 

Su  alcuni  fenouieui  geologic!  del   Tirolo    .   .  . 

Idem. 

It 

i8 

i# 

Sui   vaniaggi  delle   maccliine  sosticuite  allo- 

i8a4 

8 

Ceaoajo 

pera  desli   uoinini 

Bossi  Luigi. 
Aldini  Giovanni. 

Descrizione  d'una    bilancia   egiziana 

II 

»9 

" 

Sulle   osservazioni  asironumiclie  degll  anticbi 

" 

'9 

36 

Febbrajo 

Cesaris  Angelo. 
Palletta  Giambattista. 

Sui    nuovi    fenonieni    osservati     all'  isola    di 

It 
If 
If 

1 1 

Marzo 

Bossi  Luigi. 
Breislak   Scipione. 
Conligliaclii    Pietro. 
C.irminati    Bassiano. 
Palletta  Giambattista. 

Suir  induriniento   cellulare 

Sulla   stessa   malauia 

.^^. 


SCIENTIFICIIE  E   LETTERARIE, 


GIORNI 
dclle  aJuiianzc. 


1824 


1825 


i8a6 


6 

30 

3 


18 
i5 
5 

19 
16 


Marzo 

Magglo 

n 

Giugiio 


I 

Luglio 

^ 

Agosto 

I, J 

Seltembre 

4 

Ottobre 

a 

Dlcembre 

16 

„ 

i3 

Gennajo 

27 

n 

10 

Febbrajo 

10 

INIarzo 

34 

}; 

31 

Aprilc 

5 

Maggio 

16 

Giugno 

>l 

j; 

7 

Luglio 

Agosto 

Dicembre 

Gennajo 

Febbrajo 


TITOLI  DEI  MANOSCRITTI. 


Intorno  alia  storia  dei  mall   venerei 

Scguito  dclle  osscrvazioiii  astronoaiiclie  degli 

antichi  Egiziani 

Siii  piinc'nij  della  solidiia  delle  fabbriclie  .  . 
Descrizioiie  di  diverse  lucerne  ad  ariiand.  .  . 
Annlisi  di   un   pezzo    iiiinerale    spedito    dalla 

Valcamonica 

Sulla   coinbiislione  delT  idrogcno  in    contatto 

coi   metalli 

Delia   venusia  delle   fabbriche 

Descrizione  di   una   sega   pei   mai-rai 

Sill  sutcedanei  alle   foglie  dei  gelsi 

Esanie  delP  opera  sulla  meccauica  analitica  di 

Lagrange    presentata  dal   signer    Gabrio 

Piola 

Discorso    letto    all'  occasione    della    piibblica 

distribuzione  dei  premj  d'  indnstria  .  .  .  . 
Esanie   coinparatlvo  dei    solfati   di  cliiaina  e 

di  chinconina 

Siille   nialattie   dei   grani 

Sopra  una  base  trigonometrica 

Sulla  china   bicolorata 

Estratlo  di   un  opuscolo   geodetico  del    capi- 

tano  Delia   Casa 

Sui   principj   del   calcolo  difTerenziale 

SuU'uso  del   zolfaio  di  cliiaina 

Sulla  base  salilicabile  della   Valeriana 

Classificazione  geognostica  delle  rocce  .  .  .  . 
Sunto  di  due  opere  agronomiclie   del   signer 

Lewenau 

UUeriori  notizie  sulla  china  bicolorata  .  .  .  ■ 
Sulla  societa  inglese  delT  illuminazione  a  gas. 
Sulla  compensazione  dei  pendoli   pel   variato 

peso  deir  aria 

Esame  di   una  nuova  lega  metallica 

Sull'  uso  del   mercuric  dolce 

Introduzione  ad   uq'  opera    suUe    macchine  a 

vapore 

Tcntativi  per  migliorare  la  fabbricazione  del 

pane 

Nuovi  teniatlvi  sull' arte  di  fabbricare  il  pane. 

Sulla  stenografia 

Sulla  causa  dello   scoppio    delle    macchine  a 

vapore  

Istriizione  teorico-pratica  sui  parafulmiai  .  . 
Notizia  delle  scoperte  archeologiche  del  si- 
gner Mauliant 


A  U  T  0  R  I. 


Falletta  Giambattista. 

Cesaris   Angelo. 
Straiico  Sinione. 
Aldini  Giovanni. 

Configliachi  Pietro. 

Idum, 
Straiico   Sinione. 
Aldini   Giovanni. 
Carminati  Bassiano. 


Orianl  Barnaba. 

Cesaris  Angelo. 

Carminati  Bassiano. 
Bossi   Luigi. 
Carlinl  Francesco. 
Carminati  Bassiano. 

Oiianl  Barnaba. 
Caccianlno  Antenie. 
Carminati  Bassiano. 

Idem. 
Brelslak  Sclpione. 

Bossl  Laigi. 
Carminati  Bassiano. 
Aldini   Giovanni. 

Carlinl  Francesco. 
Cesaris   Angelo. 
Caruiluatl  Bassiano. 

Morosl  Giuseppe. 

Carminati  Bassiano. 

Idem. 
Bossi  Lulgl. 

Mores!  Giuseppe. 
■*J\Iajocclii  Glo.  Aless. 

Bossi  Lulgl. 


Vol.  IV.  P.   I. 


lO         ELENCO   PELLE   MEMORIE    SCIEXTIFICIIE   E   LETTERARIE. 


GIOKNI 
dcllc  adunaozc. 


TITOLI  DEI  MANOSCRITTI. 


A  U  T  0  R  I. 


1816 


1817 


3 


3 

30 


i5 
8 

3i 

30 

i3 


Marzo 


Lnglio 

Agosto 
Selteuibre 

Ottobre 

Cennajo 
Fcbbrajo 

Magglo 

Novembrc 

Dicenibre 

Marzo 


10 
>/ 

Aprile 

8 

Magg'io 

31 

" 

13 

Ciogtio 

n 

» 

7 

Agosto 

Ottobre 


Sopra  un  nuovo  slstema  lU  ineccanica  fisica 

iiiiiversale 

Siil!e  iiniiiiinie  egizianc 

Sulle   rccenti  opinioni  intorno  al  morbo  pe- 

tecchiale  

Sugli   usi  oconomici   dcll'  ib'ieco  roseo 

Sulle   iiinlattie   iLiHaiiimatorie 

Sugli  usi  meclici  ilelT  olco  europeo 

Sostituzionc   ilei   iciui  alle  ruote  nei   battelli 

a  vapore 

Discorso    letto    nil'  occasione    della    pubblica 

distribuzionc  i)e' premj   d' iadustria   .   .   .   . 

Sulle  niaccliiae  fumigntorie 

SulPecouoinia  die    si    oltiene    nelP  illuiniaa- 

zioue  dei  faii   per  mezzo  del   gas 

Sulle  lucerne   di  sicurezza 

Seconda  memoria  sulle  lucerne  di  sicurezza  . 
Sul  modo  di  difendcre  i  pompieri  dal  fuoco  . 
Suir  cstinzlone  delle    fiammc    colle    reti   rae- 

talliclie 

Ciudizio  pei  inanoscritti  dei   corsi  di  geome- 

tiia  prcscutati  al   concorso 

Notizie  sulle  memorie  della  Societa  Indiana.  . 
Analisi  J'  una  corteccia  recata    da  Santa  Fe 

di  Bogota 

Sulle  variazioni  orarie  del  barometro  .  .  .  . 
Sulla    maniera  di    salvar   le  persone  in  caso 

d'  incendio 

Sulla   teorica  del  debito  pubblico 

Sopra  alcune  acque  minerali 

Sul   volo  dei  pipistrelli 

Sulla  fabbricazione  della  polvere 

Sulla   gotta  Serena 

Sulla  fabbricazione  della  polvere  da  scliioppo. 
Discorso    letto    all'  occasione    della    pubblica 

distribuzione  de'premj  d'industria   .  .  .  . 


Morosi  Giuseppe. 
Pallctta  Giaiubattista. 

Idem. 
Carniinati  Bassiano. 
Idem . 
Idem, 

Morosi  Giuseppe. 

Cesaris   Angelo. 
Pallctta  Giambattista. 

Akiini  Giovanni. 
Idem. 
Idem. 
Idem. 

Idem. 

Oriani  Barnaba. 
Bossi  Luigi. 

Carmiuati  Bassiano. 
Cartini  Francesco. 

Aldini   Giovanni. 
Luosi  Giuseppe. 
Carminati  Bassiano. 
Mangili  Giuseppe. 
Bossi   Luigi. 
Carminati  Bassiano. 
Morosi  Giuseppe. 

Cesaris   Anjjelo. 


ELOGIO  SCIENTIFICO 

DI 

ALESSANDRO    YOLTA  ^^^ 

SCRITTO  DAL  PROFESSORE  DI  FISICA  NELL'  L  R.  UNIVERSITA  DI  PA  VIA 
PIETRO    CONFIGLIACHI 

MEMBBO   ONORARIO    DELL'iMPERIALE    REGIO    ISTITUTO 
DI    SCIENZE  ,    LETTERE    ED    ARTI  ,    eCC. 


Studeam  ut  paucissimis  verbis  plurimas  res  comprehendam. 
Dion.  Aucaknass.  im  Tucie. 


iVJLuore  il  capitano  nelle  battaglie  ,  suggellando  col  sangue  la 
santita  dei  giuramenti:  I'incorrotto  ed  illuminato  magistrate,  oppresso 
dalle  difficili  cure  per  la  prosperita  dei  popoli:  il  filosofo,  cui  troppo 
breve  fu  la  vita  pei  progress!  dello  spirito  umano;  e  prirao  ufficio 
della  patria  devota  e  riconoscente  e  I'implorare  dal  Die  delle  raiseri- 
cordie  eterna  beatitudine  a  quegli  spiriti  eletti.  Di  puri  zaffiri  e  di 
tersi  cristalli  sono  le  miira  della  celeste  Sionne;  e  I'oro  stesso  nel 
crogiuolo  si  affina  e  si  purifica!  Santa  religione !  tii  sola  ci  conforti 
nelle  perdite  irreparabili,  i  mezzi    sicuri    porgendoci  al    tempo    stesso 

(*)  Fu  recitato  dall'autore  aU'aprimento  delle  di  fisica.  L'l.  R.  Istituto,  clie  poco  dopo  ae  senu 

sciiolc  nell'I.  R.  Universitii  di  Pavia   ai   primi  la  lettura  in  una  sua  adananza,ne  decreto  la 

del  mese  di  noveiitbre  del   i83i,  in  occasione  stampa  ne' suoi  Atti  accadeniici. 
die  s'inauguro  il  busto  del  Volta  nella  Scuola 


12  ELOCIO   DI    ALESSANDRO    VOLTA 

di  sodclisfine  ai  piii  sacri  tloveri  di  gratitudine  e  di  ammirazione  !  In 
appresso  gli  sculti  marmi ,  le  dipinte  tele,  le  medaglie,  i  monumenti, 
le  feste,  la  storia  tramandano  alia  posterita  il  iiome  dei  grandi,  ed 
attcstaiio  la  venerazione  e  la  gratitudine  dei  conteraporanei. 

Qui  giunsc  appcna  il  tristissimo  annunzio  della  morte  di  Alessandro 
Volta :  annunzio  di  Intto  per  ogni  colta  nazione ,  ma  d'  inesprimibile 
cordoglio  per  quest' Accaderaia ,  che  da  gran  tempo  menava  vanto  di 
averlo  per  uno  de'suoi  luminari  e  moderatori,  onde  decretata  da  lei 
solenne  funcbre  pompa,  prima  raccolta  ai  pie  degli  altari  offri  I'ostia 
di  esplazionc,  afiiiiclie  a  qucllo  spirito  sublime  di  nn  solo  istante  non 
fosse  ritardato  il  bearsi  del  Creatore ,  nclla  contemplazione  delle  cui 
operc  tutta  aveva  irapiegata  la  vita,  e  voile  che  dal  labbro  eloquente 
di  uno  de'suoi  maestri,  a  conforto  non  meno  di  dolore  che  a  nobile 
imitazione,  come  la  santita  del  tempio  il  richiedeva,  le  morali  e  reli- 
giose virtii  del  Volta  si  ricordassero ,  che  piii  compianta  ne  resero  la 
morte  c  piii  cara  la  memoria  (*). 

IMa  sc  in  lui  non  si  ha  a  separare  I'uomo  dal  filosofo;  se  la  subli- 
mitii  deir  ingegno  di  quel  grande  non  fu  mai  disgiunta  dalla  soavita 
dei  costumi;  se  I'assldua  e  felice  ricerca  delle  cose  naturali  fu  sempre 
nel  Volta  diretta  dalla  sincerita  della  fede  ed  accompagnata  dalla  san- 
tita della  religione :  tempo  e  per6  che  quest'  Accademia  lo  present! 
anche  di  una  corona  di  lauro  sul  campo  stesso  dei  maggiori  suoi 
trionfi,  e  che  attesti  alia  repubblica  letteraria  ed  alia  posteiita  quanto 
il  Volta  ne  sia  di  lei  benemerito  e  quanta  gloria  le  pi'ocacciasse. 

Si,  o  Rettore  magnifico,  prestantissimi  Direttoi'i,  illustri  Decani,  esimj 
Colleghi ,  Allievi  nostri  studiosi  e  carissimi,  e  questo  appunto  il  deside- 
rato  gioruo  che  destinaste  alia  inaugurazione  dell'  effigie  in  marmo  del 
nostro  Volta :  ne  tale  accademica  funzione  puo  celebrarsi  sotto  migliori 
auspirj.  Graziosaraente  approvata  e  favorita  dall'  Augustissimo  nostro 
Sovrano  ,    dal    Padre    de'  sudditi    suoi    e    specialmente    della    studiosa 

(*)  Ciunco    appena    all' I.    R.  Univcrsita    di  nllora  il  signer  Zuccala ,  professore   di  filologia 

Pavia  il  tristo  annujizio  della  morte  del  Volta,  latina  e  di  estetica,  recito  un  eloquente  discorso 

quel    Corpo    accadeinico    cclebro    una   solenne  morale  in  onore  dcU'  illustre  defuuto. 
pompa  fuuebre  nella  chiesa  dell' Universita,  ed 


DI   riETRO    CONFICLIACnr.  l3 

gioventii,  munificeiitissimo  restauratore  in  ogni  tempo  di  questo  Ateneo; 
preseduta  da  uno  de'  primi  magistrati  dello  Stato ,  mecenate  de'  buoni 
studj  cui  fu  fumigliare  non  meno  la  conversazione  del  Parini  clie  quella 
delVoltaC);  onorata  dalla  prescnza  del  nostro  Pastore,  in  cui  risplen- 
dono  virtu  e  sapere;  e  resa  piii  solenne  pel  cortese  intervento  di 
personaggi  ragguardevolissimi  per  dignita  e  dottrina;  nel  giorno  stesso 
in  cui  si  apre  questa  scientifica  palestra  alle  nostre  scolastiche  eserci- 
tazioni,  e  nello  stesso  luogo  in  cui  il  Volta  colse  tante  palme. 

Ma  in  questo  giorno  si  avventuroso  e  festevole  dovendosi  ricordarc 
i  meriti  principali  del  Volta  nelle  scienze  fisiche,  a  perpetua  meraoria 
dei  quali  quel  niarmo  ci  presenta  la  di  lui  imraagine,  perche  me  sce- 
gliere ,  di  voi  tutti  il  piu  inetto  a  tessere  1'  elogio  di  quel  sommo ,  e 
gia  da  troppe  cure  distratto  ?  Forse  la  tenera  e  schietta  amicizia  ,  di 
cui  per  tauti  anni  mi  onoro,  mi  accarezzo,  mi  distinse;  sebbene  av- 
venturato  non  fossi  di  potermi  numerare  tra'  suoi  scolari  ?  Ah !  se  cio 
e,  non  vi  dissimulo  die  la  brama  di  parlare  di  lui  degnaraente,  dal 
dovere  di  una  rispettosa  amicizia  resa  piii  focosa,  combatte  per  modo 
colla  mia  pochezza,  die  vie  piii  incapace  mi  sento  a  reggere  al  grave 
incarico  die  mi  affidaste.  Che  se  la  scelta  a  parlarvi  del  Volta  come 
scienziato  e  filosofo  cadde  sopra  di  me,  come  quegli  che  gli  succedetti 
iiella  cattcdra,  con  tanto  lustro  di  essa  e  con  tanto  aggrandimento  delle 
fisiche  discipline  per  2  5  anni  da  lui  coperta,  e  dove  piii  volte  le  pa- 
reti  stesse  di  questa  scuola  par  die  mi  rimproverassero  la  temerita 
e  I'insufficienza  di  sedervi:  vi  confessero  che  questo  lii  appunto  Tim- 
perioso  argomento  pel  quale  non  mi  vi  rifiutassi,  quantunque  non 
minori  la  mia  trepidazione. 

Sostcnetemi  adunque ,  o  signori ,  coll'  umanita  vostra.  La  venerazione 
di  voi  tutti  pel  Volta,  la  riconoscenza  di  alcuni  verso  di  lui,  I'amo- 
revolezza  di  altri  che  fortunati  gli  furoiio  compagni  nelle  naturali  ri- 
cerche,  nelle  scolastiche  fatiche  e  nel  vivere  domestico,  indulgenti  vi 
rendano  al  mio  dire,  che  alia  grandezza  del  subbietto  non  puo  rispon- 
dere,  ne  alia  vostra  aspettazione  e  dottrina. 

(*)  S.  E.  il  signer  Marchese  Febo  J'Adda  ,  Vicepresidente  dell"  I.  R.  Govcrno  di  LoinJjarilia. 


14  ELOGIO   DI    ALESSANDRO   VOLTA 

E  perche  con  poche  note  ricordar  possa  almeno  i  principal!  monu- 
nienti  che  stabiliscono  il  merito  del  Volta  nelle  scienze  naturali ,  me- 
rito  per  vicende  di  tempo  inalterabile ,  e  che  fondarono  all' eta  nostra 
una  nnova  epoca  nella  storia  della  fisica ,  gloriosissima  per  1'  italiana 
filosofia.  mi  studiero  di  adoperarmi  in  modo  che  meco  abbiate  a  con- 
chiudere  che,  come  scrisse  un  dotto  fisico  e  d' oltramonti  (*)  e  che  il 
precedette  nella  breve  carriera  della  vita  cc  fra  tntti  i  fisici  del  nostro 
J)  tempo,  e  forse  di  qualsivoglia  epoca,  il  Volta  e  quegli  il  cui  nome 
»  e  cinto  della  piii  brillante  corona  nei  fasti  della  scienza  »  :  ed  io 
soggiungo,  primieramente  per  la  quantita  delle  sue  scoperte,  in  secondo 
liiogo  per  le  circostanze  in  cui  furono  fatte ,  in  terzo  luogo  per  le 
important!  consegucnze  che  ne  derivarono. 

Favoritemi,  o  signori,  di  cortese  attenzione  :  studeam  ut  paucissimis 
verbis  pluriinas  res  comprehendam. 

§  I.  La  storia  e  la  filosofia  c'insegnano  che  non  hanno  a  dimen- 
ticarsi  i  primi  passi  che  raossero  i  grandi  o  per  valore  o  per  dottrina 
in  quella  nobilc  carriera  in  cui  salirono  a  non  raentita  fama.  E  per 
gli  uomini  di  studio  i  prodotti  del  loro  giovanile  ingegno  sono  come 
i  lineament!  del  volto  i  piu  pronunciati  che  contrassegnare  1!  debbono 
in  provetta  eta;  sono  fiori  di  ridente  primavera  che  promettono  uber- 
tos!  frutti ;  sono  la  bella  aurora  di  lucentissimo  sole. 

2.  Quando  peixio  si  rammenti  che  il  Volta,  varcati  di  poco  i 
primi  tre  lustri ,  applicato  a!  primi  studj  letterarj ,  scelse  a  soggetto  di 
sua  musa  latina  que!  fisici  e  chimici  fenomeni  che  a  quella  eta  per 
le  fine  indagini  di  un  Priestley  e  per  la  strepitosa  recente  scoperta  di 
Mussciiembroek  e  di  Cuneo  alto  menavano  romore,  ed  un  altro  carme 
poco  dopo  ci  intesse  sulla  salita  di  Saussure  al  Monte  Bianco;  si  scorge 
nou  tanto  quali  rare  qualita  d' ingegno  avesse  egli  sortito  e  con  quanta 
assidnita  le  coltivasse,  quanto  che  nato  egli  era  per  la  contemplazione 
dei  naturali  fenomeni ,  e  che  a  discoprirne  de!  nuovi  ed  a  spiegarli 
la  meta  sarebbe  di  sue  meditazioni  in  eta  matura. 

3.  E  come  avviene  naturalmente,  imperciocche  il  tempo  e  le  parti- 
colar!   circostanze    in    cui    1'  uorao  vive    esercitano    su  di    lui    potente 

(•)  II  celebre  Pictet  di  Giaevra. 


DI   PIETRO    CONIIGLIACIir.  1$ 

impero,  il  Volta  a  quella  eta  si  deterraino  priniiei'amente  ad  investigare 
i  fenomeni  dell' elettriclsmo :  fenomeni  che  pel  famoso  esperimeiito  di 
Leida,  per  la  semplice  e  soddisfacente  ipotesi  imraaginata  ad  ispiegarlo 
dal  filosofo  americano,  ed  assai  piii  per  la  felice  applicazione  delle 
fisiche  cognizioni  che  seppe  fame  per  restituire  la  calma  all'  uomo 
atterrito  da  un  cielo  di  fuoco  e  tonante,  tutta  signoreggiavaiio  1' atten- 
zione  dei  dotti ,  che  poco  prima  alia  fisica  newtoniana  consacrarono 
vigilie,  ricerche  ed  osservazioni.  In  Italia  poi  le  sottilissime  investiga- 
zioiii  elettriche  del  Beccaria  nuovo  sproiie  aggiunsero  ai  primi  tenta- 
tivi  del  iiostro  giovane  fisico. 

4.  A  cjucir  etu  a  un  di  presso  in  cui  pel  Galileo  non  ando  perdiua 
r  oscillazione  di  una  lampada  per  discoprire  le  prime  forze  cui 
piaccjue  al  Creatore  far  soggetta  la  materia,  a  19  anni  cioe  il  nostro 
Volta  si  presento  nel  fisico  aringo,  indirizzando  col  modesto  titolo  di 
lettera  al  Beccaria  le  sue  ricerche  sulla  forza  attrattiva  del  fuoco  elet- 
trico  e  sui  fenomeni  che  ne  conseguono.  Ma  quel  primi  passi  nella 
iiuova  dottrina  dell'  elettricismo  non  furono  incerti ,  non  lenti ,  non 
brevi:  furono  passi  da  gigante.  Di  quello  scritto  gloriar  si  potevano  i 
primi  fisici  di  quella  eta.  La  scelta  dell'  argomento  che  nelle  "viscere 
del  soggetto  ricerca  la  legge  fondamentale  di  quelle  che  allora  pare- 
vano  bizzarrie  di  natura,  ed  il  modo  sagace  ed  inventivo  col  quale  sin 
da  quel  primo  lavoro  scientifico  seppe  appoggiare  alle  esperienze  i  suoi 
ragionamenti  il  caratterizzarono  per  canuto  filosofo  e  per  valente 
esperimentatore.  I  piii  saggi  pronunziarono  il  sodo  pronostico,  che  al 
Volta  in  breve  tempo  alcuno  non  disputerebbe  il  primato  nella  scienza 
elettrica ;  pronostico  che  non  solo  si  avvero,  ma  ancora  piu  eminen- 
temente  di  quanto  a  gloria  di  lui  potevasi  sperare. 

5.  In  forza  di  cio  e  da  quelle  prime  mosse  del  Volta  nel  fisico 
cammino,  e  perche  innumerevoli  corone  seppe  cogliere  nei  tentaiivi 
elettrici  di  un  valore  di  mano  in  mano  crescente,  ovvero  perche 
quand'  uno  in  fama  e  salito  di  una  dottrina,  par  quasi  che  per  tribu- 
targli  il  meritato  onore  basti  il  dirlo  sommo  in  quella  ( limitata  invero 
e  r  umana  mente,  sia  pur  sublime  a  confrouto  di  piii  deboli  intelletti; 
e  brevi   giorui   sono    concessi    a  investigare    le    terrene  cose ) ,  molti 


l6  ELOCIO   DI   ALESSANDRO   VOLTA 

crrano  fra  gll  stcssi  scienziati,  o  s'infingono,  graiule  giudicandolo 
solamentc  per  le  nioltiplici  elettriche  scoperte;  e  passano  sotto  silen- 
zio;  nou  diro  per  mire  spregevoli,  die  neppur  viveiite  offuscata  \enne 
la  luce  del  siio  sapere,  ne  obbrobriosa  calunnia  o  vile  invidia  ardl 
inolestarlo;  passano  sotto  silenzio  moke  sue  scoperte,  o  come  tali  non 
le  considcraiio  di  tutto  suo   diritto. 

6.  Sia  il  Volta,  e  chi  oggidi  ne  dissente?  il  principe  finora  degli 
elettricisti;  ma  egli  e  grande  per  moltiplici  scoperte  in  varj  rami  delle 
naturali  discipline.  E  chi  non  dovra  con  noi  come  tale  acclamarlo , 
quando,  sia  pm'e  die  a  pochi  tratti,  si  ricordino  i  suoi  tcntativi  e 
ritrovamenti?  Distinguiamo  quelli  che  piii  dappi-esso  si  connettono 
colla  chimica  filosofica-pncumatica ,  alia  nostra  eta  rigenei-ata;  gcrmana 
scienza  della  fisica,  delle  cui  glorie  a  vicenda  partecipano,  come  reci- 
proco  ed  indispcnsabile  e  il  soccorso  die  ne'  loro  avanzamenti  si 
prestano ;  dalle  altre  sue  scoperte  intorno  ad  oggetti  che  prima  del 
Volta  stesso  si  credettero  csclusivi  della  fisica  ed  indipendenti  dalle 
chimiche  ricerchc :  qucste  1'  elettrico  sapere  del  Volta  e  la  parte  prin- 
cipale  comprendono  di  sua  gloria,  raentre  poi  ai  nostri  giorni,  mirabil 
cosaf  lo  stesso  fondamento  gettarono  di  piii  sodo  chimico  edificio. 

7.  Quando  in  vasto  campo  le  spighe  biondeggiano ,  vi  si  miete  a 
manipoli,  e  non  si  va  spigolando.  Debbo  ricordare  e  brevemente  quelle 
prime  scoperte  del  nostro  fisico  ed  anche  solo  le  principali.  Al  bio- 
grafo  adunque  si  ceda  l'  incarico  di  avvertire  quanto  pregio  tornasse 
air  italiana  traduzione  del  riputatissimo  Dizionario  di  chimica  presen- 
tatoci  dalle  Scopoli  pei  molti  articoli  che  il  Volta  ad  istanza  di  quel 
celebrc  naturalista  vi  rifuse ,  ed  in  ispecie  per  quelli  sul  calorico  e 
sui  gas,  aggiunti  quali  tippendici  al  testo  originale.  Nella  vita  del  Volta 
non  si  dimenticheranno  le  sue  riflessioni  sul  magnetismo  e  sulla  fiara- 
raa,  forse  troppo  diraenticate  dai  moderni,  anteriori  a  quelle  di  Sym, 
di  Davy  e  di  altri  fisici  di  gran  nome  ;  e  le  sue  vedute  sulla  genesi 
deir  alcali  volatile ,  sui  process!  per  ottenere  il  fosforo ,  e  tant'  altre 
sue  ricerche  di  tal  genere  ;  come  le  proposizioni  e  le  esperieiizc  di 
aerologia,  nelle  quali  tutta  era  trasfusa  ed  ampliata  la  dottrina  dei 
Priestley,  dei  Cavendisch,  dei  Black,  dei  Bayer,  e  che  mostrano  quanto 


DI   PIETRO    CONFIGLIACIir.  I7 

queir  iiigegno  mirabile,  investigatore  di  sole  verita,  sino  dal  1776 
fosse  addeutro  nella  cliiraica  pneumatica  nascente,  e  quanto  in  Italia 
contribuissc  al  di  lei  sviluppo  ed  increniento. 

8.  E  iiessun  cenno  faro  della  relazioiie  scientifica  del  suo  viaggio 
neir  Elvezia,  die  nel  1779  benignamente  accolse  e  dottissima  giudico 
il  Ministro  plenipotenziario  di  S.  M.  I.  R.  A.  in  Lombardia  Conte  di 
Finnian,  splendido  mecenate  dei  dotti  e  coltissimo  promotore  di  ogni 
letteraria  cUsciplina ,  il  quale  voile  clie  a  lui  s'  indirizzasse :  relazione 
ricca  anche  di  cognizioni  di  mineralogia  e  di  geologia,  le  quali  a 
queir  epoca  e  presso  noi  riputare  si  devono  pregevolissime;  e  die  i 
germi  altresi  raccliiudouo  di  niolte  future  scoperte  del  Volta ,  o  le 
scoperte  stesse ,  se  Y  avvedutezza  sua  nello  esperimentare  congiunta 
ad  esemplare  modestia  di  nulla  riferire,  di  cui  non  fosse  da  ripetuti 
tentativi  fatto  certo,  non  ne  avesse  ritardata  la  diretta  manifestazione : 
relazione  che  altresi  contiene  un  saggio  allora  importantissimo  di  ba- 
rometrica  livellazione  fatta  dall'Alpe  di  Fieudo  sul  lago  di  Lucerna  : 
relazione  in  fine  che  fortunatamente  venne  in  luce  in  nuraero  di  poclii 
esemplari,  come  strenna  onorevolissima  di  ragguardevoli  nozze. 

9.  Un  fatto  naturale  ,  o  fenomeno  qualuiique  esso  siasi,  passi  pure 
inosservato  non  nieno  al  volgo  che  all'  uomo  colto ,  diceva  Franklin , 
non  mai  si  ha  a  disprezzare  e  dimenticare  dal  naturaUsta.  Questo 
giusto  filosofico  principio  era  fitto  nella  meiite  del  Volta  come  pro- 
prio,  e  nelle  naturali  sue  disamine  le  ripetute  volte  fu  principio  di 
importanti  conseguenze.  Per  piccolo  seme  giganteggiano  e  pini  ed  abeti! 
Poche  boUicole  di  aria  che  scaturiscono  dalle  acque,  raassirae  se  sta- 
gnanti  e  limacciose ,  o  naturalraente  ovvero  frugandone  il  fondo ,  sei- 
virono  di  traccia  nel  1776  alia  prima  importante  scoperta  del  Volta 
dell'aria  infiammabile  nativa,  come  I'appello,  delle  paludi :  e  coU'ori- 
gine  di  quel  fluido  espansibile  ne  scopri  egli  di  getto  la  causa  de- 
rivante  dall'  alterazione  e  dal  disfacimento  di  sostanze  organiche  , 
ne  stabili  i  caratteri,  ne  rilevo  le  varieta,  e  tutte  lesse  le  circostanze 
pill  o  meno  favorevoli  a  quello  sviluppo.  Di  tutto  cio  fanno  plena  fede 
le  selte  lettere  die  nel  seguente  anno  diresse  al  maestro  suo  di  umane 
lettere,  il  Padre  Campi  somasco,  le  quali  coU'annunzio  della  scoperta 

Vol.  IV.  P.  I.  3 


1 8  ELOGIO   DI   ALESSANDRO   VOLTA 

coiUens;ono  le  profonde  teoriche  e  le  esperimcntali  ricerche  dallo  sco- 
pritore  stesso  istituite.  E  perche  poi  con  iiigiusto  silenzio  da  molti 
oltramontani  si  tace  del  Volta ,  allorche  trattasi  del  gas  idrogeno  car- 
burato  ?  Sino  al  1 776  la  genesi  dell'  aria  infiaraniabile  era  avvolta  nelle 
oscurita  stlialiane,  ne  certo  quella  si  conosceva  ne  dai  Pringle,  ne  dai 
Priestley,  ue  dai  Lavoisier  proveniente  dalle  sostanze  organizzate.  Le 
supposte  meraorie  transalpine  sono  vili  menzogne,  coniate  per  fraudarlo 
del  nierito  della  scoperta,  quando  quello  togliere  non  gli  si  poteva  del 
filosofico  esame  dallo  scopritore  stesso  istituito,  e  che  fra  poco  ve- 
dremo  di  quanta  utili  conseguenze  ed  applicazioni  1'  ingegno  del  Volta 
medesimo  1'  abbia  resa  feconda. 

10.  Ma  egli  non  rivolse  le  sue  ricerche  alia  sola  aria  infiammabile 
o  al  solo  gas  acido  carbonico,  arie  fattizie  cosi  dette  di  que' tempi  di 
chimica  caligine;  sulibietto  di  maggiore  importanza  e  veramente  con- 
facente  alia  estensione  de'  suoi  fisici  concepiraenti,  strettamente  legato 
coi  caratteri  della  fisica  costituzione  flnido-elastica  o  espansibUe  della 
materia  in  genere  ,  era  la  discordia  che  regnava  a  quel  giorni  tra  i 
fisici  suUa  dilatazione  dell'  aria  comune  :  se  proporzionale  o  no  alle 
variazioni  di  temperatura,  e  quanta  fosse  per  ogni  eguale  aumento  di 
questa.  Quistione  da  cui  principalraente  dipendeva  1'  applicazione  della 
legge  faraosa  di  Boyle  e  di  Mariotte  in  tante  ricerche  pel  fisico  ope- 
rare  dei  fluidi  espansibili,  e  particolarmente  pel  calcolo  delle  terrestri 
elevazioni  relative  od  assolute  suUa  superficie  della  terra  stessa  per 
mezzo  delle  altezzc  barometriche.  Pel  primo  il  Volta  nel  1798  com- 
pletamente  sciolse  quel  difficile  tema  :  pel  primo  riconobbe  uniforme 
quella  dilatazione :  pel  primo  no  determino  la  grandezza  per  ogni  grado 
di  temperatura;  e  pel  primo  finalraente  la  cagione  discopri,  che  co- 
niinciando  dai  valente  Amontons  indusse  i  fisici  in  errore,  che  prima 
di  lui  sudarono  per  determinare  quelle  relazioni.  Quindi  e  che  egli 
ripete  le  stesse  indagini,  prima  di  ogni  altro  fisico,  sugli  acquei  vapori; 
e  prima  di  ogni  altro  percid  stabill  la  legge  cui  obbediscono  ed  arie 
e  gas  e  vapori  nel  dilatarsi  pel  calore  o  contrarsi  pel  freddo.  II  prin- 
cipale  risultamento  ottenuto  dai  Volta  genera  ancora  maggiore  sorpresa 
in    materia    si    dilicata    ed    in    esperimenti   su    corpi    cosi  sfuggevoli , 


DI   PIETRO    CONFIG  LI  ACHI.  J  9 

iraperciocche  il  coefficiente  di  quella  dilatazione  d'assai  poco  si  scosta 
dalle  misure  che  ci  fornirono  i  celebri  fisici  viventi  Dalton  in  Iiighil- 
terra  e  Gay-Lussac  in  Francia,  ma  il  primo  nelle  memorie  di  Man- 
chester del  1804,  r  alti'o  negli  atti  della  societa  di  Arcueil  iii  epoca 
a  noi  ancor  piii  vicina. 

1 1 .  I\Ia  chi  il  crederebbe  die  questo  vanto  del  Volta ,  che  solo 
basta  per  cingerlo  di  aureola  splendentissima  nella  fisica ,  gli  si  neghi 
da  mold  stranieri  non  solo,  ma  dagli  stessi  Italiani ,  da  quegl'  Italiani 
per6  che  mercano  la  scienza  solo  dai  giornali ,  e  che  tutt'  al  piii  son 
destinati  alia  nullita  dell'  eco  di  cio  che  altri  ignorantemente  declama? 
Di  questi,  e  son  di  nostra  famiglia,  basti;  ma  non  cosi  degli  stranieri 
che  ci  rapinano,  e  forse  perche  la  scoperta  voltiana  svelo  gli  errori 
di  Duvernois  e  di  Guyton-Morveau,  recentissimi  fisici  entrambi  e  di 
molto  merito.  Se  occupando  da  27  anni  la  cattedra  del  Volta  ho  si  ad 
arrossire  di  qiianto  da  Imigi  io  1'  abbia  seguito ,  non  mai  pero  di  aver 
taciuto  su  quest'  argomento  e  di  non  averne  scritto  :  come  v'  invito  a 
tributar  lode  ad  un  presente  nostro  egregio  coUega,  che  giovme  ancora 
con  provetto  intendimento  seppe  anch'  egli  sapientemente  rivendicare 
al  Volta  quelle  mirabili  scoperte  coll'  estesa  annotazione  all'  articolo 
Vapori ,  apprestando  la  traduzione  italiana  dell'  applaudito  Dizionario 
di  chimica  de'  valenti  Klaproth  e  Wolf. 

12.  Al  chiarissimo  sig.  De  la  Rive  di  Ginevra ,  che  nei  cenni  bio- 
grafici  del  Volta  confonde  la  quistione  di  priorita  di  quella  scoperta 
con  quella  della  maggiore  estensione  che  io  convengo  gli  diedero 
molti  anni  dopo  il  Dalton  ed  il  Gay-Lussac ,  contrapponiamo  il  suf- 
fragio  di  un  altro  illustre  fisico  ginevrino.  Son  sue  parole  le  seguenti : 
«  II  lavoro  del  Volta  suU' unifornie  dilatazione  dell' aria  nelle  diverse 
»  temperature  era  senza  dubbio  ignoto  ai  signori  Dalton  e  Gay-Lussac 
»  allorche  nove  anni  e  piii  dopo  la  pubblicazione  del  Volta  intrapre- 
»  sero,  I'uno  non  sapendo  dell' altro,  un  lavoro  analogo,  i  cui  risul- 
»  tamenti  confermauo  appieno  quelli  del  fisico  italiano ,  ignorati  del 
»  pari  da  tutti  gli  autori  che  citano  le  ingegnose  esperienze  di  quei 
«  due  senza  ricordare  il  Volta ,  primo  di  tempo  in  questa  importante 
»  ricerca.  »   Fin  qui  l' illustre  Pictet. 


20  F.LOGIO    DI   ALESSANDRO    VOLTA 

1 3.  Un'  esatta  per6  e  filosofica  biografia  del  Volta  che  verra  presto 
in  luce  a  conipimento  della  storia  della  flsica  sino  alia  sua  morte  , 
come  ardenteniente  lo  spero ,  dira  ancor  piii  su  quest'  oggetto ,  met- 
tcndo  in  chiaro  giorno  come  la  modestia  del  Volta  spesso  del  merito 
il  privasse  della  priorita  non  meno  nella  scoperta  di  molti  fatti,  che 
nella  facile  spiegazione  di  iiuovi  fenomeai ;  dira  cib  che  in  questa 
solennc  letteraria  pompa  ho  1'  alto  onore  di  ricordarvi  a  trionfo  piii 
della  verita  ed  a  gloria  di  questo  Ateneo ,  di  quest'  aula  stessa ,  che 
a  fama  del  Volta ,  alia  quale  ben  pochi  non  dispereranno  salire.  II 
Volta  non  si  accontent6  di  confermare  I'importante  trovato  di  Saus- 
sure  giusta  1'  opinione  del  di  lui  concittadino  De  Luc ,  che  la  quantita 
di  vapore  che  puo  capirsi  in  un  dato  recipiente  o  spazio^  e  che  pr^- 
venga  da  uno  stesso  liquido,  e  solo  in  relazione  alia  temperatura  dello 
spazio  medesiino ,  con  una  serie  piii  numerosa  di  esperienze  ed  a 
temperature  estese  a  un  maggior  numero  di  gradi  :  trovato  che  rove- 
sci6  la  seducente  teoria  di  Le  Roi  suUa  evaporazione ,  ricevuta  in  allora 
da  tutti  i  fisici;  ma  raolto  prima  del  piii  volte  nominato  acutissirao 
ed  espertissimo  Dalton  esegul  egli  con  apparati  di  tutta  sua  invenzione 
il  processo  per  determinare  ben  anche  la  pressione  che  i  vapori  eser- 
citano  a  diverse  temperature  in  un  costante  recipiente;  processo  assai 
piii  facile  e  sicuro  di  quello  che  adoperassero  lo  Smith  ed  il  Bettan- 
court  a  quella  stessa  eta:  e  distinto  e  sottratto  con  fino  accorgimento 
r  effetto  termometrico  da  quello  dipendente  dall'  aumentata  elasticita 
e  per  temperatura  insicme  e  per  quantita  di  vapore,  il  che  altri  prima 
di  lui  trascurb ,  e  dopo  lui  pratic6  imperfettamente  non  appoggiandosi 
alle  esperienze;  seppe  quella  del  pari  determinare  in  una  progressione 
geometrica  crescente  al  crescere  uniforme  della  temperatura.  Fu  allora 
ch'egli  prima  di  ogni  altro  fisico,  cioe  nel  1793,  scopri  1' altra  bella 
leggc  che  al  fisico  scozzese  le  tante  volte  nominato  d'  ordinario  si 
attribuisce,  della  mirabile  relazione  cioe  che  vi  ha  fra  le  pressioni 
che  esercitano  i  vapori  di  diversi  (luidi  a  temperature  diverse*  col' 
grado  a  cui  ciascuno  di  essi  rapidamente  sotto  la  normale  pressione 
deir  atmosfera  si  trasforraa  in  vapore. 


DI   PIETRO    CONFIGLIACIII.  2r 

14.  Qneste  ricerche  e  queste  scoperte  sono  di  sommo  prcgio,  per- 
chfe  quasi  innumerevoli  vantaggi  ne  derivano  non  meno  alle  scienze 
naturali  che  alle  arti  ed  all'  industria  manifattrice.  E  voi ,  o  signori  4 
colti  in  ogni  genere  di  umano  sapere,  mentre  di  quelle  utili  applica- 
zioni  o  ne  avete  piena  cognizione,  o  gia  coUa  forza  del  vostro  retto 
immaginare  le  travedete,  permettetemi  almeno  che  qui  non  vi  taccia 
che  le  prove  della  verita  di  quanto  a  gloria  del  Volta  nella  scienza 
dei  fluidi  espansibili  vi  ho  abbozzato  sono  presso  iioi  irrefragabili. 
La  suppellettile  fisica  di  questo  Ateneo,  ricca  merce  la  munificenza  dei 
Cesari  Austriaci,  possiede  quegli  apparati  stessi  che  il  Volta  fece  co- 
struire  sino  dagli  anni  1791-92,  coi  quali  e  scopri  e  determino  quelle 
meravigliose  leggi  di  fisica.  Qui  si  venerano  con  mold  altri  moriumenti 
di  quel  genio  nelle  naturali  investigazioni ;  e  qui  il  forestiero  di  buona 
fede  alia  sola  vista  di  questi  congegni  puo  convincersi  della  priorita 
del  Volta  a  ben  meritare  della  fisica  anche  nella  scienza  delle  arie  e 
dei  vapori.  L'apparato  che  il  Dalton  e  il  Gay-Lussac  prescelsero  e 
identico  con  quello  del  Volta,  non  debbo  tacerlo;  quantunque  non 
dubiti  che  la  natura  di  quelle  pratiche  ricerche  favorisse  1'  incontro 
fortuito  dei  raezzi  per  eseguirle.     nu    i 

i5.  lo  poi ,  qual  gemma  preziosa,  qual  contrassegno  di  grazia  del 
grand' uomo  verso  di  me  finche  visse,  e  di  mia  devozione  per  lui, 
serbo  e  venero  il  solo  manoscritto  ordinato  nel  quale  descrisse  quegli 
apparati  e  registro  quelle  sue  scoperte  fatte  in  quest' Accademia;  ma- 
noscritto che  egli  medesirao  lesse  nel  1798  in  occasione  di  scolastica 
funzione,  e  pel  quale  solamente  supplicai  I'illustrissima  ed  arnica  sua 
famiglia,  affinche  me  ne  facesse  dono,  e  affinche  non  si  smarrisse  il 
monumento  pivi  autentico  di  uno  dei  principali  suoi  trionfi,  e  nella  sua 
biografia  potesse  pubblicarsi. 

1 6.  Quantunque  il  mio  discorso  non  abbia  fin  qui  ricordate  le  glorie 
elettriche  del  Volta ,  nondimeno  mi  avveggo  che  troppo  abusai  di 
cortese  vostra  attenyione.  Buon  pero  per  me,  che  dovendo  soddisfare 
a  quel  debito  impostorai,  di  molte  parole  non  ho  mestieri  se  tanta 
e  la  riputazione  acquistata  dal  fisico  di  Como  per  elettrica  dottrina , 
che  fece  quasi  obbliare  le  altre    sue    scoperte.    Come    luce   di    sole    il 


aa  ELOGIO   DI    ALESSANDRO    VOLTA 

suo  sapere  elettrico  per  ogni  dove  rapidamente  diffuse,  e  soirprese  ed 
abbap;li6  gl'  intelletti  piu  veggenti  non    mcno  che  quelli  che  per  sem- 
plicc  dilctto  gustano  le  fisiche  conversazioni,  dope  che  videro  le  rane: 
»  Quasi  risorte  ad  improvvisa  vita^ 
»  Rattrarre  i  nervi ,  e  con  tremar  frequente 
»  Per  incognito  duol  divincolarsi. 
Appena  poi  mi  sara  permesso  scegliere  fra  le  tante  elettriche  scoperte 
voltiane,  come  t'ra  gemme  di  prezioso  monile,  le  piii  lucenti,  dovendole 
a  voi  presentare,  cui  gli  studj  del  Volta    sono  conosciud ,  e    mold  di 
voi  da  maestri  avreste  a  discorrerne,  ed  in  quesfAccademia,  in  questa 
stessa  citta  dove  culmin6  sua  faraa. 

IT.  Contratto  percio  a  poche  cose  il  mio  dire,  vi  prego  a  meco 
osservare  che  agli  albori  della  fisica  carriera  del  Volta  Y elettrometria 
al  dire  del  Saussure  era  scienza  da  crearsi.  Ai  semplici  indicatori  di 
elettricita  dal  Bennet,  dal  Canton,  dall'Henly  e  da  Cavallo  stesso  con 
poca  scientifica  precisione  il  nome  venia  dato  di  eletti'ometri.  Che  sa- 
rebbe  la  scienza  del  calorico  senza  il  termometro?  che  quella  dell'elet- 
tricismo  senza  strumenti  misuratori  degli  effetti  di  quella  causa  che  in 
se  stessa  considerata  e  per  noi  un  mistero  ?  Senza  esatte  misure  e 
comparative  degli  effetti  naturali  non  si  ha,  ne  si  puo  averne  scienza. 
Ecco  perche  1'  ingegno  penetrantissimo  ed  ordinate  del  Volta  di  buon 
era  rivolse  i  suoi  studj  alia  elettrometria :  e  si  feliceraente  che  la  creo. 
Le  lettere  sue  al  celebre  Lichtenbcrg  di  Gottinga  sono  il  principal e 
deposito  di  sue  ricerchc  elettrometriche.  Con  quale  solerzia,  con  quale 
accorgimento  e  con  quale  profonda  cognizione  seppe  egli  calcolare  le 
diverse  elettriche  azioni,  affinche  gli  elettrometri  allora  in  uso  fossero 
veraraente  tali  da  essere  comparabili  a  se  stessi  per  darne  esatte  mi- 
sure  deir  elettrica  azione ,  e  comparabili  agli  altri,  perche  fossero  a 
quelle  di  questi  comparative!  Ma  a  quelle  dilicatc  ricerche  va  inoltre 
la  scienza  elettrica  debitrice  di  un  nuovo  elettrometro,  che  a  squisita 
sensibilita  tutti  i  pregi  riunisse  che  negli  altri  el^ttroscopj  a  parte  a 
parte  si  rinvenivano,  e  che  mirabilmente  si  prestasse  alle  atmosferiche 
elettriche  osservazioni.  E  che  cio  sia  ne  fanno  prova  raanifesta  i  molti 
usi  a  ciu  rinvcntorc  il  destine,  e  I' essere  ormai  divenuto  1' elettrome- 
tro di   tutti  gli  elettricisti. 


DI   PIETRO    CONFIGLIACHI.  23 

1 8.  La  bilaucia  elettrica  dal  Volta  inveutata,  cui  meritameute  si 
adatta  quel  nome  piix  die  a  quella  di  torsione  iramaginata  da  Cavendisli 
per  determinare  con  non  comuiie  ingegno  la  densita  media  della  terra, 
e  che  air  infaticabile  Coulomb,  il  quale  la  destino  alia  misura  delle 
forze  elettriche  e  magnetiche,  si  attribuisce,  e  pure  un  dilicato  con- 
gegno  per  le  piii  fine  ricerche,  che  in  seguito  alle  elettrometriche  il 
Volta  istitui  suUa  misura  dell'attivita  elettrica  in  relazione  alle  diverse 
distanze,  e  che  la  chiave  gli  prestarono  a  penetrare  ne'  piii  reconditi 
segreti  elettrici. 

19.  Arbiti-o  di  questi,  eccoti  che  dalle  sue  mani  vedi  uscire  un 
iniovo  meraviglioso  strumento ,  se  il  vuoi ,  di  poca  mole  e  di  minor 
costo  ,  portatore  di  elettrico ,  col  quale  con  lui  ripeti  tante  curiose  ed 
istruttive  sperienze  con  maggior  comodo  e  con  maggiore  facilita  e 
precisione  che  colle  dispendiose  macchine  elettriche  fino  allora  adope- 
rate ;  e  portatore  perpetuo  di  elettrico ,  perche  ,  vera  fenice  elettrica , 
in  se  stesso  trova  nuovo  alimento  e  nuova  vigoria.  E  qui  tacciano  i 
dubbj  ed  i  pensieri  poco  savj  di  chi  ardi  di  accusare  il  Volta  di  pla- 
giario  dell'  elettroforo.  Si  1'  Epino  ed  il  Wilke  prima  di  lui  fecero  un 
beir  esperimento,  su  cui  fondare  si  poteva  la  costruzione  e  la  teorica 
deir  elettroforo,  esperimento  che  il  Volta  stesso  a  quei  fisici  non  nego, 
sebbene  a  lui ,  come  alia  maggior  parte  dei  fisici  fosse  ignoto  ;  ma 
essi  non  ne  trassero  il  frutto  che  il  Volta  seppe  cogliere  studiando 
quanto  il  Beccaria  ed  il  Cigna  aveano  osservato:  non  costruirono  mai 
un  vero  elettroforo,  emulo  non  solo  nella  sua  semplicita  degli  ordinarj 
congegni  elettrici ,  ma  che  li  vince  per  la  durevolezza  dei  segni.  Chi 
in  fatti  insegno  a  renderlo  redivivo  ?  Chi  1'  amministro  in  tante  ricerche 
e  con  tanto  successo  prima  del  Volta ,  che  come  figlio  del  proprio 
ingegno  tutte  ne  conosceva  le  tendenze  e  le  attiviia  ?  Che  piii  ?  Se 
r elettroforo  non  e  invenzione  dovuta  al  Volta,  mi  si  risponda  perche 
air  annunzio  che  ne  diede  a  Priestley  nel  1776  eccito  tanta  sorpresa 
fuori  d'  Italia  ?  E  si  che  il  fisico  inglese  era  piu  che  1'  italiano  in  re- 
lazione coi  dotti  di  Stocolma.  Ciie  se  anche  questo  argomento  di  cri- 
tica  non  ancora  convincesse  i  piii  difficili  delle  cose  italiane  ,  li  pre- 
gherei  a  por   mente    che    1'  invenzione  dell'  elettroforo  e  per   principj 


24  F.LOGIO    DI    ALESSANDRO    VOLTA 

teorici  si  strettaincnto  collegata  a  quella  di  altro  strumento  elettrico  , 
che,  coino  iiella  visioiie  il  niicroscopio,  portando  ad  uno  straordinario 
ingrandinuMito  i  segiii  elettrici,  fa  si  che  osservabile  divenga  e  cospiciia 
quella  virtii  clu!  altriinenti  per  I'estrema  sua  debolezza  sfuggirebbe  ai 
iiostii  sensi ,  clie  1'  inventore ,  io  dico ,  dell'  elettroforo  quelle  pure 
avrebbe  ad  essere  del  descritto  nuovo  congogno. 

20.  Ben  coniprendete,  o  signori,  che  gia  io  parlo  di  qucU' istrumento 
elettrico  che  eccit6  nei  fisici  entusiasmo  per  la  rnirabile  sua  iuveiizione 
e  per  Y  ingrandimento  che  alia  scienza  elettrica  ne  venue  :  parlo  del 
condensatore  elettrico  che  cost  piacque  all' inventore  con  metaforico 
simbolo  contrassegnarlo.  E  questa  corona  di  primo  ordine  chi  si  attento 
di  togliere  al  nostro  Volta ,  il  cui  stupendo  ritrovaniento  consegiiato 
da  lui  nello  scritto  che  invio  aU'Accademia  reale  di  Londra  merito  che 
per  la  singolarita  della  scoperta  e  per  rara  distinzione  all'  autore  fosse 
come  testo  in  italiano  starapato  nelle  Transazioni  filosofico-anglicane 
in  uu  colla  traduzione  inglese? 

21.  Queste  scoperte  di  un  ordine  tanto  sublime,  alle  quali  si  ran- 
nodano  come  coroUarj  tant'  altre ,  che  basterebbero  a  celebrare  chi  ne 
fosse  r  inventore ,  ma  che  in  un  breve  elogio  del  nostro  professore  di 
fisica  e  persin  bello  il  tacerne,  ci  farebbero  quasi  credere  che  toccata 
egli  avesse  la  meta  nell'  elettrica  palestra.  II  campo  della  natura  non 
e  per6  raai  mietuto ,  e  la  natura  ben  altri  arcani  e  piii  strepitosi  ser- 
bava  a  disvelarc  al  Volta  in  premio  di  sua  virtii,  e  pei  quali  il  primo 
seggio  occupasse  e  ti'a  i  fisici  de' suoi  tempi  e  tia  quelli  di  ogni  eta; 
ed  il  suo  nome  fosse  perpetuaraente  nella  memoria  degli  uomini  ad 
aumento  della  gloria  italiana. 

22.  L' elettrometro ,  la  vera  bilancia  elettrica,  l' elettroforo ,  il  con- 
densatore elettrico  erano  armi  colle  quali  lui  valente  elettricista  poteva 
alTrontare  nuovi  cimenti  si ,  ma  non  bastavano  senza  la  possa  del  Volta. 

aS.  In  fatti  Luigi  Galvani  fa  note  al  mondo  letterario  da  valente 
fisiologo  ed  anatomico  come  egU  era  le  nuove  e  mirabili  sue  osserva- 
zioni  sugl' inaspettati  contorciinenti  delle  rane  scorticate ,  lacere,  uccise 
e  fatte  a  brani,  e  le  raccomanda  ad  una  seducente,  ma  troppo  vaga 
ipotcsi. 


DI   PIETRO    CONFIGLIACHI.  25 

II  Volta,  cui  dal  Cielo  era  riserbato  il  disvelarne  1' alta  cagione 
che  rinnovellar  dovea  la  scienza  tutta ,  e  aprire  sicuro  il  varco  a  nuove 
prove  ;  imperciocche  se  a  lui  e  non  al  Galvani  fosse  toccato  in  sorte 
lo  scorgere  i  soli  primi  subitanei  movimenti  di  quegli  aiiiniali,  lo  stesso 
suo  sapere  cliiudevagli  I'adito  alia  piii  grande  di  sue  scoperte ,  ade- 
quata  sornniinistraiidogliene  la  spiegazione ;  il  Volta,  dico,  colpito 
esso  pure  dai  nuovi  galvanici,  ma  variati  esperiraenti,  sempre  schivo 
delle  supposizioni  e  nemico  se  insufficienti  all'  uopo ,  sottoponendo 
r  ipotesi  del  fluido  animale  al  piii  accurato  sperimentale  esarae ,  ben 
presto  dalla  perplessita  in  cui  ondeggi6  dappriraa  passo  alia  certezza 
che  ne  muscoli,  ne  nervi  amministrassero  1' elettrico,  cagione  di  quelle 
contrazioni ;  ma  che  i  metalli  di  diversa  natura  coi  quali  1'  arco  com- 
ponevasi  di  cornunicazione  fra  quelle  parti  organiche  fossero  i  veri 
eccitatori  dello  stimolo ,  e  che  quegli  animali  percio  pel  residuo  di  lore 
tenace  vitalita  altro  non  fossero  che  il  piii  squisito  elettroscopio. 

24.  A  tante  e  si  variate  curiose  esperienze  e  sugli  esseri  organici 
e  sui  non  organizzati  appoggio  egli  la  sua  tesi ,  che  a  non  molto  si 
avvide  che  quella  facolta  che  gli  piacque  dire  elettromotrice ,  esclusiva 
non  era  de'  metalli ,  ma  che  a  tutti  i  corpi  apparteneva,  non  esclusi  i 
vegetabili  e  gli  animali,  quantunque  prevalesse  nei  piii  conduttori  ossia 
propagatori  gia  conosciuti  dell' elettrico. 

25.  Gli  argomenti  del  Volta  incalzanti  per  chi  al  pari  di  lui  sentisse 
in  elettricita ,  tali  non  erano  pei  superficiali  elettricisti.  Inoltre  non 
blandivano  le  vedute  fisiologiche  di  quei  tempi ,  e  a  prima  giunta 
sembrava  che  non  aprissero  il  campo  a  piix  importanti  scoperte.  Ven- 
nero  perci6  o  non  posti  a  giusto  calcolo ,  o  ribattuti  con  nuovi  fatti. 
Da  esperto  capitano  il  Volta  con  poclii  costretto  a  combattere  nume- 
rosi  nemici  ed  agguerriti ,  come  un  Vassalli ,  un  Humboldt  ed  altri , 
finse  talvolta  destramente  ritirarsi  dalla  pugna ,  ma  per  trarli  in  ag- 
guato  con  nuovi  non  sospettati  esperimenti  per  plena  ottenerne  e  du- 
revole  la  vittoria.  Fiera  dur6  la  lotta  dal  1 79 1  sino  all'  ultimo  anno 
di  quel  secolo ;  ma  alia  luce  della  verita  chiudere  non  si  possono  le  sane 
pupille.  La  lotta  termin6 ,  rovesciate  1'  ipotesi  galvanica  e  le  pseudo- 
galvaniche,  proclamata  Tidentita  del  fluido  elettrico  animale  coll' elettrico 

Fol.  lY.  P.  I.  4 


a6  ELOGIO  DI  ALESSANDRO  VOLTA 

dagli  effetti  suoi  gia  conosciuto  :  e  la  nuova  elettrica  raole  voltiana  si 
innalzi)  degli  olettroniotori. 

26.  L'  apparire  del  nuovo  sccolo  fu  distiiito  da  una  delle  piii  grandi 
scoperte  die  onorano  1'  umana  specie ,  dall'  invenzione  cioe  della  pila , 
solo  fmtto  deir  ingogno ,  del  talento  ,  della  pazienza  ,  della  sagacita , 
della  penetrazione  del  Volta ,  il  quale  seppe  col  piu  fine  ardfizio  e 
coUo  studio  indcfesso  di  otto  anni  interrogare,  impietosire  dir6  la  na- 
tura ,  pcrche  gl'  insegnassc  come  far  concoi'rere  1'  azione  parziale  di 
quei  corpi  die  abbinati  coiuponevansi  in  istato  elettrico  a  produrre  un 
offetto  totale;  e  1' elettrico  si  svolgesse  come  una  corrente  incessante, 
la  cui  piena  e  velocita  si  potessero  a  volonta  accrescere  o  scemare, 
e  la  cui  azione  eguagliar  potesse  non  solo,  ma  superare  quella  della 
stcssa  forza  altrimenti  fiu  allora  amministrata. 

27.  L' organo  elettrico,  I'apparato  elettromotore  a  corona  di  tazze, 
a  truogoli,  il  piliere  elettrico  soddisfecero  completamente  alle  ben  con- 
cepite  speranze  dell'  inventore ;  anzi  ,  com'  egli  modestamente  le  piii 
volte  mi  ripeteva,  di  gran  lunga  le  superai-ono.  La  fisica,  la  chiraica, 
la  fisiologia,  la  mediciiia,  le  arti  stesse  se  ne  impossessarono  :  la  sup- 
pellettile  delle  umane  cognizioni  si  accrebbe  in  breve  spazio  di  tempo 
a  dismisura.  Lo  stupore,  die  primo  invase  tutti  i  coltivatori  delle  na- 
turali  discipline,  cambio  in  entusiasrao  nel  tentar  la  natura  con  quel 
nuovo  quasi  magico  apparato  ;  e  si  die  i  portenti  si  raoltiplicarono  ! 
In  somma  al  dire  di  un  moderno  fisico,  quel  sorprendente  ritrovaraento 
rivalizza  colic  piii  celebri  scoperte  di  un  Galileo  ,  di  un  Newton ,  e 
quel  nuovo  apparato  sparse  piu  di  luce  nelle  parti  oscure  della  fisica 
e  della  chimica,  che  non  il  microscopio  nello  studio  della  storia  na- 
turale ,  ed  il  telescopio  in  qucllo  dell'  astronomia. 

28.  La  taccia  adanque  non  temiamo  di  amplificare  le  lodi  del  Volta 
per  santo  amor  di  patria ,  per  gloria  di  quest'  Ateneo,  per  eguaglianza 
ne^li  studj ,  per  riconoscenza  all' amore  die  ci  portava,  proclamandolo 
grande,  sommo  fisico  di  ogni  eta  per  le  moltiplici  sue  scoperte  ed  in 
varie  parti  delle  naturali  discipline.  Anzi  temiamo,  ed  a  ragione,  di  non 
rendere  che  scarso  tributo  al  suo  sapere,  il  quale  maggiore  se  e  possi- 
bile  folgoreggia,  quando  ognuno  di  noi  per  poco  si  raccolga  a  meditare 


DI   PIETRO    CONFICLIACHI.  2J 

le  circostanze  sotto  1'  influenza  delle  quali  arricchi  le  scieiize  di  quelle 
tante  scoperte. 

29.  E  primieramente  si  consideri  lo  stato  in  cui  trovavansi  le  scienze 
naturali  dal  Volta  predilette,  allorche  verso  la  nieta  del  secolo  passato 
inconiincio  la  sua  scientifica  carriera;  e  sara  facile  cosa  il  persuadersi 
qual  foiza  d'  ingegno,  quale  lodevole  insistenza  nello  sperimentare  fosse 
necessaria  per  piccola  parte  di  quelle  inveuzioni. 

La  chiraica  era  ancora  involta  in  strane  ipotesi,  che  in  vece  di 
rischiararc  la  via  alia  scoperta  del  vero,  alia  notte  strascinavano  i  meno 
forti  ingegni.  Le  dottrine  di  Stliaal  erano  sul  declinare,  ma  signoreg- 
giavano  ancora  le  scuole,  ed  i  soli  fatti  non  istabilivano  il  fondamento 
inconcusso  delle  naturali  verita.  I  processi  di  esperimentare  non  erano 
ne  abbastanza  variati,  ne  ben  condotti ,  ed  iniperfetti  gli  strunienti  piu 
necessarj.  Vicina  si ,  ma  non  ancora  sull'  orizzonte  era  la  desiderata 
aurora  della  cliimica  pneumatica.  In  tale  condizione  era  la  chimica 
quando  il  Volta  comincio  a  primeggiare  co'  suoi  talenti  nei  trovati  che 
a  quella  scienza  si  riferiscono  e  che  giovarono  al  di  lei  ingrandiniento, 

Non  piu  fortunato  per  la  fiilosofia  era  lo  stato  della  scienza  elet- 
trica.  Molti  fenomeni  si  conoscevano  bensi ,  ma  troppo  slegati ,  e  pel 
cattivo  metodo  di  esperimentare  talvolta  apparivano  contraddittorj.  Al- 
lora  appena  pei  lavori  di  Franklin  e  di  Epino  si  tentava  una  ipotesi 
per  avvicinarli  e  per  aprire  la  strada  a  piu  ragionate  indagini.  Quella 
immaginata  dal  celebre  Americano,  raccomandata  dalla  semplicita  perche 
concordasse  coi  fatti,  avea  bisogno  di  emenda,  come  il  Kinnersley  pel 
primo  ne  rese  i  fisici  avvertiti.  L'  esperimento  dei  naturalisti  di  Pekino 
avea  aperto,  a  dir  vero,  il  nuovo  campo  alle  ricerche  del  Beccaria  e 
del  Cigna  sull' eletti-icita  vindice;  ma  la  dottrina  dell' azione  elettrica 
in  distanza  non  era  abbastanza  sostenuta  dalle  esperienze,  ne  abbastanza 
sviluppata.  L'  elettricismo  in  fine  mancava  dei  mezzi  di  misura  e  di 
comparazione  :  non  era  ancora  una  scienza.  Le  relazioni  scientifiche  a 
quella  eta  erano  difficili ,  e  tardo  giungeva  il  soccorso  di  quelli  che 
tendendo  alio  stesso  scopo  potevano  facilitarne  il  conseguimento. 

3o.  Tale  era  lo    stato  della    chimica  e  della   fisica   elettrica  quando 
il  Volta  si  apri  la   strada  alle  tante  sue  variate  ricerche  ed    a  quelle 


a8  ELOGIO   DI   ALESSANDRO   VOLTA 

si  nuraerore  scoperte.  Solo  un  robustissirao  ingegno ,  im  caldo  amore 
del  sapere ,  uiio  studio  intenso ,  un  esperimentare  assiduo ,  un  fino 
criterio  poteva  supeiare  quelle  difficolta  e  concorrere  all'  edificio  della 
chiniica  pneuniatica,  alia  creazione  della  scienza  dei  vapori,  al  per- 
fezionaniento  della  scienza  elettrica ,  all'  invenzione  d'  indispensabili 
istrunieiiti  per  interrogar  la  natura,  ad  accrescere  i  fenomeni  e  spie- 
garli  con  chiarezza  d'  idee  e  con  un  appropriate  linguaggio  ;  ad  arric- 
chire  in  somma  le  scienza  naturali  di  fatti  strepitosi  che  eternano  il 
nome  dello  scopiutore. 

3 1 .  E  come  mai  quelle  del  Volta  non  avrebbe  a  risonar  glorioso 
alia  pill  tarda  posterita,  se  rammenterete ,  o  signori,  in  secondo  luogo 
che  nessuna  di  quelle  ricordate  scoperte ,  comunque  fatte  da  lui  in  epoca 
non  la  piii  propizia,  nessuna  nondimeno  e  figlia  del  caso^  e  prodotto 
di  fortuite  conibinazioni  o  accidentali  circostanze ,  per  le  quali  molti 
ebbero  il  vanto  di  ritrovatori?  Egli  si  fu  felicissimo  scopritore  di 
naturali  eflfetti ,  di  fisiche  leggi;  ma  lo  fu  per  forza  d'iramaginare,  per 
profonda  intelligenza  che  sa  congiungere  i  fatti  tra  loro,  per  retto 
raziocinio  nell'  approfittare  delle  analogie  e  delle  induzioni ,  per  saga- 
cita  nell'ideare  strumenti,  per  speciale  abilita  nel  porli  alle  prove, 
per  giusta  logica  in  sorama  nel  dedurre  le  conseguenze.  Non  mai  ,■ 
come  disse  di  lui  un  valente  fisico,  si  abbatte  alia  ventura,  ma  come 
chi  mette  in  opera  un  effetto  gi^  indovinato  sulla  sua  cagione, 

Ammaestrato  alia  filosofia  di  Bacone,  formato  alia  scuola  italiana 
di  Galileo  c  dell'  Accademia  del  Cimento ,  parco  nelle  ipotesi  e  non 
mai  scliiavo  di  quelle,  indago  senipre  la  natura  di  passo  in  passo;  la 
voUe  studiare,  non  offenderla,  e  solo  ai  fatti  racconiando  le  fisiche 
dottrine  che  celebre  lo  resero  senza  che  il  caso  lo  abbia  in  nulla 
favorite.  La  verita  di  questa  esservazione ,  che  torna  a  nuova  gloria 
del  Volta,  e  manifesta;  imperciecche  ogni  sua  scoperta  non  si  presenta 
isolata,  ma  la  si  ricenosce  una  seiie  centinua  di  trovati,  ossia  una 
teorica  intera  dedetta  dai  fatti.  Valga  I'  esempie  della  pila  che  seppe 
quasi  a  prodigio  inventare,  studiande  I'artificio  di  natura  nell' organo 
elettrico  della  torpedine,  imitatore  ed  emulo  della  natura  istessa. 


DI   PIETRO    CONFIGLIACHI.  29 

32.  Quale  sorpresa  percio  che  twtti  i  lavori  scientifici  del  Volta  e 
le  insigiii  sue  scoperte  fossero  feconde  del  piii  utili  ed  importanti  ri- 
sultamenti  per  le  scienze  ,  per  le  arti ,  per  gli  usi  ed  i  bisogni  della 
vita  !  Ferma  avea  in  mente  la  sentenza ,  che  Nisi  utile  est  quod  faci- 
tnus ,  stulta  est  gloria :  non  se  ne  diparti ;  e  gloria  vera ,  iion  effiuiera 
ha  egli  anche  per  questo  titolo  conseguita. 

E  qui,  o  signori,  le  quante  cose  mi  corrono  al  pensiero  tutte 
meritevoli  di  attenzione ,  tutti  argoraenti  irrefragabili  di  quest'  ultima 
parte  del  suo  elogio !  Ommettiamo  in  tanta  farragine ,  sebbene  tutte 
importanti,  di  parlare  dei  curiosi  strumenti  che  T  immaginazione  fe- 
race  del  Volta  invento  come  conseguenze  di  sue  scoperte  sui  gas 
idrogeneij  la  lucerna  cioe  che  servir  puo  di  clessidra,  il  moschetto  e 
la  pistola  ad  aria  infiammabile;  passiamo  sotto  silenzio  come  tanto  da 
buon  namralista,  quanto  da  fisico  valoroso,  esaminati  i  terreni  ardenti 
di  Pietramala  e  di  Velleja ,  I'origine  scoprisse  di  que'fenomeni  straor- 
dinarj  ,  e  che  al  petrolio  ed  al  bitume  piu  che  all' aria  sua  infiamma- 
bile venivano  attribuiti,  e  come  applicasse  quelle  cognizioni  alia  spie- 
gazione  dei  fuochi  fatui ,  delle  spontanee  accensioni  e  di  molte  ignee 
meteore.  Non  ci  e  per6  permesso  il  tacere  del  servigio  ch'  egli  rese 
alia  nuova  chimica ,  ponendole  nelle  mani  1'  eudiometro ,  allorche  prese 
a  determinare  le  esatte  proporzioni  del  gas  tonante.  Prezioso  strumento 
che  fa  discoprire  le  piii  piccole  porzioni  d'  aria  vitale  negli  aerei 
miscugli,  e  che  percio  mirabilmente  serve  all' analisi  dell' aria  atmo- 
sferica  ;  uno  de' fondamenti  della  moderna  chimica  e  che  rassoda  quelle 
delta  sintesi  dell'  acqua  :  prezioso  strumento  pel  fisico ,  pel  chimico , 
pel  naturalista  e  pel  medico  che  il  Volta  immagino ,  non  contento  di 
avere  utilmente  modificato  quello  a  fosforo  del  nostro  Landriani ;  pre- 
zioso strumento  che  fii  dai  piii  valenti  fisici  e  chimici  dell'  eta  nostra 
riconosciuto  preferibile  ai  tanti  processi  eudiometrici,  che  piii  che  non 
e  a  credere  si  moltiplicarono ;  non  avuto  pur  anche  riguardo  che  quello 
del  Volta  e  piuttosto  un  gasonietro  e  gascopio ,  ossia  un  apparato , 
come  egli  scrisse  «  universale  per  tutte  le  esperienze  suUa  infiamma- 
»  zione  delle  diverse  arie  » ,  facendoci  discoprire  un  millesimo  di  gas 
idrogene  conteimto  nel  volume  di  un  miscuglio  aeriforme. 


3o  ELOGIO   DI    ALESSANDUO    VOLTA 

33.  Ma  cresce  a  disinisura  I'importanza  delle  coiisegueiize  di  sue 
viccixlie  e  scoperte,  se  quelle  coiisideriamo  intoruo  ai  vapori.  Ne  esa- 
••■ero ,  o  signori,  ne  occorre  a  dimostrarlo  lungo  discorso.  Quelle  sco- 
perte, ponderatelo,  soiio  il  principio  della  perfezione  o  piuttosto  niinore 
irapcrfezione  del  termometro :  i  lavori  di  Gay-Lussac ,  di  Duloiig  e 
Petit ,  per  tacere  di  tanti  altri  illustri  fisici ,  ne  fanno  testimonianza  : 
sono  in  secondo  luogo  la  base  dell'  igrometria ;  soddisfeccro  ai  i"ipe- 
tuti  desiderj  di  De  Luc  e  di  Saussure :  sono  il  fondamento  in  terzo 
luogo  della  parte  piii  iraportante  della  meteorologia,  della  trasformazione 
cioe  dei  vapori  nei  varj  stati  di  fisica  costituzione  :  in  quarto  luogo 
sono  il  mezzo  piii  sicuro  per  determinare  il  peso  specifico  degli  stessi 
acquei  vapori ,  e  quindi  calcolare  1'  influenza  che  esercirano  sulle  ba- 
rometriche  misure:  in  ultimo  furono  indispensabili  perche  le  macchine 
a  vapore  pervenissero  a  quel  grado  di  perfezionamento  che  forma  il 
vanto  e  la  meraviglia  dell'  eta  nostra  :  per  esse  si  calcola  1'  efficacia 
della  forza  motrice,  la  resistenza  dei  recipient!  e  persino  Y  econoraia 
dei  combustibili.  E  queste  utilissime  conseguenze  non  sono  ancora 
elettriclie  applicazioni :  frutto  non  sono  dell'  eminente  elettrica  dottrina 
del  Volta. 

34.  Ci  smarriremmo  in  un  oceano  se  tutte  riandare  volessimo  quelle 
che  scaturirono  dai  ritrovamenti  elettrici.  Molta  indulgenza  imploro 
per  toccare  di  volo  almeno  le  piii  importanti. 

II  Volta  abbraccio  I'ipotesi  frankliniana  solo  qual  mezzo  esplicativo 
degli  elettrici  fenomeni  piii  chiaro,  pin  semplice :  ma  ben  presto  i  fatti 
da  lui  raccolti  o  scoperti  il  fecero  avvertito  che  abbisognava  di  una 
correzione  e  quale  essa  fosse  perche  nessun  fenomeno  le  si  opponesse. 
AI  solo  fondamentale  principio  dell'  elettrica  attrazione ,  ossia  alia  sup- 
posta  tendenza  continua  all'  equilibrio  dell'  elettrico  coUa  materia  la 
ridusse  e  colle  piu  dilicate  esperienze  ne  sostenne  I'assunto. 
•  35.  Come  I'ostinazione  del  fisico  americano  nel  sostenere  il  princi- 
pio della  ripulsione  dell'  elettrico  fra  se  stesso  combinato  con  quello 
deir  attrazione  coi  corpi  fu  la  cagione  che  Symmer  vi  contrapponesse 
I'ipotesi  dei  due  fluidi,  cosi  grave  fu  il  danno  pei  progressi  dell'elet- 
tricismo    che    le  belle  vedute    teoriche  del  Volta  su  questo  argoraento 


DI   riEXnO    CONFIGLIACHI.  Si 

non  siano,  ne  so  indovinarne  la  cagione  se  non  ricorro  alia  poca 
importanza  ch'  egli  dar  soleva  anche  ai  piii  felici  suoi  coiicepiraenti , 
state  studiate  o  forse  anche  leite  dai  Francesi;  imperciocche  allora  non 
si  sarebbe  dall'  Inghiltena  trapiantata  in  Francia  I'ipotesi  dei  due  flui- 
di,  dove  senza  scienlifico  bisogno  ed  a  scapito  per  lo  lueno  di  senipli- 
cita  getto  pertinacemente  profonde  radici. 

36.  Che  se  il  Volta  da  giovane  elettricista  si  misuro  con  vantaggio 
con  Franklin,  die  ei  non  pote  operare  in  appresso  in  forza  dell'in- 
gegno  suo  piii  addestrato ,  allorche  il  Beccavia  gli  cedette  il  campo 
deir  elettricita  vindice !  Tutta  ne  rifuse  quella  dottrina  die  disse  di 
attuazione  o  d' influenza  di  elettriche  atmosfere,  volendo  solo  con  quella 
espressione  indicare  1'  azione  dell'  elettrico  in  distanza  o  la  sfera  di 
attivita  elettrica,  senza  reale  trasfusione  da  corpo  a  corpo,percui  lo 
stato  elettrico  dell'uno  e  reale,  raentre  quelle  dell'altro  e  accidentale  : 
dottrina  tutta  d'  italiana  proprieta  che  mi  pregio  dire  caratteristica  di 
questa  scuola  pavese;  mentre  i  Francesi,  e  i  soli,  troppo  ligj  alia  ipo- 
tesi  dei  due  fluidi  per  smania  non  meno  di  novita  di  parole  che  per 
r  errore  in  cui  furono  tratti  o  da  clii  male  interpreto  quelle  espressioni 
coniate  dal  Volta,  o  perche  essi  stessi  non  ne  compresero  il  giusto 
significato,  con  un  tratto  di  penna  la  sentenziarono  come  non  ammis- 
sibile ,  per  sostituirvi  quella  ch' essi  cluaraano  elettricita  di  pressione, 
vocabolo  che  urta  assai  piu  di  quello  di  atmosfera  elettrica. 

87.  Ma  poco  curandoci  delle  questioni  di  parole,  perche  non  com- 
prese  nel  significato  che  loro  diede  il  Volta ,  sentiamo  De  Luc  che 
numera  le  glorie  di  lui  provenienti  da  quella  dottrina.  «  Luminosa 
»  teorica ,  egli  dice,  suU' influenze  elettriche,  dalla  quale  ha  dedotto 
»  con  tanta  sagacita  e  verita  i  fenomeni  della  boccia  di  Leida,  dell'elet- 
»  troforo  e  del  condensatore  (  questi  due  da  lui  ritrovati  )  e  il  feno- 
»  meno  delle  punte.  »  Fin  qui  De  Luc ,  ed  io  soggiungo ,  fenoraeno 
delle  punte  che  prima  del  Volta  fu  il  vero  paradosso  elettrico. 

38.  Le  vaste  sue  cognizioni  di  elettrometria  e  suU' elettricita  infissa, 
I'uso  dcir  elettroforo  e  della  sua  bilancia  elettrica  il  posero  in  gi'ado 
di  determinare  il  momcnto  elettrico  ossia  la  grandezza  della  carica 
elettrica ,    analizzandone    gli  dementi ,  tensione    e    capacita ,    tecniche 


32  ELOGIO    DI    ALESSANDRO    VOLTA 

espi'essioni  da  lui  introdotte  per  I'analogia  fra  il  calorlco  e  1' elettrico, 
e  che  a  torto  non  ha  molto  il  Biot  vagamente  chiam6  vaghe.  E  quelle 
mi-sure  applic6  non  meno  ai  conduttori  semplici  che  ai  coibenti  armati. 
So.  Pote  il  Volta  muovere  dubbj  fondati  che  la  legge  archetipa 
new'toniana  possa  applicarsi  ai  fenomeni  di  elettrica  azione,  come  ri- 
belli  ad  essa  sono  cjuelli  dell'  affinita :  questione  che  agita  la  mente  dei 
lisici  piu  distinti,  mentre  lo  stesso  Poisson,  e  solo  per  semplicita  adott6 
quella  legge  nelle  sublimi  ricerche  matematiche  sulla  distribuzione 
deir  elettrico  nei  coi-pi.  Misur6  egli  in  fine  la  relativa  facolta  dei  con- 
duttori deir  elettrico  con  filosofia  distinti  da  lui  in  due  classi,  tutte 
analizzando  le  condizioni  e  le  circostanze  per  le  quali  variabile  e  quella 
lore  facolta,  ed  approfitt6  di  queste  ultime  cognizioni  per  la  costruzione 
de'  suoi  nuovi  apparati  elettromotori,  Che  se  i  galvanisti  le  avessero 
da  lui  apprese ,  1' inutile  guerra  che  gli  niossero  molto  piii  presto  sa- 
rebbe  terminata;  ed  i  sostenitori  dei  paragrandini  prima  in  Francia  e 
poi  per  contagio  in  Italia  non  avrebbero  scritto  tante  fole,  ed  i  piu 
veffsenti  non  si  sarebbero  in";annati.  Che  se  il  Volta  vide  il  fulmine 
gia  incatenato  dal  fisico  di  Boston,  nondimeno  con  quelle  sue  scoperte 
giov6  al  perfezionamento  della  pratica  costruzione  delle  spranghe  elet- 
triche ,  ed  insegno  in  mille  guise  a  temprare  innocuamente  il  fulmine 
stesso. 

40.  La  meteorologia  elettrica,  che  tutta  e  a  dirsi  di  suo  diritto, 
non  e  forse  ala-a  conseguenza  di  sue  ricerche  elettrometriche  e  sull'  in- 
fluenza elettrica  in  distanza  ?  Chi  ebbe  piu  perizia  di  lui  per  quelle 
osservazioni  e  con  quanto  giovamento  ?  Sia  pure  che  poco  conto  egli 
facesse  del  progetto  suo  di  far  servire  lo  stesso  elettrometro  atmosfe- 
rico  air  igrometria :  sia  pure  che  di  poco  valore  giudicasse  le  sue  ve- 
dute  suir  influenza  dell' elettrico  nelle  aurore  boreali:  supposizione  che 
in  questi  di  e  pel  trovato  della  pila  il  celebre  Arago  pote  numerare 
ira  le  fisiche  verita ;  di  grandissimo  raoraento  sono  le  sue  ricerche 
sulla  elettricita  che  accompagna  le  metaraoi-fosi  dei  vapori  :  ricerche 
anteriori  ad  analoghe  istituite  da  Saussure  e  Lavoisier. 

41.  E  quand'  anche  al  recentissimo  fisico  Pouillet  si  conceda  che 
<iueir  elettrico  degli  acquei  vapori  sorga  allora  soltanto  che  una  chimica 


DI   PIETRO    CONFIGLIACnr.  33 

azlone  v'  intervenga ,  come  il  Volta  medesimo  nelle  chimiche  efferve- 
scenze  e  nelle  combustioni  pel  prinio  1'  osservo  ;  sottile  questioiie  die 
di  moko  siudacato  abbisogiia  prima  die  dir  si  possa  definita,  e  die 
si  coUega  colla  piii  generale  suU' origiiie  dell'eccitamento  elettrico  per 
semplice  contatto  :  e  per6  iiidubitabile  die  al  Volta  aiidiamo  debitori 
della  cognizione  del  semplice  e  pereiiiie  processo  die  la  natura  per 
legge  di  parsimonia  nelle  cagioni  adopera  per  iscomporre  e  ritornare 
r  equilibrio  elettrico  al  globo  ed  all'  atmosfera ,  mentre  uel  seno  di 
questa  avvicendano  le  altre  meteore  al  trasformarsi  degli  stessi  vapori. 

42.  E  qual  pill  bel  saggio  di  tali  applicazioni  di  quelle  deU'ipotesi 
di  quel  grande  maestro ,  pubblicata  negli  ultimi  aniii  di  sua  scientifica 
carriera ,  suUa  formazione  della  grandine  ?  Sia  pure  incompleta  quella 
ipotesi  che  solo  come  tale  il  Volta  sempre  circospetto  la  raise  alia 
luce;  auzi  uno  non  regga  dei  principj  a  cui  si  appoggio:  essa  e  non- 
dimeno  un  parto  di  sublime  intelletto,  un  complesso  di  piii  teoriche 
elettriche  sommamente  istruttivo.  Chi  legge  lo  scritto  cui  quelle  idee 
singolari  son  consegnate,  no,  non  I'abbandona  che  giunto  al  termine 
e  non  senza  dispiacere  :  essa  fu  ricevuta  con  unanime  applauso  dai 
fisici;  e  di  essa  come  corollario  e  I'altra  tesi  non  meno  pregevole  del 
Volta  e  seducente  sulla  periodicita  dei  temporali. 

43.  Ma  se  la  scoperta  piii  celebrata  del  nostro  fisico  e  la  pila ;  se 
per  questa  I'azione  dell' elettrico  gia  conosciuta  efficacissima  alia  pro- 
duzione  di  tanti  fenomeni  e  fisici  e  chimici  e  fisiologici,  allorche  ve- 
niva  amministrata  cogli  usati  congegni  prima  di  quell'  invenzione ,  e 
indeficiente ,  continua ,  a  nostro  arbitrio  piii  o  meno  gagliarda ,  piii  o 
meno  sollecita,  quali  e  quante  importanti  conseguenze  non  ne  dovevano 
derivare  coll' andare  degli  anni,  coU' aggiungere  tentativo  a  tentativo 
e  per  l' opera  e  I'iiigegno  riuniti  di  tanti  scrutatori  di  natura?  Quaiiti 
de'  suoi  segreti  saranno  un  di  palesi  se  quella  sibilla  ci  scorta  iiell'  an- 
tro  niisterioso ! 

44.  In  fatti,  o  signori,  nel  breve  periodo  di  sei  lustri,  vero  portento ! 
di  un  nuovo  tesoro  di  fisiche  e  chimiche  verita,  che  difficil  cosa  e  il 
solo  numerarle ,  si  arricchi  V  umano  sapere ! 

Fol.  IK  P.  I.  S 


34  ELOGIO   DI   ALESSANDRO    VOLTA 

45.  E  perche  la  brevitii  del  nostro  discorso  lo  ricliiede  indlchiamo 
le  piu  cospicue ;  preraettendo  soltanto  che  il  Volta  stesso ,  sebbene 
iiitcnto  a  catechizzarc  i  galvanisti  piu  che  a  difendere  la  sua  dottrina_, 
iutcuto  a  perfezionare  la  teorica  della  pila  perche  nuova,  fu  il  primo 
per6  che  1"  impiegasse  come  strumento  attivissimo  di  nuove  indagini , 
assistito  principalmente  dal  coUega  suo  e  prescelto  amico  il  Brugnatelli, 
ahi !  troppo  presto  rapito  ai  progressi  della  chimica  e  pardcolarmente 
in  Italia,  vero  onore  di  questo  Ateneo,  il  quale  seppe  cogliere  non 
seconda  palma  nella  carriera  stessa  che  sgombrava  il  ritrovamento 
della  pila. 

II  Volta  in  fatti,  per  tacere  di  tant'altre  sue  applicazioni,  fu  il  pri- 
mo che  porse  quel  nuovo  suo  apparato  alia  fisiologia  ed  alia  medicina; 
e  non  vi  ha  dubbio,  cora'egli  ravverti,  che  nel  maggior  numero  delle 
circostanze,  nellc  quali  I'arte  salutare  all' elettricita  ricorra,  il  mezzo 
die  ofEi-e  il  nuovo  apparecchio  e  il  piii  confacente  all'organico  sistema. 
Le  semplici  modificazioni  dell' elettromotore  voltiano  per  le  quali 
si  distinsero  tanti  fisici  italiani  e  d' oltremonte ,  come  un  Zamboni  tra 
quelli,  un  Ritter  tra  questi-;  un  Michelotti,  un  Novellucci  in  ItaHa,  im 
Wollaston ,  un  Childern  in  Inghilterra ,  non  meritano  in  si  elevato 
subbietto  che  se  ne  faccia  ricordanza.  Che  piu  ?  nella  teorica  del  Volta 
erano  gia  prevedute  e  comprese ,  come  lo  erano  le  successive  scoperte 
di  Schweiger ,  di  Ymof  e  di  tanti  altri ,  non  escluse  molte  dell'  atti- 
vissimo Becquerel. 

E  similmente  di  passaggio  osserviarao  che ,  quale  utile  conseguenza 
della  grande  voltiana  scoperta,  meno  intricati  si  presentano  i  fenomeni 
della  tormalina  e  dei  cristalli  termoelettrici,  e  piii  plausibile  spiegazio- 
ne  ricevono  per  molti  fisici  i  fenomeni  dell'  anguilla  del  Surinam ,  del 
Siluro  e  di  altri  pesci  dell' elettrico  armati  e  per  difendersi  e  per  predare. 
46.  II  nostro  dire  ricordi  solo  che  senza  la  pila  voltiana  privi  sarem- 
mo  del  piu  efficace  chimico  agente ,  e  1'  analisi  e  la  sintesi  di  tante 
sostanze  sarebbe  ancora  intrattabile.  £  qui ,  o  signori ,  fuori  di  luogo 
la  gran  questione ,  se  I'azione  chimica  generi  1' elettrica  corrente,  o 
questa  sia  la  causa  di  quella ;  e  che ,  come  il  Volta  sostenne  e  la  scuola 
pavese,  la  facolta  elettromotrice  si  appalesi  anche  per  semplice  contatto 


'  DI   PIETRO   CONFIGLIACHI.  35 

seuza  chimica  azione,  concesso  pure  die  questa  valga  ad  accrescerla 
o  diminuirla.  Questione  die  ad  onta  degli  stbrzi  piii  poderosi  di  fisici 
e  cliiiuici  sorarui  rimarra  forse  gran  pezza  di  tempo  in  bilancia ,  non 
conoscendo  I'uoino  i  confini  della  cliimica  e  della  fisica  azione  die  si 
anastomizzano ;  e  noi,  contend  di  avere  in  questo  aspro  e  lungo  con- 
flitto  messo  contro  ai  De  la  Rive  il  nostro  Marianini ,  ricorderemo 
qui  solo  die  le  grandiose  scoperte  di  Davy  del  1806  sull'analisi  degli 
alcali  sono  le  primogenite  di  quella  del  Volta.  Questi  pero  le  previde, 
come  manifestamente  lo  si  pu6  raccogliere  dal  Saggio  di  naturali  os- 
servazioni  sulF  elettricita  voltiana  antecedenteraente  pubblicato,  e  poco 
dopo  die  il  Pacchiani ,  sebbene  andasse  errato ,  richiamo  pel  prime 
r  attenzione  dei  fisici  intorno  a  quelle  nuove  ricerche.  Molti  Italian! 
gia  gia  erano  per  impossessarsene,  quando  per  insufficienza  di  mezzi  la 
pila  rainistra  di  quelle  rare  scoperte  passo  nelle  mani  dell'Inglese  a 
minor  gloria  d'  Italia ,  o  piuttosto  a  minore  disdoro  di  lei  di  quando 
dalle  mani  del  Grimaldi  il  prisma  passo  in  quelle  di  Newton. 

47.  Dopo  quel  giorni  fortunatissimi  per  la  chimica,  innumerevoli  sono 
i  frittti  ell'  ella  colse  dal  nuovo  campo  che  soltanto  coUa  pila  del  Volta 
potevasi  solcare. 

La  teorica  elettrica  dei  trasporti,  prodigiosa  in  vero  :  un  agente 
imponderabile  che  can-eggi  sostanze  pesanti !  nata  uell'  Universita  di 
Pavia,  a  tale  perfezionamento  venne  spinta  che  la  base  forni  del  piu 
filosofico  sistema  di  mineraloiiia  all' inditstriosa  acutezza  di  Berzelius. 

48.  Ma  quale  stupendo  orizzonte  su  cui  brillano  nuovi  astri,  come  a 
chi  per  lontani  mari  viaggia,  non  ci  disserra  la  mai  abbastanza  lodata 
esperienza  di  Copenhagen  ?  Per  qual  prodigio  e  con  qual  mezzo  Oersted , 
sia  pur  esso  di  robustissima  mente  e  di  alto  sapere  dotato ,  soUeva 
quel  velo  densissimo  con  cui  natura  voile  nasconderci  la  piii  gran 
parte  di  que' fenomeni  che  quasi  per  confondere  il  nostro  orgoglio  ci 
aveva  pur  fatto  giudi care  preziosissimi,  donandoci  il  mezzo  di  scoprire 
nuovi  continenti  ?  Con  quale ,  o  signori  ?  coll'  apparato  elettromotore 
del  Volta  .  .  .  Mosso  I'elettrico  da  quello,  esercita  tale  energica  influenza 
suir  ago  magnetico,  che  questo  nelle  sue  nuove  direzioni  ubbidisce  a 
quella  che  in  varie  guise  sopra  di  lui  puo  circolare.  Scoperta  feconda 


36  ELOGIO   DI   ALESSANDRO   VOLTA 

di  nuovi  insicme  ed  utilissimi  risultamenti  die  il  dottissimo  Ampere 
ha  posto  in  piena  luce,  quantiinque  a  molte  supposizioni  abbia  egli 
avuto  ricorso ,  cui  la  scuola  voltiaiia  si  Jusiiigherebbe  ancora  potervi 
contrapporrc  la  sempHce  dottrina  dell'  elettricita  infissa. 

Se  abbastanza  iion  si  scorge  come  s'imparendno  le  cause  del 
maguetismo  e  dell' elettricita ,  la  scoperta  piii  nou  manca  di  loro  mutua 
relazione.  Non  il  solo  ferro  o  pochi  rari  metalli  par  che  si  animino : 
nou  vi  e  corpo  che  nou  sia  calaraita ,  come  non  vi  e  essere  materiale 
che  nou  si  elettrizzi,  e  che  elettrizzato  non  sia  rispetto  ad  un  altro. 
Git  stupcudi  cougegni  dello  Schweiger ,  del  Marianini ,  del  Nobili  sono 
clettroscopj  i  piii  squisiti  ed  assai  piii  che  le  raue  notomizzate  dal 
Calvaui;  ma  sono  al  tempo  stesso  scopritori  del  piu  debole  grado  di 
maguetismo  :  stauuo  quasi  a  pari  merito  del  condensatore  ,  ma  sono 
generati  dalla  pila  del  Volta.  II  globo  terrestre  opera  suUe  calamite 
nou  meuo  che  sulle  pile  :  eppero  ne'  suoi  strati ,  nelle  sue  viscere  o 
nolle  diverse  zone  aeree  che  lo  circondano  ci  presenta  un  sublime 
apparato  elettromotore  :  e  1'  azione  sua  combinata  coUa  parziale  azione 
delle  sue  parti ,  sian  pure  raolecolari,  da  origine  alle  tante  un  di  cre- 
dute  anomalie  magnetiche ,  e  principahnente  alle  calamite  natural!. 

49.  Ma  qui  non  mi  arresto  :  la  scoperta  della  pila  voltiana ,  madre 
feconda  di  si  numerosi  prodigi,  non  e  per  cio  solo  superiore  ad  ogni 
altro  fisico  ritrovamento  dello  spirito  uraano  o  per  iudustria  o  per 
case  finora  conosciuto:  ha  un  carattere  tutto  suo  proprio  :  quello  vo' 
dire  di  aliraentare  nuove  speranze  di  nuove  naturali  cognizioni,  d'agitar 
sempre  lo  spirito  piacevolmente  a  nuovi  tentativi :  essa  e  inesauribile 
nei  servigi  che  puo  prestare  alia  scienza  dei  corpi.  Colonna  di  ftioco 
e  il  piliere  clcttrico,  che  precedendoci  nel  bujo  delle  naturali  ricerche, 
bujo  ancora  immenso,  or  questa ,  or  quella  strada  ci  rischiara  per 
avanzare  sicuri  nel  cammino.  II  nuovo  mondo  che  ci  scoperse  non  e 
il  solo  che  acqueti  1'  umano  intelletto. 

Proclamisi  adunque  veramente  grande,  veramente  sovrano,  veramente 
unico  nclla  fisica  il  Volta  che  1'  arricchi  di  si  magnifico  ritrovamento 
c  di  tante  altre  scoperte  ed  invenzioni  in  disparati  rami  di  scienze 
naturali,  in  tempi  ancor  troppo  difficili  al    loro    avanzamento,  perche 


DI  PIETRO  CONFIGLIACHI.  87 

dotato  d'  ingegno  non  meno  di  gagliarda  tempra  che  vastissimo ,  che 
quasi  per  forza  intuitiva  iiei  fenomeni  di  natura  affcrrar  sapeva  Ic  ve- 
rita  fondamentali  e  tutte  comprendcrne  le  relazioni ,  perche  non  stan- 
cossi  di  coltivarlo  dai  prirai  anni  di  sua  gioventu  sino  agli  ultimi  di 
sua  vita;  non  mai  pago  delle  apparenze,  ma  insistente  con  pazienza, 
con  solerzia,  con  sagacita  a  discoprire  il  vero:  perfetto  esemplare  in 
somma  del  filosofo  esperimentatore  ed  osservatore  ideato  dai  Garrard 
e  dai  Sennebier. 

Non  deve  quindi  recarci  meraviglia,  o  signori ,  die  tutti  i  governi 
sotto  i  quali  egli  visse  suddito  virtuoso,  come  in  famiglia  modello  dei 
mariti  e  dei  padri ,  il  distinguessero  con  liberalita ,  il  colmassero  di 
onori,  gli  conferissero  splendide  cariche  :  onori  e  cariche  che  il  Volta 
non  ambi  e  delle  quali  nou  raai  seppe  gloriarsi;  non  e  meraviglia  che 
il  dottissirao  Firmian  destinasse  il  Volta  giovane  d'anni  a  moderatore 
del  patrio  Liceo  e  professore  :  che  poco  dopo  I'Augustissima  Impera- 
trice  Maria  Teresa  a  compiuta  restaurazione  dell'  Atene  Lorabarda  nel 
1 779  il  promovesse  a  questa  cattedra  di  fisica ;  che  1'  Iraperatore 
Giuseppe  II ,  riposta  ne'  suoi  fisici  talenti  onorevolissiraa  fiducia ,  cou 
Sovrana  munificenza  la  creazione  gli  comniettesse  di  questo  museo  di 
fisici  apparati ;  che  la  Reale  Societa  di  Londra  il  presentasse  di  una 
medaglia  d'  oro  per  la  celebrata  invenzione  del  condensatore ,  e  che 
r  Istituto  delle  Scienze  di  Parigi  il  volesse  maestro  del  piu  grande  dei 
suoi  trovati,  e  che  quei  saggi  pendessero  per  piu  ore  dai  suo  labbro 
ed  altra  gli  decretassero  aurea  medaglia ;  che  a  gara  le  primarie  scien- 
tifiche  Accademie  di  osrni  continente  si  gloriassero  di  numerarlo  tra  i 
lore  socj,  e  che  premj  splendidissimi  si  destinassero  a  quei  naturalisti 
che  le  piu  pregiate  scoperte  avessero  fatte  nella  scienza  nuova  del 
Volta ;  che  visitato ,  venerato ,  desiderate  ei  fosse  da  tutti  i  dotti  e  in 
qualunque  letteraria  disciplina  distinti.  Tale  poi  era  la  piacevolezza  e 
la  lepidczza  sua  nel  conversare.  tale  la  nulla  pretensione  di  sapere  in 
mezzo  alia  luce  di  tanta  dottrina,  che  anche  i  piu  schivi  ne  ambivano 
la  conversazione.  Non  e  piu  meraviglia  die  in  continuo  letterario 
commercio  fosse  il  Volta  cojili  uomini  di  mago-ior  fama  letteraria  ,  i 
quali  spesso  a  lui    ricorrevano   come  a  giudice  o  consigliere   nei  loro 


38  ELOOIO   or   ALESSANDRO    VOLTA 

studj,  e  die  molti  il  volessero  compagno  cli  scientifiche  peregriiiazioni : 
cosi  il  Cavallo,  il  Veiiini,  il  Brugnatelli,  per  tacere  degli  oltreraoiitani 
die  troppi  sarebbero  a  uuraerarsi.  E  qual  tesoro  cli  cognizioni,  qual 
utile  cambio  di  sapere  nou  era  il  frutto  di  quei  dotti  viaggi?  E  perche 
noil  mi  e  dato  di  ci6  ricordare  alia  presenza  di  quell' astro  splenden- 
tissimo  die  lode  a  Die  tnttora  rifulge  ia  quest'  Universita ,  primo  di 
lei  decoro,  dello  Scarpa,  che  piu  d'  ogni  altro  ebbe  il  Volta  compagno 
iiei  viaggi,  e  che  a  lui  come  il  grande  coi  grandi  stretta  amicizia  il 
legava  solo  proporziouata  alia  reciproca  loro  estimazione.  Non  piu 
meraviglia  che  con  nuove  onoi'ificenze  e  larghi  stipeiidj  fosse  il  Volta 
desiderato  a  Pietroburgo  ,  dove  la  cattedra  rifiutb  per  savio  amore  di 
patria  e  per  giusta  riconoscenza  al  suo  Principe  ;  che  non  si  volesse 
il  totale  suo  ritiro  da  quest'  Universita ,  sebben  gravato  ei  fosse  dagli 
anni  e  dalle  studiose  fatiche  ;  e  che  la  sapienza  di  Francesco ,  nostro 
Imperatore  e  Re,  cui  sacro  pel  Volta  era  I'libbldire,  ve  lo  richiamasse 
Dircttore  di  questi  iiostri  studj  filosofici  e  fisico-niatematici :  a  buon 
diritto  il  Palladio  dir  si  poteva  il  Volta  delle  scienze  fisiche.  Non  piu 
meraviglia,  o  signori,  che  le  opere  sue  siano  state  tradotte  nelle  lingue 
di  tutte  le  colte  nazioni,  e  che,  esso  ancor  vivente,  siansene  fatte 
ricclie  coUezioni ;  che  i  piu  dotti  forestieri  visitino  e  Pavia  per  rico- 
noscere  la  sua  cattedra,  e  Como  per  ispargere  fiori  suUa  sua  tomba 
dalla  religiosa  figliale  pieta  con  munificenza  innalzatagli  presso  quella 
citta;  come  venerasi  a  Padova  la  cattedra  del  Galileo,  e  riverentemente 
si  visita  in  Inghilterra  la  casa  di  Newton.  Non  piix  meraviglia  in  fine 
die  r  asti'onomia  abbia  fatto  posto  nelle  costellazioni  a'  suoi  ingegno- 
sissimi  istrumenti  fisici ,  e  che  la  geografia  abbia  col  nome  di  Volta 
contrassegnato  un  nuovo  fiume  scoperto  suUa  costa  dell'  Atlantico ,  se 
il  nome  di  Volta  da  gran  tempo  risonava  celebre  nei  due  emisferi. 

Malaugiirato  quinto  giorno  di  marzo  dell' anno  1827,  in  cui  la  morte 
ce  lo  rapi !  Irreparabile  perdita  per  le  scienze  naturali ,  perdita  del 
grande  che  le  riunovello,  togliendo  dal  solo  impero  della  fisica  newto- 
niana  la  piii  gran  parte  de'  naturali  fenoraeni  per  sottometterli  all'  elet- 
trico.  Irreparabile  perdita  di  chi  scopri  che,  come  1' amore  e  1' origine 
di  tutte  le  morali  azioiii  dell'uomo,  1' influenza  dell' elettrico  e  universale 


DI   PIETRO   CONFIGLIACHI.  3g 

nel  mondo  fisico.  Perdita  irreparabile  che  tutta  compose  a  dolore  la 
scientifica  e  letteraria  farniglia,  e  1' Italia  principalmente,  come  la  morte 
di  un  Lagrange ,  di  un  Canova ,  di  un  Monti !  Ma  qual  consolatore 
pensiero,  o  signori,  mi  balena  alia  mente?  Si,  come  un  Bordoni,  uu 
Marchesi ,  un  Manzoni  con  pie  sicuro  premendo  le  orme  di  que'  tre 
sommi ,  gia  molte  lagrime  tersero  alia  matematica,  alia  scultura,  alia 
poesia :  i  Marianini ,  i  Belli  ed  altri  anche  fra  quelli  che  qui  m'  ascol- 
tano,  la  cui  modestia  rispetto,  allievi  di  questa  scuola  del  Volta,  che 
sua  ci  glorieremo  sempre  di  dirla ,  ne  ristoreranno  la  fisica. 

E  voi,  studiosi  giovani,  che  mi  coronate  in  questo  di  solenne ,  voi 
spesso  volgete  gli  occhi  a  questo  simulacro  :  se  il  vorrete ,  per  voi 
non  e  freddo  marrao  :  da  questo  scoccheranno  vivide  scintille  che 
v'  infiammino  del  vero  amor  del  sapere  e  della  virtii ,  dell'  araore  di 
tener  sempre  acceso  in  Italia  lo  spirito  inventive  in  ogtii  letteraria  e 
scientifica  disciplina ;  vero  retaggio  degl'  Italiani  che  vicende  e  per- 
versita  di  tempo  non  rapirono :  spirito  d'  invenzione ,  pel  quale  e  il 
Volta  stabili  una  nuova  era  fortunatissima  per  la  storia  delle  scienze 
fisiche.  e  questa  gia  il  colloco  nel  luminoso  seggio  di  gloria  accanto 
al  Galileo.  Forse ,  o  signori ,  invecchieranno  i  secoli  in  aspettazione 
di  un  altro  Volta !  .  .  .  . 


CATALOGO  DELLE  OPERE 

PRESENTATE  IN  DONO 
ALL' I.  R.  ISTITUTO  DI  SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  DI  MILANO 

DAL   PRINCIPIO   dell' ANNO    1818   IN   AVANTI. 


A 


letter  to  the  right  honorable  F.  Robmson,  M.  P.  President  of  the' 
board  of  trade,  and  treasurer  of  the  navy,  on  the  plague  and  con- 
tagion ,  with  reference  to  the  quarantine  laws,  by  Augustus  Bozzi 
Granville.  London    181 9.  Dono  deWautore. 

Further  observations  on  the  internal  use  of  the  hydro-cyanic  (prussic) 
acid,  in  pulmonary  complaints,  chronic  catarrhs,  spasmodic  coughs, 
astma,  etc.,  by  A.  B.  Granville.  London   18 19.  Dorvo  dell'autore. 

Osservazioni  e  ricerche  mineralogico-chimiche  sopra  alcune  valli  del- 
r  Ossola ,  di  Gaetano  Jiosina.  Milano    1819.  Dono  dell'autore. 

Del  Proteo  anguino  di  Laurenti,  Monografia  pubblicata  dai  signori 
Pietro  Configliachi  e  Mauro  Rusconi.  Pavia   1819.  Dono  degli  autorl. 

Institutions  geologicjues,  par  Scipion  Breislak.  Milan  1818,  vol.  3  con 
2  di  tavole.  Spediti  dull'/.  li.  Governo. 

Memorie  die  ebbero  i  premj  e  YaccessU  in  risposta  al  qaesito  «  Oual 
»  sia  il  mezzo  raigliore  cd  il  piu  economico  di  provvedere  alia  sus- 
»  sistenza  ed  all'  educazione  de'  figli  abbandonati ,  senza  aggravio ,  o 
»  col  minore  possibile,  delle  pubbliche  Amministrazioni  ecc.  »  dei 
signori  R.  Arrigoni,  A.  Quadri  e  L.  Casarini.  Padova  181 9.  Spedite 
did  direttore  della  Sezione  dell' I.  R.  Istituto  di  scienze ,  lettere  ed  arci 
residente  in  Padova. 

Vol.  IV.  P.  I.  6 


42  C.VTALOGO   DELLE    OPERE 

Intorno  alle  opere  c  alia  condizione  personale  di  Aulo  Cornclio  Celso, 
Discorsi  niedico-filosofici  di  Giuseppe  Antonio  Del  Chicippa ,  medico 
in  Pavia.  ]\Iilauo    1819.  Dono  dcll'auto?e. 

Equcjade ,  moiiumeuto  antico  in  bronzo  del  Museo  nazionale  unglie- 
resc  considerate  ne'  suoi  rapporti  coll'  aiitichita  figurata  da  Caetano 
Cattaneo.  Milano   1819.  Dono  delUautore. 

Prospetto  dei  risultamenti  ottenuti  nella  clinica  medica  dell'  I.  R.  Uni- 
versita  di  Padova  nel  corse  dell' anno  scolastico  1817-1818  dal  signer 
consiglicre  c  professore  V.  L.  Bx-era ,  conipilato  dal  dottore  Pietro 
Dull'  Oste ,  medico  assistente  nella  scuela  di  clinica  suddetta.  Pa- 
dova   1819.  Dono  delVautore. 

Supplemento  d'  Omero,  canti  quattordici  di  Quinto  Calabro  tradotti  in 
versi  sciolti  dal  Cav.  Luigi  Rossi.  Milano  1 8 1 9,  tomi  due.  Dono  delUautore. 

Netizie  storiclie  intorno  al  tifo  carcerale  di  Verona  dell' anno  1817, 
dei  dottori  in  medicina  Giainbattista  Berti  e  Tomaso  Gugerotti  Fra- 
ccistor.  Verona   18 18.  Dono  degli  aiuori. 

Catecliisrao  agrario  di  Ciro  Pollini.  Verona   1 8 1 9.  Dono  delVautore. 

Cenni  geologici  e  litologici  sulle  Provincie  Venete  e  sul  Tirolo ,  di 
Giuseppe  Marzari-Pencati.  Vicenza   1 81 9.  Dono  delVautore. 

Lettera  di  Francesco  Gianpietri  interne  alle  monete  aragenesi  ultima- 
mente  trovate  nella  Cupa  di  S.  Efrem.  Napoli  1819.  Dono  delVautore. 

Del  bezoar  degli  animali  e  singolarmente  di  quelle  del  cavallo ,  Me- 
meria  letta  airAtcnee  di  Bergamo  dal  socio  Antonio  Piccinelli.  Ber- 
gamo   1820.  Dono  delVautore. 

II  salasso  considerate  quale  causa  della  niaggior  parte  delle  raalattie  e 
della  trequenza  delle  immature  ed  imprevvise  merti  in  enta  a  tutte 
le  leggi ,  Riflessieni  medice-filesofiche  del  dottor  Luiff.  Buccellati. 
Milano    1820.  Dono  delVautore. 

Lettcre  d'  un  recente  viaggio  in  Francia ,  Inghilterra  ,  Scezia ,  Olanda 
cd  in  una  parte  della  Germania,  di  Girolamo  0?ti.  Verona  181 9. 
Dono  delVautore. 

Memoria  sepra  una  lacca  verde  ottenuta  dal  caffe  con  alcune  nuove 
osservazieni  suUa  natura  e  preprieta  della  materia  colorante  di 
cotesta  semenza,  di  Bartolomeo  Bizio.  Venezia  18 19.  Dono  delVautore. 


PRESENTATE   IN   DONO   ALl'i.   R.   ISTITDTO.  48 

Ricerche  suUa  latitudine  geografica  di  Trento  istituite  ad  un  gnomone , 
Memoi'ia  di  /.  A.  Pinali.  Verona   i8ig.  Dono  deU'autore. 

Elogio  di  Condillac  esposto  dal  dottore  Defendente  Sacchi.  Pavia  181 9. 
Dono  deU'autore. 

Memorie  sopra  alcuni  pezzi  raorbosi  conservati  nel  gabinetto  patolo- 
gico  deir  I.  R.  Universita  di  Padova ,  di  Francesco  Luigi  Fanzago. 
Fascicolo   i.°  Padova   1820.  Dono  deU'autore. 

La  paralizzazione  della  mobilita  dell'  ago  magnetico  alia  vicinanza  del 
ferro  scoperta  1'  anno  1816  dal  geometra  Antonio  ScarameUa  di  Ve- 
nezia.  Venezia    1820.  Dono  deU'autore. 

Descrizione  di  una  nuova  foggia  di  carro  immaginato  dai  nobili  fra- 
telli  Colonius.  Spedlta  daU'I.  R.  Governo. 

Ara  antica  scoperta  in  Hainburgo  dal  signor  consigliere  Stefano  No- 
bile  De'  Mainoni ,  pubblicata  con  alcune  spiegazioni  dal  dottore  Gio- 
vanni Labia.  Milano    1820.  Dono  del  consigliere  suddetto. 

Deir  immediata  influenza  delle  selve  sul  corso  delle  acque,  dell'idrau- 
lico  Castellani.  Torino   181 8,  parte  I  e  II. 

Considerazioni  intorno  all'  opera  del  Cavaliere  Vincenzo  Monti  intito- 
lata :  Proposta  di  alcune  correzioni  ed  aggiunte  al  Vocabolario  della 
Crusca,  estrattc  dalla  Biblioteca  universale  di  Ginevra  e  recate  in 
italiano  da  Andrea  ZambeUi.  Milano  1820.  Dono  del  Cavaliere  Vin- 
cenzo Monti. 

Due  errata  corrige  sopra  un  testo  classico  del  buon  secolo  della  lin- 
gua. Milano   1820.  Dono  del  Cavaliere  suddetto. 

Sulle  cause  dell'  avvilimento  delle  nostre  granaglie  e  suUe  Industrie 
agrarie  riparatrici  dei  danni  che  ne  derivano ,  opera  postuma  del 
Conte  Dandolo.  Milano    1820.  Dono  del  figlio  deU'autore. 

Sperienze  ed  osservazioni  intorno  all'uso  della  macchina  proposta  dal 
signor  Christian  per  preparare  la  canapa  senza  macerazione,  di  Gio- 
vanni Contri.  Bologna    1820.  Dono  del  Cav.  Giovanni  Aldini. 

Sopra  la  temperatura  dell'  aria  osservata  in  Verona  nell'  anno  1 8 1 9  , 
Discorso  di  Giovanni  Federico  Mayer.  Verona   1820.  Dono  deU'autoiv. 

Opuscolo  suUa  nuova  macchina  del  nieccanico  Giovanni  Catlinetti  per 
dirompere  il  lino  e  la  canapa.  Milano   1820.  Dono  deU'autore. 


44  CATALOGO    DELLE    OPERE 

Gl'  idraulioi,  Scrmone.  Venezia  1820.  Dono  del professore  Angela  Zendtini. 
Poesio  di  Matteo  Maria  Bojardo  Conte  di  Scandiano,    scelte    ed    illu- 
strate dal  Cavaliere  Ciambatdsta  Ventari.    Modena   1820.    Dono   del- 

V  editore. 
Meniorie  e  lettere  inedite  spettanti  al  Galileo,  pubblicate  da  Ciambath- 

tista  Vcnturi.  Modena    1821,  toini  due.  Dono  dell' editore. 
V  ai-atro    scminatorc ,  ossia  metodo  di  piaiitare  il  grano    arando ,  Me- 

nioria  del  canonico  Pietro  Stancovich.  Venezia  1 820.  Dono  dell'autore. 
Fabbriche    piii   cospicue    di   Venezia.  Venezia   182c.  Dal  fascicolo  36 

al  48.  Spcditi  dalVI.  R.  Governo. 
Del  bello  ideale  e  delle  opere  di  Tiziano,  Lettere  di  Giuseppe  Carpani. 

Padova   1820.  Dono  dell'autore. 
Morti   improvvise    provenienti    dall' apoplessia ,   Esarae    analitico    delle 

cause  clie  la  rendon  frequente  e  de'  mezzi  piii  sicuri  per  prevenirla 

e  curarla ,  istituito  dal  dottore  Luigi  Buccellati.  Milano    1820.   Dono 

dell'autore. 
Corso  di  cbiraica  economica    di    Giuseppe    Ciuli.    Firenze   18 18.   Dono 

dell'autore. 
Pratiche  osservazioni  suU'  idrofobia  e  nuova  cura  profilatica  della  me- 

desima,  del    dottor    fisico    Giuseppe    Previtali.    Milano     1820.    Dono 

dell'autore. 
Biografia  cremonese ,  ossia  Dizionario  storico  delle    famiglie   e  persone 

per  qualsivoglia  titolo  memorabili    e    chiare    spettanti    alia   citta   di 

Cremona  dai  tempi  piu  remoti  fine  alia  nostra  eta,  di  Vincenzo  Lan- 

cetti.  Milano   1820,  vol.    i."  e   2."  Dono  dell'autore. 
Delle  acque  semitennali    di   S.    Pellegrino    nel  Bergamasco,  Saggio  di 

G.  L.   Carrara.  Bergamo    1 820.  Dono  dell'autore. 
Sopra  alcune  impetigini,  Memoria  di  F.  M.  Marcolini.  Venezia  1820, 

con  tavola  colorata.  Dono  dell'autore. 
Sul  reggimento  dei  pubblici  teatri,  idee  economicbe  applicate  pratica- 

mente  agl'  II.  RR.  Teatri  alia  Scala  ed  alia  Canobbiana  in  Milano , 

del  Cavaliere  Angelo  Petracchi.  Milano    1821.  Dono  dell'autore. 
Islituzioni  di  patologia  generale,  del  signer  Conte  Angelo  Delia  Decima. 

Padova   1820,  parte  I  e  II.  Dono  dell'autore. 


PRESENTATE   IN   DONO    ALL' I.    R.   ISTITUTO.  4S 

Memoiia  siill' illuraiiiazione  a  gas  cici  teatri,  del  Cavaliere  Giovanni 
Aldini.  Milano    1820.  Dono  delL'autore. 

Voyage  sur  le  Mont  Rose  et  premiere  ascension  de  son  sommet  me- 
ridional confinant  avec  le  Piemont ,  par  Joseph  de  Francois  Zum- 
slein  dit  de  la  Pierre  et  Jean  Nicolas  Vincent  de  S.  Jean  de  Cres- 
soney  au  mois  d'aoiit   i8ig.  Donne  par  les  auteitrs. 

Descrizione  di  alcune  monete  cufiche  del  Museo  di  Stefano  Mainoni. 
Milano    1820.  Dono  delL'autore. 

Stanzc  di  Girolamo  Orti  a  Domenico  Rosa  Morando,  Verona  1821. 
Dono  dell'autore. 

Analisi  delle  opere  sui  vermi  dell'  uomo  e  degli  animali  recentemente 
pubblicate  dei  signori  Bremser  e  Rudolphi  per  servire  di  scliiari- 
mento,  d' illustrazione  e  di  supplemento  all' articolo  comunicato  dal 
signor  dottore  Giuseppe  Montesanto.  Padova  1821  ,  fascicoli  due. 
Dono  del  professore   Valeriana  Luigi  Brera. 

SuU'ernia  del  perineo,  Memoria  di  Antonio  Scarpa.  Pavia  1821.  Dono 
dell'autore, 

Versi  e  prose  di  Quirico  Vii'iani.  Udine  1821,  volumi  due.  Dono  del- 
l'autore. 

Risposta  al  tenia  pubblicato  dalla  Societa  Italiaiia  delle  scienze  I'esi- 
dente  in  Modena  :  cc  Determinare  se  le  idee  che  si  danno  iielle 
»  moderne  scuole  mediche  dell'eccitabilita  e  dell' eccitamento  siano 
»  bastantemente  esatte  e  precise,  e  in  caso  che  non  lo  siano,  de- 
»  terminare  quali  variazioni  debbano  farsi  rapporto  si  a  quella  che 
»  a  questo  ecc.  »  ,  Memoria  del  signor  dottore  Giambattista  Guard, 
la  quale  riportb  Y  accessit  il  4  gennajo  1821,  Spedita  dalla  societa 
suddetta. 

Sul  perfezionamento  del  processo  operative  per  1'  estrazione  dei  testi- 
coli  sciiTosi,  Memoria  di  Tomaso  G.  Rima.  Bologna  1821.  Dono 
dell'autore. 

Progetto  di  alcune  riforme  nell'  I.  R.  Teatro  alia  Scala ,  Lettere  di 
Angela  Cossa.  Milano    181 9  in  due  opuscoli.  Dono  delVautore. 

Storia  d'  un'  angioite  universale  ,  di  Domenico  Meli.  Milano  1821.  Dono 
dell'autore. 


46  CATALOCO    DELLE    OPERE 

Elementi  di  ecoiiomia  riirale    Hi    Leopoldo    Trautmann ,  prima  traclu- 

zione  italiana  dall'  originalc  tedesco  con  annotazioni  dei  signori  pro- 

fessori  Pietro  Configliachi  e  Giuseppe  Moreui.    Pavia   1821,    tomi  tre. 

Dono  del  tmdiittori 
Riflcssioni  critiche  ed  esperieiize  sul  modo  di  operare  la  cateratta  col 

mezzo  della  cheratonissi ,  del  dottore  Giuseppe  Cannella.  Milano  181 9. 

Dono  deWaulore. 
Pensieri  intorno  ai  singolari  feiiomeni  elettro-magnetici ,  del  Marchese 

C.  Ridolfi.  Firenzc    1821.  Dono  deWautore. 
Della  vita  c  dei  fatti  di  Guidubaldo  I  da  Montefeltro ,  Duca  d' Urbino , 

libri   12   di  Beriwrdino  Baldi  da  Urbino.  Milano    1821,    volumi    due. 

Dono  dello  stampatore  Silvestri. 
Storia  di  gravissinia  malattia  acuta  osservata  da  F.  M.  MarcoUni  M.  F. 

Padova   1821.  Dono  deWautore. 
Prospetto  de'iisultainenti  ottenuti  nella  clinica  niedica  dell'  I.  R.    Uni- 

versitu  di  Padova  nel  corso  dell" anno  scolastico  1819-1820  dal  pro- 

fessore  Valeriano  Luigi  Brera ,  compilato  dal  dottore  Zaccana   Ten- 

rumi.  Padova   1 821.  Dono  del  detto  Cav.  Luigi  Valeriano  Brera. 
Saggio  di  parallelo  di  voci  italiane,  Trattato  della  lettera  j  e  del  dop- 

pio  ii.  Milano    1821.  Dono  deWautore. 
Anticliita  di  Milano  pubblicate  da    Carlo  Amati,  professore  arcliitetto. 

Milano    1821.  Dono  deWautore. 
L'Eneide  di  Virgilio  dipinta  in  Scandiano  dal   celebre   pittore  Niccolo 

Abbati    con    varj    intermezzi    disegnati    dall'  originale    da  Giuseppe 

Guizzardi  bolognese,  incisi  da  Antonio  Gajani  ed  illustrati  dal  Ca- 

valiere  Gianibaaista  Veiuuri,  Modena   1 821,    fascicoli    due.   Dono    del 

detto  Cavaliere. 
De  hysterismo  dissertatio  inauguralis  medico-practica    edita  a    Joanne 

Mezzotti.  Ticini  Regii   1821.  Dono  auctoris. 
Introduzione  alio  studio  delle  arti  del  disegno,  e  Vocabolario  compen- 

dioso  delle  arti  medesime.  Milano   1821   in  due  tomi.  Dono  del  Cai^. 

Luigi  Bossi  autore. 
Apologia  di  Vitruvio  PoUioiie,  dell' arcliitetto  Carlo  Amati.  Milano  1821. 

Dono  deWautore. 


PRESENTATE    IN  BONO   ALL  I.   R.   ISTITUTO.  47 

RUlessloni  critiche  sopra    il    saggio    filosoflco    intorno    alle  probabilita 

del  signor  Conte  Laplace  fatte  dal  dottor  Paolo  Jiuffini.  Modena  1821. 

Dono  delfautore. 
Lettera  del  Marchese  Cosimo  Ridolfi  iiitorno  al  fenomeno    elettro-nia- 

gnetico  ecc.  Firenze   1821. 
Monographic  du  genre  hirudo,  ou  Description  des  especes  des  sangsues 

qui  se  frouvent  on  qui  sont    en    usage    en    Piemont ,   par   le  prof. 

Hyacinthe  Carena.  Turin    1821.  Dunnee  par  I'auteur. 
Nuovo    saggio     analitico    suU'  ijifiammazione ,    del    Cavaliere    Giuseppe 

De'  FilippL  Milano   1821.  Dono  delfautore.  ' 

Osservazioni  sulla  dottrina  del  cervello  di  G.  Spuizheim  M.  D.  tradotte 

dal  francese  con  note  del  D.  C.  Palazzini.  Cremona   1821,  parte  I. 
Kagguaglio  del  Reale  Osservatorio  di    Napoli    eretto    sulla    collina  di 

Capodimonte.   Napoli    1821.  Dono  del  socio   Giuseppe  Piazzi. 
I  feuonieni  eletti'o-magnetici  a  due  leggi  ridotti    con    la   loro  cagione 

tolta  dair  opinione  Simmeriana ,  Ragionamento    di   Liberato  Baccelli. 

Modena   1821. 
Prospetto  delle  letture  dai  Merabri    delle  Sezioni  Venete    del   Cesareo 

Regio  Istituto  di  scienze,  lettere   ed  arti  fatte  nella  Sezione  centrale 

di    Padova    negli    anni    accademici    181 8-1 819,     181 9-1 820.    Pa- 

dova   1 82 1.  Spedito  dalla  Sezione    centrale    dell' I.  R.  Istituto    residente 

in  Padoi^a. 
Lettera  al  chiarissimo  signore  Nicolo  da  Rio  e  due  capitoli  di  metallurgia. 

Dono  del  socio  Scipione  Breislak. 
Delle  proprieta  vitali  dell'utero  gravido  e  de' parti  clie  avvengono  dopo 

la  raorte  della   pregnante  ,  Dissertazione    del  dottor  fisico  Domenico 

Meli.  Milano   1821.  Dono  dell'autore. 
Delle  neuralgie ,  Opera  del  signor  dottore  Domenico  Monfalcon  esposta 

neir  italiano  idioma  dal  dottor  fisico  D.  Meli.   Milano     1822.    Dono 

del  traduttore. 
De'giudizj   criminali  del  Regno  Lombardo-Veneto ,  istituiti  dal  Codice 

penale  austriaco  ,    istruzioni  teorico-pratiche  dcU'  avvocato    Giuseppe 

Resti  Ferrari.  Mantova  1821  ,    indici    supplimento  al  tomo   3.°   Dono 

dell'autore. 


^8  CATALOGO   DELLE    OPERE 

Notizie  intorno  alia  vita  ed  agli  scritti  del  padre  Giuseppe  Maria  Racagni, 

raccolte  dal  dottore  Giovanni  Labus.  Milano   1822.  Dono  delCautore. 
Meinorie  storiclie  della  citta  e  del  territorio  di  Trento ,  del  Conte  Fran- 
cesco  T'igilio  Barbacovi.  Trento   1 82 1,  parte  prima.  Dono  clclVaiitore. 
Gioruale  di  agricoltura  ,  arti  e  commercio.  Anno  i82i,tomo  i.*^  Dono 

{h'll'aiitore. 
Della  necessita  della  religione  alia  conservazione  ed  alia  felicita ,  Di- 

scorso  del  Conte  Francesco    Vigilio    Barbacovi.    Trento    1822.    Dono 

dell'autore. 
Trisezione  geonactrica  di  qnalunque  arco  di    cerchio    e   descrizione  di 

una  curva  algebi'aica  singolare ,  di  Ambrogio  Fusinieri.  Yicenzsi  1822. 

Dono  dell'autore. 
Rudinienta  hygienes  ,  pathologi«,  tlierapeutices ,  epitome  nosologias  pro- 

fessoris  Horatii  Garneri.  Augustae  Taurinoruin   1821.  Dono  dell'autore. 
Orazione  funebre  per  1'  Eniinentissimo  Cardinale  Francesco  Luigi  Fon- 

tana ,  di  Cesare  Rovida.  Milano    1822.   Dono  delCautore. 
SuUc  fcbbri  biliose,  Opera  di  Domenico  Meli  Milano  1 822.  Dono  dell'autore. 
Cenni  suU'  estirpazione  della  bocca  e  del  coUo  dell'  utero  nei    casi  di 

scirro    o    cancro    od    altre  escrescenze  morbose    di    queste  parti  ^  e 

descrizione  del  metrotorao  ossia  di  un  nuovo  strumento  per  eseguire 

r  estirpazione  con  facilita  e  prontezza,  Discorso  del  dottore  Giuseppe 

Caimella.  Milano    1821.   Dono  dell'autore.    ' 
Notizie  corapendiose  della  vita  e  degli    studj    di    Siro    Corai    cittadino 

pavese,  scritte  da  L.  B.  Dono  dell'autore  Cav.  Luigi  Bossi. 
Dottriiia  teorico-pratica  del  morbo  petecchiale,  Opera  del  dottor  Enrico 

Acerbi.   Milano    1822.  Dono  dell'autore. 
Memoria  di  alcune  indaa;ini  intorno  all'  uso  ed  all'  efficacia  del    solfato 

di  chinina,  di  Pietro  Mariaiiini.  Mortara   1822.  Dono  dell'autore. 
Trattato  delle  malattie  degli  uccelli  e  dei  diversi  metodi  di  curai'le,  del 

dottore  Luigi  Bossi.  Milano    1822.  Dono  dell'autore. 
Lettere  due  sopra  i  fenomeni  elettro-magnetici  del  professore  Liberato 

Baccelli.  Caqsi   1820.  Dono  dell'autore. 
Guida  da  Milano  a  Ginevra  pel  Sempione.    Milano    1822.    Dono    del- 

I'edilore  Aruiria. 


PRESENTATE   IN  DONO   ALL' I.  R.   ISTITUTO.  49 

Observations  et  reflexions  sur  les  causes,  les  symptomes  et  le  traiteraent 

do  la  contagion  dans  differentes  maladies,  et  specialement  dans    la 

peste  d' Orient  et  la  fievre   jaune  ,  par  M.  CI.  Balme.    Paris     1822. 

Donnces  par  I'auteur. 
La  Colomba  raessaggiera  ratta  piu  del  larapo,  piii  pronta  della  nube, 

Opera   del  signor  Michele    Sabbagh,  tradotta    da    Ant.onio    Cattaneo. 

Milano   1822.  Dono  del  traduttore. 
Jo.  Baptistae  Burserii  de  Kanilfeld  Ti'identini ,  Opera  postuma  coUecta 

et  edita  a  Jo.  Baptista  Berti.  Veronse   1820,  torai  duo.  Z?o«o  editoris. 
Memoire  sur  riiydrocephale  qui  a  remporte  le  prix    au    jugement    de 

I'Academie    de    Dijon    le    4    juillet    181 8,    par    J.    Matthey  D.  M. 

Geneve    1820.  Donne  par  I'auteur. 
Poesie    di    Girolamo    Ord,    edizione    accresciuta.    Verona     1822.  Dono 

deWautore. 
Anatomia  patologica  di  alcune  fra  le  parti    piu    important!    del  corpo 

uraano  di  Matteo  Baillee  D.  M. ,  traduzione  di  Paalo  Zannini  D.  M. 

Venezia   1 8 1 9  ,  volumi  due.  Dono  del  traduttore. 
Delia  vita  e  degli  scritti  dell' abate  Cian  Carlo  Passerom.  INIilano  1822. 

Dono  dell'autore  Carlo  Radaelli. 
Saggio  aeronautico  di  Giuseppe  Donini  Tifernate.    Firenze    18 19.    Dono 

dell'autore. 
Opere  del  Conte  C'udio  Perticari.  Milano    182 3,  volumi  due.  Z?ono  cfeZZo 

stampatore  Sils'estri. 
Gramraatica  tedesca  ad  uso  degl'  Italiani,  compilata  da  Augusto  Eckerlin. 

Milano   1822.  Dono  dello  stampatore  Sihestri. 
Dell'arte  di  assistere    ai   parti,  Opera  classica    della   signora   Boivin , 

traduzione  dal  francese  di  Domenico  Meli.  Mihao  1822,  volumi  due. 

Dono  del  traduttore. 
Trattato  deU'esterna  conformazione  del  cavallo    e    degli   altri  animali 

domestic!,  di  Giovanni  Battista  Volpi.  Milano   1S22.  Dono  dello  stam- 
patore Sdvestri. 
Favolette  esopiane  approvate    per    Innocente   NatanatU.    Milano    1828. 

Dono  dello  stampatore  suddetto. 

Vol.  IV.  P.  I.  r 


So  CATALOGO    DELLE    OPERE 

II  fabbricatore  delle  vernici  e  dei  mastici,  Istruzione  del  dottore  Gior- 
gio Breme,  traduzione  del  professore  Luigi  ConfigUachi.  Milano  1828. 
Dono  dell'cditore  signor  Vincenzo  Raym, 

Geografia  compendiosa  per  uso  della  giovcntu  di  G.  Goldsmith ,  ver- 
sione  dall'  inglese  fotta  sidla  Sy.""  edizione  di  Londra  dal  Cavaliere 
Luigi  Bossi.  Milano    1828.  Dono  del  traduttore. 

Saggio  clinico  suU'  iodic  e  sulle  differenti  sue  combinazioni  e  prepa- 
razioni  farmaceutiche  giusta  i  risultamenti  clie  se  ne  sono  ottenuti 
dair  Istituto  clinico-medico  dell'  I.  R.  Universita  di  Padova.  Pa- 
dova   1822.  Dono  deU'autore   Valeriana  Luigi  Brera. 

De  prnestantia  institutionum  medico-practicarum  III.  Jo.  Bapt.  Burserii 
de  Kauilfeld  ac  de  metliodo  eas  exarandi  neotericorum  cousiliis  et 
observationibus,  Commentariolum  editum  a  Valeiiano  Aloysio  Brera. 
Patavii    1828.  Dono  auctoris. 

Nuovo  metodo  economico  di  tendere  le  viti,  e  vantaggi  che  ne  deri- 
vano  ,  di  Carlo  Raja,  parroco  di  Busto  Garolfo.  Milano  1828.  Z>otto 
deWaiUore. 

Difesa  della  lettera  supposta  del  signor  Conte  Volta  al  signor  Marzari, 
Presidente  dell'  Ateneo  di  Treviso,  con  una  digressione  suUa  pretesa 
utilita  dei  paragrandini ,  di  Angela  Bellani.  Milano  1828.  Dono  del- 
I'aiuore. 

Intorno  la  scoperta  di  due  nervi  dell'  occhio  umano ,  ragguaglio  del 
dottore  Giuseppe  Trasmondi.  Roma   1828.  Dono  deU'autore. 

Memorie  suUa  vita  e  sugli  scritti  del  sacerdote  Cosimo  Galeazzo  Scotti, 
professore  di  storia  universale  e  particolare  degli  Stati  Austriaci 
noiri.  R.   Liceo  di   Cremona.   Cremona   1828.  Dono  deU'autore. 

Deir  istoria  d' Italia  antica  e  moderna,  del  Cavaliere  Luigi  Bossi.  Mi- 
lano  dal    1 81 9  al    1828,  torn.    19.  Dono  deU'autore. 

Deirantichissima  origine  dell' italiana  ostetricia,  Prolnsione  letta  nel 
dar  principio  alle  lezioni  d'  ostetricia  in  Ravenna  il  di  5  dicembre 
1822   da  Domenico  Meli.  Ravenna   1828.  Dono  deU'autore. 

Osservazioni  fisiche  sul^  costruzione  di  varie  lampane  anticlie  e  mo- 
derne  del  Cavaliere  Giovanni  Aldini ,  inserite  nel  tomo  XIX  degli 
Atti  della  Societa  Italiana  delle  scienze  di  Modena.  Modena  1822. 
Dono  deU'iuuore. 


PRESENT  ATE   IN   DONO    ALL  I.   R.   ISTITUTO.  5 1 

Coinpendio  della  storia  deH'astronomia  dettato  dal  Marcliese  di  Laplace, 
tradotto  nel  volgare  italiano  da  Antonio'  Cattaneo.  Milano  1828. 
Dono  del  traduttorc. 

Componimenti  per  la  dedicazione  del  busto  eretto  al  Canova  nell'Ate- 
neo  di  Treviso  il  priiuo  aprile   1823.  Treviso   1823. 

Sulle  complicazioni  della  vaccina  ,  Saggio  di  F.  M.  Marcolini.  IMjla- 
110   1823.  Dono  delVautore. 

Delia  storia  romana  di  Dione  Cassio  dal  libro  LX  fino  al  LXXX,  Epi- 
tome di  Giovanni  Sifilino,  di  nuovo  tradotta  dal  greco  e  corredata  di 
note  critiche  da  Luigi  ^owi.  Milano  i^Q.?),torQ.i  ^\\e.  Dono  dell' auiore. 

Nuove  esperienze  ed  osservazioni  sul  modo  di  ottenere  dal  pepe  nero 
il  peperino  e  I'olio  acre,  e  su  I'azione  febbrifuga  di  queste  sostanze, 
del  Cavaliere  Domenico   Meli.  Ravenna    1823.  Dono  delUautore. 

Sulla  storia  de'  mali  venerei ,  Lettere  di  Domenico  Thiene ,  medico  in 
Vicenza.  Vicenza   1823.  Dono  deWautore. 

Considerazioni  suU'  abbassamento  straordinario  del  barometro  nel  di 
25  dicembre  1821,  del  signor  professore  Enrico  Guglielmo  Brandes, 
inserite  negli  Atti  della  Societa  Italiana  delle  scienze  residente  in 
Modena  nel    1823.  Spedite  clalla  Societa  suddetta. 

Risposta  al  tema  proposto  con  prograrama  22  luglio  1821  dalla  So- 
cieta Italiana  delle  scienze  residente  in  Modena  esposto  iii  questi 
termini :  «  Determinare  se  le  idee  die  dalle  moderne  scuole  mediche 
»  si  danno  dell' eccitabilita  e  dell'eccitamento,  e  quelle  quindi  che  si 
»  stabiliscono  della  diatesi  si  iperstenica  che  ipostenica,  degli  stiraoli 
»  e  controstimoli ,  non  raeno  che  le  idee  dell'  irritazione  e  delle 
»  potenze  irritative  sono  abbastanza  esatte  e  precise ,  e  in  caso 
»  che  non  lo  siano  determinare  quali  variazioni  se  ne  debbano 
»  eseguire  » ,  Memoria  del  signor  dottor  Luigi  Emiliani  corona  ta 
dalla  Societa   medesima.  Modena   1823.  Dono  della  detta  Societti. 

Altra  Memoria  sullo  stesso  quesito,  del  dottor  Maurjzio  Bufalini,  pre- 
miata  coW  accessit  dalla  detta  Societa.  Modena  i823.  Dono  della 
Societa  stessa. 

Le  Haydine,  ovvero  Lettere  su  la  vita  e  le  opere  del  celebre  maestro 
Giuseppe  Haydn ,  di  Giuseppe  Carpani,  dedicate  al  R.  Conservatorio 
di  rausica  di  Milano.  Padova   1823.  Dono  deWautore. 


52  CATALOGO    DELLE    OPERE 

Trageclie  del  Conte  Cirolamo  Orti  Veronese.  Roma  1828.  Dono  del- 
I'aiitorv. 

Sulla  totalc  estirpazione  dell'  utero  carcinomatoso ,  con  ulterioi-i  precetti 
come  quest' operazione  puo  venire  eseguita,  del  dottore  Gio.  Nep. 
Sautcr,  traduzione  dal  tedesco  del  dottor  Giuseppe  Cannella.  Mi- 
lano   i8i3.  Dono  del  traduttore. 

Delia  plena  e  giusta  intelligenza  della  Divina  commedia,  Ragionamento 
di  Filippo  Scolari.  Padova   1828.  Dono  dell'autore. 

Tractatus  de  vulneribus  pectoris  penetrantibus ,  auctore  Carolo  Mayer. 
Petropoli    1828,  pars  prima.  Dono  auctoris. 

Nuove  ricerche  suUa  teorica  e  sulle  pratiche  applicazioni  della  percossa 
idraulica,  di  Cio.  Batdsta  Magistrini.  Bologna  1824.  Dono  dell'autore. 

Sulle  detonazioni  dell'Isola  di  Meleda ,  Lettere  del  dottore  L.  Slulli. 
Ragusa   1828.  Dono  dell'autore. 

Laomcdonte,  Starno  e  Didone,  Tragedie  di  Giovanni  Martina.  Cremo- 
na  1828.  Dono  dell'autore. 

Vita  di  Paolo  Sarpi,  teologo  e  consultore  della  Serenissima  Repubbli- 
ca  di  Venezia.  Milano   1824.  Dono  dello  stampatore  Silvestri. 

Trattato  dei  canali  navigabili ,  dell'  abate  Antonio  Lecchi ,  matematico 
delle  LL.  MM.  II.,  seconda  edizione.  Milano  1824.  Dono  dello  stam- 
patore suddetto. 

Sulla  coltivazione  delle  pecore  padovane,  Memoria  del  dottore  Ago- 
stino  Fappani.  Spedita  dall'I.  R.  Governo. 

Saggio  di  economia  pubblica  degl'  immobili ,  di  Gregono  Chiarini.  Fi- 
renze    1822.  Dono  dell'autore. 

D' un  nuovo  coltro  da  sostituirsi  alia  vanga,  Memoria  del  Marcliese 
Cosimo  Ridolfi.  Fircnze    1824. 

Raccolta  di  teorie  diverse  esposte  sotto  1'  enunciazione  di  quei  pro- 
blerai  che  son  dati  a  risolvere  nelle  lezioni  di  matematiche  dell'abate 
Marie  ,  del  Cavaliere  Sammartino.  Catania   1 808  ,  tomi  due. 

Opuscolo  filosofico-analitico  sul  nuovo  algoritrao  del  calcolo  differen- 
ziale  ,  di  ylgatino  Sammartino.  Catania    181 4. 

Introduzione  alio  studio  della  mate' latica  suhlime,  di  A gatino  Sammar- 
tino. Catania   18 16. 


PRESENTATE   IN  DONO   ALL' I.    R.    ISlITUTO.  S3 

Lezioni  alia  cattedra  di  calcolo  sublime  della  R.  Universita  di  Catania, 

di  yigatino  Sammartino.  Catania   1820.   Dono  dell'autore. 
Le  Rossiniane,  ossia  Lettere  musico-teatrali  di  Giuseppe  Carpani.  Pado- 

va   1824.  Dono  delVcaitore. 
Deir  inccrtczza  nel  determinare  il  punto  del  ghiaccio    sui    termonietri 

derivante  da    una    nuova    imperfezione    scoperta    nei  medesimi,  di 

j4ngelo  Bellani.  Pavia    1 82 3.  Dono  dell'autore. 
Memoria  sulla  traspirazione  polraonare,  di  Z>.  Paoli.  Pesaro  1824.  Dono 

dell'autore. 
La  divina  commedia  di  Dante  Alighierl    giusta    la    lezione    del  Codice 

Bartoliniano.  Udine   1828,  i  primi  due  volurai.  Dono  degli  editori. 
Saggio  sopra  un  nuovo  sistema  pratico  di  lavori  econoraici  in  fascinate 

per  frenare  le  corrosioni  dei  fiumi  correnti  specialmente  in  letti  di 

ghiaje  ed  arene.    Milano    1824.    Dono    dell'autore    ingegnere    Fdippo 

Ferranti. 
Giornale  di  agricoltura ,  arti  e  coramercio  compilato  da   Antonio  Cat- 

taneo.  Milano    1828,  tomo  unico.  Dono  dell'autore. 
Supplimento  alia  guida  alio  studio  della  chimica  generale,  del  dottore 

Caspare  Brugnatelli.  Dono  dell'autore. 
Descrizione  di  un  vegetabile  anticonvulsivo,  di  un   trebbiatojo,  di  un 

seminatojo,  di  una  barca  innaufragabile  sulle  acque,  del  dottor  fisico 

Giovarmi  Finazzi.  Milano   1824.  Dono  dell'autore. 
Memoire  sur  une  nouvelle  determination  de  la    longitude  de  Geneve  , 

par  Alfred  Gautier.  Geneve   1824.  Donne  par  rauteur. 
Reflexions    sur    les  avantages  que  la  Russie  peut    tirer    de  Tetablisse- 

ment  des  banques  particulieres  dans  les  differentes  provinces  de  I'Em- 

pire,  Tpar  Nicolas  Mordwinoff.  S.  Petersbourg  1824.  Donnees  par  I'auteur. 
Hortus  ripulensis  seu  enuraeratio    plantanim    qufe  Ripulis  coluntur   ab 

Aloysio  Golla.  Augustas  Taurinorum   1824.  Dono  auctoris. 
Fisica  in  i-iguardo  alle  nuove  scoperte  per  la  spiegazione  de'  fenomeni 

ordinarj  del  mondo  corporeo ,  Opera    postuma    dell'  abate    Giuseppe 

M.  liacagni.  Milano    1824.  Dono  del  signor  Don  Antonio  Citterio  editorc. 
Memoria  sulla  rendita  rurale ,  di  Salvatore  Scuderi.  Milano    1824.  Dono 

dell'autore. 


5a  catalogo  delle  opere 

De  niedicainentorura  virtutibus  recte  dijadicaiidis ,   dissertatio   Mauritii 

Biifiilini.  Ticini    iSaS.  Dono  auctoris. 
Confroiito   critico    delle    due    Memorie    premiate    dall'  illustre   Societa 

Italiana  delle  scienze  di  Modena    dei    signori    Emiliani    e    Bufalini, 

istituito    dal    dottore    Giuseppe    Bergonzi    di    Reggio.    Parma     1824. 

Dono  dell'autore. 
Le  Majeriane,  ovvero    Lettere   sul    bello    ideale    di    Giuseppe    Carpani 

in  risposta  al  libro   dell'  imitazione  pittorica ,  del  Cavaliere    Aiidrea 

Majer.  Padova   1 8 1 4  ,  edizione  terza.   Dono  dell'autore. 
Elogio  del  Cavaliere  Giuseppe  Gioeni  dei  Duclii  d'Angio,  recitato  uella 

gran  sala  dell'  Universitu  di    Catania    dal    canonico    Giuseppe   Alessi. 

Palermo   1824.  Dono  dell'autore. 
Prospetto  de' risultamenti  ottenuti  nel  corso  degli  anni  scolastici  1821- 

1822  e   1822-1823  nella    clinica    medica    dell' I.    R.    Universita    di 

Padova  dal  professore  Valeriano  Luigi  Brera ,  compilato  dal  dottore 

Zaccaria  Tennani.  Padova   1 82 3.  Dono  dell'autore. 
Discorsi  intorno  ad  alcune  parti    della    scienza   della  legislazione ,  del 

Coute  F.   Vigilio  Barhacovi.  Milano   1824,  tomi  due.  Z)o/io  cZeZZo  5fam- 

patore  SUvestri. 
II  propagatore  dei  paragrandini  convinto  da  se  stesso  della  loro    inu- 

tilita ,  ossia  confutazione  della  difesa  dei  paragrandini.  Milano  1824. 

Dono  delVautore. 
Memoire  sur  divers  points  d'analyse,  par  GutZZaume  Libri.  Turin   1828. 

Donne  par  I'aiUeur. 
Prospetto  nominative  di  tutte  le  lingiie  note  e  dei  loro  dialetti,  Opera 

del  Cavaliere  Federico  Adelung,  tradotta  e  corredata  di  una  nota  sui 

dialetti   italiani.   JMilano    1824.    Dono    del    traduttore   Francesco    Clie- 

rubini. 
Componimenti  drammatici  del  dottore  Antonio  Cattaneo.  Milano    1824. 

Dono  dell'autore. 
Della  prospettiva  e  sua  applicazione  alle   scene   teatrali,  di   Francesco 

Taccani.  Milano   1 82  5.  Dono  dell'autore. 
Lettere  famigliari  di  celebri  Italiani    antichi    e    moderni ,  raccolte    da 

Francesco  AntoUni  di  Macerata.  Milano   1825.  Dono  dell'autore. 


PRESENTATE   IN   DONO    ALL*  I.   R.    ISTITUTO.  55 

Raccolta  di  lettere  sulla  pittura ,  scultura  ed  architettura  scritte  dai 
pill  celebri  personaggi  dei  sccoli  XV,  XVI  e  XVII ,  pubblicata  da 
M.  Gio.  Bottari  e  contiiuiata  siuo  ai  giorni  nostri  da  Stefano  Ti- 
cozzi.  IMilano  iSaS,  volunii  otto.  Dono  del  tipografo  Sdvestri. 

Dcscrizione  della  macchina  per  la  pigiatura  delle  uve  o  pigiatore,  del 
dottore  Ignazio  Lomeni.  Dono  deWcaitore. 

Nuovi  cenni  sul  rapporto  presentato  all'  I.  R.  Istituto  di  scienze ,  let- 
tere ed  arti  in  Milano  dai  chiarissimi  signori  professori  Carminati 
e  PaWetfa  incaricati  deir  esame  d'una  china  bicolorata.  Padova  1825. 
Dono  deWautore. 

Soluzione  del  probleraa  proposto  dai  patriota  di  Dublino,  esposto  dai 
Cavaliere  Carlo  Bianchi  D'Adda.  Milano   iSaS.  Dono  dell'autore. 

Experiences  sur  la  chaine  aspirante  tendantes  a  demontrer  ses  avan- 
tages  snr  les  machines  hydrauliques  connues.  Turin  1825.  Donnees 
par  M.^  Castellani. 

Notizie  sulla  vita  e  sugli  scritti  di  Paolo  Ruffini,  scritte  da  Antonio 
Lombardi.  Modena   1824.  Dono  dell'autore. 

Del  governo  politico-medico  del  morbo  petecchiale  die  regno  epide- 
micamente  nella  Lorabardia  negli  anni  1 8 1 7  e  1 8 1 8  ,  di  Annibale 
Omodei.  IMilano    1 824 ,  tomi  due.   Dono  dell'autore. 

Elementi  di  storia  naturale  generale ,  del  dottore  Ciuseppe  Brugnatelli. 
Pa  via   1825,  vol.   l."  Dono  dell'autore. 

Dizionario  generale  de'  sinonimi  italiani ,  dell'  abate  Ciovanni  Romani. 
Gasalmaggiore    iSaS,  tomi  due.  Dono  dell'autore. 

Teorica  de' sinonimi  italiani,  dell' abate  Giovanni  Romani  di  Casalmas- 
giore.  Milano    1825.  Dono  del  tipografo  Silvestri. 

Osservazioni  sull'  uso  di  coUocare  modiglioni  o  dentelli  nei  frontespizj , 
del  professore  architetto  Carlo  Amati.  Milano  1825.  Dono  dell'autore. 

Memoria  sullo  stato  dell' architettura  civile  del  medio  evo ,  traduzione 
libera  dai  francese  con  aggiunte  del  professore  Carlo  Amati.  Mi- 
lano   1825.  Dono  del  traduttore. 

Del  discernimento  della  vera  religione,  Opera  del  signor  abate  De  la 
Mennais.  Milano    i825,  tomi  due.  Dono  dello  stampatore  Sibestri. 


56  CATALOGO   DELLE    OPERE 

Influenza  fisiologica  e  patologica  del  suono  e  del  canto ,  e  della  declama- 

zione  sixll'  uomo ,  Dissertazione  del  dottore  Giuseppe  Ferrario.   Bono 

deU'autore. 
Osservazioni  critiche  del  dottor    Giovanni    Capsoni    al    libro    intitolato 
«  della  prudenza  necessaria    alia    prescri/ione   dei    salassi,    ecc.  » 

Milano   i825.  Dono  dello  stanipatore  Sdvestri. 
Nuovo  computista  dei  commercianti,  ovvero  conteggi  preparati  in  lire 

niilanesi,  austxiaclie  ed  italiane,  ecc,  sesta  edizione.  Milano    i82  5. 

Dono  dello  stanipatore  suddetto. 
Cento  epigramnii    di    Antonio   Gerli  milanese.  Milano    1825.  Dono  del- 

VaiUore. 
Syphilis  Ilieronymi  Fracastorii  libri  tres,  vita  ejus,  ejusdemque  res  gestae 

a  doctore  Antonio  Cattaneo  descriptfe.  Mediolani    i82  5.  Dono  editoris. 
Catalogue  of  the  library  of  the  American  Philosophical   Society    held 

at  Philadelphia  for  promoting  useful  knowledge.   Published   by    or- 
der of  the  Society.  Dono  della  Societd  suddetta. 
Rapport  sur  le  concours  de    1828    relatif    au  prix  des    raontagnes    de 

I'Europe ,  fait  au  nom  d'une    commission    composee    des  MM.    Co- 

quebert  de  Montbret ,  Girard  et  de  Ferussac  rapporteur. 
Saggio  suUa  vita  e  sugli  scritti  del  professore  Anton    Maria   Vassalli- 

Eandi  scritto  dal  di  lui  nipote  Secondo    Berrutti ,  prefetto  nell'  I.    R. 

Collegiio  di  medicina.  Torino   l825.  Dono  deU'autore. 
Proposta  di  alcune  correzioni  ed  aggiunte  al  vocabolario  della  Crusca. 

Milano   1 826  J  torai  6  con  uno    di    appendice ,    di    Vincenzo    Monti. 

Dono  deU'autore. 
Annali  musulmani    di    G.    B.    Rampoldi.    Milano    1826,  vol.    12.  Dono 

deU'autore. 
Prolusione  letta  dal  signor  professore  Caldani  per  la  solenne  apertura 

degli  studj  dell' anno   1828.  Spedita  dall'I.  R.  Governo. 
Agricoltura  pratica  della  Lombardia ,  ossia  osservazioni  ed  esperimenti 

fatti  per  migliorare  i  prodotti  delle  terre  e  delle  acque  ,  Opera  del 

ragioniere  Carlo  Giuseppe  Sisti.  Milano   1828.  Dono  deU'autore. 
Idraulica  fisica  e  sperimentale  del  Conte    Francesco    Mengotti.    Milano 

1828,  quinta  edizione,  volumi  due.  Dono  deU'autore. 


PRESENTATE   IN  DONO   ALL' I.   R.    ISTITUTO.  Sy 

Processo  per  estrarre  la  morfina  dai  capi  secchi  de'  papaveri  indigeni. 

Dono  del  signor  Antonio  Nani  speziale  in  Milano. 
Observations    sur  les  maladies  auxquelles  sont  sujets  les  ouvriers  em- 
ployes dans  la  manufacture    royale  des  tabacs    a    Lyon  ,  par   /.  P. 

Pointe.  Lyon    1828.  Donnees  par  Vauteur. 
Memorie  degli  scrittori  e  letterati  parraigiani  raccolte  da  P.  Ireneo  Affo 

e  continuate  da  Angela  Pezzana.  Parma  1827,  torn.  6.°  Dono  delVautdre. 
Tableaux  synopticjues  ,  ou  abrege  des  caracteres   chimiques   des  bases 

salifiables ,  par  IVOI.  Edouard  Lcuiger  et  A.  De  Kramer.  Paris    1828. 

Dono  del  saddetto  sig.  De  Kramer. 
Inno  al  sommo  amore    nell'  auspicatissimo    giorno    natalizio    di    S.  M. 

r  Imperatore  e  Re  Francesco  I.  Dono  delUautore. 
Apcrgu  adresse  a  I'Academie  de  medecine    a    Paris    sur    la  question , 

si  la  fievre    jaune    ou    fievre    d'Amerique    est    contagieuse    ou   non 

contagieuse,    et   si   Ton    doit    abolir    les    quarantaines ,   par    Ceresa. 

Vienne    1829.  Donne  par  Vauteur. 
L'Archeografo    triestino,  raccolta  di  opuscoli  e  notizie   per    Trieste  e 

per  ristria.  Trieste   1829,  vol.    i.  Dono  delUautore. 
Atti  deirAccademia    Gioenia    di    scienze    naturali,  di   Catania.    Catania 

1829.  vol.  III.  Dono  della  suddetta  Accademia. 
Del  vino,  sua  fabbricazione  ,  conservazione  e  degenerazione,  Trattato 

teorico-pratico  del  dott.  Ignazio  Lomeni.  Milano  1829.  Dono  dell'autore. 
The  travels  of  Ibn  Batiita  translated  form  the  abridged  Arabic  Manue- 

script  Copies ,  preserved  in  the  public  library  of    Cambridj^e  with 

notes,  illustrative  of  the  history,  geography,  botany,  anticjuities,  etc. 

occurring    throughout    the    work ,    by    the  Ru.    Samuel  Lee ,  B.  D. 

London    i  829. 
Aloysii  CoUa ,  novi  scitaminearum  generis  de  stirpe  jam  cognita.  Tau- 

rini   i83o.  Dono  auctoris. 
Storia  dei  progetti  e  delle  opere  per  la  navigazione  interna  del  IMila- 

nesc,  di  Giuseppe  Bruschetti.  Milano  l83o,  volumi  due.  Dono  dell'autore. 
Sopra  un  nuovo  processo  di  praticare  la  perforazione  della  membrana 

del  timpano  e  suUe  malattie  che  la  esigono ,  Memoria   di  Paolo  Fa- 

hrizi.  Livorno    1827.  Qono  dell'autore. 

Vol.  IV.  P.  I.  8 


58  CATALOG O    DELLE    OPERE 

Dizionario  di  cliimioa  e  fisica    applicata    alle    ard,    di  Giovanni  Pozzi. 

Milano  ilal    1820  al   1827,  tomi  7.  Dono  dell'autore. 
Raggnaglio  universale  dei  pesi ,  di  Antonio  JRossetti    de    Scander.  Trie- 
ste   1829.  Dono  dell'autore. 
Lo  sorgcnti  salutifere  Hagozi  e  Pandur  in  Kissingen    considerate  spe- 

cialinente  pel  loro  vantaggio  e  per    Fuso  delle    loro    aequo  ,  tradu- 

zione  dal  tedesco.  Milano    i83o.  Dono  del  traduttore. 
Stiifa  alia  Meissner,    o    apparecchio    per    riscaldare    gli    appartamenti 

coir  aria  atmosferica,  del  dottore    Antonio    Cattaneo.    Milano    i83o, 

con  tavole  in  rame.  Dono  dell'editore. 
Tavola  iconografica  de'  segni  e  caratteri  chimici  e  fisici ,  e   dello    zo- 

diaco  ,  loro  spiegazione,  del  dottore  Antonio  Cattaneo.  Milano    i83o. 

Dono  dell'editore. 
Aloysii  CoUa  illustratioiies  et  icones   rariorum    stirpium    qufe    in    ejus 

horto  Ripulis  florebant  annis     1827-28  addita    ad  Plortum  ripulen- 

sem  appendice  IV.  Dono  auctoris. 
Sui  piaceri  dello  studio  ,  Discorso  inaugurale  letto  nell'  I.  R.  Universita 

di  Padova  in  occasione  del  solenne  apriniento  degli  studj   nell' anno 

l83i,    del    signor    abate    pvofessore    Meneghetti.    Spedito    dall'I.    R. 

Govemo. 
Mauuale  bibliografico  del  viaggiatore  in  Italia  ,  del  dottore  Pietro  Lich- 

tenthal.   Milano    l83o.   Dono  dell'autore. 
Biblioteca  di  medicina  e  chirurgia  pratica,  classe  medica.  Milano  i83o, 

volumi   12.  Dono  del  dottore  Giambattista  Fantonetti. 
Corso    elementare    di    fisica    esperimentale ,    di  Giuseppe  Belli.  Milano 

i83i  ,  i  primi  due  volumi.  Dono  dell'autore. 
A   sliort  account  of  experiments  made  in  Italy  and  recenthy  repeated 

in  Geneva  and  Paris ,  for  preserving    human    life    and    objects    of 

value  from  destruction  by  fire,  by  Chey.  Aldini,  etc.  London  i83o. 

Dono  dell'autore. 
IManuale  di  asti'onomia,    del   dottore    Pietro   Lichtenthal.   Milano    i83l. 

Dono  dell'autore. 
Deir  origine  di  alcune  fontane  ,  Riflessioni  del  signor  canonico  Angela 

Bellani.  Blilano    i83l.  Dono  dell'autore. 


PRESENTATE   IN   DONO   ALL' I.   R.   ISTITUTO.  59 

Istruzione  sul  cholera  pei  non  medici,  e  de'  rimedj  piii  efficaci  da 
applicarsi  coutro  questa  malattia  sino  all'  arrivo  del  medico ,  con 
inoltre  uu  ragguaglio  storico  terapcutico  del  cholera  morbus  sino  alia 
mctii  di  ottobrc  i83i,  secondo  fonti  autentici  cd  atti  governativi , 
del  sicinor  dottore  Pietro  Lichtenthal.  Milano   l83l.  Dono  dell'autore. 

Saggio  sui  gelseti  e  sopra  una  nuova  specie  di  gelso ,  del  sigiior  Bo- 
nafous.  Torino    i83l.  Dono  dell'autore. 

Storia  della  citta  e  diocesi  di  Como ,  del  professore  Cesare  Cantu. 
Como   1829  e    1 83 1,  volumi  due.  Dono  dell'autore. 

Sui  condotti  delle  acque  dei  tctti,  niiglioramend  proposti  da  Angelo  Bellani. 
Milano  i83i.  Estratto  dagll  Annali  universuli  di  agricoltura.  Dono 
dell'  autore. 

Omaggio  di  alcune  osservazioni  che  non  favoriscono  i  soUevamenti , 
offerto  ai  due  ^enerosi  mineralojiisti  austriaci  Cavaliere  De  Pantz 
e  Majer  comunicato  da  Giuseppe  Marzari-Pencati.  Vicenza  i832.  Dono 
dell'autore. 

Della  pazzia  ,  Saggio  teorico-pratico  di  Giambattista  Fantonetti.  Mila- 
no   i83o.   Dono  dell'autore. 

Ratio  medendi  in  clinico  Instituto  medico  ticinensi  anno  scholastico 
t83o-i83l  a  Joanne  Baptista  Fantonetti.  Mediolani  i832.  Dono  auctoris. 

Almanacco  agronomico  per  I'anno  i833.  Spedito  dull' I.  R.  Societd  eco- 
nomica  di  Praga. 

Annali  dell' Istituto  politecnico  di  Vienna.  Vienna  i832,  dal  4.°  al  17.° 
volume.  Spediti  dall'I.  R.  Goverrvo. 

Giornale  di  farmacia,  chimica  e  scienze  accessorie,  di  Antonio  Cattaneo. 
Dair  anno    1824  al    i832   inclusive.  Dono  dell'autore. 

De  vaccinationis  necessitate  per  totum  orbem  rite  instituendse ,  Disser- 
tatio  ab  Aloysio  Sacco.  Mediolani    l832.  Dono  auctoris. 

Lezioni  sui  cholera  morbus  di  F.  Magendie  ,  tradotte  dal  dottore  Carlo 
Caldarini.  Milano    1 832   e    l833.  Dono  del  tnuluttore. 

La  Donna  dcgli  Aghi.  Milano   1829. 

Nuovo  nietodo  di  operare  con  sicurezza  la  cistotomia,  Memorie  due. 
Padova  i83i. 

Marito  e  moglie  asfissiati  dal  vapore  del    carbone.  Milano   i832. 


()0  C.VTALOGO    DEIXE    OPERE    PRESENTATE    IN   DONO    CCC. 

Avvoi-timeiito  al   popolo    sui    mezzi    sicuri    di    distruggere    i    contagi, 

iiuzioiii  e  cura  del  cholera  morbus  e  metodo  di  vita.  Milano   i83i. 
Delia  vita    di  Gianihattista   Palletta.  Milano   i833.  Meworie  del  dottore 

Giuseppe  Ferrario ,  donate  dull' autore. 
Delle  inonete  cufiche  dell'  I.  R.  Museo  di  Milano  ,    del    Conte    Ottavio 

Ctisciglioni.  Milano    1819.  Spedko  dall'I.  R.   Coverno. 
Allegati  geognostici  del  signor  Ciuseppe  Marzari-Pencati  Yicenza.  i833. 

Dono  dell'autore. 
Memorie  dell' Accademia  delle  scienze    di    Torino,   Torino    l833;,  dal 

tomo  25  al  36  inclusivo,  Dono  deW Accademia  suddctta. 


MEMORIE 

DELL' IMPERIALE  REGIO  ISTITUTO. 


PARTE  SECONDA. 


***************************************************** 


INTRODUZIONE. 


J_jsercitato  da  lungo  tempo  nell'arte  d' incidere  in  rame, 
eletto  ad  insegnarla  pubblicamente ,  non  senza  felice  suc- 
cesso ,  e  prima  die  nelle  arti ,  educato  nelle  filosofiche  e 
Ictterarie  discipline  da  me  non  mai  abbandonate ,  ho  cre- 
duto  senza  presunzione  di  ben  conoscere  teoricamente  e 
praticamente  la  mia  professione ,  e  di  potere  a  pro  dei 
giovani  artisti  manifestare  cliiaramente  ed  ordinatamente  le 
mie  opinioni,  formandone  un  trattato  sufficientemente  este- 
so ,  di  cui  finora  manchiamo.  Mold  invero  prima  di  me 
scrissero  di  quest'  arte  direttamente  od  indirettamente,  dai 
quali  puo  1'  incisore  e  1'  amatore  di  stampe  attignere  utili 
cognizioni;  di  tal  numero  sono  Vasari ,  Cellini^  BalcUnucci , 
Malvasia  ,  Le  Comte  _,  Bossc  ,  Cochin  figUo ,  Mariette ,  Ma- 
rolles  ,  Junio  ,  Bossi ,  Orlandi ,  G er saint ,  Christy  Sanclran  , 
Struct,  Tver,  B'Argenville,  Basan,  De  Heinecke,  De  Mart, 
Walpole,  Candellini,  Tiraboschi,  Watelet,  Levesque,  Huber, 
Milizia,  Lacombe,  Carli,  Lanzi,  Bianconi,  Zani,  Fuesslin, 
Caleani  Napione ,  Bartsch ,  De  Angelis ,  Jouben  padre,  e 
recentissimamcnte  A.  M.  Perrot.  Alcuni  fra  questi  ricerca- 
rono  le  piu  minute  ed  insignificanti  notizie  biografiche  di 
varj  intagliatori,  contesero  suH'epoca  e  sul  luogo  della  lor 
nascita,  e  sull' interpretazione  delle  loro  cifre,  logogrifi, 
monogrammi ,    ecc. ,    impinguarono   con    lunga    fatica    i    gia 


IV  IXTRODUZrONE  ALLA  CALCOGRAFIA 

voluminosi  loro  dizionarj ,  reglstrandovi  moltissimi  nomi  ed 
infinite  produzioni  gid  condannate  dall'  insufficienza  loro  ad 
eterna  obblivione ,  senza  riflettere,  che  in  ogni  ramo  delle 
belle  ard  la  massa  dei  meschini  artefici ,  stando  in  propor- 
zione  incomparabilmente  superiore  a  quella  dei  valenti,  an- 
che  quella  delle  opere  loro  ordinariamente  piu  numerose, 
perclie  meno  studiate ,  e  di  tal  quantita ,  che  raddoppian- 
do  pure ,  anzi  quadruplicando  i  dizionarj  stessi ,  non  si 
potrebbero  tutte  registrare ;  altri  all'  opposto  si  limitarono 
al  catalogo  ragionato  delle  stampe  o  d'un  solo  incisore  da 
varj  pittori ,  o  di  varj  incisori  da  un  solo  pittore ,  indican- 
done  le  piu  belle  o  le  piu  rare,  e  ben  sovente  queste  con 
quelle  confondcndo ,  ne  trascurando  di  notare  ad  istruzione 
dei  collettori  le  seguite  variazioni  sulla  medesima  stampa, 
i  ritocclii,  i  rintagli  e  tutti  i  segni  materiali  per  cui  indi- 
pendentemente  da  ogni  pittorica  intelligenza  sono  facilmente 
riconoscibili ;  altri  poi  meno  utilmente  e  meno  fondatamente 
s'  ingolfai'ono  in  futili  e  rancide  quistioni  sull'  origine  della 
stampa  calcografica ,  scambiando  stranamente  con  questa 
I'origine  dell'  intaglio  in  rame ;  arte ,  che  figlia  del  disegno 
e  deir  orificeria  risale  non  gia  ai  tempi  di  Finiguerra  o  di 
Schoen ,  ma  senza  dubbio  alia  piu  rimota  antichita ;  arte , 
senza  di  cui  1'  impressione  calcografica  non  si  conoscerebbe , 
ma  che  da  se  medesima  stette  gran  tempo,  e  star  potrebbe 
ancora. 

E  da  osservarsi  che ,  tranne  pochi  artisti ,  e  fra  questi 
pochissimi  incisori  di  merito,  i  quali  appoggiati  alia  pratica 
deir  arte  poterono  nieglio  istruire  in  questa  materia,  i  piu 
non  furono ,  che  letterati  estranei  alia  nostra  professione ; 
parlarono  pertanto  di  calcografia  in  quella  guisa  medesima. 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  V 

che  avrebbero  pailato  di  nautica  senza  conoscere  il  mare. 
Giova  pure  osservare,  che  questi  pochi  incisori,  i  quali  piu 
giustamente  degli  altri  scrissero  dell'  arte  loro ,  non  hanno 
gran  fatto  convalidate  colle  opere  le  asserzioni,  ne  ottennero 
che  modica  celebrita  nella  storia  calcografica. 

Abramo  Bosse  ha  certamente  indicata  assai  bene  la  ma- 
niera  di  formare  1'  acquaforte  d'  aceto ,  di  stendere  la  ver- 
nice  dura  sul  rame ,  d'  afFumicarla ,  di  farla  cuocere  ne  piu 
ne  meno ,  la  diversa  forma  delle  punte ,  1'  uso  di  queste  per 
ingrossare  a  talento  il  taglio  ed  assottigliarlo  gradatamente 
senza  1'  njuto  del  bulino ,  poiche  il  buon  uomo  credea  toc- 
care  1'  apice  dell'  arte ,  giungendo  a  formare  colla  semplice 
acquaforte  un  tratteggio,  che  a  quello  del  bulino  somiglias- 
se.  Vana  fatica !  quasi  il  bulino  si  difficile  fosse  a  maneg- 
giarsi,  o  si  pericoloso,  che  importasse  tentare  i  piu  penosi 
artificj  dell'  acquaforte  per  fame  senza.  Ma  il  bulino  per 
quanto  diflicilissimo  sia  a  trattarsi ,  come  lo  trattarono  un 
Edelink ,  un  Drevet  figlio ,  un  Masson ,  un  Nanteuil ,  un 
Balechou,  un  Ficquet,  uno  Schmidt,  un  Wille,  un  Bervic  e 
molt'  altri ;  pure  la  mia  lunga  sperienza  nell'  ammaestrare 
giovani  incisori  mi  ha  mostrato  non  esservi  alcuno  si  gros- 
solano ,  il  quale  piu  presto  o  piu  tardi^  con  piu  o  meno  di 
facilita  e  di  sicurezza  non  giunga  a  bene  adoperarlo  quanto 
alia  nitidezza  ed  all'  equidistanza  del  taglio :  la  maggiore 
difficolta  neir  uso  di  tale  stromento  non  consiste  gia  nella 
speciale  sua  qualita ,  ma  bensi  nella  giusta  applicazione  dei 
suoi  tagli  ben  calcolati  alia  diversa  natura  degli  oggetti 
rappresentabili ;  consiste  nel  conservare  nerbo  di  forme , 
intelligenza  ,  espressione  ,  rilievo  ,  trasparenza  ,  leggerezza  , 
vivacita  di  tocco  ed  apparente  facilita  d'esecuzione  in  mezzo 


VI  INTRODUZIONE    ALLA    CALCOGRAFIA 

alia  pill  liinga  e  nojosa  fatica  tendente  a  rendere  il  lavoro  sten- 
tato,  metallico,  pesante;  consiste  finalmente  nello  sbalordire 
in  certo  qual  modo  lo  spettatore  con  si  mirabile  aspetto  di 
verita ,  die  lo  distolga  dal  riflettere  all'  immensa  fatica  dal- 
r  artefice  sostenuta. 

A  tutto  questo  il  metodo  d'Abramo  Bosse  non  pud  ser- 
vire  in  alcun  modo ,  ne  pud  tutt'  al  piii  considerarsi  in 
lui ,  die  molta  destrezza  nel  maneggiamento  della  punta. 
JMa  con  tale  operazione  dell'acquafoite  s'  iniita  almeno  per- 
t'ettamente  il  taglio  del  bulino  ?  Non  gia,  poiche  non  v'  e  ne 
il  tuono  del  bulino,  ne  la  fluidezza,  ne  la  nitidezza.  Si  fara 
almeno  piii  presto?  Neppure;  poiche  il  bulinista  appena  ba- 
stantemente  esercitato  fa  lo  stesso  in  minor  tempo  ed  assai 
nieglio  col  suo  stromento  a  cio  piu  adattato.  Perche  dun- 
que  ha  preferita  I'acquaforte  al  bulino  ne'suoi  intagli?  Perche 
non  fece  precedere  ai  proprj  lavori  bastante  e  continuato 
esercizio  iiel  maneggiamento  di  cjuesto  ferro ,  e  lo  reputo 
per  lui  iiitrattabile;  perche  prese  ad  imitare  il  process©  di 
Callot ,  il  quale  incideva  sulla  vernice  dura  e  con  punte 
consimili  facendo  mordere  il  rame  coll'  acquaforte  d'  aceto  _, 
e  nello  stile  di  Gallot  questo  metodo  riusci  mirabilmente ; 
perche  finalmente  la  voglia  di  rendersi  in  qualche  parte 
singolare  per  superata  diflicolta,  negli  artisti  ingegnosi  nasce 
fiequentemente  ed  e  ben  di  rado  compressa. 

I  suggerimenti  di  quest'  artefice  ,  il  quale  nel  modo  suo 
di  pensare  pose  ogni  cura  per  escludere  dall'  intaglio  in  rame 
I'uso  del  bulino,  non  solo  riescono  del  tutto  inutili  ai  gio- 
vani  incisori ,  ma  sono  assolutamente  dannosi ;  poiche  capo- 
volgono    il    sisteraa    gradatamente    trovato    dai    piu    celebri 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  VII 

calcografi,  ed  ora  per  intima  convinzione  basata  suU'espe- 
rienza  di  piu  secoli  adottato  generalniente. 

Dopo  r  uso  del  bulino,  col  quale  i  nostri  primi  padri  per 
lungo  tempo  intagliarono,  altri  inezzi  ed  akri  stromenti  furono 
ritrovati,,  perche  piu  facili  e  piu  conformi  al  vero  risukassero 
le  operazioni  calcografiche ,  dei  quali  mezzi  pailero  a  suo 
luogo  diffusamente  (*).  Diro  per  ora,  clie  Y  intaglio  per  mezzo 
deir  acquaforte  ha  naturalmente  certa  qual  ruvidezza  e  certo 
qual  moto  alquaato  serpentino  che  bene  s'  addice  alia  rap- 
presentazione  dei  corpi  di  lor  natura  ineguali,  scabri  o  fra- 
stagliati,  come  per  esempio  ai  terreni  incoki  e  selvaggi,  ai 
pezzi  d'  antica  rovina ,  ai  rozzi  tronchi  annosi,  alle  frondi , 
agli  sterpi ,  ai  peli ,  alle  barbe  ed  ai  capelli  irsuti,  a  tutto 
in  somma  cio  che  presenta  d'  irregolare  la  natura  soggetta 
all'  edacita  del  tempo.  Nelle  quali  cose  il  bulino ,  per  la  sua 
stessa  conformazione  e  per  la  sua  lentezza  nel  procedere 
sotto  la  mano  dell'artefice,  o  non  riesce  all'intento,  o  quando 
pure  vi  riesca,  essendo  fatto  pei  tagli  nitidi  ed  eguali,  appare 
sempre  stentato ,  pesante  e  faticato.  Abramo  Bosse  nulla  ha 
suggerito  per  indurre  1'  incisore  a  prevalersi  dell'  acquaforte 
pel  fine  cui  veramente  e  destinata ,  e  sforzossi  in  vece  di 
farla  servire  stranamente  a  simulare  il  bulino  con  moko  piu 
grave  fatica  e  con  esito  assai  inferiore.  Fortunatamente  questo 
novatore  calcografico  non  ebbe  proseliti ;  ma  dal  canto  suo 
egli  aveva  insegnato  col  suo  esempio  e  col  suo  trattato  di 
tagliare    gli    alberi    con    un    rasojo,  e  radersi  la  barba  con 

(*)  Sara  trattata  a  lungo  questa  materia  molte  stampe  a    migliore  intelligenza  dei 

nel    volume   II ,  il   quale   versera  intorno  precetti    che  vi    si    troveraano    in    grau 

alia  pracica  dell' arte,  e  sara  corredato  di  copia. 

Vol.  IV.  P.  U.  B 


VIII  INTRODUZIONE   ALLA    CALCOGRAFIA 

un'  accetta.  E  gia  tanto  dillicile  per  se  stessa  I'arte  nostra , 
clie  il  cercare  nuove  dillicoltd  non  lichieste  dalla  migliore 
indicazione  delle  cose  rappresentate  e  veramente  licenza 
imperdonabile.  Che  importa  saper  suonare  sul  violoncello 
con  indicibile  fatica  e  destrezza  qualche  pezzo  di  musica 
in  chiave  di  violino ,  quando  un  violinista  appena  medio- 
cre lo  eseguisce  assai  piu  facilmente  ed  assai  meglio  sul 
conveniente  suo  stromento  ?  I  circostanti  loderanno  a  cielo 
la  straordinaria  abilita  di  tal  sonatore  ,  ma  non  saranno  per 
questo  meglio  soUeticate  le  orecchie  loro ,  ne  pi{i  scosso  il 
loro  cuore. 

Meglio  scrisse  dell'  arte  nostra  Cochin  fi^Uo  nelle  sue  ag- 
giunte  al  trattato  di  Bosse.  Egli  s'estende  bastantemente  sulla 
pratica  della  vernice  moUe ,  ossia  di  cera ,  e  sulla  maniera 
d'usare  1' acquaforte  nitrica;  ne  indica  per  propria  sperienza 
gTinconvenienti  ed  i  mezzi  di  scansarli;  parla  assai  ragione- 
volmente  di  molti  fra  i  migliori  calcograti,  e  della  necessita 
di  ben  conoscere  il  disegno ;  ma  dedicatosi  preferibilmente 
air  incisione  in  piccolo ,  ossia  di  vignette ,  del  qual  genere 
r  acquaforte  e  la  base  principale_,  dice  poco  e  non  sempre 
giustamente  del  bulino  e  delle  infinite  modificazioni  del  suo 
taglio  ;  non  parla  die  di  punta  sclierzevole  e  spiritosa ,  ne 
v'  ha  incisore  per  lui ,  presa  complessivamente  tutta  la  storia 
calcografica,  clie  agguagli  il  valore  di  Stefano  Della  Bella 
suo  primario  prototipo. 

Giorgio  Venue  rispettabile  incisore  alia  maniera  nera,  alia 
punta  ed  anche  a  bulino ,  formo  un  catalogo  degT  incisori 
nati  o  stabiliti  in  Inghilterra  dal  principio  dell'  arte  fino 
a'  suoi  giorni ,  e  ne  diede  molte  c  scnsate  notizie ,  compi- 
late  poi  e  pubblicatc    in    buon    ordine    da   Orazio  Walpole. 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  IX 

Concorrevano  in  lul  grandi  numeri  per  giovare  in  alto  grado 
agli  artisti  calcografi  ed  agli  amatori  di  stampe,  e  vi  sarebbe 
riuscito  pienamente,  se  non  avesse  ristretto  il  suo  catalogo 
alia  sola  sua  patria. 

Pietro  Francesco  Basan,  mercante  di  stampe  in  Parigi, 
di  cui  abbiamo  un  dizionario  bastantemente  esteso  di  tutti 
gl'incisori  d'ogni  nazione  a  lui  noti,  fii  riputato  uno  de'piu 
grandi  conoscitori  di  stampe ,  ed  era  egli  stesso  incisore 
attivo  e  laborioso ,  avendo  lasciate  moke  stampe ,  se  non 
tutte,  almeno  in  gran  parte  di  sua  mano ,  ed  alcuni  lode- 
voli  rintagli  dalle  stampe  piu  rare  di  Rembrandt;  ma  quan- 
tunque  riuscisse  graditissimo  ed  anclie  giovevole  agli  amatori 
di  stampe ,  nol  fu  del  pari  agl'  incisori.  Egli  stesso  ebbe  a 
confessare,  clie  troppo  presto  avea  lasciata  la  professione 
d' incisore  da  lui  incominciata  presso  Fessard  e  Daulle,  non 
avendo  per  essa  la  necessaria  pazienza,  e  si  diede  al  com- 
mercio.  Non  pote  dunque  coll'  appoggio  della  propria  spe- 
rienza  entrare  in  tutti  i  misteri  dell' arte  nostra,  come  avrebbe 
potuto ,  se  avesse  continuato  esclusivamente  nell'  intrapreso 
esercizio.  Scrisse  giudiziosamente ;  ma  coi  principj  allora 
vigenti  in  Francia,  e  segnatamente  con  quelli  di  Mariette, 
ne  molto  penetro  nella  teorica  e  nella  pratica  dell'  arte. 

Pill  copioso ,  ma  non  per  questo  piu  vantaggioso  agli 
artisti  calcografi,  e  il  dizionario  biografico  degl' incisori  d'ogni 
tempo  e  luogo  di  Giuseppe  5f/aff  inglese,  buon  incisore  nel 
genere  d'acquercllo  e  di  punteggiatura.  Anch'egli  non  potea 
( limitato  a  questi  due  generi  d'  intaglio )  spingere  con  fon- 
data  e  pratica  cognizione  le  sue  osservazioni  sopra  altri  ge- 
neri assai  diversi  d'incidere  ed  assai  piu  ditBcili,  come  sul 
taglio  regolare  o  libero  del  bulino  e  dell' acquaforte.  JMolto 


X  IXTRODDZIONE    ALLA    CALCOGRAFIA 

si  trattenne  sulle  stanipe  antiche  e  rare ,  delle  quali  ha 
presentato  a'  suoi  leggitori  alcuni  rintagli  non  ispregevoli. 
Mostrossi  pago  d'  aver  potuto  impinguare  il  suo  catalogo  di 
gran  quantita  di  nomi  non  prima  dagli  altri  storici  registrati, 
e  cosi  pure  d'  altre  minute  ed  insignificanti  notizie ,  eh'  era 
forse  meglio  pretermettere.  In  sonnna  dal  suo  procedere 
emerge  meno  1'  artista,  che  il  semplice  amatore  dell'  arte. 

JMolto  sensatamente  scrisse  pure  dell'  arte  nostra  Adaino 
Bartsch,  ed  avea  di  che  farlo;  perocche,  oltre  I'essere  ispettore 
deiri.  R.  Gabinetto  di  stampe  e  disegni  in  Vienna,  era  ad 
un  tempo  abile  disegnatore,  ed  incisore  facile  e  spiritoso  in 
varj  generi  d'  intaglio.  Ma  quanto  espongono  gli  scritti  suoi 
pud  animare  bensi  da  molti  lati  i  giovani  incisori  a  svincolarsi 
dai  legami  d'  una  troppo  metodica  esecuzione  per  coghere 
la  natura  in  tutta  la  sua  energia ;  non  vale  pero  a  scortarli 
grado  grado  per  trionfare  delle  infinite  difficolta,  che  la 
qualita  del  cammino  frappone  ai  loro  passi  prima  di  giun- 
gere  alia  meta.  In  mezzo  poi  alle  varie  maniere  d'  incidere 
da  lui  praticate  sembra  aver  egli  data  la  preferenza  ai 
generi  piu  speditivi ,  come  all'  imitazione  degli  schizzi  a 
matita  ed  all'  acquerello,  ed  al  tratteggio  pittoresco  dell'ac- 
quaforte  quasi  nello  stile  di  Rembrandt,  nel  che  diede 
assai  pregevoli  saggi.  Percio  le  sue  riflessioni ,  quantunque 
giudiziose,  sono  piu  fatte  veramente  pel  pittore  incisore,  o 
a  meglio  dire  dilettante  d'  intaglio ,  che  per  1'  incisore  di 
professione. 

Da  pochi  anni  stampossi  in  Parigi  un'  opera  di  tre  volumi 
in  8.°  intitolata  AInnuel  cle  Vamateur  cVcstampes :  n  e  autore 
il  signor  Joabcrt  padre ^  il  quale,  come  Basan,  fu  prima  in- 
cisore ,  indi  si  diede  al  commercio  di  stampe.  E  questo  un 


DI  GIUSEPPE  LONGHI.  XT 

nuovo  dizionario  scelto  ( a  suo  dire )  dei  migliori  incisori 
finora  conosciud  d'  ogni  luogo  e  d'  ogni  etd ,  di  quando  in 
quaiido  conedato  di  moke  sagge  riflessioni  in  cui  si  ravvisa 
ad  un  tempo  e  1'  artista  ed  il  mercanie  di  lunga  sperienza. 
Oltre  la  rivista  in  ordine  alfabetico  dei  valenti  incisori  in 
copia  assai  superiore  a  quella  dei  maestri  da  me  presi 
ad  esame  e  qui  registrati,  1' indicazione  delF  epoca  e  del 
luogo  della  lor  nascita  e  morte ,  delle  scuole  che  fre- 
quentarono ,  delle  stampe  che  pubblicarono,  e  bene  spesso 
dei  prezzi  cui  salirono  in  varie  vendite  publ^liche  e  private 
tanto  in  Francia  che  fuori ,  egli  entra  in  ragionamenti  sulle 
bell'  arti  in  generale  e  sulla  nostra  in  particolare  ;  si  prova 
a  definire  troppo  metafisicamente  forse,  ed  al  certo  troppo 
sentenzievolmente  il  vero  significato  della  parola  genio  presa 
nel  senso  del  suo  idioma ;  parla  a  lungo  sulla  scoperta  del- 
r  impressione  calcografica,  e  per  quanto  finisca  col  lasciare 
indecisa  la  questione,  piu  ingegnosamente  che  giustamente 
si  mostra  propenso  per  attribuirla  alia  Germania;  porta  quindi 
le  sue  osservazioni  sullo  stato  generale  dell'  incisione  in  Eu- 
ropa ;  fa  rivivere  la  questione ,  se  1'  intaglio  preso  da  un 
quadro  ed  eseguito  a  tratteggio  per  mezzo  dell'  acquaforte 
o  del  bulino ,  o  dell'  una  e  dell'  altro  insieme ,  debba  dirsi 
copia  ovvero  traduzione ,  e  conchiude  non  essere  veramente 
ne  r  una ,  ne  1'  altra  ,  ma  pura  imitazione ;  non  riflettendo  , 
che  in  tal  caso  una  copia  esatta  e  la  piu  fedele  imitazione 
deir  originale ,  e  che  per  conseguenza  questo  vocabolo  imi- 
tazione^ strettamente  parlando,  non  esclude  ne  la  copia ,  ne 
la  traduzione  ;  tocca  in  seguito  di  volo  i  vantaggi  della  cal- 
cografia  ;  riguarda  piia  dannosa  che  utile  la  siderografia ,  ossia 

B* 


XII  INTRODUZIONE    ALLA   CALCOGRAFIA 

r  invenzione  di  Perkins  per  moltiplicare  non  solamente  le 
stampe,  ma  i  dpi  medesimi  di  modica  dimensione;  istituisce 
giudizioso  paragone  tra  1'  incisione  propriamente  detta  e  la 
litografia,  e  loda  finalniente  la  raacchina  di  Callet  per  iii- 
tagliare  piu  facilmente  e  con  piu  di  precisione  il  ciel  serenO;, 
r  architettura  ,  i  fondi  unid,  ecc.  Tutto  questo  con  bel  modo 
e  bel  garbo;  ma  fedele  al  dtolo  dell'  opera  sua  non  mai  si 
ferma,  se  non  per  incidenza  intorno  ai  precetd  teorico-pra- 
dci  dell'  arte  nostra  e  delle  arti  ad  essa  necessariamente  col- 
legate;  per  conseguenza  anch'egli  (com'altri  molti  scrittori) 
riesce  utile  non  poco  agli  amatori  di  stampe ,  pochissimo 
ai  giovani  incisori. 

Non  parlero  d'  alcun  altro  scrittore  calcografo  o  a  me  non 
ben  noto ,  o  non  meritevole ,  qual  si  -vorrebbe ,  d'essere  qui 
ricordato :  diro  soltanto  che  rimane  piu  d'  un  lato  nell'  arte 
nostra  tuttora  dagli  scrittori  intentato ,  o  per  lo  meno  non 
abbastanza  discusso  e  ridotto  a  solido  principio  per  migliore 
intelligenza  tanto  degli  ardsd,  quauto  degli  amatori,  e  questa 
lacuna  conviene  innanzi  tratto  riempire  rispetto  agli  artisti 
nella  considerazione,  che  giovando  a  questi ,  si  viene  per 
neccssaria  conseguenza  a  giovare  indirettamente  anche  agli 
amatori  dell'  arte ,  i  quali  vie  meglio  s'  istruiscono  e  s'  aff'e- 
zionano  ad  essa  leggendone  i  precetti ,  e  conoscendone  le 
dilTicolta  superate. 

Era  dunque  opportuno,  qualunque  io  mi  sia  per  merito 
incisorio,  che  un  uomo  consumato  nell' arte  in  varj  generi, 
ed  avvezzo  per  proprio  isdtuto  ad  istruire  altrui,  esponesse 
candidamente  le  pro[)rie  opinioni,  esaminando  le  gia  espo- 
ste,  adottandole  o  riformandole  ed  aggiungendovi  quel  piu, 
che    non   molto   prima    era    sconosciuto,    e    che    per   nuovi 


DI  GIUSEPPE  LONGHI.  XIH 

tentativi  e  nuovo  uso  degli  stromenti  rec6  all'  arte  facilita 
e  perfezione. 

E  prima  di  tutto  era  d'  uopo  difendere  questa  mirabile 
professione  dalla  bassa  opiriione,  per  non  dire  disprezzo,  in 
cui  si  sforzano  tenerla  alcuni  sedicenti  aniatori  e  coltivatori 
della  pittura,  onde  i  giovani  incisori  non  si  lasciassero  sco- 
raggiare  dalle  frivole  e  ripetute  loro  asserzioni,  il  die  ho 
fatto  nel  capitolo  I,  in  cui  parlo  deireccellcnza  di  quest' arte. 

Importava  parimente  di  porre  in  piena  luce  la  di  lei  som- 
ma  utilita  per  la  generale  istruzione ,  per  gli  artisti  tutti ,  per 
profitto  e  per  decoro  della  patria,  per  diletto  degli  amatori, 
per  guiderdone  de'  suoi  medesimi  coltivatori ,  onde  coUa  spe- 
ranza  di  largo  emolumento  raddoppiassero  di  lena  a  fine 
di  vincerne  i  piu  penosi  ostacoli ,  e  questo  pure  ho  dimo- 
strato  nel  capitolo  11. 

Era  ben  giusto  che  gl'  incisori  conoscessero  1'  antichita  ( se 
non  I'origine  )  dell' arte  loro,  e  per  quanto  si  puo,  come  e 
quando  seguisse  la  felice  scoperta  dell'  impressione  calco- 
grafica ,  e  chi  piii  probabilmente  ne  fosse  1'  inventore ,  e 
quanto  la  stampa  abbia  contribuito  a  perfezionare  1'  arte 
d'  incidere  in  rame ,  e  cio  forma  brevemente  il  capitolo  III. 

Si  rendeva  quindi  indispensabile  a  loro  norma  e  per  di- 
retto  loro  ammaestramento  passare  cronologicamente  dall'uno 
air  altro  de' principali  maestri,,  dividerne  le  diverse  epoche  , 
classificarli,  esaminare  le  migliori  loro  produzioni,  mostrare 
i  pregi  ed  i  difetti  di  quelli ,  se  non  altro,  die  piu  contri- 
buirono  da  qualche  lato  ai  progressi  dell'  arte  fino  ai  nostri 
giorni,  investigare  la  cagione  di  qualche  loro  aberramento, 
rivendicare  I' onore  d'alcuno  poco  valutato  dall'Encidopedia 
metodica ,  e  susseguentemente  con  pari  trascuranza  negletto 


XIV  INTRODUZIONE   ALLA    CALCOGRAFIA. 

ne'  dizionarj  posteriori  per  1'  abitudine  inveterata  degli  scrit- 
tori  di  copiarsi  1'  un  1'  altro  senza  verificare  1'  esposto ,  de- 
trarre  al  merito  di  taluno  oltre  ragione  encomiato  per  ag- 
giungerlo  a  tal  altro  troppo  severamente  colpito ;  e  tanto 
ho  esposto  nel  capitolo  IV. 

Ho  trovato  poi  coiiveniente  che  gV  incisori  e  gli  amatori 
di  stampe  riconoscessero  le  gravi  difficolta,  che  seco  porta 
r  esercizio  di  quest' arte,  perche  i  primi  nulla  ommettessero 
per  superarle  col  sapere,  col  coraggio  e  coUa  pazienza,  ed 
i  second!  si  rendessero  meno  esigenti  e  meno  severi  ne'  loro 
giudizj  suUe  opere  calcografiche,  condonando  di  buon  grado 
certe  niende  piu  imputabili  alia  natura  dell'  arte  che  all'  ar- 
tista ,  piii  al  pittore  die  all'  incisore;  su  di  che  versa  il  ca- 
pitolo V. 

Conseguentemente  il  capitolo  VI  indica  il  modo  piu  si- 
curo  di  trionfare  d' ogni  ostacolo,  mediante  preliminare  e 
continuato  esercizio  nel  disegno,  e  quale  esercizio  piu  con- 
venga  all'  incisore  ;  spiega  la  necessita  di  conoscere  fonda— 
taraente  le  proporzioui  e  le  forme  del  corpo  umano  ( che 
e  il  piu  difficile  a  rappresentarsi),  I'osteologia,  la  miologia, 
le  immutabili  regole  del  moto  e  dell'  equilibrio ,  la  prospet- 
tiva  lineare  ed  aerea,  i  segni  esterni  delle  passioni,  il  giuoco 
del  chiaroscuro  e  1'  armonia  generale. 

Fiiialmente  il  capitolo  VII  spiega  1'  iraportanza  di  ben  co- 
noscere non  solo  il  vero  ,  ma  il  vero  scelto  ed  il  bello ,  il 
che  e  la  perfezione  del  disegno  medesimo ;  quanto  giovino 
a  questo  fine  i  confronti ;  quanto  1'  esame  deUe  greche  scul- 
ture  ;  e  come  poi  dagli  estrerai  opposti  difetti  del  vero  si 
}>ossano  cavare  le  pure  linee  della  bellezza  in  ogni  parte 
del  corpo  uniano,  nelle  varie  eta  e  nelle  varie  circostanze. 


DI   GIUSEPPE   LONG  HI.  XV 

Sembrera  forse  ad  ogni  persona  sensata  essere  si  evidente 
la  necessita  per  un  incisore  di  ben  possedere  il  disegno,  che 
superduo  sia  lo  stendere  lungo  raglonamento  per  compro- 
varla ;  ma  sfortunatamente  la  mia  lunga  pratica  in  tale  pro- 
fessione  mi  fece  comprendere,  che  non  pochi  fra  grincisori 
ed  anche  fra  i  piu  distinti  per  meccanica  abilita  nel  trattare 
gli  stromenti  o  si  credono  abbastanza  forti  nel  disegno  in 
mezzo  alia  quasi  totale  deficienza  loro,  o  giudicano  vana 
fatica  e  peiTino  dannosa  alia  buona  riuscita  nell'  intaglio 
I'occuparsene  a  lungo.  Chi  mai  crederebbe,  che  un  incisore 
italiano  noto  per  moke  sue  produzioni  dicesse  francamente 
ad  un  mio  allievo  ,  il  quale  trovandosi  in  Roma  disegnava 
attentamente  e  diligentemente  da  un  quadro  di  Raffaello  a  se 
»  cosi  fate,  non  riuscirete  mai  buon  incisore  »?  Da  quest' er- 
roneo  principio  ne  viene  che  gV  incisori  di  tal  fatta  adottano 
uno  stile  d'  intaglio  a  loro  modo ,  e  quello  mantengono 
invariabile  per  tutta  la  vita ,  sicche  veduta  una  stampa , 
quant'  akre  ne  vedi ,  tutte  le  trovi  della  medesima  tempra 
e  rivestite  dello  stesso  monotono  artificio,  qualunque  sia  il 
diverso  carattere  degli  autori  ch'  essi  prendono  a  rappre- 
sentare.  Percio,  tranne  il  diff'erente  stile  di  comporre  dei 
varj  pittori,  che  a  loro  malgrado  in  quelle  stampe  rimane, 
quanto  all'  esecuzione  si  confondono  Corregglo  con  Miche- 
langelo ,  Raffaello  con  Rubens ,  Guido  con  Ribera ,  Dolci 
con  Rembrandt.  Ogni  lor  cura  e  rivolta  all' equidistanza 
del  tratteggio  ed  alia  disposizione  del  tratteggio  medesimo 
in  guisa  da  poter  incrociare  il  secondo  col  primo  taglio , 
e  quindi  il  terzo  col  secondo  uniformemente  ad  angolo 
acuto  di  45  gradi ,  ridotto  pertanto  il  tratteggio  incisorio 
alia    minore    sinuosita    possibile    anche   dove    il   rilievo  e  la 


XVI  INTRODUZIONE   AULA   CALCOGRAFIA 

prospettlva  delle  parti  esigerebbero  il  contrario ;  paraliz- 
zato  ogni  principio  d'  energia ,  di  gusto  e  di  vivacitii ,  mo- 
notonia insotlVibile  ,  stento  ,  freddezza ,  ed  in  luogo  d'  arte 
puro  mestiere.  La  facilita  acquistata  nel  processo  imrautabile 
da  essi  praticato  li  rende  spcditivi  ne'  loro  lavori  totalmente 
meccanici ,  e  producono  cosi  gran  numero  di  stampe  non 
pill  die  mediocri.  Non  e  mai  cli  essi  consultino  le  stampe 
dei  migliori  maestri ,  che  anzi  le  disprezzano ,  dicendole 
mancanti  di  stile ,  perche  non  vi  riscontrano  il  loro  usato 
sistema ;  ne  die  prima  d'  incominciare ,  oppure  dm'ante  il 
lavoro  stiano  meditando  sul  metodo  die  piu  convenga  te- 
nere ,  giacche  nel  loro  alcorano  e  gia  stabilita  per  qualun- 
que  intaglio  la  distanza ,  la  grossezza  e  la  direzione  del 
tratteggio,  fin  dove  si  debba  far  mordere  1' acquaforte ,  fin 
dove  debba  agire  la  punta  secca  ed  il  bulino;  ne  final- 
niente  die  disegnino  essi  stessi  dagli  originali  elie  vogliono 
pubblicare,  mezzo  tanto  vantaggioso  per  ben  intenderli  in- 
cidendo;  ma  si  valgono  sempre  all'  occorrenza  di  qualche 
diligente  pittore  o  disegnatore ,  commettendogli  perfino  il 
liicido  die  dcbbono  calcare  suUa  vernice,  e  ricorrendo  pure 
a  quello  per  ripassare  colla  matita  o  colF  accjnerello  le  prime 
prove  deir  intaglio,  onde  poterlo  meglio  terniinare.  Per  tal 
modo  questi  presuntuosi  operai  giustificano  dal  canto  lore 
la  bassa  opinione  in  cui,  come  si  disse  poc'anzi,  si  sforzano 
tenere  Y  arte  nostra  alcuni  pittori  o  sedicenti  amatori  della 
pitiura  o  ignari  dell'  arte  medesima ,  o  troppo  male  preve- 
nuti.  Ma  di  questo  non  piu. 

Dichiaro  essere  niia  intenzione  con  questo  trattato  di 
giovare,  se  il  posso,  direttamente  ai  giovani  incisori ,  agli 
amatori  indirettamente.  Quindi  sara  imputabile  a  grave   mia 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  XVII 

colpa ,  se  in  queste  niie  osservazioni  ed  in  questi  miei  pre- 
cetti  teorico-pradci  da  me  per  lungo  tempo  concepiti  e  matu- 
rati  saro  caduto  in  errore,  a  rischio  di  trascinarvi  I'inesperta 
gioventu  aflldata  alia  mia  direzione  ;  ma  saro  benignamente 
assolto,  se  per  caso  in  qualche  parte  della  storia  calcogra- 
fica ,  e  segnatamente  nella  breve  rivista  dei  piu  valenti  in- 
cisori  avro  mancato  ( il  che  non  credo)  intorno  allc~epoche, 
ai  luoghi ,  alle  scuole  ed  alie  varie  circostanze  ,  suUe  quali 
gli  antecedenti  scrittori  opinano  spesso  diversamente.  E 
giova  qui  sapere ,  che  nella  scelta  di  tali  maestri  ho  se- 
guito  il  solo  mio  sentimento ,  separando,  com' era  dovere  , 
nelle  produzioni  loro  il  merito  pittorico  dal  merito  inciso- 
rio ,  almeno  fin  dove  era  possibile ,  le  quali  cose  sogliono 
sempre  e  deggiono  anzi  confondersi  presso  gli  amatori,  cui 
basta  di  trovare  nelle  stampe  moke  bellezze ,  ne  loro  im- 
porta  sapere  a  quale  delle  arti  piu  appartengano  ;  ma  non 
presso  gl'incisorij  i  quali  amano  prenderle  ad  esempio  per 
r  arte  loro.  Egli  e  percio,  che  poco  mi  sono  fermato  sugli 
incisori  dell'  eta  prima  tanto  graditi  non  meno  a  molti  pit- 
tori  che  a  moltissimi  amatori ;  pochissimo  poi  sopra  tanti  pit- 
tori  ,  i  quali  in  modo  piu  pittorico  che  incisorio  intagliarono 
con  semplice  acquaforte  ed  a  foggia  di  schizzo  varie  loro 
composizioni,  stimabilissime  da  molti  lati ,  ed  istruttive  per 
chi  professa  la  pittura ,  quasi  nuUe  ( poche  eccettuate  )  per 
chi  si  dedica  alia  calcografia. 

Si  troveranno  sparse  in  quest'  opera  alcune  voci  non  re- 
gistrate  nel  codice  degli  Accademici  della  Crusca ,  i  quali 
nello  stimabilissimo  loro  vocabolario,  posando  sempre  sul- 
I'autorita  de'nostri  classici  scrittori  in  fatto  di  lingua,  e  re- 
putando  pienamente  esaurita  da  questi  tutta  1'  italiana  favella. 


XVIII  INTRODUZIOXE   ALLA   CALCOGRAFIA  DI   G.  LONGIII. 

(il  che  non  e,  ne  puo  essere),  come  adottarono  mold  anticlii 
vocaboli  caduti  allatto  in  disuso ,  cosi  ne  rigettarono  alcuni 
altri  moderni,  priiicipalmente  concernenti  le  scienze  e  le  arti 
liberali,  ch'essi  pure,  se  voglion  essere  intesi,  sono  costretti 
d' adoperare.  L'arte  nostra,  tanto  perfczionata  in  Francia  per 
cura  del  famoso  Colbert  sotto  gli  auspicj  di  Luigi  XIV,  ha 
dovuto  necessariamente  per  nuovi  stromenti  e  nuovi  artificj 
introdotti ,  mentre  1'  Italia  era  da  questo  lato  quasi  ancora 
neir  infanzia,  accrescere  (come  si  vede  nell'  Enciclopedia  me- 
todica)  il  dizionario  di  niolti  vocaboli  nuovi,  i  quali  non  pote- 
vano  essere  noti  ai  classici  nostri ;  ma  notissimi  sono  adesso 
agli  artisti  italiani:  vocaboli  tecnici,  de' quali  non  andera  guari, 
clie  qualche  nuovo  dizionario  a  pro  dell' arti  nostre  dovra  fame 
raccolta,  se  e  pur  vero  che  le  parole  siano  il  suggello  delle 
idee.  lo  quindi  in  tale  aspettativa  nel  raccogliere  si  fatti  vo- 
cal)oli  gia  riccvuti  dagli  artisti  della  nostra  penisola,  o  nel 
tradurli  da  straniero  idioma,  ho  procurato  di  mantenervi  il 
piu ,  che  per  me  si  poteva ,  1'  indole  dell'  italiana  favella. 


DELLA    CALCOGRAFIA 

PROPRIAMENTE  DETTA 


OSSIA 


DELL' ARTE  D'INCIDERE   IN  RAME 
PER   CAVARNE   LE    STAMPE 


GIUSEPPE  LONGHI. 


PARTE    TEORICA. 


Eccellenza  delV  arte. 

X  rendendo  a  ragionare  dell' incisione  in  rame,  alia  quale  da  ben 
otto  lustri  ho  dirette  le  mie  cure,  e  ch'io  professo  con  sempre  nuovo 
diletto  in  mezzo  alle  spine  end'  e  circondata ,  fii  mio  primo  pensiero 
lo  spogliarmi  di  quella  connaturale  prevenzione  die  favorevole  o 
contraria  suole  fiapporsi  alia  verita ,  alterando  e  corrompendo  ogni 
umano  giudizio.  II  perche ,  comunque  in  qviesta  bella  professione, 
quale  fu  ti'attata  dai  principali  maestri,  io  riconosca  rarissimi  pregi, 
non  ne  sar6  pertanto  panegirista  indiscrete,  ne  vanter6  il  mio  santo 
sovra  tutta  la  gerarchia  celeste.  E  tanto  piii  mi  asterro  da  si  in- 
giuste  vanterie ,  quanto  die  alia  pittura ,  alia  scultura  ed  all'  arclii- 
tettura  non  e  ancor  contrastato  il  titolo  di  primarie  fra  le  arti 
liberali ,  e  quest'  ultima  segnatamente  (  non  so  se  a  plena  ragione  ) 
fii  gia  da  antico  scrittore  proclamata  deU'  arti  reina ;  ond'  e  die 
piu    non   mi    riraarrebbe   fuorclie   confessarc    1'  arte    raia  minore  ben 


4  DELLA    CALCOGRAFIA 

anclie  di  quegli  stuJj  die  al  dir  di  Vitruvio  sono  gia  vassalli  della 
sua  architettura.  Se  non  che  tali  quistioni  di  preminenza,  per  cui  fra 
r  architettura  e  la  pittura,  fra  questa  e  la  scultura  nacque  contesa,  ed 
intorno  alle  quali  uomiiii  di  non  lieve  portata  I'olio  e  I'opera  loro 
pci-derono  ,  sono  in  fatto  si  iniitili  e  meschine,  che  I'esclusivo  triun- 
virato  sulle  arti  cui  furono  quelle  innalzate  nulla  oppose  alia  grande 
riputazione,  e  a  vero  dire  perfino  eccedente ,  in  cui  I'incisione, 
nierce  di  tanti  illustri  operatori ,  sali  gia  tempo  e  si  mantenne  presso 
ogni  colta  nazione.  Dissi  riputazione  eccedente,  ed  ingenuaraente  il 
ripeto ,  moltissimi  essendo  a'  nosti'i  giorni  i  quali  non  si  vergognano 
di  preferire  le  opei'e  del  bulino  a  quelle  del  pennello:  sconsiderati  a 
segno  d'  alienare  per  ogni  verso  le  ereditate  o  paterne  pinacoteche , 
in  senso  loro  oscure  e  meste ,  per  sostituire  ad  ornamento  piii  gajo 
deir  abitazione  le  moderne  stampe  si  nazionali  che  oltramontane ,  e 
pill  volontieri  oltraraarine :  il  che  non  dubito  io  stesso  d'  affermare 
come  cosa  contraria  al  buon  gusto  ed  alia  ragione,  ed  alle  arti,  alia 
patria,  non  che  a  loro  medesimi  sommamente  nocevole.  Egli  e  pero 
con  eguale  ingenuita  ch' io  debbo  soggiungere,  che  se  gli  appassio- 
nati  amatori  dell'  incisione  la  prepongono  talvolta  scioccamente  alia 
pittura,  similmente  fra  i  caldi  ammiratori  e  coltivatori  di  questa  molti 
vi  sono  non  meno  sragionevoli ,  i  cpiali  hanno  le  piu  belle  stampe  in 
non  cale,  valutandole  non  piu  che  copie  e  copie  per  mancanza  di  colore 
imperfette,  e  1' arte  difficilissima  che  le  produce  dicono  subalterna, 
e  quasi  ancella  della  pittura,  ed  e  ben  molto  se  arte  si  degnano  chiamar- 
la,  o  non  piuttosto  un  tedioso  meccanico  mestiere;  al  quale  improbo 
esercizio  sono  a  loro  dire  dannati  quegli  artcfici  pazienti  e  manuah, 
cui  la  natura  niadrigna  infuse  acqua  nelle  vene,  soffocando  in  essi  ogni 
scintilla  d'  immaginazione  e  del  divino  estro  creatore  :  ne  manco  re- 
centemente  un  Lanzi  ( scrittore  per  altro  commendevole ,  se  non  per 
fondato  giudizio  pittorico ,  die  anzi  di  questo  nelle  sue  decisioni  e 
frequente  penuria ,  alraeno  per  istorica  verita  e  ben  ordinata  sposi- 
zione )  di  chiaraare  il  secolo  decimottavo  secolo  di  rame  pel  favore 
accordato  all' incisione ;  e  ben  con  piii  acuto  motteggio  potea  forse 
intitolarlo  secolo  di  carta,  se  era  sua  intenzione  I'indicare  la  leggerezza 


,  DI  CroSEPPE  LONGIII.  5 

cd  il  meschino  gusto  de'  coUettori  di  stampe ;  ma  fortunatameiite  e 
r  una  e  1'  altra  antonomasia  sono  in  sostanza  si  ridicole ,  quanto  ridi- 
colo  sarebbe  1'  appellar  secolo  di  tela  o  di  legno  ii  mediceo  pel  van- 
taggio  che  derivonne  alia  pittura,  oppure  secolo  di  marrao  quello  di 
Pericle  per  le  infinite  mirabili  statue  che  ha  prodotte. 

A  siffatti  dileggiamenti  porse  motivo  la  scoraggiante  penuria  di  pit- 
toriche  comraissioni ,  per  cui  non  poclii  fra  i  pittori  languiscono  nella 
inerzia  e  nel  bisogno,  e  la  mal  fondata  opinione  di  questi,  che  ove 
le  stampe  cadessero  di  stima,  tornerebbero  le  pareti  a  ricoprirsi  dei 
loro  quadri.  Percio  i  pittori  sono  d'  ordinario  poco  favorevoh  all'  inci- 
sione:  non  gia  quelli  che  eccellenti  nell' arte  loro  abbondano  d'in- 
cumbenze  e  ne  traggono  largo  e  meritato  compenso ,  ma  quelU  che 
delle  proprie  ristrettezze  amano  incolpare  la  depravazione  del  gusto , 
non  la  loro  insufficienza  :  quelli  die  arditamente  ragionano  dell'  arte 
altrui  non  ben  conoscendo  la  propria:  quelli  finalmente  le  cui  opere 
non  avranno  la  sorte  mai  d'  essere  divulgate  ed  eternate  da  valenti 
bulini.  E  per  verita  costoro  s'  ingannano  a  partito ,  quando  credono 
che  il  comraercio  delle  stampe  pouga  ostacolo  alia  prosperita  della 
pittura;  che  anzi  e  manifesto,  che  che  si  dica  in  contrario,  non  mai 
essere  stati  portati  i  bei  dipinti  si  antichi  che  moderni  a  si  gran 
prezzo  come  air  eta  nostra,  in  cui  crebbero  1' un  venti  e  gVincisori 
e  gli  amatori  di  stampe  (*).  Altre  volte,  e  vero,  si  ricoprivano  tutte  di 

(*)  De'qaadri  moderni  bastera  citame  alcuni  dall'ora  defunto  Conte  Sommarlva,  e  rappresen- 

dal  principio  del  secolo  decimoaono  fino  a  questo  tante  una  radunanza  di  greci  artisti  per  giudi- 

giorno  comperati  in  Lombardia.  Di  quattro  ripe-  care  della  bellezza  uraana  sopra  varie  feramine 

tizioni  fatte  da  David  (o  per  meglio  dire  fatte  Ignude,  e  stato  valutato  dall'autore  al  commet- 

nel  suo  studio  e  da  esso  poi  alquanto  ripassate)  tente  cinquantaniila  franchi ,  ed  a  grave  stento 

da  un  suo  ritratto  equestre  rappresentante  Bo-  ne  fu  ridotto  il  prezzo  in  franchi  trentacinque 

naparte  sul  monte  S.  Bernardo,  una  fu  compe-  mila;  eppure  il  quadro  non  e  piu  che  mediocre 

rata    dalla    in    allora    repubblica    iuliana    per  ed  fe  tuttora  visibile  nella  villa  Sommarlva  sul 

duemila  luigi,  e  non  e  Topera  migliore  di  quello  lago  di  Corao.  Quanto  ai  quadri  de' tempi  an- 

insigne  artista.  La  copia  del  Cenacolo  di  Leo-  teriori  e  nota   la  somma  esorbitante  pagata    in 

nardo  da  Vinci  eseguita  dal  defunto  plttore  Ca-  Olanda  recenteraente  per  un  ritratto  di  semplice 

valiere  Bossi  fu  pagata,  compreso    il  cartone,  busto  dipinto  da  Rubens  e  conosciuto  sotto    la 

Ginquantaquattromila    franchi ,   e   questo    pari-  denominazione  del  cappello    di   paglia.    £    nota 

mente  non  fe  il  capolavoro  del  pittore.  Un  qua-  pure  la  forte  somma  pagata  in  Inghilterra  pel 

dro  d'  Errajue  ordinate  a  quel  pittore   siciliano  quadro  di  Sebastian©  del  Fiombo  esistente  ora 


0  DELLA    CALCOGKAFtA  , 

q\iatli-i  Ic  gallerie  dei  ricclii ,  e  purche  nessun  angolo  dellc  vaste  sale 
nudo  rimaiiesse,  e  serbata  vi  fosse  la  voluta  simmetria,  era  indifferen- 
teraeiue  accetto  il  biiono,  il  mediocre,  il  pessimo.  Allora,  raentre  erano 
assai  meno  compensate  le  piu  belle  dipinture,  iin  prezzo  pure  si  con- 
cedeva  alio  iiiferiori ,  queste  non  men  di  cpielle  tornando  all'  uopo. 
Credo  ben  io  che  si  stolida  usanza,  quando  ripullulasse ,  al  maggior 
numero  de'nostri  pittori  anderebbe  a  sangue;  ma  se  i  tempi  cangia- 
rono  in  meglio;  se  raffinatosi  il  gusto  per  le  arti,  la  mediocrita  pittorica 
non  trova  piu  compratori,  e  rara  d' altronde  e  1' ecceUenza ,  e  tanto 
costosa,  che  li  rattiene  dall' acquistare ;  se  ai  deboli  moderni  originali 
vengono  preferite  a  minor  costo  le  belle  stampe  tratte  dalle  opere  dei 
gran  maestri  della  pittura,  qual  colpa  ne  ha  1' incisione  ?  Ne  e  da  dire 
che  meglio  si  apporrebbero  gli  amatori,  se  in  vece  di  procacciarsi 
stampe ,  cominettessero  agli  artisti  copie  dipinte  di  quelle  stesse  opere 
insigni,  mediante  le  quali,  oltre  I'imitazione  dei  contorni  e  delle  ombre, 
avrebbero  pur  quella  del  colorito ;  poiche  rarissimi  sono  anche  i  buoni 


m  qtrella  pubblica  rcgia  pinncoteca.  Che  dir6 
poi  dei  prczzi  eccessivi  a  cui  saliroao  le  piccole 
uvole  di  Gernrdo  Daw,  di  Paolo  Potter,  di  Metzu, 
di  Terburg ,  di  Teniers ,  di  Van  Ostade  e  d'altri 
niolti '  CIic  diro  di  tant'  altri  pittori  dl  vario 
carattcre  e  di  varie  nazioni  ?  Clie  degP  Italiaai 
di  prira' ordine,  alcuni  de'' quali  vengono  riputati 
iaapprezzabili  ?  E  pare  1'  incisione  in  qucsto 
fratlempo  si  ditTuse  e  prospcro  piii  die  mai.  E 
dunqnc  prova  di  fatto  che  la  calcogratia  ben 
lungi  dal  portar  nocumcnto  iflla  pittura,  o  per 
uieglio  eipriiucrmi,  al  ben  esscre  dei  pittori ,  ha 
anzi  moUo  contribuito  a  uiigllorarne  la  condi- 
zioncj  e  La  ragionc  parini  evideatc.  La  calco- 
j^ralia  dissemiaaado  in  ogni  parte  per  mezzo 
dell' iutiuita  sua  riprndnzione  e  moliiplicazionc, 
e  qiiindi  a  mite  costo  Ic  opere  delParte  pittorica^ 
lia  potulo  iudnrrc  piu  tacitiuentc  le  persone 
duviziosu  d'  ogni  nnzione  ad  acquistare  alcune 
sue  produzioni :  la  comodita  d'  osscrvare  a  pro- 
prio  lalento  le  sumpe  coiupcrato  c  la  iiaturalc 
propantMNie  jwr  cio  tljc    si   possic-de    I'ccero   si 


che  grade  grado  que'  medesiml ,  i  quali  poco  o 
nulla  sentivano  del  vcro  e  del  bello  nelle  arti 
imitatrici ,  comiaciassero  col  confrouto  a  distln- 
guerne  il  pregio  ed  a  gustarlo.  Da  questo  passo 
il  novello  amatore  dovca  necessariamente  venire 
all'  altro ,  d'  anteporre  cioe  le  belle  stampe  alle 
mediocri,  sebbene  le  prime  gli  riuscissero  piu 
costose ,  ed  ecco  un  altro  passo  in  favore  della 
pittura ,  ed  e  quello  dl  non  avere  difBcolta  a 
sborsare  qualche  non  piccola  sommn  in  oggetti 
non  di  niera  necessita  o  di  mero  comodo,  ma 
di  solo  diletto.  Siccorae  poi  sotto  ogni  stampa 
per  Io  plii  sta  il  nonie  del  pittore  prima  di 
quello  deir  incisore ,  cosi  questi  nascenti  amatori 
coniinciarono  a  stimare  la  pittura ,  stesero  i  loro 
viaggi  per  auimirare  gli  originali  di  quelle 
stampe ,  li  gustarono  e  si  trovarono  inclinati  a 
possedcrne  a  seconda  de'loro  mezzi,  se  loro  ve- 
niva  il  destro  di  poterne  acquistare,  ovvero 
in  caso  diverso  ebbero  cura  in  vece  d'ordinare 
nuovi  qiudri  ai  pittori   viventi. 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  7 

copiatori  (e  ben  lo  sanno  grincisori  medcsimi,  allorche  per  la  distanza 
<le'luoghi  o  per  urgenti  loro  occupazioni  abbisognano  deiraltrui  mano 
per  aver  copic  disegnate  o  dipinte  ),  e  qucgli  stessi,  die  piii  farcbbero 
al  caso,  sdegnano  di  occuparsene,  o  se  pure  avviene  che  ne  assnmano 
I'incarico,  le  loro  copie  vengono  a  costare  naturalraente  assai  piii  delle 
opere  del  buliuo,  la  cui  moltiplicazione  per  mezzo  della  starapa  ne 
facilita  ii  prezzo.  Oltre  di  che  non  a  torto  inclinano  gli  amatori  a 
posscdere  in  uu  sol  pezzo  il  fiore  delle  due  arti ,  1'  opera  cioe  di  soramo 
pittore  tradotta  da  sommo  incisore,  il  che  nelle  copie  dipinte,  per  belle 
che  siano ,  non  puo  intervenire. 

E  qui  torna  in  acconcio  il  ben  distinguere  in  fatto  di  pittura  copia  da 
txaduzione.  lo  dico  quella  essere  copia  la  quale  viene  eseguita  coi  mezzi 
deir  arte  medesima  producitrice  dell' originale,  e  quella  dico  traduzione 
dove  il  lavoro  di  un'  arte  si  riproduce  coi  mezzi  di  un'  altra  totalmente 
differente.  Avvi  certamente  in  ambedue  queste  riproduzioni  molto  di 
comune ;  ma  molto  altresi  di  particolare  in  ciascheduna.  Entrambe 
danno  a  presupporre  un  archetipo,  non  nella  natura,  che  allora  sa- 
rebbcro  originali  imitazioni;  ma  nell'arte  medesima  preesistente.  Eguale 
si  e  lo  scopo  loro ,  quello  cioe  di  dare  la  migliore  idea  possibile  dei 
sommi  esemplari  dell' arte  a  chi  non  gli  ha  veduti,  o  di  richiamarli 
vivamente  alia  memoria  di  clii  veduti  avendoli  non  puo  rivederli  a 
suo  grado.  Eguale  pure  e  1'  obbligo  di  mantenere  inviolata  1'  inven- 
zione,  la  coniposizione,  1' espressione ,  la  proporzione,  il  chiaroscuro 
e  la  prospettiva  dell'  originale.  Ma  qui  la  copia  soltanto  continua  ad 
essere  necessariamente  servile,  ne  puo  non  attenersi  anche  alia  varieta 
ed  arraonia  delle  tinte,  alia  spessezza  o  lluidita  del  colore,  alia  liberta 
o  fusione  del  tocco  e  perfino  all'  andamento  del  pennello ,  servendosi , 
per  quanto  lice  scoprire,  degli  stessi  ingredienti  ed  olj  e  terre  e  chi- 
mici  composti.  La  traduzione  al  contrario  ti'ova  ne'  varj  mezzi  della 
differente  arte  sua  di  che  supplire  in  modo  tutto  proprio  alia  man- 
canza  de' mezzi  identici.  In  una  parola  la  copia  e  strettamente  legata 
air  originale  e  nella  sostanza  e  nel  modo ;  la  traduzione  e  vincolata 
alia  sostanza ,  hbera  nel  modo.  Tant'  egli  e  vero  che  se  io  vedr6  piii 
copie  d'mi  originale  a  me  sconosciuto,  in  parte  od  in  tutto  fra  loro 


8  DELL  A    CiJLCOGRAFIA 

dissiinili,  dirb  con  certezza  die  o  tutte  sono  infedeli,  o  fedele  non  ^ 
die  una  sola;  ma  se  riscoiitrerb  differenza  in  altrettante  traduzioni, 
non  per  questo  potro  tacciarle  d'  inesattezza ,  purche  siano  equivalenti 
quail  to  al  disegno  e  soltanto  diverse  nel  rispettivo  artificio  (*). 


(*)  Noa  fe  nuova  qnesta  opiaione  riguardo 
alle  opere  calcograliche,  di  considerarle  cioe  noa 
copie ,  ma  traduzioni ,  quando  per  esse  venga 
riprodotto  un  quadro  gia  esistente.  Tra  gli  altri 
Gessner,  Diderot,  Hagedorn  e  Watelet  la  so- 
stennero  con  evidenti  ragioni.  Recentemente 
pero  ho  trovato  nel  discorso  preliminare  sulla 
incisione  in  ranie  posto  in  fronte  al  tomo  III 
della  grande  edizione  del  Museo  francese  di 
Robillard  un'opinione  del  tutto  contraria,  con- 
fcrmata  poi  dal  signer  Joubert  ( padre  )  nel  suo 
nianuale.  Poca  sorpresa  mi  fece  il  pcnsamento 
del  signer  Emcric-David,  Icggiadro  scrittore , 
lua  estraneo  alia  professione  calcografica ;  mol- 
tissima  in  vece  quelle  del  signer  Joubert,  essendo 
egli  incisere ,  quanto  conoscitore  di  stampe  e 
perfino  de'  varj  prezzi  cui  sone  in  varj  tempi 
salite.  Ma  si  Tune  clie  T  altro,  rispettati  scrit- 
tori,  i  quali  in  molte  parti  coincidene  perfet- 
tamente  celle  radicate  mie  opinioni,  in  questa 
non  mi  seppere  col  lore  raziocioio  persuadere. 
Poiclie  o  Ijisogna  escludere  onniaainente  in  fatto 
d  arti  la  parola  traduzione ,  o  amniettendola 
bisogna  assolutamente  applicarla  all' incisione 
del  gran  genere.  Escluderla  dalle  art!  e  volere 
tutta  riservarla  alia  sola  parte  letteraria  e  tx-oppo 
stringere  il  campo  alio  uniane  idee.  E  vero,  die 
questa  vece  si  applied  dapprima  esclusivamente 
alle  cose  letterarie  per  significare  il  trasporto 
degli  slessi  concetti  da  una  lingua  in  un'altra  , 
il  die  in  alcun  mode  copia  non  pu6  dirsi.  E 
andie  vero  per  conseguenza  che,  strettameutc 
pnrlande,  a  questa  sola  operaziene  conviene  il 
titole  di  traduzione ;  ma  se  ragionando  sulle 
arii  ci  fosse  negate  il  servirsi  di  molte  voci  e  di 
luolie  espressioni  proprie  di  tutt'altro  die  dei 
quadri,  delle  statue,  dellc  stampe  ccc,  di  qiianti 
»critti  comparvcro  ia  questa  materia,  noa  ve  ne 


sarebbe  alcune.  Si  dice  comunemente  fra  gli 
artisti  e  gli  amatori :  quella  stampa  e  ben  vel- 
lutata,  e  pure  questa  parola  in  istretto  senso 
non  e  applicabile  che  ai  soli  drappl.  Si  dice 
annonica  o  disarmonica ,  e  pure  il  vero  senso 
di  questa  voce  riguarda  soltanto  1'  udito.  Si  dice 
morbida  o  dura ,  liscia  od  aspra ,  e  pure  queste 
voci  non  riguardane  die  il  tatte.  E  cost  petrel 
dire  d'  infiniti  altri  vecaboli  non  direttamente , 
ma  per  semplice  analogia  esprimentt  le  bellezze 
od  i  difctti  delle  opere  d'  arte.  Dae  soli  voca- 
boli  aggiunger6  tratti  in  vece  dalla  pittura  e 
per  verita  molto  stranamente  applicati  alla^  mu- 
sica  ed  alia  poesia ,  il  chiaroscuro  ed  il  colo- 
rito,  e  non  pertanto  queste  forzate  espressioni 
pel  nesso  delle  idee  sono  generalmente  accolte 
e  ben  intese.  Ora  se  dalla  pittura  si  traggono 
simili  vecaboli  per  meglio  esprimere  le  qualita 
di  un'  arte  ben  diversa ,  o  dell'  immaginosa  let- 
teratura ,  perche  con  tanta  sofistidieria  si  vorr.i 
inipedire  che  altre  voci  si  prendane  dalle  scien- 
tifiche  e  letterarie  discipline  per  rischiarare  le 
idee  concernenti  la  pittura  ?  Non  si  puo  dunque 
caucellare  dal  linguaggio  delle  arti  del  disegno  la 
parola  traduzione  senza  prima  proscrivere  da 
ogni  lingua  i  traslati,  le  metafore ,  le  allegorie. 
Glie  se  traduzione  si  puo  dire  nelle  arti  quando 
la  composizione  J  T  espressione ,  il  chiaroscuro  e 
le  forme  d'  un  quadro  vengoiio  traspertate  ideu- 
tlche  (  o  almeno  coll'  obbligo  e  coll'  intenzlone 
di  rappresentnrle  tali)  in  altra  arte  diversa  e 
con  diverse  arti£cio  di  meute  e  di  mane ,  non 
saranno  le  buone  stampe  tratte  dai  migliori 
dipiuti  vere  traduzioni  ?  L'  autore  d'  un'  opera 
letteraria  esprimc  i  suol  concetti  per  mezzo 
di  parole  e  di  frasi ;  1'  autore  d'  un  quadro  gli 
esprime  per  mezzo  del  centorno,  del  chiaro- 
scuro ,  del  colorito ,  ed  ecco   la  sua  lingua.  II 


I 


DI  GIUSEPPE   LONGIII,  9 

Ora  se  le  indicate  qualitu  si  riscontrano  pienamente  nelle  opere 
deli' incisione  in  raine,  parini  dimostrato  clie  le  belle  stampe,  ben  lungi 
daU'essere  copie  per  difetto  di  colore  imperfette,  sono  anzi  belle  tra- 
duzioni  di  belle  opere  pittoriche  (quando  non  siano  di  propria  com- 
posizione),  e  sono  tanto  piu  stiniabili  in  qnanto  che  in  ci6  che  con- 
cerne  all'  arte  nostra  hanno  una  parte  incontrastabile  d'  originalita.  E 
siccoine  nelle  traduzioni  letterarie  la  frase  ed  il  vezzo  di  lingua  sono 
originali  e  proprj  del  tradiittore,  cosi  originale  debb'essere  nell' in- 
cisione I'infinita  modificazione  del  lavoro  che  il  calcografo  presceglie, 
dispone  ed  applica  non  indifferentemente  al  caso.  Originale  e  certa- 
luente  lo  stile  di  quell'  intaglio  di  cui  pronunzio  1'  artefice  prima  di 
leggervi  il  nome.  Originale  1'  ardua  invenzione  del  calcolato  moto  dci 
tagli,  che  tanto  contribuisce  da  solo  indipendentemente  dal  chiaroscuro 
ad  indicare  la  forma  e  I'azione  de'muscoli,  la  sinuosita  delle  pieghe, 
il  rilievo  di  tutte  le  parti.  Originale  la  varia  intersecazione,  grossezza 
e  distauza  del  tratteggio ,  per  cui  mezzo  quest' arte  mirabile,  modifi- 
cando  in  mille  guise  i  solchi  del  suo  stromento,  produce  sul  nervo  ottico 
si  variate  sensazioni,  che  non  solamente  rappresenta  I'opacita  o  traspa- 
renza,  la  scabrosita  o  lucidezza,  la  durezza  o  morbidezza  de'corpi, 
ma  giunge  perfino  colla  sola  tinta  nera  ad  cmulare  le  proprieta  del 
colore.  Prova  di  questa  specie  d' originalita  inseparabile  da  quest' arte 
traduttrice  si  e  che  vanta  anch'essa  delle  copie  tratte  da'suoi  lavori. 


traduttore  del  lihro  quanto  puo  meglio  ne  cangia  qualche  pezzo  da  lui  copiato  da  un  altro  origi- 

le  parole  e  le  frasi,  sostitueiidoae  altre  U'egual  nale.  Clii  scrivendo  segue  lo  stile  d'altro  scrittore 

sigQificato  nella  propria  lingua  ;  1'  incisorc  d'  im  dicesi  imltatorc,  ed  iniitatore  si  dice  egualmente  di 

quadro  ne  conserva  il  contorno  ed  il  chiaroscuro,  clii  dipingcndo  segue  lo  stile  d' altro  pittore.  E  a 

e  sostituisce  al  colorito  il    variato ,  seducente,  proposito  di  stile,  noa  k    questo    un    vocabolo 

mirabile  artificio  del  tratteggio ,    tutto    proprio  tutto  letterario ,  con  cui  si  spiega  il  modo  d'ar- 

deU'arte  sua.  Dunque  e  traduttore.  Clii  ripro-  chltettare,  I'ornare,  comporre,  disegnare,  di- 

duce  un  lihro  nella  raedesima  lingua  e  copista,  pingere,   scolpiie,  ed  incidere  de' principali  ar- 

ed  e  copista  del  pari  chi  riproduce  un  quadro  tisti?  E  fra  tanti  vocaboli  proprj  della  letteratura, 

coi  medesimi  mezzi  deir originale,  die  sono  la  e  si  feliceraente  adottati  nel  linguaggio  delle  arti, 

lingua  del  pittore.  Chi  introduce  in  un  proprio  qucllo  solo  di  traduttore  sara  negato  all'incisore' 

scritto  qualche  paragrafo  d'  altro  libro  anteriore.  Mi  sono  alquanto  diffuse  in  questa  nota ,  pcrclie 

e  lo  da  per  suo,  e  plagiario,  e  lo  e  pure  quel  su   questo   periio    s'aggirano    in   gr.an  parte  le 

pittore    il    quale    incastra   nel    proprio  quadro  seguenti  uostre  osservazioni. 
Vol.  IV.  P.  II. 


10  DELLA.   CALCOGRAFIA 

Tali  sono  i  mold  rintagli  che  in  ogni  tempo  si  fecero  e  tuttora  si  fanno 
dalle  stampe  migliori ,  e  talvolta  esatti  a  segno  da  illudere  bene  spesso 
i  piu  oculati  raccoglitori.  Prova  si  e  pure,  che  dallo  studio  indefesso 
della  natiu-a,  dell' antico  e  de'raigliori  dipinti  puo  formarsi  un  buon 
disegnatore  ,  un  buon  pittore  ;  ma  senza  aggiungervi  I'esame  accurato 
delle  migliori  produzioni  calcografiche  niuno  potra  mai  diventare  buon 
iucisore.  Prova  irrefragabile  si  e  finalmente,  che  I'incisore  trae  tutto 
il  suo  artificio  dal  solo  suo  genio,  e  tanto  piu  originalmente,  quanto 
che  si  cercherebbe  invano  nelle  altre  arti  imitatrici  della  natura  o 
iiella  natura  medesima. 

Ma  questa  tutta  mentale  concezione  ed  artificlosa  ordinanza  di  lavoro 
costituente  una  si  bella  proprieta  dell'  incisione  e  ella  poi  conforme  al 
vero ,  o  non  piuttosto  uu  effetto  d'  arbitraria  convenzione  ?  Certa- 
mente  la  natura  non  si  presenta  ai  nostri  sguardi  ne  coperta  di  varie 
falangi  di  liuee ,  ne  attraverso  d'  una  rete ,  ne  seminata  d'  infinita  pun- 
teggiatura;  e  sotto  questo  aspetto  sembra  che  si  dovrebbe  proscrivere 
ogni  genere  d' incisione,  ed  appena  1' intaglio  cosi  detto  a  funio  (che 
pure  e  valutato  il  meno  dagl' intelligenti )  sarebbe  tollerabile  per  la 
finezza  quasi  impercettibile  della  sua  granitura.  Prima  pero  di  pronun- 
ciare  tale  sentenza  e  da  osservarsi  che  quando  non  soffra  alterazione 
la  natural  forma  de'corpi,  le  arti  imitatrici  hanno  molte  bellezze  d'ese- 
cuzione  che  non  si  riscontrano  ncUa  natura.  Cosi  la  natura  umana  sotto  i 
raggi  della  luce  non  e  mai  tutta  d'un  sol  colore,  ovvero  senza  colore, 
ne  per  questo  sono  dannabili  i  dipinti  monocromati,  i  disegni,  le  statue. 
Cosi  pure  veggiamo  nella  natura  i  peli  ed  i  capelli  ove  piii  ed  ove 
meno  leggermente  ed  insensibilmente  sfumai-e  nell'aria,  ne  perci6  e 
riprovata  la  scultura,  se  non  potendo  altramente  li  ravvolge  in  solide 
masse  nella  superficie  loro  costantemente  circoscritte.  E  quel  tratteggio 
spiritoso,  sia  di  penna,  sia  di  matita,  che  tanto  amiamo  ne' disegni 
de'gran  maestri,  e  quello  stesso  tocco  ardito  e  facile  giro  dipennello, 
non  ultimo  pregio  de' classici  dipinti,  si  trova  egli  nella  natura?  Che 
diro  poi  di  tutto  ci6  che  forma  I'ornato  architettonico ,  il  quale  si 
scosta  dalla  natura  non  solo  nel  modo  d'  eseguire ,  ma  nella  forma 
medesima?  Che  di  que' triglifi  e  metope  e  dentelli  ed   ovoli   e   volute 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  II 

e  caulicoli  ed  ippof^rifi  e  candelahri  e  ripetuto  esattissimo  giro  di 
fogUe  d'  ulivo  o  d'  acanto  ?  Qual  tipo  haii  questi  oggetti  nella  natura  ? 
Nacque  mai  senz' opera  iimana  uii  capitello  qualuiiqne  o  corintio  o 
jonico  o  dorico  o  toscano  o  gotico  od  arabesco?  Qual  k  quel  tronco 
d'albero  si  ben  tornito  ed  esattamente  cilindrico  o  conico,  i\  quale  ben 
rappresenti  una  proporzionata  colonna  e  tanto  meno  I'equidistante  dorica 
o  corintia  scannellatura  ?  Eppure  chi  neghera  essere  rarcliitettura,  se 
lion  regina,  onore  certamente  delle  arti  liberali  non  meno  che  delle 
meccaniche  ?  Non  e  dunque  ragion  sufficiente  per  tacciare  d'  arbitrario 
Tartificio  incisorio  il  dire  che  la  natura  non  ci  si  mostra  sotto  lo  stesso 
artificio.  Che  iraporta  il  non  trovarlo  nel  vero,  quando  il  vero  per  esso 
i  si  bene  rappresentato  ?  quando  vi  e  si  strettamente  congiunto  che 
non  e  dato  all'incisore  lo  svolgerlo  a  caso  o  ad  arbitrioj  deviando 
dalle  regole  dell' arte  impreteribili ,  stabilite  da  quasi  quattro  secoli  sul 
buon  gusto  e  suUa  ragione  ?  Imperocche,  siccome  il  pittore,  volendo 
esprimere  un  dato  oggetto,  non  puo  servirsi  a  caso  di  tutte  le  tinte 
che  ti'ova  suUa  sua  tavolozza,  ma  quelle  gli  e  forza  prescegliere  che 
pill  souo  consentanee  alia  natura  dell' oggetto  medesimo;  cosi  male 
opererebbe  quell'  incisore  il  quale  awisasse  di  potere  senza  riguardo 
usare  delle  varie  specie  di  trattcggio  che  I'arte  gli  somministra,  per 
applicarle  indistintamente  a  qualsivoglia  rappresentazione.  Non  e  uomo 
m  fatti  si  grossolano  il  quale  non  conosca  quanto  sconcio  sarebbe 
I'impiegare  linee  staccate  e  grosse  per  incidere  la  regione  dell' aria, 
e  serrate  e  sottili  per  un  terreno  di  primo  piano,  ovvero  ruvido  e 
largo  segno  d'acquaforte  per  una  lucida  armatura  o  cristallo,  e  liscio 
ed  unito  taglio  di  bulino  per  una  rozza  pietra  o  vecchio  tronco  d'albero, 
o  finalraente  un  taglio  interrotto  e  semigranito  pet  raso  ,  pel  velluto  e 
per  le  moUi  chiome,  e  nitido  e  fluido  per  la  porosita  delle  carnagioni. 
Non  sarebb'egli  un  contraffare  alle  leggi  dell' ottica  e  della  natura? 

Se  altro  non  dicessi,  avrei,  credo,  gia  messo  in  piena  luce  il  raerito 
deH'incisione,  e  dissipate  le  controverse  opinioni,  suUe  quali  era  prezzo 
deir  opera  il  riandare:  ancora  pero  rimane  una  forte  opposizione  ten- 
dente  ad  urailiarla  piii  che  mai,  ed  e  che  le  si  nega  quel  vanto  d'in- 
venzione   che    tanto  pregio  aggiunge  alia  pittiu-a  ed  alia   scultura.  Al 


12  BELLA    CALCOGRAFIA 

die  per  adeguataracnte  rispondere  mi  converrebbe  qiii  citare  la  lunga 
serie  di  quegl' incisori,  i  qiiali  all' acquaforte  od  al  bulino  iiitagliarono 
dalle  propria  invenzioni,  e  particolannente  i  piii  antichi,  le  cui  stampe 
sono  quasi  tutte  originali  e  nella  esecuzionc  e  nel  pensiero.  Ma  queste 
cose  di  mero  fatto ,  die  iiiun  conosdtore  puo  niai  poire  in  dubbio,  e 
ogiiuno  die  il  voglia  verifica  facilniente ,  vcrraniio  da  me  in  seguito 
esposte  dove  parlerd  dell'origine  dell' arte  e  de'suoi  progressi.  Per  ora 
mi  basti  il  domandare  qual  sia  il  divieto  die  inipedisca  all'  incisore 
di  pubblicare  soggetti  di  sua  immaginazione ,  o  quale  I'obbligo  d'at- 
tenersi  alia  sola  traduzione  degli  altrui  concetti.  Che  da  gran  tempo 
aiiche  gl' incisori  valcnti  piii  si  esercitino  nell'eseguire  die  nel  com- 
porre,  aniando  meglio  di  moltiplicare  a  preferenza  delle  propiie,  le 
opere  dal  consenso  de'  secoli  qualificate  per  classiche ,  non  prova  gia 
die  la  natura  dell' arte  tolga  a'suoi  seguaci  la  facolta  di  creare,  mentre 
da  loro  quella  di  moltiplicare ;  bensi  cio  non  essendo  per  loro  stessi 
e  per  le  arti,  ^  gran  vantaggio.  Per  loro  stessi,  poiclie  grintclligenti 
preferendo  a  giusto  titolo  le  produzioni  de'piii  celcbri  autori  alle  mo- 
derne,  quantuncpie  stimabili,  non  e  maraviglia ,  se  dall' intaglio  di 
un'opcra  universalmente  nota  e  celebrata,  ben  piii  che  da  quello  tratto  da 
mia  propria  composizione,  torna  all'  incisore  incomparabile  emolumento. 
Per  le  arti  poi  vie  meglio ,  stante  die  uno  dei  piu  importanti  servigi 
renduti  loro  dall' incisione,  quello  e  certamente  di  procurare  agli  artisti 
d'  ogni  classe  e  d'  ogiii  luogo  la  piii  agevole  e  pronta  conoscenza  di 
quaiito  v'  ha  di  piii  bello  ed  istruttivo  nelle  opere  delle  arti :  il  quale 
vantaggio  tosto  svanirebbe,  se  la  smania  di  mostrarsi  creatore  si  comune 
in  oggi  anclie  alia  piii  inesperta  gioventii  invadesse  1'  amor  proprio 
degl' incisori  e  li  rendesse  orgogliosetti  cotanto,  die  le  proprie  cose 
ai  sommi  esemplari  anteponendo  empiessero  di  loro  stessi  esclusiva- 
mente  tutta  I'Europa  (*).  Ne  questo  e  tutto.  I  primi  intagliatori  in 
rame  vissero  ad  un    tempo    in    cui    i    primi   luminari   della   pittura  o 

(*)  Veggasi  il  capitolo  dove  si  tratta    della  tinul  abbo/.zi  ua  tempo  prezioso,  che  dovrehbe 

necessica  del   disegno    e    del    gravissiino    danno  meglio  impiegarsi  nell' esercizio    d' un' accurata 

che  deriva  alle  arti  dalla    moderna    smania    di  eseciizioue,    maacante    troppo  spesso  aache  ai 

improvvisare  io  pittura   e  di  perdere   in  con-  piii  ingegaosi  artisti  viventi. 


DI   GIUSEPPE   LONGin.  l3 

non  esistevano,  o  la  fama  loro  non  era,  come  adesso,  universalracnte 
stabilita ;  per  conseguenza  potcvan  essi  non  offendcndo  la  modestia  pub- 
blicare  colle  stampe  loro,  sicconie  fecero,  i  soli  parti  del  loro  gcnio. 
Ben  divcrsa  la  cosa  e  al  presente.  La  riputazione  di  Leonardo,  di 
Michelangelo,  di  Raffaello,  di  Correggio,  di  Tiziano  c  di  tant' altri  e 
tale  ormai  da  giudicarli  inarrivabili ,  se  un  liinite  si  conoscesse  pre- 
scritto  alia  perspicacia  dell'  umano  intelletto ;  non  pu6  dunque  1'  in- 
cisore  senza  taccia  di  presnnzione  posporli  a  se  medesirao  nella  scelta 
delle  opere  da  illustrarsi  col  suo  biilino.  Lode  sia  dunque  ai  nostri 
incisori ,  se  diffidando  di  non  gia  poter  superare ,  ma  neppure  emu- 
lare  le  opere  lasciateci  da  que'  grand'  uomini ,  liraitano  gli  sforzi  loro 
a  tradurle  quanto  meglio  per  loro  si  puo,  ed  irapiegando  il  tempo 
nel  perfezionamento  dell'  esecuzione  abbandonano  cpxasi  ogni  tenta- 
tivo  di  iniove  composizioni. 

Eglino  per6  in  questa  guisa  operaudo,  mentre  servono  mirabilmente 
air  istruzione  degli  stessi  pittori,  danno  loro  argoraento  di  credere  mal 
a  proposito  die  1' incisione  dipenda  interaraente  dalla  pittura,  e,  come 
gia  dissi,  quasi  ancella  le  sia.  Ma  1' incisione  deriva  bensi  dal  disegno, 
lion  gia  dalla  pittura  :  da  quel  disegno  die  e  padre  di  ogni  arte  li- 
bcrale,  e  quindi  della  pittura  medesima.  Di  la  comincia  sempre,  qua- 
lunque  sia  per  essere  I'artista,  e  giunto  a  segno  di  ben  conoscere  per  di 
lui  mezzo  la  forma  e  la  proporzione  degli  oggetti,  o  prende  il  pen- 
nello  o  lo  scalpello  od  il  bulino ,  vince  con  nuovo  esercizio  le  diffi- 
colta  inerenti  al  nuovo  suo  stromento,  e  quanto  e  miglior  disegnatore 
emerge  quasi  sempre  miglior  pittore,  scultore,  incisore.  Di  quest' ul- 
tima classe  moltissimi  furono  celeberrimi,  i  quali  non  seppero  dipin- 
gere ;  ma  nessuno  vi  fu ,  il  cpiale  tanto  almeno  non  conoscesse  il  dise- 
gno, quanto  nell' esame  delle  sue  stampe  se  ne  riscontra.  Che  piii? 
senza  la  pittura  sussisterebbe  egualmente  1' incisione;  ma  senza  il 
disegno  cesserebbcro  del  pari  e  1' incisione  e  la  pittura. 

Riassumeudo  il  fin  qui  detto,  e  dunque  1' incisione  una  lira  le  belle 
arti  al  pari  d'  ogni  altra  dipendente  dal  solo  disegno :  nqn  esclude  in 
chi  la  professa  lo  sviluppo  deH'immaginazione,  ma  lo  dissuade.  Quando 
prende  a  pubblicare  i  dipinti   piu   famosi,  essa  e  originale   nella  sua 


1 4  DELLA   CALCOGRAFIA 

esecuzione:  traduce,  non  copia:  giova  alia  pittura,  non  serve.  £  mi' ar- 
te ill  somnia  minor  sorella,  se  vuolsi,  della  pittura,  ma  pur  sorella  • 
arte  legata  beiisi  piii  che  le  altre  a  molta  e  miiiuziosa  parte  mecca- 
iiica,  ma  per  altro  da  troppo  piu  che  semplice  mestiere:  arte  se  tu 
riguardi  alia  piii  stretta  somiglianza  col  vero,  iuferiore  certamente  alia 
pittura,  se  all'utilita  die  ne  deriva  o  alia  difficolta  dell' artificio  supe- 
riore.  Le  cpiali  cose  mi  verra  fatto  agevolmente  di  comprovare  nei 
si^segueiia  arucoli,  ove  la  ridetta  mia  professione  largo  campo  mi 
offre  a  tributarle  i  piu  meritati  encomj. 

Ragioii    voile    finora    ch' io    ne    fossi    piu    difensore    che    lodatore 
sebbene  dappnma  era  mio  concetto  di  trasandare  suUe   indicate  pro- 
posizioni  tranquiUamente,  siccome  niun  altro  scrittore,  cli'io  mi  sappia 
SI  fece  carico  di  confutarle.  Ma   queste   propagandosi   ogni   di   piii,  e 
presso  1  meno  istrutti  vestendo  nuova  apparenza  di  ragione,  era  mio 
dovere    pel    vantaggio  de'giovani  incisori    il    diradare  questa  nebbia , 
perche  non  venisse  loro  grado  grado  scemando  quella  viva  inclinazione 
aquestesercizio,  che  sola  puo  dar  lena  a  percorrenie  con  alacrita  la 
tatjcosa  e    unga  carriers,  e  che  allora  solidamente  si  conferma,  quando 
viene  avvalorata  da  una  giusta   opinione   sull'  eccellenza   deU'  abbrac- 
ciata  professione. 


DI   GIUSEPPE  LONCHI.  l5 

Utilita. 


G 


.><ollocata  cosi  la  calcografia  al  conveniente  suo  grado  come  arte 
liberale,  cleggio  considerarla  come  arte  utile  alia  generale  societa,  alia 
patria,  a'suoi  medesimi  coltivatori.  Contribuire  d'accordo  colla  tipo- 
grafia  al  piu  rapido  incremento  dalle  imiane  cognizioni;  tradurre  e 
moltiplicare  le  produzioni  de'  piii  celebri  artisti  a  piu  facile  istruzione 
degli  studios!  ed  a  somrao  diletto  degli  amatori  delle  belle  arti ;  final- 
mente  rendere  pubbliche  ed  etcrnare  le  fisonomie  e  le  gesta  degli 
uomini  insigni  ad  esempio  de'contemporanei  e  de'posteri,  ecco  il  tri- 
plice  scopo  cui  e  diretta;  scopo  utilissimo,  iramancabile.  E  primie- 
ramente,  dacclie  la  tipografia  divenne  il  veicolo  per  cui  piii  die 
altrimenti  si  propagano  le  umane  cognizioni,  dir6  die  la  calcografia 
noil  e  solo  vantaggiosa,  ma  ben  sovente  necessaria  agli  scrittori  piii 
eloquenti.  Mentre  cosi  ragiono,  non  e  gia  ch'io  non  coiiosca  abbastanza 
il  valore  deU'eloquenza,  die  aiizi  I'ammiro  quant' altri  mai,  e  grande 
il  dico,  e  direi  quasi  illimitato;  se  non  die  ha  uii  lato  debole  anch'essa, 
donde  povera  si  mostra  ed  insufficiente.  Nella  parte  descrittiva  e 
quando  si  tratti  principalmente  d'oggetti  sottoposti  ai  sensi,  per  poco 
die  sian  essi  complicati,  ed  esigano  parziale  ed  esatta  sposizione,  la 
pill  fina  arte  del  dire  non  trova  modi  bastanti,  ne  il  piii  ricco  idioma 
somministra  voci  tali  da  ben  esprimerne  I'idea  e  suscitarne  la  giusta 
imagine  nella  mente  de'leggitori.  E  quando  pure  la  favella  non  manclii, 
vano  parimente  e  lo  sforzo  :  perocche  descrizioni  di  tal  natura  o  sono 
semplici  e  brevi,  e  riescono  di  leggieri  oscure  ed  anfibologiclie ,  o 
lunghe,  minute  e  circostanziate,  e  stancano  la  fantasia  talmente,  che 
anche  volendo ,  non  persiste  a  seguirle. 

Egli  e  allora  die  Tincisione  supplisce  mirabilmente  alia  incolpabile 
mancanza  degli  scrittori:  con  poche  cifre  incise  e  poclie  note  dimo- 
stran  essi  per  di  lei  mezzo  ben  piu  assai  die  non  potrebbero  con 
interminabili  spiegazioni;  nel  die  (  cosa  invero  singolare  )  tanto  a  pro 
comune  la  calcografia  e  la  tipografia  si  recano  ajuto  vicendevole,  che 
quel  medesimo  il  quale  scrivendo  non  avrebbe  potuto  mai  dimostrare 


1 6  DELL\   CALCOGRAFIA. 

qiiaiito  rincisione  gli  rappresenta,  appoggiato  alle  linee  di  quest' arte 
si  trova  tosto  in  grado  di  rettificare  e  cliiarire  facilmente  cio,  die  o 
la  natura  dol  lavoro,  o  rimperizia  deH'artefice  pu6  lasciare  iniperfetto. 
Cosi  conipagna  e  coadjutrice  della  tipografia,  menti'e  F  abbella  e  I'in- 
fiora,  aggiunge  agli  storici  e  scientifici  ragionamenti  quel  possibile 
grado  d'evidenza  die  la  sola  rappresentazione  visibile  delle  cose  puo 
somministrare.  Lungo  perci6  e  supcrfluo  sarebbe  il  dimostrare  come 
rastioiiomia,  la  gcografia,  I'ottica,  la  meccaiiica,  la  storia  naturale, 
la  botaiiica,  ranatoniia,  Tidraulica,  la  geometria,  la  prospettiva,  e 
taiit'altre  scienze  cd  arti  alia  di  lei  opera  ricorrono,  e  come  poi  tutte 
le  parti  deU'umano  sapere  cui  pu6  giovare  il  disegno  da  lei  ricono- 
scono  agevolata  ogni  via  d' istruzione.  E  questo  niio  stesso  ragiona- 
meiito,  allorche  versera  suUa  pratica  dell' arte,  iioii  potra  sicuramente 
essere  iiitcso,  come  io  branio,  se  non  giovandomi  io  stesso  dell' arte 
per  illustraie  Tarte  medesima. 

Ma  questi  grandi  vaiitaggi  die  I'associazione  della  calcografia  colla 
tipografia  porta  alle  scienze  cd  alle  arti  d'ogni  genere,  come  die 
dalla  maggiore  o  minore  abilita  ed  esattezza  dell'artefice  riconoscano 
maggiore  o  minor  aumento;  pure  piu  dalla  natura  dell' arte  dipen- 
dono,  che  dal  di  lei  perfezionamento ;  poiche  a  simili  lavori  sogliono 
d'ordinario  attendere  con  buon  success©  quegli  artefici  eziandio,  cui 
maiica  la  necessaria  attitudine  per  ben  riuscire  in  cose  di  maggiore 
importanza:  ed  ognun  vede,  che  per  ben  incidere  un  pezzo  topografico, 
una  foglia  esotica,  una  preparazione  anatomica,  non  e  raestieri  die 
I'incisorc  sia  geografo,  botanico,  anatomico,  basta  solo  che  alia  neces- 
saria dlligenza  egli  uiiisca  il  facile  uso  dcgli  stromenti,  ne  si  richiede 
in  lui  la  mano  ed  il  sapere  di  un  Edelinck,  d'un  Drevet,  d'un  Visclver, 
d'un  Bartolozzi,  d'un  Bervic  e  d'un  Morglien.  Ben  altro  vuolsi  in  clii 
a  pubblico  comodo  e  diletto  incide  le  opere  de'sommi  pittori:  per 
imitarne  Io  stile,  per  mantenere  la  purezza  de'contorni  in  mezzo  al- 
I'artificiosa  loro  indecisione,  per  conservare  la  morbidezza  delle  car- 
nagioni,  la  leggerezza  de'capelli,  la  varieta  delle  vesti,  la  generale 
armonia  del  chiaroscuro,  e  soprattutto  la  fierezza  o  dolcezza  de'volti, 
e  la  moltiforrae  loro  espressione,  fa  d'uopo  che  I'incisore  conosca  prima 


DI   GIUSEPPE  LONGHI.  I  7 

egli  stesso  I'ossatura,  I'ufficio  de'muscoli,  le  proporzioni  e  le  forme 
de'corpi,  i  segni  esterni  delle  passioiii ,  il  giuoco  della  prospettiva  e 
delle  ombre:  bisogna  senza  piii  ch'cgli  sia  valente  disegnatore  e 
scevro  di  ci6    che  chiamasi  raanicra  propria  d'  operare. 

Coa  questi  preludj  riiicisioiie ,  dopo  d'aver  giovato  indirettaraente 
alle  scieuze  ed  alle  arti  meccaniche,  porta  diretto  giovaraento  alle  arti 
liberali  di  lei  sorelle.  Tutti  s'  accordaiio  in  dire  che  la  calcografia  e 
per  le  arti  liberali  cio  che  la  tipografia  e  per  le  lettere  e  per  le 
scienze;  quindi  eguale  sembra  il  relative  vantaggio  derivato  a  tali 
stud)  dalla  scoperta  d'entrambe;  ma  io  porto  ferma  opiiiione ,  che  non 
tanto  profitto  ritraessero  le  lettere  e  le  scienze  dalF  invenzione  tipo- 
grafica,  quaiito  dalla  calcografica  le  arti  del  disegno,  maggiore  essendo 
senza  paragone  la  difficolta  di  copiare  esattamente  un  bel  quadro,  che 
di  trascrivere  esattamente  un  buon  codice.  Ed  in  fatti  prima  die  la 
stampa  de'  caratteri  si  conoscesse ,  costoso  bensi  e  non  del  tutto  co- 
mune  era  il  possedere  una  sufficiente  raccolta  delle  opere  de'  princi- 
pali  maestri  nel  dire  e  nel  pensare :  tale  pero  era  la  folia  degli  ama- 
nuensi,  e  tale  pure  la  rapidita  della  penna  loro  in  qucsto  solo  esercitata , 
che  moltissimi  privati  erarj ,  non  che  pubblici ,  poteano  agevolmente 
provvedersene.  Vero  e  che  in  molti  luoghi  trovavasi  non  di  rado  o 
negligentemente  mutilato,  od  ignorantemente  alterato  il  testo  originale: 
sconcerto  non  lieve,  donde  anche  a'  nostri  giorni  si  fomentano  le  giii 
proclivi  letterarie  discrepanze,  libero  aprendosi  il  campo  alia  sempre 
vaga  interpretazione ;  ma  pure  1'  ordine  e  lo  stile  dell'  autore  non  po- 
tea  si  di  Icggieri  da  que'  raercenarj  essere  sconvolto.  Non  era  cosi 
intorno  agli  escmplari  dell' arte ,  se  come  all' eta  nostra  d' egual  me- 
rito  ed  in  egual  numero  fossero  stati  allora.  Sebbene,  non  diro  gia  ai 
tempi  di  Schoen  e  di  Finiguerra ;  ma  ve  ne  furono  d'  innumerevoli  e 
ben  supcriori  ai  nostri  ne'  floridi  tempi  della  Grecia,  e  non  poclii  di 
essi  vennero  dall'  aquile  romane  trasportati  nella  nostra  Italia ;  ma 
tranne  quelle  reliquie  di  scultura  che  tuttora  ammiriamo,  ed  a  mol- 
tiplicare  le  quali  a  pubblica  istruzione  di  minor  uopo  era  I'arte  del 
bulino ,  supplendovi  bastanteraente  quella  de'  gessajuoli ,  ci  limitiamo 
era  a  leggere  le  descrizioni  eufatiche  di  que'  celebratissimi  dipinti 
Vol.  jr.  p.  II.  3 


l8  DELLA.   CALCOGRAFIA 

sulle  storie  greclie  e  romane  ;  e  per  essere  stata  a  que'  tempi  ignota 
la  calcografia ,  noii  ci  e  dato  di  verificarne  le  portentose  asserzioni , 
ed  Apelle,  Protogene,  Zeusi,  Panasio,  Eufranore,  Tiniante  ed  altri 
moiti  lion  sono  che  im  noma.  E  noii  come  Omero,  Pindaro,  Platone, 
Soci-ate,  Demostene  e  simili,  di  mano  in  mano  trovarono  infiniti  co- 
pisti ,  e  per  tal  mode  fine  al  secolo  della  tipografia  pervennero ;  ma 
o  pochissimi  disegnarono  que'dipinti,  o  que' disegni  noii  ftirono  di  si 
facile  riproduzione  che  non  rimanessero  egualmcnte  vittima  dell'  eda- 
cita  del  tempo.  Perocche  alia  meccanica  abilita  d'un  leggibile  ama- 
nuense  ogni  men  die  mediocre  ingegno  suole  per  lungo  uso  perve- 
nire :  dove  I'artista,  quantunque  copiatore ,  forz' e  che  dalla  natura 
abbia  sortita  nascendo  tale  disposizione,  che  all'esattezza  delle  pro- 
porzioni  ed  al  senso  dell' armonia  guidi  il  suo  occhio,  e  la  sua  mano 
alia  corrispondentc  facilitu  d'  esecuzione  :  ne  perche  gli  stia  a  fronte 
I'originale  che  si  propone  d'imitare,  potra  egli  ricavarne  fedelmente 
le  forme,  se  prima  con  indefesso  studio  non  conoscera  le  leggi  del 
vero  e  del  bello,  onde  cosi  penetrare  nello  spirito  dell'autore,  e  co- 
noscere  per  quali  mezzi  e  sotto  quale  aspetto  abbia  egli  esaminata 
ed  imitata  la  natura.  La  quale  abilita  e  piedisposizione  rarissime  es- 
sendo,  chiaro  appare  che  prima  della  calcografia  nessvmo  o  quasi 
nessuno  potea  formarsi  precisa  contezza  delle  migliori  produzioni 
d'ogn'arte  liberale,  se  non  recavasi  egli  stesso  con  iterate  spese  e  fati- 
che  e  perdita  di  tempo  a  contemplarle  ovunque  si  ritrovassero  \  mentre 
air  opposto  ne'  tempi  anteriori  alia  tipogra6a  moltissimi  a  loro  voglia 
e  coraodo,  nel  proprio  loro  soggiorno,  e  a  mite  costo  gustar  pote- 
vano  le  migliori  opere  scientifiche  e  letterarie.  Piii  cara  pertanto 
debb' essere  1' incisione  allc  arti  liberali,  che  alle  scienze  ed  alle  arti 
meccaniche  :  cara  al  giovane  artista ,  siccome  quella  che  serve  si  bene 
e  con  si  poco  dispendio  al  di  lui  ammaestramento:  cara  al  provetto, 
come  tale,  che  quando  il  meriti,  pu6  sola  illustiare  e  propagare  le 
di  lui  opere  presso  ogni  popolo  illuminator  cara  finalmente  agli  ama- 
tori  del  disegno  pel  sempre  nuovo  diletto  che  loro  procura  1'  ajjbon- 
danza  e  la  bellezza  delle  di  lei  produzioni.  In  fatti  di  qual  piacere  non 
ci  ricolma  una  raccolta  di  scelte  stampe,  o  custodite  siano  e  riservate 


DI   GIUSEPPE  LONGHI.  1 9 

ad  onesto  tratteiiimento  nelle  ore  cVozio,  o  collocate  sotto  lucido 
cristallo  ad  ornaniento  gentile  delle  civili  abitazioni?  la  poche  sale  io 
radiiiio  le  incisioni  di  quanto  v'  ha  di  piix  squisito  e  non  mercatabile 
ne'  varj  generi  di  pittura.  In  breve  spazio  io  godo  a  bell'  agio  e  prendo 
sufiiciente  idea  delle  piii  complicate  e  gigantesche  composizioni  oc- 
cupanti  ampie  tele  o  vastissime  pareti.  Posso  paragonar  fra  di  lore 
niolte  opere  d' un  solo  pittore  sparse  in  diverse  e  lontane  contrade, 
cd  iscoprire  fin  dove  la  feracita  della  sua  fantasia  seppe  variare  il 
luogo,  le  movenze,  i  gruppi,  e  dove  piii  o  meno  suo  malgrado  si  ri- 
produsse.  Posso  siniilmente  paragonar  fra  di  loro  varj  pittori,  i  quali 
per  avventura  abbiano  trattato  eguale  soggetto ,  e  riconoscere  da  qual 
lato  ne  intesero  1'  argoraento ,  per  qviali  strade  giunsero  a  rappresen- 
tarlo,  le  omissioni ,  le  ridondanze ,  I'analogo  od  il  conti-ario  stile;  e 
se  e  pur  vero  che  dall' inimediato  confronto  emerga  piii  facile  e  piii 
sicuro  il  giudizio  e  la  scelta  ;  questi  ripetuti  confronti,  che  le  collezioni 
di  questo  genere  somministrano  agl' intelligenti,  non  porteranno  alle 
arti  notabilissimo  giovamento?  Ne  a  Principi  soli  e  concesso  1' unire 
simili  raccolte  ;  ne  iniporta  per  forniarle  Y  intraprendere  lunghi  e  la- 
ticosi  viaggi;  ma  il  pu5  qualunque  agiato  cittadino  senza  grave  dispen- 
dio,  e  senza  muovere  un  passo  dalle  sue  mura.  E  per  quanto  alcune 
stampe,  o  pel  finissirao  lavoro  con  cui  sono  eseguite,  o  per  istraor- 
dinaria  universale  ricerca  per  cui  rare  divennero  le  buone  prove,  o 
pel  basso  rigiro  de'  mercatanti ,  e  talvolta  (  il  diro  pure  )  degli  arte- 
fici  stessi,  siano  salite  ad  un  prezzo  eccedente  il  loro  merito,  non  e 
men  vero  per6  che  un  quadro  appena  piii  che  mediocre  suol  essere 
piu  costoso  d'  ogni  bellissima  stampa.  L'  appassionato  amatore  della 
pittura,  sia  pure,  quant' esser  voglia,  opulento  e  potente,  sara  bene 
spesso  costretto  a  frenare  le  sue  brame  sull'  acquisto  di  un  quadro 
che  gl' incauta  Io  sguardo  e  gli  rapisce  il  cuore;  poiche,  ove  si  tratti 
di  cosa  inapprezzabile  ed  unica,  pari  alia  brama  di  possedere  non  ^ 
gia  senipre  la  facolta  d' acquis  tare ;  ma  1' amatore  agiato  dell' incisione, 
dovunque  volga  il  pensiero ,  trova  facilmente  coronati  i  suoi  desiderj , 
pocliissime  essendo  le  stampe  che  diconsi  introvabili,  ne  mai  le  pid 
belle.  ° 


aO  DELLA   CALCOGRAriA 

Dopo  aver  dimostrato  quanto  proficua  sia  Tincisione  agli  amatori 
ed  ai  colrivatori  delle  bell'arti,  restami  ad  esporre  il  maggiore  van- 
taggio  ch'ella  suol  rendere  alia  patria,  quelle  cioe  di  pubblicare  ed 
eternare  i  litratti  e  le  azioni  de'  somrai  uomini  ad  esempio  delle 
presenti  e  delle  future  genorazioni.  Da  qucsto  lato  essa  e  ben  degna 
della  speciale  protezione  d'  ogni  illurainato  governo ,  se  e  dell'  interesse 
de'  reggenti  il  prorauovere  quelle  discipline  le  quali  fomentano  1'  amore 
della  gloria.  Gl'  ingegni  piii  elevati  o  ne'  penosi  loro  studj  o  nelle  pe- 
ricolose  loro  faticlie  debbono  riguardarla  con  particolare  affczione,  come 
tal  arte  clie  mcglio  d'  ogn'  altra  serve  di  veicolo  alia  piii  estesa  e  ri- 
mota  propagazione  d'  una  meritata  celebrita. 

Non  intend©  io  qui  di  asserire  con  istrano  concetto,  die  le  pira- 
midi  egizie  e  que'  siraulacri  di  porfido  e  di  bronzo  clie  piii  sembrano 
insultare  la  possa  del  tempo,  siano  di  lor  natura  meno  durevoli  d'una 
meschina  ed  umile  carta  col  tipo  calcografico  impressa.  Dir6  si  bene 
clie  queste  leggiere  e  fragili  stampe,  cbe  seco  porta  il  vento,  I'acqua 
scompone ,  il  fuoco  strugge  in  un  baleno :  queste  per  la  sola  loro 
identica  quantita  assai  piii  resistono  alle  vicende  sterminatrici  de'  secoli 
che  non  que'prodigiosi  colossi  per  1' immensa  lor  mole  o  per  la  du- 
rezza  e  la  tenacita  della  materia  onde  son  fatti,  in  una  parola  per  la 
loro  qualita.  Imperciocclie  non  v'  ha  cosa  costrutta  per  mano  degli  uo- 
ninii,  per  quanto  grande  e  solida  ella  sia,  clie  gli  uomini  stessi  non 
possano  distruggere  volendo,  piii  facile  anzi  essendo  il  demolire  che 
r  edificare ;  ma  se  1'  opera  di  cui  si  tratta  fia  ripetuta  le  mille  e  mille 
volte,  se  scarsa  di  peso  e  di  volume,  se  sparsa  gia  in  piu  luoghi  e 
diversi,  allora  non  e  piii  in  potere  degli  uomini  il  ritirare  e  disfare 
tutto  ci6  ch'essi  hanno  pur  fatto  e  distribuito.  E  come  sarebbe  men 
difficile  I'abbattere  un  fierissirao  toro,  che  schiacciare  tutto  un  formi- 
cajo  m  modo  che  niuna  formica  sfnggisse  e  sopravvivesse ;  cosi  e  piu 
facile  r  atterrare  immensi  pubblici  edifizj ,  che  distruggere  onninamente 
cose  piccole ,  private  e  numerosissime ,  talche  alcuna  di  queste  inos- 
servata  o  nascosta  non  torni  illesa  dal  saccheggio  e  dalla  rovina. 

h  dunque  agevole  il  concepire  come  la  pittura,  la  scultura  e  I'ar- 
chitettura  madri  tutte  d'  un  sol  figUo  per  parto   veggano  ben  sovente 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  21 

e  dalle  ingiurie  delle  stagioni,  e  molto  piii  dalle  umane  vicissitudini 
annichilati  o  giiasti  i  suoi  piii  soiituosi  monumenti,  e  come  all'op- 
posto  r  iacisionc  a  stampa  propagandosi  in  numerosa  e  sparpagliata 
progenie  acquisti  tal  forza,  che  nfe  I'ignoranza  od  il  pregiudizio ,  ne 
I'invidia  o  la  prepotenza  pub  tutta  sterminarla. 

Ma  cio  che  rende  la  nostr' arte  degna  deirattenzione  de'magistrati 
h  il  vaiitaggio  ch'  cssa  reca  alia  patria  come  arte  di  commercio.  Per 
qiieir  utile  misto  al  dolce  cui  nulla  resiste ,  che  forma  il  pregio  prin- 
cipale  delle  arti  ingenue,  e  che  Tincisione  per  la  natura  dell' arte  som- 
ministra  copiosamente,  le  belle  stampe  fiirono  sempre  e  il  sono  adesso 
piii  che  mai  ricercate  avidamente  dalle  piii  ricche  ed  incivilite  nazioni. 
Quella  fra  le  nazioni  pertanto  la  quale  vanti  nel  sue  seno  migliori 
incisori,  chiaro  e  che  vendera  al  di  fuori  maggior  copia  di  questa 
specie  di  mercanzia ,  cangera  la  carta  in  oro ,  e  quante  incisioni  vi 
si  faranno,  saranno  per  lei  altrettante  miniere  di  nuove  ricchezze   (*). 

Dissi  abbastanza  suH'incalcolabile  utilita  che  dall' incisione  deriva 
alle  scienze  ed  alle  arti,  alia  generale  societa,  ed  in  particolar  mode 
alia  patria.  Ma  vana  tornerebbe  ogni  mia  cura,  s' io  avvisassi  di  spro- 
nare  i  giovani  studiosi  a  tollerare  i  lunghi  incomodi  e  le  infinite 
difficolta  dell'arte  superare  pel  solo  eroico  fine  di  giovare  altrui,  non 
a  loro  medesimi.  Se  Tapi  industriose  mellificano  per  raddolcire  le  no- 
stre  labbra,  gustano  prima  esse  stesse  il  firutto  delle  loro  fatiche.  Tale 
6  a  carattere  dell'  arte  nostra :  per  que'  medesimi  mezzi ,  co'  quali  ar- 
ricchisce  la  patria,  non  puo  non  essere  lucrosa  a  quegli  artefici  die  la 
professano ,  si  veramente  che  1'  avidita  d'  un  pronto  guadagno  non  li 
renda  troppo  facili  e  speditivi,  od  il  guadagno  gia  fatto  negligenti  e 
perdigiorni ,  e  che  ad  una  soda  abilita  ed  intelligenza  uniscano  scelta 

(*)  Ho  la  compiacenza  di  poter  dire  a  questo  in  guisa  da  raddoppiare  quella  somma  in  lasso 

proposito  che  qualuQquc  sia  la  mia  abilita  cal-  di  tempo  assai  minore.   Cosi   voile  il  Cielo  co- 

cogralica  ( clie  in  molte  parti  riconosco  inferiore  ronare  le  mie  fatiche  incisorie  ed  i  miei    sia- 

a  quella  d'altri  maestri),  io  unitaniente  ad  alcuai  ceri    ammaestramenti    nella    pubblica    scuola  a 

miei  bravi  discepoli  nel  giro  di  pochi  anni  abbia-  me  dal  saggio  Govcmo  afliJata.  Da  cio  si  puo 

mointrodottodall'estero  ncllo  stato  ben  piii  d'un  dedurre    se    quest' arte,   come   dissi,  sia  degna 

milione  di  franchi  ^  e  se  la  salute  e  le  vicende  o  no  della  speciale  protezione  de"  magistrati. 
commerciali  arrideranno ,  i  lavori  sono  disposli 


22  DELLA    CALCOGRAFIA 

gindiziosa  nolle  opere  da  incidersi.  Evvi  di  piii :  la  malevolenza  e  la 
detrazioue  nulla  possono  contro  la  fama  e  la  fortuaa  di  chi  in 
quest' arte  si  distingue,  come  I'impostura  cd  il  rigiro  nulla  giovano 
per  chi  resta  nella  mediocrita.  I  pittori,  gli  scultori,  gli  architetti  dipen- 
dendo  d' ordiiiario  da  quelle  citta  dove  esercitano  1' arte  loro,  o  dove 
stahilirono  il  loro  domicilio ,  dal  niunero  o  dalla  qualita  delle  commis- 
sioni  riconoscono  la  piu  o  meno  agiata  loro  sussistenza  :  sono  pertanto 
costretti  a  procurarsi  il  favore  de'  ricchi ,  e  per  1'  ignoranza  o  la  pre- 
venzione  di  questi,  e  per  I'audacia  e  la  malignita  de' meno  abili  con- 
corrcnti  avviene  troppo  spcsso  die  in  mezzo  alia  piii  evidente  su- 
periorita  siano  posposti  e  dimenticati ,  e  veggano  adoperati  e  doviziosi 
colore  i  quali  non  pur  degni  sarebbero  d'  essere  loro  discepoli.  Non 
fe  cosi  dcir  incisore.  L' arte  sua  essendo,  come  gia  dissi,  arte  di  com- 
mercio ,  intraprende  egli  stesso  que'  lavori  die  giudica  piu  opportuni, 
ne  abbisogna  delle  altrui  comniissioni  (  sulle  quali  non  potrebbe  mai 
an-iccliire,  molto  essendo  il  guadagno  di  clii  le  da,  poco  di  chi  le  ri- 
ceve  ) ,  ne  abbisogna  per  conseguenza  del  favore  de'  licclii  suoi  con- 
cittadini  per  potere  operare ,  ne  tampoco  per  esitare  le  sue  opere : 
mentre  siede  tranquillo  al  suo  lavoro ,  una  folia  di  mercatanti  spinti 
dal  loro  utile  particolare  vende  le  di  lui  stampe  e  glieiie  trasmette  il 
valore:  egli  riguarda  non  una  o  poche  citta,  ma  tutta  quanta  TEu- 
ropa ,  ed  il  giudizio  dell'  Europa,  cui  egli  appella,  e  certamente  retto 
e  disappassionato.  Quindi  il  maggiore  o  minore  spaccio  de'  suoi  la- 
vori e  il  terraometro  piix  sicnro  dcUa  maggiore  o  minore  sua  abilita  (0. 

(*)  II  gia  citato  signer  Joubert  e  di  contra-  ia  particolare  di  qiiella  stampa  ora  caduta  fra 

rio  avviso,  ed  in   appoggio    della   sua    opiaio-  le  mediocri,  e  conchiude  col  dire  ia  generale  die 

ne    adduce    Pesempio    d' un    incisore    parigino  lo  spaccio  strnordinarlo  d' una  stampa  non  e  la 

( Bcauvarlet ) ,  il  quale    sul    finire    doll' anicce-  misura  dell*  abilita    incisoria.    A    vero    dire  nel 

dente    secolo    godeva    ncUa    sua    patria    della  case  di  Beauvarlet  la  conclusione  e  ottima,  ma  io 

primaria  fama:  dice  cbe  in  poclii  giorni  dopo  parlo  di  tnttn  1' Europa ,  non  della  sola  Francia, 

la  pubblicazione   di   una  stampa  ne  vendctte  un  anzi  della   sola  sua  capitale,  dove   il  detto   in- 

numero  si  straordinario  nella  sola  citta  di  Pari-  cisore  smerci6  si  prodigiosa  quantitii  di  quelle 

gi,  cbe  fii  obbligato  di  ricorainciare  la  stampa,  sue  stampe.  E  qui  giova  osservare  cbe  in  Parigi 

ne  ginngeva  in  tempo  di  soddisfarne  le  inccs-  ove  dai  tempi  di  Liiigi  IV  in  poi  piu    cbe   ia 

santi  ricercbe.  Wostra  in  seguito,  e  ben  a  ra-  ogni  altra    citta   d"  Europa    vi    fu  scmpre  gran 

gioue ,  i  difetti  di  quell' incisore  in  generale  ed  copia  d'incisori  ed  ancbe  d'incisori  valentissimi. 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  23 

Se  pertanto  le  sue  stanipc  rimanp;ono  luiiga  pezza  invendutc  nel  suo 
ripostiglio ,  non  gridi  no  coutro  riiividia  degli  artefici  rivali;  essa  non 
giunge  fin  dove  1' artista  non  e  pcrsonalniente  conosciuto;  ma  riformi 
piuttosto  il  niodo  suo  d'operare,  diffidi  sempre  di  se  mcdesimo,  si  regoli 
sul  parerc  de'niigliori,  seduca  colla  bellozza  del  disegno,  sorprenda  colla 
qualita  del  lavoro,  e  ne  ritrarra  largo  emolumento  e  iionie  immortale. 
Si  nomc  immortale,  ed  e  questo  sulla  utilitii  dell' incisiflnc  1' ultimo  ar- 
gomento  si,  ma  il  piii  dolce  e  lusingliicro  per  un' auinia  nohile  e  ge- 
nerosa,  per  un  vero  artista.  Fu  costume  saggiamente  introdotto  nell'  arte 
incisoria  di  porre  appie  d'ogni  lavoro  espressi  in  cliiare  note  i  nomi 
del  pittore ,  dell'incisore,  del  rappresentato ;  e  per  verita  in  quelle 
produzioni ,  le  quali  si  moltiplicano  di  lor  natura  e  si  propagano  per 
ogni  dove,  e  mal  intesa  modestia  die  I'autore  al  pubblico  si  nasconda. 
Tale  modestia  e  anzi  ingiusta  e  pericolosa,  poiche  se  I'opera  e  buona. 


e  dove  concorrevano  e  concorrono  parecclii 
incisori  stratiierl  prcndeadovi  doniicilioi  in  Pa- 
rigi  .  dico,  clie  e  per  la  calcografia  cio  clie  e 
Roma  per  la  pittura ,  la  scuUura  e  V  archi- 
tettura,  e  che  fu  sempre  il  nido  di  taati  amatori 
di  stampe ,  gP  incisori  sogliono  molto  calcolare 
il  buoa  esito  de'proprj  lavori  sulla  veiidita  die 
cola  se  ne  puo  fare  al  tempo  della  pubblica- 
zione,  e  die  k  tale  in  certi  casi  da  stancare 
totalmente  il  rame  prima  die  le  copie  giungano 
all'cstero;  il  rimanente  delPEuropa  e  per  lore 
di  calcolo  sccondario;  per  conseguenza  s'atten- 
gono  a  cpiello  stile  d'  intaglio  die  piii  trovaao 
gradlto  nel  lore  paese ,  e  traducono  quasi  esclu- 
sivamente  le  opere  di  que'  pittori  loro  nazionali 
die  piii  vi  sono  in  voga  e  per  cosi  dire  di  moda, 
e  siccome  questa  varia  assai  frequcntemente , 
non  e  da  stupire  se  le  stampe  di  Beauvarlet 
lodatissime  un  tempo  dagli  amatori  parigini 
(  pocliissimo  in  vcro  nel  resto  delP  Europa)  siano 
oggidi  non  solo  neglette ,  ma  vituperate.  La 
colpa  di  quest'  incisore  non  e  per6  tutta  sua , 
ma  e  dovuta  in  gran  parte  alia  qualita  delle 
opere  di'  egli  intaglio  per  1'  addotto  principle 
dai  pittori  suoi  contcmporaaei  e  coonazionali , 


opere  tanto  piu  stimate  in  allora ,  quanto  por- 
tanti  r  impronta  dell' ultimo  sfogo  di  quell' in- 
sulsa  municra  cli'era  vicina  a  cadere  mediante 
gli  sforzi  d'un  David  e  d'altri  chiari  iugegni , 
i  quali  reduci  dal  loro  soggiorno  in  Italia  in- 
dussero  gli  alunni  francesi  col  consiglio  e  col' 
r  esenipio  a  studinie  la  natura  ed  i  greci  mo- 
delli,  ed  a  consuUarc  in  pari  tempo  i  mlgliori 
maestri  italiani  del  secolo  di  Leon  X.  Del  resto 
il  bulino  di  Beauvarlet  non  e  punto  destituito 
di  merito,  le  time,  sebliene  impastate  di  iiiolti 
piccioli  punti ,  sono  dolci,  tenere  e  trasparenti, 
le  carnagioni  dilicate  e  morbide  andie  piii  del 
bisogno,  v'ha  molto  rilievo  e  roolta  forza  di 
diiaioscuro.  In  una  parola  s'  egli  avesse  inta- 
gliato  dai  quadri  di  Correggio ,  di  Kaflaello  o 
di  Leonardo ,  e  da  credere  die  non  I'  aura  ef- 
fimera  di  que' suoi  compatrioti,  ma  solida  faraa 
europca  gli  avrebbe  dato  segglo  fra  i  piii  di- 
stinti  incisori,  c  la  fama  europea  non  avrebbe 
canginto  si  presto  a  suo  riguardo.  Dunque  sta 
per  r  incisore  in  generale ,  non  pel  solo  pari- 
gino ,  die  il  masgiore  o  minore  spaccio  de  suoi  Ui- 
lori  e  il  termometro  piii  sicuro  delia  maggiore  o 
minore  sua  abilita. 


2  4  DELLA   CALCOGRAFIA 

va  a  rischio  1'  artefice  d'  essere  fraudato  del  meritato  onore ;  se  cattiva , 
altri  va  a  rischio  d'cssenie  a  torto  incolpato.  Da  cio  ne  viciie  che 
senza  tiinore  d'  equivoco  il  nome  del  valente  incisore  non  pu6  non 
giungere  vencrato  alia  piii  tarda  posterita,  e  o  s'affatichi  egli  in  pub- 
blicare  le  opere  de'  sommi  artisti ,  o  in  divulgare  V  effigie  e  le  gesta 
degli  uomini  insigni  per  dottrina  e  per  virtii ,  il  suo  nome  andra  del 
pari  coi  celebrati  nomi  di  quelli  ch'  ei  prese  ad  illustrare  col  suo  bu- 
lino.  Egli  e  cosi  die  Raimoudi  associo  il  suo  al  gran  nome  di  Raffaello , 
Bolswert,  Vostermann  e  Ponzio  a  quello  di  Rubens,  Audran  ed  Ede- 
linck  a  quello  di  Le-Brun ,  per  tacere  di  taut'  altri ,  de'  quali  diro  or- 
dinatamente  nel  seguente  articolo ,  iu  cui  dell'  origine  e  de'  progressi 
di  quest'  arte  debbo  favellare. 

Ho  esposta,  il  piii  che  per  me  si  potesse  chiaramente,  I'incalcolabile 
iitilita  dell'incisione,  e  come  arte  liberale,  e  come  arte  utile  e  di  com- 
niercio  I'ho  ricercata  nelle  sue  varie  cause,  1' ho  seguita  ne' piu  fe- 
lici  effetii,  sicuro  di  questo,  che  se  non  il  pubblico,  almeno  il  privato 
e  proprio  vantaggio  animera  i  giovani  incisori  ad  amare  vie  meglio  la 
loro  professione ,  a  porre  ogni  cura  in  ben  riescire,  ed  a  sostenerne 
fermaniente  i  duri  primordj  ed  il  sempre  grave  esercizio. 


DI   GIUSEPPE   LONCIir.  25 


Origine. 


i/uale  origine  avesse  I'incisione,  e  quando,  e  dove,  piu  aUa  storia 
delle  arti  die  all' arte  medcsima  giova  saperlo.  Pure  per  seguirne  il 
vario  anrlamento  fine  ai  nostri  gioriii,  e  per  dimostrare  per  quali  gradi 
salisse  a  si  aitu  meta,  e  come  aiidasse  talora  acquistaiKlo  da  viiia  parte, 
perdeiido  dull' ultra  (  osservazioiii  tutte  per  Tarte  nostra  utilissinie  ), 
fa  d'  uopo  ragionando  partire  dalla  piii  remota  epoca  indubitata  che 
la  storia  ci  presenta. 

Dir6  pertanto  che  1' origine  della  calcografia  propriamente  detta,  al 
pari  di  quella  della  pittura,  della  scultura  e  dell' architettura,  risale  alia 
pill  remota  ed  oscura  antichita:  le  patere,  i  vasi,  le  armature  ed  altri 
utensili  de' tempi  egizj,  etruschi,  greci  e  romani  visibili  tuttora  in  al- 
cune  pubbliche  e  private  coUezioni,  eseguiti  col  bulino  ora  a  sempLici 
contorni,  ora  coir  ombre  tratteggiate ,  ne  fanno  sicura  testimonianza  C). 
Ma  di  questo  genere  di  reliquie  che  dissotterrate  ricomparvero  a'  iiosti'i 
sguardi,  quante  ne  ho  vcdut'io,  o  quante  dalla  compiacenza  de'colti 
viaggiatori  mi  venncro  descritte,  sebbene  per  la  semplicita  della  com- 
posizione,  o  per  la  robustezza  del  carattere  siano  spesso  osservabili 
ed  anco  aramirabili ,  sono  per6  ben  lontane  da  quella  fina  esecuzione 
cui  non  dir6  i  raoderni   lavori    calcografici  furono    portati,  ma  molto 

(*)  Clie  non  si  e  scritto    intorno    a    questa  vole  (.rargeiito ,   nella  prima  tlelle  c|uali  era  ia- 

materia  ?    Si    citano    perlino    le    descrizioni    di  ciso  11  piano  di    Costaiiiinopoli,  nella    secomla 

Omero  d'alcuni  di  questi  intagli  per  provare  che  quelle  di  Roma,   nella  terza  con  tinissimo  trat- 

fino  a  qiie'  tempi  anticliissimi  della  Grecia  Parte  teggio  si  vedeva  figurato  il  mappamondo  allora 

del  bulino  era  gia  conosciuta.  La  coppa  si  bene  conosciuto.  L'  esatlissimo   storico  aggiunge  per- 

descritta  dal  grazlosissimo  Anacreonte,   il   rivol-  Cao  die   per  testamento  ui^  di  queste   incisioni 

gersi    cir  ei  fa  all' artefice ,   perclie   v'incida   le  passo  al  papa,   Taltra  al   vescovo  di  Ravenna, 

cose  prcscritte,  provaao  che  in  Atene    cinque  la  piu  cospicua  poi  a' suoi  eredi.   Uno  solo   di 

tecoli  prima  delPera  cristiana  era  in  uso  questo  tali  argomenii  basterebbe  a  provare  V  antichita 

stromento.  Secondo  Erodoto  il  piano  della  terra  dell*  intasillo  a  bulino  ed   a  farci  stupire ,   come 

diligentemente    inlagliato    sopra    una    lastra    di  non  prima  di  circa  la  metii  del  secolo  decimo- 

rame  fu  presentato  da  uu  Aristagora  nl  re  Cleo-  qulnto  si  giunse  a  scoprire  Parte  d'  imprimere 

mene.  Secondo  Eginardo  si  era  tanto  conservato  e  moltiplicare  suUa  carta  siraili  intagli ;  mcntre 

1  uso  d"  iacidere  disegni   geogra£ci  sopra  lastre  gia  si  stampavano  da  lungo  tempo   gl'  intagli  a 

di  metallo ,  die  Carlo  Magno  possedeva  tre  ta-  linee  rilevate  sul  Icgno. 

I'ol.  IV.  P.  II.  A. 


2i6  DELLA   CALCOGRAFIA. 

prima  gli  stessi  nielli.  I  tlintorni  d'ogni  cosa  sono  costantemente  solcati 
con  linea  piii  o  nieno  profonda  e  grossa,  vizio  che  noi  riscontreremo 
ben  aiiche  ne'primi  maestri  per  lunga  serie  dopo  rigenerata  I'arte  no- 
stra colla  felice  scoperta  dell'inipressione.  E  veramente  puo  dirsi  che 
rincisione  per  tal  mezzo  non  solo  rigenerata  fosse,  ma  cominciasse  allora 
ad  esistere;  chiaro  essendo  che  senza  I'ajuto  della  stampa  sarebbe 
rimasta  si  meschina  da  non  meritare  il  nome  d'  arte  liberale.  Impe- 
rocche  tale  e  la  natura  di  quest' arte,  che  quelle  cose  le  quali  sopra 
il  rame  appajono  condotte  all' ultima  miione  e  finitczza.  poste  all'espe- 
rimento  deirimpvessione  risultano  in  alcune  parti  sempre,  bene  spesso 
in  molte,  talvolta  anche  in  tutto  mancanti  della  necessaria  fusione 
ed  armonia,  e  bisognose  di  nuova  e  piu  tediosa  riduzione.  E  soltanto 
dopo  lungo  esercizio  pu6  1'  esperio  incisore  senza  prova  alcuna  di 
stampa  non  dir6  gia  assolutamente  giudicare  sul  rame,  ma  preveder 
cjuasi  I'efFetto  che  produrra  il  sno  lavoro  impresso;  ogn'altro  artista 
non  mai;  che  se  lo  stesso  Raffaello  vivesse,  e  fosse  presentato  al  suo 
finissimo  giudizio  un  rame  diligentemente  coperto  di  lavoro,  ma  non 
ancora  cimentato  al  torchio,  estimerebbe  sicuramente  abbastanza  im- 
pastato  e  fuso  sul  tipo  quel  chiaroscuro,  che  ogni  mediocre  disegnatore 
troverebbe  poi  facilmente  ineguale  e  disarmonico  sulla  stampa.  Del 
che  manifesta  e  la  cagione,  quando  si  osservi  che  dall'una  parte  il 
candidissimo  fondo  della  carta  contrasta  assai  piu  col  nero  del  trat- 
teggio,  che  non  il  fondo  rossastro  del  rame,  il  quale  rende  le  ine- 
guaglianze  meno  sensibilii  dall'altra  il  tratleggio  stesso  in  virtu  della 
pressione  si  fa  sulla  carta  rilevato  ed  alquanto  piii  largo,  mentre  sul 
rame  anche  ricmpito  del  solito  nero  coU'  olio  e  concavo  anzi  che  no, 
alquanto  piii  fino,  e  piii  nitido,  e  puro  d' assai.  Oltra  di  che  molte 
altre  ragioni  vi  sono,  le  quali  esigendo  troppo  minuta  spiegazione, 
verranno  da  me  esposte  dove  parlcro  dell' ultima  operazione  dell' in- 
cisore sul  rame,  cioe  dell'accordo  generale. 

Intanto  dal  sin  qui  detto  emerge  che  I'incisione  debbe  all'invenzione 
della  stampa  in  rame  il  perfezionamento  sorprendente  cui  fu  portata 
al  secolo  di  Luigi  IV,  che  fu  per  essa  il  secol  d'oro,  ed  in  cui  si 
mantennc  fino  a'giorni  nostri.  Il  perche  non  vanno  totalmente  errati 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  27 

colore  i  quali  tessendo  la  storia  cli  quest' arte,  ed  incominciando  dal 
secolo  decimoquinto,  senibrano  coufonderne  1' origiiie  con  quella  dclia 
stampa  a  cui  fe'luogo,  tanto  piii  die  ora  si  giudica  del  merito  d'un 
intaglio  a  bulino  sulla  carta  inipressa,  e  non  sul  rame,  e  quindi  le 
stampe  stesse  per  uso  inveterate  sogliono  dirsi  incisioni. 

Ma  anche  I'origine  dell' incisione  a  stampa,  quantunque  mcno  assai 
riraota  da  noi,  die  quella  del  seniplice  intaglio  per  niello  o  per  qua- 
lunque  altro  ornamento,  non  e  pero  si  cliiara  e  comprovata,  die  non 
fosse  gia  argoniento  di  non  lievi  controversie.  Gl'Italiani  ne  attribuirono 
I'invenzione  a  Maso  Finiguerra,  orefice  fiorentino:  i  Tedeschi  al  lore 
Martino  Sclioen,  orefice  ancli'egU  e  pittore,  ed  anzi  non  mancb  chi 
trasportato  pel  niaraviglioso  I'attribiusse  stranamente  ad  iin  povero 
pastorello  de'contorni  di  Mons  per  nome  Von-Bocliolt.  Cosi  Vasari  e 
Lanzi,  e  per  tacere  di  molt'altri  il  teste  defunto  Zani  con  assai  valide 
ragioni  stettero  per  I'ltalia.  Huber,  Heineche  ed  altri  per  la  Germa- 
iiia.  Lo  sciogliere  appieno  si  fatta  questione  e,  a  mio  credere,  cosa 
difficilissima,  non  bastando  per  prova  d'anteriorita  il  prodiure  dclle 
stampe  di  data  anteriore^  poiclie,  non  dubitando  pure  di  falslficazione 
alcuna  non  infreqiiente  anche  a  que' tempi,  era  ovvio  il  caso  die  giu 
conosciuto  il  mezzo  di  moltiplicare  in  tanta  copia  le  produzioni  del  bulino 
servendosi  dell'  impressione  con  maggiore  guadagno  degli  artefici  e  dei 
mercatanti,  gli  uni  o  gli  altri  rinvenissero  qualclie  lavoro  abbandonato , 
molto  prima  eseguito,  e  non  ancora  riempito  di  niello,  o  trovasscro 
opportune  di  vuotare  alcuni  lavori  gia  niellati  dall'introdottovi  ceniento, 
onde  poter  cavarne  le  stampe,  ne' quali  casi  ognun  vede  die  la  data 
incisa  sul  tipo  non  mentirebbe  ,  ma  bensi  la  stampa ,  la  quale  esser 
potrebbe  tanto  posteriore  alia  propria  scoperta,  quanto  anteriore  I'e- 
secuzione  dell' intaglio.  Quando  cio  fosse,  tali  stampe  portebbero  neces- 
sariamente  e  I'epoca  e  tutte  le  parole  al  rovescio,  e  tutto  cio  die  ap- 
partiene  al  destro,  volto  al  manco  lato,  e  quest' appunto  interviene  per 
lo  piii  in  quelle  misere  stampe  sulle  quali  si  e  fatto  si  gran  romore  C). 

(*)  Che  si  possa  vuotare  un  niello  delln  mi-  e  coltivatore  delle  arti ,  Conte  LeopoIJo  Cico- 
stura  metallica  introdotui  ne'  tagli  del  bulino,  lo  gnara  ,  nel  suo  sensatissinio  opuscolo  pul)l)licato 
dice  il  mio  rispettabile  amico,  saggio  amatorc       in  Vcnczia  nel   iSi'j,  Dell'origine ,  composizionc 


a8  BELLA    CALCOGRAFIA 

Ad  ogni  modo  qnesta  scoperta,  come  die  importantissima ,  non  6 
poi  si  gloriosa  per  la  nazione ,  ove  ebbe  luogo ,  di  fame  argoraento 
di  calde  controvci-sie ,  quaiulo  1'  autore  nou  lie  fu  secondo  ogni  ap- 
parenza ,  die  Y  autore  di  quasi  tutte  le  piii  grandi  scoperte ,  il  caso. 
Avea,  dicono  alcuiii,  tcrniinato  o  stava  ]\Iaso  per  terminare  iin  intaglio 
a  bulino  sail'  argento  per  iiiellarlo ,  e  come  suole  ogni  artefice  di 
simil  genere  ,  per  veder  I'effetto  del  sue  lavoro  aveva  empiuti  i  tagli 
di  ncgrofumo  misto  ad  olio,  e  puUtane  destramente  la  superficie ; 
qiiando  una  tazza,  ove  fondevasi  dello  zolfo,  si  rovescia  a  caso  sul 
lavoro,  e  tutto  lo  ricopre  i  lo  zolfo  si  rafFredda  e  s'indura,  e  nello 
staccarnelo  egli  vi  trova  esattamente  segnato  al  rovescio  ci6  die 
aveva  inciso  sul  metallo :  rienipie  allora  di  nero  i  tagli  e  ripulisce 
la  superficie  del  suo  lavoro,  ripete  ad  arte  I'operazione  del  caso, 
e  vcde  r  opera  sua  gia  triplicata;  poi  di  la  procedendo  s' avvisa  clie 
mediante  una  forte  comprcssione  sulia  carta  umettata  posta  sul  lavoro 
potcansi  moltiplicare  gV  impronti  a  guisa  d' altrettauti  disegni  di  penna, 
si  procura  pertanto  un  rullo  ben  cilindrico ,  lo  fa  scorrere  con  forza 
e  con  modo  suUa  sottoposta  carta,  fi-apponeiidovi  qualclie  pezzetto 
di    paniio,    e    lie  ottiene   I'intento.  Narrano    altri    diversamente.    Una 


e  dccomposhioM  dci  nielli,  e  lo  dice  dopo  avcme 
fatto  egli  stesso  replicaiameate  1' esperiiucnto. 
«  Sceico  adunque ,  die"  egli ,  il  piii  intatto  di 
"  quest!  (  nielli  )  ,  afTmchc  noa  fosse  il  lueaomo 
"  principio  di  separazione  del  solfuro  d'argeuto 
w  dnlla  lainiaa,  e  posto  in  un  crogiuolo  d'avgento 
"  con  una  dose  di  potassa  caustica,  accadde  clie 
"  appena  si  trovo  la  materia  in  ebuUizione,  e 
X  ne  riniase  svaporata  I'acqua,  il  niello  vcnne 
•>  attaccato  e  sciolto  dal  fluido  caustico,  e  in 
"  poclii  minuti  la  laminctta  rimasc  intcraniente 
"  delersa ,  come  se  allora  fosse  uscita  dalla 
»/  mano  dell'  orefice  intagliatore.  A  convinci- 
•>  mento  poi  die  il  lavoro  di  bulino  non  aveva 
•/  mcnomamentc  sofferto  in  cjiiesta  dccomposi- 
"  zione,  e  die  i  tagli  erano  tutti  vuoti  unifor- 
»  memenle  e  suscettiltili  d'  cssere  iinprcssi  in 
"  carta,  feci  tirare  un  numero  d'esemplari  ba- 


"  stevole  a  dare  la  prova  evidente  die  un  niello 
"  antico  puo  vuotarsi  perfettaraente  e  stamparsi 
"  come  avrelibe  potuto  cii)  operare  il  siio  autore 
>»  prima  di  rieuipire  i  tagU  della  nera  sostanza 
"  metallica.  »  Piii  die  degno  di  fede  per  se 
medesimo  V  illustre  scrittore  cita  varie  persone 
distiiite  per  caiattere  e  per  sapere,  le  quali 
coailjuvarono  co'  loro  consigU  o  col  sommini- 
strare  i  nielli  da  decomporsi  a  questa  importante 
operazione ;  dice  importante  per  le  nostre  os- 
servazioni,  giacclie  coiiiprova  pienamcnte  la  no- 
stra asserzione  clie  la  data  anteriore  a  quella  ora 
conosciuta  della  scoperta  della  stampa  di  rami, 
die  si  puo  trovare  in  qiialdie  antica  stampina , 
non  e  prova  bastante  per  far  risalire  la  sco- 
perta attrilmita  al  Finiguerra  ad  artefici  ed  a 
tempi  piii  rimoti. 


DI   GIUSEPPE   LONGIU.  29 

picciola  lastra  cl'argento  p;ia  incisa  e  non  ancora  niellata,  ma  coU'usato 
olio  e  nef^rufuiiio  nc'  soli  tagli ,  stava  sopra  1111  tavolino  coperta  o 
accitleutalmeiite  o  per  evitare  la  polvere  da  un  bianco  foglio  cli  carta; 
quando  sopravveniita  una  lavandaja  vi  posa  sopra  in  gran  copia  del 
pauiiilini  ancora  uiuidi ,  e  quindi  piii  pesanti :  I'limidita  die  grado 
grado  si  coniuuica  alia  carta  la  rcnde  suscettiva  di  riceverc  I'impres- 
sione :  il  peso  e  la  ditnora  de' paiiiiilini  fanno  le  veci  del  torcliio,  e 
air  indomani  1'  arteficc  nel  ricercare  il  suo  lavoro  con  graiidissima 
sorpresa  lo  ritrova  stampato. 

In  questo  od  in  quel  modo  e  ben  verisimile  che  nascesse  la  stampa 
dall' incisione  ;  ma  non  come  alcuni  asscriscono,  e  tra  gli  altri  il  buon 
Vasari,  die  fosse  costume  de'nicUatori  e  dello  stcsso  Finiguerra  d'im- 
proiitare  colla  creta  di  mano  in  mano  T  incisione  da  niellarsi,  onde 
meglio  conoscerne  lo  stato,  e  die  di  la  venisse  1' idea  di  fare  lo  stesso 
colla  carta ,  di  che  non  vedo  ragione.  Poiche  so  bene  die  piu  d'uno 
di  simili  impronti  sulla  creta,  come  pure  sullo  zolfo  improntato  dalla 
creta  mcdesima  si  conserva  tuttora  presso  accredltate  coUezioni.  Ma  die 
perci6  ?  Era  questo  ua  mezzo  di  provare  la  perfezione  del  lavoro,  o 
non  piuttosto  di  vuotarne  facilmentc  il  tratteggio  per  niellarlo  ?  Era 
forse  un  tentativo  felice  precursore  della  stampa,  o  non  piuttosto  dopo 
r  invenzione  di  questa  un  modo  mal  sicuro  di  giudicare  prontamente 
al  rovescio  suU'  esattezza  di  ini  intaglio  gia  destinato  al  tordiio  ?  Le 
incisioni  di  bulino  a  tratteggio ,  quali  si  eseguivano  pel  niello,  non 
erano  gia  come  quelle  dette  d'  incavo  in  pietra  dura  od  in  altra  qua- 
lunque  materia ,  dove  1'  artefice  per  assicurarsi  del  suo  lavoro  c  co- 
stretto  di  quando  in  quando  ad  improntarle  con  cera  o  con  finissima 
creta:  ad  iscoprire  le  mancanze,  e  ad  antivedere  I'effetto  die  il  niello 
vi  doveva  produrre,  era  piu  die  bastanie  il  solo  ncro  coll' olio,  di  cui 
anclic  gl'incisori  vivcnti  empir  sogliono  ad  ogni  tratto  i  soldii  del  bulino, 
giacche  il  niello  colla  sua  tinta  nericcia  non  faceva  poi  die  subentrare 
ne  piu  ne  meno  all'anzidetta  mistura,  ne  poteva  quindi  presentarsi 
altrimenti  (*). 

(*)  Troppo  in  questo  capitolo  si  e  pnrlato  di  queste  particolarita  non  si  debba  una  chia- 
mello ,    perche    agli   amatori    meno    versati   in      ra  sposizioue  intorno  all'  arte   di  niellare.  Fu 


30  DELLA.    CALCOGRAFIA 

Ma  troppo  io  mi  dilango  in  osservazioni  piu  dilettevoli  forse  die 
utili :  laoucle  conosciuta  per  quanto  si  pu6  1'  oii<i;iac  dell'  incisione 
a  stampa ,  passo  a  dimostrarne  i  progressi.  Dividerb  la  storia  di 
quest'  arte  in  tre  differenti  eta,  bambina,  adolesccnte,  adulta,  non  coUa 
divisione  di  Lanzi ,  il  quale  confondendo,  com' era  facile  in  uno  scrit- 
tore  non  artista,  il  merito  di  una  parte  esseuziale  del  disegno  con 
qiiello  deir  incisione ,  ne  segna  in  Marc' Antonio  Rairaondi  1'  eta  ma- 
tura,  e  quasi  gU  fosse  stato  contemporaneo,  ne  sopprime  la  storia;  ma 
con  divisione  assai  piu  ampia,  di  cui  la  prima  parte  include  prcci- 
samente  il  Raimondi  medesimo,  la  seconda  giunge  agl' incisori  di  Ru- 
bens ,  la  terza  a'  giorni  nostri.  Esaminerb  brevemente  ad  uno  ad  uno 
non  tutti  gl' incisori,  che  inutil  cosa  sarebbe  ed  infinita  ,  ma  i  prin- 
cipali  maestri,  e  quelli  principalmente  ,  Io  stile  de' quali  o  per  la  bel- 
lezza  o  per  la  novitii  ebbe  maggiore  influenza  suU'  incremcnto  o 
decremento  dell'  arte  nostra ,  no  indichero  i  pregi  ed  i  difetti,  quali 
la  mia  lunga  sperienza  in  tale  professione  me  li  dara   a  conoscere  D. 


cluamato  nieUo  per  I.i  sua  tiata  nericcia  d.illa  voce 
latina  nigellum  un  meuiUo  composto  di  piombo, 
il"  argcnto  e  (U  rame  coll'  aggianta  d'  alquaato 
zolfo  croceo ,  per  virtu  del  quale  ( secondo 
Benvenuto  Cellini )  il  detto  composto  si  fa  nero. 
Si  trovano  indicate  chiaramcnte  le  dosi  rispet- 
tive  di  questi  ingredienti ,  uou  clie  il  modo 
niigliorc  di  fonderli  e  di  applicarli  suU' intaglio 
net  trattato  delP  oriticeria  dello  stesso  Cellini, 
nel  Codice  di  Teolilo  nioiiaco  ed  in  altre  Menio- 
rie ;  nia  que' due  primi  scrissero  di  quesia  ma- 
teria assai  meglio  d'ogni  altro.  La  materia  me- 
(allica  cosi  composta  veniva  infranta  e  ridotta 
in  tanti  fiantumi  della  grossezza  all'  inclrca  tra 
il  miglio  e  il  panico ,  se  ne  copriva  aU'altezza 


di  una  costa  di  coltello  circa  una  lamina  piii  o 
meno,  ma  sempre  picciola  di  purissimo  argento 
gia  Incisa  col  bulino  nel  modo  stesso  con  cui 
s'  incidono  i  rami ,  si  poneva  al  fuoco  di  tal 
grado  che  la  sola  raistura ,  non  1'  incisa  lamina 
si  fondesse,  e  lasciato  il  tulto  radreddare,  si 
levava  con  lima  o  rascliiatojo  o  carbone  il 
niello  sovrabbondante ,  finche  restando  il  niello 
ne' soli  tagli  del  bulino,  come  fanno  gl' impres- 
sori  de'  i-ami  col  palmo  della  raano  prima  di 
sottoporli  al  torcliio ,  apparisse  ben  netta  la 
superiicie  della  detta  lamina,  e  ben  deciso  il 
tratteggio  della  rappresentazione,  il  tutto  con 
grande  pi-atica  d'  arte  ed  attenzioue  scrupolo- 
sissima. 


(*)  Non   e  gia  una  compiuta  storia  dell' arte  citato  ne'precedenti  dizionarj,  sono  all' ebbrezza 

th' io  intcndo  di   tessere,   copiando   (come   pur  della  gioja  non  meno  di  Arcliimede,  quando  sco- 

troppo  suol  farsi )  i    varj    articoli    dall'uno    o  perse 'la  truffa  dell' orefice  nella  corona  di  Gero- 

dall'altro  di  que'molti  scrittori,  i  quali ,  quando  ne.  Sarebbe  cosa  bene  sciocca  illustrando  le  gesta 

vengano  a  scoprire  qualclie  nieschina  stampa  di  d'  un    grande    guerriero    scendere    a    nominare 

quatclie    uieno    clie    mediocre    intagliatore   non  particolarmeate  tutti  i  soldnti ,  i  quali  sotto  il 


DI    GIUSEPPE   LON'Gin.  3  I 

Spesso  avverra  ch'  io  dissenta  dalle  opinloni  degli  scrittori  die 
mi  precedettero  in  questa  materia;  opinioni  a  guisa  d'eco  ripetute 
il  pill  delle  volte  dalT  uiio  all'  altro  seiiza  critico  discernimento.  S'  io 
pero  non  avessi  ricoiiosciiita  necessaria  a  pro  degli  artisti  e  degli 
amatori  molta  riforina  in  si  fatti  giudizj,  e  noii  avessi  trovato  largo 
caiupo  a  niiove  osservazioni  e  nuovi  avvertimenti,  era  miglior  partito, 
qiialuiKjue  sia  per  essere  questa  mia  fatica ,  risparmiarla,  anziche  ri- 
produrre  alia  cieca  ed  iiiutilinonte  cose  gia  dette,  ed  avvalorare  dal 
canto  raio  gli  adottati  errori.  Ne  in  ci6,  spero,  avro  taccia  di  presun- 
zione  presso  i  miei  leggitori,  se  porran  mente  a  questo,  che  I'liomo  del 
mestiere,  per  poco  che  sia  osservatore  e  filosofo,  vede  piu  in  esso  die  i 
pill  grandi  ingegni  cstranei  alia  professione.  Che  se  coloro  i  quali  si 
eressero  in  giudici  dell' incisione  in  rarae,  ne  stabilirono  i  canoni  e  ne 
stesero  i  precetti,  avessero  prima  trattata  con  qualche  lode  la  punta  ed  il 
bulino,  le  loro  opinioni  sarebbero  forse  piii  consentanee  alle  mie.  Io 
non  ignoro  che  il  giudizio  dell'artista  ha  esso  pure  talvolta  i  suoi 
gravi  inconvenienti,  die  piega  assai  facilmente  alle  contratte  abitudini 
di  vedere  e  d'operare,  e  non  a  torto  va  sospetto  di  predilezione  per 
cp.iegli  autori  nei  quali  ravvisa  analogia  col  proprio  stile.  Ho  anzi  per 
certo,  che  se  Rembrandt  e  Castiglione  avessero  scritto  di  quest' arte, 
il  taglio  ordinato  del  bulino  sarebbe  stato  proscritto  forse  e  sicura- 
mente  posposto  al  taglio  libero  deU'acquaforte  che  era  loro  famigliare; 
se  Balechou  e  Wille ,  nitidissimi  intagliatori  a  bulino,  starebbe  scritto 

8U0    comando    colla    obbedienza    loro    e    quasi  ho  serbato  sUenzio  intorno  agl'  iocisori  viventi , 

niacchiaalmeate  contribuiroao  alle  sue  vittorie.  alcuui    cle'  quali    raeritano    altameate    d'  esseie 

Ho  duaque    scelto    fra    1'  iinmeaso    novero    dei  cominendati.  Wa  siccoine  non    v"  e    artista  per 

calcografi    que'  che    mi  parvero  piii  meritevoli  quanto  valente  el  sia    che    non    abbia    le    sue 

d' essere  esaminati  ed  illustrati.  Flu   d' uno    di  mende,  e  siccome  era  mio    proponiniento    pel 

qucsti   si  distingue  bea  poco  da  molt'' altri  suoi  vantaggio  de' giovani  studiosi  e  per  amore  dcUa 

competitori,  de' quali    non   feci  parola  j  ma  in  verita  di  cliiaramente  indicarle,  non  ho  giudi- 

simili  classificazioni  la  progressione  deli' arte  in  cato  convenevole ,  come  scrittore  e    professore 

certi  tempi  i  tanto  insensibile,  che  per  non  ira-  dell' arte  medesima,  I'espormi  al  mcuomo   so- 

pmguare  senza   profitto  un  volume  ho   creduto  spetto  d'  invidi&  o  di  contraria  pcrsoaale    pre- 

meglio  serbare  un  rispettoso  sileuzio,  persuaso  venzione.  I  poster!  reudetanno  loro  imparziale 

di  nulla  detrarre  con  cio  al  loro  merito,  e  molto  giustizia. 
meno  alia  fama  loro  gia  stabilita.  E  similineute 


32  DELL A    CALCOGRAFIA  • 

il  contrario.  Cosi  nel  suo  opuscolo  Abranio  Bosse,  il  quale  soleva 
coiuliirre  racquafortc  ad  una  rc2;olarita,  equidistanza  e  nitidezza,  die 
niolto  avvicinavasi  al  buliiio,  vanto  Callot  sopra  Stcfano  della  Bella 
die  era  condiscepolo  di  quest' ultimo;  al  contrario  Codiin  nellc  sue 
aggiunte,  avvezzo  a  trattare  1' acquaforte  con  leggerezza  e  liberta, 
antepone  Stcfano  a  Callot  ed  agli  altri  acquafortisti  in  piccolo, 
come  antepone  nel  grande  Gerardo  Audran  agli  Eddinck,  ai  Drevet 
ed  agli  altri  bulinisti.  Non  ogni  artista  per6  si  fattamente  soggiacc  al 
predominio  della  propria  inclinazione,  da  non  giudicare  die  per  essa, 
come  ogni  amatore  va  esente  dal  canto  suo  da  particolare  simpatia  o 
prevenzione,  e  quando  ben  si  rilletta,  si  scorgera  cli' egli  non  giudica 
d'  ordinario  die  colle  prime  idee  ricevute  da  qualclie  artista  non  forse 
del  tutto  imparziale,  il  die  torna  lo  stesso.  Se  non  preferira  la  maniera 
pill  conforme  alia  sua,  poiche  non  ne  ha  alcuna,  stara  per  quella 
probabilmente  ch'egli  avrebbe  abbracciata,  se  fosse  stato  artista.  Una 
viva  inclinazione  per  Parte,  una  fdice  disposition  naturale  per  tro- 
vare  la  corrispondenza  dell' imitazione  col  vero,  il  lungo  uso  di  \e- 
dere  belle  prodiizioni  lo  porteranno  facilmente  a  scoprire  con  occliio 
ingcnuo  la  pecca  ordinaria  degli  artefici  per  eccesso  o  per  difctto : 
sapra  egli  gustare  fors' anco  la  grazia,  I'espressione,  il  carattere  delle 
fisonomie,  la  proporzione  delle  membra,  I'eleganza  delle  forme,  la 
naturalezza  delle  pieghe,  la  morbidezza,  la  trasparenza,  il  rilievo  ed 
altre  cose  e  molte;  ma  non  potra  mai  iiidicare  quelle  taiite  imperfe- 
zioni,  le  quali  sfnggono  all'attenzione  di  clii  non  saprebbe  correggerle, 
lie  mai  sentire  quelle  fine  bellezze  animatrici  delle  arti ,  invisibili  ad 
ogn'altro,  fuorclie  aU'ocdiio  sagace  di  colui  die  provo  1' impotonza 
o  la  difficolta  estrema  d'escguirle.  Egli  e  cosi  die  il  volgo  de'filar- 
nionici  non  avverte  quelle  quasi  minime  dissonanze  clie  pure  offendono 
Torecchio  educate  del  valente  professore.  Cosi  il  pubblico  confonde 
anclie  dappresso  e  scambia  I'un  I'altro  que'gemelli,  die  il  famigliare 
distingue  si  bene  da  lontano.  Cosi  noi  tutti  finalmente,  se  per  caso 
c' incontriamo  in  una  greggia,  non  troviamo  quasi  differenza  fra  tante 
agnelle,  die  lo  zotico  pastorello  scerne  ad  una  ad  una  facilmente,  scnza 
punto  ingannarsi. 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  33 

Con  tutto  ci6  riguardo  all' arte  nostra  sono  sompre  pin  rispettabili 
le  opinioni  de'colti  amatori,  die  le  sentenze  di  aitcgli  artefici  (e  sono 
molti  )  i  quali  non  hanno  abbracciata  la  profesbione ,  che  in  una  parte 
sola,  e  mal  conoscono  il  riraanente.  Questi  semiartisti  non  veggono 
le  cose  altrui  che  a  traverse  del  loro  prisma,  sogliono  sempre  cele- 
brar  quello  stile  ch'essi  credono  possedere,  e  quello  non  ciu'ano,  le 
cui  difficolta  furono  ad  essi  insuperabili;  come  la  volpe  d'Esopo  spre- 
giava  quelle  frutta,  cui  non  poteva  salire.  lH  agcvole  il  riconoscerli 
alle  lodi  esclusive  ch'  essi  compartono  ad  un  sol  genere  di  lavoro,  e 
sospette  sono  pertanto  le  ardite  loro  decisioni.  Ma  quando  I'artista  cono- 
sce  praticamente  la  propria  professione  ne'varj  generi  anclie  fra  loro 
opposti ;  quando  trova  commendevoli  autori  di  stile  disparato ;  quando 
nell'esaltare  i  pregi  di  un' opera  non  si  scorda  di  censurarne  i  difetti; 
quando  non  decide  giu,  ma  ragiona  per  quanto  si  puo  nell' arti  belle 
ragionare,  allora  il  sue  giudizio  porta  seco  tutti  i  vantaggi  che  la 
cognizione  pratica  e  teorica  dell' arte  pu6  somrainistrare.  Tal  io  vorrei 
pur  essere,  mentre  prendo  ad  esaminare  ordinataraente  i  principali 
campioni  dell'  arte  nostra  con  animo  deliberato  per  amore  del  vero 
a  seguire  1'  altrui  parere  ove  mi  sembri  scliietto  e  ragionevole ,  ne  ad 
oppormivi  mai  per  solo  amore  di  novita.  Egli  e  con  questi  principj 
ch'  io  giudichero  liberaraente  sullo  stato  progressive  della  calcografia  da 
quattro  secoli  men  poco,  e  daU' indole  de'miei  giudizj  i  miei  leggitori 
me  pure  giudicheranno. 


Vol.  IV.  P.  II. 


34 


DELLA    CALCOGRAFIA 


PROGRESS  I. 

Carattere  dell'  epoca  prima  dal  1440  circa  al   1 5  So. 


VJTli  artefici  di  questa  prima  epoca  dell'  incisione ,  tutto  che  diffe- 
rent! Tuno  dall'altro  in  modo,  che  senza  osservarne  le  cifre ,  od  i 
logogrifi ,  ch'  essi  costiiiuavano  apporre  alle  operc  loro ,  si  possano 
dagl"  intelligenti  agevolmente  riconoscere;  pure  spiegano  in  generale 
lui  carattere  tutto  loro  proprio  e  ben  diverso  dalle  epoche  susse- 
giienti.  Esporrb  candidamente,  come  io  lo  sento,  questo  loro  distintivo 
prima  in  bene  ed  indi  in  male.  A  parte  lo  stile  gotico ,  duro  e  me- 
schino  di  alcuni  di  questi ,  che  era  comune  in  allora  anclie  alia  pit- 
tura  ed  alia  scultura,  sono  essi  quasi  sempre  accurati  raolto  ed  esatti 
in  una  parte  essenzialissima  del  disegno,  cioe  nel  contorno:  le  estremita 
de'corpi  segnatamente  sono  ricercate  con  tale  diligenza  ed  amore,  che 
rade  volte  si  osserva  negl'  incisori  a  noi  piu  vicinii  Questa  stessa  di- 
ligenza s' estende  del  pari  agli  accessorj  piii  minuti,  ai  peli  degli  ani- 
mali,  alle  barbe,  ai  capelli,  al  panneggiare.  Fine  per  lo  piu  e  fitto 
6  il  loro  tratteggio ,  semplice  ne  e  la  direzione ,  senza  pompa  di  ni- 
tidezza  e  senza  pretenslone  di  destrezza.  Siccome  poi  quasi  tutti  quel 
primi  intagliatori  erano  ad  un  tempo  pittori ,  cosi  le  starape  loro,  di 
ben  pochc  in  fuori,  hanno  il  non  lieve  pregio  della  plena  originalita  (*), 


(*)  Le  stampe  modernc,  sebbene  d' ordinarlo 
siano  tract?  dai  miglioridipinti  de'classicl  pittori, 
lianno  esse  pure  dal  lato  delP  artificio  incisorio 
la  loro  parte  d'  originalita ,  giacclie  dieci  iaci- 
sori  operando  da  ua  medesimo  quadro,  senza 
copiarsi  T  ua  I'altro,  producono  senza  dubbio 
dieci  siampe  in  tutto  od  in  gran  parte  diverse. 
E  questa  c  ci6  che  noi  cliiamiamo  originalita  cal- 
cografica,  tanto  espressa  in  ogni  lavoro  incisorio, 
e  tutta  propria  del  solo  incisore ,  die  s'  cgli  e 
noto  per  altre  sue  opere  gia  pnbblicate,  si  rico- 
nosce  evidentemente  il  di  lui  stile  anche  quando 
vi  manca  il  suo  nome.  Ma  le  aatiche,  delle  quali 


qui  si  paria,  e  le  quali  per  lo  piii  sono  di  com- 
posizione  dell' incisore  medesimo,  hanno  piena 
originalita,  cioe  non  solo  dal  lato  incisorio,  ma 
ben  anche  dal  lato  pittorico.  Questa  piena  ori- 
ginalita die  si  riscontra  nella  massima  parte 
degl'  incisori  dcU'  et.T  prima  e  senza  dubbio  uno 
de'  migliori  distiutivi  delle  stampe  di  quell' epoca; 
ma  anche  I'epoca  seconda  ed  anche  la  terza,  seb- 
bene  in  niolto  minor  numero,  vantano  stampe 
pienamente  originali.  II  distintivo  maggiore  del- 
1'  epoca  prima  e  quello  da  noi  osservato  della 
linea  di  contorno  sempre  sentita  e  troppo  vi- 
sibile. 


DI   GIUSEPPE   LOXGllI.  35 

pregio  raro  a  trovarsi  negli  artcfici  deU'epoca  seconda ,   rai'isslrao   in 
que'  della  tcrza ;  ma  questo  merito  loio  singolare  viene  alquanto  eclJs- 
sato  dalla    poca    e    talvolta    ncssiina    couoscenza ,  ch'cssi    mostrarono 
del  chiaroscuro    e   delle   finczze  di  cui  I'arte  6  suscettiva   per   mezzo 
della    varia    direzione,  intersecazione    e    modificazione    del   tratteggio. 
Le  carnagioni ,  i  capelli ,  i  vestiraenti ,   gli    acccssorj ,   il  foiido ,    tutto 
era    da    essi    trattato    con  uu  sol   genere    di   lavoro ,   il    die    produce 
ingrata  monotonia.  La  prospctdva  aerea  quasi  del  tutto  allora  trascu- 
rata  ne'  dipinti ,  tanto  piii  doveva    esserlo   nella  nascente    calcografia , 
ove  la  difficolta  di  bene  rappresentarla  si  fa  incomparabilmente  mag- 
giore;  ma  il  valore  delle  tinte  locali,  ch'era  pure  a  que' tempi  cono- 
sciutissirao  riguardo  alia  pittura,  non  lo  era  punto  riguardo  aU'incisione. 
Ogni  parte  illurainata,  qualunque  ne  fosse  la  natura,  lo  era  dappertutto 
egualmentc.  II  ciel  sei-eno  risultava  dal  fondo  vergine  della  carta  senza 
lavoro  di  sorta,  tranne  1' introduzione  di  poche  nuvolette,  le  quali  poi 
erano  si  circoscritte ,  dure  e  pesanti  nella  stessa  loro  meschinita ,  clie 
sembravano  tanti  gomitoli  e  matasse,  e  soraigliavano  a  tutt'altro.  fuorche 
ai  leggieri  vapori  condensati  clie  veggiamo  nell'aria.  Questo  difetto,  a 
vero  dire  pronunciatissimo  nelle  stampe  primitive,  non  era   tutto   in- 
cisorio;  poiche  sebbene  in  minor  grado  anche  nei  dipinti  di  que' tempi 
appare  generalmente.  Ma  un  difetto  tutto  proprio  dei  priraordj  dell'  arte 
nostra  fu  quello  di  segnare  con  solchi  piii  o  meno  profondi  e  sempre 
visibili  i  dintorni  delle    cose  rappresentate :  difetto  talvolta  piacevole , 
quando  va  unito  a  molta  intelligenza  ed  eleganza  di  forme,  come  quello 
che  rende  in  simil  caso  piu  chiara  e  precisa  la  bellezza  d'essi  contorni, 
ne  agevola  I'imitazione  e  la  reminiscenza,  ed  e  di  sommo   ajuto   per 
que'  pittori  i  quali  al  momento  del  comporre  abbisognano  di  repertorio ; 
ma  contrario  poi  alia  morbidezza,  all'armonia,  in  una  parola  alia  stessa 
verita.  Imperocclie  la  natura  in  qualsivoglia  aspetto    non    e   mai    cir- 
condata  da  questa  linea ,  ne  ha  bisogno  di  questo  mezzo,  perche  agli 
occhi  nostri  non  si  confonda  un  corpo  coU'altro;  ma  per  effetto  della 
luce  e  deir  aria  interposta,  dal  solo  chiaroscuro  e  dall' aerea  prospet- 
tiva  nasce  in  lei   la   distinzione    degli    oggetti   per  contorno  ove  piii , 
ove    meno    staccato ,    ora    preciso ,    ora    alquanto    confuso    colla    piii 


36  DELLA    CALCOGRAriA 

gradevole  vavicta.  La  linea  di  contorno,  che  nella  natura  circonda  i  corpi 
pill  dlstiiui  I'lino  daH'altro  al  nostro  sguardo,  ella  e  per  cosi  dire  la 
linca  matoinntlca  avente  lungliezzu  c  non  largliezza,  poiche  vien  essa 
fbrinata  dal  contatto  di  due  tinte  di  valor  differente  in  modo,  die  ove 
termiiKi  Tuna,  1' altra  iiicomincia:  cosi  debb'essere  neU'incisione;  ove 
termina  il  tratteggio  rappresentante  un  oggetto,  dee  principiare  un  altro 
tratteggio  di  stile  e  di  valore  diverso  che  rapprescnti  1'  oggetto  sot- 
toposto  scnza  interposizione  di  liiiea  alcmia,  gia  d'ordinario  piit  nera 
per  so  medesima  de'  corpi  da  lei  divisi ;  senza  di  che  i  contorni  ri- 
sultano  inevifabilmente  duri  e  frastagliati ,  e  le  figure  non  ti  sembrano 
gia  morbidamonte  disegnate  o  dipinte,  ma  grossolanamente  intarsiate 
a  notabile  derrimento  della  dolce  armonia  del  chiaroscuro,  il  che  av- 
venne  agl'  intagliatori  dell'  eta  prima.  Dell'  importanza  del  chiaroscuro 
non  Dieno  che  del  contorno,  e  della  raaggiore  diflicolta  di  bene  ado- 
perarlo  nell'incisione  parler6  altrove  diffusamente;  per  era  passiamo 
air  esame  d'  alcuni  de'  nostri  primi  maestri. 


MASO    FINIGUERRA 
nato  a  Firenze  nel  141 5,  mono  wi  nel  1460. 


Di 


'i  Maso  Finiguerra  fiorentino,  orefice ,  intagliatore  a  bulino  e 
niellatore ,  a  cui,  siccome  dissi,  venne  attribuita,  indi  contrastata  I'in- 
venzione  della  stampa,  tutti  gli  storici  dcR'arte  nostra  hanno  ragio- 
nato  come  d'un  artefice  esimio,  ed  a  nessun  altro  dell' eta  sua  se- 
condo ;  ma  quantunque  il  consenso  de'  piu  colti  araatori  inclinasse  a 
credere  di  sua  mano  alcune  stampe  portanti  le  iniziali  del  suo  nome  e 
cognome ,  le  quali  paragonatf  co' nielli  suoi  corrispondevano  assai  bene 
ncllo  stile,  pure  niuna  certezza  emergeva  ancora  in  suo  favore,  ed 
anzi  a  malgrado  di  quanto  gli  storici  italiani  meno  remoti  da  quel- 
I'epoca  assicaravano ,  v'era  perfino  chi  dubitava  non  forse  ingannati 
essi  fossero  nel  loro  giudi;:io  credendo  facilmente  prove  di  rtampa 
quelle  di  zolfo  e  di  creta,  ch'egli  solea   cavare   da'suoi  lavori  prima 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  3*J 

di  nicllarli ;  pertanto  essendomi  io  proposto  di  non  qvii  ragionare , 
die  di  (juegr  intagliatori  de'  quali  si  veggono  le  stanipe ,  non  avrei 
potuto  a  buon  diritto  collocarvi  il  nostro  Maso  prima  che  1'  infatica- 
bile  ed  espertissirao  Zani  fra  le  infinite  stampe  dell'  immensa  collezione 
parigina,  cjuella  a'  giorni  nostri  non  iscoprisse,  che  indubitatamente  usci 
dal  niello  eseguito  dallo  stesso  Maso  ncl  1452  pel  hattistero  di  Firenze, 
spargcndo  amplissinio  lurae  sulla  vera  origine  della  stampa  de'rarni  (*). 
Questa  piccola  stampa,  la  sola  finora  che  al  Finiguerra  si  possa  con 
certezza  attribuire,  sebbene  alquanto  macchiata  e  corrosa  da  un  lato, 
porge  nondimeno  bastante  materia  per  giudicare  fondatamente  del  non 
lieve  mcrito  di  questo  primo  padre  dell' arte  nostra.  Di  buono  stile  e 
il  discgno  in  generate,  di  buon  carattere  sono  le  teste,  vere  e  di 
buona  scelta  le  pieghe  delle  vesti,  e  ben  poco  vi  si  scorge  dclla  du- 
rezza  e  meschinita  di  quel  tempo.  Quanto  all' intaglio,  finissimo  vi  si 
scorge  il  tratteggio  e  quale  conviensi  alia  piccola  proporzione  delle 
figure ,  quando    si    vogliano  rappresentare    non    a  guisa  d'  abbozzi   o 


(*)  La  piu  forte  prova  addotta  dalPabate  Zani 
nel  suo^opuscolo  stampato  in  Parma  nel  i8oa 
ed  inlitolato  Materiali  per  servire  alia  storia  ecc. 
i  uaa  piccola  stampa  da  lui  trovata  nella  grande 
collezioae  di  stampe  in  Parigi  rapprescntantc  TAs- 
lunzione  dclla  Beata  Vergine  con  molte  (igare  e 
col  motto  Assumpta  est  Maria  m  caelum,  gaudec 
exercitus  angclorwn  da  lui  riconosciuta,  come  ci- 
vata  dalla  pace  tuttora  esistente,  incisa,  come  si 
disse,  e  niellata  dal  Finiguerra  pel  battisterodlFi- 
renze,  edella  quale  Io  stesso  Zani  presenta  ai  leg- 
gitori  suoi  un  accurate  rintaglio.  Deggio  peroav- 
vertire  che  il  sig.  Pietro  Vitali  professore  di 
lingua  ebraica  in  Parma  (  patria  del  dcfuato  sig. 
Zani )  la  un  paragrafo  di  lettera  scritia  al  chia- 
rissimo  bibliotccario  sig.  Angelo  Pezzaaa  mo- 
Stra  gravi  dubbj  sulla  idcntit.i  di  quclla  stampa 
coUa  pace  orlginale,  ed  anzi  aggiunge  che  Io 
stesso  Zani  prima  delta  sua  morte  era  entrato 
in  qualche  incertezza  su  questo  focdamento 
delle  sue  .isserzioni.  Traggo  tutto  cio  da  una 
note  del  gin  citcto  opuscoln  del  coote  Cicogoar.;. 

Lo  sclo'llore  qu^Si'uaico  di.bbio  sr.r-bbe  cosa 


facilissima ,  se  il  direttore  della  regia  colle- 
zioae parigina  portaado  seco  la  stampa  del  Fi- 
niguerra si  recasse  a  Fireuze  coa  qualche  buon 
incisore  fraucese,  e  colT  intervento  di  qualche 
altro  incisore  od  amatore  di  stampe  fioreatino 
ne  istituisse  colla  pace  originale  accurate  coa- 
fronto. 

latanto  iiuche  cio  non  avvenga ,  io ,  che  ho 
praticato  frequentissimamente  collo  Zani  nel  lua- 
go  suo  soggiorno  in  Milano,  e  P  ho  riconosciuto 
quaato  digiuno  di  foadate  cogtiizioni  pittori- 
che ,  i.ltrettanto  solerte  ed  esatto  indagatore 
e  conoscltore  di  stampe,  segaataniente  autiche, 
e  perspicacissimo  nel  distinguere  le  originali 
dalle  copie,  e  le  prime  prove  dalle  ritoecate, 
fino  a  noverame  pnzienlissimamente  i  tagli  ed 
i  punti  in  ogni  parte  e  misurare  la  forma  e 
la  distanza  d'  o^ni  lettera  .'.Ifabetica  che  nella 
stampa  si  trovasse  :  iodico,  non  posso  indurmi 
a  credere  che  tal  uoino  d.i  me  it  questo  ge- 
ncre  bi  vanui^^ios^imcntc  conosi.ii'.to  potesse  ca- 
dere  in  cosi  i.rassu  errore  da  r_rae  ^unsi  ia  luune 
la  ritraita^Ione. 


38  DELIA    CALCOGRAFIA. 

delle  cosl  dette  macchiette ,  ma  possibilmente  raeglio  al  suo  termine 
condotte.  Tale  ia  soiuma  e  questo  lavoro ,  clie  se  comprovata  altri- 
nionti  lion  fosse  rantichitu  del  buliiio,  darebbe  a  conoscere  chiaramente 
die  a  quell' epoca  si  cominciava  beiisi  a  stanipare  dall' incisione ,  ma 
lion  ad  incidere  (*). 


MARTINO    SCHOEN 

nato  a  Culemhach  verso  nel  1420,  mono  a  Colmar  nel   i486. 

l3e  vero  fosse  che  Martino  avesse  prima  d'  ogni  altro  intagllato 
per  istampa,  converrebbe  dire  clie  I'arte  nostra  nascessc  dalla  di  lui 
mano  non  dir6  gia  adalta  come  Minerva  dalla  testa  di  Giove,  ma  tale 
sicuramente  da  farsi  ammirare  nclla  sua  stessa  infanzia.  In  mezzo  a 
qualche  resto  di  gotico  stile  inseparabile  dal  tempo  e  dal  luogo  in 
cui  visse  Martino,  le  sue  stampe  haano  generalmcate  ua  sapore  di 
disegno,  un  tocco  ed  un  carattere  aelle  teste  e  nelle  estremita,  che 
non  s'  incontra  dappoi  negli  altri  incisori  fino  ad  Alberto.  II  buliao  vi 
e  maneggiato  con  arte,  e  non  senza  facilita.  Le  masse  de'capelli  se- 
gnatamente  soiio  cosi  bene  girate  e  tagliate  con  tal  gusto,  che  possono 
tuttora  servire  di  norma  ai  nostri  giovani  incisori.  Fra  le  produzioni 
del  suo  bulino  sono  a  giusto  titolo  pregiate  e  ricercate  la  morte  della 
Beata  Vergine  ed  il  S.  Antonio  fra  i  Demonj,  della  quale  stampa  iavaghito 
Id  stesso  Buoaarroti  non  isdegn6  tradurla  in  dipiato  si  fattameate,  che 
sebbeae  giovanetto  fe'stupire  tuttaFirenze  gia  avvezza  d'altronde  a  coa- 
templare  le  opere  del  Masaccio,  del  Grillandajo,  del  Perugino  e  di  Leo- 
nardo. Fra  taati  pregi  non  h  men  vero  pero  che  nelle  stampe  di  Mar- 
tino I'arte  nostra  non  lascia  d'essere  anzi  bambina  clie  no,    sebbeae 


(*)  Ad  imitazione  del  Finiguerra  prodnssero  non  con  tnaggior  correrione  quanto  alle  forme; 
in  segaito  varle  stampe  il  Poll.ijnolo,  Baccio  ma  simili  produzioni  pregevolissime  e  rare  pei 
Baldini  e  S.indro  Botticello  con  bulino  ora  piCi,  grandi  coUettori  di  stampe  poco  o  nulla  ag- 
ora meno  dilicato,  e  talora  con  piu  aerbo,  se  giungono  all' infanzia  dell' arte. 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  89 

aclulta  ella  scmbri  a  fronte  de'suoi  discepoli  ed  imitatori,  e  die  pit- 
tore  egU  ad  uu  tempo  ed  orcfice  in  anibe  le  professioni  valeiite , 
conoscendo  giu  la  matita  ed  il  bulino,  pote  far  cose  giustaraente 
apprezzate  dagl' intelligenti  per  ruolti  riguardi;  nia  tu  ben  lungi  dal 
sognare  nerameiio  le  prime  vie  di  quel  pcrfezionamento,  il  quale  merce 
deU'eccitamento  piodotto  negl' incisori  dalla  ricerca  delle  stampe  era 
riserbato  a'  tempi  posteriori  (*). 


(*)  Se  qui  si  tractasse,  come  giii  dissi ,  ifuna 
conipiuta  storia  calcografica ,  noa  di  ulili  osser- 
vazioai  sul  progrcsso  dell' arte,  avrci  dovuto 
parlare  dopo  Sclioea  dei  due  Israel  von  Mcclieln, 
di  Manino  Zagel,  d'Alberto  Glockenton  e  di 
Micliele  Wolgemut ;  ma  sebbene  per  que"  tempi 
le  stampe  loro  non  manchino  di  prcgio,  pure 
sono  di  molto  iuferiori  a  quelle  di  Sclioen,  e 
r  arte  noa  ebbe  per  essi  alcun  incremento.  Per 
la  stessa  ragione  non  parlo  di  qualcb'alira 
stampa  giudicata  da  alcuai  anteriore  al  Fini- 
guerra  ed  a  Sclioen ,  sia  perclie  present!  in  cifre 
numerlche  una  data  anteriore,  sia  pcrclie  uio- 
stri  uno  stile  piii  aiitico;  quanto  nlla  prima 
parte  ricorder6  al  niio  Icggitore  il  dubbio  da 
me  proposto  neiraatccedeate  discorso  suU'ort- 
gine  delta  calcograjia  intorno  alia  possibilitii 
clie  alciiiie  stampe  di  carattere  anticliissimo  fos- 
sero  cavate  da  intagli  eseguiti  assai  prima  della 
scoperta  della  stampa,  oppure  dn  nielli  vuotati 
ad  arte  dal  loro  ceniento  ;  quanto  nlla  seconda 
poi,  cioe  nir  induzione  che  simili  stampe  siano 
d'  un'  epoca  piu  remota  per  lo  stile  del  loro  di- 
segno,  lo  rendero  avvertito  che  e  troppo  facile 
con  tali  raziocinj  di  cadere  in  errore ,  avendo 
10  piu  d'  una  voUa  veduti  nicuni  quadri  portanti 
il  nome  del  loro  autore  e  la  data  del  secolo  deci- 
mosesto,  clie  pel  loro  stile  duro  e  mescliino  ap- 
parivano  del  secolo  dccimoquarto.  Suppongasi 
clie  un  giovanetto  plttore  abbandonato  a  se 
nicdesimo  si  trovi  per  caso  in  un  luogo  ove 
non  possa  vedere  e  copiare  che  alcune  opere 
del  trecento,  ne  possa  recarsi  a  studiare  altrove ; 
che  fara  egli  anche  nel  secolo  in  cui  viviamo  ? 


Disegnera  o  dipingera  come  nel  trecento,  c 
qiiindi  i  nostri  poster!  volendo  giudicare  tali 
disegni  o  tai  dipinti  dall'apparente  loro  stile, 
gli  ascriveranno  ai  tempi  di  Giotto  e  di  Ciroabne. 
Clie  se  questo  mo'  di  giudicare  non  vale  nolle 
pitture,  nellc  stampe  poi  molto  meno;  giacche 
nulla  osta  che  qualche  incisore  dopo  1'  inven- 
zionc  dcUa  stampa  abbia  prescelto  d'intagliare 
qualclie  dipinto  o  disegno  di  piii  aniico  maestro, 
trascurando  (come  si  vede  in  molte  stampe) 
Tindicazione  del  nome  e  dell' anno,  ed  essendo 
suo  stretto  dovere  di  non  tradire  lo  stile  del- 
I'archetipo,  lo  abbia  si  bene  conservato  da  far 
credere  la  sua  stampa  d'  un'  epoca  molto  ante- 
riore. Giudicando  dal  solo  stile,  che  si  direbbe 
di  quella  stampa?  Lo  stile  della  composizione 
e  del  disegno  risulterebbe  piii  antico  certamente 
air  occliio  d' ogni  esperto  conoscitore:  lo  stile 
deir  intaglio,  quando  T  incisore  ad  arte  I'avesse 
tenuto  semplice  e  timido,  imitando,  non  gia 
copiando  qualclie  vecchio  niello,  risulterebbe 
egualmente  piii  antico  ( giacche  la  contraflazio- 
ne  non  e  riconoscibile,  parlando  di  que'tempi, 
die  quando  si  tratta  d'  un  riutaglio  paragonato 
coll' originale,  e  questo  non  sarebbe  il  caso): 
la  carta,  in  cui  verrebbe  impresso  tal  rame,  po- 
trebb'essere  scelta  (a  Cue  di  meglio  ingannare) 
fra  le,riiiiaste  in  qualunque  scrittura  de' tempi 
dell'arclietipo,  e  le  cifre  numeriche  od  alfabe- 
tiche  imitate  pure  sull'  uso  di  quel  tempo  me- 
desimo,  le  quali  cose  non  poco  servlrebbero  a 
convalidare  1'  impostura :  nulla  in  somma  si  op- 
porrekbe  a  far  rimontare  quella  stampa  agli  oscu- 
ri  tempi  anterior!  alia  scoperta  dell'  impressione 


40 


DELLA    OALCOGRAFIA 


ANDREA    MANTEGNA 
nat-^  presso  Mantova  nel  1 461,  mono  a  Paduva  nd  1 5 17. 

y\nclrca  Maiitegna  manog;;;i6  pure  il  biilino.  Considerate  le  sue 
stampc  dal  lato  della  coinposizione  e  della  intclligenza  dell'  umana 
striutvira,  vi  si  ravvisa  quel  pittore ,  anclie  a  fronte  di  que'sommi 
chc  gli  auccedettoro ,  tuttora  rispettabile ;  avuto  poi  riguai'do  al  se- 
colo  che  lo  prodnsse ,  maraviglioso;  se  non  die  al  pari  ed  anzi  piu 
de'suoi  predeccssori  forzo  i  coiitorni  con  grossa  e  profonda  linea  in 
guisa,  die  dove  logoratosi  il  rame  svanirono  le  tracce  del  cliiaro- 
sciiro,  riraasero  quelli  visibilissirai.  Qnindi  le  sue  figure  indse  sono 
assai  piu  dure  e  circoscritte  die  i  suoi  dipiuti;  difetto,  ad  accrescex-e 
il  quale  non  poco  contribuirono  i  vivi  riflessi  di  luce  di'egli  soleva 
impiegare  nelle  ombre  ordinariaraente  staccate  da  fondo  crescente  in 
oscurita  circa  il  contorno ,  e  dalla  direzione  stessa  del  suo  tratteggio. 


incUoria,  ed  nnzl  piu  male  Psegnito  che  fosse 
queir  intajlio,  piu  antico  seiiibrerebbe  e  pro- 
douo  neir  iafiiQzia  dell'arte.  Dei  quadii  in  vece, 
o  del  discgni  noT  e  cosi.  II  pittore  che  im- 
prende  a  deludere  i  buoni  conoscitorl  coa  questo 
geiiere  d'impostura  ,  ha  tutto  a  temere  che  venga 
facihnente  scoperta.  Dovendo  egli  imitare  uno 
stile  gia  caduto  in  disnso,  e  necessario  che 
prima  si  spogli  onainamente  del  suo,  il  che  e 
quasi  impossibile;  quiadi  il  tocco  del  suo  pennel- 
lo,  per  quanto  ei  creda  d'averlo  cangiato  intera- 
mente,  risente  sempre  qualche  iadizio  delle 
contratte  abitudini,  e  dove  pure  riesca  a  ma- 
scherarlo,  si  fa  piii  pesante,  stentato  ed  inccrto. 
Certe  fmczze  proprie  de'  primi  tempi  o  non 
sono  da  lui  avvertite,  o  non  possono  da  lui 
praticarsi ,  ignorandone,  se  non  altro,  il  pro- 
cesso  meccanico.  Alcuni  colori  allora  general- 
menfc  adoperati  o  piii  non  sono  in  commercio, 
o  piii  non  hanno  I'eguale  vivacita.  La  Olestica 
preparatoria  snlla   tavola    sara    anch'  essa    ben 


diversa  da  quella  degli  antlchi ,  non  parlando 
delle  velature ,  dalle  dorature ,  delle  vernici  e 
di  tant'  altre  cose  di  pratica  pittorica ,  le  quali 
d'  eta  in  eta  sogliono  in  tutto  od  in  parte  va- 
riare.  Tutto  questo  all'  occhio  sagace  ed  intel- 
ligente  smaschera  facihnente  1' impostura,  giac- 
che  le  penne  del  corvo  spuntano  sempre  in 
qualche  parte  sotto  quelle  del  pavone :  e  se  ci6 
pure  non  bastasse,  si  pu6  tentare  nelle  parti 
meno  interessanli  del  quadro  1'  azione  de'  cor- 
rosivi,  i  quali  intaccano  sempre  piu  presto  le 
recenti  die  le  vecchie  pitture  ad  olio ,  e  ne 
assicurano  cosi  il  giudizio.  Da  quanto  si  e  detto 
emerge  che  1'  Induzione  d'  antlchita  dalla  qua- 
lita  dello  stile  puo  valere  ne'  dipinti ,  non  mai 
nelle  stampe  ^  e  quindi  il  dire  che  prima  di 
Finiguerra  e  di  Schoen  vi  furono  altri  inta- 
gliatori  i  quali  stamparono  i  loro  intagli ,  ed 
appoggiare  quest' asserzione  a  qualche  nieschina 
stanipa  di  stile  piu  antico ,  die  non  e  quello 
di  questi  due  maestri,  e  deduzione  inammissibile. 


DI  CroSEPPE  LONGHI.  4 1 

Tale  tratteggio  formato  di  linee  parallele  costantemente  obblique  e 
rette,  qual  ch'egli  sia  il  rilievo  e  la  natura  delle  parti  rapprcsentate, 
e  pero  ben  osservabile,  come  tutto  suo  particolare.  Pare  cli' ei  pre- 
figgesse,  posta  prima  la  lastra  sul  tavolino,  di  non  la  girar  mai,  ne 
muoveria  tampoco,  siccome  6  necessario,  rjuando  vogliasi  variare  la 
direzione  de'  tagli  a  seconda  de'  muscoli  o  delle  pieghe.  Sopra  uu 
rame  inchiodato  fermamente  ad  un  leggio ,  e  reso  immobile,  non 
si  opererebbe  altrimenti.  Cosi  avvenne  cbe,  ad  onta  della  novitii  di 
questa  foggia  d'intagliare,  I' arte  nostra  uascente  non  progrediva  gran 
fatto  (*). 


ALBERTO   DURER 
nato  a  Norimberga  circa  il   1 47 1,  morto  ivi  nel   iSaS. 


A< 


Jberto  Dvirer,  eraulo  gia  di  Mantegna  come  pittore,lo  supero  di 
lunga  mano  come  incisore.  Quantunque  il  contorno  delle  sue  figure 
sia  formato  coirusata  linea,  lo  e  pero  piii  leggermente,  piii  serrato , 
fine  e  sinuoso  il  tratteggio,  piu  fcrmo,  facile  ed  equidistante  il  taglio, 
maggior  vigore  nelle  ombre,  maggiore  intelligenza  ne' riflessi.  Esami- 
nando  le  migliori  sue  produzioni  sulle  vergini  prove,  e  forza  asserire 
esscr  cgli  stato  il  primo  che  portasse  quest' arte  dall' iiifanzia ,  in  cui 
trovolla,  ad  uno  stato  non  lontano  da  florida  adolescenza.  UAdamo  ed 
Eva  per  la  gradazione  delle  ombre,  ed  il  S.  Girolamo  nella   cella  per 


(*)  E  molto  meno  s'accrebbe  per  opera  dei  mal  della    specie    umaaa.    Non    nominero  varj 

suoi  contcmporanci  Giamniaria  e  Giannantonio  altri  incisori  in  legno  di  quel  tempo,  essi  non 

da  Brescia,  Girolamo  Mocetto  da  Verona,  Ni-  servono    all' oggetto    delle    nostre    osservazioni 

coletto  da  Modcna ,  Benedetto  Montagna  e  Ro-  piiramente  calcografichc.  Le  stampe  di   Mante- 

betta,  essendo  anzi  quest' ultimo  ad  ogn'occhio  gna   in  buone   prove,  a  raalgrado    de'suoi    di- 

esercitato  sul  bcUo    vcramente    insopportabile ,  fetti,  sono  avidamente  e  giustamente  ricercate 

giacclii-  le  sue  figure  c  segnaCimente  le  sue  fi-  dagl'  intelligeati ,  e  fra  queste  viene  data  la  pre- 

sonomie  sono  di  forme    si  antipaticlic ,  die    si  ferenza  alia   Fergine  col  Sambino  in  braccio  ed 

direbbero  d'  una  nuova   razza   di   scimie ,  non  al  Trionfo  di  Giuiio  Cesare. 

Vol.  IV.  P.  II.  6 


4a 


DELLA    CALCOGRAFIA 


r  arditezza  e  convenicnza  del  moto  de'  segni  porgono  uii  esempio  per 
cp.ie' tempi  sorprendente.  Non  e  morbido  invero,  nia  duro  meno  dei 
suoi  conteinporanci;  non  nitido,  ma  assai  men  aspro;  non  abbastanza 
variato  ^iiista  la  difierenza  degli  oggetti  e  dclla  prospettiva  aei-ea,  ma 
non  del  tutto  monotone :  vi  domina  una  Icggiera  c  soave  granitura  che 
alli'tta  lo  sgiiardo  dogli  aniatori,  ci6  che  gli  accuratissimi  e  piu  nitidi 
rintagli  di  Wierix  non  seppcro  ottcncre.  II  numero  delle  sue  stampe  (*), 
in  mezzo  al  tempo  da  lui  impiegato  nella  pittura  ed  in  altri  severi 
studj ,  prova  la  sua  destrezza  e  facilitii  nell'uso  del  bulino  (**). 


(*)  II  catalogo  di  queste  e  molto  esteso;  ve 
ne  lianno  niolte  di  seiiiplice  bulino,  come  pure 
in  legno,  e  [ler  quanlo  apparc  a  non  duliitarne, 
airnci|uaforte.  Anzi  a  gUidizio  di  Christ  sarehbe 
cgli  assoluuimente  T  invcntore  di  questa  nia- 
niera  d'  incidere  piu  facile  c  pronta  assai  di 
quella  del  bulino,  e  piii  atta  ad  esprimere  lo 
spirito  ed  il  gusto  pittorico:  maniera  praticata 
in  seguito  da  molti  egregi  pittori ,  i  quali  ar- 
ricchirono  per  qnesto  mezzo  la  massa  delle  pro- 
duzioni  calcograllcUe:  maniera  finalineute,  dalla 
quale  non  possono  prescindere  anclie  gl'  incisori 
deir  eta  nostra  nelle  stampe  piii  finite,  ove  si 
tratti  di  rappresentare  cose  meno  lisce  c  di 
tocco  ardito  e  scherzevole,  ov' entri  segnata- 
mente  parte  di  paesnggio.  Questa  vantaggiosis- 
sima  scoperta  fii  da  molti  attribuita  al  cclebre 
plttore  Francesco  Mazzuola,  detto  il  Parmigia- 
nino ,  di  cui  e  fama  che  si  dilettasse  appassio- 
natamente  di  cliimiche  operazioni ;  ma  Pante- 
riore  esistenza  d'  Alberto  rendc  assai  dubbia  si- 
mile attribuzlone.  Certo  e  che  questo  ritrovato 
per  la  facilila  del  suo  processo  ha  determinato, 
come  piii  sopra  ho  detto,  molti  valenti  pittori 

(**)  NoQ  quanto  Alberto;  ma  pero  in  modo 
lodevole  si  distinsero  oltramonti  piii  o  meno 
intorno  a  que' tempi  Luca  Cranach,  Luca  o 
Luigi  Kruger,  Alberto  Altdorfer,  Bartel  e  Se- 
bald  Beliam,  Enrico  Aldcgrever,  Giacomo  Binck, 


a  trattare  V  incisione  a  guisa  di  schizzo  a  penna  ; 
quindi  un  Parmigianino ,  di  cui  la  piii  bclla 
stanipa  e  la  piii  spiritosa  e  la  Deposizione  di 
Crista  ndia  tomha\  Lodovico  ed  Annibale  Caraccl, 
di  cui  sono  ricercatissime  il  Crista  di  Caprarola , 
la  Susanna  al  bagno  ed  Apollo  con  Pane;  Cuido 
Rcni,  la  cui  migliore  stampa  si  vuole  quella  in- 
titolata  I'Elcmoiina  di  S.  Rocco;  Giovanni  Lan- 
fraaco ,  Sisto  Badalocchio ,  Simone  Cantarint 
detto  il  Pesarese ,  Giannandrea  ed  Elisabetta 
Sirani ,  Salvator  Rosa  ,  Benedetto  Castiglione  , 
Bartolomco  Biscaino,  Francesco  e  Pietro  Aqui- 
la ,  Pietro  Paolo  Rubens,  Antonio  Van  Dych, 
Cornelio  Schnt,  Ciaconio  Jordaens,  Luca  Vaa 
Uden ,  Pietro  Testa ,  Nicola  Bergliem ,  Fran- 
cesco Londonio,  e  tacendo  suirimmenso  nu- 
mero d'  altri  pittori  ed  intagliatori  alPacquaforte 
con  pill  o  meno  di  finitezza,  di  vigore  c  di 
gusto ,  terminero  questa  nota  col  nominare  Giu- 
seppe Ribera,  detto  lo  Spagnoletto,  la  cui  stam- 
pa di  Silcno  ubbriaco ,  e  le  altre  due  di  S.  Gi- 
rolamo  e  di  5.  Bartolomco  sono  d'un  tocco  si 
spiritoso  e  si  ben  inteso  ch'  io  le  riveggo  sem- 
pre  con  ineil'abilc   compiacenza. 

Giovanni  Brosamcr,  Enrico  Lautensack,  Virgilio 
Solis,  i  fratelli  Hopfer,  Melchiorre  Lorch,  Teo- 
doro  de  Bry  ed  altri ;  ma  ancbe  questi  non  danno 
luogo  a  particolari  osservazioni  pel  fine,  die  ci 
siamo  proposto. 


DI  GIUSEPPE  LONGHI.  48 

MARC'ANTONIO    RAIMONDI 

nato   a   Bologna   nel    1488^    mono   ivi   circa  il   1546. 

i3iirse  in  questo  mentre  il  celebre  Raimoncli ,  di  cui  nessuno  fra 
gV  incisori  sali  e  si  mantenue  presso  gli  artisti  in  piii  aha  rip^tazione. 
Discepolo  fortunato  di  Raffuello ,  le  cui  composizioni  prefer!  saggia- 
mente  alle  proprie  di  pubblicare,  pote  piu  ch'altri  agevoltnente  imi- 
tarne  la  purezza  dello  stile.  Fermo  quasi  sempre  (')  e  corretto  e  il 
suo  contorno,  scelte  sono  le  forme,  accurate  le  estreraita,  le  fisono- 
mie  femniinili  graziose  senza  afFettazione,  avvenenti  senza  moUezzai 
le  raaschie  risentite  senza  csagerazione,  fiei'e  all' uopo  senza  terrore, 
tutte  poi  sirapatiche,  qualunque  sia  I'eta,  il  sesso,  la  circostanza.  Tanta 
bellezza  ne'contorni,  che  in  alcune  sue  stampe  si  mostra  in  grado 
pill  emincnte,  die  a  credere  a  molti  non  pratici  dell' arte  nostra  che 
lo  stesso  Raflfaello  non  solo  si  liraitasse  a  correggere  siiUa  carta  i  con- 
torni  per  I'incisione  disposti,  ma  sul  rame  ben  anclie  di  propria  mano 
coUa  punta  li  segnasse  C*);  il  che  cpianto  aggiungerebbe  di  pregio  a 

(*)  Ho  detto  qu.-isi  scmprc,  perche  non  sem-  artisd,  i  quali  trovamlo  in  quest' illustre  arte- 

pre  i  ili  lui  contorai  sono  della  stessa  intelli-  Cce  luoltissime  parti  vcraraente  belle,  non  sanno 

genza  ed  eleganza  nelle    tante    stampe   da   lui  concepire  che  in  nlcune  altre  possa  essere  ra- 

pubblicatc  E    tanto    espongo    a    riscliio    d'  es-  gionevolmente  censurato. 
sere  anatematizzato  da    que'  raolti    amatori    ed 

(**)  Clie  RaiFacllo  riducesse  frcquentemente  quali  giudicarono  altro  non  essere  Tantica  lira 

A  buon  punto  i  contorni  dei  Uicidi  preparati  da  che  il  raoderno  violino ,  pose  in  mano  d'Apollo 

Marc'Antonio  a  fine  di  trasportarli  sul  rame,  se  questo  stromeuto  nel  Parnaso  da  lui  dipinto  nel 

nol  sapessimo  altriiiienti,  si  potrcbbe    dedurre  Vaticano,  mentre  nella  stampa  di  Marc'Antonio 

dalPosservazione   die  questo  suo  discepolo  sem-  si  trova  la  lira  consimile    a    quella  dcirApoUo 

pre  o  quasi  sempre  intagli6  non  dai  quadri  ri-  Musa^ete.   Cosi  pure  nella  Sacra  Faniiglia  incisa 

dotti  da  quel  gran  maestro  a  pieno  compimcnto,  dallo  stesso  Raimondi ,  le  due  teste  della  Beata 

ma  dai  primi   suoi   schizzi  per  cosi  dire  estem-  Verglnc  e  di  S.  Elisabetta  si  trovano  ncll'  iden- 

poranei ,  e  quindi  ben   lontani  da  qucUa  perfe-  tica  attitudine,  mentre  nel  dipinto   ha  posto  con 

zione  cui  quel   sommo  port6  quelle  stesse  com-  finissimo  giudizio    la    testa    della  S.  Elisabetta 

posizioni,  varlandole  sovente  e  sempre  in  meglio  iaclinata  si,  ma  tutta  di  fronte  ed  in  contatto 

ne  suoi  dipinti,  come  n' e  prova,  die  per  se-  amorosissimo    con    quella  di  Rl.   V.,  ottenendo 

Q   guire  r  opinione  de*  dotti  suoi  contemporanei,  i  per  tal  mode  e  varieia  ed  espressione  maggiore; 


44 


DELLA    CALCOGRAFIA 


quelle  stampe ,  taiito  scemerebbe  di  merito  all'  artefice  di  cui  portano 
la  cifra.  Giova  per6  osservare  die  per  quanto  grande  fosse  Tabilita 
di  RalYaello,  clie  certamente  fii  somma,  non  poteva  egli  di  leggieri 
spoiinicntaila  sopra  una  materia  la  quale  e  per  la  lucidezza  della 
brunitura,  che  abbaglia  la  vista,  e  per  \a  propria  tenacita  e  resistenza, 
die  rende  la  punta  inobbedicnte,  non  permette  a  mano  ineserdtata 
di  conseguire  I'intento.  Che  se  fosse  probabile  siffatta  opinione,  e  si 
togliesse  cosi  al  llaimondi  il  vanto  d'aver  saputo  maiitenore  incidendo 
rintelligenza  e  I'dcganza  di  que' contorni ,  che  piii  gli  resterebbe  per 
mcritare  i  grandi  encoraj  che  gli  furono  tributati?  Monotono,  sten- 
tato,  ineguale  ed  aspretto  e  il  taglio  del  suo  bulino,  sparso  per  ogni 
dove  il  lume,  oniesse  le  raezze  tinte  si  ombrosc,  che  prospettiche  (*), 


e  cos'i  pure  ia  altre  parti  della  medesima 
composizioae ,  ed  ia  altri  molti  suoi  disegni 
iocisi  da  qiicsto  suo  degno  allievo  introdusse 
dipingcndoli  notnbili  e  vaataggiosl  cangiamcnli. 
Clii  coiiosce  gli  ninmirabili  disegai  tuttora  esi- 
slenti  di  RaU'aello  vi  scorge  ia  mezzo  al  piii 
profoodo  sapere  il  fuoco  e  la  rapidita  del  suo 
operare.  Questo  slancio  dclla  sua  niatita  o  della 
sua  peana  fa  si  clie,  sebbeue  ogni  liaca  non 
cada  niai  invano  ed  aazi  esprima  absai  alio 
sguardo  iatelligeate ,  perclic  liglia  dclla  vivace 
sua  iinniagiaazione  e  del  luugo  suo  esercizioj 
pure  que' disegni  tanto  superiori  allc  piii  belle 
staiupe  del  RaiinonJi  per  facile  impronta  d'ori- 
ginaliiii  e  per  isquisiiezza  di  gusto,  sono  poi 
inferiori  a  quelle  per  la  purita  e  severa  cor- 
rezione  di  que'  coatorni  evidentemente  purgati 
poi  coa  tutta  calnia  dallo  stesso  Ralfaello.  La 
luigliorc  di  tali  staiupe  e  quella  che  nieglio  iudica 
la  toaao  correttrice  del  graa  maestro  parmi 
iacoatrastabilmeate  la    Sirage  degl' innocemi ,  e 

(*)  Di  queste  mczze  tiatc  prospettiche  par- 
lero  piii  diflusamente  ia  questo  medesinio  ca- 
pitolo  nella  descrizioae  del  carattere  dell'epoca 
sccooda. 

Alia  direztone  ed  all'  esempio  di  Marc'Aato- 
□  io  dobbiamo  graa  aumero  di  staiupe,  se  aoa 


pi'ccisamente  la  prima  da  lui  incisa  diretta- 
mcnte  dal  discgno  originale  del  Sanzio.  La 
seconda  ch'egli  rintaglio  dopo  (  se  pure  il 
rintaglio  non  e  di  Marco  di  Ravenna  ),  aggiun- 
gendovi  in  qualche  distanza  un  albcro  non 
esistcnte  nella  prima  e  che  fu  chiamato  impro- 
priamente  felccUa  per  qualche  somiglianza  di 
forma  con  sifTatto  arbusto,  fu  lungo  tempo  con- 
siderata  dagli  amatori  alquauto  piii  bella;  ma 
io  teuni  sempre  ferraa  opinione  al  confront© 
delle  due  stampe  d'  eguale  freschezza  che  certe 
inflessioni  ammirabili  di  contorno  e  certo  qua! 
garbo  nelle  fisonomie  che  si  trovano  nella  prima, 
non  siano  in  pari  grado  nella  seconda,  e  m'e 
caro  di  trovare  oggidi  non  poclii  fra  i  migliori 
intelligenti,  i  quali  convengono  meco  nel  loro 
giudizio.  Dal  die  si  scorge  sempre  piii  quanto 
giovasse  al  Raimondi  1'  ajuto  di  Raffaello  o  col- 
r  opera  sua  nel  correggere  i  contorni  disposti 
per  r  incisione ,  od  almeao  co'  suoi  consigli  e 
coUa  pill  amorosa  diiezione. 

belle  dal  lato  puramente  incisorio,  stimablli  piu 
o  meno  dal  lato  del  disegno ,  sebbene  anche 
per  questa  parte  inferiori  a  quelle  del  maestro 
o  del  promotore.  Si  distingnono  fra  tant* altre, 
clie  qui  non  giova  enuraerare,  quelle  d'Agostino 
Veneziano  e  di  Marco  da  Ravenna  snoi  discepoli 


DI  GIUSEPPE  LONCIII.  45 

portata  il  piu  delle  volte  I'ombra  piii  sciira  al  contorno,  o  tutta  di 
un  sol  valorc,  noii  curando  i  ridessi,  nossiina  prospetuva  aerea,  nes- 
suna  differcnza  di  tinta  locale,  non  leggerezza,  non  morbidezza.  Da 
ci6  conchiudiamo  essere  egli  stato  ben  miglior  disegnatore ,  o  per  dir 
meglio  disegnatore  di  contorni,  die  incisore,  ne  potersi  le  di  lui  opere, 
comuiique  meritamente  apprezzate,  proporre  a  modello  dell' arte  no- 
stra piii  di  cpialciraltro  siasi  scliizzo  a  maiita  od  alia  penna  di  clas- 
sico  autore,  dal  quale  1' incisore  al  pari  del  pittore  puo  bensi  trarre 
non  poco  vantaggio  dal  lato  del  disegno ;  ma  come  questo  da  simili 
originali  non  potrebbe  apprendere  il  colorito,  cosi  non  quello  il  bel 
mode  d'intagliare. 


LUCA    D'OLANDA 

nato  a  Leida  nel  1494,  mono  ivi  nel   1 533. 


A 


maggiore  finezza  e  precisione  di  tratteggio  spinse  a  cpie'  tempi 
I'incisione  Luca  Damraesz,  intagliatore  anche  a'giorni  nostri  celebratis- 
simo.  In  quello  stile  ed  a  que' tempi  fu  veramente  maraviglioso  ope- 
ratore,  considerata  la  quantita  e  la  qualita  delle  stampe  cb'ei  pro- 
dusse  in  poco  spazio  di  vita,  gran  parte  dclla  'quale  fu  da  lui  irapie- 
gata  nel  disegnare  e  nel  dipingere.  Le  stampe  sue  piu  ricercate  sono  il 
Ballo  delta  Maddalena,  Y  Ecce  Homo  ed  il  i^J^/iuoZ /jrof%o  dalle  proprie 
composizioni,  non  parlando  di  quella  denominata  YEspiegle,  troppo  dif- 
ficile a  trovarsi.  La  fama  di  Luca  per  lungo  tempo  fu  tale,  clie  pit- 
tore  anch'egli  come  Alberto,  parve  a  molti  lo  superasse  nella  qualita 
d"  incisore.  ]Ma  in  oggi  e  generale  opinione  che  al  confronto  de'  suoi 
contemporanei  Durero  e  Raimondi   pareggiasse  il   primo   e  superasse 

e  coUnboiatori ,   e    meritano    pure    osservazlo-  Diana  mantovani    dclla   famiglla  Ghisi,  alcnne 

ne   quelle    ili    Ciulio  Bonasone,  di   Giambatti-  delle  tjuali  salirono  a    gran    costo   presso  quel 

sta    Franco,    di  Niccol6  Beatricetto,   di    Lnca  niolti  amacori  i  quali  coofondono  troppo  spesso 

Penai,  di   Giambattista ,    Giorgio,    Adamo    e  il  raro  col  bello. 


46  DELLA   CALCOGRAFIA 

di  liinga  mano  il  secondo  nella  meccanica  abilita  incisoria;  ma  cedesse 
poi  ad  eutrambi  nella  correzione  del  disegno  O. 


GIORGIO  O  GREGORIO  PENTZ 
nato  a  Norimherga  nel  iSoo,  mono  nel  i556. 


X?  ra  i  cosi  detti  piccoli  maestri  (**)  Pentz,  allievo  prima  d' Alberto, 
iiidi  di  Marc' Antonio ,  si  distingue  per  uno  stile  di  contorno  piii  nobile 


(*)  Fu  detto  cosi  (  trovo  espresso  nel  ma- 
nualc  d'Huber  e  Rost  suirautoritii  del  Vasari) 
cU'ei  fosse  il  primo  a  far  valere  nelle  stanipe 
la  prospeitiva  aerca,  il  clie  darcbhe  a  Luca  un 
nierito  ioapprezzabile  nelParte  nostra :  si  disse 
anzi  di  piu  per  bocca  dello  stesso  Vasari,  clie 
appena  la  piliura  poCrebbc  per  mezzo  de' suoi 
colori  fur  mrglio  vakre  I'  aerca  prospettiva.  Ma 
cliiunque  legga  cjucste  mie  osservazioai  e  sia 
artista ,  conosceado  clie  la  prospettiva  aerea  si 
Otticne  nc'disegni,  come  nelle  starape  tanto 
CoUo  smiauire  nelle  parti  lontane  la  forza  del- 
Fombre,  quanto  coUo  smorzare  quella  dei  lumi, 
couoscera  pure  agevolinente  clie  qncsto  gencre 
di  prospettiva  non  poteva  essere  pienamente 
conservato  nelle  stampe  di  Lnca,  il  quale  al 
pari  degli  altri  incisori  deU'eta  sua  lia  sempre 
lasciato  il  fondo  vergine  della  carta  sopra  qua- 
lunque  parte  illuininata.  Ho  detto  pienamente 
cOnservnio,  poiclie  se  non  vi  seppc  introdurre 
abbassaniento  di  Itiine,  seppe  di  qualche  grado 
diminuire  la  forza  delP  ombra ,  il  die  almeao 
porta  qunlcbe  differenza  di  tuono  fra  gli  oggetti 
vicini  ed   i  lontaai ;  ma   questa  timula    e   poco 


sensibile  indicazione  d'  aerea  prospettiva  era 
ben  lontana  dal  porgere  motivo  d'asserire  clie 
poco  ineglio  potcsse  fare  la  pittura,  la  quale 
ha  nel  colorito  un  mezzo  di  piii  per  indicare 
Paria  interposta  fra  gli  oggetti  col  detrarre  alia 
vivaclta  de' colori.  Non  fe  gia  neU'epoca  prima 
clie  dobbiamo  cercare  queste  finezze  delP  arte 
calcografica ,  ma  alcun  poco  nella  secoada  e 
molto  piu  nella  terza ,  come  vedrerao  cliiara- 
mente ,  quando  variato  in  tanti  modi  il  trat- 
teggio  secondo  la  varia  superficie  degli  oggetti 
e  le  varic  dlstanze  tanto  nel  maggiore  o  minor 
movimento  de'tagli,  quanto  nella  maggiore  o 
minore  loro  nitidczza,  largliezza  e  profondita, 
non  die  nella  varia  loro  intersecazlone,  si  tocco 
il  massirao  punto  delPaerea  prospettiva  niente 
nieno  di  quanto  il  possa  ia  pittura,  sacriDcando 
come  questa  non  solo  1  lumi  e  le  ombre  e 
Pevidenza  de'contorai  maggiore  o  minore  negli 
oggetti  piu  o  meno  discosti,  ma  sacrificando 
perfino  il  brio  delle  tinte  con  piu  sempllce 
direzione  e  convenieute  intersecazlone  col  terzo 
segno  del  tratteggio  medesimo. 


(**)  Piccoli  maestri  furono  diiainati   alcuni  Siniili    stanipe    intagllate    con  piu    o  meno   di 

incisori    i    qiiali   intoruo  a    qutirepoca    hanno  gusto  e  di  sapore    sono    sempre    finamente    ed 

prodolto  gran  numcro  di  piccole  stampe  di  loro  accuratamente  intagliatc,   e  sono  altrettanti  gio- 

composiziune ,  fra  Ic  quali  Pentz  si  distingue.  jelli  pei  coUettori  di  stampe. 


DI  GIUSEPPE  LONGHI.  47 

del  suo  primo  maestro ,  e  per  un  hulino  piu  fermo  e  nitido  del  se- 
condo.  O  incidesse  dalle  propria  composizioni  o  dalle  altrui,  si  era 
tanto  eraancipato  dalla  maniera  tedesca  di  que'  tempi ,  che ,  se  nota 
non  fosse  la  sua  origine,  si  crederebbe  nato  in  Italia.  Siccorae  avea 
riformato  il  suo  stile  coUo  studio  deU'antico  e  delle  opere  di  Raf- 
faello,  cosi  dopo  di  Marc'Antoiiio  Raimondi  fu  meglio  d'ogni  altro  in 
grado  di  bene  rappresentare  il  cavattcre  di  Giulio  Romano  nella  bell  a 
sua  stampa  intitolata  la  Presa  di  Cartagine. 


48 


DELLA   CALCOGRAFIA 


Carattere  dell'epoca  seconda. 


Xi-bblamo  gia  osservato  clie  gl'  incisori  dell'  epoca  prima  non 
credevaiio  potersi  rappresentare  sul  rarae  i  contorai  de'corpi,  conser- 
vandone  strettaraente  lo  stile,  clie  mediante  una  linea  senipre  sentita, 
la  quale  fermaraente  li  circoscrivessc.  Oue'della  seconda  in  vece,  ac- 
cortisi  che  ne'classici  dipinti  non  v'era  linea  alcuna,  come  non  e  in 
natura,  rinvennero  dal  primo  errore  e  bast6  loro  di  leggcrmente  in- 
dicarla,  non  perche  ultimate  il  lavoro  rimanesse  ancora  visibile  a  piu 
evidente  distacco  degli  oggetti ,  ma  soltanto  perche  servisse  di  sicuro 
termine  per  dirigervi  e  troncare  opportuiiamentc  il  tratteggio  incisorio. 
Oltre  a  cio  riconobbero  la  necessitu  di  rendere  di  quando  in  quando 
i  contorni  de'corpi  tondeggianti  alquanto  sfamati  dolcemente  e  con- 
fusi  col  sottoposto  fondo,  come  stanno  giustamente  nelle  opere  dei 
grandi  pittori,  e  come  appajono  in  certe  parti  nel  vero  per  ottenere 
maggior  rilievo  e  raorbidezza,  al  clie  la  praticata  linea  insuperabil- 
mente  opponevasi. 

Alcuni  artisti,  lungi  daU'ammettere  siffatta  sfumatura  ne' contorni,  la 
disapprovano  per  ogni  verso ,  adducendo  di  non  vederla  in  natura ; 
essi  vorrebbero  dappcrtutto  precisate  le  desinenze  de'corpi,  ed  c  per- 
ci6  che  anche  da  questo  lato  preferiscono  le  starape  antiche  allc  mo- 
derne.  Ho  potuto  osservare  che  d'  ordinario  sono  questi  di  vista  o 
moho  presbita,  o  raolto  miope;  giacche  gli  stessi  miopi  non  potendo 
al  di  la  d'un  palmo,  o  poco  piit  dal  loro  occhio  ben  distinguere  gli 
oggetti ,  se  non  a  traverse  di  lenti  concave ,  le  quali  compensino  la 
convessita  eccedente  delle  loro  pupille ,  riducono  per  tal  mezzo  la 
vista  loro  alio  stato  di  quella  dei  presbiti,  e  sogliono  vedere  si  le 
vicine  che  le  lontane  cose  decise  e  circoscritte.  Altri  all'  opposto,  dei 
quali  e  gran  numero,  non  essendo  ne  miopi  abbastanza,  ond' essere 
obbligati  a  prevalersi  delle  dette  lenti  per  discernere  con  precisione 
gli  oggetti  men  vicini,  n6  abbastanza  presbiti  per  vederli  ad  occhio 
nudo  in  tutta   la   loro   nettezza,   inclinano   dipingendo  a  raddolcire    e 


DI  GIUSEPPE  LONGIII.  49 

sfuniare  i  contorni  d'  ogni  cosa,  perche  ogni  cosa  che  vicinissima  iion 
sia,  appare  loro  in  natura  men  circoscritta  che  uon  e.  Gridano  i  primi 
contro  qualunque  benche  leggiera  sfumatura  di  contorno,  che  i  pittori 
pongono  nc'  loro  quadri,  tacciandoli  di  snervati  e  di  banihagiosi.  Gri- 
dano i  sccondi  contro  qualunque  anche  necessaria  precisione  d*  essi 
contorni,  tacciandoli  di  durezza  e  di  crudczza,  nel  che  s' ingannano 
cntranibi. 

Certo  k  che  nell'  infanzia  dell'  arte  si  pittorica  che  incisoria  si  fa- 
cevano  i  contorni  il  pin  possibilmente  circoscritti ;  ma  fatta  adulta  e 
fiorente  la  pittura  ai  tempi  di  Leon  X,  e  1' incisions  a  quelU  di 
Luigi  XIV,  venne  debitamente  distinto  il  contorno  delle  cose  piatte 
da  qui'Uo  delle  tondeggianti ,  trahando  le  prime  con  termini  filati  e 
fermamente  staccati  dal  fondo,  ed  inducendo  nolle  seconde  una  mezza 
tinta  pill  o  meno  crescente  in  oscuritu  fino  al  contorno ,  il  che  Y  a- 
malgama  dolceraente  col  fondo  medesimo,  e  ci6  col  piii  fino  accor- 
giraento.  Correggio  e  Tiziano,  piii  ancora  che  Raffaello,  hanno  sfumati 
pill  o  meno,  fin-  dove  le  leggi  della  natura  e  dell' arte  il  pei'mettevano, 
i  contorni  delle  loro  figure;  ma  uon  e  al  loro  autorevole  esempio  che 
noi  ci  arrosteremo :  piii  sicuro  e  piu  giovevole  mezzo  d'  istruirci  e 
r  investigarne  la  ragione. 

In  prinio  luogo  e  d'  uopo  partire  da  questa  massima  incontrastabile, 
che  il  pittore  deve  rappresentare  gli  oggetti  non  quali  sono  real- 
mente ,  ma  quali  si  veggono.  Questo  principio  fa  si,  che  come  per 
la  prospettiva  lineare  ed  aerea  due  oggetti  d'  egual  misura  ed  illu- 
minati  dalla  medesinia  luce,  posti  in  sensibile  distanza  Tuno  dall'altro, 
si  fanno  differenti  in  grandezza  ed  in  forza  di  cliiaroscuro;  cosi  anche 
due  oggetti  d'  egual  forma  e  diametro  veduti  dappresso  e  sul  mede- 
simo piano,  ma  uno  tondeggiante  oltre  il  vcduto  contorno,  e  1' altro 
no,  si  fanno  different!  fra  di  loro  nella  precisione  de'rispettivi  contorni, 
quantunque  in  natura  siano  egualmente  precisi.  E  la  ragione  sta  in 
ci6,  che  ne'  detti  corpi  tondeggianti  1'  occhio  destro  dello  spettatore 
vede  alquanto  piix  in  la  dal  suo  lato  nel  contorno  d'  essi  corpi ,  che 
r occhio  sinistro,  ed  il  sinistro  dal  suo  canto  piii  in  la  del  destio : 
in  somma  per  la  distanza  che  passa  fra  l'  uno  e  1'  altro  de'  nostri 
Vol.  ir.  p.  II.  7 


5o 


DELLA   CALCOGRAFIA 


ocelli ,  il  contorno  che  vede  1'  occhio  destro  non  e  strettamente  quello 
stesso  che  vede  1' occhio  siuistro  e  viceversa;  sebbene  ci6  avvenga 
con  poco  divario  secondo  la  vicinanza  o  lontananza  dell'  oggetto. 

Ora  qiicsto  beiiche  modico  divario  ne'  contonii  da  noi  veduti  iion 
con  un  occhio  solo,  ma  come  si  fa  namralraeute  con  due,  produce 
ne'detti  contorni  certa  quale  indeclsione  che  si  fa  maggiore  o  minore 
a  misura  che  la  linea  veduta  da  un  occhio  e  piu  o  meno  parallela  a 
quella  veduta  dall'  altro ,  e  per  la  quale  indecisione ,  giudichiarao  senza 
mutar  posizione,  che  la  superficie  del  corpo  da  noi  veduto  continua 
a  tondeggiare  oltre  i  termini  toccati  dai  nostri  raggi  visuali ;  come 
all'opposto  giudichiamo  intcrrompere  il  suo  giro,  e  farsi  angolare  la 
superficie  di  quel  corpo  di  cui  vediamo  i  contorni  assai  decisi,  o  per 
nieglio  esprimermi  coi  termini  dell' arte,  taglicnti.  L'abitudine  di  ve- 
dere  fa  si  che  questa  piccola  indecisione  di  contorno  sfugga  facil- 
mente  alia  'lostra  avvertenza;  ma  chiunque  fara  1' esperimento,  come 
io  I  ho  fatto,  di  procurarsi  due  cihndri  eguali  di  legno,  e  fame  se- 
gare  uno  precisamente  non  al  di  la  della  linea  di  contorno  che  gli 
si  prcsentera  guardando  da  un  dato  punto  con  un  sol  occhio,  poi 
levera  esattamente  le  bave  della  sega,  e  F  altro  cilindro  riterra  per 
intero;  allora  postandoli  entrambi  verticalmente  ad  eguale  distanza  da 
se  ed  alia  medesiraa  luce ,  s'  accorgera  tosto  in  virtix  del  confronto 
della  non  piccola  differenza  che  passa  fra  i  contorni  dell' uno  e  quelli 
deir altro,  avvertendo  pero  che  i  detti  cilindri  non  siano  posti  contro 
un  fondo  troppo  scuro ,  nel  qual  caso  il  contrasto  della  luce  coU'ombra 
farebbe  apparir  piii  preciso  anche  ci6  che  non  e. 

Ne  questa  e  la  sola  ragione  per  cui  in  molte  clrcostanze,  volendo 
rappresentare  le  cose  non  come  sono,  ma  come  si  veggono,  conviene 
dipingendo  ed  incidendo  fonderne  e  raddolcirne  a  grand'arte  i  contorni, 
Havvene  iin'altra  tutta  dipendente  da  principio  prospettico,  Ogni  corpo 
tondeggiante  se  non  e  illuminato  troppo  lateralmente,  e  con  luce  ra- 
dente,  ovvero  pienamente  di  fronte,  si  presenta  costantemente  al  nostro 
sgnardo  con  qitesti  sei  gradi  progressivi  di  chiaroscuro  : 

1.°  Mezza  tinta  prospettica, 

2°  Punto  o  colonna  di  lume, 

3°  Altra  mezza  tinta  prospettica, 


DI   GIUSEPPE   LOXCIir.  5  I 

4°  Mezza  tinta  orabrosa, 

5°  Colonua  cV omijra , 

6°  Mezza  tinta  di  riflesso. 

La  prima  mezza  tinta  prospettica  coraincia  dal  contorno  della  parte 
illuminata  e  diminiiisce  di  forza  fino  al  punto,  o  colonna  di  lume 
( secondo  die  la  forma  dell'  oggctto  s'  accosta  piii  al  tondo  od  al  ci- 
lindrico);  I'altra  mezza  tinta  prospettica  parte  leggcrissima  dal  detto 
lume,  e  cresce  di  forza  fino  alia  mezza  tinta  orabrosa,  la  quale  pure 
si  fa  sempre  piu  scitra  fino  alia  striscia  dell'ombra  maggiore,  ciii  si 
collega  in  ultimo  la  mezza  tinta  di  riOesso,  la  quale  diniinuisce  d'o- 
scurita  fino  al  contorno   opposto,  il  tutto  con  insensibile  gradazione. 

Chiamo  prospcttiche  ( che  non  saprei  con  altro  nome )  le  due 
mezze  tinte  coUaterali  al  lume,  essendo  queste  di  natura  assai  diversa 
dalle  mezze  tinte  ombrose.  Perocche  stando  nella  stessa  posizione  il 
corpo  illuminato,  e  nella  stessa  direzione  verso  I'oggetto  i  raggi  illu- 
minanti,  a  misura  che  lo  spettatore  mutera  punto  di  veduta  a  destra 
od  a  sinistra,  cangiandosi  I'angolo  d'incidenza  rapporto  a  lui  dei  raggi 
illuminanti,  vedra  tosto  il  maggior  lume  d'esso  corpo  lasciare  il  posto 
ov'  era  prima  e  seguirlo  ne'  suoi  moti  per  tutto  lo  spazio  occupato 
dalle  dette  mezze  tinte :  al  contrario ,  per  quanto  giri  lo  spettatore 
dalla  parte  dell'  ombra ,  non  vedra  mai  il  punto  o  colonna  di  lume 
occupare  lo  spazio  della  mezza  tinta  ombrosa. 

Da  quanto  abbiamo  osservato  e  quindi  facile  il  rilevare  che  dalla 
parte  illuminata  d'lin  corpo  tondeggiante  e  di  tutto  rilievo,  la  prima 
mezza  tinta  prospettica  crescendo  in  oscurita  dal  maggior  lume  fino 
al  contorno,  tutte  le  volte  che  il  fondo  cade  esse  pure  in  mezza  tinta 
o  eguale  o  poco  piu  scura,  dee  rendere  il  contorno  per  piccolo  spazio 
o  confuso  col  fondo  stesso,  o  se  non  altro  piii  dolce  e  meno  evidente; 
e  tanto  piii  quando  alcuni  semipiani  s'incontrano  obbliquamente  lungo 
il  contorno,  e  i-endono  la  mezza  tinta  prospettica  piu  scntita ,  come 
avviene  sovente  nelle  carnagioni  e  nelle  vesti  che  le  cirtondano. 

Una  terza  ragione  poi  di  simile  sfumatura  consiste  nella  qua- 
lita  stessa  d' alcuni  oggetti  da  rappresentarsi,  i  quah  di  lor  natura 
indipendeutemente  dalla  forma  e  posizione  loro  riguardo  alio  spetta- 
tore  si  presentano  piu  o  meno  ne'contorni  loro  dolci  e  confusii   tali 


52  DELL  A.    CALCOGRAFIA 

sono  il  fumo  ilonde  venne  la  parola  sfumare  le  barbe ,  i  capelli 
non  aiumassati ,  i  inorbidi  peli ,  le  piume  leggiere  ed  alcuni  tessuti , 
cose  tutte  clie  ogni  artista  procura  di  trattare  colla  dovuta  sfumatura 
di  contorno,  ne  su  di  cio  emerge  qiiestione.  Ma  non  e  cosi  presso 
alcuni  pittoi'i  cd  incisori  riguardo  alle  carnagioni  piii  floride,  sui  con- 
torni  delle  qnali,  come  piii  sopra  bo  detto,  sono  divise  tuttora  le  opi- 
nioni,  trattandole  alcuni  specialmente  oltramontani,  per  tenia  di  cadere 
in  nioUezza,  come  se  fossero  di  marmo,  e  senza  la  fina  lanugine  clie 
le  circonda;  altri,  e  specialmente  Italiani,  come  se  fossero  iin  composto 
di  sola  bambagia,  o  d'illusorio  vapore. 

Emerge  da  tutto  ci6  esservi  in  natura  diversi  infiniti  oggetti,  i  quali, 
o  per  la  loro  cjualita  o  pel  modo  con  cui  s'affacciano  al  nostro  sguaixlo, 
esigono  d'essere  trattati  con  contorni  ora  filati  e  fermi,  ora  piii  o  meno 
raddolciti  e  sfiimati.  Pecca  dunque  egualmente  quell' incisore,  il  quale 
suir  esempio  degli  anticbi  tutto  distacca  crudamente  e"  circoscrive,  e 
queU'altro  clie  per  servii'e  al  gusto  di  molti  moderni  amatori  di  stampe, 
i  quali  non  parlano  clie  di  inorbidezza,  tutto  fonde  ed  annebbia.  Anzi 
quest' ultimo  pccca  assai  piii  del  primo,  in  quanto  clie  le  figure  nelle 
stampe  essendo  d'  ordinario  non  piii  grandi  clie  la  sesta  o  la  quinta 
parte  del  naturale,  per  poco  clie  la  sfumatura  vi  ecceda,  diventa  come 
se  nel  quadro  di  figure  grandi  al  vero  fosse  straiiamente  della  largliezza 
di  un  dito.  Piii  piccola  e  la  dimensione  delle  figure ,  piii  i  contoini 
vogliono  cssere  precisi  anzi  clie  no;  tant'egli  e  vero  clie  i  dipinti  piii 
niorbidi  e  sfumati  in  naturale  grandezza  di  Correggio,  di  Tiziano,  di 
Guido,  dell'Albano  e  dello  stesso  Dolci,  portati  per  mezzo  di  lente 
concava  ad  un  quinto  o  ad  un  sesto  della  loro  dimensione,  si  fanno 
assai  piii  precisi  clie  non  si  crederebbe.  I  calcografi  dcll'epoca  seconda 
hanno  sentito  il  bisogno  di  non  essere  ne  troppo  circoscritri  ne'  loro 
contorni,  ne  troppo  indecisi;  e  se  non  banno  in  niorbidezza  esaurite 
pienamente  le  brame  dcgli  amatori,  hanno  preparata  la  via  ai  sommi 
artefici  dell'epoca  terza,  i  quali  non  abusarono  d'una  niorbidezza 
malintesa  (*). 

(*)  Nclle  stampe  incise  tanto  coU'acquaforte  huon  panto  di  finitezza,  e  facilissimo,  per  evi- 
che  col  buliao  a    taglio    regolare,  e  ridotte   a       tare  la  naturale  durezza  di  questo  e  la  crudezza 


DI  GIUSEPPE  LONGHI. 


53 


•  CORNELIO    CORT 

nato  a  Horn  nel  i536,  mono  a  Roma  nel  iSyS. 

A  or  mano  tU  quest' arteficc  stimabile  iavero  per  molta  intclligenza 
nel  discgno  e  per  molta  facilita  neiruso  del  bulino,manon  pcrtanto 
inferiore  a  tropp' altri  de'quali  avremo  a  ragionare,  F  arte  nostra  prima 
timida  e  d'un  tratteggio  magro  e  minuzioso  acquisto  uno  stile  piu  largo  e 
pill  conveniente  a  rappresentare  grandi  coniposizioni  (*).  Quella  costante 
linea  circoscrivente  i  contonii  in  modo  sempre  visibile ,  da  noi  gia 
indicata  come  uu  distiiitivo  degl'incisori  dell' epoca  prima,  se  non  e 
sparita  del  tutto  nelle  stampe  di  Cort ,  e  per6  tanto  modificata  da  non 
distiirbarne  I'armonia  del  chiaroscuro.  II  tratteggio  e  piu  franco,  netto, 
equidistante,  con  movimento  piii  adatto  al  rilievo  delle  forme;  la  di- 
rezione  e  piii  prospettica  e  piii  variata,  i  secondi  segni  sono  meglio 
corabiuati  coi  primi;  comincia  in  sorama  ad  apparire  nelle  sue  stampe 


dl  quella,  oltrepassare  I  llmitl  convenient!,  pas- 
sando  inseasibilmcnte  da  un  estremo  all'  altro. 
L'abile  nrtista  inclina  sempre  a  mostrare  il  suo 
valore,  per  quanta  fatica  gli  costi,  nel  siiperare 
le  maggiorl  diflicolla  dell'arte  sua,  e  siccome 
questo  genere  di  trionfo  riesce  per  lui  oltre 
ogni  credere  lusingliicro  e  piaccvole,  cosi  nel 
moclificare  il  suo  lavoro  in  guisa  da  non  lasciar 
trasparire  la  durezza  propria  del  suo  stromento , 
prova  tanto  diletto  che  troppo  didicilmente 
giunge  a  moderarsi.  Gli  amatori  nell'ammirare 
la  vinta  difficolta  cominciano  a  gustarla,  ed  a 
procurarsi  ad  ogni  costo  Ic  stampe  con  niolto 
profitto  dcir  incisore  :  egli  cosi  allettato  seconda 
sempre  ])iu  il  gusto  degli  amatori ,  e  comincia 


in  morljldezza  ad  eccedere  alquanto:  gl' imita- 
tori  suoi  per  T  immutabile  loro  condanna  di 
sempre  ampliare  i  difetti  de'  loro  prototipi  ne 
alnisano  senza  riservn,  ben  content!  quando  le 
loro  figure  rappresentate  in  senso  loro  viventi, 
e  quindi  in  came  ed  ossa  appajono  si  vaporose 
die  sembrano  cedere  ad  un  seniplice  soflio.  E 
questa  e  la  morbidezza  nialiotesa  cui  porLn- 
rono  le  stampe  loro  alcuni  artefici  dell'  epoca 
terza,  de'quali  non  faremo  parola.  Beauvarlet, 
tanto  stimato  a'  suoi  tempi  e  nel  suo  paese , 
fu  nel  nuniero  di  quest! ,  e  cadde  prestissimo 
in  dimenticanza  a  malgrado  die  la  sua  molta 
abilita  in  altre  parti  delta  sua  professioue  fosse 
incontrastabile. 


(*)   Si   vuole   disccpolo    di    Girolamo   Cock,  stesso  alcuni  discepoli  e  seguaci,  tra  i  quali  si 

il  quale,  valente  cgli  stesso  per  que' tempi  nel  trova  Filippo  Tliomassin  maestro    in    parte  di 

buUno,  fu  maestro  di  molt*  altri,  inferior!  cer-  Callot,    Agostiuo    Caracci    e    Francesco    YilU- 

tamente  a  Cort ,  ma  cbe  seppero  meritars!  nel-  mena ,  de'  quali  diremo  fra  poco. 
Tarte  loro  molta  riputazione.   Cort   ebbe   egli 


$4  DELLA   CALCOGRAFIA 

qiiell' artificio  antiveggente  e  calcolato  die  rappresenta  nicglio  il  di- 
pinto,  e  clie  il  clipiiito  non  ha,  giacclie  e  tutto  proprio  detl'arte  nostra. 
Tulte  le  stampe  da  lui  pubblicate  sono  di  merito  presso  a  poco  eguale; 
se  pure  non  si  voglia  dar  la  preferenza  al  sue  Martirio  degl' innocent! 
dal  Tintoretto  per  qualche  forza  niaggiore  di  chiaroscuro,  essendo 
Taltre  d"ordinario  di  tuono  alquanto  debole.  L'esscre  egli  stato  pre- 
scelto  da  Tiziano  per  incidere  presso  di  lui  in  Venezia  molte  delle 
sue  opera,  e  I'essere  stato  in  Roma  il  maestro  d' intaglio  di  Agostino 
Caracci  sono  due  circostanze  che  gli  tornano  a  sorama  lode.  L'avere 
coUa  sua  novita  aperta  la  strada  ai  grandi  maestri  che  gli  succedet- 
tero  gli  da  onorevole  posto  alia  testa  degli  artefici  dell'epoca  seconda. 


i 


AGOSTINO    CARACCI 

fiato  a  Bologna  nel   iSSj,  mono  a  Parma  nel   1601. 


N= 


ato  da  famiglia  celeberrima  nella  storia  della  pittura,  pittore  va- 
lentissimo  egli  stesso,  lascio  talvolta  il  pennello  per  trattare  il  bulino, 
e  coUa  guida  di  Cornelio  Cort  riusci  ad  intagUare  dalle  proprie  e 
dalle  altrui  composizioni  grandi  e  piccoU  rami  con  bell'  ardimento  di 
tratteggio ,  con  facilita  di  taglio  e  con  tale  maestria,  che  non  sapreb- 
besi  qualificare  se  piii  pittorica  od  incisoria.  Da  Cort  a  lui  1'  arte 
nostra  ha  pi'ogredito  d'  un  bel  passo,  poiche  il  giro  de'  tagli  da  lui 
sapientemente  disposto  in  molte  parti  delle  sue  carnagioni  puo  tuttora 
servire  di  norma  in  certi  casi  agl'incisori  dell'eta  nostra;  nelle  masse 
poi  de'  capelli  e  delle  barbe  si  pu6  imitare  da  qualunque  incisore 
senza  riserva.  II  suo  piccolo  S.  Girolamo  in  mezza  figura  dal  Vanni, 
e  nelle  parti  incise  da  lui  I'altro  S.  Girolamo  di  figuia  intera  della 
propria  composizione  mostrano  evidentcmente  questa  bella  sua  pro- 
priety   incisoria.    Per    lo    meno    queste    due    stampe    sono    eccellenti 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  55 

modelli  da  rintagliarsi  dai  giovani  priiicipiauu  (*).  Gli  amatori  ccrcano 
avidamente  le  buonc  prove  di  moh'altre  sue  produzioui.  Fra  queste 
si  pu6  annoverare  Enea  portante  Aiichise  da  Federico  Baroccio,  la 
gran  Crocifissione  dal  Tintoretto,  ed  il  rittatto  di  Tiziano.  Nelle  sue 
stampe,  quantiUK|ue  la  bellczza  delle  forme  non  appaja,  come  in  quelle 
dcU'antico  suo  conipatriota  Rainiondi,  pure  si  mostra  serapre  encrgico 
e  sapiente  disegnatore,  e  se  pecca  talvolta,  c  senipre  di  troppo,  non 
mai  di  poco  sentire.  Minore  del  llaimondi  per  la  bcllezza  de'contorni, 
gli  b  di  molto  superiore  per  lo  stile  dell' intaglio.  Con  tutto  cio  era  an- 
cora  a  meta  corso  per  giuiigere  a  quella  perfezione  veraraente  incisoria 
che  distingue  i  migliori  artcfici  deU'epoca  terza.  II  suo  taglio  non  e  sem- 
pre  equidistante  c  iluido,  non  abbastanza  vigoroso  il  chiaroscuro,  ed  e 
talvolta  ancora  visibile  la  linea  di  contorno  alia  foggia  degl'incisori 
deU'epoca  prima.  Non  introdusse,  o  non  quanto  basta,  lungo  il  contorno 
delle  parti  illuminate  le  necessarie  mezze  tinte  prospettiche,  ne  mai  le 
coperse  opportunamcnte  con  tinte  locali;  e  quindi  le  sue  stampe  non 
producono  rclTctto  desiderato  ch'egli  ottenne  co'suoi  dipinti,  ne  sa- 
rebbero  tutt' al  piii  che  seraplici  preparazioni  (**)  per  gl'incisori  dell'eta 

(*)  II  S.  Girolamo,  niezza  figura,  inciso  da  dagli  amatori,  e  possono  servire  eccellentcmente 

im    (juadro    o    da    im    disegno  del   Vanai,  per  di   norma,   come  dissi,   ai  giovaoi    principianti 

artificio    incisorio    i    migliore    dell'altro  anche  dal  lato  incisorio.  Noa  e  cosi  dal  lato  pittorico, 

ncllc   parti   incise  di  sua  mano,  prima  die  il  stio  sebbene  moiti   pittori  le    propongano    per  tipo 

discepolo   Villameaa   vl   poaesse  la  sun,  come  si  nl   giovaiii   disegnatori,  a  grave   riscliio  di  ren- 

scorgc    in    alcune    prove    di   questo   rame   non  derli  manierati   prima  di  formarli;   giacclie  ncl 

terminato,  le  qiiali  sono  divenute   rarissime   e  primo  e  piu  nel  secondo  S.  Girolamo  le  forme 

costose.  Anche  le  buone  prove   dope   la  ridu-  sono  si  prouunciate  e  ricrescenti,   cli'  io  dubito 

zione  del  Villaineua  sono  avidamente  ricercate  se  mai  abbia  esistito  un  tipo  simile  nel  vero. 

(**)  Ccrlamente  e  assai  meglio  tenere  le  masse  impressione  in  carta  tinta   da    illuminarsi    con 

Itiminose  grandi  pii  die  si  puo,  che  ristringere  biacca,  giacclie  la   tinta    della    carta    in    simil 

coUe  mezze  time  i  lumi ,  siccome   avvenne  in  caso  fa  rullicio  delle  mezze  tinte  prospettiche. 

niolte    stampe    inodcrne    in    cui    le    carnagioni  Per  T  impressione  in  carta  bianca  non  sono  che 

sembrano  di  metalloj  ma  fra   questi    due    in-  semplici  preparazioni,  non  essendo  il  rame  ab- 

convenienti  si  pu6  tenere  una  via   di  mezzo,  bastanza  coperto  di  lavoro.  Dal  lato  del  chiaro- 

la  quale  conduce    alia    giusta    imitazione   della  scuro  Agostino  incise  a  bulino,  come  i  due  siioi 

natura.  Le  stampe  di   Cort,  d'Agostino  Caracci  congiunti  Lodovico  ed  Annibale,  ad  esempio  del 

e  d'  altri  niolti  di  quel  secolo  sarcbbero  bastan-  Parmigianino ,  incisero  all'  acquaforte. 
temente  finite  quanto   al   chiaroscuro   per   una 


56  DELLA.   CALCOGRAFIA. 

nostra.  £  per6  incontrastabile  die  il  metodo  praticato  nell'  intaglio  da 
questo  celebre  artista,  se  non  diedc  all' arte  nosti-a  tuito  rincrcniento 
di  cui  era  suscettiva,  contribui  non  poco  ad  aprire  la  strada  a  quei 
niolti  i  quali  dopo  di  lui  la  portarono  alia  maggior  perfezione. 


ENRICO    GOLTZIO 

nato  a  Mulbrechc  nel  i558,  mono  ad  Harlem  nel  1617. 


Ai 


-1  pari  d'Agostino  anche  Enrico  gia  pittor  rispettabilc,  quantunque 
non  poco  manierato,  si  diede  a  maneggiare  il  bulino,  e  quanto  al  ben 
tagliare  gli  fu  di  niolto  snperiore  •,  anzi  in  questa  qualita  pochissimi  lo 
supcrarono  fra  i  piu  distinti  calcografi  posteriori.  Goltzio  divenne  tanto 
padrone  del  suo  strumento  clie  ne  prendeva  propriamente  giuoco,  gi- 
rando,  stringendo  e  svolgendo  i  suoi  segni  nel  modo  il  piu  bizzarre. 
Fu  il  prirao  clie  veramente  cominciasse  a  far  sentire  le  attrattive  se- 
ducenti  d'un  tratteggio  disposto  in  modo  da  produrre  sul  nervo  ottico 
la  piu  grata  sensazione;  ma  fu  il  primo  altresi  che  ne  facesse  dell'in- 
cisione  una  specie  di  calligrafia,  facendo  consistere  il  pregio  dell'arte 
nella  ferniezza,  fluidczza  ed  equidistanza  del  taglio ;  come  I'abile  cal- 
ligrafo  nella  nettezza,  pieglievolezza  ed  eguaglianza  delle  aste  e  de'fila- 
menti  delle  sue  cifre:  non  riflettendo  clie  questa  bella  proprieta  del 
])ulino  allora  soltanto  e  bene  appropriata  in  calcografia  (e  n' e  fre- 
(juente  il  caso )  quando  serve  a  piii  evidente  dimostrazione  della  cosa 
rappresentata;  in  caso  diverso  e  anzi  necessario  sopprimerla  ad  arte, 
o  per  lo  meno  mitigarne  il  histro.  II  bulino  di  Goltzio  netto  egual- 
mente  dappertutto,  incrociato  a  rombo  e  mosso  arditamente,  ben  lungi 
dal  giovare  alle  sue  rappresentazioni,  nuoce  ad  esse  non  poco  segna- 
tamente  nelle  figure  piu  grand! ,  nelle  quali  il  tratteggio  si  fa  piu  largo,  e 
per  non  essere  copcrti  gl'interstizj  con  punti  d'impasto  o  coW' intrataglio , 


DI  GIDSEPPE  LONGHI.  67 

si  rende  troppo  visibilc  (*).  Se  pcro  si  consideri  die  tale  suo  proce- 
dcre  I'll  uno  de'piimi  slanci  dell' arte,  dal  quale  i  classici  maestri 
dell'epoca  terza  attinsero  con  piii  seusata  modifiicazioue  la  somma  cura 
die  posero  nell'  esattczza  del  tratteggio  incisorio,  quest'  artefice  ha  tutto 
il  diritto  alia  stima  ed  alia  ricoiiosccnza  dei  coltivatori  e  degli  amatori 
dcir  incisione.  Una  delle  sue  stampe  piu  riccrcate  c  quella  dcnoniinata 
il  cane  di  Coltzio ,  in  cui  ccrtainenlc  sono  niolto  niinori  i  suoi  soliti  di- 
fetti,  quauto  le  bellezze  niaggiori;  sono  belle  pure  a  vedersi  la  Madonna 
col  Bambino  e  S.  Ciuscppe  die  gli  offre  un  pomo,  stampa  ovale  per 
traverse  colla  sua  cifia  sul  pomo,  ed  e  pieno  d'anima  il  suo  pro- 
prio  ritratto  da  lui  inciso  in  busto  di  naturale  grandezza.  La  rara 
sua  destrezza  e  facilita  nell'uso  del  bulino  fu  da  lui  comunicata  a 
Giacomo  Matham,  il  quale  gli  stette  ben  presso  nelle  buone  e  nelle 
cattive  qiialita  del  suo  stile  d'intagliare,  ed  a  Giovanni  Midler,  non  clie 
a  Giovanni  Saenredan,  i  quali  nell'affettata  arditezza  del  taglio  fors'anco 
lo  sorpassarono,  e  certamente  ncU'alterazione  delle  forme  pseudo-buo- 
narroticlie,  avvalorata  in  lore  dall' imitazioue  di  Spranger,  die  fu  il 
corifeo  di  tutti  i  pittori  manieristi  (**). 


(*)  Clie  slano  ia  calcografia  i  punti  d'impasto 
e  VincratagUo  chinmato  anclie  daglltnliaoi  spacco, 
ino9trer6  piii  ililTiisaniente  in  altro  luogo.  Per 
ora  giova  sapere  die  i  punii  d  impasto  sono 
quelle  piii  o  meao  corte  liaeettc,  clie  si  veggono 
poste  nelle  stampe  migliori  moderne  fra  gli 
spa7J  clie  lascinno  due  tagli  iucrociati  ad  nngolo 

(**)  £  fama  clie  Goltzio  lavoratore  instanca- 
bile  avesse  acquisiata  tanta  facilita  uel  tagliare 
il  rarae,  clie  cominclato  un  taglio  lo  conclucesse 
ferinamente  siao  al  suo  termine  senza  gianimai 
arrestare  il  suo  bulino,  e  die  i  lunglii  fili  di  ra- 
nic,  i  (juali  nel  solcarc  la  bniaila  superficie  della 
lastra  senilirano  uscire  lucidi  e  ricciuti  dalla 
punta  del  bulino,  e  per  lo  piii  vi  rimaugouo 
alquanto  nderenti,  non  fossero  da  lui  toiti  col 
terzo  dito  o  col  quario  della  inano  sinistra , 
coiuc  soglioao  praticarc  gf  incisori ;  nia  bensi 
Btronnando  la  delta  punta  nella  sua  barba  •, 
quindi    dopo    d'  aver   lavorato   tutto  il  giorno , 

Vol.  IV.  P.  IL 


retto  od  acuto,  e  moltiplicate  ad  egiiale  distanza, 
e  quelle  pure  che  stanno  fra  due  liaee  non  incro- 
ciate,  ed  anchc  trovansi  isolate.  Vintrataglio  poi  e 
una  liiiea  o  taglio  piii  sottile  e  continiiato,  posto 
esattainente  in  mezzo  agl'  interstizj  lasciati  da 
tagli  piii  grossi:  le  incisioni  die  daio  nel  secondo 
volume    raostreranno   queste  cose  all' evidenz^a. 

piMuzando  cogli  amici  suoi  gli  rimanevano  in- 
toriio  al  meato  tanti  e  cosi  lucidi  fili,  die  al 
lunie  delle  caudele  risplendendo  in  modo  sin- 
golare,  lo  fccero  chiamare  per  ischerzo  Tuonio 
dalla  barba  d'oro.  Tengo  quest'auiena  storiella 
dalla  bocca  del  celcbre  Wille  nel  iiiio  soggioruo 
in  Parigi.  Goltzio  cbbe  varj  scolari,  i  quali  lo 
cguagliarono,  c  fors'anco  lo  superarono  nel  ma- 
neggiare  il  bulino.  Fra  questt  debbono  anno- 
verarsi  Jacopo  Matliam,  il  veccbio  De  Glicyn , 
Giovanni  MuUer  e  Giovanni  Saenredan.  Questi 
due  ultimi,  e  Muller  segnataraente ,  tagliarona 
con  ardirc ,  fcrmezza  e  nitidezza  mirabile. 

& 


58 


DELLA   CALCOGRAFIA 


MARTINO    ROTA 

nato  a  Sebenico  circa  il   i558,  mono  i^erso  la  fine  del  secolo. 

JJuon  disegnatove  e  facile  incisore,  Martino  Rota  produsse  non 
poche  stanipe  e  dalle  proprie  e  dalle  altrui  coraposizioni.  Una  assai 
ricercata  di  sua  iuvenzioue  ed  intaglio  e  la  Battaglia  di  Lepanto,  di- 
venuta  ora  difficile  a  trovarsi;  ma  piii  ricercata  ancora,  e  non  senza 
ragione  celebrata,  e  quella  rappresentante  il  Giudizio  universale  tratta 
dal  famoso  dipinto  del  Buonarroti  nella  cappella  Sistina  del  Vaticano ; 
coinposizione  vastissima  di  ben  quattrocento  figure,  espresse  con  bel- 
Tarte  e  con  niirabile  tacilita  da  Martino  in  piccolissima  dimensione  (*), 
ne  certaraente  si  potea  far  meglio  in  quella  proporzione  di  figure  e  a 
unto  bulino :  oso  anzi  dire  die  in  alcune  parti  ha  conservate  le 
masse    del    chiaroscuro  meglio  del  pittore,  il  quale  in  mezzo  a  tanta 


(*)  Fr.i  qiianti  intngli  furono  pubblicati  di 
quest' opera  uiaravigliosa ,  e  fra  i  quali  ve  ne 
SOQO  di  graadlssima  dimeasioae,  quelle  di  Mar- 
tino Rota  circoscritto  in  assai  piccolo  foglio  sta 
tanto  da  ogni  lato  sopra  tutti  gli  altri,  quanto 
1  origiaale  dipinto  sta  sopra  la  sua  stanipa.  E 
pero  cosa  dispiacentissima,  ch' egli  abbia  di 
troppo  altcrato  il  foruiato  dell'  originale ,  clie 
c  di  59  per  74,  meutre  la  sua  stampa  e  di 
7  7.  per  II  '/.,•  Quiudi  fu  costretto  a  trattare 
d'egual  misura  le  figure  al  basso  della  stampa 
di  quelle  die  stanno  intorao  al  Salvatore,  le 
quali  nella  pittura  del  Buonarroti  sono  d'un 
terzo  circa  piii  grandi ;  e  per  la  stessa  ragione 
si  vide  pure  costretto  a  separare  in  modo  im- 
perdonabile  cd  a  grave  pregiudizio  della  cora- 
posizione  i  gruppi  di  santi  e  di  sante  collate- 
rali  nl  gruppo,  clie  fa  corona  al  divin  Giudice, 
lasciando  grandissimi  spazj ,  clie  quel  sonimo 
pittore  non  senza  pcrclie  voile  evilare.  lo  sto 
attualmente  incidendo  lo  stesso  originale  in  due 
rami  da  un  disegno  diligcntemente  e  sapienteraen- 
te  eseguito  per  mio  conto  in  Roma  dall'egregio 


pittore  signer  Toniaso  Minardi  Faentino,  ora 
degno  professore  in  quell'accadeniia  di  S.  Luca. 
Avendo  fatti  molii  studj  soprn  quell'  opera  nel 
mio  prlmo  soggiorno  in  Roma ,  conosceva  giii 
bastantemente  lo  stile  di  Michelangelo  ;  ina 
vi  ritornai  non  e  molto  per  confrontare  parti- 
tamente  e  ripetutamente  quel  disegno  col  di- 
pinto, e  con  mia  somma  soddisfazione  I'ho  tro- 
•  vato  assai  couforme,  come  lo  trovarono  ammi- 
rabile  i  migliori  artisti  di  quella  capitale;  anzi 
quanto  air  efFetto  del  chiaroscuro  mi  parve 
migliore  la  copia,  perche  eseguita  con  fino  ac- 
corgiraento  dall'  originale ,  non  quale  ora  si  vede 
coperto  del  fumo  de' cerei  e  degl'inccnsi,  die 
vi  sale  in  gran  copia  uelle  funzioni  ecclesia- 
stiche  praticate  nella  cappella  Sistina,  sconcio 
die  nel  giro  di  circa  trent'  anal  ho  trovato  di 
molto  aumentato;  nia  quale  esser  doveva  ai  tempi 
di  Clemente  VII.  Per  le  quali  cose  ralTrontando 
la  stampa  di  Martino  Rota  col  disegno  die  ho 
sott'  occhio ,  non  terao  d'  errare  in  questa  mia 
osservazione. 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  69 

iiitelligenza  ed  cnergia,  che  vi  diffuse  in  generale,  non  lasci6  d'essere 
in  qualche  parte  ua  po'rotondo  c  pesante.  II  suo  taglio  e  fluido  c  no- 
drito,  fjuantunrpie  piuttosto  fino  e  serrato,  qual  s' addiceva  a  quella 
riduzione  degli  oggetti:  I'estremita  delle  figure,  appena  ad  occliio  nudo 
visibili,  sono  indicate  con  pochi  tocchi  in  modo  non  comune.  Qualcuno 
de' cosi  detti  piccoli  maestri  pote  superarlo  nella  finezza  del  tratteggio; 
ma  nessuno  gli  pno  stare  a  fronte  nclla  facilitu  ed  intelligenza  di  qiiesto 
piccolo  e  grandioso  intaglio.  Qualunque  scelta  collezione  di  stampe  non 
pu6  far  senza  di  questo  per  que'  tempi  capolavoro  (*). 


NICOLA   DI    BRUYN 

nato  ad  Anversa  verso  il   iSSq,  mono  verso  la  fine  del  secolo. 

X?  iglio  d'Abrarao  pittore  ed  incisore  di  qualche  merito,  Nicola  gli 
fu  pure  discepolo,  e  ben  presto  lo  supero.  Inventb  egli  stesso  molte  e 
ricche  composizioni,  che  poi  intaglio  sopra  grandi  lastre  con  molta 
faciUta  ed  accuratezza  insieme,  e  non  senza  spirito  ed  cspressione ; 
ma  sempre  debole  nel  chiaroscuro,  e  con  im  tagUo  alquanto  povero  e 
magro.  Serabra  ch'egli  abbia  preso  ad  imitare  Luca  d'Olanda,  da  cui 
incise  alcune  composizioni,  e  le  sue  stampe  fatte  dapprima  con  tagli 
fini  e  serrati  hanno  qualche  lontana  somiglianza  con  quelle  di  qiiesto 
insigne  autore  non  solo  dal  lato  dell'  intaglio ,  ma  ben  anclie  da  quello 
del  disegno.  Le  altre  posteriori  eseguite  con  tratteggio  piii  largo,  ma 
non  pill  nodrito,  somigliauo  a  Luca  imperfettamente  nel  solo  modo  di 
comporre  e  nello  stile  in  generale.  Se  1'  epoca  della  sua  vita  non  ci 
forzasse  a  coUocarlo  in  questa  seconda  eta  della  calcografia,  lo  stile 
del  suo  disegno  e  del  suo  intaglio  gli  darebbero  posto  fra  gli  artisti 
del  secolo  anteriore.  La  stampa  sua  piu  stimata  e  ricercata   e    quella 

(*)  Importa  peri)  clie  la  stampa  sia  di  prima       l)ellezze.  Simili  prove  sono  oggidi   rarissime  e 
prova,  giacclie  in  cjuesto  fino  lavoro  il  rame  si       molto  costose. 
t  presto  usato,  e  vi  sono  svaaite  le  principal! 


6o  DELLA   CALCOGRAFIA 

denominata  il  Secol  cT  oro  d'Abramo    Bloemaert;   ma    non   h   facile  il 
trovaiMic  prove  soddisfiiccnti. 


FRANCESCO    VILLAMENA 

nato  ad  Assist  uerso  il  i566,  mono  a  Homa  nel  i6a6. 


l^lel  tempo  che  oltraraonti  rincisioiie  a  buliiio  occiipava  gi'an  nu- 
mero  d'artisti,  in  Italia  era  quasi  del  tutto  trascurata,  giacclie  non  vi 
si  trovano  che  pittori  i  quali  intagliarono  o  in  legno  (*),  od  a  sem- 
plice  acquaforte  con  poco  effetto  di  chiaroscuro  ed  a  guisa  di  schizzo. 
Tali  opere  sono  sempre  stimabili,  come  quelle  indicanti  lo  spirito  ed  il 
gusto  di  que' maestri,  i  quali  pubblicarono  cosi  le  composizioni  loro, 


(*)  Sara  facile  al  cortese  leggltore  11  trovare 
la  lagionc  per  cui  non  lio  pailato  ne  in  questo, 
nc  in  allrl  capitoli  dclP  intaglio  in  legno.  II  tl- 
tolo  solo  di  quest'  opera  esclude  tutto  cio  che 
non  riguarda  Y  incisione  in  rame.  D'  altronde 
nelP  incisioae  in  rame  abbiamo  gih  vediito  e 
vedreuio  ancor  me"lio  in  se"uito  die  1"  artefice 
pub  far  nulla  di  bnouo,  se  non  e  bene  in  pos- 
sesso  del  disegno ,  e  se  non  ha  fatto  precedere 
lungo  esercizio  nell'adoperare  il  bulino  o  la 
punta  ;  in  vcce  nell"  incisione  in  legno  1'  arte- 
fice il  piii  digiuno  d'ogni  cognizionc  pittorica , 
purche  non  gli  manchi  attenzione  costante  e 
scrupolosa  diligenza,  puo  fare  stampe  in  quel 
genere  d"  intaglio  lodevoli-  Nelle  plii  belle 
stainpe  in  legno  il  contorno  ed  il  tratteggio 
erano  quasi  sempre  dclineati  colla  penna  dili- 
gentemente  ed  evidenteinenle  sulk  tavoletta  di 
bosso  destinata  all' intaglio  da  buoni  pittori  o 
disegnatori  in  questo  genere  di  lavoro  esercl- 
tati.  Non  aveva  dunque  altro  a  fare  1'  intaglia- 
tore ,  che  lasciare  intattl  e  rilevati  sulla  super- 
ficie  della  tavoletta  i  segni  della  penna,  scavando 
plii  o  nieno  con  tutta  accuratezza  tutte  le  parti 


del  bosso  non  tocclie  dalla  penna ,  ed  allora  11 
lavoro  era  gia  pronto  alia  stanipa :  che  se  per 
qualche  negligenza  avesse  lasciato  qualclie  file 
di  bosso  intorno  al  segno  della  penna,  die  po- 
tesse  renderlo  piii  grosso,  lo  stesso  disegnatore 
con  diligente  ispezione  poteva  farglielo  riparare 
(come  si  fa  tuttora)  anche  dopo  le  prime  prove 
di  stampa.  Ve  ne  furono  di  quest!  intagliatori, 
i  quali  segnarono  essl  stessl  plausibilmente  11 
loro  tratteggio  colla  penna  prima  di  fame  T in- 
taglio; come  vl  furono  del  disegnatori,  1  quali, 
dopo  fatto  sul  bosso  il  loro  disegno  colla  penna, 
fecero  essi  stessi  I'operazlone  dell'lncisorej  ma 
si  neir  uno  die  nell' altro  caso  tutto  il  merito 
di  quest' arte  era  del  disegnatore,  ne  restava 
air  Incisore  che  la  meccanica  e  non  dilTicile 
esattezza  di  scavare  sul  bosso  tutto  cio  che  non 
era  segnato  dall'  inchiostro.  Arte  utilissima  ia 
vero  prima  die  si  trovasse  rimpressione  in 
rame ,  ma  sempre  inferiore  alia  calcografia 
tanto  per  I'operazlone  inclsoria,  quanto  per 
quella  dell'  impressione ,  e  ci6  con  pace  del  si- 
gner Papillou  e  di  qualch'  altro. 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  6 1 

ed  aiizi  quelle  assai  probabilaiLMite  cui  davano  la  preferenza.  ]\[a  guai 
se  avessero  trattati  i  loro  cjuadri  colla  stessa  negligenza  con  cui  trat- 
tarono  le  starnpe  loro  per  mancaiiza  d'  esercizio  calcografico :  minor 
fama  avrehbero  ottenuta  come  pittori,  e  minore  per  conseguenza  come 
incisori.  Quindi  non  vertcndo  le  nostre  osservazioni  sopra  tutti  gl'in- 
cisori  per  tesserne  una  storia  corapita,  ma  sopra  quelli  soltanto  i 
quali  ( come  giii  si  disse  )  piu  contribuirono  coUe  opere  loro  all'  in- 
crcmento  della  calcografia,  e  non  avendo  essi  alcuna  qualita  propria- 
mente  incisoria ,  ne  serberemo  rispettoso  silenzio,  e  farcmo  in  vece 
qualche  motto  sul  merito  di  Francesco  Villamena.  Disccpolo  di  Cornelio 
Cort  e  condisccpolo  d'Agostino  Caracci ,  se  non  parcggio  questo 
ultimo  da  una  parte,  lo  supero  dalFaltra.  Come  Ic  stampe  di  Agostino, 
COS!  le  sue  sono  ottimi  modelli  per  1' esercizio  del  bulino  da  proporsi 
al  rintaglio  de'giovani  alunni,  quelle  per  facile  ed  ard^to  movimento 
del  tratteggio,  queste  per  eguaglianza,  nitidezza  e  sensata  disposizione 
de'  tagli.  Intagli6  anch'  egli  e  dalle  proprie  composizioni  e  da  quelle 
d'  altri  valenti  maestri.  I  suoi  contorni  non  sono  dello  stesso  merito 
di  cpielli  del  suo  rivale ;  ma  non  pertanto  vi  si  ravvisa  non  poca  in- 
telligenza.  Viene  accagionato  in  generale  d'alquanta  magrezza  di  taglio, 
abbenchfe  nelle  ombre  sia  bastanteraente  netto  e  pasciuto.  Da  questo 
lato  il  suo  lavoro  ha  qualche  somiglianza  con  quello  della  seconda 
maniera  di  Nicola  di  Bruyn  teste  citato.  In  tutte  le  sue  operazioni  in- 
cisorie  egli  mantenne  presso  a  poco  il  medesimo  stile  d'  intaglio,  e  puo 
dirsi  di  lui,  come  di  tant' altri  incisori,  die  veduta  una  sola  delle  sue 
stampe,  si  pu5  argomentare  senza  piii  quali  siano  le  altre,  se  pure  si 
eccettui  in  cpialche  parte  la  stampa  sua  piu  ricercata  dagli  amatori, 
rappresentante  la  Presentazione  al  Tempio,  ed  incisa  da  un  dipinto  di 
Paolo  Veronese,  perche  cominciata  da  Agostino  Caracci  e  da  lui 
poscia  terminata. 


62 


DELLA    CALCOGRAFIA 


EGIDIO    SADELER 

nato  ad  Anversa  nel  iSyo^  mono  a  Praga  nel  1620. 

1 1  ipote  di  Giovanni  e  Raffaello  Sadeler,  Egldio  sorpasso  dl  mdlto 
questi  suoi  due  maestri  nell' artificio  incisorio,  avendoli  prima  raggiunti 
neir  intelligenza  del  disegno.  Ha  imitato  in  certo  niodo  1'  ardire  di 
Goltzio,  non  la  sua  licenza  ;  ma  nella  fermezza  del  taglio  gli  rimase 
alquanto  infcriore,  come  gli  fu  superiore  nello  stile  del  disegno.  La  sua 
Deposizlone  di  Cristo  nel  sepolcro  da  Federico  Baroccio  e  intagliata 
con  si  bella  disposizione  di  tratteggio,  e  con  tale  energia  e  gusto,  clie 
eclisso  da  questo  lato  le  stanipe  tutte  fin  allora  pubblicate.  Questa  sua 
stanipa  dest6  a^  que' tempi  I'entixsiasmo  generale  ed  anche  ai  nostri,  figura 
bene  in  qualunque  scelta  raccolta.  Non  e  portata  in  vero  per  chiaro- 
scuro alia  forza  del  quadro,  ma  per  un  disegno  pittorico  e  abbastanza 
vigorosa  e  morbida  ad  un  tempo.  Copiandola  od  in  parte  od  in  tutto 
i  giovani  incisori  possono  trarne  grandissimo  vantaggio,  ed  anche  piii 
che  dalle  stampe  d' Enrico  Goltzio,  e  d'Agostino  Caracci.  Per  luil'in- 
cisione  ha  fatto  nuovi  progress!  (*). 


(*)  Altri  di  questa  famiglia  eJ  altri  imitatoil 
coQtribuirono,  se  non  cjuanto  Egidio,  certamente 
noQ  poco,  airavanzamcato  tlclla  calcografia  ,  e 
SOQO  Giovanni  e  KafFaello  suoi  zii,  i  quali  in- 
tagliaroao  con  facile  e  fcrrao  bulino  grande 
qiiantita  di  stampe  da  moUi  pittori  italiani  ed 
oUrnmoatani,  ed  il  siio  seguace  Roberto  De 
Voerst.  NoQ  e  raaraviglia  se  la  collezionc  delle 
opere  di  questa  famiglia  calcografica  monta  ad 
un  numero  veramente  straordinario.  Lo  stile 
d'  intaglio  di  que'  tempi  era  tale  die  quando 
r  incisore  aveva  acquistata  egnaglianza  e  fer- 
mezza nel  taglio,  si  poteva  incidcre  quasi  colla 
stessa  prestezza  con  cui  si  disegnava  nel  gc- 
nere  fmito.  I  Sadder  col  limgo  loro  escrcizio 
nel  bulino  si  erano  tanto  addomcsticati  con 
questo  stromentn,  che  sebbene  Tajuto  dell'acqua- 
forte  fosse  in  allora  coaosciutissimo,  preferiroao 


d'  intagliare  anclie  i  paesaggi  a  puro  bulino  , 
anziche  so'toporsi  all'  incomodo  di  verniciare 
con  accuratezza  il  rame  per  segnarvi  i  sassi , 
gli  alberi  ed  il  terreno ,  ed  alia  noja  di  coprire 
e  ricoprire  molte  parti  colla  dovuta  precau- 
zione  ■■,  non  niai  ben  sicuri  d'  evitare  tutti'  gli 
inconvenienti  cui  va  soggetta  simile  operazione, 
la  quale  poi  ba  sempre  bisogno  dclfazione  del 
bulino  per  essere  ridotta  sul  rame  alia  voluta 
nrmonia.  E  a  vero  dire  fin  dove  il  bulino  potea 
giungcre  essi  ottennero  1"  intento  in  modo  lo- 
devolissimo,  come  1' ottennero  pure  gli  altri 
calcografi  qui  sopra  nominati  di  quest'  epoca 
seconda.  Ma  tutto  questo  s'addiceva  assai  bene 
coUo  slile  d' intaglio  di  que' tempi,  e  mal  riu- 
scirebbe  con  quello  assai  piii  laborioso  ed  esi- 
gcnte  de' nostri  giorni,  in  cui  una  mezza  figu- 
ra, per  la  varieta  delle  tinte  locali ,  c    quindi 


DI   GIUSEPPE  LONGIII.  63 

GIACOMO    CALLOT 
nato  a  Nancy  nel   iSqS,  mono  ivi  nel   1 635. 


Di 


'isegnatore  facile  e  fermo,  dopo  lungo  soggiorno  in  Italia,  e  dopo 
assiduo  esercizio  nello  schizzare  colla  raatita  e  coUa  penna  dalle  opere 
de'  migliori  maestri  e  segnatamente  del  Buonarroti ,  Callot  applicossi 
air  incisione  in  modo  tutto  sue.  Ei  prefer!  quasi  sempre  alle  grandi 
le  piccole  figure ,  in  clie  riusci  affatto  nuovo  e  sorprendente.  Questo 
genere  d'  intaglio  non  ha  certamente  da  superare  le  infinite  difficoltii 
incisoric  inerenti  alia  rappresentazione  di  forme  piu  grandi  si  per  la 
gradazione  delle  ombre,  come  per  la  varieta  e  la  condotta  del  tratteg- 
gio;  ma  ne  incontra  una  peggiore,  ed  e,  che  que'piccoli  contorni,  se 
non  Bono  improntati  colla  franchezza  figlia  del  sapere  e  dell' esercizio, 
diventano  pisti  e  tormentati :  a  questa  difficolta  s'aggiungeva  in  Callot 
quella  plii  forte  di  bene  inventare  e  comporre  ;  giacche,  di  pochi  in 
fuori ,  i  soggetti  da  lui  pubblicati  sono  tutti  parti  del  suo  genio  crea- 
tore  (*).  Nel  gran  numero  delle  sue  stampe ,  in  cui  quelle  di  figure 
piix  piccole  sono  d' ordinario  le  migliori,  si  distinguono   i  Supplizj,  il 

deirartificio  incisorio  glusUimeate  introdotta  nelle  sistema  calcografico  paragonate  con  quelle  ese- 

Btampe,  richiede  piu  di  studio  o  di   tempo  che  guite  dai  detti  maestri,  possono  convincere  qua- 

una  rapprescatazlone  di  piu  figure  dei  Sadeler  lunque  intelligeate  dell'  immensa  difTerenza  die 

e  dcgli  altri  di  questa  categoria,  clie  li  prece-  passa    fra    Puno    e    T  aliro    stile.    Veggansi    le 

dettero.  Le  sole  rapprcscntazioai  d'aria  serena  stampe  del  celeberrimo  Raffaello   Morghen    vi- 

o  nuvolosa,  senza  dire  delle  carnagiooi,  dei  varj  veute,  e  nelT  uso  della  puuta  superiore  di  lunga 

drappl   e  di  moll' altri  accessor],  nel  moderno  mano  a  tutti  quanti  grincisori. 

(*)  In  questo  genere  d'iacidere,  anclie  in-  piii  che  altrove  in  Ingliilterra,  rluscirono  stu- 

dipendentemcnte  dal  volere  operarc  dalle  pro-  pendamente  anche  incidcndo  dagli  altrui  disegni 

prie  composizioui ,  t  necessario  che  1"  incisore  di    sempUce    alibozzo.  Di  fatto  le    piii  piccole 

si  avvezzi  a  scliizzare  con  facillta  e  maestria,  figure  di  Callot  osservate  con  forte  lente  con- 

al  clie  noQ  pu6  riuscire   lodevolmente    se    non  vessa  altro  non  diventano  che  puri  schizzi  di 

se    inventando    e    componendo    egli    niedesimo  penna  grossolana  con  pochi  segni  verticali  in- 

qnasi  gionialmentc.   Con  questo  esercizio  prcli-  dicanti  le   masse   ombrose;   ma  di  cio  piii  dif- 

minare  niolti  intagliatori  delle  cosi  dettc  ii^nctie  fusamente  nella  parte  pratica,  cioe   nei    volu- 

eseguile  per  le  migliori  produzioni  librarie,  e  me  II. 


64  DELLA    CALCOGRxVFIA 

Ciardino  cU  Nancy  ,  la  Flera  dell'  Iinpraneta  e  la  plccola  Tentazione  dl 
S.  Antonio.  II  suo  tratteggio  e  semplicissimo ,  e  quale  conviensi  a 
quel  genere,  e  per  lo  piii  d'un  solo  taglio  posto  al  lungo  delle  raera- 
Ina  c  de'panneggiamenti,  e  questo  taglio  piii  0  meno  gonfiato  secondo 
]a  forza  dell'  ornbra  fa  comparirc  piii  Icggieri  i  contorni  dalla  parte 
illuniinata,  i  quali  sovente  sono  d' una  prodigiosa  sottigliezza  e  pie- 
glicvolczza;  le  piccolo  parti  de' volti  e  le  articolazioni  delle  niani  e 
dei  piedi  sono  energicaraente  indicate  con  semplici  masse  ombrose 
troncate  a  tempo  giusta  il  bisogno.  Alcune  delle  sue  stampe  sono  di 
coraposizione  si  vasta  e  farraginosa,  che  dipingendole  in  grandezza 
naturale,  pocliissime  pareti  fra  le  pin  ample  potrebbero  contenerle  : 
eppure  in  tanto  avvolgimento  di  figure  ludla  v'  ha  d'  incerto  per  chi 
le  osserva  attentamente.  La  prospettiva  lineare  e  ben  di  rado  man- 
cante ,  e  se  1'  aerea  non  e  del  tutto  conservata  per  la  modificazione 
della  luce,  die  in  si  minute  cose  snerverebbe  Tesecuzione,  lo  e  pie- 
namente  per  Tinsensilnle  diminuzione  dell'ombra;  di  modo  die  fra 
gli  oggetti  vicini  ed  i  lontani  appare  evidentemente  1'  aria  interposta. 
In  quanto  poi  all' armonia  del  chiaroscuro,  tanto  difficile  a  mantonersi 
in  simili  formicai ,  e  si  maestrevolraente  trovata  e  per  la  ripartizione 
dei  gruppi  e  per  Tintroduzione  appensata  di  varj  fabbricati,  di  piante 
e  di  verisiraili  accidenti  di  larghe  ombre  gettate  dalle  nuvole,  die  in 
simili  rappresentazioni  di  piii  non  si  potrebbe  tentare  senza  produrre 
confusione.  Il  da  riflettere  che  per  ben  incidere  que'  minutissimi 
oggetti  e  necessario  che  I'artista,  oltre  alia  piii  sentita  intelligenza 
delle  proporzioni  e  delle  forme  timane,  sia  dotato  di  vista  ben  acu- 
ta e  di  polso  ben  fermo,  onde  segnare  a  primo  colpo  i  suoi  contorni 
sulla  vernice  ne  piii,  ne  meno  di  cio  che  esige  1'  indicazione  precisa 
degU  oggetti  che  iiitende  rappresentare:  un  contorno  addoppiato  o 
tretnolante,  die  in  una  testa  di  naturale  grandezza  poco  influirebbe, 
nelle  moltissime  di  Callot,  che  sono  per  lo  piii  della  centesima  parte 
del  vero  ed  anche  meno,  diiTorma  tosto  ogui  rappresentazione ;  e  per 
quanto  1'  arte  abbia  ti'ovato  alcuiii  mezzi  per  coprire  sulla  vernice , 
indi  rifare  il  gia  fatto,  radc  volte  si  puo  evitare  Fapparenza  per  lo 
meno  di  qualche  stento  ingrato.  Callot  era  tanto  sicuro  d'  occliio  e  di 


DI  GIUSEPPE   LONGIII.  65 

mano  die  alia  foggia  de'pittori  soleva  incidere  i  suoi  piii  minuziosi  rami 
sul  cavalletto ,  cosa  incredibile ,  se  noii  ci  vcnisse  trasraessa  da'  suoi 
contemporanei ;  ne  era  gii  per  iscliivare  ogni  sconcio  die  potesse  iia- 
scere  suUa  vernice,  giacchfe  quella  di  cui  servivasi,  e  di  cui  parleremo 
a  suo  luogo,  era  la  cosi  detta  vernice  dura  e  cotta,  la  quale  resiste 
ottiinamente  anche  appoggiandovi  il  braccio  con  frammezzo  un  pan- 
nolino  compiegato:  era  propriamente  per  rara  disposizione  di  natura 
a  far  tutto  anche  ne' modi  piii  incomodi  per  ogn'altro,  e  per  parti- 
colare  inveterata  abitudine. 


CLAUDIO    MELLAN 
nato  ad  Abbeville  nel   1601,  morto  a  Parigi  nel   1688. 


N. 


on  ^  da  tacere  sull'  abilita  di  Mellan  e  come  disegnatore ,  e  come 
incisore.  Le  sue  stampe,  die  in  gran  parte  sono  di  sua  composizione, 
mostrano  I'uomo  profondamente  conoscitore,  se  non  del  bello,  almeno 
del  vero,  II  suo  stile  incisorio  poi  lo  distingue  da  ogn'altro  per  avere 
con  modo  tutto  suo  rappresentata  con  un  solo  taglio  (tranne  le  prime 
sue  opere  iielle  quali  lo  ha  incrociato  come  i  suoi  predecessori)  qua- 
lunque  composizione.  Non  e  certamente  lo  stile  piii  conveniente  per 
gl'incisori  in  grande,  e  come  abbiarao  osservato  nell' articolo  prece- 
deiite,  meglio  s' addice  alle  piccole  figure;  nondimeno  Mellan  in  mezzo 
alia  capricciosa  sua  economia  di  tratteggio  ha  si  bene  e  si  energica- 
mente  mosso  quel  suo  taglio  senza  reuderlo  troppo  lucido,  die  le  sue 
stampe  migliori,  se  non  presentano  varieta  d'artificio  e  di  tinte,  non 
danno  almeno  alio  spettatore  1'  ingrata  apparenza  della  penosa  fatica 
che  pure  in  quel  genere  non  puo  1'  artefice  evitare.  Ma  il  solo 
incisore  sa  quanto  costano  que'tagli  enfiati  a  piii  riprese;  il  semplice 
amatore  li  crede  fatti  al  primo  colpo  e  gode  all'aspetto  di  quell' ap- 
parente  facilita.  Fra  le  sue  produzioni  sono  ricercate  la  Rebecca 
dal    Tintoretto,    .?.    Pietro    Nolasco    e    S.    Francesco    nel    deserto.    Per 

Vol.  ir.  P.  II  Q 


66  DELLA   CALCOGRAFIA 

inolto  tempo  gli  amatori  ammirarono  come  cosa  inimitabile  la  sua 
testa  del  Salvatore,  intitolata  il  Santo  Sudario,  di  grandczza  quasi  na- 
turale,  da  lui  disegnata  prima  coUa  penna,  e  quindi  bizzarramente 
iucisa  con  un  solo  taglio  in  giro,  incominciando  dalla  punta  del  naso, 
e  cosi  contimiato  con  varie  inflessioui  e  gonfiamenti  per  tutta  la  stampa, 
e  si  e  loclato  a  cielo  perfino  il  carattere  sublime  di  quel  volto,  clie  e 
ben  lontano  dalF  esser  tale ;  ma  ora  si  pensa  diversamente ,  e  quelle 
tele  di  ragno  non  souo  piii  ricomparse  nella  moderaa  calcografia  (*). 


CORNELIO    BLOEMAERT 
nato  ad  Utrecht  ncl   i6o3,  morto  a  Roma  nel   1680. 

T  ' 

J_j  arte  nostra  ebbe  non  poco  incremento  dal  biTlino  di  Cornelio 
Bloemaert.  II  suo  tratteggio  e  molto  piii  misurato,  ordinato  ed  equidi- 
stante  di  quello  de'suoi  predecessori.  Vi  ha  introdotto  un  movimento 
non  ardito  e  al  tempo  stesso  non  timido,  dal  die  ottenne  molto 
rilievo ;  se  non  che  tale  movimento  per  lo  piii  troppo  semicircolare  e 
senza  i  semipiani  del  vero  diede  alle  sue  carnagioni  un'  apparenza 
di  gonfiezza  e  di  tensione  fuori  del  naturale.  Ebbe  pi;re  un'altra 
pratica  difettosa  in  tutte  le  sue  opere,  e  fu  quella  d'incrociare  il  se- 
condo  col  primo  segno  ad  angolo  retto ,  il  clie  fece  a  vero  dire  con 
molta  disinvoltura  e  fermezza,  vincendo  la  non  poca  difficolta  di  ese- 
guir  cio  in  ogni  parte  scorrevolmente  e  senza  stento;  ma  clie  produce 
sempre  durezza,  ed  e  piii  fatto  per  rappresentare  le  statue  di  marmo, 

(*)  Quest'' incisiooe  creiluta  a  fjne' tempi  ini-  nel  suo  ritratto  del  P.  Caiissin,  e  Nantcuil  la 

uiitabile  fu  loilevolmeiite  riatagiiata  Oal  nostro  quello    di    Luigi   Hesselin;   ma   noQ    riuscirono 

Boaacina ,   il  quale  aoa  era  piii  die    mediocre  le   migliori  stauipe  di  quest!    artisti.    Anclie    il 

intagliatore.  Quanto  mcglio  potea  farlo  nno  piii  veneto  Pittcri,  se  non  imito  in   tutto  Mellan, 

abile  di  lui !  Non  sono  gia  qucste  le  did'rcolta  voile  in  raodo  tutto  suo  scrvirsi  d'  un  solo  or- 

incisorie  die  possono  dirsi  insoruiontabiii.  Del  dine  di  tagli  gonfiandoll  a  plccole  riprese   per 

resto  Mellan  ebbe  i  suoi  iniitatori ,  fra  i  quali  lungo  o  per  obbliquo  del  rame ;  ina  il  suo  la- 

Gian    Ciacomo    Tbourueysen,    Michele    Lasne  voro  riusci  inoscio  e  peloso. 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  67 

che  il  vero  vivente.  Dal  nuinero  delle  sue  staiupe ,  ricavate  per  la 
maggior  parte  dai  iiostri  classic!  pittori ,  si  deduce  cjuant'  egli  fosse 
padrone  del  suo  stromento.  Una  delle  piii  apprezzate  e  quella  per 
traverse,  rappresentante  5.  Pie^ro  die  resuscita  la  Tahita  dall' originate 
di  Guercino  da  Cento,  e  certamente  per  forza  di  chiaroscuro  contro 
il  suo  stile  ordinario,  e  per  sinccra  traduzione  del  carattere  rutto  pro- 
prio  di  qucU'autore  pu6  dirsi  una  delle  niigliori  sue  stanipe;  ma  noii 
e  tale  per  artificio  incisorio,  da  lui  meglio  sostcnuto  in  altre  sue  pro- 
duzioni,  e  fra  le  altre  nel  Riposo  in  Egitto  d'Annibale  Caracci.  Sembra 
essere  stato  il  primo  ad  abbandonare  totalmente  1'  antico  uso  di  cir- 
coscrivere  tutti  gli  oggetti  con  quella  linea  troppo  evidente  da  noi 
gia  riprovata  piii  sopra,  ed  a  staccare  i  contorni  per  mezzo  del  solo 
chiaroscuro  e  della  differente  direzione  del  tratteggio,  il  che  lo  costi- 
tuisce  caposcuola  e  gli  da  posto  onorevole  fra  gli  artefici  dell'epoca 
seconda  (*). 


STEFANO    DELLA    BELLA 
nato  a  Firenze  nel   i6lo,  mono  ivi  nel   1664. 

V^uesto  condiscepolo  di  Callot  fu  portato  a  cielo  da  tutti  quanti  gli 
scrittori  di  materia  calcografica,  incominciando  da  Cochin  nelle  sue  ag- 
giunte  al  piccolo  trattato  d'Abramo  Bosse,  a  malgrado  che  Abramo  fosse 
tutto  per  Callot.  La  puuta  di  Stefano  e  assolutamente  piii  leggiera,  pin 

(*)  E  poi  vero  caposcuola,  perche  maestro  cai  diremo  in  segnlto  )  ,  Carlo  Audran ,  Stefano 

di  moiti  valenti  incisori,  i  quali  e  per  la  qua-  Baudet,    Stefano    Picart,    Teodoro   Matliam    e 

llta  e  per  la  quaatita  delle  opere  loro  si  distia-  Guglielmo  Yallet.  Con  buon  esercizio  di  maao 

«ero  intorno  alia  meta  del  sccolo  decimoquinto,  in    qiiello    stile    si    potea    far    presto    e    bene , 

ed  i  quali  al  par  di  lui  molto  intagliarono  dai  qaindi  il  numero  delle    stampe    die    allora    in 

migliori  dipinti  della  scuola  italiana    n   grande  breve  periodo  di  tempo  comparvero  e  sorpren- 

soddisfazione  e  vantaggio  degli  amatori    calco-  dente.  Quanto  dlvcrsa  la  cosa  e  al  presente,  c 

grafici  e  degli  artjsti.  Fra  i  moIti  suoi  discepoli  quanto  non  si  csige  ora  dai  nostri  incisori ! 
od  imitntori  si  distinguono    Nicola    Poilly    (di 


68  DELLA    CALCOGRAFIA 

fina,  piu  scherzevole,  piii  libera  e  spiritosa,  piu  sentimentale  talvolta 
e  piu  corrctta  di  quclla  del  suo  emulo  ;  a  clo  contribui  da  una  parte 
il  suo  gusto  veramente  origiiiale,  dall'altra  I'uso  della  vernice  tenera 
e  dell'acido  nitrico  in  vece  della  vernice  dura  e  deiracquaforte  d'aceto, 
di  ciii  piu  volontieri  servivansi  gl'  incisori  di  que'  tempi.  La  vernice 
di  ccra  oppone  quasi  niuna  resistenza  alia  punta,  e  Y  acquaforte  da 
partire  non  ha  bisogno  per  mordere,  clie  sia  ferito  il  rame,  bastando 
solo,  clie  sia  levata  la  vernice,  ed  anche  non  del  tutto  esattamentei  e 
facile  pertanto  il  concepire  come  quest' apparecchio ,  clie  a  que' tempi 
era  pur  quello  di  Rembrandt,  si  presti  assai  meglio  dell'altro  alia  li- 
berta  d'un  tratteggio  pittoresco.  Callot  cede  pertanto  al  suo  rivale 
in  molte  parti  per  gusto  e  per  leggerezza  di  tocco;  ma  in  altre  molte 
pero  gli  rimane  superiore.  Callot  anche  nelle  composizioni  sue  piu 
grandi  ed  affastellate  da  migliaja  di  figure  e  sempre  d'un  getto,  ed  e 
serapre  armonico  di  chiaroscuro  compatibilmente  a  quel  genere  di 
rappresentazione;  Stefano  e  frequentemente  incostante,  slegato,  e  diro 
anche  confuso  nelle  masse  ombrose.  Fu  detto ,  non  so  con  qual 
fondaniento,  che  mentre  il  primo  riusciva  meglio  nelle  piccole ,  clie 
nelle  grandi  proporzioni,  seguisse  1' opposto  nel  secondo ;  ma  per  ve- 
rita  e  appunto  nelle  piccole  figure,  ch'io  trovo  Stefano  ammirabile; 
poiche  in  quelle  di  maggior  dimensione,  eccetto  alcune  teste  ed  alcune 
estremita,  nel  resto  il  suo  lavoro  e  d'ordinario  bavoso,  troppo  rifles- 
sato  senza  ragione,  tormentato  e  monotono  nella  sua  stessa  liberta;  il 
che  proviene  dalia  disposizione  di  que'  suoi  tagli  corti ,  sia  a  punta 
semplice,  sia  all' acquaforte ,  diretti  per  lo  piii  a  traverso  del  corpo 
rapprescntato  e  molto  obbliquamente  incrociati  ed  accompagnati  tal- 
volta con  tagli  piu  sottili  ed  ineguali  sulla  stessa  direzione.  I  suoi 
panneggiamenti  sono  di  pessimo  stile  e  di  stentata  esecuzione,  talclie 
danno  apparenza  d' essere  usati ,  laceri,  anzi  sfilacciati;  le  forme  poi 
delle  membra ,  di  quelle  teste  in  fuori  e  di  quelle  estremita ,  sono 
igncbih,  senza  nerbQ  e  senza  scelta.  In  somma,  quando  s'attenne  a  figu- 
re piu  grandi,  le  sue  stampe  in  generale  mostrano  piii  difetti,  che  bel- 
lezze,  ed  lianno  un  non  so  che  di  peloso  nel  loro  artificio,  che  riesce 
ingrato  ad  ogni  sguardo  accostumato  al  bello.  Anch'egli  come  Callot 


DI  GIUSEPPE  LONGHI.  69 

riusci  bene  nelle  figure  raeno  coperte  di  lavoro  e  postate  contro  un 
fondo  chiaro,  anzi  di  nuda  carta;  e  male  in  vece  contro  fondi  oscuri 
piii  obbligatorj  per  la  gradazione  delle  tinte  si  ombrose  che  locali. 
Egli  era  schizzatore  calcografico  facile  e  spiritosissimo,  e  bisogna 
cercarlo  ed  ammirarlo  in  quelle  produzioni  scmplici  e  leggiere  di 
tinta,  che  gli  vcnivano  fatte  quasi  estemporaneamente.  Dove  qucsto 
artefice  e  bello  lo  e  veramente  in  alto  grado ,  e  si  puo  dire  ininiita- 
bile ,  perche  le  sue  bellezze  dipendono  da  piccoli  segiii  improntati  a 
primo  colpo  coUe  piii  dolci  inflessioni  espresse  dal  solo  suo  genio, 
e  bisognerebbe  trasformarsi  in  lui  per  ripeterle  coUa  stessa  disinvol- 
tura,  verginita  ed  intelligenza.  Sono  tali  queste  sue  bellezze,  cbe  non 
^  maraviglia,  se  gli  amatori  di  fino  gusto  ne  rimasero  affascinati,  e  nel 
loro  vivo  entusiasrao  per  quelle,  non  curarono  que'difetti,  che  il  vantag- 
gio  dell'arte  in  questa  mia  calcografica  rivista  m'incumbe  di  svelare  (*). 


SEBASTIANO    LE    CLERC 

nato  a  Metz  nel  1 687,  mono  a  Parigi  nel   17 14- 


I 


.mitatore  di  Callot  e  di  Stefano  Delia  Bella,  cogliendo  il  meglio  dal- 
I'uno  e  dall'altro,  Le  Clerc  produsse  egualmente  in  piccola  proporzione 

(*)  A  Callot  ed  al  Delia   Bella  si  deggiono  di  contorno  nelle  carnagioui  die  rappresentano 

le  bellissime  vignette  die  comparvero    d'allora  per  tali  mezzl  un  bel  dipinto  in  grande  impic- 

fino   a  nostri   giorni,  in  Francia  ed   in    Ingliil-  colito  per  naturale  prospettiva  dalla  lontananza 

terra,  ad  ornanicnto    delle    piu    belle  edizioni  dello  spettatore  die  sia  dotato  d' acuta  vista, 

tipograiidie ,  il  qual  genere    d' intaglio   fe   por-  Imitator!  di  Stefano,  e  fors'anco  discepoli, 

tato  orniai  a  91  alta  perfezione,  che  di  piu  non  farono  Andrea  Podesta  e  Giovanni  Batlista  Ga- 

a\  puo.  Gl'  Inglesi  scgiiatamente  in  questi  ultimi  lestruzzi,  eutrambi  genovesi,  i  quali  se  non  giun- 

tempi  vi  hanno  con  bell'  ardire   introdotte  vi-  sero  alia  finezza  dclla  punta  ed  alia  vivacit.H  di 

gorosamente  le  tinte  locali,  come    si    fa   nelle  tocco  si  piacevole  nel  loro  maestro,  posero  nelle 

grandi  stampe,ecosi  pure  in  alcune  parti  un  stampe  loro  semplicita  di  tratteggio,  intelligenza 

tratteggio  piii  largo  c  nodrito,  il  die  porta  varie-  di  forme  ed  anclie  di  chiaroscuro,  ed  un   non 

ta,  e  fa  comparire  alcune  altre  tinte  piii  dolci  e  so  che  di  fermo  e  spiritoso  ad  un  tempo  (  cosa 

piu  trasparenti ;  vi  hanno  pure  introdotta  a  suo  ben  di  rado  combinabile )  die    le    rende   assai 

luogo  qualche  leggiera  morbidezza  ed  indecisione  gradevoli. 


70 


DELLA   CALCOGRAFIA 


ricchissime  composizioni.  II  suo  tratteg2;io  all'  acquaforte  ^  meno  pe- 
saiite  di  quello  cli  Giacomo  Callot,  eel  6  piii  fermo  e  rcgolare  di 
quello  di  Stefano  Delia  Bella  :  v'  e  forse  meno  spirito  in  certc  parti 
clie  in  questo,  meno  ardire  in  certe  altre  che  in  quello;  ma  v' e  cer- 
tamente  stile  piu  scelto  e  piu  nobile.  Se  non  veniva  in  appresso  mi 
Duplessis-Bertaux ,  di  cui  parleremo  a  sno  luogo ,  era  questo  il  triun- 
virato  dell'  incisione  in  piccolo.  La  MoltipUcazione  del  pane,  V  Entrata 
d' Jlessandro  in  Bab'donia,  VAccademia  ddle  scienze  ed  il  Frontone  del 
Louvre  sono  le  piu  distinte  fra  le  belle  sue  opere.  Ottenere  il  piii 
beir  effetto  col  meno  di  lavoro  sembra  che  fosse  la  sua  mira  prin- 
cipale ;  mira  quanto  pericolosa  nelle  grandi  proporzioni ,  altrettanto 
sicura  nelle  piccole;  e  u'ebbe  in  guiderdone  il  plauso  gencrale.  £  uno 
degl"  incisori    die  iiel  suo  genere  merita  jriustamente  la  piii  alta    esti- 


mazione  (*), 


pii 


(*)  Ho  iletto  che  la  massima  J'ottenere  nel- 
1  intaglio  il  niaggiore  cfl'etto  col  raiaor  lavoro 
possibile  serve  assai  bene  in  piccolo^  male  in 
granite,  ed  eccone  la  ragione.  Nel  piccolo,  quando 
nnclie  si  faccia  agire  un  solo  taglio,  si  puo  fa- 
cilmente  coiringrossaniento  di  questo  taglio  nelle 
ombre  ottenere  bastante  forza  di  chiaroscuro 
senza  renderlo  troppo  vlsibile  e  senza  incor- 
rere  nell'  inconveniente  di  dare  all'oggctto  rap- 
presentato  il  liscio  e  la  durczza  raetallica ;  anzi 
Peconomia  del  tratteggio  giova  non  poco  a  rende- 
re  il  lavoro  meno  torraeutato  e  piii  trasparente, 
fcrnio  e  spiritoso  ad  un  tempo.  Nel  grande  in 
vcce  nulla  v'ha  di  peggio  che  ostinarsi,  come 
fcceMellan,  anon  controtagliare  giammai,  ovve- 
ro ,  come  Tolandese  Muller ,  a  controtagliare  con 


larghl  segni  senza  introraettcrvi  1  punti  dUinpasto. 
Nel  primo  caso  le  ombre  essendo  trattate  come 
le  raezze  tinte  chiare ,  tranne  V  ingrossamento 
del  taglio,  in  vece  di  retrocedere,  s'accostano  a 
detrimento  del  rilievo;  poiche  lo  stesso  ingros- 
samento del  taglio  le  rende  piu  appariscenti : 
nel  secondo  caso  avviene  all' incirca  lo  stesso, 
perche  gli  spazj  di  nuda  carta  rimauendo  troppo 
l.Trghi  nelle  incrociature,  s.altano  troppo  airoc- 
chio  dello  spettitore ,  e  gli  tolgono  il  dovuto  ri- 
poso.  Pcrcio  i  migliori  maestri  calcografici  non 
solnmente  ammorzarono  il  bianco  di  simili  in- 
terstizj  con  punti  ol)lunghi  bene  appropriati , 
ma  vl  aggiunsero  ben  anco  il  terzo  taglio  per 
moderarue  il  lustro  sconvenpvole. 


DI  GIUSEPPE  LONCm.  71 

Carattere  dell'  cpoca  terza  dell'  incislone. 


A, 


Jjbiamo  vednto  i  calcografi  dell'epoca  prima  farsi  carico  soltanto 
de'contorni,  e  nella  precisione  di  essi,  per  quanto  il  gusto  de' tempi 
il  permctteva,  ottenere  bene  spesso  il  vanto  sopra  quelli  delle  epoclie 
sussegnenti;  ma  trascurare  poi  il  chiaroscuro,  la  prospettiva  acrea  e  la 
maggiorc  o  minore  morbidezza  de'corpi,  circondandoli  con  linea  sem- 
pre  sentita  ed  appariscente,  come  sogliouo  d'ordinario  operare  i  pit- 
tori  iiei  loro  disegni  aH'acqucrello.  Abbiamo  pure  vcduto  que' doll' cpoca 
seconda  abbandonare  questa  ingrata  liiiea,  o  almeno  iudicarla  coUa 
massinia  Icggerezza ,  curar  mcglio  le  mezze  tinte  ed  i  ridessi,  dar 
moto  pill  fermo  e  piii  ardito  al  tratteggio ,  ed  indicare  con  aerea 
prospettiva  le  diiTcrenti  distanze  degli  oggetti,  se  non  col  necessario 
abbassamento  dei  lumi,  almeno  colla  diminuzioiie  delle  ombre;  in  una 
parola  rappresentarc  ben  finito  un  disegno  monocromato  colla  dol- 
cezza  ed  armonia  di  cui  puo  essere  siiscettivo.  Ora  vedremo  que' 
dell'epoca  terza,  la  quale  coniprende  anche  1' eta  nostra,  spingere 
r  abilita  calcografica  oln'c  i  confini  de'semplici  lavori  monocromati, 
pretendere  alia  giiista  rappresentazione  non  solo  del  contorno  e  del 
chiaroscuro,  ma  in  certo  qual  modo  del  colorito  medesirao,  prevalersi 
dell'acquaforte,  del  bulino  e  della  puuta  in  modo  quanto  piii  difficile 
e  laborioso,  altrettanto  piu  gradevole,  inventare  diverse  forme  e  mi- 
siire  ed  affinita  di  linee,  ed  appropriarle  alia  sincera  imitazione  della 
varia  supcrficie  degli  oggetti  •,  quindi  sotto  1'  industre  lor  mano  il 
morbidissimo  velluto,  il  lucidissimo  raso,  i  finissinii  merletti ,  i  can- 
didissimi  lini,  il  velo  trasparente,  il  forbito  acciajo,  i  limpicU  cristalli, 
le  piumc  Icggerissime  apparire  alio  sguardo  dell'attonito  osservatore 
nella  massima  loro  evidenza,  distinguersi  le  carnagioni  dilicate  dalle 
robuste,  le  bionde  dalle  nere  chiome,  e  dalla  sola  tinta  nera  emergere 
senza  durezza  suddivisa  in  bianchi  fili  o  la  natiirale  canizie,  o  1'  im- 
polvorata  parrucca  diplomatica ,  e  il  ciel  sereiio  o  nuvoloso,  e  I'acqua 
tran(iuilla  od  agitata,  e  le  sterili  od  erbose  zolle  e  sassi   ed  alberi  e 


72  DELLA    CALCOGRAFIA 

ncbbie  e  nuvole  e  fumo,  e  il  piu  lontano  orizzonte  e  tutta  in  sorama 
la  natura  visibile  rappreseiitata  nel  suo  vero  aspetto  in  modo  clie 
nulla  resti  a  desiderare;  e  ci6  con  tale  perseveranza  di  veramente 
iniproba  fatica,  die  non  si  potrebbe  spiegare  altrimenti  che  nella 
nioldplicita  delle  copie  die  un  rame  puo  somrainistrare,  giacdi6  nes- 
sun  calcografo,  se  1'  opera  sua  riraanesse  unica,  potrebbe  spingere 
tant'  oltre  1'  attenzione  e  la  pazienza  a  risdiio  di  non  trovare  a  rame 
iiltimato  condcgno  guiderdone. 

Tale,  parlando  de'migliori  raaesti'i,  e  lo  state  di  quest' epoca  terza 
deir  incisione ,  la  quale  puo  dirsi  ultima ,  essendo  stato  portato  per 
essi  I'artificio  calcografico  a  tale  stato  di  perfezione,  die  senza  peri- 
colo  di  cadeve  in  leziosita  non  e  concesso  di  tentarlo  maggiore.  E 
aliime  che  in  questo  vizio  sono  gia  caduti  non  poclii,  i  quali  posero 
tutto  il  loro  ingegno  ne'  soli  mezzi  dell'  arte ;  diraenticando  sciaurata- 
mente  il  fine ,  ne  fecero  dell'  arte  stessa  un  mestiere  di  manuale  abi- 
lita,  si  died.^ro  esclusivamente  al  maneggiamento  fermo,  fluido  ed  equa- 
bile  del  bulino,  adescati  dalla  grade  vole  sensazione  che  all'occhio  ne 
risulta,  ed  abbandonarono  la  parte  piu  importante,  anzi  indispensabile 
per  r  incisore  ,  1'  intelligenza  delle  forme  e  delle  proporzioni ;  ve  ne 
fiirono  d'  infatuati  a  segno  per  questa  proprieta  dello  stromento ,  che 
avvertiti  e  convmti  delle  piu  grossolane  sproporzioni ,  ristettero  dal- 
r  emendarle  per  tema  d'  offuscare  in  qualche  parte  la  nitidezza  del 
fatto  lavoro;  per  essi  un  pezzo  d'architettura,  per  non  dire  un  sem- 
phce  fondo  ben  digradato  ed  unito,  ha  lo  stesso  merito  d'  una  testa 
ben  sentita,  vivace  ed  espressiva.  Nemici  di  tutto  cio  che  sente  pit- 
toresca  liberta,  essi  non  fecero  che  lisciare  stentatamente  ogni  cosa . 
rappresentata  di  qualunque  natura  pur  fosse,  e  produssero  non  di  rado 
aborti  imbellettati    da  far   storaacare  ogni  persona  sensata  e  di  buon 


gusto. 


Con  siffatto  procedere  incepparono  I'arte  e  la  denigrarono  cotestoro 
per  que' mezzi  medesimi  che  adoperati  all'uopo  e  con  giudiziosa  so- 
brieta  dovevano  sollevarla  alia  maggior  perfezione:  Tincepparono,  dice, 
difficoltando  ognor  piii  la  gia  penosa  ed  ardua  sua  meccanica  esecu- 
zione,  dal  che  nacque  sovente    che  molti  artefici,  i  quali  disegnando 


DI  GIUSEPPE  LONCni.  78 

erano  capaci  di  fino  gusto  c  di  sevcra  correzione ,  non  fosscro  piii 
tali  incideiKlo,  come  il  piii  abile  danzatore  raancherebbe  tosto  di  brio 
e  di  leggerczza,  se  fosse  costretto  a  comparir  sullc  scene  con  grossi 
e  pesanti  calzari.  Ne  questo  6  il  maggior  danno :  a  cagione  di  questi 
vincoli  il  giovane  incisore  troppo  occupato  giornalmentc  n^ll'  adde- 
strare  1'  occhio  e  la  niano  alia  piu  diligcnte  meccanica  opcrazionc  del 
taglio,  o  trascura  totalmente,  o  perde  alraeno  gran  parte  di  quel  tempo 
die  dovrebb'essere  destinato  all'esercizio  del  disegno.  Suscitarono  cosi 
a  disdoro  dell' arte  nostra  la  quasi  generale  opiniqne ,  che  gl'incisori 
moderni  siano  ignari  d'ogni  principio  di  buon  disegno  e  d'ogni  pit- 
torica  cognizione ,  c  si  riduca  ogni  lor  vanto  al  meccanico  uso  degli 
stromenli;  essere  pertanto  assai  prel'cribili  gli  antichi  per  la  loro  in- 
telligenza  in  mezzo  alia  durezza  o  mescliinita  dell' arte  nascente. 

Ed  iiivero,  se  paragonare  si  vogliano  le  brutte  starape  moderne,  di 
cui  si  disse  poc'anzi,  colle  migliori  degli  anticlii,  la  palma  e  senza 
dubbio  per  queste ;  perocclie  la  semplicita,  per  quanto  gretta  ella  sia, 
piace  assai  piu  che  il  mal  appropriato  pomposo  artificio  ;  come  nn 
buon  contorno  e  prefcribile  a  malintcso  cbiaroscuro,  un  buon  chia- 
roscuro a  malinteso  dipinto.  Ma  se  il  contorno,  il  chiaroscuro,  il  diplnto 
6ono  belli,  ciascuno  nel  loro  genere,  egli  e  evidente  che  quest' ultimo 
supera  i  due  primi,  perche  include  gia  necessariaraente  il  merito  di 
quclli,  e  lo  condisce  col  proprio.  Cosi  e  a  mio  credere  (e  con  pace  di 
coloro  i  quali  confondendo  il  raro  col  bello  non  respirano  che  per  1'  an- 
tico,  e  tutto  ci6  che  e  moderno  disapprovano),  cosi  e,  dico,  delle  stampe 
moderne  veramente  belle,  delle  quali  ragioneremo  nel  decorso  di  queste 
osservazioni :  hanno  esse  il  pregio  de'bei  contorni  proprio  dcH'epoca 
prima,  cjuello  del  chiaroscuro  proprio  della  seconda,  ed  hanno  di  pin 
Ic  tinte  locali  e  le  attrattive  scdiicentissime  del  maraviglioso  artificio 
con  cui  s'esprime  in  certo  modo  il  colorito,  tutto  proprio  della  tcrza  (*). 

(*)  h  da  avvenire  clie  per    1'  inscnsitile    c  potrcbbero  sure  cgualmcntc  ncH'una  e  ncU'altra 

grndunle  avanzameato  dell' arte  nostra  alia  sua  classe.  Qiicsto  piccolo  inconvcniente    (  intendo 

perrcziooe    non   v' e  da    un'epoca    aH'altra,   o  dire  qiiello  d' incontrare  fra  i  maestri  di-ircpoca 

per  dir  uieglio,  dal  finirc  crun'epoca  al  comin-  terza  taUuio    clie    forse  meglio    starcbbe    nclla 

Clare  d'  un'  altra  ,  una  diOerenza  tanto    decisa ,  seconda  )    sarebbe    stato    facilinente  levato ,  se 

che  non  vi  si  trovino    alcnni   incisori,  i  quali  non  vi  si  fosse  opposto  1' ordine  cronologicc. 
Vol.  IV.  P.  U.  ,0 


74 


DELL  A    C.YLCOCRAFIA 


LUCA  VOSTERMANN,  SCIIELTE  A  BOLSWERT,  PAOLO  PONZIO 

viventi  nel   i63o. 

V^uesti  tre  rispettabili  artefici,  alUevi  di  Rubens,  occnparono  pre- 
feiibilmente  il  loro  bulijio  intorno  alle  opcrc  di  lui ;  Vostermann  non 
isdcgiio  rivolp;ersi  anche  allc  opei-e  cli'PiafFacllo,  dei  Caracci  e  d'altri 
valenti  Italiaui ;  Bolswert  non  lascio  Rubens  cbe  per  altri  di  quella 
scuola;  Ponzio  dedicossi  escluslvamente  ai  dipinti  del  suo  maesti'o,  II 
nuraex'o  dclle  stampe  che  produssero ,  alcune  delle  quali  sono  di  rile- 
vante  diinensione ,  prova  la  grande  loro  facilita  d'  operare,  Evvi  fra 
essi  molta  analogia  di  stile,  sebbene  Vostermann  si  distingua  nota- 
bilmente  per  certa  quale  apparenza  di  granitura  sua  propria ,  e  bene 
spesso  per  maggiore  vivacita  di  cliiaroscuro.  Si  pti6  dire  die  nessun 
pittore  sia  state  si  bene,  e  si  fedelmente  tradotto  in  calcografia^  poi- 
che  sebbene  il  Rairaondi  abbia  meglio  d'  ogn'  altro  colto  il  carattere 
del  suo  maestro,  e  per6  certo  che  lo  espresse  piii  dal  lato  del  con- 
torno ,  die  del  chiaroscuro  e  del  colorito ;  laddove  questi  traduttori  di 
Rubens  lo  rifecero,  per  cosi  dire,  in  ogni  parte,  e  nel  tocco  perfino 
del  suo  raaraviglioso  pennello  grasso  e  scorrevole  ad  tin  tempo, 
forte  e  leggiero,  raorbido  e  preciso.  Perche  quell' insigne  pittore  ca- 
poscuola,  dotato  di  tauto  gusto  e  sapere ,  e  capace  di  tutto,  perche 
non  fu  discepolo  di  RafFaello  o  di  Leonardo  ?  Quanto  piii  cara  e  piii 
proficua  alle  arti  sarebbe  riuscita  la  rara  fedelta  di  questi  incisori  da 
lui  creati !  Al  contrario  questa  fedelta  cosi  scrupolosa  nuoce  tanto  a 
cjudle  stampe ,  die  non  puoi  rivederne  la  collezione  intera ,  senza 
provare  un  sense  di  noja,  e  direi  quasi  di  replezione  insopportabile , 
riscontrandovi  serapre  lo  stesso  mo'di  comporre,  le  stesse  fisonomie, 
le  stesse  forme  piu  e  meno  esagerate,  lo  stesso  giuoco  di  chiaroscuro, 
in  una  parola  la  stessa  perpetua  maniera.  Siccome  poi  lo  stile  di  Ru- 
bens e  senza  confronto  di  piii  facile  imitazione,  che  non  e  quelle  di 
Raffaelle  e  di  Leonardo,  non  b  ben  sicuro,  se  incidende  epere  di  piu 
castigata    esecuzione,    questi  fidi  proseliti  avrebbere   sapute    si    bene 


DI   GIUSEPPE   LONG  HI.  7  a 

penetrare  nello  spirito  de'loro  prototipi,  e  riprodurli  con  pari  fedelta. 
Certamonte,  se  dobbiamo  giudicare  da  quanto  Vostermanii  incise  da 
Raffaello,  1'  csempio  noa  e  troppo  favorevole  al  nostro  desidcrio.  Egli 
era  proprio  cdiicato,  e  forse  nato  per  Rnbens,  e  gli  altri  due  ancora  piu. 
In  nu'zzo  pcro  all'  opprimcnte  cjuantitu  di  stampe  di  sempre  eguali 
bellezze  e  difetti,  clie  questo  calcografico  triunvirato  prodnsse,  non 
e  men  vero  die  alcune  di  queste  smio  giustamente  apprezzate  dagli 
amatori,  e  stanno  assai  bene  in  ogni  scelta  collezione.  Tali  sono, 
di  Vosiermann  Cristo  deposto  dalla  croce  dal  noto  quadro  della  Cat- 
tedrale  d'An versa,  VAdorazione  dei  Magi  in  due  fogli  ed  il  Presepio: 
di  Bolswert  VAssunzione  della  B.  V.,  la  S.  Cecilia  e  la  Caccia  dei  Iconi: 
di  Ponzio  la  Presentazione  al  tempio ,  Tomiri  che  fa  imwergere  nel  sangue 
la  testa  di  Giro  ed  il  Sahatore  con  S.  liocco.  Non  lieve  merito  di  questi 
valenti  calcografi  (a  quello  d'avere  spinto  I'effetto  del  chiaroscuro  ad 
«n  grado  quasi  dapprima  sconosciuto ,  e  d'  aver  dato  ai  loro  lavori  il 
carattere  dei  veri  dipinti,  non  dei  disegni  monocromati.  Quantunque 
^Icune  stampe  anteriori  mostrino  di  quando  in  quando  qualclie  indi- 
zio  di  tinta  locale,  nessuno  prima  d'essi  vi  si  applico  per  sisteraa.  Non 
hanno  sempre,  e  non  quanto  basta,  variato  I'artificio  ineisorio  secondo  la 
varieta  di  simili  tiute,  come  fecero  altri  molti  dopo  di  loro;  ma  getta- 
rono  intanto  il  primo  germe  di  questa  bella  qualitii  incisoria  costituente, 
forse  piu  d'ogn'altra  cosa,  il  carattere  dell' epoca  terza  ed  ultima  (*). 

(*)  Fr.i  grincisorl  cllscepoli  dl  Rubens  merita  quanto  sin  difformata  quella  ccna  non  e  da 
onorevole  nicnzlone  Pictro  Soutman,  il  quale  dire.  Rnbens  era  investico  di  wl  uianiera  siu. 
con  qualche  diflerenza  d''artiiicio  ineisorio  ha  sa-  propria,  ed  era  questa  si  radicata  in  lui,  e 
puto  ancli'i-gli  fedelniente  rappresentare  lo  stile  divenuta  per  Innga  abitudine  immutabile ,  che 
del  8H0  maestro.  Gli  amatori  hanno  cercata  avi-  mentre  credea  di  trasformarsi  in  Leonardo, 
damente  la  stampa,  rappresentante  il  Cenacolo  trasformo  Leonardo  in  se  medesimo,  si  che  quel 
fainoso  di  Leonardo  da  Vinci,  ch'egli  incise  maraviglicso  dipinto  ancora  visibile  a  quel  tern- 
da  uno  studio  fatto  da  Rubens  nel  suo  passag-  po  e  non,  come  adesso,  da  piu  d'una  mano 
gio  per  Milnno.  Ma  poteva  egli  mai  Pietro  Paolo,  profana  toialmente  ridipinto ,  appare  in  quella 
per  quanto  valcsse  in  pittura,  copiare  fcdel-  gtampa  evidcntissima  opera  dcU' Olandese  Ca- 
meate  Leonardo,  il  quale  ha  operato  con  pria-  poseuola  piu  ancora  di  molt' altri  dipinti  di 
cjpj  e  con  modi  totalnientc  divcrsi  ?  No  certa-  plena  sua  composizione. 

mcnte.  Egli  era  in  questo  caso  un'aquila  bensi,  Non  parlero  di  molt' altri  incLsorl  di  quella 

ma  die  tentava  in  vano  contro  natura  d' imi-  scuola    e    di    quel    tempo,  i  quali  per  quanto 

tare    il    canto  melodioso  dell' usignuolo.  Perci6  possano   raeritarc    ginsta    lode,  pure    sono   di 


70  DELLA    CALCOGRAFIA. 

REMBRANDT    VAN    RYN 
iiato  prcsso  Leida  net   i6c6;,  mono  ad  Amsterdam  nel  1674. 

J_j  artcficc  piu  singolare  e  come  pittore  e  come  intagliatore  h 
Rembrandt  Van  Ryn,  cclebratissirao  per  la  qiiantitii  ddle  stampe  da 
lui  incise  all'  acquafortc  ed  alia  punta  dalle  propric  composizioni  con 
piltoresca  liberta,  o  piuttosto  col  piu  strano  disordine.  Imitatore  di 
nessuno  e  seguace  della  sola  natura,  si  fornio  cgli  uno  stile  di  com- 
porre,  disegnare,  colorire  ed  incidere  tutto  suo,  deviando  in  certa 
guisa  da  ogni  bel  sentiero  spianato  per  altrui  cura,  per  aprirsi  nn 
adito  intcntato  fra  baize  e  Ira  dirupi,  die  alia  meta  prefissa  piii  di- 
rettamente  il  conducesse.  Per  tal  mode  in  balia  del  proprio  gusto 
isolate  ci  riusci  a  dir  vero  le  spesse  volte  stravagante,  eccessivo,  tri- 
viale,  ignobile,  trascurato,  e  quel  clie  e  peggio  nelle  arti  estrcma- 
mente  scorrctto.  Fu  agli  antipodi  del  greco  stile,  e  si  mostro  ncmico 
ostinato  delle  Veneri  e  degli  Amori,  in  una  parola  del  bello  primario 
della  natiu-a :  iiella  sua  stampa  intitolata  la  Morte  della  B.  V.  v'  e  una 
gloria  d'angeli,  clie  la  diresti  piuttosto  una  discesa  d'arpie  mostruose, 
ed  in  quella  del  casto  Giuseppe,  la  moglie  di  Putifarre  e  tale  nella 
sua  nudita  da  consigliare  la  fuga  ai  piu  dissoluti.  Con  si  enormi  di- 
fetti  chi  niai  credcrebbe  clie  i  suoi  lavori  si  pittorici,  clie  incisorj 
riuscir  dovessero  tanto  pregiati,  da  asscgnargli  dlstintissimo  posto  nella 
storia  delle  arti?  Se  non  che  si  vasta  e  moltiforme  e  la  natura,  ed  in 

qualclie  grado  inferiorl  ai  gia  nominati;  sareb-  iotitolata  il  Lepre  d' Hollar  per  la  facilita  e  leg- 
hero  <(uesii  gli  allievi  di  Sotunian,  Gio/ia  Suy-  gerezza  della  sua  punta:  pare,  vedendo  quel- 
ilerhorf,  Gioi-aimi  Loujs,  Guglielmo  Leeu.v  e  Tauiiiiale,  sospeso  per  una  delle  zampe  poste- 
Pietro  Fan  Sompelen;  nomiaarli  tuttl  sarebbe  rlori,  di  setitire  la  fmezza  del  suo  pelo  solTice 
pel  luio  lettore  vana  fatica  e  nojosa.  insierae  ed  alcjuanto  ruvidetto,  cio  che  meglio 
Uno  pero  di  quel  tempo,  ma  non  di  qucUa  non  si  poteva  ottenere  che  colla  punta  e  col- 
scuola,  e  Venceslao  Hollar  di  Praga,  il  quale  si  Facquaforte,  e  nel  modo  con  cui  Hollar  ser- 
distinse  non  poco  fra  gl' incisori  acquafonisti.  vivasi  di  questi  luezzi  d' incidere.  E  anche  ri- 
Le  opcrc  di  lui  furono  altamcnte  gustatc,  e  lo  cercata  la  Torre  della  Cattedrale  d'Anversa  nelle 
sono  anche  oggidi  dai  colli  amntori ,  i  quali  prove  con  una  sola  linea  di  scrittura  al  basso, 
ammiraao  seguataraente  la  sua  piccola  stampa  e  la  Maddalena  nel  deserto. 


DI   GIUSEPPE  LONGHI.  77 

ogni  s\ia  parte  tli  s\  difficile   imitazione,  clie    qiiando    gimiga   1' artista 
a  Ijcne  rapprescntarla  anclie  da  un  sol  lato,  lia    gia   provvediito    ba- 
stantcmqnte  alia  sua  celehrita.  A  cio  si  aggiiinga ,  die  vi  ha  un  bello 
pittoiico  indipendentc  dal  bello  reale  della  natura,  per  cui  ei6  che  fe 
men  bello,  ed  anclie  brutto  nel  vero,  si  fa  bello  nelle  opere  d'arte  per 
bellczza  d'esecuzione  e  viceversa:  cjuiiidi  e  die  alio  sguardo  degl'in- 
telligenti  e  assai  piii  bello  uii  ispido  eremita    di   Ribera,  un  masdie- 
rone   di   Polidoro,  un  ccffo  di  Leonardo  ,  e  perfino  il  piii  orrido  sche- 
letro  di  Michelangelo,  die  il  ritratto  della  donna  piii  avvenente  sten- 
tataraente  rappresentato  da  meschino  rainiatore.  Tali  f)ellezze  appunto 
coprono  le  molte  macchie  sparse   nelle    opere    di   Rembrandt.  Esanii- 
niamolo  dapprima  nelle  sue  coniposizioni.  Fu  detto  a  ragione  eh' esse 
mancano  di  nobiltii  e  di  grazia^  ma   la   verita,  1' espressione ,   la   no- 
vita,  la  varieta,  la  forza  e  1' armonia   del    chiaroscuro    prodotte   dalla 
qualita    dcgli    aggruppamenti    a    cio    disposti ,  la   corrispondenza  tlelle 
diverse    attitudini    colle    diverse    uniane    strutture,    in   che    fu    unico , 
compensano    ad   usura    ogn'  altra   sua   mancanza.   Ebbe   taccia   di  non 
curare    i    costumi    de'  tempi ;  ma    come    il    piii    de'  suoi    compatrioti  e 
limitrofi,  e  diciamolo  pure,  come  cjualche  nostro  valcnte  Italiano,  non 
vesti    le    sue    fijrure    alia    fo2;o;ia    olandese,   tedesca    o    veneziana.  Ne' 
molti    fatti    del    Vangelo,  ch'ei    prefer!   rappresentare ,    se    non    s'at- 
tenne    strettamente    alle    -vesti    giudaiche ,  invento    egli    stesso    e    tur- 
ban ti  e  pellicce  e    tappeti    e    fasce    e   tuniche    e    confnsi    ricami  assai 
conformi  agli    usi    orientali;  talche    vedendo    le    sue    rappresentazioni 
ci  accorgiamo  almeno  che  la  scena  non  succede  fra  noi,  ne  alia  no- 
stra eta.  Fu,  dissi,  triviale  ed  ignobrle  ;  ma  nella  sua  Risurrezione   di 
Lazaro   la    figura    principale    ha    tutta   la   dignita  e  corapostezza,   die 
conviensi   a    rpicl    divino    taumaturgo,    e    per  I'attitudine,  se  non  per 
le  forme,  sarcbbe  dcgna  di  Pussino,  ed  oso  dire  dello  stesso  Raflael- 
lo;  non  c  pur  tozza  come  al  solito,  e  contro  il  solito  vi   ha   tentato 
un  getto  di  pieglie  di  piii  nobile  stile.  Che  diro  poi   della   ben   ordi- 
nata  composizione,  del  maraviglioso    effetto    del    chiaroscuro    e    della 
particolare  e  generale  espressione?  L'azaro    in   quclla   stampa    e  vera- 
mentc  un  morto  quattriduano,  in  cui  cominda  appena  ad  operarsi  una 


78  DELLA    CALCOGRAFIA 

nuova  vitalita:  cgli  solleva  a  stento  la  testa  e  le  spallc,  e  cruna  mano 
s'  appojigia  debolmcute  alia  spoiula  della  propria  tomba.  Qnal  contrar 
sto  iVa  qiiesto  moto  semianime,  e  I'energico  slancio  della  vicina  sorella, 
curvata  verso  il  risorto ,  cogli  occlii  fissi  e  coUe  braccia  spalancate  per 
elletto  di  inaraviglia  e  di  fratenio  aniore  ?  Qual  varieta  di  movimento 
e  di  carattere  negli  astanti,  i  quali  ansiosi,  attoiiiti,  confusi  faiino  co- 
rona aU'azione  priiicipale  ?  Se  I'cstensore  dell' Enciclopedia  metodica 
avesse  attentaiueiite  coiisiderata  questa  sola  sua  stampa,  non  avrebbe 
asserito  facetamente,  ma  non  sensatamente,  che  Rembrandt  figlio  d'lui 
niugnajo  non  ebbe  idee  superiori  a  quelle  che  somministravagli  il  suo 
mulino.  Ne  questa  e  la  sola  sua  composizione  da  ben  altri  concetti 
formata,  che  dalle  imagini  del  sacco  e  della  raola.  La  sua  stampa  in- 
titolata  la  Discesa  dalla  Croce,  non  considerate  le  solite  sue  scorrezioni, 
h  un  vero  modello  per  la  ripartizione  e  la  forza  del  chiaroscuro,  per 
la  varieta  e  verita  de'volti,  per  la  convenienza  delle  attitudiui,  per  la 
grandiosita  dell'aggruppamento,  e  da  questi  lati  e  preferibile  alle  de- 
cantate  composizioni  sul  medesimo  soggetto  di  Rubens,  di  Jouvenet, 
di  Daniel  di  Volterra  e  di  molt' altri  maestri.  Ma  una  stampa  ridon- 
dante  di  finissimi  concetti  e  del  tutto  nuovi  e  quella  intitolata  YEcce 
Homo  fra  le  sue  la  piii  grande.  II  Redentore  non  e  ancor  presentato 
alia  folia  del  popolo  per  soffrirne  gl'insulti;  ma  compare  di  prima 
giunta  al  Pretorio  fra  gli  armati  satelUti.  Cio  che  va  a  succedere  e 
manifesto  dal  tumulto  della  turba  repressa  a  stento  dalle  guardie,  dai 
coraplotii  d'alcuni  posti  sul  davanti  e  dai  moti  furibondi  dei  ministri 
circostanti  al  pretore.  La  canna  destinata  a  scherno  del  paziente  sta 
nella  manca  d'uno  di  essi,  il  cui  ceffo  ributtante,  ma  vero,  ed  alia 
circostanza  opportunissimo ,  con  occhi  torvi  e  loschi ,  con  naso  ber- 
noccoluto,  con  bocca  avvinazzata  si  volge  duramente  a  Pilato,  e  col 
destro  pugno  battendo  sulk  scdia  pretoriale  tenacemente  insiste  per 
la  condanna.  £  questa  la  vera  figura  della  protervia.  Pilato  stesso  fra 
qiie'cani,  die  lo  assordano,  s'alza  dal  suo  seggio  non  ben  persuaso 
per  condannare,  ne  abbastanza  fermo  per  assolvere;  sembra  che  vo- 
glia  calmare,  riflettere,  indugiare;  ma  troppo  chiara  esprime  a  danno 
deir  inuocente  la  paura  e  la  titubazione.  £  da  notare  che  qui  la  figura 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  79 

pvlncipale  non  e  posta  affcttatamente  nel   mezzo    della   composizione, 
lie  sul  davanti,  n^  senza  ingoinbro  alcuno  interaraente  \isibile,  com' e 
odierno  costume  passato  in  precetto :  la  natura    gl'  insegn6    die    nclle 
scene  vera  e  tumtdtiiose,  di  cui  c' incontiiamo    di    quaiido   in  quando 
spettatori,  accade  una  volta  in  cento  di  poter    contemplare   F  oggetto 
priniario  dell' azioiie  senza  frapposti  iftipcdimenti,  die  per  conseguenza 
quelle  pittoriche  rapprcscntazioni  di  siffatti  argomenti,  le   quali  artifi- 
ciosanieute  lasciano  tutto  lo  spazio  innanzi  al  protagonista,  lianno  tanto 
meno  di  verisimiglianza,  quanto  piii  fanno  sentiie  alio  spettatore  che 
souo  fatte  per  lui.  Lungo  sarebbe  il  descrivere  i  pregi  di  molte  altre 
sue  invenzioni ,  fra  le  quali  ricercatissima  e  la  Piscina  probotica ,  ove 
seiubra  aver  egli  esaurite    tutte    le    forze    del    suo   ingegno ;   ma  noa 
posso  coprir  di  silenzio  la  stampa  sua  al  mio  gusto  piii   cara,  quella 
del  Sanmritano,  ove  ha  rappvesentato  quel    buon    veccliio    sulla  porta 
in  tale  attitudine,  che  essendo  propria  soltanto  di  chi  trema  abitual- 
mente,  per  I'associazione  delle  idee  sembra  veramente  tremare,  cio  che 
niun  altro  pittore  ne  prima  di  lui,  ne  dopo  seppe  dall'arte  ottenere. 
Tutto    cio  riguardo  alia  composizione;  quanto   all' esecuzione  si  pit- 
torica  che  incisoria  fa  egualmciite  nuovo  e  mara\iglioso  in   mezzo  al 
pill  strano  artificio,  o  per  dir  meglio  al  piu  ostinato  disprezzo  d'ogni 
metodico  artificio.  Ne'  suoi  dipinti   coperto    appena  il  fondo  nelle  om- 
bre, ricoperto  a  pin  ridoppj    nei   lumi;  talvolta    schiacciato    il  colore 
delle  carni  col  dito  o  colla  spatola ;  tal'  altra   divise   le    masse    de'  ca- 
pelli    coir  asta    del    pennello.   Nelle    sue    incisioni    segni    d'  acquaforte 
aspri,   ineguali,    tremolanti,   interrotti,    confiisi,    affastellati   e   lanciati 
per  ogni  verso  quasi    a   dispetto ;  si   scorge    iu    piu    luoghi    la  punta 
male  aguzzata  disobbedire  alia  mano,  in  altri  la  mano  scherzare  a  sua 
voglia  colla  punta  in  singolar   maniera.   Ma    per   l' effetto  portentoso, 
che  ne  risulta,  piace  in  lui   la   ruvidezza    medesima,  come  piacciono 
le  scortesi  e   rozze   maniere  nel   burbero    benefico.  Sono,   per  meglio 
CBprimermi,  le  opera   di   quest'  artefice  della   natura  di   certe    asprette 
bevande,  le  quaK  da  principio  disgustano  il  palato  e  riescono  in  fine 
gradidssime  sovra    d'  ogn'  altro   piii    dolce    llquore.    Chi   le   osserva  la 
prima  volta,  non  allettato  da  belle  e  graziose  forme,  ne  dal  lenocinio 


8  c  BELLA   CALCOGUAFIA 

del  bnlino,  ed  anzi  clisgnstato  dalle  molte  scorrezioni  che  gli  si  af- 
facciaiio,  non  ne  risente  che  spiacevole  sensazione;  a  poco  a  poco 
pcnotrando  nelle  mire  dell'  autore  vede  eclissati  i  difetti  dalla  soiniua 
de'pregi,  s' abbandona  al  piacere  della  novita  e  della  originalita  tutta 
sua,  e  le  livede  le  mille  volte  con  senipre  nuovo  cntusiasmo.  Rem- 
brandt e  il  prime  e  T  ultimo  nel  suo    genere    nella    storia   pittorica   e 


calcografica  (*). 

(*)  Come  in  jiittura,  cosi  ncll' intaglio  el)be 
Lnon  nuniero  d'allievi  ccl  iinitatori.  Livens, 
Van  Uliet,  Van  Ostade,  Castiglione,  Watelet, 
Bcnigno  Bossi,  Feileiico  Schmidt ,  Basau,  Wil- 
son ,  Boissieu  ,  Denou  ,  Baillic  ,  Bartscli ,  IIcss 
ed  altri  molti  (  fra  i  qnali  anuovcro  me  stcsso ) 
tentarono  clii  piii ,  clii  meno  quella  nianiera 
d'  incitlere  in  apparcnza  fncilissiiua,  in  sostanza 
d'ass.ii  iliditile  riiiscita  ;  parnii  pero  clie  quclli 
ri  siano  nicglio  riusciti ,  i  cjiiali  segiiirono  le 
sue  massime,  non  il  suo  meccaaico  procedere, 
in  cui  non  trovasi  alcana  staliile  norma.  Rem- 
lirandt  ha  immajjinato  che  senza  legarae  inci- 
sorio,  purclie  ottenessc  la  voluta  espresslone  e 
forza  di  chiaroscuro,  ogni  direzlone  od  incro- 
ciamento  di  tagli,  sia  d''acquaforte,  sla  di  bulino 
o  di  punta  secca ,  oppure  d'altio  qiial  siasl 
stromcnto,  fosse  aramissihile:  manco  molte  volte 
a  se  stesso ,  moltissirae  pero  riusci  all'  intento 
in  mode  maraviglioso;  ma  non  couosco  alcuno 
che  volemlo  imitarlo  a  puntino,  possa  vantare 
egiiale  successo.  Egli  ha  iuventato  un  genere 
d"  incisione  che  noi  chiamiamo  a  Caglio  hhero 
(come  diremo  a  suo  luogo) ,  genere  suscettivo 
dcUe  piu  sentile  ed  animate  npprcsentazioai , 
ovc  si  presti  vigoroso  il  chiaroscuro,  e  tjiiando 
rartefice,  dotato  di  vero  gusto  e  sapere,  non 
si  limiti  a  simulare  i  tocchi  inimitnblli  di  questo 
uomo  straordioario ;  ma  soltanto  ad  esempio  di 
lui  secondl  con  piena  libcrta  la  propria  lena. 

II  catalogo  delle  sue  stanipe  e  molto  estcso, 
ed  oltre  a  quelle  gia  da  noi  indicate ,  molt'allre 
ve    ne    sono    rici-rcatissime    dai    coiti  amatoii : 


tali  sono  il  ritrallo  del  Borgomastro  Six,  di  cui 
esistono  pochissime  prove,  tiuetli  dei  due  Copi- 
penol,  dell' nwocaJo  Tolling,  de\l' Utembogaerd 
nolo  sotto  il  nome  di  Pesator  d'oro,  ed  il  ri- 
tratto  pieno  d'anima  e  di  verita,  in  mezzo  alia 
mirabile  facilita  con  cui  e  fatto,  dell' ore/tee 
Lulma  di  Groninga.  E  cio  basti  per  nominarne 
alcune  fra  tante  sue  produzioni  calcografiche , 
tutie  o  da  uu  lato  o  dairaltro  assai  pregcvoli. 
Ho  taciuto  di  molte,  le  quali  presso  gli  ama'- 
tori  sono  portate  a  cielo  c  pagate  ad  alto  prezzo, 
e  le  quali  possono  benissinio  slare  a  confronto 
colle  poche  nominate ;  ma  queste  contengono 
sovente  alcune  parti  troppo  mancanti  in  mezzo 
alia  loro  superiorita  in  altre  molte  ;  ne  mi  venne 
in  peneiero  di  citarne  alcuua  ove  si  trovino 
femmine  ignude,  glacclie  qnanto  alle  forme 
sono  esse  veramente  insofTribili.  Quindi  non  ho 
parlato  della  sua  stampa  intitolata  Vcnere  al 
bagno ,  quantunque  per  bdla  raassa  di  chiaro- 
scuro, e  per  cio  che  in  calcogralla  dioesi  colore, 
sia  una  dclle  piii  belle  di  Rembrandt,  e  dove 
nieglio  ha  indicato  I'impnsto  succoso  dclle  car- 
nagioni  da  lui  dipinte.  Quella  Venere  (cosi  detta 
forse  pel  turcasso  che  gli  sta  viciuo)  e  asso- 
lutamente  si  nel  volto  che  nell'  intera  persona 
nn  vero  ritratto ;  ma  ritratto  di  brntta  donna 
adiposa  e  giimta  al  mezzo  secolo.  Credo  die 
questa  figura  sarebbe  stata  appena  sopportabile 
acli  ocelli  di  Rubens.  Con  tutto  cio  ella  c  forse 
la  stampa  che  mostra  piii  evideutemenie  deK 
r  altre  il  misterioso  artificio  di  Rembrandt  nelle 
sue  incisioui. 


DI  GIUSEPPE  LONGHI.  8  I 

CORNELIO  WISSCHER  OLANDESE 
fioriva  verso  U   1660. 

l3e  cleca  fede  prestar  si  dovesse  alle  decisloni  deU'Enciclopedia 
metodica,  noi  dovremmo  ammirare  in  Cornelio  Wisscher  il  corifeo 
dell'arte  nostra;  poichc  dice  che  gU  artisti  s' accordano  in  aggiudi- 
cargli  la  palma  dell' incisione.  E  a  vero  dire  i  meriti  di  questo  pre- 
gevolissimo  artefice  sono  incontrastabilraente  e  molti  e  grandi.  EgU 
ebbe  uno  stile  d' intaglio  originale,  nel  quale  la  libcrta  pittoresca  del- 
racquaforte  si  lega  stupendamente  con  un  tratteggio  di  bulino  nitido 
e  fenuo.  Conobbe  assai  bene  il  disegno ,  principalniente  dal  lato  del 
chiaroscuro,  ed  espresse  ottimamente  la  trasparenza  ed  il  valore  delle 
tinte.  Non  servile ,  noa  freddo ,  non  minuzioso ,  il  suo  lavoro  mostra 
piuttosto  la  pieghevolezza  del  pennello ,  che  la  durezza  del  bulino  ;  il 
suo  tocco  e  facile  e  largo,  ridondante  oltre  ogni  credere  di  gusto  e 
di  brio.  II  ritratto  di  Bouma  e  1'  altro  detto  ddle  Pistole  ne  fanno 
chiara  testiinonianza :  quanto  ai  soggetti  di  composizione,  s'attenne 
preferibilraente  al  gusto  Fiamniingo,  con  felice  successo,  ne,  a  nno 
credere,  il  suo  diseguare,  quantunque  spiritosissimo  ad  ini  tempo 
e  vero,  s'addiceva  a  cose  di  stile  piii  scelto  e  pin  nobile.  Qual- 
che  volta,  come  per  esempio  nella  Fiicasseuse,  ha  forzate  alquanto 
e  troppo  lisciate  col  bulino  le  mezze  tinte  delle  carnagioni,  e  le  ha 
rese  metalliche,  il  che  non  avvenne  in  quella  de"  Violinisti  tratta  da 
Van  Ostade.  Ma  cpiesto,  a  fronte  di  tante  sue  prerogative,  e  Ueve  di- 
fetto,  e  le  sue  stampe  sono  e  saranno  sempre  ricercate  da  tittti  gh 
araatori  del  tocco  vivace  ed  ardito.  Contuttocio,  quando  il  hello  spi- 
rito  e  le  frizzanti  arguzie  avranno  vanto  sopra  il  solido  ingegno  e 
sopra  la  maschia  eloqueuza,  io  pure  coU' estensore  deU'Enciclopedia 
anteporr6  Cornelio  anche  ai  due  egregi  Gerardi  (*). 

(*)  Inteado  dire  di  Gerardo  Audraa  e  di  Ge-  i  qnall  stesero  gli  articoli  snirartl  belle  nell  Eo- 

rardo  Edclink,  i  quali  erano  latito  superior!  per  ciclopeJia  metodica,  erano  di  grao  moila  in  Pa- 

vera  abilila  calcografica  a  Cornelio,  quaat'egli  rigi  le  parole  esprit  e  rdgoi'u ,  e  Wisscher  sora- 

il  fn  a  tanti  suoi  preJecessori ,  contemporanei  niinistrava  nbboadante  materia  per  farle    pro- 

e  succcssori.  Ai  tempi  di  Watclet  e  di  Levescjue  ,  ferire  in  sua  lode  con  vivo  entusiasnio. 

Vol.  IV.  P.  11.  1 1 


82  DEIXA   CALCOGRAFIA 

FRANCESCO    POILLY 
nato  ad  Abbe^^ille  nel   1622,  mono  a  Farigi  nel   1693. 


J_javoratore  indefesso   in   un   genere    d'  intaglio    a   bulino   facile  e 
spedito,  Francesco  Poilly  e  uno  degl'incisori,  le  cni  stampe  sono  piu 
uumerose.  j*!  da  osservare    die    in    cjaesta  profcssione  colore,   i  quali 
produssero  maggior  copia  d'opere,  hanno  quasi  sempre  tenuto  il  me- 
desimo  stile  d' esecuzione  in  ogni  lavoro,  talche  veduta  una  stampa,  si 
pu6  dire  di  conoscerle  tutte,  non  variando  essi  tutt'al  pivi  che    nello 
stile  del  pittore.  Procedendo  in  tal  modo  I'incisore  esercitato,  al  pre- 
sentarglisi    un    disegno    od    un    dipinto    qualunque,   antivede    gia  con 
sicurezza  1' effetto    die    produrra  la  sua   stampa,  anche  prima    di    co- 
niinciarne  il  lavoro;  per  conseguenza  non  si  trova  giammai  nell'ambi- 
giiita  di  scegliere  un  artificio    piuttosto    che    un   altro ,  e  molto  raeno 
incorre  nel  pericolo  d'ingaiinarsi  e  d' essere  in  fine    costretto  a  can- 
cellare  e  rifare  il   gia   fatto    con    molta   perdita    di    tempo.  In  mezzo 
pero    a   tali    vantaggi    il    giovaiie    incisore    ben    disposto   nell'  arte  sua 
male    provvederebbe    alia    sua    riputazione,    se    a    scanso    di    maggio- 
re   fatica  seguisse  tale  esempio.  II  vario  stile  pittorico   di  varj   autori 
non  solo  debb'  essere  espresso  nell'  intaglio  colla  differenza  delle  forme 
e  del  chiaroscuro,  ma  con  quella  ben  anche  del  colorito,  il  che  im- 
porta  molta  variazione  iielf  artificio    del    tratteggio ;  giacche  Leonardo 
non  puo  essere  tradotto  col  taglio  conveniente  per  Rubens ,  ne   Raf- 
faello  come  Paolo  Veronese ,  ne  Correggio  come  Ribera ,  ne    Tiziano 
come  Dolci.  Pur  troppo  si  cade  per  abitudine  nello  stesso  genere  di 
lavoro  anche  nella  buona  intenzione  di  variare;  se  poi  non  vi  si  pensa, 
e  inevitabile  lo  sconcio  d'una  continua  monotonia,  come  avvenne  di 
moltissimi  incisori,  e  segnatamente  di  Poilly,  Ei   fu    seguace    di  Cor- 
nelio  Bloemaert,  ed  al  pari  di  lui,  ma  con  tratteggio  un  po'piu  largo, 
tratto  con  eguale  artificio  ogni  parte  rappresentata;  quindi  anch'egli, 
come  Bloemaert,  ha  quasi  sempre  incrociato  ad  angolo  retto  il  secondo 
taglio  col  primo ,  metodo   die   in    appresso  fu  giustamente   riprovato. 


DI  GIUSEPPE  LONGHI.  83 

Cosi  pure  al  pari  di  lui  non  s'  attento  cV  incUcare  incldenclo  le  tinte 
locali ,  benclie  gl'  incisori  di  Rubens  avcsscro  gia  cominciato  a  farlo. 
L'esscre  stati  entranibi  lungamente  in  Italia  e  la  vera  cagione  di  si- 
mile ti'ascuranza ,  giacclie  in  Roma  a  que' tempi  era  massima  stabilita, 
che  mancando  nelle  stampe  il  colore,  si  dovesse  prescindere  dalla  mag- 
giore  0  minore  oscurita  prodotta  dal  colore  medesimo ,  e  non  avere 
in  vista  die  le  tinte  portate  dal  rilievo  de'corpi,  di  die  altrove  di- 
remo.  Perci6  Poilly  entra  piu  nell' epoca  terza  per  cronologia,  die  per 
lo  stile  del  suo  intaglio.  Nessuna  opera  di  lui  e  veramente  squisita; 
ma  quasi  time  sono  stimabili  per  bella  e  facile  disposizione  di  taglio, 
per  economia  d'artificio,  per  sufEciente  correzione  e  garbo  di  forme, 
e  per  essere  i  suoi  lavori  in  certo  modo  d'uu  sol  getto,  talclie  se 
manca  delle  piu  fine  bellezze ,  e  anclie  scevro  da  gravi  difetti  (*). 


ROBERTO   NANTEUIL 
nato  a  Rheims  nel   i63o,  mono  nel  1678. 


A. 


J  tempo  di  Nanteuil  era  in  grand' uso  a  Parigi  I'impiegare  i 
migliori  bulini  intorno  ai  ritratti  delle  persone  piu  distinte  per  in- 
gegno  o  per  virtii.  Ne  per  verita  piu  cliiaro  e  piii  durevole  monu- 
mento  di  questo  poteasi  consacrare  alia  loro  memoria,  perclie  visibile 
e  diffuso  per  tutto  il  mondo.  Nanteuil,  gia  espcrto  ritratti sta  a  pastello 
e  corretto  disegnatore,  si  volse  tutto  a  questo  genere  d'incisione,  e  vi 
riusci  in  grado  eminente.  Se  alcuno  de'suoi  ritratti  non  e  bello  come 
gli  altri,  o  non  e  bello  egualmente  in  tutte  le  sue  parti,  egli  e 
perclie  voile  tentare  di  quando  in  quando  iiuovi  artificj ,  e  perclie  la 

(*)  Fra  le  sue  produzionl  sono  preferite  la  suo    nipote    Giambattist.i ,  Stefano  Pic.irt  Jetto 

Comunione  che  porge  S.  Carlo  agU  appatati  da  il  Romaao,  Tcoiloro  Matliam,  Guglieliiio  Cha- 

Mignard,  la  S.  FamigUa  delia  cuUa  da  Rairaello,  teau,  Claudio  Diiflos,  Michele  Natalis,  Gugliel- 

e  YAdorazione  de' pastori  in  ottagono  da  Guido.  mo  Vallet  cd  Orazio  Bnini.  Appartcngono  pure 

Ebbe    varj    allievi    ed   imitatori ,   fra  i  quali  si  alia  sua  scuola  Nicola   Pitau   e    Giovanni   Luigi 

distinguoDO    il    suo    fratello    minore  Nicola,  il  Roullet,  de'quali  ragionercmo  qui  appresso. 


84  BELLA   CALCOGRAFIA 

straorcllnaria  afflacnza  delle  commissioni  lo  costrinse  a  servirsi  d'  altra 
inano  ne*  fondi ,   ne'  panneggiamenti ,  e  bene  sovente  nella  capdlatura. 
In  gcncrale  i  volti  sono  tutti  suoi,  perche,  cli  poclii  in  fuori,  lianno 
tutti    le    cgiiali    bellezze    ncl    tutto ,  e  1'  eguale    difetto   in    una   parte. 
QuGSto  difetto  suo  projirio  e  costante    consiste   nella  forma  degli  oc- 
chi,  ch'egli  ha  teimti  scmpre  alquanto  soccliiusi  e  gbircianti  pel  rial- 
zamento  della    palpebra    inferiore,  forse    iieH'intento    non    bene    con^ 
seguito   d'indicare  il  naturalc  sorriso,  e  loro  ha  dato  in  vece  un  non 
so  die  di  sdolcinato  clie  riesce  disgustoso   e  monotono  a  chi  osserva 
la  coUezione    de'  suoi   ritratti ;  giacche    nello    sguardo    sembrano    tutti 
appartenere  ad  una  stessa  faraiglia.  II  bellissimo  ritratto  di  Pomponio, 
die  e  considerato  il  suo  capolavoro,  e  pero  esente  da  questo  difetto, 
il  quale  e  anchc  meno  pronundato  in  quello    AcW  awocato    cT  Olanda^ 
e  nel  busto  in  naturale  graiidezza  di  Luigi  XIV.  Intorno  a  quest' ul- 
timo la  vccchia  Encidopedia  con  espressione  alquanto   energica  ebbe 
a  dire  die  in  quella  facda  si  ravvisa  pcrfino  il  sanguigno  delle  gote 
e  delle  labbra:  pin  severa  1' Encidopedia   metodica    nol    consente  ;  vi 
trova  dcir  esagerato ,    pe    sa    concepire    come    dal    solo    bianco    della 
carta  e  dal  nero  di  stampa  possa    emergere    il   rosso;  ma    se    avesse 
spmto  pill  oltre  il  suo  raziocinio,  avrebbe  compreso  die  quando  nelle 
calcografiche  rappresentazioni  naturali  ed  esatte  si  trovano  accresciute 
colla  tinta  di  stampa  certe  parti,  die  in  egual  grado  di  forza  si  tro^ 
vano  accresciute  nel  vero  dal    colore    vermiglio ,  1'  imaginazione   dello 
epcttatore  di  gia  predisposta  dalla    giusta    imitazione    del    tutto    a  ri- 
scontrarvi  la  natura  in  ogni  parte,  non  puo  gia  riguardare  quelle  tinte 
come  macchie  accidentali  che  la  deturpano  e  die  sarebbero  insoppor- 
tabili ;   ma   bensi  per  analogia  di  sensazione  vi  riconosce  qud   colore 
che  suoi  vedere  nel  vero.  Egli  e  per  questo  principio,  che  un  ritratto 
perfettamente  somigliante  ed  espressivo"  con   giusta  voce   pittorica   si 
dice  parlante,  ed  ognuno  comprende  che  senza  1' opera  d'un  Tauma- 
turgo  non  puo  spiegare  accento;  cosi  se  e  dipinto  con  quel  giuoco  di 
lume  che  produce  sulla  cute  il  sudore ,  si  dice  sudante,  e  certameiate 
la  tela  non  suda ;  cosi  pure  nella    mia    Maddalena    del   Correggio  non 
e  alcuuo  die  non  cliiami  bioiida  quella  chioma,  eppure  e  ditutt' altra 


DI  GIUSEPPE  LOXCHL  85 

tinta,  perclie  composta  di  schietto  bianco  di  carta  e  scliietto  nero 
d'inchiostro.  Tali  espressioni,  sebbene  alfjuanto  vivaci  e  non  cU  stretto 
significato,  furono  scmpre  permessc,  anzi  ben  accolte  ncl  linguaggio 
delle  arti,  a  cui,  per  difctto  lU  raolti  termini  proprj  a  ben  esprixiiere 
I'assunto,  si  rende  indispcnsabile  il  traslato  e  la  promiscuita  di  vocaboli 
coWe  altre  arti  diverse  ed  anclie  colle  scienze  d'  ogni  genere  e  col- 
I'amcna  letteratura.  L'artificio  piii  geaerabncnte  praticato  da  Nanteuil 
fu  qucllo  dei  piinti  codati  nclle  ruczze  tinte  delle  carnagioni;,  di 
■cui  parleremo  a  suo  luogo,  e  qucsto  difficile  artificio  fu  tanto  a  lui 
faniigliare,  die  seppe  ottenere  le  piu  tenere  ed  unite  tinte  senza  ca- 
dere  nello  stento  d'una  calcolata  regolarita.  Nel  suo  genere  egli  lia 
promossa  Parte  non  poco,  ed  in  grau  parte  i  suoi  lavori  souo  veri 
■esemplari  pei  giovani  incisori  (*). 


NICOLA    PITAU 
nato  a  Parigi,  e  secondo  altri,  ad  Anversa  nel  1 6  3  3 ,  mono  a  Parigi  nel  1676. 

VJon  tagli  piu  nodriti  e  con  un  fare  piii  largo  Pitau,  seguace  di 
Poilly,  si  distinse  incidondo  a  solo  bulino  il  ritratto  e  la  storia.  Inta- 
glio nicglio  quello  clie  questa;  nuUadimeuo  anclie  in  questa  per  cpiei 
tempi  niolto  si  distinse.  La  migliore  sua  opera  a  parer  mio  e  il  Cristo 
mono  cogli  angioli  piangenti  dal  Guercino:  olti'e  alia  tedele  imitazione 
del  carattere  dell'  autore ,  quella  starapa  per  saggia  conservazione  delle 
grandi  masse  di  chiaroscuro ,  per  disinvoltura  d'  artificio  incisorio,  per 
patetica  espressione,  per  intelligenza  e  grandiosita  di  forme,  per  vigore 
•di  tinta  ed  anche  per  qualclie  introduzione  di  tinta  locale  e  assai  pre- 
gevole.  Ma  come  mai  un  uomo  di  si  fino  criterio,  qual  era  Watelet, 
ha  potuto  coprir  di  silenzio  questa  sua  bella  produzione,  e  versare  in 

^*)  Huber,  parlaado  intorno   al    merlto    di  »elle  sue  stampe  in  geaerale  piu    pesanti    die 

questo  cclcbre   calcografo    ritrattista,  vaata   la  no,  e  ben  lontane  dal  gusto  e  dalla  veriih   di 

leggerczza  dcHe  sue  capellature.  lo  non    posse  quelle  d'EdelinU,  di  Drevet  Cgiio  e  di  moli'altri. 
^a  ci6  conveaire,  cht  anzi  trove  essere  queste 


86  DELLA   CALCOGRAFIA 

vece  tante  lodi  sulla  S.  Famiglia  che  incise  da  Raffaello?  Come  nella 
pieiia  dol  suo  entusiasnio  ha  potuto  asserire  che  per  antcporhi  alia 
S.  Famip;lia  d'Etlclink  iiou  manchcrchbero  ragioni  plausibili?  Come 
dope  di  lui  tant' altri  scrittori  non  si  ciirarono  di  fare,  o  far  scguire 
le  necessarie  ispezioni  prima  di  ripetere  ciecamente  qiiella  sua  asser- 
zione  ?  lo  ho  disegnato  da  quell'  originale  nella  mia  prima  gioventii 
mentr'cra  in  Roma,  ove  piii  non  esiste,  e  la  prima  stampa  di  quella 
composizione,  che  poi  s'ofFerse  al  mio  sguardo,  fu  questa  di  cui  par- 
Jiamo.  Quanto  difformato  vi  trovassi  Raffaello,  non  e  da  dire.  Ora  poi 
che  da  quegli  studj  e  da  una  copia  antica  d'  eguale  grandezza  dell'  ori- 
ginale, che  io  posseggo  di  mano  del  suo  alhevo  Francesco  Peniii,  ne 
trassi  un  disegno  che  ho  recentemente  inciso,  ed  ho  pure  sott'occhio 
la  detta  stampa,  mi  confermo  assai  piii  nella  mia  prima  opinione.  Sono 
rare,  e  vero,  quelle  stampe  le  quali  reggono  al  confronto  o  de'loro 
prototipi  o  dellc  belle  copie  antiche  tratte  da  questi ,  quando  non 
aveano  sofferta  alcuna  alterazione,  ed  e  troppo  pretendere  che  nella 
trasmutazione  da  un'  arte  in  un  altra ,  e  passando  pel  vicolo  d'  un 
artificio  totalmente  differente  e  penoso ,  qual  e  quello  dell'  incisore , 
nulla  vi  resti  a  desiderare.  Contuttocio  trovandomi  a  Parigi  ho  voluto 
confrontare  coll' originale  ivi  esistente  la  S.  Famiglia  di  Edelink,  raosso 
appunto  dal  giudizio  dell'Enciclopedia  metodica,  e  sebbene  abbia  con- 
cluso  con  un  valentissimo  artista  di  quel  paese  (*),  che  in  alcune  parti 
si  potrcbbe  far  meglit) ,  pure  in  coraplesso  fu  da  noi  trovata  degna 
deir  estimazione  in  cui  e  tenuta,  quantunque  non  sia  1' opera  piii  bella 
di  quel  somrao  incisore,  come  afferma  giustamente  la  stessa  Enciclo- 
pedia;  ma  la  preferita  stampa  di  Pitau  e  ben  lontana  dalle  finezze 
del  suo  prototipo ,  nemmeno  per  approssimazione.  II  S.  Giuseppe  e 
veramente  nano  e  gobbo,  la  sua  testa  gonfla  e  senza  carattere,  la 
mano  disossata,  il  panncggiamcnto  goffo,  il  profilo  del  Bambino  e 
quello  d'un  uomo  formato,  il  sopracciglio  troppo  mosso  e  rimontante, 
troppo  forte  lo  scuro  sopra  Y  angolo  esterno  dell'  occhio ,  la  bocca  e 
troppo  distante  dal  naso,  ne  questo  ha  forma  infantile,  le  quali  cose 
concorrono  a  dargli  fisonomia  spiacevole;  la  testa  della  Vergine  non  e 

(*)  n  signer  Bervic,  egregio  incisore  ed  amico  niio  inipareggiabile. 


DI  GIUSEPPE  LONGIII.  87 

punto  simpatica,  stupido  e  lo  sguardo,  troppo  larj^a  e  qiiadrata  la  divi- 
sione  dalla  froiite  al  naso,  strctta  c  protratta  piii  del  dovcre  ronihra  sotto 
il  naso  medesimo,  il  clie  par  niacclua  di  tabacco;  la  bocca  finalmente 
pei  lumi  troppo  vivi,  die  la  circondano,  e  per  I'oiubra  sotto  il  labbro 
inferiore  coUegata  con  grave  tinta  a  cjiiella  della  guaucia  si  fa  troppo 
sporgente ;  di  molti  altri  particolari  tacendo  per  noii  parere  minuzioso. 
Quanto  all'effetto  del  cliiaroscuro,  potrebb' essere  certameute  ruigliore; 
ma  quel  gruppo  di  figure  e  cosi  bene  disposto  a  tal  iiopo  neU'origi- 
nale  per  la  bella  distribuzione  delle  masse  di  cliiaroscuro,  chc  sebbene 
le  tiiite  locali  ed  anclie  le  prospetticlie  11011  siaiio  punto  conservate 
nella  stampa,  risulta  nondiraeno  bastantemente  vigorosa.  II  panno  az- 
zurro  della  Vergine,  cjuello  bigio  della  S.  EUsabetta  e  quello  giallo 
carico  di  S.  Giuseppe  lianno  i  lunii  di  nuda  carta:  e  tali  si  niostrano 
pure  suUa  faccia  di  S.  EUsabetta ,  cui  Raffaello  appensatamente  diede 
una  tinta  generale  piu  bassa,  e  perclie  meglio  coiiveiiiva  all'eta  senile, 
e  perche  piu  contribuiva  a  far  valere  quella  della  Vergine ,  con  cui 
si  trova  in  contatto.  E  questo  dunque  il  modo  con  cui  Pitau  lia  pro- 
vato,  che  il  principe  della  scuola  romana  poteva  dare  agF  incisori 
lezioni  di  colorito,  purche  sapessero  leggerle?  Watelet  inebbriato  da 
vivo  entusiasmo  per  questa  composizione  del  Saiizio,  la  quale  per 
unita  d'azione,  per  contrasto  ed  affiiiita  di  linee,  per  amorevolezza 
d' espressione ,  per  verita,  varieta  e  scclta  delle  pieglie,  per  equilibrio 
di  chiaroscuro  e  per  eleganza  di  stile  e  forse  la  piii  bella  che  sia  uscita 
da  quelle  mani  divine,  e  ben  iscusabile  se  ha  pretcrmessa  ogni  contra- 
ria  osservazione  incisoria.  Pitau,  ben  lungi  dall'aver  colto  meglio  d' ogni 
altro  lo  stile  di  Raffaello,  si  mostro  piu  disposto  per  altri  pittori  valenti, 
ma  inferiori  a  quel  gran  genio.  Egli  merita  particolare  distinzione  per 
alcuni  ritratti  da  lui  incisi  con  francliezza  di  bulino,  con  molta  verita 
e  con  ardita  conservazione  delle  tinte  locali,  quasi  nel  genere  di  Masson 
e  di  Nanteuil ;  il  die  appare  in  modo  piu  evidente  nel  ritratto  cCJles- 
sandro  Petavio  o  Pitxiu  senatore  della  suprema  Curia  francese  (*). 

(*)  In  questo  ritratto  Pitau,  come   in    varj  aprendo  cosi  la  strada  ad  un  Nanteuil,  ad  uu 

altri   si    mostr6  degno  d'  appartenere  agl'  inci-  Masson ,  ad  un  Edelink  ed  a  molt''altri  in  que- 

sori    (libtinii    di    quest' epoca  tcrza,  giacche  vi  sta  serie  citati, 
lia   scibate    le    tinte   locali   ad   un  bel  punto  j 


88  DELL  A   CALCOGRAFIA 

ANTONIO    MASSON 
nato  ad  Orleans  nel  1 636,  morto  a  Parigi  nel  1700'. 

iVlasson  fu  uno  di  quelli  che  piu  aggiunsero  e  piu  detrassero  al 
progresso  dell'  arte  nostra.  Le  stampe  sue  piii  pregevoli  sono  la  Cena  in 
Emails  da  Tiziaiio,  il  rkratto  del  Duca  d' Harcoun,  gli  altri  due  di 
Brisacier  e  di  Charrier  d'egiial  misura  e  forma,  e  quello  di  Giddo  Patin. 
Che  non  v'lia  di  bello  e  di  sorpreudente  in  quella  cena,  e  die  non  v'ha 
di  brutto  ad  un  tempo  e  perfino  di  ributtante?  La  figura  del  Salvatore  e 
veramente  disgradevole ;  Iosco  e  lo  sguardo,  insignificante  e  moscia  la 
faccia ,  mal  conformate  le  mani,  grossi  i  piedi,  goffe  le  pieglie ;  in 
somma  il  protagonista  e  cjuel  di  peggio  che  appare  nella  stampa : 
insopportabile  e  poi  la  testa  del  paggio ,  stentato  e  pesante  Y  oviz- 
zonte,  ed  il  cane  sotto  la  mensa  suddiviso  ne' suoi  peli  si  grossolana- 
mente,  che  il  diresti  coperto  di  tante  listelle  di  carta  arricciate.  Al- 
''  opposto  il  discepolo  alia  manca  di  Cristo  e  in  alcune  parti  non 
solamente  bello,  ma  veramente  stupendo:  la  testa  e  viva,  adiposa  e 
per&no  sudante ;  i  capelli  rasi  da  qualche  tempo  e  ricrescenti  hanno 
I'untuosita  ed  il  lustro  de' naturali :  rovecchia,  se  non  e  un  perfctto 
modello  pci-  disegno,  e  per6  cartilaginosa,  ben  pronunciata  e  pitto- 
rescamente  trattata;  1' occhio ,  il  sopracciglio ,  la  fronte ,  il  naso ,  le 
guance,  la  bocca,  il  men  to,  tutte  fra  di  loro  queste  parti  corrispon- 
dono  insieme;  e  corrispondono  fedelmcnte  alia  natura.  Le  mani  d'esso 
discepolo,  scbbene  in  alcune  parti  lascino  desiderare  maggior  purita 
e  fermezza  di  contorno,  pure  per  la  grassezza  delle  forme  e  della 
tinta  corrispondono  anch'  esse  pienamente  alia  faccia.  La  figura  del 
cucinierc  e  anch' essa  pieiia  di  scntimento  e  di  gusto,  e  per  1' effetto 
del  chiaroscuro  sta  assai  bene  al  suo  posto  :  non  parlo  poi  dei  varj 
accessor]  squisitamente  incisi,  ne  di  quella  tovaglia,  la  cui  bellezza 
l^el  semplice  e  ben  appropriato  artificio  ond' e  formata,  si  manifesta 
per  se  stessa  in  modo,  che  quella  stampa  venne  chiamata  antonoma- 
sticamente  dai  Frances!  la  nappe  de  Masson. 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  89 

Flno  allora,  eccettuati  alcuni  ritratti,  non  era  comparsa  alcuna  stampa, 
ill  cui  il  valore  delle  tinte  pittoviche  fosse  conservato  si  bene  come  in 
questa:  di  simili  tinte  Tiziano  tenne  gran  conto,  ed  il  calcografo  Or- 
leanese  senti  la  nccessitu  di  fade  spiccare  con  evidenza  nella  sua 
traduzione  ben  pin  che  non  fecero  gl' incisori  di  Rubens,  i  cjuali  non 
osarono  variare  col  variar  delle  tinte  originali  il  loro  trattcggio,  come 
egli  fece,  portando  all' arte  da  questo  lato  notabilissimo   increment©. 

Ne  il  genio  pittorico  di  Masson ,  per  vie  meglio  rappresentare  il  suo 
arclietipo,  s'  avrcsto  all'  imitazione  delle  tinte  di  cui  parliamo;  nia  tentu 
pel  primo  d'indicare  bene  spesso  col  bulino  anclie  i  colpi  del  pennello, 
come  in  molti  tocchi  di  luce  sparsi  in  alcune  parti  della  detta  Cena, 
in  alcuni  accessor]  del  ritratto  SHarcourt,  e  piii  di  tutto  negli  occhi  di 
quello  di  Charrier,  ne'quali  ha  per  tal  modo  mirabilmente  indicata  la 
sovrabbondanza  dcU'  umor  cristallino.  Tale  era  anzi  la  tendenza  di  lui 
a  questa  imitazione  del  pennello,  die  in  piii  luoghi,  abbandonata  senza 
scrupolo  ogni  regolarita  di  tratteggio,  maneggio  sul  rame  nudo  il  suo 
bulino  con  quella  medesima  liberta,  con  cui  Rembrandt  avrebbe  ma- 
neggiata  suUa  vernice  la  sua  punta :  la  qual  cosa  e  tanto  piii  sorpren- 
dente  in  lui ,  quanto  che  in  altri  luoghi  ha  condannato  lo  stesso  bulino 
alle  piu  inutili  e  faticose  regolarita,  e  scgnatamente  ai  piii  difficili  gii'i 
di  taglio  a  spira  (come  dissi  qui  sopra)  somiglianti  in  certo  modo  alle 
tele  di  ragno ,  artificio  diametralmente  opposto  alia  pittoresca  hberta 
e  contrario  alle  buone  regole  dell'  incisione  medesima. 

La  stampa  sua  piu  saggiamente  e  sobriamente  condotta  e  per  di- 
segno  e  per  intaglio  e  quella  del  ritratto  di  Brisacier;  la  faccia  e 
trattata  quasi  nel  genere  di  Nanteuil :  nulla  v'  e  di  trascurato ,  nulla 
di  forzato :  le  sopracciglia  ed  i  mustacclii  non  possono  meglio  espri- 
mersi;  ma  piu  di  tutto  la  capellatura  arruffata  col  pettine  \i  e  rap- 
presentata  con  prodigiosa  accuratezza  e  verila.  Sai  tu  che  vuol  dire 
I'esprimerc  in  quella  guisa  una  chioma  canuta  od  impolverata?  Vuol 
dire  sottoporre  lo  stromento  ad  una  delle  piii  gravose  e  difficili 
operazioni :  vuol  dire  forzare  I'arte  in  certo  modo  a  mentire  la 
propria  qualita,  rappresentando  bianclii  fili  co'tagli  neri  del  bulino, 
solo    mezzo    di   cui   1'  incisore    si   puo    servii'e :    vuol    dire    obbligarsi 

Vol.  IV.  P.  U.  1% 


go  DELLA    CALCOGRAFIA 

alia  noja  di  segnare  ogni  capello  promiiiente  con  due  linee  sottili,  e 
per  conservarne  il  bianco  iiitcrstizio ,  con  infinita  attenzione  e  pa- 
zienza  non  incrociar  niai  quelle  linee ;  nia  al  loro  contatto  troncare 
i  tagli  sottoposti ,  e  riprendcrli  dalP  altra  parte  siilla  mcdesima  dire- 
zione,  e  far  ci6  senza  apparenza  di  stcnto  e  con  un  moto  clie  in 
tali  casi  non  pu6  suggerire  il  dipiiito,  ma  la  sola    natura. 

Contro  questo  beU'artificio  di  Masson  alzo  un  grido  I'estensore  dell'En- 
ciclopedia  metodica,  e  gli  parve  argomento  di  giusta  disapprovazione 
I'osservare,  clie  nclla  piccola  dimensionc  di  quella  testa  i  bianchi  capelli 
isolati  cessano  d'essere  visibili,  ne  si  pi-esentano  alio  spettatore,  clie 
in  una  massa  conmsa,  e  clie  viceversa,  se  quella  testa  per  mezzo  di 
lente  convessa  s' ingrandisse  alio  stato  naturale,  que' capelli  cosi  sud- 
divisi  diverrcbbero  quelli  di  Medusa.  Tutto  questo  e  vero,  incoutra- 
stabilc,  se  qui  si  trattasse  d'un  diligente  dipinto ,  non  d' un  intaglio 
a  bulino.  Senza  dubbio  il  pittore  opererebbe  contro  ogni  principio  di 
buona  iniitazione,  se  specialmente  in  quella  proporzione  volesse  indi- 
care  ad  uno  ad  uno  i  capelli  di  quella  zazzera;  ma  I'incisore,  il  quale 
e  costretto  dai  mezzi  dell' arte  sua  a  dividere  in  tanti  tagli  anche  le 
cose  pill  unite,  ne  senza  questi  tagli  piii  o  meno  sottili,  pin  o  meno 
incrociati ,  nia  sempre  visibili,  potrebbe  rappresentare  quella  massa 
confusa  e  sfumata ,  con  cui  s'  annuncia  il  vero ;  perclie  non  puo  egli 
girare  i  suoi  tagli  piuttosto  che  in  altro  modo  qualunque,  nel  senso 
stesso  della  natura?  £  innegabile  che  que' capelli  in  quella  proporzione 
risultano  assai  piii  grossi  de'naturali;  ma  se  tu  li  riguardi  a  quella 
piccola  distanza  in  cui  piii  non  si  veggono  i  tagli  della  faccia ,  non 
vedrai  pin  neppure  quelli  della  capellatiira,  ne  vi  troverai  clie  c^uella 
dolce  shiraatura,  clie  ad  egual  angolo  prospettico  ti  si  presenta  nel  vero. 

E  sappi  che  a  tale  distanza  in  cui  non  appare  che  la  tinta  gene- 
rale  ,  questa  medesima  tinta  produce  sul  nervo  ottico  sensazione  di- 
versa  ,  secondo  che  diverso  e  il  giuoco  de'  tagli  che  la  compongono , 
abbenche  sia  d'  eguale  valore  quanto  al  chiaroscuro ;  perci6  mal  a 
proposito  si  citarono  a  contrario  esempio  le  belle  barbe  di  Wisscher, 
di  lavoro  piii  sernplice  e  spedito,  e  non  pertanto  morbide  e  sfioccate; 
giacche  per  I'addotta  ragione,  se  Masson  avesse  inciso  tutto  il  rimauente 


DI    GIUSEPPE   LONGHI.  9 1 

della  stampa,  e  Wisscher  i  soli  capelli,  non  verrebbe  all'occhio  con 
tanta  cvidenza  I'artificio  della  loro  amiffatura.  Assai  meiio  de' capelli 
sono  visibili  i  peli  dell'crmelliiio;  eppure  Drcvet  figlio  nei  ritratti  di 
Bossuet  e  di  Dubois  li  rappresentb  coil'  aiidaniento  clie  esiste ,  e  non 
appare  iiel  vero.  Cosi  pure  il  celebre  vivente  IMorglien  nel  suo  ritratto 
equestre  del  Duca  (TOssona  da  Vandick  incise  quel  bianco  cavallo  colla 
direzione  de'peli,  clie  si  osserva  costante  nel  vero,  sebbene  sarebbero 
impercettibili  in  quella  proporzione;  e  nondimeno  la  parte  illuminata 
d' esso  cavallo  e  quanto  di  pin  vero  e  di  piii  bello  si  piio  sperare 
dall'arte.  lo  stesso  nel  ritratto  del  Principe  di  Beauharnais  ho  inciso 
Ic  piume  del  berretto  suddividendole  in  fdi,  clie  a  stento  si  distinguono 
in  naturale  grandezza,  e  tanto  ne  piacque  generalmente  I'effetto,  clie 
quella  stampa  fu  chiamata  in  seguito  il  ritratto  delle  piume;  eppure 
non  ho  altro  nierito,  clie  quello  d'aver  seguito  nel  mio  artificio  1' an- 
damento  preciso  della  natura.  Sono  anzi  questi  i  trionfi  dell' arte  nostra: 
sono  questi  i  casi  in  cui  s'emancipa  dalla  pittura,  ed  in  cui  puo  ag- 
giungere  evidenza  con  mezzi  totalmente  suoi  proprj ,  e  non  concessi 
ad  ogiii  altr'artc  imitatrice. 

Quest' artificio  pero  non  e  sempre  bene  riuscito  a  Masson,  come  nel 
ritratto  di  cui  si  parla.  In  qucllo  iVHarcourt  fu  meno  felice  nella  parte 
ombrosa  de' capelli;  nell' altro  di  Charrier  sono  troppo  decisi  e  nume- 
rabili  i  capelli  sorvolanti,  ed  in  quello  poi  di  Turenne,  che  e  di  gran- 
dezza poco  minore  del  vero,  sono  assolutamente  troppo  grossi  e  sen- 
titi,  e  questo  ritratto  darebbe  forza  invero  alle  critiche  enunciate. 

Ne'suoi  lavori  in  generale  non  solo  per  intaglio,  ma  ben  anche  per 
discgno  e  l' incisore  piii  ineguale  cb'io  conosca.  Egli  era  pieno  di  gusto, 
ed  era  nato  artista ;  ma  al  gusto  ed  alia  predisposizione  sua  per  I'arte 
( forse  per  mancanza  di  bastante  esercizio  nel  disegno )  non  corrispon- 
deva  sempre  1'  intelligenza.  Molte  sono  le  sue  stampe ,  in  cui  alcune  parti 
sono  ti-attate  magistralmente ,  altre  puerilmente,  stentataraente  e  senza 
cognizione  di  fonna  e  di  proporzione.  La  peggiore  fra  queste  e  il  ri- 
tratto d'un  Dcljjno  di  Francia  da  lui  medesimo  disegiiato  con  occhioni 
si  grandi  e  con  si  piccolo  boccliino,  che  ha  vera  figura  d'un  gufo 
orribile  a  vedersi. 


92  DELLA    CALCOGRAFIA 

Ma  noi  stenderemo  di  buon  grado  un  velo  sovra  le  molte  opere 
indegne  di  lui,  per  animirar  quelle  die  lo  costituiscono  imo  de'piu 
distinti  maestri  dell' arte,  uno  dci  primi  die  rapprescntarono  coU'intao^lio, 
non  come  prima ,  disegiii  monocromati ,  ma  veri  dipinti  colle  proprietii 
delle  tiiite  locali;  ed  il  primo  poi  die  os6  per  sentimento  di  varieta 
modificare  diversamente,  secondo  le  varie  tinte,  I'artifido  del  trattegffio 

Do 

iiicisorio  (*). 


GERARDO    AUDRAN 
nato  a  Lione  nel  1640,  mono  a  Parigi  nel  lyoS. 


Nc 


ome  e  qucsto  splendidissimo  fra  i  primi  luminari  dclla  storia  del- 
I'arte.  Le  stampe  di  Gerardo  Audran  forraano  il  piu  stretto  anello  di 
congiuiizione  fra  I'iiidsione  e  la  pittura;  poidie  il  tocco  airaccp.iaforte, 
die  vi  domina,  ha  tale  impronta  d' originalita ,  die  si  direbbe  di  mano 
del  medesimo  iiiventore  e  dipiiitore  del  soggetto,  e  la  riduzione  a  bu- 
liiio  e  qiianto  di  meglio  far  si  puo  da  qualsivoglia  incisore  su  qiiella 
data  preparazione.  S'ei  nol  fu  gia,  era  senza  dubbio  dispostissimo  per 
essere  pittore,  e  pittor  largo  e  grandioso,  pittor  frescante.  I  suoi  con- 
tonii  era  fermamente  circoscritti ,  era  destramente  sfumati  ed  incerti 
producono  quella  concorde  varieta  e  quella  succosa  morbidezza  die  e 
propria  del  dipiuto,  aiizi  del  vero  medesimo:  le  sue  estremita  sono  ben 

(*)    IIo    dctto    die    Masson    non    e    sempre  ebbe,  die  la  sua  figlia  Maddalena  per    allieva 

egual  disegnatore,  ne  incisore,  e  posso   ciiare  e  seguace  del  suo  stile.  Le  stampe  di  questa  in- 

la  esempio  ua  altra  sua  stampa  rapprcsentaote  tagliatrice  sono  andi'  esse  ricercate  e  rare.  Po- 

una  o.  Famiglia  per  traverso  da  Mignard,  stampa  diissinii  furono  i  suoi  imitatori,  e  tutt'al  piu  in 

assai  scorretta   nel  disegno  e   disgradevole  nel  qualdie  parte  Wllle  plii  per  bizzarria  che  per 

tutto ;    ma  dove  i   capelli   del  piccolo  S.  Gio-  sistema  nella  sua  stampa  intitolata  il   Concerto 

vanni  sono  trattati  colla    piu    rara    abilita  per  di  famigUa  lo  iraito  in  una  parrucca  d'uno  dei 

movimento  di  taglio  e  per  Icggcrezza   e    forza  sonatori ;  ed  io  stesso  alia   meglio    in    qnaldie 

di   tinta  insieme.   Sia  die   i   suoi    difetti    allon-  parte   di  qualche    mia   stampa,  e  segnatamente 

tanasscio  da  lui  i  giovani  allievi,  o  die  le  sue  nella  capellatura  del  ritratto  di   Washington  mi 

beliczze    fossero   ad   essi  iniiuitabili ,  egli  non  sono  indotto  a  seguire  il  suo  sistema. 


DI   GIUSEPPE   LONGIir.  98 

pronunciate,  animati  i  suoi  volti :  intendeva  altamente  il  valore  delle 
tiiite,  reconomia  de'lunii  e  delle  ombre,  la  i-ipartizione  delle  masse, 
rarmonia  generale:  cosi  disegnatore  corretto  e  franco,  fu  aiiche  libero 
e  facile  incisore,  e  sebbene  maneggiasse  bastaiitemeiite  il  buliuo  (*), 
approfitto  assai  dell'  acquaforte  con  esito  felicissimo.  II  suo  lavoro  pero 
e  pittoresco,  ma  non  grafliato,  come  in  Rembrandt,  non  vermicoloso, 
come  in  Castiglione,  non  aspro,  come  in  Acpiila,  non  duro,  come  in 
Testa,  non  istrapazzato  a  giiisa  d'abbozzo,  come  in  Guido,  Simon  da 
Pesaro,  Salvator  Rosa  ed  il  piu  de'pittori.  Benchc  pittoresco  e  non 
calcolato,  e  anzi  sufficientemente  regolare,  che  lil^ero  totalmente :  1' ac- 
quaforte ne  forma,  e  vero,  la  base  principale;  ma  tanto  protratta  a 
bulino  nelle  parti  illuminate,  tanto  ripassata  a  piii  riprese  nelle  om- 
brose,  ch' io  dire  non  saprei,  se  piu  I'uno  o  I'altra  \i  abbia  parte. 
Piacque  egli  cosi  non  a  que' soli  i  cpiali  si  contentano  delle  cose  sem- 
plicemente,  purche  bene  indicate;  ma  a  quelli  cziandio  i  quali  vogliono 
le  opere  ultimate  in  modo  che  nulla  ad  aggiungere,  nulla  vi  resti  a 
levare.  Soddisfece  poi  quanto  mai  si  potea  al  gusto  universale  degli 
artisti,  intagliando  con  istile  siffatto  opere  di  storico  genere  e  di  ricca 
ed  agitata  composizione,  cpiali  sono  alcuni  dipinti  da  N.  Poussin,  e  segna- 
tamente  i  Trinnfi  d' Alessandro  da  Carlo  Le  Brun,  nel  qual  genere  nes- 
suno  finora,  non  che  superarlo,  gli  pote  stare  a  fronte,  neppure  a  giu- 
dizio  dei  piix  lo  stesso  Edelink ,  il  corifeo  degl'  incisori  (**). 

(*)    Clie    GerarJo    Audran    fosse    esercitato  Quella    stampa,    per  la  protrazione   del   taglio 

neiruso  del  bulino,  e  vi  avesse  acquistata  pra-  nou  intcrrotto  Cno  ai  luuii,  si  fa  dura  ed  al- 

tica  e  facilitii ,  lo  niostra  la   sua  stampa  rappre-  qnaiito  metallica  ;  ma   il  taglio  stesso    e    fermo 

sentaatc  la  Fus,a  dali" incendio  di  Troja  d'Enea  e  fluido  anche  piii  del  bisogno.  Migliorc  poi  di 

con    Anchise,    Creusa    ed    Ascanio,    intagliata  qnesta  e  la  stampa  sua,  incisa  pure  a  bulino, 

da  un  ipiadro    del  Domenichino  a  solo  bulino,  rappresentaate  VAdidtera  dvl  Fangelo  da  Poussin. 

(**)  Vcdremo  in   un  nrticolo    seguente    die  Lo  stesso  invcntore  delle  battaglie,  del  trionfo 

Gerardo    Edelink    non    avrebbe    potnto    cert.i-  d'Alessandro  e  della  sua  %'isita  alia  famigtia  di 

memo  pareggiare  col  suo  bulino  quelle   batta-  Dario  fu  quello  die  commise  .id  Edelink  quest'ul- 

glie    die  Ger.irdo  Audran  lia  incise  con   tanto  timo  soggetto .  pcrsuaso  ch' era  piii  adattalo  al 

gusto  e  sapcre,  servendosi  molto  deH'acquaforte;  suo  bulino,  die  alia  punta  d'Audran  ,  sebbene 

oia  che  dilTicilmente   sarebbe  state  superato  da  dicesse  a  cestui  quelle  memorande    parole   che 

quest' ultimo  nell"  intaglio  della   Tcnda  di  Dario,  onorano  ad  un  tempo  tanto  il  pittore ,  quanto 

in  cui  non  era  bisogno  di  tanto  fiioco  pittorico.  P incisore  :  Que  le  gravcw  Moit  embetli  le  peintre. 


94 


DELLA.    CALCOGRAFIA. 


A. 


GIOVANNI  LUIGI  ROULLET 

nato  ad  Arks  nel  1645,  mono  a  Parigi  nel   1699. 


Jlievo  di  Francesco  Poilly,  quest' incisore  lo  ha  non  solo  egua- 
gliato,  ma  ben  aiiche  superato.  I  suoi  tagli  sono  piu  netti,  piii  nodriti 
e  piu  regolari  di  quelli  del  suo  maestro ,  il  loro  movimento  piu  fermo 
e  pill  ardito,  meglio  sentite  le  forme  de' corpi  in  generale  e  le  estre- 
mita.  La  sua  stanipa  da  Annibale  Caracci,  rappresentante  le  Tie  Marie 
coil' Angela  alia  tomba  di  Crista,  e  stata  sempre  e  ben  giustameute  lo- 
data  e  ricercata  dagli  artisti  e  dagli  amatori.  II  suo  stile  s'avvicina  in 
gran  parte  a  quelle  di  Pitau,  piii  che  a  quello  del  suo  maestro,  i  quali 
due  per6  sono  in  certo  modo  nel  loro  carattere  d'un'eguale  famiglia  (*). 

Audran    in    mezzo    a    tanto  nierilo,  che   niuno        grossezza   de' tagli    da    lui    Implegata    nelP  inci- 

potia  niai   cootrascargli,   e  clie   lo  costituisce  il       dere  i  capclli  delle   sue  figure,  di  die  non  vedo 

primo  nel  genere  storico  incisorio,  non  va  esente       ragione ,  sebbene  altrl  rispettabili  calcograli,  e 

ancli'egli  da    qiialche    piccolo   difelto,   il   quale       Ira    qucsti    uu    Woollctt,    abbiano   latlo   altret- 

pero  ne'suoi  lavori  non  e  sempre  costante.  Le 

sue   carn.lgioni  sono   talvolla  nelle   niczze    tinte 

ingombrate  da   una   niassa  di  tanti  piccoli  punti 

rotondi,  o  quasi  rotondi  e  serratl  fra  di  loro, 

da    cul    risulta    certa    qual    granitura    alqnanto 

pesta   die   mal  si   collega  coi   grossi    tagli    del- 

1  ombra ;  mentre  tal  altra  (  e  cid  segnataniente 

nella  Peste  d' Egina  da  G.  Migaard)   vi  ha  iu- 

trodotte    con   sagace    irregolarita    alcune    corte 

lioeette  piu  grosse   verso  la  parte  ouibrosa,  piii 

SOttili  verso   Tilluminata,  le  quali  producono  un 

elTetto    sorpreudente.    Ne    tacero    della    troppa 

(*)  Moltl  altri  iacisori  di  meriio  fiorirono 
intoruo  a  quel  tempo ;  ma  piu  o  meno  infe- 
riori  a  Roullet ,  quindi  la  calcografia  non  cblje 
per  essi  notabile  avanzaiiiento.  Merita  pero  at- 
tcnziune  Francesco  Spierre,  il  quale  ebbe  due 
luaaiere  d'incidere.  Tuna  col  controtaglio  ad 
aiigolo  retio  nel  genere  di  Poilly,  Taltra  d'un 
solo  ordine  di  tagli  ad  esempio  di  Mellan;  ma 
in  modo  alquanto  dlverso.  Fu  mollo  ricercata 
la  sua  stampa  dal  Correggio,  rappresentante  la  del  colore  nelle  parti  illuminate,  ne  la  dolce 
S.  Vergine  in   alto   d  allauare   il   Bambino    col      trasparenza  dc'riflessi  di  luce  nelle  ombrose. 


tanto.  Ma  queste,  che  notiaiiio  pel  Hue  propo- 
stoci  di  servire  all'  istruzione  del  giovanl  Inci- 
sori,  sono  plccole  niaccliie  in  tanto  spleudore, 
e  pei'cio  diremo  di  lui  con  Orazio  : 

.  uhi  plura  riitertt  ....  non  ego  paucis 

Offendar  maculis 

Oltre  le  Indicate  stampe  di  G.  Audran,  e  ricer- 
catissinio  il  Satcesiino  sulla  riva  del  Giordano 
da  Poussiii ,  la  Verita  scoperta  dal  tempo  dallo 
stesso ,  e  Crislo  che  da  le  chiavi  a  S.  PieCro  da 
Raffaello. 

piccolo  S.  Giovanni,  che  gU  porge  fratta,  e  per 
dir  vcro  il  carattere  delPautore,  quanto  al  di- 
segno,  vi  e  bene  conservato ;  non  <!  cosi  quanto 
al  chiaroscuro  ed  al  colorlto,  qualita  costituen- 
tl  11  maggior  nierlto  di  quel  sommo  pittore. 
Quello  stile  d' intaglio  introdotto  dal  caposcuola 
Cornelio  Bloemaert  non  era  fatto  per  bene 
rappresentare  Correggio  da  questi  lati ,  quindi 
non  pote   Spierre   indicarne  la  fluida   grassczza 


I 


DI   GIUSEPPE   LONCin.  9 5 

GERARDO    EDELINK 
nato  ad  Anversa  nel  1649,  ^^''^'^  ^  Parigi  nel   1707. 


E. 


J  ceo  I'uicisore,  i  cui  lavori  a  giudizio  non  pur  mio,  ma  de'mi- 
gliori  intelligenti  meritano  il  primo  posto  fra  gli  esemplari  dell'  arte. 
Come  ( forse  per  essere  egli  nato  in  Anversa )  abbia  taluno  potuto 
ravvisare  nelia  sua  maniera  d'  incidere  il  compatriota  de'  troppo  noti 
Bolswert,  Vostermaini  e  Ponzio  incisori  perpetui  del  lore  Rubens,  e 
quasi  satelliti  di  quell' astro  della  scuola  Fiamminga,  io  nol  saprei.  So 
bene  ch'egli  era  piii  fatto  per  lo  stile  moderato  di  Le  Bnin,  e  per 
cpiello  ben  piii  scelto  e  purgato  dello  stesso  Raffaello,  che  per  la  ma- 
niera pill  o  mono  alterata  e  pesante  del  suo  per  altro  valentissimo 
concittadino :  e  so  pure  die  cpiando  la  storia  non  ci  segnasse  la  sua 
origine,  nell'esame  delle  sue  opere  non  si  troverebbe  certamente  con 
che  mostrarlo  Fiammingo.  Egli  possedeva  in  alto  grado  il  disegno,  non 
dal  solo  lato  del  contorno,  in  cui  sovra  d'ogn' altro  il  Raimondi  si  di- 
stinse,  ma  da  quello  altrcsi  del  chiaroscuro,  dell'acrea  prospettiva,  delle 
tuite  locali,  della  morbidczza,  leggerezza,  varieta  ;  di  tutto  quanto  in 
somma  pu6  formare  la  piii  esatta  rappresentazione  del  vero  e  del  bello 
senza  I'ajuto  del  colorito,  e  che  Raimondi  non  conobbe.  Quanto  all' in- 
taglio, molti  invero  lo  superarono  a  parte  a  parte:  que'suoi  connazionali 
nel  vigore  e  nel  calore,  direi  cpiasi,  delle  tinte;  il  suo  competitore  Au- 
dran  nella  liberta  del  tocco,  e  nell'  intelligenza  delle  masse  di  chiaro- 
scuro ;  Masson  nella  varieta  delle  tinte  locali ;  Wisscher  nella  ^dvacita 
ed  arditezza;  Pietro  E>revet  nell'unione  e  morbidczza;  Flipart,  Strange 
e  Bartolozzi  nella  porosita  delle  carna2;ioni;  Ficquet  nella  finitezza; 
Balecliou,  Wille  ed  altri  molti  nella  nitidezza  del  taglio;  Woollett 
ed  altri  pure  nel  modo  piii  acconcio  cU  trattare  e  teiTcno  ed  alberi 
ed  acqua  e  montagne  e  fiuno  e  nuvole  e  cielo ;  nessuno  pero  riuni  in 
se  tanti  pregi,  quanti  se  ne  riscontrano  in  quest' uomo  straordinario. 
Perocche  nessuno,  non  dirb  il  \inse,  ma  nemmeno  adeguoUo  nella 
parte  piii    importante    dcU' arte    nostra,  nel    ben    calcolato   prospettico 


96  DELLA    CALCOGRAFIA 

movinicnto  del  trattcggio,  die  e  qiianto  dire  nella  piu  profonda  intel- 
ligenza  della  tornia  e  del  rilievo  de'  corpi.  II  qual  movimento  per  o";!!! 
altio  difficilissinio,  appare  in  ltd  si  nalurale  e  spontaneo,  clie  per 
iiitricata  coniplicazioiie  de'piu  straiii  accidenti  mai  11011  iscema  o  si 
confonde,  e  come  termometro  clie  ad  ogni  minima  alterazione  dell'at- 
mosfera  da  segno,  il  suo  taglio  ad  ogni  incontro  di  benche  lieve  con- 
vessita  o  concavita  tosto  si  piega ,  ne  piu  ne  meno  allargandosi  o 
ristringendosi  niirabilnicnte.  Per  tal  giiisa  pare  ch'esso  taglio  dolcemente 
vada  lambendo  ogni  cosa  clie  rappresenta,  come  il  poUice  dell'esperto 
scultore  s'  adagia  e  s'  aggira  maestrevolmente  sulla  molle  creta  per  dar 
aiiima  e  grazia  al  suo  modello:  non  mai  ardito  oltre  il  dovere  o  biz- 
zarro,  ma  costantemente  moderato  giusta  il  bisogno,  ora  declina  in 
soave  puntcggiatura ,  ora  s'  arresta  a  grand'  arte ,  ora  progredisce  e  si 
gonfia  da  solo,  ora  s'incrocia  col  secondo  e  col  terzo,  e  sempre  con 
"quella  difficilissima  apparenza  di  facilita,  e  con  quell' equilibrio  d'arti- 
ficio  clie  costituiscono  il  vero  bello  nelle  opere  d'ogni  genere.  Quindi 
le  stampe  di  questo  sommo  artefice  sono  abbastanza  vigorose  di  chia- 
roscuro, non  nere ,  raccolte  di  liime,  non  vitree,  pure  di  taglio,  non 
lucide ,  ferine  e  risolute  a  tempo ,  non  esagerate ,  morbide ,  non  bam- 
bagiose,  variate  di  tuono,  non  disarmoniclie.  Fra  queste,  che  pure  son 
molte,  si  citano  per  miglioi-i  la  Sacra  Famiglia  da  RafFaello  d'Urbino, 
il  liitrarto  di  Champaigne  da  esso  stesso,  Crista  in  crocc  circondato  dagli 
Angioli,  la  Maddalena  nel  momento  della  sua  conversione,  ed  Alessandro 
alia  tenda  di  Dario  da  Carlo  Le  Brun.  Quest' ultima ,  come  gia  dissi, 
sembro  a  molti  non  pareggiare  quelle  di  Audran  cui  va  unita,  e  cer- 
tamente  lo  stile  d'Edelink,  piu  regolato  essendo,  e  direi  quasi  com- 
passato,  mai  rispondeva  alia  foga  d'una  battaglia,  ove  tutto  e  slancio 
e  disordine ;  e  se  1'  incisore  d'Anversa  si  fosse  posto  a  confronto  del 
Lioncse  intagliando  il  passaggio  del  Granico,  e  le  sconfitte  di  Dario 
o  di  Porro,  sebbene  pieno  d' intelligenza  e  di  gusto,  il  suo  lavoro  sa- 
rebbe  rimasto  senza  nerbo,  e  senza  fuoco  bastante ;  ma  il  saggio  artista 
conscio  di  se  stesso  lascio  alia  punta  ardita  del  suo  rivale  le  mischie, 
le  stragi  ed  i  romori  del  ti-ionfo,  e  riservo  pel  suo  bulino  dolce  del 
pari  e  severo  il  commovente  spettacolo   della   famiglia   di   Dario,  che 


1 


\ 


DI   GIUSEPPE   LONCni.  97 

'■  .  ... 

oppressa  dal  destino  e  menipossente  si  prostra  ai  pietli  del  magiianimo 

vincitore  da  lui  visitata  e  rincorata  nella  propria  teiida :  argomento  in 

cui  diil)ito  forte,  so    lo    stile    d'Audran    potea    si    bene    convciiire.    IMa 

quaiuVaiiche  cedcsse  cpiesto  aH'altro  Gcrardo    in    una   sorta  di  rappre- 

sentazioni  che  ammette,  anzi  richiede  pittoresca  libcrla  e  sagace   tras- 

curatezza  d'artificio,  ed  in  cui  I'accpiaforte  domina  con  buon  successo; 

non  e  cosi  d'ogn'altra  specie  fatta  per  osservarsi   piix    da    vicino,  ove 

gli  stessi  grandi  pittori  sostituirono  saggiamente  la  fusione  alia    liberta 

del  pennello,  e  non  dimentichi  del  tutto  scgnirono  la  natura  fin   nolle 

niinime  parti:   ivi  trionfa  il  buliao  ed  ivi  Edelink  impiego  cjuella   non 

puerile  diligenza  e  quella  non  dura  precisione,  che  formano  la  delizia 

de'veri    conoscitori.    lo  non  saprci    abbastanza    encomiare  la  sua  Mad- 

dalena,  die,  tranne  qualclie  difetto  nel  giro  della    testa  (*),  e   qualche 

noncuranza  nel  fondo  piii  lontano ,  e  un  complesso  ammirando  di  pit- 

toriche  e  d'  incisorie  bellezze :  il  panncggiamento  della  Santa  e  tale  che 

in  verun  altro  stile  d' intaglio  puo  risultare  si    bello;  veduto  dappresso 

e    diligentemente    e    saporitamente    inciso,  pin    da  lungi  e  dipinto   con 

grassezza  di  colore  e  con    mirabile    facilita;  la    direzione  poi  del  trat- 

teggio  e  qui  piii  che  altrovc  sovranamente  intesa :  ma  l'  opera  che  piii 

mi  va  a  sangue,  e  di  cui  a  ragione  si  compiaceva  egU  stesso,  e  il  ri- 

tratto    di    Champaigne.    Prima    io    moriro,    che    cessi    di    contemplarlo 

sovente  con  sempre  nuova  maraviglia.  Ivi  si    conosce   quant'  egli    fosse 

egualment^  gran  disegnatore,  che  incisore;  poiche  in  quella  testa  tutto 

e  sapere,  tutto  verita:  chi  la  copiasse  in  grandezza  naturale,  nulla  avrebbe 

ad  aggiungere  pei  varj  piani  ed  accidenti  del  vero;  vi  trovi  I'ossatura, 

la  pelle,  I'adiposita;  gli  occhi  sono  vivi  e  veggenti,  umettate  le  labbra, 

il  mento  coperto  d'una  barba  non  rasa  da  piii  giorni,  ed  espressa    in 

modo  singolare;  nascono  bene  i  capelli  sulla  fronte,  bene  alle  tempie; 

si  stendono  -in  belle  masse  variamente  ondeggianti ;  scherzano  qua  e  la 

modcratamente,  staccandosi,  isolandosi  e  leggermente  pcrdendosi  fia  le 

masse  stesse  o  nel  fondo,  cosa    oltre    ogni    credere    malagevole    ed    in 

(*)  II  sopracclglio  e  r  occliio  dalla  parte  si-  naso,  e  per  coadjuvare  all' espressione  di  tutta 

nistra  della  faccia  dovean   essere  alquanto  ab-  la    iigura    rappresentata    dal    pittore  nella  piu 

baasati  per  secondare  le  llnee  della  bocca  e  del  aaimaca  compunzione. 

Vol.  IF.  P.  II.  1 3 


^8  DELLA.   CALCOGRAFIA. 

cui  fu  egli  so\Ta  quant' altri  furono  eccellente.  Per  le  qiiali  cose,  sebbene 
da  mold  siiperato  e  superabile  iii  qualche  parte,  riniane  egli  tuttora  per 
coniiin  voto  il  principe  dell'  iiicisione.  Duolmi  soltanto  ch'  egli  abbia  ne- 
gletto  il  sussidio  (allora  gia  conosciuto)  dell'accpiaforte  per  mold  oggetd 
indispensabile ,  e  che  a'  suoi  tempi  non  ben  si  conoscesse  1'  uso  della  punta 
immediata  parimente  per  mold  oggetti,  se  non  indispensabile,  utilissima. 
Tanta  era  in  lui  I'attitudine  a  quest' arte,  che  non  solo  complessivamente , 
ma  ben  anche  partitamente  ne  a\Tebbe  segnato  I'apice  inarrivabile  (*). 


FRANCESCO    CHEREAU 

nato  a  Blois  nel   i6gj,  mono  a  Parigi  nel  1 739. 

JT  ra  gl'incisori  di  ritratti  nel  gran  genere  si  distinse  pure  Francesco 
Chereau,  segnatamente  ne'bei  ritt-atd  di  Luigi  Pecoun  e  del  CarcUnale  di 
PoRgnac  per  la  flessibilita  e  la  nettezza  del  suo  taglio,  pel  brio  delle 
dnte ,  pel  vigore  dei  tuoni ,  per  1'  intelligenza  delle  forme  e  per  la  piu 
giusta  indicazione  calcografica  delle  tinte  locali  pittoriche.  Quanto  si 
disse  di  Nanteuil  rispetto  al  suo  ritratto  di  Luigi  XIV,  cioe  che  seppe 
col  solo  nero  di  stampa  far  sentire  il  vermiglio  delle  gote  e  delle  labbra, 
si  puo  dire  eguahnente  di  Chereau  intorno  al  ritratto  di  Pt>lignac,  il 
cui  volto  sembra  veramente  rubicondo.  II  nierletto  non  cede  per  nulla 


(*)  Ho  parl.-ito  qui  di  punta  immediata,  detta 
anche  punta  secca;  e  quantunque  di  questo 
incisorio  stroraento  dovro  parlare  diffusamcnte 
Bella  parte  pratica ,  pure  a  quelli  fra  i  miei 
leggitori,  i  quail  non  sono  della  professione, 
trove  necessario  di  spiegare  in  poclie  parole 
clie  significhi  questo  vocabolo,  di  cui  dovremo 
anclie  in  appresso  far  uso.  La  punta  secca 
pertanto,  o  punta  immediata,  o  punta  a 
rame  niido,  e  stata  cosi  cbiamata  per  distin- 
guerla  dalle  varie  punte  delle  qnali  si  ser- 
vono    gl'incisori    per  segaare  i  contorni  ed  il 


tratteggio  snlla  vernice,  prima  di  far  mordere  il 
rame  coU'acquaforte.  Questa  punta  dicesi  dun- 
que  punta  secca,  perclie  e  tale,  che  ferisce 
bastantemente  il  rame  indipendentemente  dal 
bagno  deir  acquaforte.  Per  incldere  la  regione 
deU'aria,  certi  pannilinl  nelle  parti  cbiare,  e 
pill  di  tutto  le  mezze  tinte  di  certe  cai-nagioni 
tenere  e  dilicate  e  stromento  opportunissimo 
in  una  mano  bene  esercitata.  L' egrcgio  inci- 
sore  vivente,  il  signor  Raffaello  Morglien,  non 
teme  confronto  in  questo  genere  di  lavoro,  e  si 
possono  consultare  per  chiarirsene  le  sue  stampe. 


b 


DI   GIUSEPPE  LONCni.  99 

a  quell o  cli  Drevet  nel  suo  Bossuet,  sc  noa  e  anzi  piii  spiccato;  cosi 
il  collare  e  anche  perfiiio  piii  trasparente  di  quello,  e  la  sbarra  della 
seggiola  pei  tagli  fliiidi,  lucidi  c  serrati,  con  cui  e  intagliata,  pei 
colpi  di  luce  inagistralniente  serbati,  pei  tocchi  piii  scuri  e  pei  riflessi 
maravigliosamente  distribuiti  appare  di  tutto  rilievo,  e  par  che  toc- 
candola  s'abbia  a'sentire  il  liscio  gradevole  al  tatto  dell'oro  brunito. 
Quest' artefice  da  mold  lati  diede  incremento  all' arte.  Ha  gustate  al 
sommo  grado  ed  ha  fatte  gustare  agli  amatori  le  attratdve  del  bulino, 
e  si  direbbe  essere  stato  discepolo  d'Edelink  o  di  Nanteuil,  eppure  si 
vuole  discepolo  di  Ger.  Audraii  (*). 


PIETRO  DREVET  FIGLIO 
nato  a  Parigi  nel   1697,  mono  L'i  nel   ijdg. 

Xyi  questo  cognome  due  altri  rispettabili  incisori,  cioe  Pietro  il 
padre  e  Claudio  il  cugino,  si  distinsero  per  molte  belle  produzioni; 
ma  come  all'apparire  del  sole  cessa  lo  splendore  delle  stelle  piii  fid- 
gide,  cosi  Drevet  figlio  coUa  sua  superiorita  nell'arte  nostra  ecliss6 
gli  altri  due  di  sua  famiglia;  quantuncpie  isolatamente  considerati,  me- 
riterebbero  anch'essi  onorevole  posto  in  questa  scelta  serie  calcografica. 
Disegno  ed  intagli6  del  pari  sapientemente  ed  accuratamente :  il  suo 
tratteggio  e  puro,  abbastanza  variato,  pieghevole,  spiritosamente  mosso, 
anzi  talvolta,  per  tema  d'inconere  nella  naturale  inflessibilita  del  bulino, 
ondeggiante  piu  del  bisogno.  Le  sue  carnagioni  nelle  mezze  tinte  chiare 
sono  a  punti  codati  suU'  esempio  di  Nanteuil ,  di  Masson ,  d'  Edelink  e 
di  qualcli'  altro ;  ma  conservano  pero  mia  fusione ,  una   morbidezza    ed 

(*)  Lo  dice  Hiiber  nel  suo  manuale-,  se  non  distanza  che  passa  fra  lo  stile  incisorio  di  Ge- 

clie  tanto  potrebbe  inteadersi  Gerraaao,  qoanto  rardo  Audran   e  quello  di  Francesco  Cliereau, 

Gerardo  Audran,  avendo    egli   posto  avanti    il  ch"  io  non  so  indurmi  a  prestar  fede  a  tale  as- 

cognome   un  solo  G.  In  anibo  i  casi  quest' in-  serzione ,  non  potendo  essere  che   uno  sbaglio 

cisore  nulla  avrebbe  di  coinune  col  suo  maestro;  evidente. 
nui  se  quel  G.  volesse  dire  Gerardo,  c  tanta  la 


100  DELLA    CALCOGRAFIA 

uu  iiiipasto  siio  particokrc.  K  da  osscrvare  che  in  mold  de'suoi  ritratti 
questi  punti,  scendendo  al  niento,  cessano  d'essere  codati,  e  prendouo 
ill  voce  certa  quale  rotondita ,  cspriniondo  cosi  per  approssimazioiie  la 
puiiteggiatura  visibile  della  barba  rasa  di  Iresco :  quelli  segiiataincntc  del 
Cardinale  Bossuet  e  di  Samuele  Bernard  manifestano  col  piii  felice  suc- 
cesso  questa  scabrosa  e  tutta  sua  operazione,  la  quale  in  simil  genere 
potrebbe  servire  d'  ottinia  norma  a  qualunque  iiicisore  cui  desse  raniino 
di  bene  iniitarla.  Nella  rappreseutazione  poi  degli  accessorj  pid  difficili 
a  trattai-si,  mentre  non  ha  chi  lo  superi,  ei  supero  tutti  quanti  per  la 
maniera  leggerissima,  finissiina  e  morbidissima  con  cui  imito  Termel- 
lino  nel  ritratto  del  Cardinale  Dubois,  superiore  in  questa  parte  a  quelle 
di  Bossuet.  Oltre  il  genere  de' ritratti  ch'egli  intagUo  mai-avigliosaraente, 
si  distinse  anche  in  quello  della  storia,  ed  e  pregevolissinia  fra  le  altre 
sue  la  stampa  della  Presentazione  al  Tempio  da  Luigi  di  Boullogne.  Se 
avesse  scelto  un  dipinto  di  migliore  stile,  e  vi  avesse  impiegato  in  al- 
cune  parti  un  tratteggio  piu  largo  e  coufacente  alia  ricchezza  della 
composizione  ed  alia  dimensione  della  stampa,  dubbia  sarebbe  la  fama, 
se  valesse  piii  come  ritrattista  o  come  storico  incisore :  certo  si  e  che 
se  altro  non  vi  fosse,  die  la  testa  del  sacerdote,  basterebbe  sola  a  darle 
sommo  valore.  £  quanto  di  piii  finito,  di  piu  morbido  e  di  piu  gran- 
dioso  nella  sua  piccolezza  si  puo  cavare  dal  bulino.  La  canizie  de'ca- 
pelli  e  della  barba  vi  e  espi'essa  con  sorprendente  veiita ;  la  faccia 
sembra  non  gia  incisa,  ma  dipinta  col  massimo  calore;  anzi  non  dipinta, 
ma  vivente,  veggente,  respirante  ed  animata  da  profetico  gaudio.  £  un 
vero  giojello,  visto  il  quale  non  si  pensa  piii  ad  ogui  altra  mancanza  di 
qucir  intaglio  pittorica  od  incisoria.  Drevet  figlio  mostrossi  nelle  sue  opere 
fedele  traduttore  dei  dipinti  che  prese  ad  incidere ;  poiche  avendo  piu 
che  bastante  ingegno  per  conoscerne  e  minorarne  i  difetti,  nol  fece.  Un 
poco  meno  stracciati  i  libri  posti  ai  piedi  del  Bossuet,  ed  altrettanto 
meno  incartocciati  e  sparsi  di  luce  dappertutto  i  panneggiamenti  di  Ber- 
nard, non  poco  aggiungevano  al  merito  di  que' due  ritratti;  ma  egli  voile 
dar  giusta  contezza  dei  pregi  e  dei  difetti  di  Rigaud,  ed  io,  benclie  sia 
d'avviso  che  si  possa  all'incisoi-e  concedere  qualclic  modico  e  sensato 
arbitrio  nella  trasfusione  dell' arte  pittorica  nella  sua  (come  dii-6  altrove); 


lOI 


DI   GIUSEPPE    LONGIII. 

pure  non  saro  mai  per  riprovare  in  simili  opcre  la  piii  scnipolosa  ed 
iagenua  fedelta;  molti  esscndo  i  casi  in  cui  cjuesta  licenza  diverrebbe 
nocevole,  e  poclii  quclli  in  cui  potrcl)l)e  divenire  vantaggiosa  senza 
tradire  il  carattcrc  deH'originale.  L'arte  nostra  lia  molto  accjuistato  dal 
bulino  di  Drevet  figlio  dal  lato  della  finitezza,  della  morbidezza  e  di 
qualche  novita  d'artificio  (*). 


GIORGIO  FEDERICO  SCHMIDT 
nato  a  Berlino  nel   1712,  mono  ivi  nel   lyyS. 


r 


J_/  artefice  clie  prendiamo  ad  esaminare  e  nno  de'  piu  grandi  clie  vanti 
la  storia  calcografica.  Egli  seppe  accoppiare  la  maggiore  nitidezza  e  fer- 
raezza  del  bulino  ad  un  moto  di  tratteggio  ardito,  variato,  talvolta  espres- 
samente  slegato,  e  pieno  sempre  di  sommo  gusto  e  sapere.  Dal  taglio 
regolare,  in  che  emulo  i  piii  severi  buUrusti,  pass6,  cjuando  gli  piacque,  al 
tagUo  llbero  colla  scherzevole  punta  de'piii  spiritosi  acquafonisii,  lasciando 
incerto  il  giudizio,  se  pin  nell'uno  o  neiraltro  genere  siasi  distinto.  Ma 
non  e  niaraviglia  ch'ei  riuscisse  del  pari  in  questi  generi  d' intaglio  tanto 
fi'a   loro    opposti,    quando    la   piu  sentita  cognizione  del  disegno  e  del 


(*)  Drevet  figlio  e  veramente  nato  incisore, 
poichc  airctii  di  treilici  aniiL  (dice  Watelet)  lia 
incisa  una  stampa  clie  in  raolte  parti  puo  far 
disperare  gl'  incisori  piii  consiimati.  Se  e  quella 
rappresentnnte  la  Itisurrezione  di  Crista  da  Gio- 
vanni Andre  ,  mostra  ceriaraente  T  attitudine 
sua  a  riuscirc,  coin' e  riuscito,  sommo  incisore; 
ma  in  complcsso  non  merita  graa  latto  Tatten- 
cione  dei  coUi  nmatori. 

Contemporanco  suo,  sebbene  piu  giovane  se- 
condo  Iliilicr  cd  altri  di  sei  anni ,  fu  Giovanni 
Daullo,  il  quale  nel  maneggiare  francamente  e 
nettamente  il  bulino  gli  sta  bene  a  confronto,  e 
qnanto  all'  arditezza  del  tratteggio  gli  e  certa- 
mente  superiore ;  ma  non  lia  ni;  il  suo  vigore  di 


cliiaroscuro ,  ne  in  certe  parti  la  sna  finezza 
e  dtlicatezza.  Per  sua  sciagura  impiego  fre- 
quentemente  la  sua  abilita  intorno  ad  alcuni 
pittori  luauieristi  suoi  connaziouali ,  de'  quali 
Boucher  era  in  alto  grado  il  corifeo ,  e  con- 
diva  la  nianieia  pittorica  con  altrctlanta  ma- 
niera  calcografica.  Gli  amntorl  pero  valutano  il 
suo  ritratto  di  Clemeruina  Principcssa  di  Polonia 
e  liegina  d' IngluUerra ,  ed  anche  la  Mcuidxdena 
del  Correggio.  Parlando  intorno  a  questo  sog- 
getto  da  me  pure  intngliato,  dir6  candidamcnte 
d'averlo,  se  non  erro,  superato  nella  morbi- 
dezza e  nella  fusione  proprie  di  quel  sommo 
pittorc;  ma  non  certamente  nel  brio  e  nella 
nitidezza  del  taglio. 


I  Oft  DELLA    CALCOGRAFLV 

chiaroscuro,  il  piu  fiiio  raziocinio  ed  uno  spirito  illimitato  gli  servirono 
costantemeiite  di  guida.  Nel  prime  geiiere  prefer!  dedicarsi  ai  ritratri, 
sebbene  abbia  pure  incisi  alcuni  soggetti  di  storia:  tutti  quelli  die  in- 
cise sono  belli;  ma  quelle  di  La  Tour  dal  dipinto,  che  quel  pittore 
ha  fixtto  di  s^  stesso,  e  ammirabile  pei  pregi  che  si  riscontrano  iu 
tutti  gli  altri,  e  piu  per  ranima  e  la  giovialitu  si  bene  espresse  in  quel 
volto;  assai  bello  e  pure  il  ritratto  di  Mounsey,  e  bellissimi  quelli  dei 
conti  Rasumowsky  ed  Esterhazy,  non  che  dell' Imperatrice  di  Russia 
Elisabetta  dai  dipinti  di  Tocque,  ove  gli  accessoij  segnatamente  sono 
trattati  con  sorprendente  maestria;  ne  meno  pregevole  6  quello  di  Mi- 
gnard  txatto  da  Rigaud,  ch'io  per6  non  saprei  valutare,  come  altri  vol- 
lero,  il  suo  capolavoro.  NeH'altro  genere  tratto  egualmente  bene  i  ritratti 
e  le  storiche  rappresentazioni ,  alcune  delle  quali  sono  di  sua  compo- 
sizione,  dal  che  gli  torna  gian  lode.  Imitb,  ma  non  segui  servilmente 
il  saggio  disordine  pittoresco  di  Rembrandt  e  di  Castiglione,  e  colla 
punta  a  rame  nude  seppe  a%^'icinarsi  bene  spesso  alia  leggerezza  spi- 
ritosa  ed  incantatrice  di  Stefano  Delia  Bella.  Tutto  e  sapere  in  lui,  tutto 
fuoco,  e  quel  che  piu  importa ,  tutto  iinpronta  di  verita.  Si  pu6  dire  di 
quest' uomo  singolare,  che  due  valentissimi  incisori  fossero  in  un  solo. 
In  mezzo  a  qualche  iinitazione  dell'artificio  altrui,  secondo  sempx'e  il 
suo  geuio  straordinario ,  e  sempre  eraerse  originale.  Se  avesse  trattata 
la  storia  nel  gran  genere,  come  tratt6  il  ritratto,  e  se  la  sovrabbon- 
danza  del  suo  spirito  non  lo  avesse  talvolta  tradito,  egli  poteva  salue 
al  primato  dell' arte  nostra.  Se  pero  non  e  tale,  e  certamente,  come 
dissi,  uno  de'piii  valenti  maestri,  ed  auclie  il  piu  esperto  hicisore;  clii 
prenderr^  a  consultare  sovente  le  belle  stampe  di  Schmidt,  guadagnera 
molto  da  molti  lati  della  sua  professione  (*). 

(*)  Fra  le  stampe  dl  Sclimidt  nel  genere  di  congiunta  colla  voglla  di    fare    I'  impotenza  di 

Rembrandt  sono  preferlte  dagli  amatori  le  due  riuscire.  Nasce  questo  da  cio,  che  vedendo  le 

di  pari  grandezza,  intitolate  la  Jlglia  risuscitala  stampe  di  Rembrandt    svincolate  da  qaaluaque 

da  on  dipinto  di  Rembrandt  e  la  Prcsrntazione  legge  puramente  incisoria,  sembra  ai  dilettanti 

al  Tempio  da  Dietricli ,  la  prima  delle  quali  se-  di  calcografia,  che,  appena  istrutti  della  maniera 

gnatamente  e  d'  un  efTetto  stupendo.  Molti,  come  di  dare  la  vernice  sul  rame,  e  di  farlo  mordere 

dissi  airarticolo  di  Rembrandt,  hanno  tentato  dalP  acquaforte ,  sia  ovvio  I'operarvi  sopra   li- 

questo  genere  d'  intaglio ;  ma  nei  piii   si  vede  berameate ,  e  coa   pocUi  tocchi  a  punta  secca 


I 


DI  GIUSEPPE  LONGIII.  Io3 

GIAN  GIACOMO  BALECHOU 

nato  ad  Aries  nel   171 5,  mono  ad  Avignone  nel  1764. 

J?  ra  i  pill  distinti  per  nitidezza,  fermezza  ed  eguaglianza  di  taglio 
e  incontrastabilinente  da  annoverarsi  Gian  Giacomo  Balechou.  La  piii 
volte  citata  Enciclopedia  quanto  fu  iiigiusta  nell' encomiare  olU'e  il  do- 
vere  Pitau  e  Wisscher,  lo  fu  altrettanto  nel  biasimare  troppo  severa- 
mente  cjuesto  pregevole  maestro.  Non  solo  vi  e  descritto  come  sprov- 
visto  d' intclligenza  e  di  gusto  nel  disegno,  ma  inferiore  ben  anco  agU 
altri  bulinisti,  se  non  quanto  alia  meccanica  abilita  del  taglio,  clie  gli 
si  accorda  moltisslma,  almeno  quanto  alia  piu  convenevole  applicazione 
d'esso  taglio  a  que'molti  accessor]  die  sono  quasi  esclusivamente  pro- 
prj  del  bulino.  lo  nol  proporr6  certamente  a  modello  dal  lato  del  di- 
segno, che  pur  troppo  in  moke  parti  pecca  d'eccesso  o  di  mancanza; 
dir6  bensi  che  le  sue  stampe  non  sempre  e  non  in  tutto  gli  meritarono 
siffatto  rimprovero.  In  quella  della  S.  Gena^ieffa  tratta  da  Vanloo,  la 
testa  ( quando  si  eccettui  la  bocca  e  la  puuta  del  naso  un  po'caricate, 
non  pero  fuori  del  vero )  spiega  per  eccellenza  quell'  aria  di  semplicita 
che  ben  le  si  addice:  la  massa  ombrosa  deU'occliio  a  licca  palpebra 
^  largamente  sostenuta,  e  ne  risulta  gentile  e  simpatico  il  profilo.  Cosi 
avesse  egU  trattati  que' Serafijii  e  quelle  pecore,  che  pur  troppo  sembrano 

nelle  parti  cliiare,  e  cjualclie   graDiatura  di  bu-  rispettive  linee  lascia  sempre  molti  piccoli  spazj 

lino  nelle  oscure,  otlenere  buoa  efletto.  Ma  In  di  rame  o  nou  coperti  di  lavoro,  o  noD  quanto 

cosa  fe  ben  di  versa;  giacche  lo  Ecoprire  sal  rame  basta.  Quindi  Schmidt  nelle  sue  stampe  alia  fog- 

il  valore  dellc  tinte,  quali  verranno  sulla  stampa,  gia  di  Rembrandt,  sebbene  introdncesse,  come 

fe  frutto  di  lungo   cscrcizio,   cd  e  diflicile  cgual-  questi,  quel  disordine  d'artiCcio  proprio  del  fuoco 

mentj  nel  geoere  del  taglio  libera,  clie  in  quello  pittorico  sempre  restio  ad  ogni  servile  pazienza, 

del  taglio  regolare:    il  ridurre    poi   le    time    in  pure  nella  riJuzione  de' suoi  lavori,  fin  dov'era 

buona  gradazione  ed  impasto  e  anzi  piu  difii-  d'uopo,  non  manco    di   portarli  a  quella  pia- 

clle  nel   primo  generc,  the   nel  secondo ,  e  cio  cevole    unione   ed  armonia   di    tinte   non  lisce, 

per  la   ragione   scmplicissima,  cbe  nel  taglio  re-  ne    rozze    die    ricordano  il    vero,    ed    in    che 

gplare    Tequidistanza    dei    segni    tende   gia    di  superd  tanto  lo  stesso    Rembrandt,  qunnto    ia 

sua  Datura  a  produrre  unione  di  tinta,  mentre  altre  parti  gli  riiiiase  inferiore.  Tanto  gli  valse 

nU'opposto  nel  taglio  hbero  la  variazione  qua-  la  preventiva  sua  abitudiue  a  ben  maueggiarc 

ei   fortuita   della  forma    e   della  distanza  delle  il  bulino. 


104  DELLA   CALCOGIlAriA 

di  bronzo ;  cosi  men  liscio  avesse  fiitto  e  men  vellutato  il  tronco  dell'al- 
bcro  adjaccnto,  men  grossi  i  tagli  del  ciclo,  men  oscura  racqua,  mono 
stentato  il  tcrreno,  meno  duii  i  panneggianienti;  avesse  in  somnia  imi- 
tata  la  trasparenza  e  la  leggerezza  del  tocco  originale,  come  ne  con- 
servo,  pill  clie  non  iinportava,  il  biasimevole  stile  di  quel  tempo. 
Nel  suo  intaglio  poi  della  tempesta  da  Veriiet  non  solo  e  da  ammirarsi 
la  scpiisita  imitazione  delle  onde  agitate  e  spuinanti,  da  cui  WooUett 
appiese  probabilmente  a  trattare  quelle  della  battaglia  alia  Ilogue;  ma 
lo  sono  egiialmente  le  tetre  nubi  procellose,  I'indizio  della  pioggia,  il 
molo,  il  faro,  i  ncri  scogli  e  le  piccole  figure  illuminate  dal  lampo 
con  tocchi  circoscritti  e  vibrati,  simili  a  quelli  del  pennello.  In  questo 
capolavoro  ben  poclie  parti  potrebbero  meglio  eseguirsi  cogli  odierni  van- 
taggiosissimi  mezzi  della  punta  secca  e  d'una  pin  inoltrata  prepara- 
zione  all'  acqiiaforte.  Terminero  quest'  articolo  coll'  esame  della  sua  stampa 
pill  grande,  cioe  del  ritratto  d'Augusto  III,  Re  di  Polonia  dal  dipinto 
di  Rigaud.  L  forza  confessare  cbe  il  cielo  e  d'una  tinta  pesante  e  fer- 
rigna;  die  I'albero  laterale  e  per  disegno  e  per  intaglio  e  veramente 
scipito;  clie  I'erraellino  e  ben  lontano  dalla  finezza  e  morbidezza  di 
qiiello  dei  Cardinali  Bossuet  e  Dubois  di  Pietro  Drevet  il  figlio;  ma  la 
testa  di  quel  ritratto,  se  non  eguaglia  cjuelle  dello  stesso  Drevet,  d'Ede- 
link,  di  Nanteuil  e  d'alcuni  altri,  non  lascia  d'essere  eseguita  con  bel- 
I'artificio  incisorio,  bastevolmente  coiretta  e  d'un  effetto  assai  vivace; 
il  velluto,  se  non  vale  quello  di  Wille  nel  ritratto  del  Conte  S.  Florentin, 
e  pero  rappresentato  a  dovere,  con  molta  nitidezza  e  con  movimento 
di  taglio  ben  adatto  e  spiritoso.  Ma  se  nuU'altro  vi  fosse  di  pregevole 
in  cpiella  stampa ,  la  sola  tersissima  armatura  basterebbe  a  meritargli  la 
palma  in  una  parte,  quantunque  accessoria,  importantissima  per  I'arte 
nostra,  il  clie  non  e  poco.  II  pittore  si  contentera  di  trovarla  g\jista 
e  conforme  alia  natura:  il  calco";rafo  investiaiandone  I'artificio  e  cono- 
scendone  la  difficolta,  la  trova  maiavigliosa  e  perfino  scoraggiante.  Essa 
e  formata  d'un  solo  taglio  ora  parallelamente  ripetuto,  ed  ora  ad  ecpii- 
distanza  perfetta  restremato  pel  lungo  d'ogni  pezzo  clie  la  compone,  e 
nella  direzione  precisamente  clie  il  fabbro  ebbe  a  tenere  Usciandolo. 
Questa  e  la  maniera  piii  acconcia  per  ben  indicare  la  durezza  insieme 


DI  GIUSEPPE   LONGHI.  106 

e  la  lucidezza  d'una  materia  nou  tliafana:  vi  ho  posto  a  confronto  altre 
armature  incise  coH'intrataglio  (*),  altre  a  due  taf!,li  nella  colomia  del- 
I'orabra,  e  fui  convinto  che  si  iieH'uno  che  ncU'altro  modo  viene  al- 
qiiaiito  intcrrotta  quell' unione  e  fluidezza  continuata  di  tinte,  che  ofFre 
la  uatura  sulla  bnuiita  superficie  di  simili  corpi.  Avverta  pero  il  gio- 
vane  iiicisore,  cui  propongo  Balechou  a  modello  da  questo  lato,  che 
tale  suo  artificio  riesce  ingratissimo,  se  non  e  accuratamente  e  seiiza 
stento  imitato;  il  che  nelle  parti  scure  segnatamente  e  assai  malagevole, 
ed  esige  molto  gusto  ed  intclligenza  degli  effetti  dclla  luce,  somma  pa- 
zienza  nel  rientrare  e  nel  lambire  ( diro  cosi )  dolcemcnte  i  tagli  a  piu 
riprese,  e  lunga  abitudine  nel  maneggiare  con  fermezza  lo  stromento. 
Tale  mostrossi  I'abilita  di  Balechou  in  questo  pezzo,  che  nessuno  prima 
di  lui,  nessuno  dopo,  anche  seguendo  il  suo  metodo,  pote  fare  altret- 
tanto:  i  postcri  potranno  forse  emularlo,  superarlo  non  mai. 


GIO.    GIORGIO    WILLE 
nato  a  Konisberg  nel  171 5,  morto  a  Parigi  nel  1808. 

Jl  er  la  nitidezza  ed  equidistanza  perfetta  del  taglio,  nessun  inci- 
sore  pareggi6  I'abilita  straordinaria  di  Gio.  Giorgio  Wille.  Se  il  vero 
merito  dell'  arte  nostra  consistesse  miicamente  in  questa  prerogativa , 
difficilissima  per  altro  e  rara,  egli  sarebbe  assolutaraente  il  principe 
degl'  incisori.  Chereau ,  Drevet  figlio ,  Nanteuil ,  Balechou ,  Daulle  ed  altri 
prima  di  lui  aveano  date  prove  luminose  di  questa  bella  proprieta  del 
bulino,  applicabile  particolarmente  alle  cose  molto  unite  e  Usee,  come 
ai  cristalli,  ai  metalli  bruniti  ed  ai  serici  drappi;  ma  nelle  stampe  di 
questi  si  trova  sempre  qualche  parte  meno  accurata,  in  Gio.  Giorgio 
non  mai ;  e  anzi  tale  sopra  di  cio  la  tenace  perseveranza  di  lui ,  che  ad 

(*)  Anclie  deW  intratagUo  ragioner6  diffusa-  perfcttamente  in  mezzo  ed  al  luago  di  due  ta- 
mente  nella  parte  pratica.  Basti  per  ora  sapere  gli  piu  grossi;  il  die  produce  un  effetto  gra- 
clie  uurataglio  significa  ua  taglio  piu  sotlile  posto       devolissimo. 

Vol.  IV.  P.  II.  14 


1 o6  DELLA    CALCOGRAFIA 

eccezione  d'  introdurre  il  terzo  taglio,  per  sagrificare  alqiianto  a  vantao- 
gio  dellc  tinte  migliori  le  inferiori,  egli  trattd  con  egual  cura  gli  o""^etti 
piu  e  mcno  importanti ,  presente  senipre  a  se  stcsso ,  ne  lasciandosi  inai 
tediare  dalla  indicibile  lentezza  di  questo  genere  d'  iiicidere ,  ove  ogni 
taglio  A-uol  essere  dolcemente  rientrato  dal  bulino,  ed  accarezzato,  per 
COS!  dire,  a  piix  riprcse,  ne  punto  alterando  il  suo  polso  per  effetto  di 
quell' estro  pittorico,  che  e  pur  comuiic  agl'incisori  medesimi,  quando 
s'  investono  dello  spirito  de'  loro  prototipi.  Per  tal  modo  il  tratteggio  di 
questo  artefice  singolare  c  cosi  eguale,  misurato  e  costantc,  die  quelle 
linee  iiou  sembrano  gia  fatte  colla  mano  ad  una  ad  una ,  come  lo  sono ; 
nia  per  mezzo  della  piii  esatta  macchina  disposte.  Per  quegli  araatori 
ed  artisti,  i  quali  confondono  il  difficile  col  bello,  quest' artefice  e  por- 
tentoso,  divino.  IMa  nclle  arti  il  bello  e  sempre  difficile,  il  difficile  non 
e  sempi-e  bello,  e  siccome  uno  de'piu  grandi  dementi  della  bdlezza  e 
la  varieta,  ([uella  inalterabile  purezza  e  misura  di  tratteggio,  die  nelle 
stampe  di  Wille  si  ravvisa,  tciide  naturalmente  alia  monotonia,  die  n'e 
il  vizio  opposto.  Nulla  di  piu  artificioso,  e  nulla  ad  un  tempo  di  piii 
vero  e  di  piii  bello  dcU'  abito  di  raso ,  che  si  ammira  nella  di  lui  stampa 
tratta  da  mi  dipinto  di  Terburg,  ed  intitolata  Ylstruzione  paterna;  ma  per 
mala  soite  in  quella  stampa  gli  abiti  pure,  i  capelli,  le  carnagioni,  tutti 
in  somma  gli  oggetti  rappresentati  sentono  pur  troppo  qualdie  apparenza 
di  raso.  Egli  aveva  dato  speranza  di  qualche  cangiamento  di  stile,  con- 
dito  da  maggiore  varieta  nella  sua  Cleopatra  di  Netsclier,  in  cui  riserbo 
alia  sola  veste  di  raso  la  maggiore  purita  e  lucentezza  del  bulino,  trat- 
tandovi  la  parte  nuda  a  taglio  interrotto  quasi  nel  genere  di  Strange, 
e  lasciando  trasparire  negli  accessor]  un'avanzata  preparazione  all'acqua- 
forte ,  e  sarebbe  questa  la  sua  stampa  forsc  migliore ,  se  meno  duri  i 
contorni  e  piii  inipastate  vi  fossero  1'  ombre  della  caniagione ;  ma  la 
brama  di  manifestare  in  ogni  parte  la  superiorita  sua  nell'uso  del  bu- 
lino lo  ricondusse  ben  tosto  alia  prima  abitudine,  e  nella  Morte  di 
Marcantonio  produsse  I'altra  sua  Cleopatra,  mirabile  invero  per  I'eviden- 
tissima  padronanza  dello  stromento;  ma  d'un  lavoro  cosi  pesante,  re- 
ticolato  e  ferrigno,  d'uno  stile  cosi  contrario  al  pittore  italiano  da  cui 
fu  tratta,  die  agli  amatori  di  fino  gusto  riesce  insoppor labile.  Seiubra 


DI   GIUSEPPE   LONCHI.  IO7 

per6  cli'  egli  stesso  abbia  con'osciuto  il  suo  sbaglio ;  giacchc  nessun'altra 
stampa  produsse  di  quelle  stile,  e  limitossi  a  rapprescntare  ritratti  e 
soggetti  fiaiiiminghi  piu  adattati  al  suo  gusto,  nelle  qiiali  cose  ottcnne 
una  ben  ginsta  celebiitii :  il  ritratto  del  Marchese  di  Marigny,  del  Conte 
di  S.  Florenlin,  la  Leggitrice,  la  Innaspatrice  ed  i  Musici  ambuland 
hanno  vanto  sovra  le  altre  sue  produzioni.  Nulla  diro  delle  ultime  sue 
opere  tratte  dai  disegni  di  suo  figlio,  sebbene,  quanto  alia  fermezza  e 
nitidezza  del  taglio,  siano  esse  piu'e  ammirabili :  al  paterno  amore  ed 
alia  cadente  eta  tutto  si  dee  condonare  (*). 


(*)  Una  stampa  di  Gio.  Giorgio  Wille  lo- 
ilata ,  non  so  come ,  ncl  manuale  d'  llubcr  e 
Rost  col  titolo  di  superhe  gravure  e  quella  de- 
nominata  le  MariiscluU  des  logis,  invenzione  di 
suo  Cglio  P.  Alcssaiidro  Wille:  ed  io,  sebbene 
caldo  anmiiratoie  di  si  graad'uomo,  la  reputo 
in  vece  poco  mcno  clie  pessima.  A  parte  la 
ncttezza  del  trattcggio,  tutto  vi  e  moscio  e 
goiifio,  il  tuono  generate  per  le  mezze  tinte 
troppo  alterate  e  sordo  e  piombino,  le  figure 
tozze  e  seuza  nerbo,  gli  alberi  e  le  foglie  senza 
forma ,  stentate  e  bambagiose ,  quali  si  fanno 
d'  ordinario  dni  paesisti  principianti.  La  com- 
posizione  stessa  &  poco  felice :  in  somma  per 
I'afFezlone  ch'io  porto  alia  sua  mcmoria  (come 
suo  disccndentc  nell'arte  calcografica,  essendo 
egli  stato  maestro  del  mlo  maestro  Viuceazo 
Vangclisti),  vorrei  per  la  migliore  sua  fama 
the  quella  stampa  noa  fosse  incisa  da  lui,  es- 
sendo ([ucsta  assai  peggiore,  quanto  alia  rap- 
presentazione  pittorica,  di  quella  sovrindicata 
della  Mortc  di  Murcantonio  trntta  da  Ponipeo 
Battoni,  gin  da  me  dicliiarata  insopportabile  agli 
amatori  di  fino  gusto.  Poche  pero  sono  le  stampe 
di  Wille  riprovevoli,  e  molte  in  vece  sono  quelle 
in  tutto  od  in  parte  sparse  delle  piii  seduccnti 
kellezze  calcografichc  e  pittoriclie ;  alcuue  di 
queste,  oltre  le  gla  nominate ,  sono  la  ilenagere 
HoUandoise,  piccola  stampa  da  Gerardo  Daw, 
die  Huber  per  isbaglio  dice  compagna  della 
Liseuse,  le  Petit  physicien  da  Netsclicr,  stampa 
d'  una    finitezza  c    freschezza  di  lavoro   quasi 


inimitabilc  ,  e  nclla  forma  totale  compagna  della 
Menagere,  e  vi  si  pud  ragionevolmente  aggiun- 
gere  le  Concert  de  famille ,  stampa  di  beU'elFetto 
e  di  beU'artlficio ,  quantunque  nella  cnpellatura 
d' una  figura  sul  davanti,  volendo  iniinre  Mas- 
son,  abbia  tenuti  troppo  rotondi  in  ogni  parte 
i  fill  dei  capelli,  e  non  abbia  riflettuto  che  in 
una  testa  assai  piii  piccola  del  ^Wsfidcr  I'arti- 
ficio  di  Masson  non  era  piii  applicabile. 

Essendo  raio  precise  dovere  in  questi  raglo- 
namenti  sulle  opere  de'  migliori  calcografi  il 
dimostrare  non  Tincremento  soltanto,  ma  ben 
anche  il  dccremcnto  portato  sovcnte  all"  arte 
dai  lore  tentativi ,  m'  e  forza  qui  d'  asserire 
che  questo  somnio  incisore,  il  quale  ebbe  in 
Parigi  numcrosissimi  allievi  si  francesi  die 
stranieri ,  fu  uno  di  quelli  che  piii  nocquero 
agl'  incisori  ed  agli  amatori  di  stampe.  Molti 
amatori  furono  ben  presto  adescati  dalla  pu- 
rezza  estrema  del  suo  taglio,  e  dai  fulgore  se- 
ducente  delle  sue  tinte  j  vi  accostumarono  Tocchio 
insensibilmente,  e  le  gustarouo  quasi  esclusiva- 
mente,  rigettando  ogn' altra  stampa,  per  bella 
che  fosse,  dove  un  lavoro  piii  pittorcsco  la- 
sciasse  alquanto  visibili  i  ruvidi  scgui  dcll'acqua- 
fortc.  Molt'  incisori  poi  spinti  dai  loro  utile  a  se- 
condare il  gusto  di  cotestoro  si  diedero  (come 
dissi  parlando  del  caratlere  dell'  epoca  terza  )  a 
curare  come  parte  piii  importante  la  purit.H 
del  taglio,  vincolarono  sempre  piii  I'esercizio 
deir  arte  loro  e  la  resero  piii  diflicile,  piii 
lunga  e  piii  nojosa.    Le   opere    di    Wille    sono 


io8 


DELLA   CALCOGRAFIA 


ROBERTO    STRANGE 

nato  alle  hole  Orcadi  nel  1728,  mono  a  Londra  nel  1796. 


X  er  giungere  a  bene  rappresentare  coll' arte  nostra  que'dipinti  nei 
quali  il  colore  e  succoso  e  ben  impastato,  le  belle  starape  di  Strange 
sono  lui  modello  inapprezzabile.  Nessuno  meglio  di  lui  ha  saputo 
esprimcre  col  tratteggio  incisorio  la  porosita  e  la  morbidezza  delle 
carnagioni  senza  affettazione ,  senza  stento ,  senza  servile  regolarita , 
senza  eccessivo  lavoro,  ed  e  percio  die  nessuno  meglio  di  lui  ha 
potuto  tradurre  da  questo  lato  il  principe  de'  coloristi ,  il  gran  Ve- 
cellio.  Fra  I'altre  stampe  ch'egli  incise  da  quel  sommo  pittore,  si  ti'o- 
vano  in  alto  grado  gli  anzidetti  pregi  nella  cosi  detta  Venere  di  Ti- 
ziano,  in  vedendo  la  quale  subenti'a  tosto  1'  idea  del  vago  c  sanguigno 
suo  pennello.  La  preparazione  ch'egli  solea  fare  assai  inoltrata  del- 
I'acquaforte,  portando  nelle  carnagioni  il  primo  segno  interrotto  fino  al 
lume,  ch'egli  poi  impastava  col  bulino  e  colla  punta  secca,  alternando 
varie  lineette  intermedie  e  varj  punti  oblunghi  e  rotondi,  contribui 
non  poco  a  produrre  sulle  parti  illuminate  la  naturale  porosita  della 
pelle  per  mezzo  della  piu  acconcia  granitura.  Questa  granitura  per  altro 
s'  estende  anche  alle  parti  ombrose ,  il  die  non  sembrerebbe  a  prima 
giunta  molto  favorevole  per  indicare  la  trasparenza  dei  ridessi  di  luce; 
ma  essendo  i  primi  due  segni  incrociati  assai  diagonalmente ,  e  riempita 
cssendovi  I'amandola  con  lineette  alquanto  sottili,  e  ricoperto  il  tutto 
da  un  terzo  segno  egualmente  sottile ,  e  sempre  bella  e  diafana  la  tinta 


certaniente  da  molti  lati  ed  \a  molte  parti  sti- 
niahilissime;  vi  si  trova  II  piii  delle  volte  bea 
regolato  il  chiaroscuro;  vi  si  trovaoo  pure  al- 
cune  teste  ed  alcune  maai  bastevolmente  ben 
segnate;  qualche  raso,  qualclie  velluto  e  qual- 
clie  accessorlo,  die  il  dipiato  ditTicilmente  po- 
trebbe  craulare;  ma  in  complesso  mancano  trop- 
po  di  gusto,  e  sono  veraraente  antipittoriche. 
Ebbe  molii  discepoli ,  fra  i  qiiali  Scbasciano 


Ignazio  Klauber,  Carlo  Weishrod  (sebbene  que- 
sti  noti  niaiieggiasse  il  bulino,  che  per  rin- 
forzare  ed  accordare  T  acquaforte  e  la  punta 
secca),  Giovan  Gottardo  Mailer,  Carlo  Gutten- 
berg,  Egidio  Verhelst ,  Cristiano  De  Meckel,  Ciu- 
sto  Chevillct,  H.  N.  Sclunitz,  Gio.  Eiirico  liode , 
P.  Alessandro  Tardieu,  ed  altri  due,  de' quali 
parleremo  in  due  articoli  separati,  cioe  C.  Cle- 
mcnte  Bervic  e  Giacomo  Schnmtzer. 


m  GIUSEPPE  LONGHI.  IC9 

che  nc  risulta,  Anche  nelle  capcUature,  le  cui  masse  solea  prcparare 
airacquaforte,  egli  introdussc  pel  primo  un  tratteggio  misto  cli  grosse  e 
di  sottili  lince,  ora  serrate,  ora  alqiianto  distanti,  con  gradevole  moto  e 
gradevolissima  varieta.  lo  quiiuli  lo  propongo  da  questi  lati  alia  sensata 
iinitazione  de'  giovani  calcografi ;  ma  non  cosi  dir  posso  del  suo  pan- 
neggiare,  il  quale  sovente  e  du  lui  rappresentato  come  se  fosse  com- 
posto  di  varie  pezze  diverse ,  mutando  tinta  ad  ogiii  piccolo  spazio  del 
medesimo  panno  contro  le  piu  foudate  leggi  incisorie :  non  cosi  del 
modo  suo  di  trattare  il  cielo,  ordinariamente  nelle  sue  starape  ruvidet- 
to  e  pesante:  non  cosi  del  suo  disegnare,  nel  che  ha  difformate  e  sner- 
vate  le  migliori  opere  de'  maestri  italiani ;  mcntre  pretendeva  tanto  alia 
fama  di  buon  disegnatore,  che  non  voleva  incidere  che  dalle  copie  in 
disegno  fatte  da  lui  stesso  con  matite  di  varj  colori.  Senza  questa 
imperdonabile  mancanza  egli  sarebbe  stato  forse  il  primo  iiicisore  di 
storia;  poiche,  oltre  alle  lodate  qualita  incisorie,  avea  trovato  nella  parte 
piu  importante,  cioe  nelle  carnagioni,  un  genere  medio  tra  la  ruvidezza 
e  r  ineguaglianza  di  Audran,  e  la  Uscia  equidistanza  di  Edelink  piii  con- 
facente  al  ritratto,  che  alle  composizioni  di  largo  stile  e  grandioso  (*). 

(*)  A  Strange  prepararono  la  via  alcnni  altri  il  quale  fu  il  primo  a  servirsi  della  puata  secca 

suoi  predecessor!,  ed  alcuni  conteniporanei ;  nia  pei  tagli  interrotti  nclle  carnagioni,  e  ne  ottcniie 

per6    con    modo    alqiianto    diverse.    Fra   questi  le  piii  dolci  e  tencre  tiute,  lia  creduto  ( a  quanto 

si    possoQO    annoverare    Flipart    il  figUo    nella  rai    disse )    vedendo   le  stampe  di  Strange  die 

prima  sua  luaniera,  Lorenzo  Cars,  Nicola  Do-  fossero  eseguite  anch' esse  colla  punta   secca  e 

rigny,  Ciacomo  Frey,  Giuseppe  Wagner  e  Fran-  non  preparate  all' acquaforte ,  come  lo  sono   e 

cesco  Bartolozzi,    di   cui  ragioncremo  fra   poco  come  ho  potuto  evidentemente  riscontrare  sopra 

partitamente.  Lo  stilc  d' intaglio  pero  (del  di-  alcune  prove   di   sola    prcparazione  ch' io  pos- 

segno  noa  parlando )  die  tenne  Roberto  e  piii  seggo ;  quindi  anche    il    celebre  Morghen  deb- 

bello  e  piu   adatto    a   rappresentare  i  vigorosi  b'  essere  corapreso  da  questo  lato  fra  gl'  imita- 

dipinti,  die  qucUo  degli  altri  calcografi  qui  no-  tori  di  Strange.   Piu  di  Morghen  pol  furono  pure 

minati.  Dopo  di  lui  gP  incisori  di  storia  haaao  imitatori  suoi  in  cio  che   v'  ha  di  raeglio  Wool- 

potuto  convincersi  tanto  pienamente  della  con-  lett  e  Sharp  e  molt' altri  recenti  incisori  d'ogni 

vcnienza  d'  usare  il  taglio  intcrrotto  nelle  niezze  nazione.  Oltre  la  g!.\  citata   Vcnere  e  molto  ri- 

tintc  delle  carnagioni,  che  tranne  alcuni,  i  quail  cercata  la  Danae  della  mcdesima  forma  e  gran- 

passarono  dal  taglio  contiuuato  ai  punti  codati,  dezza ,  e  cosi  pure  le  due  mezze  figure  AeWAn- 

come  praticarono  i  migliori  calcografi  ritrattisti,  gelo  e  della  Annunziata  da  Guide,  il  ritratto  di 

quasi   tutti  s'attennero   piii  o  meno  all' ottimo  Carlo  1  da  Vandyck,  e  lo  stesso  Cor/o  /  sceso 

etempio  di  lui.  II  giii  lodato  RaiTaello  Morghen ,  dal  suo  cavallo  con  uno  scudiere  ed  un  paggio. 


no  BELLA   CALCOGRAFIA 

RICCARDO  EARLOM 
nalo   a  Londra  circa  il   1728. 


V^onteraporaneo  e  connazionale  di  Roberto  Strange  fu  Riccardo 
Earlom,  il  migliore  fra  tutti  gF  incisori  nel  generc  detto  dagl'  Italiani 
a  fumo ,  dai  Frances!  a  maniera  nera,  e  dagl'  Inglesi  mezzo  tinto.  Qual 
sia  il  processo  di  questo  genera  d'  intaglio  sul  rame ,  dir6  ncl  secon- 
do  volimie  di  quest'  opera ,  il  quale  versera  sulla  parte  pratica.  Per 
ora  basti  il  dire  clie  l'  invenzione  di  questa  maniera  d'  iiicidere ,  nata 
in  Gormania  per  opera  di  Luigi  De  Sieglien,  e  portata  in  Ingliilterra 
dal  Principe  Palatino  Roberto  di  Baviera  sotto  il  regno  di  Carlo  I, 
fu  cola  ridotta  alia  niaggior  perfezione.  Riccardo  gia  eccellente  disegna- 
tore  e  buon  incisore  a  tratteggio  in  acquaforte ,  a  granito  ed  aWacque- 
rello ,  si  distinse  ancor  piu  sovra  quanti  lo  precedettero  nell'  intaglio 
a  maniera  nera.  Le  sue  stampe  dei  fiori  e  dei  frutd  da  Van  Huysum , 
la  Bersahea  da  Van  der  Werff,  VAccademia  del  nitdo  da  ZofFany  ed  il 
ritratto  del  Cenerale  Elliot  da  Reynolds  sono  ricercatissime  dagli  ama- 
tori,  e  le  prime  prove  segnatamente  sono  portate  ad  alto  prezzo;  perche 
gl'intagli  di  tal  natura  svaniscono  assai  presto  sotto  la  mano  dell'ini- 
pressore.  Molte  brutte  e  grandi  stampe  in  questo  genere  furono  dapprima 
pubblicate  in  Germania  e  particolarmente  in  Augusta  a  prezzi  cosi  tenui, 
che  si  sparsero  in  un  moraento  per  tutta  Y  Europa ;  perocche  volendo  fade 
grossolanamente ,  non  v'  ha  intaglio  piii  facile  e  piu  pronto  di  questo  : 
quindi  gli  artisti  e  gli  amatori  crcdendo  difetto  dell'  arte  1'  ignoi-anza 
degli  artefici ,  per  qualche  tempo  ne  stomacarono ;  ma  dopo  vedute 
quelle  di  varj  Inglesi  anteriori  ad  Earlom,  e  le  bellissime  di  quest' ec- 
cellente calcografo,  le  accolsero  avidamente  fra  le  piii  belle  del  bulino, 
quantunque  al  pari  di  queste  ed  anche  assai  piii  costassero  quelle, 
come  clissi,  per  la  fatica  non  minore  e  non  piii  breve,  che  seco  porta 
il  ridurle  a  quel  punto,  dovendosi  togliere  ad  ogn'istante  e  rimettere  in 


DI  GIUSEPPE  LONGHI.  Ill 


raolti  luoglii  la   granitura   colla   piii   scrupolosa   attenzione  e  pazienza, 
come  vedremo  a  suo  luogo  (*). 


FRANCESCO    BARTOLOZZI 
nato  a  Firenze  nel  lySo,  mono  a  Lishona  nel  i8i3. 


N< 


'ominantlo  Bartolozzi,  non  v' ha  coltivatore  ed  araatore  della  cal- 
cogvafia ,  il  quale  non  sia  corapreso  da  ammirazione  per  la  quantita  e 
qualita  delle  sue  belle  produzioni.  Ebb'  egli  i  primi  rudimenti  incisorj 
da  Wagner,  e  le  prime  sue  opere  a  taglio  ne  conservano  lo  stile  con 
qualche  maggior  garbo,  sebbene  anche  il  maestro  di  certa  qual  grazia 
non  fosse  destituito.  Recatosi  in  Ingliilterra ,  vi  si  stabili ,  dacche  tro- 
vossi  compensate  assai  meglio  delle  sue  fatiche.  Cominci6  allora  non 
per  solo  gnadagno ,  ma  per  nobile  brama  d'  onore  a  spiegare  la  sua 
grande  attitudine  all' arte,  e  benche  fosse  natin-almente  incisore  facile 
e  spedito,  mir6  nulladiraeno  a  far  piii  bene  che  presto.  Stretta  quivi 
amicizia  colla  KaufFniann  e  con  Cipriani  suo  connazionale,  ed  allcttato 
per  analogia  d' inclinazione  dal  grazioso  comporre  dell'uno  e  dell'altra 
impieg6  lungamente  la  sua  mano  sulle  opere  lore,  ed  aggiungendo^■i  le 
grazie  del  suo  bulino  o  della  sua  punta,  diede  ad  essi  una  celebrita 
superiore  forse  al  vero  merito.  Erano  in  gran  voga  a  que' tempi  le 
stampe  nel  genere  di  granito  imitanti  la  matita  e  le  stampe  col  orate, 
le  quali  richieggono  il  granito  e  mal  riescono  nel  taglio.  Bartolozzi, 
secondando    il    gusto    generale    del    secolo,   produsse  in  questo    genere 

(*)  Ad  imittizione  d'  Earlom  moltissimi    In-  VAccademia  di  Vienna  per  compagna  della  sud- 

glesl   cd   alcuni   Francesi  si  distinscro  ia  que-  detta  Accademia  di  Londra  d'l  Earlom,  GiOixinm 

sto    genere,  fra  i  quali  ebbero    lode    Ciomnni  Fichler ,  Francesco   ffrenk,  Andrea  Geiger ,  Gio- 

Dixon ,  Giovanni    Smith,  Jnigo   Wright,   Roberto  vanni    Francesco    Clerk    e    Giovanni    o    Giacomo 

Duttkarton ,  Guglielmo  Dickinson,  Giovanni  Mur-  Leon  quasi  tutti  forinati  airaccademia  di  Vienna, 

phy,  Filippo  Dawe,  Giovanni  Saunders,   Tomaso  e  di  poco  inferiori   in   questo   genere    (escluso 

Park  ed  altri  piii  rccenti ,  fra   i   quali    merita  Earlom )  agli  artisli  inglcsi. 
lode  Giovanni  Jacobe,  di  cni  i  molto  ricercata 


Ha  DELLA   CALCOCnAFIA 

coir  ajuto  de'  snoi  discopoli  quantita  di  opere  prodiglosa ;  perocche  1'  in- 
taglio a  granito,  noil  essendo  vincolato  ad  alcima  special  direzione,  ne 
al  calcolo,  n6  all' equidistanza ,  ne  alia  nettczza,  ne  all'eguale  incro- 
ciamento,  ne  ai  varj  artificj  del  tratteggio  iniprescindibili  nel  taglio 
regolare ,  riesce  assai  pin  pronto ,  perche  meno  obbligatorio ,  ed  am- 
mette  senza  pericolo  1'  ajuto  dell'  altnii  mano  nella  preparazione  di 
molte  parti  ed  anche  quasi  del  tutto,  il  che  facilita  oltre  ogni  credere 
air  artista  il  piii  soUecito  compimento  de'  suoi  lavori.  Ho  detto  senza 
pericolo,  giacche  in  qnesto  genere  d' intaglio,  quando  il  lavoro  gia  pre- 
parato  ed  avanzato  dagli  allievi  viene  alle  mani  del  maestro  per  essere 
ridotto  alia  voluta  armonia ,  egli  non  ha  bisogno ,  come  nell'  altro  ge- 
nere, di  rientrare  diligentemente  e  pazientemente  col  bulino  in  ciascuno 
de'tagli  gia  preparati,  ma  aggiunge  nuovi  punti  o  piu  grossi  o  piu 
sottili,  o  pill  stretti  o  piii  larghi  secondo  la  circostanza,  e  puo  riduiTe 
cosi  a  buon  punto  la  meno  esatta  preparazione.  In  sifFatti  lavori  riusci 
superiore  a  quanti  prima  e  dopo  di  lui  hanno  trattato  quel  genere; 
poiche  sebbene  molti  lo  abbiano  eguagliato  ed  anche  superato  nell'  u- 
nione,  nel  brio  e  nella  varieta  della  gianitura,  nessuno  pero  pote  emu- 
larlo  nella  bellezza  delle  teste  e  dell' estremita ,  nella  morbidezza,  nel- 
r  apparente  facilita  di  lavoro ,  ed  in  un  certo  che  di  vaporoso  tutto  suo , 
che  in  quel  genere  riesce  gradevohssimo.  Non  bisogna  confondere  coi 
suoi  veri  lavori  quel  numero  di  stampe  indegne  di  lui,  sotto  le  quali. 
Glide  approfittare  dell'  alta  sua  riputazione ,  alcimi  artefici  piii  inclinati 
al  guadagno  che  all'  onore ,  sopprimendo  il  loro  nome,  seppero  indurlo 
a  sostituirvi  il  suo.  Le  stampe  od  in  tutto,  od  in  gran  parte  di  sua 
mano  sono  distinte  da  vezzi  tali ,  che  torna  superfluo  1'  enumerarle. 

Ma  questo  sommo  artefice ,  il  cjuale  aveva  cominciata  1'  arte  sua 
coir incisione  a  taglio,  continuo  di  quando  in  quando  a  riprenderla  in 
modo  tutto  suo.  Fu  piu  felice  invei'o  nelle  piccole  che  nelle  grandi 
proporzioni.  Molte  delle  sue  vignette  sono  maravigliose  per  la  venusta 
e  r  economia  d'  artificio  con  cui  sono  cseguite.  Nella  stampa  del  tem- 
porale  di  Woollet,  dov'egli  incise  le  figure  ^Enea  con  Didone  in  atto  di 
rifugiarsi  nella  grotta,  il  sembiante  dell' innamorata  regina  e  tanto  av- 
venente  e  si  dolcemente  espressivo,  che  quel  piccolo  volto  vale  da  solo 


DI   GIUSEPPE   LONCHI.  I  I  3 

tutto  il  rimanente  della  rappresentazione ,  cjuantunque  trattata  da  quel 
celebre  incisore  paesista  con  sorpiciKlentc  niaestria;  e  nella  Cliz'ut  d'Aii- 
njbale  Caracci  il  sottoposto  putio,  portaiite  lo  steinma,  per  gentilezza  e 
facilita   di  tocco  nou  e  minore  in  merito  di  tutta  quanta  la  stanipa. 

E  poiche  parliamo  della  Clizia,  la  quale  dagli  ainatori  e  reputata  una 
delle  niigliori  sue  opere ,  lo  scopo  di  queste  riflessioni  esige  che  se  ne 
faccia  un  diligente  esame.  II  prirno  oggetto  che  s'affaccia  alio  sguardo 
e  la  figura  d'Amorc,  poiche  la  luce  vi  e  si  bene  ripartita,  che  ne 
risulta  il  piu  bel  rilievo ;  la  parte  ilhiminata  del  torso  sembra  perfino 
piu  bianca  della  carta  sulla  quale  e  impresso;  i  tocchi  piii  scuri  sono 
si  bene  riservati  a  poche  parti ,  che  il  rimanente  dell'  ombra  ha  vera- 
mente  la  trasparenza  della  carne,  ed  i  riflessi  di  luce  sono  posti  a 
quel  grado  clie  fa  valere  le  mezze  tinte  chiare  :  morbidi  sono  i  con- 
torni ,  dilicati  i  passaggi  delle  ombre ,  grasso  il  lavoro ;  in  somraa 
questa  figura  e  quanto  di  piu  tenero  e  carnoso  si  puo  fare  nell'arte 
nostra  senza  apparenza  di  fataca^  e  basta  cpiindi  da  se  stessa  a  giusti- 
ficare  il  sommo  pregio  in  cui  quella  stampa  e  tenuta.  Non  e  pero  da 
tacere,  che  i  capelli  sono  d'un  taglio  povero  e  stentato,  ne  hanno  il 
lustro  de'  naturali ;  la  faccia  troppo  lunga  per  un  fanciuUo ;  gli  occlii 
troppo  ravvicinati ;  troppo  esteso  e  discendente  il  pettorale  sinistro  pa- 
ragonato  col  destro;  ed  alcuni  punti  poi  troppo  visibili  sulle  parti  illumi- 
nate sono  ftior  d'armonia  col  circostante  lavoro.  Quanto  alia  figura  della 
Clizia,  e  assai  meno  felice :  la  fisononiia  non  e  punto  graziosa,  mentre 
solea  farle  graziosissime ;  1'  occhio  e  troppo  lungo  per  un  profile ,  la 
bocca  (parte  cli'cgli  trattava  con  tanto  vezzo  e  soavita)  e  di  forma 
disgustosa :  quella  testa  in  somma  in  quanto  al  disegno  non  sembra 
fatta  da  lui.  II  piede  poi  di  questa  figura,  quantunque  ben  segnato,  e 
troppo  bianco,  e  si  direbbe  di  gesso;  le  mani  sono  alquanto  gonfiette 
in  propoizione  delle  dita,  e  I'abito  finalmente,  ora  piu  stretto,  ora  piu 
largo  di  taglio ,  ora  con  punti  intermedj ,  ora  coll'  intrataglio  senza  lui 
perche,  non  da  1' idea  della  continuazione  del  medesirao  drappo  e  del 
medesimo  colore,  e  quindi  siffatto  lavoro  con  termine  incisorio  si  chiama 
pezzato.  Un'  altra  stampa  assai  ricercata  dagli  amatori  e  quella  intitolata 
il  Diploma  accademico  da  lui  inciso  dal  disegno  di  Cipriani;  ed  anche 
roi.  IV.  p.  II.  1 5 


I  1 4  DELLA    CALCOGRAFIA 

in  questo  1'  occhio  educato  ed  imparziale  ravvisa  molti  difetti  fra  mol- 
tissime  bcllozze.  La  fis>;ura  d'Ercole  e  pesantissima  cominciando  dai 
piodi ,  i  quali  sono  assoliitamente  troppo  larglii ;  la  testa  e  veramente 
ignobile ,  senza  carattere  e  del  piu  basso  stile ,  i  capelli  poi  e  la  barba 
sono  d'  un  lavoro  inccrto  e  mescliino ,  tanto  pel  disegno ,  cp.ianto  per 
r  intaglio.  Anche  il  Genio  delle  arti  e  nel  complesso  alquanto  corpu- 
lento ;  nia  le  esti'eniita  vi  sono  benissimo  indicate,  e  la  testa,  sebbene 
il  giro  degU  occhi  sia  piu  forzato  di  quello  del  naso  e  della  bocca, 
e  fatta  da  gran  maestro,  e  nulla  si  puo  vedere  di  piu  armonico ,  di 
piu  gentile ,  di  piii  gioviale.  La  carnagione  di  questa  figura  per  la 
facilita  e  varieta  del  tratteggio,  per  la  grassezza  della  tinta,  per  la 
morbidezza  de'contorni,  per  la  conservazione  delle  masse  e  per  I'ar- 
monia  del  cbiaroscuro  puo  servire  di  modeUo  a  qualunque  artista,  e  da 
questi  lati  pochi  nudi  nelle  stampe  de'  migliori  calcografi  reggono  al 
confronto.  Anche  uello  scudo  di  mezzo  vi  sono  alcune  estremita  ed 
alcune  teste  graziosissime,  e  vi  e  poi  conservata  eccellentemente  al  suo 
solito  I'aerea  prospettiva.  In  generale  pero,  tranne  I'Amore  di  cui  par- 
lamrao ,  ed  in  alcune  parti  questo  Genio ,  le  sue  stampe  sono  d'una  tinta 
dominante  alquanto  giigia  e  fredda  e  d'un  tratteggio  nividetto  e  gra- 
nite dappertutto,  per  cui  danno  serapre  I'idea  d'un  disegno  a  matita, 
ed  anche  non  preparato  collo  sfumatojo,  non  gia  d'un  dipinto:  e  danno 
a  vedere  per  conseguenza,  che  non  avrebbe  mai  potuto  col  suo  taglio 
incidere  fedelraente  le  opere  di  que'  pittori  d'  ogni  nazione ,  e  special- 
mente  Fiamminghi,  i  quali  curarono  al  sommo  grado  la  proprieta,  il 
brio  e  la  fusione  delle  tinte.  Qual  diverrebbe  il  lucidissimo  raso  di 
Wille,  oppure  il  terso  acciajo  di  Balechou  sotto  la  mano  di  Bartolozzi?  E 
per  seguire  il  giusto,  conviene  inoltre  confessare  che  nelle  sue  tx'adu- 
zioni  calcografiche  ei  fu  1'  incisore  piu  infedele  agli  archetipi  suoi  di 
quanti  figurano  in  questi  nosti'i  ragionamenti.  Nelle  sue  mani,  ne'suoi 
piedi ,  nelle  sue  fisonomie  e  segnatamente  ncgU  occhi  e  nelle  bocche, 
quahmcjue  fosse  1' originale  che  intagliava,  egli  e  sempre  lo  stesso  Bar- 
tolozzi. I  molti  schizzi  del  Guercino  da  lui  incisi  mostrano,  e  vero,  a 
prima  vista  il  carattere  di  quell'  autore ;  ma  cjuesto  carattere  e  si  pro- 
nunciato ,  si  diverso  da  ogni   altro ,  si  facile  ad  imitarsi ,  che  non  v'  e 


\ 


DI  GIUSEPPE   LONGHI.  I  I  5 

pittore,  i  cul  abbozzi  alia  matita  od  alia  penna  siano  stati  meglio  fal- 
sificati.  Quindi  non  possiaino  far  eco  ai  grandi  encomj  clie  a  quella 
serie  d' intagli  furono  prodigati,  quantuncjue  in  complesso  siano  assai 
pregevoli,  e  tanto  meno  ii  possiamo,  quanto  che  in  quelle  teste  me- 
desinie ,  sebbene  lo  stile  del  Guercino  sia  in  massa  conservato,  non  e 
del  tutto  celato  quello  di  Bartolozzi. 

Se  non  che  queste  mende  prodotte  in  lui  non  da  mancanza,  ma  da 
sovrabbondanza  di  gusto  e  di  sapcre,  aggiungono  sovente  e  non  detrag- 
gono  mai  al  nierito  de'suoi  prototipi;  e  se  lo  tacciano  di  qualche 
tiascuranza  od  infcdelta,  lo  sollevano  poi  al  grado  di  que'rari  artefici 
originali,  cui  riesce  impraticabile  qualunque  imitazione  troppo  servile. 
Amo  piu  un  intaglio  alquanto  rozzo ,  ineguale  e  senza  pretensione  d'  ar- 
tificio,  ma  ben  inteso  e  ben  condotto  rispetto  al  disegno,  che  1' intaglio 
piu  nitido  e  fuso,  ma  privo  d' intelligenza  di  forme  e  di  chiaroscuro. 
Amo  pill  la  parziale  infedelta ,  quando  interessa  ed  anima ,  che  la  fe- 
delta  piu  scrupolosa,  quando  riesce  fredda  ed  insignificante. 

Messi  a  bilancia  i  pregi  ed  i  dlfetti,  Bartolozzi  e  tale  incisore,  che 
occupa  meritamente  uno  de'primi  gradi  nella  storia  calcografica.  Si  puo 
chiamare  antonomasticamente  1'  incisore  delle  Grazie :  titolo  che  appar- 
tiene  esclusivamente  a  lui :  titolo  che  solleva  ogni  artista  sopra  la  sfera 
degli  altri  di  sua  professione:  titolo  bastante  a  coprire  ben  altri  tUfetti 
pill,  che  Bartolozzi  non  ebbe.  L' intelligenza  piii  profonda  deH'umana 
struttura,  la  cogiiizione  piii  estesa  dell'aerea  prospettiva,  del  chiaroscuro, 
deir  espressione  e  di  tutto  quanto  puo  condurre  alia  giusta  imitazione 
del  vero,  non  bastano  a  conseguire  la  grazia.  Jl  questo  un  sentimento 
ingenito ,  che  1'  esercizio  dell'  arte  puo  bene  avvalorare ,  instillare  non 
mai.  Fu  il  vero  distintivo  invariabile  del  nostro  Bartolozzi  (*). 

(*)  Pnrve  a  talnno,  cui  lessi  queste  mie  os-  occasioni  d'  esaininare  ad  una  ad  una  le   tante 

servazioni  per  essere  meglio  illuniiaato  nelle  niie  sue  produzioni,  fra  cui  la  tanto  celebrata  Morle 

opinion!,  ch'io  sia  stato  troppo  severo  nell' e-  di  Lord  Chatam,  ed  lio  potato  con  qualclie  di- 

sarae  di  quest'  illustrc  artefice.  lo  pero  non  saro  ritto  stabilire  la  mia  opinione  sul  merito  di  lui, 

0iai  per  riirattare  su  di  cio  le  mie  asscrzioni ,  quale  ora   respongo.  E    vizio  troppo  frequente 

ne  saprei   in  alcun    modo    scemarne   la  critica,  quello  di  tutto  biasimare,  se    il    piu    e    biasi- 

non    potendo    assolutamentc  minorarne  1' enco-  mevole;  odi  tutto  loJare,  se  il  piii  e  lodevole ; 

mio.  Nel  giro  di  moli'aani  ebbi  frequeatissime  ne  si  rifletle,  che  nelle  produzioni  deU'ingegno 


ii6 


DFXLA   CALCOGRAFIA 


GIOVANNI   VOLPATO 
nato  a  Bassano  nel   1780,  mono  a  Roma  nel  180 3. 

V^uesto  distinto  calcogiafo ,  se  non  e  da  collocarsi  fra  i  piii  valenti 
dal  lato  deir  intaglio  e  del  disegno,  e  pero  assai  stimabile ,  ed  ha  recato 
air  arte  nostra  non  poco  giovamento.  Approfitto  nella  sua  gioventu  degli 
ammaestramenti  di  Bartolozzi,  il  quale  prese  a  proteggerlo,  e  gli  aperse 
la  via  della  celehrita.  Nelle  belle  produzioni  calcograficlie ,  quali  da 
molto  tempo  sogliono  farsi ,  cioe  non  dalle  proprie  composizioni ,  ma 
da  quelle  de'migliori  pittori,  non  tutto  il  merito  e  dovuto  all'incisore; 
poiche  I'amatore  di  fino  gusto,  qiiando  vede  una  stampa,  non  suddi- 
vide  mai  la  parte  incisoria  dalla  pittorica,  ma  viene  spinto  ad  acqui- 
starla  dalla  bcllezza  del  tutto.  Quindi  e  che  molti  intagli,  stupendamente 
ti-attati  quanto  all'  artificio  incisorio ,  sono  tenuti  in  non  cale ,  perche 
tradotti  da  poco  felici  composizioni  pittoriche  o  da  soggetti  poco  in- 
teressanti,  ed  altri  molti  all'opposto,  sebbene  inferiori  d' artificio,  hanno 
fovorevole  accoglienza ,  perche  tratti  da  piu  belle  rappresentazioni  o  da 
pitture  universalmente  celebrate.  Di  tal  natura  sono  in  alto  grado  i  di- 
pinti  del  Sanzio  nelle  stanze  Vatlcane,  che  il  nostro  Volpato  con  fino 
accorgimento  prese  a  pubblicare  col  suo  bulino.  Non  sono  tali  invero 

umano  nulla  vMia  di  perfetto;  e  quell' opera  die  qui  non  vale  nominare.  Ma  si  nel  genere 
e  pm  bclla,  nella  quale  v' ha  niolto  meao  di  di  taglio,  che  in  quello  di  granite  uuo  dei 
brutto,  come  piii  brutta  e  quell' altra ,  nella  migliori  suoi  iniitatori  e  il  vivente  Francesco 
quale  v'ha  raolto  nieno  di  bello.  Seguendo  il  niio  Rosaspina,  professore  dell' arte  sua  nelfaccade- 
principio  di  rcnderini  utile  per  quanto  posso  niia  di  Bologna,  il  quale  incise  suUo  stile  di 
ai  giovani  calcografi,  non  potea  dispensarmi  dal  Bartolozzi  quel  suo  Amore  saettante  dal  Fran- 
fare  a  pro  e  contro  di  Bartolozzi  le  predette  cescliini,  gia  lodato  giustamente  nel  catalogo  di 
osservazioni  piii  da  artista  che  da  scrittore.  Basan  e  negli  altri  cataloghi  posteriori ;  cosi 
I  suoi  discepoli  ed  iniitatori  nel  genere  di  pure  incise  a  granilo  il  5.  Francesco  dal  Do- 
tagUo  sono  molti,  moltissimi  poi  nel  genere  di  luenicliino^  stampa  per  tutta  1' Europa  ricerca- 
granito.  Fra  questi  si  distinguono  parecchi  In-  tissinia;  e  piii  recentemente  la  Z)au;a  Jfg/i  Anorj 
glesi  ed  alcuni  Francesi;  segnataniente  liyland,  dall'Albani,  grande  stainpa  a  taglio,  in  cut  se 
forse  piii  suo  emulo,  die  suo  imitatore,  ZJurAe,  non  c  del  tutto  conservato  lo  stile  dell'autore 
Ryder,  TomKins ,  Dearie,  Ogborne ,  Marcuard ,  quanto  alia  frcsdiezza  e  trasparenza  delle  tinte, 
Nutter,    Fiedling,    Michel,    Gode/roy    ed    altri,  lo  e  pienamente  nelle  forme  e  neU'espressioue. 


I 


DI    GIUSEPPE   LONG  III.  II7 

quelle  stampe  da  precludere  I'adito  agl' incisori  futiiri  di  farle  miglio- 
ri  (*);  il  suo  tratteggio  e  troppo  ruvidetto  dappertutto  e  d'unatinta  al- 
quanto  fredda  e  ferrigna;  le  mczze  tinte  al([uaiUo  gravi  ed  opache,  ne 
abbastaiiza  sostenute  dagli  scuri;  i  contorni  stessi  non  del  tutto  modi- 
ficati  sul  carattere  ora  dolce ,  01a  sentito  di  quel  divino  autore ;  non 
credo  vero  per6,  o  se  e  vero,  non  e  giusto,  quanto  lo  Spagnuolo 
Azara  fa  dire  a  Mengs  nel  vedere  quelle  stampe,  cioe  che  Raffadlo 
era  tradotto  in  veneziano  ;  giacche  non  vi  si  scorge  ne  il  tocco  libero 
del  Tintoretto  o  di  Paolo  Veronese,  ne  il  succoso  colorito  del  Gior- 
gione  o  di  Tiziano.  Nelle  censure  dell' arte  vuolsi  fondato  raziocinio, 
e  nulla  valgono  gli  scherzi :  ed  io  porto  opinione,  per  quanto  resti  a 
desiderare  in  queste  opcre,  che  non  pertanto  siano  molto  stimabili,  die 
possano  meritamente  aver  luogo  in  cpialunque  scelta  collezione,  e  che 
forniino  insienie  uno  de' piii  begli  ornamenti  delle  civili  abitazioni.  L 
tanto  difficile  d' incidere  fedelmente  RafFaello,  che  se  anco  I'incisore 
non  lo  colpisce  perfettamente ,  nierita  senipre  gran  lode  per  non  averlo 
travisato,  come  avvenne  quasi  sempre  (**). 


STEFANO    FICQUET 

nato  a  Parigi  verso  il   1781,  morto  iui  nel   1 794. 

k3e  la  somraa  finezza  d'un  tratteo;";io  nitido  e  ben  ordinato  costi- 
tuisse  unicamente  il  vero  merito  dell' incisione,  dalla  mano  di  Stefano 
Ficquet  riconoscerebbe  cjuest'arte  I'apice  insormontabile  della  sua  per- 
fezione.  Alcuni  fra  i  molti  piccoli  riti-atti  da  lui    incisi    a    solo   bulino 

(*)  II  inio  valente  nllievo    Pietro  Anderloni  nondiiueao  in  gran  parte  alle  araorcvoU  istru- 

$t«  ora  incidendo  YMlila  e  I'Eliodoro  dai  disegai  zioni  di  Volpato  quel  primo  fomento,  per  cai 

die    ne    fcce    in    Roma    di   grandczza  alquanto  crebbe  di   poi   a   si  alta    e    nieritata    fama;    ne 

maggiorc ,  ed   il  buon   csito  non   puo   niancare.  qiiesto  e    1"  ultimo    ccrtamente    dei    merici    del 

(**)  II  celebcrrimo  suo  genero    e   discepolo  suo  degno  maestro,  sebbene    dal  discepolo  sia 

Raflaello  Morghcn,  quanlunrjue  prima  d'essere  stato  di  lunga  inaao  superato. 
in    Roma    trattasse    gia    bene    V  incisione ,  dec 


I  I  8  DELLA   CALCOGRAFIA 

allettano  1' araatoie ,  stiipefanno  1' intelligente  e  sgoraentano  1' artista  imi- 
tatore.  Maraviglioso  sovra  d' ogai  altro  per  I'estrema  sua  finitczza,  e 
direi  quasi  sovrumano  e  il  ritratto  di  La  Fontaine.  Portato  a  dopnia 
ed  aiiche  quadrupla  grandezza  per  mezzo  di  lente  convessa,  il  tratteg- 
gio  vi  coraparisce  ancor  fino  e  fermamente  condotto :  ad  occliio  nudo 
che  assai  miope  non  sia,  per  quanta  acutezza  vantar  possa,  riesce  in 
molte  parti  assolutamente  impercettibile.  Evvi  una  testa  coperta  giusta 
I'uso  di  que' tempi  da  un  parruccone  accademico,  in  cui  le  folte  cioc- 
che  de'capelli  ed  i  I'icci  cadenti  suUe  spalie  e  sul  petto  sono  della  piii 
natiu'ale  moUezza  e  lucidezza.  Dal  collo  pende  una  cravatta  di  finissimo 
lino  spiritosamente  toccata  in  mezzo  alia  quasi  invisibile  sottigliezza  dei 
tagli,  ond'e  formata,  quasi  combaciati  I'un  1' altro.  La  faccia  poi  (non 
pill  grande  deirunghia  del  mio  indice  )  e  disegnata,  anzi  modellata  a 
meglio  dire  coUa  piu  schietta  verita:  le  mezze  tinte  chiare  sono  a  punti 
codati  suUo  stile  de'  migliori  calcografi  ritrattisti ,  le  scux'e  a  tagli  con- 
tinuati  ed  equidistanti ,  ne'  cui  strettissiuii  interstizj  gl'  indicati  punti 
posti  r  un  dopo  1'  altro  in  linea  servono  d'  intrataglio.  Ma  un  miracolo 
dell'arte  che  sfugge  all'attenzione  di  clii  non  tratta  il  bulino  sta  negli 
occhi  di  quel  ritratto  per  la  veramente  inciedibile  diligenza  e  destrezza 
con  cui  sono  intagliati :  tu  trovi  nelle  stampe  di  Woollet  dei  punti 
d'  acquaforte  piu  grossi  di  quelle  pupille ,  eppure  in  si  piccolo  spazio 
ebbe  Ficquet  il  coraggio  d'  intromettere  sei  tagli  intorno  alia  nera  parte 
visiva ,  la  cui  larghezza  occupa  gia  piii  d'  un  terzo  della  pupilla  mede- 
sima,  e  questi  tagli  giro  egli  fluidamente,  e  ristrinse  gradatamente ,  e 
troncolU  verso  il  piuito  luminoso,  rientrando  nel  medesimo  solco  ap- 
pena  visibile,  senza  punto  addoppiarli. 

Cose  si  microscopiche ,  al  cui  paragone  diventano  colossali  le  dita 
imiane,  quanta  difficolta  non  doveano  costare  all' artista  esecutore,  se 
tanta  io  ne  provo  nella  semplice  descrizione  ?  E  parra  forse  a  talimo 
anche  versato  nelle  arti,  cli'io  scenda  a  troppe  minuzie  in  queste  mie 
osservazioni;  ma  non  gia  a  colui,  che  abbia  al  pari  di  me  provato  una 
volta  ad  incidere,  se  non  con  quella,  almeno  con  approssimativa  finezza. 
Ei  solo  puo  vahitarne  il  pregio.  Ei  sa  qual  occhio  di  lince  si  richiegga 
per  tali  sforzi  anche  coU'ajuto  della  lente,  e  come  questa  riesca  incomoda 


DI  GIUSEPPE  LONCHI.  II9 

operando,  se  troppo  convessa,  ovvero  addoppiata  ella  sia.  Sa  che  una 
mano ,  appena  men  clie  ferniissima ,  non  pu6  impostare  la  punta  del 
bulino  alia  voluta  equidistanza  dall'un  taglio  all'altro,  ne  molto  meno 
scavare  equabilmente  que' solclii  incomprensibili ,  ne' quali  ,esso  bulino 
intacca  appena  la  superficie  del  rame,  e  nella  forniazione  de'quali  I'ar- 
teficc,  per  evitare  ogni  sussulto  della  mano,  sospende  perfino  il  respiro, 
e  direi  quasi  momentaneamente  la  pulsazione  del  cuore.  Sa  clie  la  tempra 
e  I'afFilatura  dell'acciajo  bastanti  per  ben  tagliare  ne' solid  delicati  lavori 
incisorj  non  bastano  per  una  finezza  di  taglio  portata  a  si  alto  grado; 
essere  pertanto  necessario  di  riduiTe  il  bulino  a  filo  assai  piii  acute 
e  tagliente,  e  quindi  a  tempra  piii  tenace  (il  che  sempre  non  ottiensi), 
oude  la  punta  in  tal  guisa  assottigliata  non  si  pieglii  ad  ogni  istante 
o  non  si  spezzi. 

Da  cpiesta  indicibile  finezza  e  purita  di  lavoro  emerge  nei  bei  ri- 
tratti  di  Ficquet,  e  segnatamente  in  questo,  ma  non  so  che  di  grade- 
vole  air  occhio  dipendente  da  ci6  che  noi  chiamiamo  tinta  vellutata  (*), 
cui  niun  altro  genere  incisorio ,  ne  di  maniera  nera ,  ne  d'  acquerello , 
ne  di  granito,  ne  di  taglio  libero,  ne  molto  meno  di  litografia  potra 
mai  aspirare.  £  il  trionfo  del  bulino,  e  del  solo  bulino.  Un  taglio 
d'acquaforte  in  mezzo  a  siffatto  lavoro  sarebbe  come  un  nnido  filo 
di  lana  in  mezzo  a  leggerissima  tessitura  di  seta  sopraffina.  La  pmita 
secca  tanto  adattata  per  segnare  sul  rame  nudo  i  tagli  piii  sottili  po- 
trebbe  emularne  ed  anche  superarne  la  finezza ;  ma  agendo  questa  sul 
rame  non  per  iscavazione,  come  fa  il  bulino,  ma  soltanto  per  com- 
pressione,  non  pu6  segnare  tagli  cosi  ravvicinati  e  serrati,  giacche 
chiuderebbe  il  taglio  gia  fatto  colla  formazione  del  successivo. 

Ripeto  adunque,  che  se  nella  finezza  del  ti-atteggio  consistesse  tutto 
il  merito  dell' incisione ,  Ficquet  avrebbe  ottenuta  di  lunga  mano  la 
palma.    Ma    da    una    parte    i    suoi    ritratti    non    essendo    che    riiitagli 

(*)  TinU  wHutata  chiamano  gl'incison  qiiclla  in  guisa  da  senibrare   alio  spettatore,  die  vo- 

che  risulta  ia  qualche  parte  d'una  stampa  dalla  lendola  toccare,  sentirebbe  sotto  le  dita  la  dolce 

qualiia  dcll'artificio  incisorio,  dal  grado  e  dal-  sensazione  die  siiol  produire   il  velluto.  Ma  di 

r  inscnsibile  progressione  del  diiarosciiro ,  e  piii  cio  pure  piii  diffusamente  parleremo  nella  parte 

di  tutto  dalla  dolce  unioae  ed  impaslo  de'  tagli  seconda. 


120 


DELLA    CALCOGRAFIA 


acciiratissimi  in  minor  proporzione  delle  stampe  de' precedent!  maestri, 
non  hanno  il  prcgio  dell'  origiualita  calcografica ;  dall'  altra  quel  mi- 
nutissinio  tratteggio  si  conveniente  a' suoi  piccoli  busti,  mal  risponde- 
rebbe  alle  ^gure  di  maggior  dimensione  piii  praticate  nell' intaglio.  Se 
pero  non  e  prirao  per  valore  incisorio  complessivo,  e  unico,  insupe- 
rabile ,  sorprendente  da  lui  lato  dell'  aitc  malagevolissimo  (*). 


(*)  II  ritratto  di  La  Fontainp,  lU  ciii  lio 
parlato  a  liingo  ia  quest' articolo,  e  assoluta- 
mente  la  migliore  produzione  inarrivabile  di 
Ficqucc,  sebbene  gli  amatori  ricercbino  avida- 
mente  ancbe  qiiello  di  Mad.  di  Maintenon  e 
qnelli  piii  piccoli  di  Rtihcns  e  di  Vandyck. 
Ma  quel  ritratto  di  cui  parlammo  e  vernmente 
la  pietra  di  pnr.ngone  coo  cui  distinguere  la 
superiorita  dell'  iut.iglio  a  bulino  sopra  quanti 
altri  generi  d'  intaglio  fiu'ouo  peseta  iiiventati. 
Coir  intaglio  a  bulino  si  comiucio  a  stanipare, 
indi  venne  quello  d'  acquaforte  assai  giovevole 
alio  stesso  bulino  per  niolte  preparazioni  di 
cose  ruvide  o  frastagliate  ,  ma  incapace  di 
figurare  in  ogni  parte  da  solo.  Poi  si  penso 
ad  imitaie  la  matita,  mescolandovi  1' acquaforte, 
il  bulino  e  la  punta,  e  fu  questo  cliiamnto  in- 
taglio a  granito:  ne  uscirono  in  vero  stampe 
graziose  sotto  la  niano  d'  nn  Bartolozzi  e  d'al- 
tri ;  nia  ncppur  qucste  paragonal)ili  alle  belle 
stampe  di  taglio  dolce ,  cioe  di  bulino ,  per  va- 
rietji  d'artificio  e  per  esattezza  di  pittorica 
rappresentazione,  perclii;  piii  fatte  per  imitare 
i  disegni  die  i  dipiati.  Non  parlero  del  genere 
d' intaglio  a  maniera  uera,  applaudito  un  tempo 
dagli  amatori  sopra  d' ogii'altro,  come  piii  so- 
migliante  alle  opere  del  pennello,  e  die  fu  por- 
tato  da  Earlom  alia  maggior  perfezione  ^  ne 
deU'altro  genere  d' intaglio  detto  aWacquerello; 
genere,  da  cui  per  altro  uscirono  in  Parigi  rc- 
centeiucnte  per  opera  di  Jaset  graudi  e  belle 
stampe  ;  giacclie  anche  queste  paragonaie  colle 
migliori  opere  del  bulino,  risuliano  sempre  mo- 
notone e  seuza  quel  brio  calcogralico  die  si  bene 
condisce  le  belle  incisioni  a  taglio.  Kesta  ora 
a  parlare  del    genere    lilografico    invcutato   da 


poclii  lustri,  ed  ora  dilTuso  in  ogni  parte  d'Eu- 
ropa ,  stante  Tapparcnte  sua  facilita,  per  cui 
qualunque  disegaatore  si  reputa  gia  litografo 
senz' altro  previo  esercizio,  il  die  veramente 
non  e,  rendendosi  anzi  necessaria  per  la  di- 
versitii  die  passa  fra  la  carta  e  la  pietra,  e  fra 
la  matita  coinune  e  la  litografica,  una  partico- 
lare  abitudine.  Questo  nuovo  genere,  il  quale 
nella  formazione  del  tlpo  s'accosta  a  quello  del 
granito  calcogralico,  se  fatto  colla  matita;  oppure 
al  tratteggio  d"  acquaforte,  se  fatto  colla  penna  , 
e  quanto  all'  impressioae  somiglia  a  quella  del- 
r  intaglio  in  legno ,  lia  fatto  in  breve  tempo 
lodevoli  progressi.  Sono  essi  dovuti  jiiii  die 
air  abilitii  dei  disegnatorl ,  alia  perseveranza 
degl' impressori  nel  fare  nuovi  tentativi  per 
ben  riuscire;  ma  le  piii  belle  stampe  litogra- 
ficlie  lianuo  toccata  la  maggior  perfezione,  cui 
possano  aspirare,  quando  giuiigono  a  produrre 
r  efFetto  d'  una  buona  stampa  calcografica  nel 
genere  di  granito ,  e  siccome  il  granito  non 
puo  mai  enuilare  le  belle  stampe  a  taglio  dolce 
di  Wille,  di  Balechou  ,  di  Drevct  e  meno  an- 
cora  i  liaissimi  ritratti  di  Ficquet;  cosi  parrai 
avcre  ben  detto  die  alle  qualilii  del  ritratto 
di  La  Fontaine  niun  altro  genere  incisorio  dei 
gia  nominati,  e  moko  meno  quello  di  litografia 
potra  mai  aspirare.  Si  molto  meno,  e  cio  non 
gia  per  imperizia  degli  artefici ,  ma  per  difetto 
del  modo  imprescindibile  di  stampaie;  giacche 
(e  gl'incisori  m'inlenderanno  )  nelT impressioae 
calcografica,  allorclie,  dopo  d'avere  einpiti  i  ta- 
gll  col  ncro  di  stampa  si  ripulisce  colla  mano 
la  superCcie  del  rame,  rimane  sempre  fram- 
mezzo  ai  tagli  nelle  mezze  tinte  ombrose,  e  piu 
negli   scuri  una  leggiera  tinta ,  la  quale  rende 


DI  GIUSEPPE   LONGHI.  121 

GIACOMO    SCHMUTZER 

nato  a  Vienna  nel   lySS,  mono  ivi  circa  il   1808. 

J?  iglio  d' Andrea  e  discepolo  di  Willc  fu  Giacomo  Schmutzer,  il 
quale  debb'essere  annoverato  fra  i  prinii  incisori  per  la  fermezza,  iiiti- 
dezza  ed  arditezza  del  suo  bulino,  e  non  meno  pel  sentimento  e  pel 
uerbo  della  sua  niatita.  Come  il  suo  condiscepolo  Bervic ,  ammiratore 
egli  pure  del  bel  taglio  del  suo  maestro,  pose  ogni  cura  nel  farlo  va- 
lere  in  ogni  suo  lavoro ,  e  vi  stette  ben  presso,  se  nol  raggiunse  to- 
talraente.  Le  due  stampe  da  lui  incise  da  Rubens,  cioe  Muzio  Scet^ola 
davand  a  Porsenna,  e  S.  Cregorio  ( o  forse  S.  Ambrogio )  vietante  V  in- 
gresso  nel  tempio  a  Teodosio,  sono  a  buon  diritto  le  piii  stimate  dagli 
intelligenti ,  ed  e  pure  stimata  la  Nascita  di  Venere  parimente  da  Ru- 
bens;  ma  in  questa  alcune  parti  sono  migliori  di  quelle,  alire  inferiori; 
tutte  pero  mostrano  ad  evidenza  la  sicurezza  straordinaria  di  lui  neH'uso 
del  bulino.  Le  forme  sono  intese  assai  bene,  avuto  riguardo  alia  ma- 
nicra  del  pittore,  ed  il  chiaroscuro  vi  e  sostenuto  vigorosamente.  Pero 
il  giovane  incisore  male  provvederebbe  alia  buona  sua  riuscita,  se  stu- 
diasse  esclusivamente  quello  stile  d' intaglio,  giacche,  se  anche  per  na- 
turale  disposizione  e  per  assiduo  esercizio  giungesse  a  fare  altrettanto, 

piii  dolce  e  piii  armoaico    il    tratteggioi   men-  bulino  qualclie  punto  grosso  piii  del  bisogno,  ag- 

tre  aeir  impressione  litogralica  gl' intersiizj  fra  giungere  non  maij  per  cui  riesce  quasi  impossibile 

Ic  linee  o  fra  1  punti  risuliano  sempre  di  puro  il  condiirre  Topera  sua  alia  necessaria  armoniai 

bianco  di  carta  del  tutto  scoperta,  e  nel  modo  quindi  e   costretto  a   supplirvi  con  infiniti  ritoc- 

por  appnnto  in  cui  risultano  linpresse  le  stampe  chi  sopra  ogni   stampa,   per  cui  le  stampe  lito- 

calcograficlie  ,  quando  venga  pulito  il  ranie  non  graficlie  finite  sono   piii  costose  di    quello    clie 

a  palma  di  mauo,  ma  a  lisciva,  il  clie  le  rende  la  natura  dell' arte  dava  a  sperare.    Quando   il 

crude,  e  toglie    al    lavoro  tutta  1' arnionia.  Un  citato  ritratto  verrh  copiato  litograficamente  in 

altro  difetto   non  dei   litografi,   ma  dell' arte  li-  niodo,   die   vcdendolo    da    vicino   io   possa  per 

tografica  si  e,    clie   dove   il   calcografo,  quando  un  istante  crederlo  originale    di  Ficquet,   pro- 

cava  le   prove  del  suo  lavoro,  si  giova  di  queste  metto  di  consigliare   i   iniei  discepoli  ad  abban- 

per  bene  ultiuiarlo,  o  diminuendo  od  accresccn-  donare  tosto  la  calcogralia,  per  darsi  interamente 

do  le  sue   tinte;   il  litografo  in  vcce,   tirata  la  alia  nuov' arte ,  e  prometto  io  stesso  di  lasciare 

prima  prova  di  stampa,  non  puo  die  diminuire  T  arte  raia  prediletla  per  fare  Io  stesso. 
qualclie  poco,  suddividendo  coa  alcaai  iucavi  di 

Vol.  IV.  P.  II.  16 


122  DEIXA   CALCOGRAFIA 

riuscircbbe  sempre  il  suo  lavoro  troppo  lucido  e  pesante  in  ogni  parte. 
Nolla  traduzione  dei  dipiuti  di  Rubens  il  metodo  praticato  da  Schmutzer 
non  disdice  punto;  ma  diveiTebbe  iiisoppoi'tabile,  se  venisse  applicato 
alle  incision!  tratte  dai  classici  dipinli  italiani.  Puo  nondimeno  riescire 
di  non  poco  giovamento  a  quegl' incisori  di  lor  natura  freddi  e  stentati, 
i  quali  temono  d'  avventurare  qnaluncjue  ardito  niovimento  nel  loro  trat- 
teggio,  qiiand'essi  per6  consultino  le  opere  di  lui  ove  meglio  torna;  ma 
non  le  prcndano  esclusivamente  a  modello;  poiche  sarebbero  facilmente 
trascinati  nel  suo  costante  difetto  dalle  niolte  bcllezze  incisoric  e  pitto- 
riche  da  lui  sparse  in  tant' altre  parti  della  sua  professione,  e  clie  gli 
danno  posto  ben  meritato  fra  i  pin  valenti  calcografi.  Egli  si  e  formato 
nno  stile  tutto  suo  e  ben  diverse  da  quello  del  suo  maestro  e  dei  mol- 
tissimi  suoi  condiscepoli ;  stile,  se  pur  si  eccettui  Goltzio  e  Wisscber, 
il  pill  animato  e  focoso  di  tutti  qiianti  i  bulinisti.  Egli  c  per  tal  modo 
che  ba  sapiito  onorare  la  sua  patria  e  giustificare  la  munifica  prote- 
zione  accordatagli  dall'  Imperatrice  Maria  Teresa  di  sempre  grata  ri- 
cordanza  (*). 


GUGLIELMO    WOOLLETT 

nato  a  Maidstone  nel   lySS,  mono  a  Londra  nel   lySS. 


N, 


uova  spinta  da  nuovo  lato  verso  la  pcrfezione  die  all'arte  nostra 
ringlese  Guglielmo  WooUett,  avtista  giustamente  celebratissimo.  Applico 
dapprima  all'  incisione  del  paesaggio ,  ed  in  questo  genere  non  solo  sor- 
pass6  con  istile  d' intaglio  tutto  suo  quanti  I'aveano  preceduto,  ma  pose 
nelle  sue  opere    tanta   maestria  d'artificio,  tanto  brio  ed  ardimento  di 

(*)  Schinutzcr  ha  forniati  parecclii    alllev! ,  Quirino    Mark  ,    Cristoforo    Guglielmo    Bock    ed 

inferior!  ccrtamente  a  lui,  ma  pure   meritevoli  altri.  Fu  detto  pcrcio  giustaoieate    cli' egli  era 

di  lode ;  sono  di  questo  nuraero    Fedcrico    Ait-  per  molti   riguardi   in    Vienna    cio   clie    il    suo 

guslo  Brand,  Giovanni   Vito  Kaupcrz,    Giovanni  maestro    WiUe    era    in    Parigi:  bella  prova    di 

Giorgio  Janota ,  Giacomo  Adam ,  Clementc  Kohl,  filantropia,  di  schiettezza  e  di  vera  liberalita. 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  123 

tocco,  tanta  forza  ed  armonia  di  chiaroscuro,  tanta  vaneta  di  tinte 
col  solo  nero  di  stainpa,  tauta  iiUeliifi;cnza  deiraorea  prospettiva,  tanta 
verita  in  somina  c  tanta  illusione  pittorica,  chc  fu  per  tutti  i  calco- 
grafi  conlcmporanci,  ed  e  tuttora  per  noi  d' esenipio  e  di  maraviglia. 
Tratto  con  eguale  facilita  i  solchi  d'acquaforte  piii  serpentini  e  ro- 
husti,  i  pill  .nitidi  e  fluidi  del  bulino,  i  piii  fini  e  dilicati  della  punta 
a  rame  nudo,  adattando  sagacemente  1' uno  e  1' aliro  di  questi  mezzi 
alia  divorsa  rapprosentazione  dcgli  oggetti,  sccondo  che  piii  o  nieno 
convenienti  li  giudicava  al  fine.  Cosi  puo  dirsi  che  a  ciascuna  delle 
tre  principali  operazioni  incisorie  egli  pel  primo  giusti  limili  asse- 
gnasse,  e  ne  forniasse  un  jirecetto  d'arte  si  giiisto  e  si  consentaneo 
alia  natura,  che  inverterlo,  o  non  si  potrebbe  volendo ,  o  troppo  scon- 
cio  riuscirebbe  potendolo. 

Con  si  Telici  disposizioni  era  ben  naturale  che  non  rimanesse  fra  i 
confini  di  semplice  paesista;  ma  a  piii  difficile  palma  agognasse,  incidendo 
le  uniane  forme  ne'ritratti  e  nella  storia.  Nel  che,  a  vero  dire,  ebbe  pure 
gran  lode;  se  non  che  applicando  egli  per  istinto  o  per  abitudine  a 
questo  genere  quell'  azzardata  grossezza  e  tortuosita  di  tratteggio ,  che 
trov6  si  conveniente  all'altro,  v'indusse  certo  che  di  troppo  sentita  gra- 
nitura  e  slanciata  varieta  di  tocco,  che  nella  traduzione  dellc  battaglie 
di  West  non  e  del  tiitto  disadatta;  ma  tornercbbe  assai  male  in  rap- 
presentazioni  piii  semplici  di  carattere ,  piii  severe  o  piii  graziose  di 
stile,  piii  castigate  d'esecuzione,  come  in  quelle  di  Leonardo,  di  Raf- 
faello ,  di  Correggio  e  di  tant'  altri  illustri  italiani  ed  anche  oltramon- 
tani.  Perocche  non  v'  ha  nelle  arti  perfezione ,  se  la  varieta  non  e 
congiunta  all'  unita ,  e  di  questi  due  primarj  elementi  del  bcllo  non  e 
possibile  dar  piii  risalto  all' uno,  senza  detrarre  all'altro.  Nel  genere  di 
paesaggio ,  dove  la  natura  poco  presenta  di  morbido  e  di  liscio,  molto 
in  vece  d'ineguale,  d'aspro,  di  suddiviso  e  di  frastagliato;  dove  la  casti- 
gatezza  de'contorni,  I'inviolabile  proporzione  delle  membra,  I'esprcssione 
degli  affetti ,  la  boUezza  che  riscalda  son  nomi  ignoti  per  chi  non  tra- 
vede  il  campanile  nella  luna :  in  questo  genere,  dico,  e  ammessa  a  ra- 
gione ,  anzi  voluta  grande  liberta  e  differenza  di  tocco ,  ora  arditaniente 
grasso  e  rilevato ,  ora  fluido  e  leggiero :  e  la  seducente  varieta  e  meno 


124  DELLA    CALCOGRAFIA 

stretta  dai  vincoli  deU'unita.  Ma  nel  genere  di  storia  si  richiede  indi- 
spensabiliiicnte  piii  o  meno ,  secoiido  le  diffei-enti  composizioiii ,  una 
giiuliziosa  sobrieta,  e  T^^ooUett,  il  quale  seuti  piu  d'ogni  altro,  ed  espresse 
mirabilmente ,  incidendo ,  il  tocco  spiritoso  e  frizzante  de'  pittori  paesi- 
sti,  mal  si  fren6  trattando  rumana  figura  nelle  storiche  rappresentazioni , 
e  non  v'ha  dubbio  die  per  troppo  amore  di  varieta  pecca  talvolta  di 
troppo.  Nella  sua  stampa  della  Morte  di  Wolff  evvi  appie  d'  un  gra- 
iiatiei'e  un  bcrrettone  si  iiividamente  ti-atteggiato  aU'acquaforte,  clie  par 
essere  sculto  in  un  pezzo  di  granito ,  e  la  figura  seminuda  di  quel  cana- 
diano  rannicchiato  sul  suolo  per  la  grossezza  de'  punti  con  cui  e  fatta 
la  carnagione,  e  per  la  tinta  die  ne  risulta,  sembra  di  pietra  molaja;  il 
suolo  stesso  e  un  miscuglio  di  grosse  linee  sei-pentine  e  di  grossi 
punti,  il  die  produce  Teffetto,  ben  piii  die  d'un  terreno  incolto,  d'un 
amniasso  di  gliiaja :  cosi  pure  neU'altra  stampa  d'eguale  grandezza,  in- 
titolata  la  Battaglia  alia  Hogue,  i  segni  del  vascello  piu  vicino  e  dei 
circostanti  battelli  sono  si  pronunciati  e  scabri,  clie  si  direbbero  quei 
legni  esser  giaciuti  da  cent'  anni  in  porto  a  tutte    le    intemperie    delle 


stagioni. 


Tanto  espongo  a  solo  fine  di  comprovare  la  tendenza  di  questo  grande 
artista  ad  introdurre  nell' intaglio  di  figura  i  principj  medesinii  da  lui 
adottati  in  quello  del  paesaggio.  Del  resto  in  queste  pregevolissime  sue 
opere  1'  esagerazione  di  certe  parti  serve  in  singolar  maniera  a  dar  ri- 
salto  a  molt'altre;  poiclie  nella  sua  prima  stampa,  senza  quel  terreno, 
lion  parrebbe  si  leggiero  e  vaporoso  il  funio  della  moschetteria ,  e  nella 
seconda,  senza  quelle  bardie,  non  parrebbe  si  fluida  e  trasparente  I'onda 
del  mare.  Tanta  novita  di  stile  e  tanta  ridondanza  di  gusto  gli  procu- 
rarono  in  tutto  od  in  parte  iraitatori  senza  numero.  Ormai  non  compare 
pill  un  pezzo  di  paesaggio  in  qualunque  stampa,  se  non  rivestito  della 
sua  divisa.  Woollett  e  incontrastabiliiiente  il  prototipo  dell' arte  in  questo 
genere ,  e  puo  anclie  servire  di  norma  nell'  incisione  di  storia ;  ma  vuol 
essere  imitato  con  molta  circospezione  e  con  molto  riguardo  al  carat- 
tere  dell'  autore  die  si  traduce.  Senza  di  cio  per  di  lui  mezzo  e  gia 
predisposta  la  via  all'eccesso,  vizio  nelle  bell' arti  peggiore  del  difetto, 
vizio  sempre  crescente,  perche  riguarda  la  licenza  sotto  I'aspetto  della 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  125 

bellezza,  vizio  finalmente  incorreggibile ,  perche   riconosciuto  da  tutti, 
ftiorche  dall'artista  che  ne  e  invaso  (*). 


CARL' ANTONIO  PORPORATI 
nato  a  Torino  nel  1741  ,  morto  ivi  nel   1816. 


C. 


-(hi  ama  nelle  produzioni  dell' arte  nostra  precisione,  nettezza  di 
taglio,  vcrginita  di  lavoro,  fusione  e  trasparenza  di  tinte,  armonia  di 
chiaroscuro,  equilibrio  d'artificio,  costanza  di  stile,  cose  tutte  da  te- 
nere  in  gran  pregio ,  ferrai  lo  sguardo  sulle  opere  del  nostro  Porporati. 
Chiamato  egli  a  quest' arte  dalla  natura,  prima  che  sapesse  trattare  il 
bulino  e  la  punta,  esercitavasi  a  copiare  cUligentemente  coUa  penna  le 
stampe  de'migliori  bulinisti.  Mandato  dalla  niunificenza  del  suo  Re  a 
Parigi ,  citta ,  la  quale  fu  sempre  per  1'  incisione  in  rame  cio  che  Roma 
per  la  pittura,  la  scultura  e  1' architettura ,  cominci6  a  trattare  leggia- 
dramente  il  bulino  sotto  la  direzione  di  Wille,  indi  allettato  dalla  moi- 
bidezza  e  finezza  del  taglio  di  Beauvarlet  voile  conosccre  da  vicino  i 
tnezzi  da  lui  praticati  nell'  incisione.  Di  questi  due  maestri  per6  poco 
o  nulla  traspare  nelle  sue  opere,  essendosi  egli  formato  uno  stile  tutto  suo 
ed  anche  nuovo  particolarmente  nelle  carnagioni.  Scmbra  ch'egli  fosse  il 
primo  ad  introduire  il  metodo  scguente,  che  venne  imitato  da  piii  d'uno, 
e  segnatamente  dal  mio  maestro  Vincenzo  Vangelisti  nel  suo  Piramo  e 
Tishe.  Egli  introdusse  nelle  mezze  tinte  piii  vicine  alia  striscia  dell'ombra 


"o 


pii 


maggiore  e  ne'riflessi  dell'ombra  medesima  I'intrataglio,  o,  come  dicono 
gritaliani,  lo  spacco,  in  luogo  de'punti  oblunghi  d'impasto  nell'amandola 

(*)  Oltre  Ic  giii  iailicate  stainpc  dl 'Woollett,  sembra  veramente  dipinto,  perclie  col  piu  fino 

sono   motto    ricercati   fra   i    pacsaggi    Celadone  accorgimento  I'artefice  seppe  coprire  tutti  i  lutni 

td  Amelia ,  Ceice  ed  Alcione ,    la    Villa  di  Cice-  di  quel  paesaggio ,  per  riservare  la  carta  ver- 

rone,  la  Solitudine,  Fetonte,  la  Niobc,  il  JUac-  gine  sulle  parti  bianche  del  cane.equello  die 

belli,  il  Mattino ,  la  Sera,  il  Ponte  ed  il  Cane  piii   e,   seiiza   troppo  sagrillcare  lo  stesso  pae- 

s/Htgimolo,  il  quale,  oltre  la  piii  giusta  espres-  saggio.  A  qucste  si  possono  aggiungere   il  Ca- 

•ioae   della    sua   attitudine    e    dclla   sua  testa,  stello  ed  il  Bosco  selvaggio  da  Gaspare  Poussin. 


126  DELLA    CALCOGHAFIA 

delle  incrociature,  ingrossando  sovente  il  detto  intrataglio  fino  al  valore 
del  taglio  doininante,  o  per  evitare  il  mal  efFetto  clie  prodmrchbero  i 
secondi  tagli  troppo  distanti  fra  di  loro  rispetto  ai  priini,  vi  aggiuiise 
uu  terzo  segno  di  minor  grossezza  del  secondo,  ma  pure  sentito.  Anche 
i  punti  d'inipasto  nelle  mezze  tinte  chiare  fatte  a  taglio  interrotto  furouo 
da  lui  disposti  non  mai  obliquamente,  ma  sempre  coU' andaraento  dei 
primi  segni  a  guisa  d'  intrataglio  con  piu  staccata  interrnzione.  Questo 
metodo  e  adatto  per  ecccllenza  alia  rappresentazione  di  certe  carnagioni 
di  pelle  fina,  delicata  e  liscia,  le  quali  non  hanno  visibile  poi'osita  ed 
abbondano  di  quelle  mezze  tinte  in  cui  traspajono  le  vene,  e  clie  i 
pittori  chiamano  oltramarine,  perche  molti  passaggi  di  tinta  non  pos- 
sono  essere  mcglio  iraitati,  che  servendosi  in  parte  di  quel  colore  azzuno 
che  dicesi  oltramare.  Questo  artificio  riesce  all' occhio  gradevolissimo , 
producendo  nell"  intaglio  tinte  lluide  e  tenere  oltremodo;  ma  non  c  fatto 
pei  cpiadri  di  grasso  impasto.  In  fatti  la  sua  stampa  della  Vergine  del 
coniglio  e  I'altra  della  Leda ,  prese  entrambe  dal  Correggio,  quantun- 
que  giustamente  pregiate  dagli  amatori  per  molte  bellezzc  che  le  di- 
stinguono,  da  questo  lato  non  danno  giusta  idea  del  dipingere  moibi- 
damente  succoso  di  quel  sommo  autore.  In  vece  la  Fanciulla  col  cane 
da  Greuze,  e  la  Donna  che  i>a  a  letto  da  Vanloo  gli  sono  benissimo 
riuscite.  Mentre  pero  quest' uomo  e  da  amrairarsi  in  certe  sue  carna- 
gioni, lascia  desiderare  non  poco  in  altre  parti  moltissime.  I  suoi  ca- 
pelli  sono  sempre  d'un  taglio  povero  e  ruvidetto,  come  all' incirca  li 
fece  Bartolozzi :  se  non  clie  in  (juest" ultimo,  essendo  spai'sa  dappertutto 
alquanta  ruvidezza,  urtano  meno  che  in  lui,  il  quale  in  altre  parti  us6 
d'un  taglio  nitido  e  puro;  timido  poi  e  il  movimento  del  suo  tratteg- 
gio,  freqnentemente  debole  il  chiaroscuro,  e  1' artificio  suo  in  ogni  opera, 
che  ha  prodotta  da  ben  diversi  autori,  appare  quasi  sempre  lo  stesso. 
Cio  sia  detto,  lo  ripeto,  per  I'obbligo  in  cui  sono  di  ragionare  pro  e 
contro.  Non  e  men  vero  pero,  che  alcunc  sue  stampe  denno  entrare 
a  buon  diritto  in  qualunque  scelta  coUezione ,  e  possono  servire  d'  ot- 
tima  norma  in  certi  casi  a  qualsivoglia  incisore.  £  un  artefice  rispet- 
tabilissimo,  e  fu  il  primo  incisore  italiano,  il  quale  s' occupasse  della 
purita  del  lavoro  e  dei  vezzi  del  bulino :  prima  di  lui  non  si  pubblicavano 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  1 27 

fra  noi  che  schizzi  d'acquafortc,  e  non   mai   stampe  finite,  oppure  le 
pill  condotte  erano  d'uii  taglio  alquanto  gretto,  rozzo  e  malinteso  (*). 


GUGLIELMO    SHARP 

nato  a  Londra  nel   1746,  mono  i^>i  ncl   1824. 

VVuesto  valentissimo  artcfice,  di  cui  I'lnghilterra  non  solo,  ma  I'Eu- 
ropa  tutta  corapiange  la  recente  perdita,  merita  nella  storia  calcogvafica 
particolare  osservazione.  Secondo  il  inanuale  di  Huber  apprese  il  disegno 
da  West,  F intaglio  da  Bartolozzi,  due  grandi  maesm  in  vero,  ma  ch'ei 
non  segui  molto  da  vicino,  prendendo  da  cpianto  mostrano  le  sue  opere  a 
studiare  da  una  parte  Reynolds,  e  Strange  e  Woollett  dall'altra,  e  forman- 
dosi  COS!  uno  stile  suo  proprio,  die  a  nessun  altro  direttamente  somiglia, 
stile  ridondante  di  spirito  e  di  gusto  sovra  quanti  comparvero  nel  genere 
d' intasilio  rejrolare,  ma  non  esente  da  "iravissimi  difetti  d' esajrerazione 
e  di  trascuranza.  Cosi ,  mentre  per  opera  sua  T  arte  nostra  omai  giunta 
al  suo  apice  per  una  parte  sali  ancora  d'  un  passo ,  retrocesse  non  poco 
per  r  altra.  Intaglid  assai  bene  la  storia ,  meglio  il  ritratto.  Nella  prima 
tradusse  per  eccellenza  il  carattere  de'suoi  pittori  compatrioti  e  con- 
•  temporanei,  riproducendone  con  pari  fedelta  le  bellezze  ed  i  difetti,  e 
si  distinse  d'  assai  colla  sua  stampa  intitolata  i  Dottorl  della  Chiesa 
da  un  dipinto  di  Guido.  Nel  secondo  fra  le  altre  sue  produzioni  sono 
maravigliosi  a  vedersi  i  ritratti  d"  Hunter  e  di  Boulton.  Mentre  gli  sto 
esaminando,  ho  pure  sott' occliio  1' altro  di  egual  niisura  e  d'altissimo 
pregio  inciso  da  Bervic,  rappresentante  Gahriele  Senac  di  Meillian.  Al 
confronto  de'volti,  quelli  sembrano  non    gia   incisi,  ma    succosamente 

(*)  Oltre  le  dette  stampe,  sono  molto  stimate      gia  per    la    composlzione  la  Susanna  al  bagno 
Ventre  ed  Jmore  da  Poinpeo  Battoni,  la  Morte       da  Santerre. 
dJbele  da  Van  der  Werff,  e  per  1'  intaglio^  noa 


128  DELLA.   CALCOGRAriA. 

dipinti,  non  dipinti,  ma  direi  quasi  viventi;  questo  ha  qiialchc  cosa 
di  inetallico  o  di  legno  colorato  e  verniciato.  AH'  opposto  il  vestito 
dell'iino  e  giusto,  A'ero ,  iiisuperabile ;  quello  dcgli  altri  duro,  stentato 
ed  a  giiisa  di  trascurato  abbozzo.  Siccome  peio  ne'  ritratti  il  priino 
merito  sta  nella  verita  e  nell'  espressione  della  fisonomia ;  cosi  in  tal 
confronto  la  palma  c  devoluta  a  Sharp.  In  generale  quest' artefice  spiega 
in  quasi  tutte  le  sue  opei-c  grande  iatelligenza  di  chiaroscuro,  profondo 
sentinicMito  d'  espressione  e  di  colore ,  arditezza  di  tocco  singolare ,  e 
quel  clie  e  piu,  dopo  tanti  maestri  die  lo  precedettero ,  niolta  novita 
d'  artificio  incisorio.  Con  focile  ripiego  ha  egli  troncata  liberamente 
nelle  carnagioni  la  direzione  de'prinii  segni,  sostituendone  un'altra,  che 
non  era  pure  la  continuazione  de'  secondi ,  e  seminandovi  punti  e  contrap- 
punti  senza  che  ne  sofFrissero  menomamento  la  fusione  ed  il  carattere 
dominanti  della  tinta.  Alcuni  segni  inossi  piu  del  dovere  e  non  ri- 
chiesti  dalle  inflessioni  del  vero,  alcune  direzioni  di  trattcggio  antipro- 
spettiche,  che  in  altri  artefici  sarebbero  intoUerabili,  in  lui  aggiungono 
bene  spesso  e  spirito  e  nerl)o.  Tu  vedi  sparse  iji  quelle  teste  certe 
piccole  masse  isolate  di  tagli,  le  quali  da  vicino  ti  sembrano  assolu- 
taniente  fuor  di  concerto;  osservale  a  modica  distanza,  e  scoprirai  quanto 
servono  magistralmente  alia  piu  esatta  e  piii  facile  indicazione  de'  piii 
minuti  accidenti  del  vero.  Questo  pregio  pero  non  e  tutto  suo,  ma  e 
dovuto  in  gran  parte  alia  piu  scrupolosa  sua  imitazione  di  tutte  le  mo- 
dificazioni  e  giri  ed  urti  di  pennello  che  riscontrava  ne'migliori  dipinti 
de'moderni  ritrattisti  inglesi,  i  quali  formati  siiUe  opere  dei  Rubens, 
dei  Rembrandt,  dci  Wandyck  e  dei  Velasquez,  a  malgrado  di  qualche 
eccedente  lihcrtu  di  tocco  e  di  qualche  alterazione  di  forme,  per  facile 
impronta  del  vero  ne'piii  opportuni  moraenti  passeggieri,  per  espi^es- 
sione,  per  chiaroscuro  e  per  colorito,  non  temono  confronto  coi  mi- 
gliori  ritrattisti  delle  altre  nazioni.  Fcdele  a  quest'  unica  sua  mira 
d'imitare  col  bulino  il  giuoco  del  pennello,  e  prefercndo  per  naturale 
inclinazione  i  dipinti  piii  franchi  ed  arditi  ai  piii  diligenti  e  fusi,  per- 
che  da  qiiclli  il  suo  sistema  d'intagliare  traeva  piii  chiai'a  norma  per 
la  direzione  de' segni,  da  questi  in  vece  nessuna,  fii  nemico  di  tutto 
ci6,  che  lascia  I'uigrato  sentore  dello  stento  e  della  fatica  sostenuta  dal 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  1 29 

calcografo,  il  die  nelle  operazioni  del  buliao  accade  frequcnteraente , 
e  quindi  evit6  come  paste  ogni  curva  di  tratteggio  troppo  regolare , 
ogni  liscio  inoppoituno  prodotto  da  scrupolosa  equidistanza  e  nitidezza 
di  taglio,  riservandole,  e  neppure  quant' era  d'uopo,  ai  soli  oggetti  di 
lor  natiira  levigati  e  lucenti. 

Scuotere  cosi  il  giogo,  che  alcuni  moderni  bulinisti  aveano  iraposto 
air  arte  nostra,  valutandone  tutto  il  merito  nel  ben  tagliare  il  rame, 
giogo ,  che  gli  amatori  a  forza  d'  oro  niantenevano ,  fu  veraraente 
iinpresa  d'  altissinio  ingegno  e  difficilissiina ;  per  buona  sorte  non  e 
del  tutto  tornata  in  vano;  ma  avrebbe  vantato  assai  migliore  suc- 
cesso,  se  in  certi  limiti  di  moderazione  si  fosse  1' artista  contenuto. 
Tutt' air  opposto  per  troppa  fedelta  agli  scherzi  del  pennello  s'abban- 
dono  a  licenze  veramente  stravaganti,  die  per  la  loro  originalita  e 
per  r  efTetto  die  ne  risulta  amo  pure  io  stesso ,  mentre  non  posso 
approvarle.  Le  pupille  degli  occhi  nostri  sempre  tonde,  dacche  la  razza 
umana  si  riproduce,  nel  ritratto  di  Hunter  s' accostano  piii  al  quadrato , 
che  al  tondo  non  solo  nella  forma,  ma  ben  anco  nel  giro  de'tagli  che 
le  compongono,  e  non  pertanto  quegli  occhi  diretti  verso  la  luce,  e 
quindi  alquanto  socchiusi,  sono  vivi,  veggenti  ed  animati  da  forte  pen- 
siero.  Certainente  per  quanto  rotonde  in  natura  siano  le  pupille,  nella 
posizione  di  quella  testa ,  ristringendosi  le  palpebre  a  coprirne  sensibil- 
meiite  la  parte  superiore  e  1'  inferiore ,  si  presentano  a  qualche  distanza 
in  tutt'altra  forma,  che  circolare,  ed  il  celebre  Reynolds  nel  dipingere 
quel  ritratto,  usando  del  suo  tocco  di  pennello  scenico  e  di  primo  getto, 
e  mirando  saggiamente  a  rappi'esentare  le  cose,  non  quali  sono,  ma 
quali  appajono  alio  sguardo ,  le  avra  indicate  nel  quadro,  come  stanno 
nella  stanipa;  ma  I'incisore,  al  quale  ogni  semplice  pennellata  costa 
I'operazione  di  parecchie  linee,  ne  puo  essere  scusato  dalla  rapiditii 
del  suo  operare ,  non  poteva  deviare  nel  giro  di  queste  dall'  ordine 
della  natura ,  seiiza  cadere ,  come  egli  fece,  iiello  sconcio  di  rappresen- 
tare  quelle  pupille  scliiacciatc,  anziche  sottosopra  alquanto  copertc  dalle 
palpebre.  Siniilmente  i  capelli  sotto  il  suo  bulino  non  hanno  quasi  mai 
il  giusto  nascimento  ed  andamento  de'naturali,  ma  cjuello  bensi  d'un 
pennello  scherzevole,  e  talvolta  manierato. 

Vol.  IF.  P.  u.  17 


l3o  DELLA    CALCOGRAFIA 

Dalle  preniesse  osservazioni  emei'ge,  clie  questo  sommo  artefice  s'era 

nrefisso  neirarte  sua  d'imitare  piii  la  pitiura  che  la  natura,  forzando  per 

cosi  iliie  un' arte ,  come  la  nostra  dotata  di  mezzi  suoi  proprj  per  espri- 

inore  il  vero,  a  scrvirsi  de' mezzi  d'mi'altra  totalmente  dilYerente,  e  per  tal 

luodo  giusta  la  sentenza  di  Leonardo  da  Vinci  si  mostro  nipote,  non  figlio 

della  natura.  Senza  dubbio  e  stretto  dovere  dell'incisore,  quando  non  pub- 

blichi  soggetti  di  propria  composizione,  di  rapprcsentare  i  disegni  o  dipinti 

altrui  colla  piu  scnipolosa  fcdelta  al  carattere  dell'  autore  :  fu  questa  la 

massima  di  Sharp,  ed  io  pienamente  I'approvo;  ma  non  al  punto  d'ob- 

bligarc  Parte  nostra  ad  imitare  oltre  lo  stile  del  pittore  anclie  i  mezzi 

meccanici  della  pittorica  esecuzione,  scendendo  alia  servilita  di  piegare 

il  bulino  a  quegli  andamenti  del  pennello,  i  cpiali  d'altronde  non  pos- 

sono  mai  esattamente  rappresentarsi ,  i  quali  non  si  veggono  in  natura, 

ne  il  pittore  stesso  puo  lasciarli  visibili  scnza  taccia  di  trascuranza,  sq 

non  se  nella  pratica  sicurczza    clie    svaniscono  interamente  alia  voluta 

distanza  fia  lo  spettatore  ed  il  qiiadro.  Evvi  un  genere  d' intaglio  assai 

pill  spiccio,  cliiamato  genere  libera  (*),  ove    1' artista    non    vincolato  da 

alcuna  legge  incisoria ,  niirando    solo    alia   qualita    del    dipinto    cli'  egli 

intende  rappresentare ,  nulla  ai  vezzi  dell' arte  sua,  mescendo  per  ogni 

verso  i  tagli  dell' acquaforte  con  que' del  bulino  e  della  punta    a  rame 

luido,  ed  evitando  in  ogni  parte  qualunque  regolare  ordinanza  di  trat- 

teggio,  la  quale  farebbe  comparire  ingrato  all' occhio  tutto  il  resto  del 

lavoro ,  puo  farsi  carico  d'esprimere  anche  le  varie  pennellate  original! 

costituenti  il  carattere  costante  d'  alcuni  autori ,  e  fino  1'  indecisione  ed 

il  tocco  slanciato  de'  loro  schizzi  estemporanei.  Dove  la  facilita  calco- 

grafica  s'  annuncia  gia  per  se  stessa ,  sta  bene  che  si  riscontrino   pure 

gl'  iiidizj  della  pittorica  facilita.    Non    e    cosi   del    gran  genere  detto  a 

taglio    regolare,    che   e  pur  quelle  di  Sharp,  ed  in   cui   I'incisore    non 

puo  considerare  il  dipuito,  che  come  speccliio  permanente  della  natura: 

cjuesto  genere  e  severo :  ama  le  cose  finite ,  ama  dar  conto  di  tutto  e 

delle  qualita  naturali  d'ogni  cosa;  la  direzione  del  tratteggio  non  vi  e 

(*)  Nella  parte  pratica  parlcremo  estesa-  puo  bene  rappresentare.  Abbiamo  gia  detto 
mcnte  di  questo  genere  d'  incisione  ,  de'  snol  qualclie  cosa  agli  articoli  Rembrandt  e  Sclimldt. 
pregi  e  diretti,  e  quail  composizioai  puo,  o  noa 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  l3l 

mai  arbitraria,  ma  calcolata  senipre  sul  rilievo  delle  forme;  un  tocco 
di  pennello  piu  saliente  neirarchetipo  die  I'incisore  ha  davanti,  non 
h  per  lui  die  Y  avviso  d'  uii  iiicavo  o  d'  un  rilievo  piu  appariscente 
nel  vero,  e  li  piop;a  o  tronca  il  sue  taglio  con  artificio  tutto  suo  e  ben 
differente  da  cjudio  del  pittore.  In  una  parola  ei  pensa  a  tradurre,  quanto 
puo  meglio,  il  risultaniento  dell' artificio  pittorico,  non  lo  stesso  artificio, 
come  il  traduttore  d'un  libro  cerca  di  riprodurre  nella  propria  lingua 
il  raziocinio,  I'ordine  e  I'espressione  del  suo  originale,  ne  si  cura  del 
modi  e  dogli  acceuti  della  lingua  straniera,  in  cui  fu  scritto,  die  non 
potrebbe  iniitare.  Ne  pu6  farlo  compiutaniente  I'incisore  medesiino  nel 
genere  di  cui  parliamo,  mentre  lo  stesso  Siiarp,  il  c[uale  pote  seguire 
col  bulino  randainento  del  pennello  in  alcune  parti  della  carnagione  e 
de'capelli,  nol  pote  nei  fondi,  ne' panneggiamenti  ed  in  altre  parti  acces- 
sorie,  in  cui  dovette  attenersi  al  metodo  praticato  dai  calcografi  anteriori. 
Confermiamo  dunque  il  gia  detto :  che  quest'  artefice  di  prim'  ordine 
voile  essere  iiuovo  ncU'arte  sua,  e  per  istraordinaria  attitudine  a  ben 
fare*  riusci  da  cpialclie  lato  a  darle  incremento,  fin  dove  forse  non 
era  da  sperare:  che  pote  farlo  suUe  opere  de'pittori  arditi  e  liljeri 
della  sua  nazione ,  o  sul  pennello  facile  e  sentito  di  Guido ;  ma  non 
poteva  ben  incidere  da  un  Uolci ,  e  molto  meno  da  RafFaello  o  da 
Leonai'do ;  che  in  mezzo  a  tanti  pregi  sparsi  nelle  sue  opere  vi  ha 
gettato  un  germe  di  calcogi-afica  licenza ,  che  potrebb'  essere  funesto 
a'suoi  imitatori.  L'incisore  freddo,  monotono  e  troppo  geloso  della 
puritu  e  nitidezza  del  suo  taglio  consulti  pure  le  stampe  di  questo 
genio  dell'arte,  ei  non  potra  che  ritrarne  considerevole  vantaggio,  come 
il  disegnatore  timido  ed  iiTesoluto  acquistera  nerbo  ed  ardire  copiando 
le  opere  del  Buonarroti.  Ma  ne  cjuesto  inclinera  al  Buonarroti,  ne  quello 
a  Sharp;  bensi  coloro  i  cpmli  hanno  gia  dalla  natura  vivacita,  aidore 
e  gusto  ridondanti,  ed  a  questi,  come  dissi,  I'imitazione  di  tali  stampe 
potrebb'  essere  pericolosa.  £  troppo  facile  gxistando  assai  quello  stile 
trascoiTere  nell'  intcmpcranza.  Gl'  imitatori  suoi  compatrioti  trattando 
analoghi  soggetti ,  e  da  simili  pittori,  sebbene  talvolta  piii  manierati 
di  lui ,  vi  riuscirono  feUcemente.  Non  e  cosi  de'  suoi  seguaci  stranieri 
e  specialmcnte  ilaliani.  Piii  d'uno  di  costoro  volendo  applicare   quello 


I  3a  DELLA   CALCOGRAFIA 

Stile    alia    traduzione    calcografica    de'  nostri    classic!    dipinti ,    balbett6 
sciaui'atamente  I'  italiano  coUa  frase  e  coll'  accento  inglese  (*). 


CARLO  CLEMENTE  BERVIC 
nato  a  Parigi  nel   1756,  mono  ivi  nel   182a. 


D< 


'opo  Gio.  Giorgio  Wille  nessuno  porto  tant'  oltre  la  fermezza , 
Tequidistanza  e  la  nettezza  del  trattcggio  incisorio,  qiianto  11  celeberrimo 
Bervic  suo  allievo,  niorto  non  ha  gaaii  a  Parigi,  ove  tenne  merita- 
mente  iiell'  arte  sua  la  prima  riputazione.  Pareggiando  il  suo  maestro 
nella  meccanica  abilita  di  maneggiai'e  lo  stromento,  lo  sorpasso  di 
niolto  nel  gusto  e  nell'  intelligenza  del  disegno.  Fra  le  sue  stampe ,  le 
quali  nou  sono  moltissinie ,  perclie  d'un  genere  difficile,  lungo  e  te- 
dioso,  vcngono  prescelti  i  ritratti  di  Senac  de  Meilhan  e  di  Luigi  )fVI, 
V  Educazione  d'Achille,  il  Ratto  di  Dejanira,  e  I'aiuico  gruppo  del  Lao- 
coonte.  Nel  primo  ritratto  e  mirabile  I'artificio  con  cui  seppe  imitare 
per  eccellenza  il  carattere  delle  pieglie  ed  il  giuoco  del  chiaroscuro, 
die  suol  produrre  un  velluto,  la  cui  superficie  non  e  tagliata  che  in 
alcuni  punti  equidistanti :  varie  falangi  di  tagli  pasciuti  e  ben  rav\^ici- 
nati  r  un  I'altro  iraitano  precisamente  le  canne  visibili  di  quel  tessuto, 
varj  tagli  piii  fini  e  piu  serrati  ed  in  opposta  direzione  rappresentano 
i  raoscherini  rilevati  di  vero  velluto.  fl  indicibile  l'  esattezza  con  cui 
i  tagli  costituenti  il  fondo  dell'abito  s'arrestano  ad  ogni  piccolo  spazio 
per  lasciar  luogo  ai  detti  punti  vellutati ,  e  ripigliano  la  loro  direzione 
cosi  bene  infilati ,  come  se  fossero  continuati  prima,  indi  suddivisi,  ed 
e  pur  rara  la  pazienza    con    cui  nelle  parti  illuminate  riserv6  ad  ogni 

(*)  Alcune  .litre  stninpe  di  Slinrp    sono  te-  ma  quasi  tutle    le    opere    di    quest' artefice  ri- 

nute  in  gr.in  prcgio  dagli    amatori.    Tali    sono  spett.ihilissimo  sarebbero  qui  da  nomiaare,  es- 

I'Assedio  di  Cihilterra    da    Trumbull,  Alfredo  U  sendo    quasi    tutte    e    con    pochissinio    divario 

grande  da  West,  Carlo  II  a  Toiver  dallo  stesso  condite  di  nioltissime  bellezze  tanto  pittoriclie, 

e  1'  Ombra  di  Samuele   parimente    dallo  stesso ;  quanto  cilcograiiciie. 


DI   GIUSEPPE   LONCni.  I  33 

moscherino  il  siio  piccolo  tocco  di  luce  con  sorpi'enclente  verita. 
OuelTabito  6  cjuanto  di  piii  pcrfetto  si  puo  dall' arte  ottenere.  II  se- 
condo  ritratto ,  clie  e  di  fi'!;ura  intcra ,  per  disposizione  e  varieta  di 
tratteggio  e  veramcnte  un  eseniplare  dell'  arte :  quaiituiique  il  tiiono 
generale  risulti  alqiianto  argentino ,  e  per6  bastantenicnte  vigoroso  :  il 
nianto  di  velluto  sparso  di  gigli  ricamati  in  oro,  rermellino,  le  calze, 
le  scarpe,  i  guanti,  il  cappello,  gli  accessor]  circostanti,  il  fondo,  tutto 
vi  e  trattato  con  singolare  jnaestria  e  con  una  perseveranza  d'attenzione 
alia  purita  del  lavoro  tutta  propria  del  suo  maestro.  Nella  trina  d'  oro 
delle  maniche  ha  circondato  i  piccoli  tocchi  di  lume  con  un  segno 
d'acquaforte  die  li  fa  spiccare  frizzanti  conformemente  al  vero;  I'elsa 
della  spada,  lo  scettro  ed  il  bastone  del  comando  par  che  si  prestino 
al  tatto.  In  complesso  pero  bisogna  convenire ,  che  per  lo  stile  d'  inta- 
glio alquanto  largo  da  lui  adottato ,  cpiesto  grande  lavoro  e  troppo 
fermo  e  pesante  dappertutto ,  che  nulla  v'  ha  di  leggiero ,  non  escluse 
le  piume,  la  cui  precipua  qualita  e  per  appunto  la  leggerezza;  che  il 
merletto  della  cravatta  potrebb' essere  meno  grave  e  meno  grossolano, 
e  die  rermellino,  sebbene  a  qualche  distanza  sia  benissimo  indicate, 
pure  sarebbe  meglio  riuscito  e  da  lontano  e  da  vicino,  se  ad  esempio 
di  Drevet  figlio  vi  avesse  impiegati  tagli  pin  fini  e  piu  seiTati;  giacche 
veduto  dappresso  imita  nelle  mezze  tinte ,  piii  che  il  morbido  pelo ,  le 
bianche  papille  coniche ,  onde  e  coperta  la  parte  superiore  della  lingua 
di  certi  animali;  che  finalmente  la  testa,  primo  oggetto  della  rappre- 
sentazione,  e  troppo  lumeggiata,  e  vi  sono  alquanto  forzate  le  mezze 
tinte,  per  cui  diventa  metallica. 

I  In  mezzo  a  tante  bellezze  sparse  nelle  sue  opere,  il  vizio  di  tutto 
precisare  fermamente  sembra  che  fosse  ingenito  in  lui,  anzi  ridotto  a 
massima,  come  lo  e  per  falso  principio  in  altri  molti  abilissimi  artisti 
della  sua  nazione.  Dico  per  falso  principio;  e  qui  mi  e  forza  di  ripe- 
tere ,  che  la  natui'a  debb'  essere  imitata  dall'  arte  non  qual  e ,  ma  quale 
si  vede;  cioe  in  alcune  parti  assai  decisa,  in  altre  alquanto  indecisa , 
sia  per  1' azione  dell'ombra,  sia  per  I'efFetto  dell' aria  intcrposta,  siccomc 
operarono  i  piii  classici  pittori  dal  risorginiento  dell'arte  in  poi.  L'ar- 
tista,  che  inclinato  a  mostrare    in    ogiii    parte    la    sua   intelligenza  mal 


I  34  DELLA.   CALCOGRAFIA 

soffie  cH  trovare  nel  suo  modello  qualuiiqiie  indecisione  cli  contorno, 
suole,  per  mcglio  scoprire  cio  clie  vonebbe,  staccarsi  dalla  sua  posi- 
zione,  e  couosciuta  piii  da  viciiio  la  direzione  del  detto  contorno,  torna 
al  suo  posto  persuaso  di  vedere  fisicaniente  cio  che  non  vede  die  intel- 
lettuahneate ,  ed  e  contento  per  tal  mode  di  poterlo  cliiaramente  indicare 
nel  suo  lavoro;  ma  non  s'accorge  che  tanto  manca  alia  giusta  imitazione 
circoscrivendo  quelle  parti  che  vede  incerte  nel  vero,  quanto  sfumando 
quelle  altre  che  vede  nel  vero  medesimo  distinte  e  circoscritte.  Se  poi 
(  cio  che  si  fa  ben  di  rado  )  porra  a  confronto  le  parti  da  lui  vedute 
senza  stento  con  quelle  che  dura  fatica  a  vedere ,  s'  accorgera  facil- 
mente  di  quanto  queste  da  quelle  difFeriscano  in  precisione  ed  in  cvi- 
denza. 

E  questo  e  il  solo  difetto  che  gli  si  possa  attribuire  nelle  due  in- 
cisioni  deW  Educazione  cYAchille  e  del  Ratto  di  Dejanira,  le  quali  nel 
resto  sono  condotte  con  una  diligcnza ,  fermezza  ed  intelligenza  che 
di  pin  non  si  pu6  desiderare.  Nella  prima ,  a  dir  vero ,  gli  artisti  ri- 
scona-arono  troppa  impronta  statuaria  non  sempre  confacente  alia  pittura; 
ma  questa  e  colpa  di  Rcgnaidt :  ei  non  puo  essere  accagionato  che  del 
tuono  alquanto  ferrigno  che  vi  domina,  segnatamente  nella  rupc.  Non 
e  cosi  deir  altra  da  lui  eseguita  in  appi'esso  da  un  dipinto  di  Guido. 
Quant'  e  piu  cainoso ,  piii  inossato  e  piu  hello  dell'  altro  il  torso  di 
quel  centauro  ?  Come  meglio  serpeggia  1'  ombra  ora  piu ,  ora  meno 
sentita  fra  gl'  intercostali  e  fi-a  i  dentati  ?  Quanto  migliore  quel  coUo  ? 
Quanto  piii  vero  ed  espressivo  quel  volto  di  carattere  faunino  ?  Resta 
solo  a  desiderare  che  il  pittore  avesse  usata  maggiore  economia  nella 
massa  dei  panneggiamenti,  e  che  I'iucisore  avesse  dato  un  aspetto  piii 
scducentc  alia  bella  rapita,  in  che  Guido  non  mancava  giammai. 

In  questi  due  stupendi  lavori  Bervic  ha  usato  nelle  carnagioni  d'un 
metodo  affatto  nuovo.  Egli  ha  preparato  esattissimamente  il  primo  e 
secondo  segno  continuato  quasi  alia  forza  voluta  fino  al  lume,  indi  con 
punti  piu  grossi  e  rotondi ,  forraati  coUa  punta  secca  compressa  e  girata 
perpendicolarmente  alia  superficie  del  rame,  entro  nelle  incrociature 
de'  tagli  gia  fatti ,  e  per  tal  modo  facendo  rialzare  il  rame  intorno  ai 
detti  punti,  e   levandone    il    rialzamento    col   raschiatojo,  vi   guadagno 


DI   GIUSEPPE   LONCIII.  I  35 

un  interstizio  bianco,  con  cui  divise  i  tagli  in  tante  linee  inteiTolte 
pill  appariscenti  nellc  tinte  chiare ,  pochissimo  nolle  oscure ,  tlal  clie 
ottenne  una  piacevole  gx-anitura.  L  questo  un  artificio  di  piii  clie  I'arte  ha 
trovato  per  sue  mezzo,  c  fu  niolto  il  trovare  nuovi  artificj  all'eta  nostra. 

lo  per6  non  oserei  consigliare  i  giovani  incisori  ad  imitarlo  da  questo 
lato :  ncllo  stile  generalmente  da  lui  tenuto,  tale  artificio  riescc  al  certo 
gradito;  ma  divcrrebbe  troppo  Incido  in  mezzo  alia  sua  granitura  per 
rappresentare  la  carnagione  combinato  con  istile  diverso  nel  rimanente 
deir  opera.  Egli  stcsso  per  dare  piii  dolcezza  e  morbidczza  al  peito  deila 
Dejanira  fu  costretto  d' abbandonarlo  in  gran  parte,  e  n'ebbe  migliore 
successo.  Potrebb'essere  piii  adatto  alia  rappresentazione  d'alcuni  drappi, 
segnatamente  a  guisa  di  maglia,  come  tento  felicemente  Mauro  Gan- 
dolfi  nella  sua  Ciuditta  dell'Allori. 

La  stampa  a  mio  senno,  clie  sola  basterebbe  a  raostrarlo  incisore  mas- 
simo,  e  quella  del  gruppo  di  Laocoonte.  Da  ciraa  a  fondo  e  tutta  uerbo 
e  sapere  :  stretto  dalla  piccolezza  delle  figure ,  non  ha  potuto  servirsi 
di  quel  taglio  di  bulino  largo  e  nodrito,  cui  inclinava,  e  per  cui  riusci- 
rono  pill  o  meiio  pesanti  le  sue  opere  anteriori.  Egli  ha  rappresentato 
quel  gruppo  non  di  gesso,  ma  di  marmo,  e  conserve  nell'  intaglio  quel 
scniitrasparente  del  marmo,  di  cui  il  gesso  non  e  suscettivo.  Egli  ten- 
deva  a  precisare  il  tutto,  e  qui  sta  bene  la  precisione  piii  ferma;  giacche 
disdirebbe  nella  statua  qualunque  sfumatura  di  contorno.  Un  fondo  molto 
oscuro  c  non  lisciato,  come  al  suo  solito,  fa  valere  da  una  parte  i  ri- 
flessi ,  senza  portar  nocumento  alle  masse  chiare ,  e  dall'  altra  chiama 
r  attenzione  suUe  figure ,  il  cui  lavoro  si  fa  piii  nitido  e  puro.  II  trat- 
teggio  e  dappcrtutto  ben  calcolato  e  diretto  con  quel  moviraento  che  puo 
soltanto  suggerire  la  piii  profonda  intelligenza  del  vero  e  del  bello.  Fu 
questa  Tultima  sua  produzione,  ma  la  piii  sensata,  la  piii  corretta,  la  piii 
bella  che  gli  uscisse  dalle  mani;  fu  veramente  1' ultimo  canto  del  cigno  (*). 

(*)  Ebbi  la  sorle  Ji  conoscere  personalmente  gli  furono  discepoli  due  itali.ini  Isac  e   Toschi ; 

quest' cgrcgio  artista  in  Parigi,   e  tratlnnilo  con  it  prlnio,  die  ora  piii  non  esiste,  mostrava  molta 

lai  ho  doviito   convinccrnii,  che  non  era   mcno  abilita    ncl    nianeggiare    il    bnlino,   ma    troppo 

ftimabile  pel  suo  carattere,  di  quanto   il  fosse  m.ancava  d' intelligenza  e««li   gusto:  il    secoado 

per  la  sua  abilita.  Noa  80  se  altri  prima ,  ma  ( ora   direttore    dell'  accademia    di    Parma )    si 


I  36  BELLA    CALCOGRAFIA 

FEDERICO    MiJLLER 

nato  a  Stuttgard  nel   1782,  mono  a  Sonnenstein  presso  Pirna  nel  1816. 

xn  eta  fiorente  venne  rapito  alle  arti  questo  rispettabile  axleficc 
figlio  e  discepolo  del  celebre  Gio.  Gottardo  Miiller,  tuttora  viveiite  a 
Stuttgai'd.  EgU  era  per  salire  a  ben  alta  meta  nell' arte  nostra,  se 
dobbiamo  giudicarlo  dal  raro  merito  di  alciine  opere  da  lui  lasciate. 
Fra  queste  souo  degne  dei  piu  graudi  eucomj  la  mezza  figura  da  un 
dipinto  di  Domenico  Zampieri  rappresentante  S.  Gioi>annl  Emngelista, 
e  la  Madonna  di  S.  Sisto  dal  quadro  di  Raffaello  die  si  ammira  nella 
galleria  di  Dresda.  Nou  ti'ovo  nelle  opere  de'migliori  maestri  una  testa 
cosi  bella  di  forme,  cosi  vigorosa  e  dolce  insicme  di  chiaroscuro,  cosi 
fina  d' espressione,  cosi  fusa  di  tinte,  cosi  morbidamente  condotta,  cosi 
netta  di  taglio  senza  durezza,  e  cosi  sobria  d'artificio  incisorio,  come 
quella  del  detto  Evangelista.  La  tinta  clie  ne  risulta  e  tale,  die  par 
di  vedere  in  ogni  parte  del  volto  cpella  fina  laiiugine  impercettibile, 
la  quale  investe  come  leggerissimo  velluto  la  morbida  cute  della  gio- 
ventu.  Resta  soltanto  a  desiderare  die  meno  retti  fossero  i  tagli  sul 
labbro  inferiore ,  e  meno  forte  e  lunga  F  ombra  degli  occlii  sotto  la 
palpebra  inferiore,  il  che  li  rende  troppo  protuberanti ;  questo  pezzo 
nondimeno  a  modo  mio  di  vedere  e  da  moiti  lati  un  modello  dell' arte. 
Nella  stampa  di  S.  Sisto,  la  quale  fece  gran  rumore  in  Europa,  ed  e 
quindi  salita  a  gran  prezzo,  e  bellissinia,  graziosissinia  e  tutta  raffael- 
lesca  la  figura  della  Santa  posta  a  manca  della  Vergine,  si  per  contorno, 
come  per  chiaroscuro ,  se  pero  si  eccettui  la  mano  assolutamente  piccola 
rispetto  alia  testa:  sono  pure  assai  piacevoli  que' due  Angeli  vivacissimi 
posti  in  calce  della  composizione ;  ma  non  e  si  felice  la  testa  di  S.  Sisto , 
la  quale  fra  le  altrc  cose  scnibra  avcre  mi  berretto  che  non  ha,  e  nella 
Madonna  e  nel  Putto  le  mezze  tinte  sono  alquanto  forzate,  difetto  die 

distingue  scmpre  piii  e  col  biilino  e  coUa  raatita.  e  I'  Jngresso  in  Parigi  d'  Enrico  IV,  graiidissima 
II  ritratto  da  Ku  inciso  del  gia  niinistro  De  stampa  dal  grandissimo  quadro  di  Gerard ,  gli 
Cazes  lo  colloca  tra  i  primi  calcografi  ritrattisti,       da  posto  oaorevolissimo  fra  gl' iacisori  di  storia. 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  iSy 

frequentemente  s'incontra  ne'cjuadii  all' olio  della  seconda  e  della  tei'za 
manicra  di  quel  somino  pittoie,  iion  f>;ia  per  sua  colpa,  ma  per  1' au- 
mento  posteriore  dolle  tiute.  So  clie  I'abile  diseguatrice,  nella  copia  die 
ne  trasse,  volic  esserc  fedcle  in  os;ni  parte  al  suo  arclietipo;  ma  senza 
avvedcrsene  fu  egualmente  fedcle  alle  alterazioni  portate  dal  tempo,  e 
die  nou  sono  di  Raffaello.  La  vera  fedelta  del  copiatore,  come  allrove 
dir6  pill  chiaramente,  e  quella  di  conoscere  prima  coll' ispezione  di  piu 
opere  d'  un  dato  antore  il  vero  caratterc  di  lui ,  e  per  tal  mezzo  sa- 
per  immaf>;inare  quale  doveva  essere  il  quadro  appena  terminate^.  II 
giovane  incisore,  fedcle  ancli'egli  al  disegiio  da  cui  dovette  incidere, 
indusse  negli  occhi  della  Vergine  una  massa  ombrosa,  fen-igna  e  fosca, 
clie  le  da  fisonomia  troppo  severa,  e  direi  quasi  iiidispettita,  e  divise 
il  tenero  torso  del  divino  Infante  con  tinte  si  pesanti,  die  danno  idea 
di  pettorali  molto  rilevati,  e  reggerebbero  appena  in  un  Ercole  bambino, 
die  ha  gia  forza  bastante  di  strozzare  i  serpenti ;  ma  queste  mende  nou 
sono  del  tutto  incisorie.  Un  piccolo  difetto  incisorio  e  tutto  suo  fu  quello 
di  conduire  frecpientemente  il  tratteggio  nou  gia  obbliqiiaraente  alia  lun- 
gliezza  del  corpo  die  raffigurava,  ma  quasi  orizzontalmente,  il  die  quando 
la  parte  non  sia  di  scorcio,  riesce  d'uno  stile  alquanto  diiro  e  stentato, 
ne  si  presta  facilmente  agl'incavi  o  rilievi  della  superficie.  E  questo 
difetto  appare  piii  evidentemente  nelle  mani  di  S.  Sisto  e  nelle  braccia 
dei  due  angioli  al  di  sotto,  e  si  riscontra  pure  visibilissimo  nelle  mani 
del  S.  Gio.  Evangelista ;  difetto  per6  del  quale,  se  piu  viveva,  sareb- 
bcsi  liberate.  Del  resto  quella  stanipa  manifesta  una  rara  nitidezza, 
ferraezza  e  robustezza  di  taglio,  intelligenza  non  comune,  stupendo  ri- 
lievo,  e  giustifica  senza  piii  il  somnio  pregio  in  cui  1'  ebbero  e  ravranno 
gli  artisti  e  gli  amatori  calcografici  (*). 

(*)  Giovane  infelice !  tu  liai  impinguato  con  nel  tuo  passagg'io  per  Milano,  ed  ebbi   campo 

questo  lungo  e  penoso  lavoro  lo  spcciilatore  clie  d'ammirare  in  te  non    solo    distinto    iogegno, 

te    ne    diede  la  coinmissione ,  cd  appena  Thai  ma  gentilezza,  soavita,  bel  contegno    e  buona 

condocto  a  terinine ,   oppresso  d.iUa  coniinua  fa-  salute.    Chi    avrebbe    mai  detto  allora    clie    tu 

tica  perdesti  le  facoltii  inentali  cd  indi  a  poco  dovevi  per  morte  iminatura  chiudere    la    serife 

la  vita,  simile  a  que"  bruclii ,  i  qua  li  sono  con-  cronologica  di  queste   mie    calcograCclic    osser- 

dannati   a  dare  altrui  V  csistcnza ,  pcrdendo  la  vazioni  ? 
propria.  Non  molto  prima  tu  fosti  a  visicarmi 

Vol.  IV.  P.  II.  -  18 


1 38  DELLA   CALCOGRAFIA 

Dijfficolta. 


J\\  possesso  cli  quest' arte,  di  cui  ho  esposti  i  pregi,  i  vantaggi  ed 
il  pevfezionauiento ,  nou  si  giunge  che  per  lungo  calle  e  disagevole:  ogni 
altro,  che  artista  pur  sia,  di  chi  la  professa  in  fuori,  non  saprebbe  giu- 
dicarla  mai  ne  si  huiga  nel  suo  tii'ocinio ,  ne  si  lenta  nel  suo  stesso 
esei;cizio.  Quanto  espongo  suUa  difficoha  dell'  iucisione  in  rame  non 
riguarda  gia  tutti  i  modi  praticati  per  incidere ,  de'  quali  diro  a  sue 
luogo,  ed  alcuni  de' quali  sono  anzi  di  facile  e  spedita  esecuzione;  bensi 
il  pill  nobile,  ma  altrettanto  laborioso  genere  detto  a  to^/to  regolare,  e 
diretto  alia  rappresentazione  dell'  uonio  ne'  ritratti  e  negli  storici  argo- 
menti.  Per  questo  genere  di  lavoro  vuolsi  primieramente  nell'  iniziato 
fortissima  inclinazione ,  anzi  vera  passione ,  ond'  abbia  a  perseverare 
neir  esercizio  contro  la  ritrosia  della  mano ,  della  materia  e  degli  stro- 
menti.  Per6  la  sola  inclinazione  lo  tradirebbe,  se  non  venisse  in  soc- 
corso  una  conveniente  organica  disposizione  :  vista  cioe  acuta  e  resi- 
stente,  polso  fermo,  robusto  temperamento.  Seiiza  queste  naturali  qualita, 
avess'anco  la  piii  profonda  cogiiizione  del  vero  ed  anche  del  bello,  o 
rimarrebbe  inoperoso  per  fisica  deficienza,  o  non  produrrebbe  che  opere 
stentate  ed  imperfette ;  ma  poi  con  queste  medesime  qualita  fisiche ,  gia 
raro  done  della  natura  e  costituenti  la  prima  difficolta  da  superare,  che 
sarebb' egli  senza  le  altre  qualita  raorali  di  sano  criterio,  d'amore  alio 
studio ,  di  costante  attenzione  e  d'  illimitata  pazienza  i*  E  quanto  difficil- 
mente  quest' ultima  prerogativa  indispensabile  si  combini  colla  robustezza 
del  temperamento,  non  v'ha  chi  nol  vegga  per  lo  stesso  principio,  per 
cui  il  debole  ronzino  suole  stare  a  lungo  paziente  ed  immobile ,  mentre 
il  focoso  puledro  concitato  dalla  sua  forza  stare  loco  nescit.  Debbe  adun- 
que  il  giovane  voglioso  d' applicarsi  alia  calcografia  conoscere  prima, 
se,  ed  in  cjual  grado  abbia  sortite  dalla  natura  le  indicate  disposizioni. 

Quando  nell'esame  di  se  stesso  possa  credere  fondatamente  di  pos- 
sederle  quanto  basta,  allora  prima  di  slanciarsi  nella  carriera,  che  per 
tutta  la  sua  vita  dovra  percorrere,  venga  meco  riflettendo  su  qual  mare 


DI  GIUSEPPE   LONGIII.  189 

va  egli  ad  inibarcarsi,  e  c[uali  scog;U  e  quali  procelle  o  calme  ango- 
sciose  si  dispone  ad  iacontrare  nella  speraiiza  malferina  di  poter  giun- 
gere  alia  meta.  E  primieraniente,  poiclie  ho  parlato  poc'anzi  di  ritrosia 
della  niano,  della  materia  e  degli  stromeati,  sappia  che  nella  pratica 
incisoria  qiiesta  ritrosia  e  tale  da  ricordare  troppo  sovente  all'operatore 
la  maledizione  del  peccato  d'Adamo  sopra  tutta  rumanita.  La  niano  gia 
avvezza,  scrivendo  o  segnando  liuighe  linee,  a  muoversi  da  manca  a 
destra,  come  pure  per  lo  piii  disegnando  o  dipingendo,  si  trova  da 
principio  renitentc  al  movimento  costante  del  bulino  in  senso  opposto. 
Scrivendo,  disegnando  o  dipingendo,  la  penna,  il  matitatojo,  11  pen- 
nello  stanno  sempre  fra  le  dita;  ed  il  poUice,  I'indice,  e  per  aggiunta 
il  medio  ne  danno  I'impulso  e  ne  dirigono  i  movimenti;  ma  nelle  ope- 
razioni  del  bulino  la  spinta  parte  dalla  palma  alquanto  sotto  il  dito  mi- 
gnolo,  e  le  alire  dita  non  servono  che  a  ben  contenerlo;  percio  I'ad- 
destrare  il  corpo  della  mano  ed  in  gran  parte  1'  antibraccio  a  tutte  le 
inflessioni  del  tratteggio,  proprie  delle  sole  dita,  costa  all' iniziato  nou 
poca  difficolta. 

Passiamo  alia  ritrosia  della  materia  sulla  quale  s'incide.  L'incisione  di 
cui  parliamo  dicesi  incisione  in  rame,  perche  questo  metallo  si  riconobbe 
finora  il  piu  adatto  a  tal  uopo :  gli  altri  metalli  o  sono  troppo  duri  e 
crudi,  o  ti'oppo  moUi,  o  troppo  costosi,  o  refrattarj  alle  diverse  o]?erazioni 
incisorie,  segnatamente  dell' acquaforte.  In  mezzo  pero  alia  dimostrata 
convenienza  di  prescegliere  questa  materia,  egli  e  cei-to  ch'essa  pure 
sotto  I'azione  del  bulino  presenta  non  di  rado  gravi  difficolta.  In  prinio 
luogo  e  pill  difficile,  che  non  si  crederebbe,  il  trovare  un  rame  di  pei- 
fetta  qualita,  ben  purgato,  ben  malleabile  a  freddo,  che  sia  dappertutto 
d'eguale  grossezza,  ben  unito  e  compatto,  senza  pori,  senza  renella, 
senza  tigna,  senza  strati  o  fenditure  nascoste  sotto  la  superficie,  le  quali 
emergono  poi  durante  1' intaglio,  e  costringono  talvolta  I'artefice  ad  ab- 
bandonare  un  lavoro  gia  molto  inoltrato.  E  quando  poi  lo  stesso  artefice , 
merce  della  sua  attivita,  circospezione  e  ripetizione  di  spexnmenti,  giunga 
a  ritrovare  una  lastra ,  quale  appunto  la  desidera ,  non  e  per  cio  to- 
talmente  liberato  dagl'  incomodi  e  dalle  difficolta  inerenti  a  questa  ma- 
teria.   Perocche    1'  umidita  deU'  alito   e    1'  insensibile   traspirazione   delle 


140  BELLA    CALCOGRAFIA 

niaiii  sc2;natamente  nella  calda  stagione,  pei  sali  che  piii  o  meno  vi  si 
contengono ,  se  non  1'  ossidano  in  guisa  da  intaccarne  visibilmente  la 
superficie,  le  tolgono  alineno  la  iiecessaria  chiarezza  con  sempre  cre- 
scente  osciuita  di  tinte  prima  giallastre,  indi  rossastre,  indi  violette, 
indi  verdi  cilestrine,  tinalniente  bige  scure,  il  che  impediscc  all'ope- 
ratore  di  vedere  1'  effetto  del  suo  lavoro  con  sua  pena  inesprimibile , 
oppure  lo  forza  a  ripulire  troppo  spesso  il  rame  coH'acquaforte  e  poi 
coir  olio ,  la  quale  opcrazione  frequentemente  ripetuta  snerva  non  poco 
il  lavoro  e  ne  toglie  la  freschezza  e  la  purita,  quando  segnatamente  la 
dimcnsione  dcU' intaglio  e  grande,  c  cpiindi  piu  lunga  ad  eseguirsi. 

Ne  meno  della  materia,  sulla  quale  s'incide,  sono  ritrosi  all'incisore 
i  suoi  proprj  stromenti.  II  bulino  essendo  di  forma  piu  o  meno  lunga, 
ma  sempre  diritta,  inclina  di  sua  natura  a  procedere  in  retta  linea,  e 
quando  il  tratteggio  debba  essere  curvo,  cio  che  avviene  il  piii  sovente, 
per  poco ,  che  si  volga  a  destra  od  a  manca  senza  la  necessaria  abi- 
tudine  di  farlo  destrauiente  e  gradatamente ,  la  sua  punta,  per  essere 
incastrata  nel  rame,  si  rompe  ad  ogn'istante,  ed  obbliga  I'artefice  a 
ricorrere  le  cento  volte  alia  mola  per  aguzzarla  con  molta  perdita 
di  tempo ,  e  noja  infinita.  Talvolta ,  se  questo  stromento  non  ha  al- 
quanta  restremazione  dal  fondo  alia  cima,  oppure  se  il  manico  e  piu 
grosso  (tel  bisogno  alia  sua  iraboccatura,  inclina  tagliando  a  sprofondarsi 
nel  rame  piii  del  dovere,  ne  puo  continuare  il  suo  andamento  senza 
rischio ,  che  la  punta  si  spezzi  in  un  baleno ,  e  sfuggendo  sotto  la  mano 
vada  a  graffiare  per  qualche  spazio  il  gia  fatto  circostante  lavoro.  Lo 
stesso  buhno  presso  i  fabbricatori  o  venditori  ben  rade  volte  si  trova 
abbastanza  bene  conforraato  da  potersene  servire  senza  precedente  ri- 
duzione  pur  troppo  incomoda,  lunga  cd  incerta  per  parte  dell' incisore. 
La  tempra  poi  dell'  acciajo  e  quasi  sempre  (  e  debb'  esserlo )  assai  piu 
dura  del  bisogno ,  dal  che  viene  la  necessita  di  ridurlo  a  tempra  piu 
dolce,  ed  e  molto  difficile  il  cogliere  quel  punto,  ove  questa  ne  man- 
chi,  ne  ecceda.  Che  dir6  poi  del  luccicare  della  lastra,  che  aU'occhio 
non  avvezzo  porta  incomodo  abljaglio,  ed  iiiipedisce  di  ben  vedere  la 
distanza  de' tagli,  e  I'eguaglianza  della  loro  sottigliezza  o  del  loro  gon- 
fiamento?  Che  della  difficolta  di  rientrare  a  puntino,  e  spesse  volte  a 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  141 

pill  riprese  ne'tagli  gia  fatti,  senza  mai  addoppiarli?  Che  deU'altra  ancor 
pill  forte  di  tagliare  e  ripassare  con  fluidczza  e  nitidezza  ne'piccoli  giri 
di  tratteggio  inevitabili  ne'  capelli ,  negli  occhi  ed  in  molte  altre  parti 
della  carnagionc ,  de'  panncggianieiiti  e  dcgli  accessor) ,  senza  clie  il  file 
acute  e  tagliente  della  parte  iuferiore  del  bulino  guasii  rientrando  il 
margine  del  taglio? 

E  queste  difficolta  non  riguardano  clie  un  solo  stromcnto  calcografico, 
cioe  il  bulino.  Aggiungi  quella  di  ben  preparare  e  di  bene  adoperare  la 
punta  a  ranie  nudo,  detta  punta  secca,  particolarmente  ove  si  tratti  di 
linee  curve,  come  avviene  sovente  ne'capelli,  ovvero  di  linee  rette  oriz- 
zontali  crcscenti  inscnsibilmente  per  distanza  e  per  grossezza  nelle  rap- 
presentazioni  d'un  ciel  serene.  Aggiungi  del  pari  la  non  mene  incomoda 
riduziene  delle  altre  punte  di  varia  forma  necessarie  per  ben  disporre 
il  rame  verniciato  all'azione  dell'acquaforte.  Aggiungi  finalmente,  poiche 
abbianio  parlato  dell'acquaforte,  la  difFicoltii  di  ben  usarne,  le  gelose  e 
continue  prccauzioui  da  praticarsi  intorno  alle  vernici.  perche  Tazione 
deir  acido  nitrico  o  dell'  acete  saturate  dai  sali  non  le  faccia  staccare 
dal  rame;  la  scrupolosa  e  bene  spesso  nociva  attenzione  alia  morsura 
di  questi  liquidi  ed  alle  necessarie  e  ripetute  coperture  tante  per  evi- 
tare  i  traferi ,  quanto  per  ettenere  digradamento  di  tinta ,  la  sempre 
scabrosa  opcrazione  talora  quasi  indispensabile  di  far  rimordere  alcune 
parti  ripetcndo  I'applicazione  della  vernicc  suUa  sola  superficie  del  rame, 
e  lasciando  intatti  i  tagli  gia  fatti,  perche  1' acido  possa  meglio  scavarli. 

Tutte  queste  difficolta  append  qui  indicate  (*)  e  puramente  raeccani- 
che  basterebbero  sole  a  rimuevere  dall'  esercizio  calcografico  chiunque 
non  sia  veramente  appassionato  per  quest'  arte ,  e  tenacomente  fermo 
nel  sue  proposito.  Ma  quanto  maggiori  non  sone  le  difficolta  concer- 
nenti  alia  parte  intellettuale  dell'arte  mcdesima?  lo  supponge  il  giovane 
incisere  per  assiduo  esercizio  di  ben  due  lustri  o  poce  mene  gia  melto 
addestrate  nell'uso  de'suoi  stromenti,  e  gia  munite  delle  necessarie 
cognizioni  per  vie  meglio  progredire    senza    1'  altrui    direzione    in  ogni 

(*)  Nel  secondo  volnme ,  concernente  alia  che  quanto  appena  bastava  m  prova  delle  dif- 
parte  pratica,  parler6  (lilTus.imcate  dl  tutte  ficolta  incisorie ,  delle  quali  non  pochi  amatorl 
queste    operazioni ,    noa    avcado    qui    esposto       ed  arlisti  d'  ogni  classc  sono  del  tutto  ignari. 


142 


DELLA    CALCOGRAFIA 


parte  della  sua  professione  (*).  Eccolo  seduto  innanzi  al  suo  rame  gia 
da  lui  scelto  con  tale  precauzione  da  non  temerne  in  seguito  alcun 
iiiconveniente :  ne  ha  giii  preparato  csattamente  il  contorno  suUa  carta 
trasparente ,  vi  ha  gia  appUcata  con  tutta  cura  la  vernice  affumicata 
per  la  pnma  operazione  dell' accpiaforte ,  vi  ha  gia  calcato  il  contorno 
si  e\identemente ,  che  tutto  invita  a  dar  principio  all' opera.  II  disegno 
che  gli  sta  pure  a  lato  d  ben  purgato  nelle  forme,  vigoroso  ed  armo- 
nico  nel  chiaroscuro,  e  da  qucsto  lato  ha  gia  superate  le  prime  difficolta. 
Sopraggiunga  in  quell' istante  il  piii  abile  pittore  o  disegnatore,  che 
dira  egli  ?  All'  aspetto  di  cjuel  disegno  ei  giudichera  vinte  non  le  prime 
soltanto,  ma  tutte  quante  le  difficolta.  Tutt'al  piu,  secondo  il  modo  suo 
di  vedere,  suggerira  in  cpialche  parte  o  alquanto  piii  d'energia,  o  al- 
quanto  piu  di  sobrieta ,  o  qualche  leggiero  sagrificio  di  lume  negli  og- 
getti  di  second' ordine,  o  qualche  maggior  vigore  d'ombra  in  quelli  del 
primo,  un  po'piii  di  fermczza,  un  po'piii  di  morbidezza,  qualche  linea 
di  contorno  o  piii  dentro  o  piu  fuori ;  ma  nel  complesso  ei  si  congra- 
tulera  con  lui  sulla  preziosa  finitezza  del  disegno,  sul  dolce  passaggio 
delle  tinte ,  sull'  intelligenza  delle  attaccature  e  delle  estremita ,  sulla 
conservazione  delle  masse  luminose  ed  ombrose ,  sulla  varieta  e  verita 
delle  pieghe,  suU' espressione  de'volti,  sull'armonia  generale;  e  siccome 
questo  e  tutto  pel  pittore,  e  vive  persuaso  che  nulla  import!  I'artificio 
con  cui  verra  trasportato  sul  rame,  purche  vi  risulti  identico  il  contorno 
ed  il  chiaroscuro ,  cosi  aggiungera  con  tutta  sincerita  alle  fatte  congi-a- 
tulazioni  il  pronostico  assai  gradevole  del  piu  felice  esito  della  stampa. 
II  pittore  parte  soddisfatto;  ma  I'incisore,  il  quale  sa  quanto  rimane  a 
fare  prima  di  prendere  in  mano  la  sua  punta,  non  partecipa  gran  fatto 
alle    congiatulazioni  ed  agU  augurj    di  chi  non   conosce  per  pratica  la 


(*)  D.I  piii  d!  trent'  .innl  insegno  pubblic.i- 
mente  Y  .irte  mia ,  e  nella  quaatith  del  giovani 
allievi  die  si  succedcttero  nel  frequentare  la 
mia  scuola  in  questa  I.  R.  Accademia  delle  belle 
arti,  ed  alcimi  de'quali,  aarimolti,  sortirono 
la  piii  felice  disposizione  per  quest' arte,  e 
soao  ora  tali  da  far  parlare  della  loro  .nbilit.a 
tutta  r  Eiiropa ,  non  mi  venae  fatto  di  trovarne 


alcutio,  il  quale  sla  venuto  al  punto  d' uscire 
dalla  scuola  e  ben  operare  da  se  medesimo, 
senza  aver  prima  impiegato  almeno  un  noven- 
nio  d'assidiio  esercizio  nel  disegno  e  nell' inta- 
glio. Clie  se  talimo  vi  stette  poco  nieno ,  egli 
e  pcrche  venne  da  me  gia  dirozzato  per  altrui 
cura,  e  piu  a  fine  di  perfezionarsi  nell' arte , 
che  d'  esservi  iniziato. 


DI    GIUSEPPE   LONGIII.  14$ 

calcografia.  Egli  e  sbigottito  dall' antiveggenza  di  tant'altre  difficolta 
incisoric  bene  spesso  insormoiitabili ,  Ic  quali  cominciaiio  appunto 
da  quel  momento  ad  accumularglisi  incontro.  Sa  che  dalle  prime  di- 
sposizioni  del  tratteggio  incisorio  dipende  niolto  nel  gran  genere  d'  in- 
taglio la  buona  o  mala  riuscita  d'un  lavoro  lungo  e  faticoso.  Sa  che 
nell'arte  calcografica  cancellare  il  gia  fatto  per  sostituirvi  un  altro  la- 
voro e  quel  di  peggio  clie  aH'artefice  possa  accadere;  iinportaiido  grave 
perdita  di  tempo,  incomoda  ed  ingrata  fatica,  pazienza  del  tutto  ma- 
nuale :  essei-e  quindi  necessario  innanzi  tratto  (  ainieno  sopra  il  lucido 
che  ha  servito  per  trasportare  il  contorao  sulla  vernice )  di  ben  disporre 
il  conveniente  andamento  del  tratteggio  tanto  pel  primo  segno,  quanto 
pel  secondo,  onde  non  cadere  in  sezioni  o  troppo  quadrate,  o  troppo 
foi'zate  a  rombo,  e  disgustose  entrambe.  Sa  che  e  soramo  pregio  dell'arte 
sua  il  variare  1'  artificio  del  tratteggio  secondo  le  varie  tinte  e  la  varia 
superficie  degli  oggetti  rappresentabili ;  che  nondiraeno  tale  variazione 
d'artificio  vuol  essere  sempre  combinata  piii  o  meno  collo  stile  generale 
d'  intaglio  da  lui  adottato  nel  suo  particolare  lavoro.  Sa  che  la  mag- 
gior  grandezza  dcUe  figure  esige  un  taglio  piii  largo  e  nodrito,  la  mi- 
nore  in  proporzione  uno  piu  fino  e  serrato;  che  un  dipinto  di  tocco 
energico  e  slanciato  richiede  corrispondente  arditezza  di  tratteggio  ed 
una  preparazione  aU'acquaforte  piuttosto  libera  e  pittoresca,  che  total- 
mente  regolare,  e  spiritoso  moviniento  di  tagli  ora  ad  arte  continuati, 
ora  troncati  senza  riguardo,  indi  ripresi  col  secondo  o  col  tei'zo  segno 
in  tutt'altra  dii"ezione:  che  aU'opposto  uno  piii  dolce,  piii  finito  e  piii  fuso 
non  comporta  che  raoderato  movimento  e  moderata  larghezza  di  tratteg- 
gio. Sa  che  un  colorito  piu  grasso  che  fluido,  come  d'ordinario  ne'quadri 
di  Tiziano,  di  Giorgione,  del  Tintoretto  e  d'altri  di  quella  scuola  non 
pu6  bene  rappresentarsi  nelle  carnagioni  incidendo,  die  con  un  taglio 
interrotto  e  piii  largo  che  no ,  il  quale  ammetta  alcuni  punti  subalterni 
d'impasto  o  rotondi  od  oblunghi  press' a  poco  sullo  stile  di  Strange; 
uno  in  vece  piu  fluido  e  trasparente ,  come  in  Gerardo  Daw ,  in  Ter- 
burg,  in  Metzu  ed  in  altri  eccellenti  pittori  della  scuola  fiamminga, 
sara  meglio  tradotto  per  mezzo  del  segno  uitido  e  liscio  del  bulino 
sullo  stile  di  Wille  e  d'altii  celebri  bulinisti.  Tutto  questo  ei  sa,  e  guai 


144  DELLA.    CALCOGRAFIA 

a  lui  sc  nol  sapesse,  poiche  sarebbe  pel  suo  mep;lio  risparmiare  la 
fatica  alia  quale  sta  per  sottoporsi :  ma  pei'  saperlo  fondatameute ,  quante 
stampe  de'iniglioii  maestri  iion  ha  egli  dovuto  vedere  ed  osservare  ? 
Quanti  confronti  istituire  ?  Quante  prove  tentare  ? 

Qiiesta  massima  difficolta,  tutta  propria  dell' incisione ,  non  solo  e  po- 
chissimo  considerata  dai  pittori,  dai  disegnatori  e  dagli  amatori  di 
stampe,  ma  perfiiio  dalla  maggior  parte  degrincisori  medesimi,  molti 
de'qiiali  sogliono  abbracciare  lo  stile  d' intaglio  cui  furono  iniziati,  e 
lo  mantengono  iiivariabile  per  tutta  la  vita,  quaUmque  sia  il  carattere 
degli  autori  da  cui  traggono  i  varj  loro  lavori  calcografici.  Per  questa 
classe  d'incisori  la  difficolta  di  beu  calcolare  e  disporre  il  tratteggio, 
di  cui  si  disse ,  e  certamente  nulla.  Vcduto  il  disegno  chc  intendono 
trasportare  sul  rame,  lianno  veduto  altresi  nella  fantasia  loro  la  stampa, 
quale  senza  dubbio  risultera,  perocche  a  scanso  di  fatica  sbno  gia  sta- 
bilite  per  essi  certe  regole  convenzionali  e  meccaniche,  dalle  quali  anzi 
che  dipartirsi ,  mancherebbero  piuttosto  ai  precetti  del  decalogo.  Ogni 
lor  cura  e  rivolta  all'eqnidistanza  scnipolosa  de' tagli  ed  al  loro  eguale 
incrocicchiamento ,  quindi  movimento  di  tratteggio  quasi  insensibile , 
costante  preparazione  d'  acquaforte  nelle  masse  scure  tanto  de'  panneg- 
giamenti,  quanto  delle  carnagioni,  come  se  il  bulino  farle  non  potesse 
migliori  a  primo  colpo;  progressione  degli  stessi  tagU  interrotti  fin  c|uasi 
al  lume  per  mezzo  della  punta  secca  con  regolari  punti  oblungbi  negli 
interstizj  fra  I'un  taglio  e  I'altro;  non  mai  grossi  tagli  vigorosi  avvi- 
cinati  ai  sottili,  nessuna  liberta  pittorica,  monotonia  e  freddezza  con- 
tinua,  nauseante. 

Ma  non  sono  gia  questi  gli  eserapi  che  il  nostVo  giovane  incisore 
prendera  ad  imitare,  mentre  sta  per  dar  mano  al  nuovo  suo  lavoro; 
confrontei'a  con  occhio  imparziale  le  stampe  di  cotestoro  con  quelle 
dei  migliori  maestri  dai  sccolo  decimosesto  in  poi ,  le  quali  forma- 
rono  e  formano  tuttoia  Tammiiazione  e  la  delizia  dei  veri  conoscitori : 
s'accorgera  per  tale  confronto  die  le  direzioni  di  tratteggio  d'un  Ede- 
link  modificate  a  tenore  di  varie  pratiche  posteriori  dell' arte  sono  serapre 
le  migliori  da  imitarsi  in  questa  parte  importantissima  della  calcografia 
per  ottenere  ad  un  tempo  e  rilievo  e  dolcezza  ed  evidenza:  amera  meglio 


DI   GIUSEPPE   LONCIII.  14.5 

lottare  colle  rinascenti  difficolta,  che  Seco  porta  rimitazione  di  questo 
nostro  corifeo,  che  di  tutte  evitarle,  applicando  un  metodo  snervato, 
insignificante ,  antipittorico  e  scmpre  eguale  a  qualunque  rappresenta- 
zioue  di  stile  diverse  ed  anche  del  tutto  contrario  iiel  siio  arclietipo : 
lie  vorra,  per  secondare  le  massinie  arbitrarie  di  questi  moderni  sca- 
varami  di<i;iuiii  d' ogiii  buon  gusto  e  d'ogiii  intelligciiza  pittorica,  cor- 
rere  il  rischio  di  produrre  com'  essi  operc  mediocri ,  monotone  e 
nauseaiiti,  sulle  qiiali  si  possa  dire- giiistamcnte  ci6  die  mi  disse  ve- 
deudo  una  stanipa  giuiitagli  da  Roma  un  dottissimo  amatore:  quia  tepidus 
es,  incipiatn  te  evomere  (*). 

Torniamo  pertanto  al  nostro  giovane ,  il  quale  ha  gia  tolta  di  mezzo 
cancellaiido  e  rimettendo  sul  suo  lucido  la  difficolta  della  giusta  dispo- 
sizione  del  suo  tratteggio,  e  premeditati  i  varj  artificj  incisorj  piii 
convenienti  ai  varj  oggctti  che  dovra  rapprescntare.  Che  piii  gli  manca 
per  incominciaiie  1' intaglio?  Gli  manca  tuttora  da  stabilire  una  cosa 
importantissiina  pel  buon  effetto  della  stanipa,  cioe  la  distanza  da  te- 
nersi  fra  Tun  taglio  e  I'altro,  il  che  non  ha  potuto  indicare  sul  lucido 
colla  matita.  Dissi  importantissima ,  poiche  se  questa  eccede,  il  suo  la- 
voro  parra  grossolano  e  reticolato,  ne  potra  ridurre  le  tinte  alia  voluta 
fusione,  ne  ben  csprimere  le  piii  fine  inflessioni  ed  i  piccoli  accidenti  del 
vero;  se  manca,  paiTa  pesto,  taticato  ed  opaco.  Eccolo  pertanto  di  nuovo 
ineditabondo  sulle  stanipe  migliori  e  davanti  il  suo  disegno  per  trovarne 
alcuna  di  pari  dimensione  di  figure,  la  cui  larghezza  di  tratteggio  \i 
corrisponda  a  dovere,  ed  eccolo  gia  intento  a  riconoscere  esattamente 
la  distanza  de'tagli,  misurandoli  con  jiiccolo  compasso  a  tre,  a  cinque 
od  anove,  secondo  che  la  delta  distanza  s'incontra  maggioi'e  o  minore. 
Tanta  concentrazione  di  pensieri  per  una  deliberazione  apparentemente 
di  poco  momcnto  nelle  sue  conseguenze  puo  sembrare  a  taluno  estraneo 
alia  nostra  profcssione  vana  ed  inopportuna ;  ma  per  I'incisore  geloso 
della  propria  riputazione,  tendente  a  sempre  meglio  riuscire,  e  spaventato 

(*)  Fa    il    cliinrissimo    signer    Abate    Carlo  era  egll  stesso  buon  disegnatore  eJ  anche  pit- 

Bianconi,  gia  scgretario  di  quest' I.  R.  Accade-  tore,  quinili  in  materia  d' incisione  giudice  piii 

mia  delle  belle    arti ,  il    quale    possedcva    una  che  competente. 
tcelta   e    non    piccola    raccolta    di  stainpe,  ed 

Vol.  IV.  P.  II.  19 


146  BELLA   CALCOGRAFIA 

dal  pericolo  di  gettare  iiifruttuosamente  lungo  tempo  ed  immensa  fatica, 
qiiesto  primo  passo  non  e  meiio  iniportante  di  quanto  lo  sia  per  un 
condottiero  d' eserciti  I'ordinare  preventivamente  piu  vicine  o  piix  di- 
scoste  le  sue  scliiere  alia  vigilia  d'  mi  generale  combattiinento. 

Ma  di  queste  preliminari  difficolta  non  piu.  Tu  giovane  di  belle 
speranze  e  si  feliceniente  predisposto  all' arte  tua  tutte  le  hai  spianate 
coUa  tua  rara  pazienza  e  perseveranza ,  e  t'accingi  finalmente  all' inta- 
glio :  ma  in  qual  punto  e  con  qual  lena  t'  accingi  ?  Qual  differenza  fra 
te  clie  segni  i  prinii  tagli  sul  tuo  rarae,  ed  il  pittore  die  stende  la  prima 
penncllata  sul  suo  quadro?  Questi  e  tutto  invaso  dal  fuoco  della  sua  im- 
maginazione  rattemprata  a  mala  peiia  dalle  inconcusse  leggi  del  vero: 
til  riscaldato  soltanto  dal  fuoco  altrui ,  cioe  dalla  parte  die  prendi  alio 
spirito  del  tiio  prototipo.  Gli  scliizzi  ed  i  cartoni  dal  pittore  preparati 
air  uopo  hanno  accesa  vie  piii ,  non  intiepidita  la  sua  fantasia ,  e  la  vo- 
glia  di  portare  i  primi  tocclii  di  colore  sul  la  tela  c  p^i*  lui  smaniosa, 
irresistibile :  per  te  in  vece  gia  stanco  dalle  premesse  fatiche ,  e  gia 
persuaso  di  quelle  die  vai  ad  incontrare,  declina  tosto  la  prima  ener- 
gia  per  dar  luogo  alia  riflessione  ed  alia  diligenza.  Mentr'egli  abbozza 
il  suo  qiiadro  e  svincolato  da  ogni  legge  meccanica ;  la  sua  mano  agisce 
libcraraente  e  rapidamente  per  ogni  verso,  non  regolata  die  daU'occhio 
e  dalla  fantasia;  poiclie  se  la  rapidita  del  suo  operare  lo  trascinasse 
inavvertentemente  in  errori  anche  gravissimi,  pu6  facilmente  sulla  tela 
correggerli  ridipingendo.  Tu  dal  principio  sino  alia  fine  del  tuo  lavoro 
non  puoi  prescindere  da  una  costante  attenzione  a  tutti  i  principj  mec- 
canici  dell'  arte  tua  per  rispetto  all'  equidistanza ,  al  progressive  digra- 
damento  del  tuo  tratteggio  calcolato,  ed  alle  variazioni  appensatamente 
prestabilite  dell' artificio  incisorio  ne'luogbi  piii  opportuni;  giacclie  non 
e  questo  un  semplice  abbozzo  variabile  a  tuo  beneplacito;  ma  mio  sta- 
bile fondamento  dell'  ecUficio  die  prendi  a  costruire.  Sopra  un  abbozzo 
mancante ,  cpianto  vuolsi ,  iiel  colorito ,  iiel  chiaroscuro ,  nel  contorno  e 
ueU'espressione  puo  benissimo  il  pittore  a  misura  del  suo  sapere  ridurre 
un  quadro  ben  coiTetto  e  fmito  in  ogni  sua  parte ;  ma  non  puo  mai 
r  incisore  condurre  a  termiiie  lodevolmente  una  trascurata  e  raalintesa 
preparazione. 


DI   GIUSEPPE    LONGIir.  1 47 

E  fin  qiii  ahbiamo  paragonate  le  difficoltii  pittoriche  coUe  incisorie 
quanto  alia  sola  preparazione  de' rispettivi  lavori.  Rimane  ora  a  con- 
frontarli  iiclla  piena  loro  esecuzione.  Montre  il  pittore  dipinge  la  sua 
tela  nol  senso  medesinio  in  cui  debb' essere  veduta  dagli  spettatori, 
eccoti  r  incisoi-e  condannato  (se  vuole  die  la  sua  stanipa  risuld  simile 
al  disegno ,  e  se  gli  cale  d'  evitare  lo  sconcio  di  far  agire  la  mano 
manca  in  vece  della  destra  in  molte  azioni  esclusivamente  proprie  di 
questa),  eccolo,  dissi,  condannato  ad  incidere  in  senso  contrario  del 
suo  modello,  quale  si  vede  nello  specchio;  la  qual  cosa,  per-  quanta 
abitudine  in  cio  fare  possa  avere  contratta,  o  per  tpanto  prevalgasi 
dell' indicato  mezzo  dello  specchio ,  riesce  sempre  incomoda  molto  ed 
imbarazzante.  Quegli  in  tutta  la  sua  esecuzione  vede  ci6  die  fa,  e  senza 
altri  sperimenti  e  senza  bisogno  dell'  opera  altrui  puo  terrainare  il  suo 
quadro ,  e  metterlo  in  tutta  cpiell'  armonia  die  puo  dargli  in  ragione 
della  sua  abilita ;  cpiesti  non  vede  il  suo  intaglio  die  per  meta ;  se 
leva  la  vernice  coUa  punta  per  far  mordere  il  rame  dall'  acquaforte , 
vede  lucido  e  cliiaro  ci6  die  debb' essere  osciiro  nella  stampa,  e  vice- 
versa  ;  se  poi  lavora  col  bulino  o  colla  punta  siil  rame  iiudo ,  abbenche 
possa  pill  agevolmente  scoprire  la  forza  ed  il  passaggio  delle  sue  ombre 
coir  introdurre  iie'  tagli  1'  olio  ed  il  negrofumo  ripulendone  la  superficie, 
pure ,  ad  onta  di  tutta  la  sua  pratica  e  valentia  nell'  arte ,  non  e  mai 
siciuro  della  generale  e  parziale  armonia ,  se  prima  un  diligente  e  ben 
esercitato  impressore  non  gli  tiri  alcune  prove,  suUe  quali  possa  rego- 
larsi  diminuendo  od  aggiungendo  per  1' ultima  riduzione.  Giova  anche 
riflettere  die  il  pittore,  quando  o  per  proprio  avviso,  o  per  altrui  sug- 
gerimento  viene  scoprendo  qualclie  parte  del  suo  cpiadro  male  rappre- 
seiuata ,  oppure  men  bene  di  quanto  potrebbcsi ,  pu6  colla  scorta  del- 
r  ignudo  nelle  carnagioiii,  e  con  quella  dell'automa  ne' panneggiamenti 
mutare  quanto  vuole  la  prima  sua  composizione  non  solo  nell'  anda- 
mento  delle  pieghe,  iiel  giro  delle  teste,  nella  posizione  delle  maiii  o 
de'piedi;  ma  nelle  attitudini  delle  intere  figure :  nientre  1' incisore  nella 
sua  qualita  di  traduttorc  fedele  dei  capo-lavori  piitorici  non  pu6  consul- 
tare  il  vero ,  die  per  meglio  intendere  1'  esecuzione  del  suo  originale , 
o  tutt'  al  piu  per  riformare    alcun   poco   con   sicurezza   di   non   errare 


148  DELLA   CALCOGRAri.V 

qualche  parte  die  vi  si  trovi    cvidcntemente  mancante,  conservandonc 
strcttainente  lo  stile  (*). 

Dai  premessi  confronti  emerge  evidentemente  die  Y  esecuzione  inci- 
soria  dal  lato  nieccanico  cldTarte  e  piii  difficile  e  gravosa  della  piito- 
rica.  Non  dir6  lo  stesso  dal  lato  scientifico,  e  segiiatamente  quanto  alia 
composizione,  della  cui  difficolta  gl'indsori  moderni ,  intenti  solo  a  tra- 
durre  i  dipinti  de'classici  maestri,  sembrano  del  tutto  esonerati;  sebbene 
xion  siavi  anclie  a'liostri  giorni  incisore  veramciile  abile,  i!  quale  per 
lungo  cscrcizio  nd  disegno  e  per  luiiga  abitudine  d'osscrvare  e  di  copiare 
belle  produzioni  di  tal  genere  non  si  trovi  in  grado  di  ben  conoscernc  la 
teorica  e  la  pratica,  o  di  produn-e  incidendo  i  proprj  concetti,  come  lo 
mostra  il  capitolo  antecedente,  e  come  pui'e  vedrassi  nel  susseguente. 
Certo  e  pero  die  la  cognizionc  fondata  di  cpiesto  ramo  dell' arte  si  ne- 
cessaria  al  pittorc  non  e  die  puramente  giovevole  aH'incisore,  quando  con 
maggior  vantaggio  dell'arti  belle  si  destina  a  pubblicare  non  Ic  proprie, 
ma  le  piii  celebri  invenzioni  de'sommi  pittori.  E  ci6  sia  detto  per  non  pa- 
rere  tanto  indiscreto  da  voler  soUevare  per  ogni  verso  la  calcografica  so- 
pra  la  pittorica  professione,  il  die  sarebbe  in  vero  un  iinpudente  paradosso. 

Ma  non  e  paradosso  cpianto  mi  resta  a  dire  sulle  difficolta  incisorie 
a  fronte  delle  pittoriclie  in  cio  die  concerne  (  come  dissi )  alia  parte 
meccanica  dell' esecuzione.  Voglia  duiique  il  giovane  incisox'e  seguirmi 
aiicora  d'un  passo  nell' incommciato  confronto,  e  n'avra  per  frutto  plena 
conoscenza  degli  scogli  die  debbe  evitai'e. 

Or  tu  finalmente  hai  terminato  con  eroica  pazienza  e  perseveranza 
il  tuo  intaglio :  durante  il  tempo  die  vi  hai  consumato,  tempo  die  se 
avessi  prima  immaginato,  potea  forse  sgoraentarti,  il  tuo  amico  pittore 
lia  gia  dipinte  parecchie  tele,  lia  formata  la  sua  riputazione  ed  incas- 
sata  la  sua  ricompensa,  e  tu  non  hai  inciso  die  un  rarae  solo,  ed  e 
ancor  dubbia  la  fama  die  ne  avrai,  e  colla  fama  la  condegna  mercede. 
Al    pittore    basta    di   piacere    al  suo  commettente ,  o  tult'  al  piu  a'  suoi 

(*)  Ncl   capitolo  seguente  verra    ilimostrato  e  con    qxiali    precauzionl   e   rigiiardi    per   non 

se  r  incisore  possa  o  no  corrcggere,  tlisegnando  mancare    alia    dovuta    fedelta    nella  traduzione 

od  incidendo,  qualche    errore    troppo    yisibile  calcografica, 
d'' esecuzione  nel  suo  originale,  ed  in  qual  modo 


DI   GIUSEPPE  LONCIII.  1 49 

concittadini  per  aver  fi\ma  e  luci'o ;  tu  dei  soddisfare  al  gusto  di  tutta 
quanta  1'  Europa ,  per  nou  dire  di  tutto  il  mondo.  £  bensi  vero  die  se 
riesci  a  taiito.  Futile  tuo  sarii  map;giore  d'assai  di  quello  del  pittore, 
perocclie  poclii  haniio  i  niczzi  di  pagare  convenevolmente  e  senza 
sconcerto  un  bel  dipinto,  moltissimi  in  vece  di  comperare  una  hella 
stampa;  ma  il  gusto  dcgli  amatori  d' ogni  nazione  e  si  vario  e  volu- 
bile,  die  piii  volte  si  videro  neglette  per  lungo  tempo  alcune  stampe, 
le  quali  in  appresso  furono  ricei'catissime,  e  salirono  a  prezzo  esorbi- 
tante,  come  piii  volte  avvenne  I'opposto.  II  pittore  d'ordinario  appende 
egli  stesso  il  suo  quadro  in  casa  del  commcttente,  c  la  bisogna  die  si 
recliino  quanti  bramano  vederlo :  quando  sia  gia  stabilito  il  luogo  di 
coUocarlo,  si  regola  dipingendo  d'eseguirlo  per  quel  lume  in  cui  dovra 
figurare,  o  se  libera  e  la  parete,  lo  colloca  al  lume  piii  confaccnte:. 
ne  viene  da  cio,  die  il  proprietario  prediligendo  per  amor  proprio  le 
cose  sue,  e  il  primo  suo  avvocato  per  fame  valere  i  pregi  o  reali  od 
immaginarj,  e  per  combattere  a  tutta  possa  le  contrarie  opinioni;  i  suoi 
amici  e  domestici  fanno  lo  stesso  e  diventanc  altrettanti  apostoli  per 
divulgarne  la  fama,  e  se  il  padrone  e  potente,  nessuno  ardisce  censu- 
rare ;  tu  all'opposto  dei  mandare  il  maggior  nimiero  delle  tue  stampe  in 
contrade  ed  a  persoiie  a  te  sconosciute,  die  le  osservano  a  tutto  coniodo 
in  ogni  luogo  e  ad  ogni  lume ,  ne  puoi  avere  die  per  la  via  del  merito 
protettori  e  difensori.  Quando  hai  terminate  il  tuo  lavoro,  tu  iion  liai 
die  questo  di  comune  col  pittore,  cioe  die  tu  deponi  il  buliiio, 
com' egli  depone  il  pennello;  ma  quando  il  pittore  ha  deposto  il  suo 
peiiiicllo,  e  data  al  cpiadro  una  leggiera  vernice ,  non  ha  piii  nulla  da 
farvi :  tu  in  vece,  dopo  ultimata  la  tua  incisione,  non  puoi  pubbli- 
carla,  fuorche  cominciando  per  altrui  mano  un'altra  incomoda  opera- 
zione,  qual  e  quella  della  stampa;  e  quanto  sia  questa  gravosa  per  la 
direzione  che  tutta  incumbe  a  te ,  e  della  quale  pel  tuo  meglio  non 
puoi  dispensarti ,  se  gia  nol  sai ,  chiedilo  a  qualunque  appena  piii  die 
mediocre  incisore,  stante  die  per  quanto  sia  del  tutto  mcccanica  I'arte 
d'imprimcre  calcograficamente,  ne  si  richiegga  dallo  stampatore  die 
buona  pratica  e  costante  diligenza  in  ogni  parte  del  suo  mestiere,  pure 
sono   rari   coloro   i   quali  bene  vi  riescano  ed  e  piii   raro   altresi    che 


l5o  DF.LLA    CALCOGRAFIA 

riiicisoie  ne  sia  pienamente  contento.  Avvezzo  questi  a  vedere  il  suo 
lavoro  sul  ranie  sempre  piii  netto  e  trasparente  che  sulla  stampa,  la 
trova  pill  d'ogn'altro  poco  soddisfiicente ,  ed  incliua  ad  ogni  prova  ten- 
tare  qualche  cambiamento  o  nella  densita  della  tinta,  o  nella  qualita  e 
ba"nativra  della  carta,  o  nella  pressione  del  torchio.  Se  Timpressore  e 
docile  e  paziente  ( cosa  difficilissima  a  trovarsi  in  qiiesta  classe  di  ma- 
nuali  quasi  sempre  ostinati  ne'loro  metodi  ordinarj  ),  i  tagli  nella  stampa 
possono  uscire  piu  netti;  ma  in  allora  si  fit  minore  il  tuono  del  chia- 
roscuro ,  come  si  fa  minore  la  nitidezza  del  tratteggio  rallentando  la 
tinta  per  ottencre  maggior  vigore  nelle  ombre  (*). 

Ma  dato  pure  che  1'  impressione  riesca  a  buon  tuo  grado,  ti  rimane 
sempre  Taffliggente  uicertezza  che  sia  per  ottenere  la  generale  appro- 
vazione,  senza  della  quale  il  tuo  lavoro  e  perduto,  e  le  tue  starape 
giaceranno  infruttuose  nel  tuo  armadio:  e  del  sapere,  che  piacere  a  tutti 
in  questa  nostra  professione  e  cosa  quasi  impossibile,  perocche,  se  il  tuo 
lavoro  e  nitido  e  puro,  si  lagneramio  i  pittori  di  trovarlo  soverchia- 
mente  liscio  e  lucido,  senza  quello  spirito,  quel  gusto  e  quel  senti- 
mento  d'  originalita  pittorica  propria  dei  buoni  acquafortisti ;  se  ruvi- 
detto,  serpcntino  e  libero  da  ogni  legame  calcografico,  insorgeranno  a 
denigrare  la  tua  fama  tutti  gl'  incisori  bulinisti  pei  quali  e  delitto  im- 
perdonabile  il  non  passare  per  I'adottata  loro  trafila.  Se  tu  porrai  la 
tua  stampa  ad  un  prezzo  proporzionato  al  tempo,  che  vi  hai  impiegato, 
griderarino  essere  troppo  costosa,  e  ne  avrai  poco  spaccio;  se  a  prezzo 
assai  raodico,  i  piu  fra  gli  amatori  la  giudicheranno  di  poco  merito  ed 

(*)  Intorno  all' impressione  parler6  piu  dif-  niia  :  un  altro  da  me  dipendente,  essendo  stato 

fusameote  nel   secondo  volume;  intaato  qui  ag-  obbligato  ad  attcnersi   alle   mie  prescrizioni,  ed 

giungo,  che  nelle    tante    circostanze  in  cui  ho  essendo  venule  assai  migliori  le  stampe,  per  non 

fatto  stampare  i  miei  rami,  quasi  costantemente  confessare    la   sua    ignoranza,  mi  rispose   aver 

ho  trovati  gl' impressori   superbi  dell' arte   loro  messo  nella   tiuta    certo    suo    ritrovamento,   di 

e  ritrosi  ad  ogni  suggerimento,  bcuchc  compro-  cui  faceva  un  scgreto.  Un  terzo  poi  porto  I'im- 

vato  all'evidenza,  che  venga  dato  loro  dalP  in-  pudenza  a   segno  di   vantarsi,   die  da  un  ranie 

cisore.  Uno  di  questi,  per  non  seguire  un  mio  anche  men  che  mediocre  era  capace    di    tirare 

consiglio  neir  impressione  d'un  mio  rame,  ebbe  bellissime  prove;  e  fu  vano  il  rispondergli,  che 

la    sfrontatezza  di   rispondermi   negativamente,  un   iiupressore   puo  bensi    cavar    brutte   stampe 

adducendo  di   non  volere  arriscliiare  la  sua  ri-  da   un  bellissimo   intaglio,  ma  non  puo  cavarne 

putazione,  quasi  a  me  nulla    importasse   della  di  belle  da   un  intaglio  spregevole. 


DI  GIUSEPPE  LONGHL  l5l 

anche  la  rifiuteranno  per  quest' appunto ,  die  possono  averla  con  poco. 
Non  isperare  poi  mai,  clie  qucsti  tuoi  giucUci,  facentlosi  carico  delle 
infinite  difficolta  dell' artificio  incisorio  da  to  con  tanta  fatica  superate, 
voglian  essere  piii  indulgenti  sui  difetti  benclie  niiniuu  dclla  tua  stampa, 
di  quanto  11  sarebbero  per  un  semplice  e  buon  disegno  fatto  in  poco 
tempo ,  suscettivo  di  qualuncpie  correzione ,  uscito  direttamente  dalla 
mano  del  disegnatore,  non  da  quella  dell' impressore ,  ed  eseguito  al 
lume  e  nel  senso  in  cui  debb' essere  vediito,  poi  veduto  nel  senso  ed 
al  lume  in  cui  venne  eseguito.  Anzi  vedrai  ben  sovente  fare  le  ma- 
raviglie  suUa  condotta  del  disegno,  tanto  piii  se  fiitto  colla  penna,  e 
considerare  come  cosa  comune  ed  indifferente  qualunque  bellissima 
stampa  per  la  sola  sciocca  ragione,  che  una  stampa  non  e,  come  mi 
disegno,  unica  in  commercio.  Tale,  se  non  maggiore,  e  la  massa  delle 
difficolta  e  delle  traversie  inerenti  alia  nostra  professione.  Tu  non  isgo- 
mentarti  pero  all'  aspetto  di  queste  larve.  Com'  esse  fuggirono  innanzi 
ad  un  Edelink,  ad  un  Drevet  ed  a  molt'altri  valenti  maestri  da  noi 
esaminati  nell'  antecedente  rivista ;  cosi  spariranno  innanzi  a  te ,  se 
amerai  di  costante  amore  I'intrapreso  tuo  esercizio,  se  nulla  trascu- 
rerai  per  vie  meglio  riuscire,  e  soprattutto,  se  non  lascerai  lo  studio 
rpiotidiano  del  disegno ,  unico  mezzo  di  superare  nelle  bell'  arti  qualun- 
que grande  ostacolo,  come  nel  seguente  capitolo  passo  a  dimostrare. 


I  52  DELLA    CALCOGRAFIA 

Necessita  del  diseimo. 


"O' 


JL  oiclie  e  dimostrata  la  somma  difficolta  dell' arte  incisoria  e  per  la 
iiatiuale  predisposizione  tutta  propria  die  richiede  in  chi  vuol  profes- 
sarla,  e  per  1' iudeficiente  pazienza  ed  attenzione  che  esigc  in  ogni 
benche  minima  parte  della  sua  esecuzione,  e  pei  frequenti  ostacoli  che 
vi  frapponc  il  troppo  vincolato  suo  artificio  in  parte  meccanico,  in 
parte  preventivamcnte  calcolato:  poiche  d'altronde  e  manifesto,  che  a 
produrre  buone  stampe  non  basta  la  piii  esatta  ed  equabile  operazione 
del  bulino  e  della  punta,  che  anzi  bene  spesso  la  qura  eccessivamente 
scrupolosa  del  taglio  risulta  iiociva  alia  giusta  rappresentazionc  della 
natm'a  o  doUe  opcre  de'  classici  pittori ,  c  mio  stretto  dovcre  d'  avver- 
tire  il  giovane  incisore,  che  quando  pur  giunga  per  buona  disposizione 
e  per  Umga  abitudine  a  superare  le  difficolta  puramente  incisorie  ( ed 
e  gia  molto  il  riuscirvi  a  dovere),  non  avra  fatto  che  un  sol  passo 
verso  la  sua  meta^  e  se  credesse  il  contrario,  vivrebbe  nel  piii  sciocco 
e  pericoloso  inganno. 

L'  arte  calcografica  al  pari  d'  ogn'  altra  fra  le  arti  Hberali  si  compone  di 
parte  meccanica  e  di  parte  intellettuale:  abbiarao  gia  veduto  che  quest'ul- 
tima  e  incomparabilmente  piii  complicata  ed  ardua  neU'iiicisione  odierna 
die  nella  pittura;  la  prima  in  vece  sarebbe  assai  piu  difficile  nella  pitmra 
che  nell'incisione,  se  quest' arte  non  venisse  prepotentemente  inceppata 
dal  meccanico  e  penosissimo  ardficio  del  trattcggio.  Questa  parte  intel- 
lettuale consiste  nella  conoscenza  delle  forme  e  delle  proporzioni  natural!, 
dell'espressione,  del  chiaroscuro,  della  prospettiva  lineare  ed  aerea,  e  piu 
di  tutto  delle  linee  costituenti  il  bello  in  ogni  cosa  rappresentabile,  in 
una  parola  nella  vera  intelligenza  del  disegno.  Senza  questa  intelligenza 
^  r  incisore  meriterebbe  piii  il  nome  d'artigiano  che  d'artista,  e  vanterebbe 
invano  il  piii  dilicato  e  fermo  e  nitido  raaneggiamento  del  suo  bulino. 
Mai  dissi  invano:  deggio  anzi  dire  a  raaggiore  suo  scorno.  Perocche 
i  vezzi  del  bulino  lianno  questo  lor  proprio ,  die  ostentando  certa 
qual    pretensione    di    gradire ,    e    tutta    a    se    chiamando    1'  attenzione 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  I  53 

deir  osscrvatore  rendono  piii  raanifeste  e  sentite  le  bellezze  egualmente 
e  le  deformitu.  Come  se  bella  donna  riccamente  ed  elegantemente  si 
vesta,  pill  bella  allora  ti  sembra  e  piu  seducente,  e  se  all'opposto 
una  racbitica  s'addossi  un  sirail  abito,  si  fa  piii  sconcia  e  suscita  nei 
cii'costanti  la  derisione;  cosi  da  ricercato  e  pretto  bulino  qiianto  mag- 
gior  lustro  ritrae  un  ben  purgato  disegno ,  altrcttanto  lo  scorretto  piu 
disgustoso  riesce  ed  insopportabile.  II  cjual  paragone  si  bene  risponde, 
die  le  magagne  di  qucUa  stessa  racbitica  inosservate  saranno  od  almeno 
tollerate,  se  rinunciando  essa  ad  una  leggiadria  troppo  discordante  alia 
sua  struttura  vestiru  panno  semplice  e  diniesso,  e  quella  stanipa  del  pari, 
quantunque  d'imperfctto  disegno,  trovera  pure  molti  indulgenti,  la  quale 
non  con  istudiato  sfoggio  di  bulino,  ma  con  pocbi  ed  umili  segni  d'acqua- 
forte  verra  eseguita.  Perci6  le  tante  incisioni  trattate  di  fretta  ed  ardi- 
tamente  da  varj  pittori,  nelle  quali  bene  spesso  il  contorno,  1' ombra 
sempre  e  negletta,  in  mezzo  a  moltissime  sproporzioni ,  non  per  tamo 
ottengono  presso  gli  amatori  e  plauso  e  ricerca:  quell' apparenza  d'ab- 
bozzo,  anzicbe  di  scrupolosa  esattezza,  predispone  in  favore  dell'artista 
il  giiidice  piu  severo,  e  quella  stessa  indecisione  di  molte  parti  ob- 
bliga  e  smuove  I'altrui  fantasia,  ne  questa  mai  vi  supplisce  a  disca- 
pito  deir  opera ,  interpretandola  ciascuno  a  seconda  del  proprio  gusto 
e  sapere  (*). 

Importa  dunque  assaissimo  che  quello  il  quale  intende  applicarsi  al- 
I'incisione  di  cui  parlo,  quanto  pub,  mai  faccia  precedere  all'esercizio 

(*)  Ho  veduto  piii  d'  un  disegno  originale  di  questa  moaeta  che  trovasi  tuttora  in  circolazlone 

mediocre  nutore ,  per  essere  mezzo  svauito  per  e  insigaificante    e  poco  pid  che  mediocre;  ma 

ingiuria  del  tempo,  o  per  incuria  de'possessori,  quella  da  me  osservata  e  fatta  osservare  a  molti 

acquistare  un  non  so  che  di  misteriosa  bellez-  amicl  artisii,  per  essere  molto  lisciata  nelle  parti 

za,  per  cui  paragonato  con  altri    disegni    Ijen  di   maggior    rilievo   ed    ossidata    in   tutto   11  ri- 

conservati  della  stessa  mano    11    superava  Infi-  manente,  presentava  nella  testa  tale  massa  di 

nltamente,  non    perclie    fosse    veramente    mi-  scuro  nella  cavita  dell'occhio,  in  alcune  ciocche 

gliore,  ma  perclie  dava  campo    airimmagina-  de'capelli,  e  d' intorno  alia  bocca  ed  al  mento, 

zione  dcllo  spettaiore  di  travedere  gl'  Indizj  di  che    gli    dava    un    carattere    cosi    cspresslvo  e 

molte    bellezze    pittoriche,  alle    quali   I'autore  grandiose  da  eclissare  i  piii  begl' impronti  del 

non    avea    mai    peusato,  ne  vi  potea  pensare.  florldl  tempi  della  Grecia.  Egli  e  percio  che  con 

Mi  capit6    fra    le    mani    una  bassa    moneta  dl  fino  accorglmento  i  collettori  numismaticl   gri- 

rame ,  suUa  quale  era  il  ritratto  del  fu   Impe-  dano  a  tutla  possa  contro    chlunque    s'  attenta 

ratore  de'Francesl  e  Re  d' Italia:  T intaglio  di  a  ripulire  le  nionete  aatiche. 

Vol.  IV.  P.  II.  ao 


I  54  DELLA   CALCOGRAFIA 

deiriiita2;lio  quello  del  disegno  in  modo  clie  ben  lo  conosca,  o  tanto 
alnieno  innoltrato  vi  sia,  die  altcrnando  poi  il  bulino  e  la  matita, 
giugnere  possa  in  tempo  a  queste  necessarie  cognizioni :  senza  di  che 
in  vano  ei  tentera  d' esprimersi  in  una  lingua  che  non  conosce,  o 
scrivera  con  bella  e  nitida  calligrafia  i  piii  grossolani  spropositi  d'or- 
tografia  e  di  sintassi. 

A  conseguire  questa  fondata  cognizione  del  disegno  i  niigliori  me- 
todi  praticati  dai  pittoii  e  dagli  scnltori,  in  alcune  parti  si,  ma  non 
in  tutto  si  confanno  all' incisore.  Senza  dubbio  comincera  egli  pure 
dal  copiare  dagli  altriii  disegni  le  estremita  del  corpo  umano,  e  pas- 
sera  grado  grado  a  pezzi  piii  grandi,  e  fino  alia  figwra  totale,  copiera 
molto  dall'antico,  raolto  dal  vero:  studiera  la  prospettiva,  I'anatomia,  le 
proporzioni ,  il  chiaroscuro,  il  bel  modo  di  panneggiare,  le  fonti  del- 
I'espressioue  e  le  forme  dclla  bellezza;  ma  superfluo  per  lui  sarebbe 
I'afFaticarsi  a  lungo,  come  sogliono  i  pittori,  abbozzando  ad  ogn'istante 
nuovi  gruppi  di  coniposizione  per  sollecherare  e  ravvivare  I'immagi- 
nazione;  quando  (come  altrove  gia  dissi)  lo  scopo  dell' incisore  non  e  piii 
a'  tempi  nostri  quello  di  produrre  i  parti  della  propria  fantasia,  ma  bensi 
quello  abbastanza  difficile,  anzi  non  raai  abbastanza  conseguito  di  tra- 
durre  fedelmente  le  bellezze  ammirabili  sparse  nelle  opere  de' classic! 
pittori  (*).  Che  se  ( cio  die  non  e  impedito )  mirasse  il  giovane  inci- 
sore non  solo  a  tradurre  un  giorno  le  altrui  composizioni ,  ma  col- 
r  esempio  de'primi  maestri  a  pubblicare  anche  le  proprie,  ed  araasse 
quindi  1'  esercizio  dello  sdiizzare ,  io  lo  consiglio  almeno  a  non  met- 
tere  il  carro  innanzi  a'buoi,  ed  a  fi-enare  la  sua  voglia,  finche  non  sia 
ben  addestrato  nella  giusta  e  diligente  imitazione  del  vero  e  del  bello, 
e  tanto  piu  ne  lo  consiglio,  quanto  che  disapprovo  altamente  questo 
esercizio  prematuro  negli  stessi  giovani  pittori,  cui  d'altronde  lo  studio 
deir  invenzione  e  della  composizione  e  molto  piu  necessario,  essendo 
questo  a' giorni  nostri  lo  scoglio,  in  cui  vanno  pur  troppo  a  rorapere 
i  migliori  iugegni  infiainmati  dalle  energiche  espressioni  di  tanti  scrit- 
tori  non  artisti,  impazienti   di   farsi   creatori,  gonfj  di   questo  nome, 

(*)  V^gg-'>si  verso  k  fine  il  pcimo  capitolo  sull'  eccellenza  dell'  incisione  in  rame. 


DI   GIUSEPPE   LONGIir.  1  55 

sprezzatori  cV  ogiii  diligente  imitazione ,  improvvisatori  di  quotidiane 
rappresentazioni  ejpaglu  della  sorpresa  passeggiera,  die  il  primo  aspetto 
di  que'loro  abbozzi  segnati  rapidaniente  sulla  nuda  carta  suol  destare 
ne'circostanti,  i  quali  non  hanno  il  tempo  d'csaruinaiii  partitamente : 
abbozzi  cpiasi  sempre  iaservibili  per  una  pacata  esecuzione,  posti  al 
cimeuto  della  prospettiva ,  dell'  equilibrio ,  delle  proporzioni ,  del  cbia- 
roscuro,  in  una  parola  della  verita  (*).  E  non  s'accorgono  costoro 
che  la  smania  di  schizzar  con  bravura  e  sempre  stata  la  fonte  d'ogni 


(*)  In  un  abbozro  di  varie  figure  fatto  di 
pura  fantasia,  avvalorata  soltanto  da  qualclie 
non  ben  sicura  reminiscenza  delle  cose  vedute 
c  disegnate,  come  pu6  il  pittore  senza  Tajuto 
del  vero  o  di  piccoli  modelli  improntati  sul 
vero  niedesiuio  e  luessi  al  rispettivo  posto  sotto 
la  stessa  luce,  come  puo ,  dico,  segnare  con 
giusta  prospettiva  le  ombre  portate  dall'  una 
sopra  I'altra  figura,  o  di  tutte  sul  piano?  come 
senza  il  modello  vivente  serbare  T  equilibrio  e 
le  proporzioni  c  gli  accavallamenti  dc'muscoli 
negli  scorci  inevitabili  ?  come  senza  T  autonia 
pittorico  disporre  i  panneggiaraenti  in  raodo, 
die  non  vi  appajano  ripetizioni  e  scmbrino  po- 
tersi  dispiegare  e  distendere  ?  Puo  bene  Tarclii- 
teito  colle  prefisse  norme  prospetticlic,  senza 
copiare  direttamente  dnl  rilicvo  la  scena  archi- 
tettonica  clie  vuole  rappresentare ,  dalla  sola 
pianta  e  dalla  fronte  o  dallo  spaccato  georne- 
tricamente  disegnati,  ridurre  a  giusta  visuale, 
come  apparirebbe  alio  spettatore,  I'edificio  com- 
piuto :  puo  misurarae  i  profili  ne'  loro  aggetti 
od  incavi,  ed  indicare  per  rcgole  iafalliblli  me- 
diante  una  stabilita  diagonale  de'raggi  illumi- 
nanti,  dove  abbiano  a  cadere,  e  di  qual  forma 
le  ombre  portate  da  ogni  corpo  architettonicoi 
perocclii;  tutte  le  forme  di  questi  corpi  appar- 
tengono  al  regolo  e  al  compasso ,  e  sono  quindi 
nelle  forme  loro  costantemente  regolari.  Ma 
nella  rappresentazione  delle  figure  umane,  non 
che  dei  loro  panneggiainenti ,  varia  tanto  ad 
ogni  tratto  la  superficie,  che  I'operazione  pro- 
•petiica  si  esatta  per  rarchitcttura,  si  fa  nulla 


per  la  pittura.  Qual  e  di  fatti  il  basaraento 
d'un  uomo  stante?  Due  piccole  piante  di  piede. 
Quale  se  «"  in  atto  di  correre'  La  pianta  d'un 
solo  piede,  ed  anche  di  poco  piii  della  sola  fa- 
lange  delle  dita  e  de' loro  nodi  inferior!;  dun- 
que  d'  un  terzo  circa  del  piede ;  giaccbe  in 
queir  attitudine  nppena  posa  il  calcagno  die 
tosto  lo  rialza,  e  cosi  di  tant'altrc  umane  at- 
titudini  ragionaado.  Ora  io  ripeto,  come  puo 
mai  dalla  pianta  delle  sue  figure  alzare  il  pit- 
tore  la  sua  scena  prospettica ,  se  non  se  gros- 
solanamente  quanto  al  digradamcnto  d'altezza 
delle  sue  figure,  digradamento  ascendentc ,  se 
r  orizzonte  e  posto  al  disopra  delle  teste  sul 
davanti ,  disccndcnte,  se  al  disotto;  e  sempre 
nel  fallace  supposto  che  le  dette  figure  siano 
tutte  ritte  e  d'  eguale  altezza ,  il  che  in  qua- 
lunque  rappresentazione  sarebbe  inverisimile. 
Tutto  il  resio  non  puo  fare  il  pittore,  che  at- 
teutamente  consultando  la  natura  coUa  guida 
dei  principj  prospettici  generali;  ma  sempre 
a  puro  occhio.  La  qual  cosa  essendo  somma- 
meute  diflicile  anche  per  clii  v'  impiega  tutta 
la  cura  e  tuito  il  tempo  necessario,  cancel- 
lando  e  rifonnando  secondo  il  bisogno,  e  la- 
sciaudo  appensatamente  il  lavoro  per  riprender- 
lo  ad  occhio  fresco,  e  poi  impossibile  ad  otie- 
nersi  da  chi  vuole  aCfettare  I'abilita  d'eseguirla 
quasi  scherzando  a  primo  colpo.  Raffaello  (  c 
quest'esempio  vale  per  tutti )  non  lia  mai  ese- 
guita  alcuna  sua  opera  totalmente  coiiforme  al 
primo  sno  pensiero  sdiirzato  di  seuiplice  re- 
miniscenza. 


1 56  DELLA.    CALCOGRAFIA 

pittorica  maniera  preternatiirale ;  die  coUe  rigorose  e  vincolate  linee 
del  bello  nou  si  pu6  schizzare  liberamente ,  ma  soltgnto  con  risentite  e 
suddivise  forme  di  convenzione  sempre  iniprontate  ad  un  raodo,  talche 
si  dii'ebbcro  inveiitate  in  tali  schizzi  piu  le  forme  clie  le  azioni  iimane; 
die  finabnente  qneste  forme,  appena  tollerabili  in  uii  priino  pensiero 
per  utile  reminiscenza  del  pittore,  a  forza  d'essere  ripetute,  riguardate 
e  gustate  diventano  all'  occhio  loro  si  naturali  e  si  giuste,  che  quaiido 
poi  copiano  il  vero  traveggono  nel  vero  medesimo  gli  adottati  con- 
torni ,  c  appena  iniziati  nell'arte  peccano  d'eccesso:  vizio,  come  la 
sperienza  c'  insegna,  clie  la  calma  della  provetta  eta  non  cbe  niinorare 
conferma  ed  aunicnta.  Imperocche  non  accade  gia  al  pittore  in  simil 
caso  ci6  che  frequenteraente  accade  al  poeta ,  il  quale  nel  boUore  della 
gioveiitu,  sdegnando  ogni  freno,  mette  a  contribuzione  in  ogni  suo  com- 
ponimento  e  cielo  e  terra  e  mare  e  meteore  e  spettri  ed  abissi,  e 
le  animate  cose  colle  inanimate  confonde  e  coi  presenti  i  posteri  ed 
i  trapassati,  addoppiaiido  mctafora  a  metafora,  e  fermandosi  con  pom- 
pose  descrizioni  sugli  accessor]  del  pari  die  sugli  oggetti  principali, 
e  dicesi  poeta  licenzioso.  Giunto  all' eta  matura  lega  i  suoi  voli  alia 
ragione  ed  all'ordine,  sagrifica  le  piu  belle  immagini  all' incremento 
e  alia  bellezza  del  tutto,  non  abusa  dell'allegoria  e  della  similitudine, 
riserva  il  maggior  nerbo  dell'  espressioiie  a'  luoglii  piu  opportuni ,  e 
dicesi  poeta  formato.  Finalmente  col  declinar  dell'eta  calmato  I'impeto 
delle  passioni ,  e  con  esse  il  fuoco  della  fantasia ,  egli  ama  piii  di  par- 
lare  alia  ragione  die  all'  immaginazione ,  sostituisce  ai  voli  poetici  il 
raziocinio  e  la  sentenza,  antepone  al  figurato  lo  stile  piano  e  costante, 
e  dicesi  piii  prosatore  che  poeta.  II  poeta  opera  colla  mente  sola,  e  la 
bocca  per  articolare  il  suono  de'  versi ,  oppure  1'  occhio  e  la  mano  per 
vergarU,  non  lianno  alcuna  influenza  sul  merito  delle  composizioni  di 
lui;  ma  iielle  composizioni  del  pittore  I'occliio  e  la  mano  hanno 
alraeno  tanta  parte,  quanta  ne  ha  la  concezione  mentale,  e  la  mano  in 
lui  coU'esercizio  va  sempre  crescendo  di  slancio,il  che  suole  chiamarsi 
liberta  e  facilita  di  tocco ,  ma  trascina  facihneiite  1'  artista  all'  esagera- 
zione ,  e  1'  occhio  poi  piii  ancora ,  presa  mia  volta  falsa  maniera  di  ve- 
dere,  da  sempre  piii  in  falso  col  tempo  e  coU' abitudine ,  il  che  viene 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  I  67 

comprovato  tuttogiorno  coll'  esempio  dclle  donne  use  a  tingersi  di 
belletto  le  guance ,  ognuna  delle  quali  comincia  sempre  coU'applicariie 
pocliissimo ,  e  sembrale  mirandosi  nello  specchio  d'  averne  posto  di 
troppo,  poi  nel  giro  di  qualche  anno  la  stessa  donna  avanti  lo  stesso 
specchio  ne  sovrappone  assolutamente  di  troppo,  e  crede  averne  messo 
pocliissimo. 

lo  non  oppongo  clie  il  disegnatore  calcografo  conosca  teoricaraente 
e  praticamente  le  buone  regole  dell'  invenzione  e  della  composizione , 
I'unita  deir  azione ,  i  riguardi  al  protagonista ,  rcconomia  della  scena, 
la  qualita  piii  o  meno  esprcssiva  delle  attitudini ,  1'  opportunita  del 
luogo ,  la  convenienza  degli  accessor] ,  il  contrasto  e  1'  armonia  insie- 
me  delle  linee,  la  varieta  de'caratteri,  I'eloquenza  del  gesto,  le  giuste 
leggi  del  nioto  e  deU'equilibrio,  1' antiveggenza  del  risultante  chiaro- 
scuro ed  i  liniiti  finalmente  prescritd  alle  pittoriche  rappresentazioni 
suir  indicazione  delle  passate  o  delle  future  azioni  col  mezzo  delle 
presenti.  Anzi  un  modei'ato  esercizio  di  ravvivare  di  quando  in  quan- 
do  la  propria  fantasia  componendo  lo  portera  a  meglio  distinguere  e 
pregiare  le  composizioni  piii  degne  dell' opera  sua,  e  sara  ottimo  anti- 
dote contro  quella  metodica  freddezza  antipittorica,  cui  la  diuturna  e 
lenta  azione  del  bulino  tende  a  ridurlo.  Guardisi  pero  dall'  incorrere 
ne'vizj  sovrindicati,  si  contenti  di  saper  bene  inventare  e  comporre , 
ne  pretenda  alio  schizzare  franco  e  repentino,  ed  a  pronunciare  le 
umane  forme  senza  1'  ajuto  del  vero ,  o  senza  modelli  a  cio  disposti 
a  ripartirvi  il  cliiaroscuro ,  non  ne  faccia  del  comporre  un  giuoco  se- 
gnando  le  attitudini  per  ripiego,  o  riducendo  a  dati  punti  fortuiti  le 
estremita  delle  sue  figure ,  come  que'  poeti  i  quali  innanzi  al  concetto 
preparano  le  rime ;  non  si  curi  d'  improvvisare  coUa  matita  o  coUa 
pemia ,  giacch^  il  merito  d'  una  composizione  non  consiste  nell'  esser 
fatta  a  piede  alzato ,  ne  tenia  di  lasciar  trascorrere  ben  molti  penti- 
menti,  e  di  addoppiare  contorno  a  contorno,  purche  ottenga  lo  scopo 
cui  dee  mirare  I'abbozzo:  cosi  per  lo  piu  si  veggono  espressi  i  primi 
pensieri  de'  nostri  grandi  maestri  e  dello  stesso  Raffaello.  Lo  schizzo  non 
e  che  un  embrione  d'un' opera  pittorica  appena  concepita,  e  non  importa 
che  r embrione  sia  informe,  purche  sia  d'un  uomo  e  non  d'un  mostro. 


I  58  DELLA    CALCOGRAFIA 

Mi  sono  alquanto  dilungato  con  queste  mie  riflessioui  per  guarentire 
almeno  i  giovani  incisori  da  qiiesta  febbre  gia  tanto  diffusa  in  Italia  ed 
oltramonti  a  grave  pregiudizio  particolarmentc  della  pittura,  per  cui 
contiamo  in  oggi  inventor!  a  prolluvio,  e  molti  fra  questi  spiritosissimi, 
esecutori  a  dovere  ben  pochi,  e  che,  a  parer  mio,  e  una  delle  cagioni, 
e  forse  la  principale,  per  cui  quest' arte  non  pu6  vantare  quell' incre- 
mento  che  ai  lumi  del  secolo  corrisponda.  Torniarao  al  nostro  incisore. 

Siccome  egli  e  costretto  a  ridurre  le  sue  figure  incidendo  alia  pro- 
porzione  non  maggiore  per  lo  piii  d'un  quinto  del  naturale,  e  spesse 
volte  ancor  minore ,  cosi  debb'  esSere  sua  cura  d'  avvezzare  1'  occhio  e 
la  mano  a  disegnare  in  questa  raedesima  ed  anco  piu  piccola  propor- 
zione.  Non  e  per6  cli'egli  debba  trascurare  di  prima  esercitarsi  a  se- 
gnare  in  grandezza  naturale  molte  parti  del  corpo  umano,  e  segnata- 
mente  le  estremita,  senza  di  che  non  riuscirebbe  mai  a  segnarle  in 
piccolo,  come  il  calligrafo  non  puo  giungere  mai  a  stendere  un  minuto 
carattere  alfabetico,  se  prima  non  ha  addestrata  la  sua  mano  ad  ese- 
guirlo  in  molto  maggior  dimensione.  Ma  quelle  stesse  parti  che  con 
accuratezza  ed  intendimento  avra  trattate  in  grande,  con  molto  mag- 
gior diligenza  e  finitezza  deve  eseguirc  in  piccolo,  come  se  da  quei 
disegni  egU  dovesse  incidere,  il  che  sarebbe  inutile  al  giovane  pittore, 
se  pure,  come  parecchi  Fiamminghi,  non  avesse  perpetuamente  desti- 
nata  al  piccolo  la  sua  mano. 

Ne  creda  gia,  com'e  universale  opinions  fra  i  pittori,  che  quello  il 
quale  riesce  bene  nel  grande ,  a  piu  forte  ragione  anche  nel  piccolo 
riesca,  come  chi  maggior  peso  solleva,  agevolmente  ne  porta  un  mi- 
nore ;  perocche  senza  particolare  esercizio  ne  operera  si  bene  nel  pic- 
colo chi  e  avvezzo  soltanto  al  grande,  ne  all'opposto,  diversa  essendo 
la  meccanica  operazione ,  diversa  1'  azione  della  mano ,  diverso  1'  uso 
degli    stromenti    (*).    E    cjui    premetto    ch'io    nel    dir    piccolo    intendo 

(*)  Trovandorai  in  Roma   nel    1790,  oiule  faceva  nella    cappella    Sistina   in   piccola   pro- 

perfezionarmi  per  quanto  m' era    possibile   nel  porzione,  quale  conviensi  all' incisore,  mentre 

disegno,  un  provetto  pittore  non  destituito    di  si    compiacque    lodarne    1' esattezza    e    la    dili- 

vero  merito  per  que' tempi,  ma  d' uqo  stile  in  geaza,    mi  consiglio    di    fare    i    miei    studj   in 

oggi  proscritto ,  vedendo  gli  studj  accurati  cli'  io  grandezza  almeno  di  due  terzi  del  vero,  come 


DI  GIUSEPPE  LONGllI. 


1 59 


parlare  di  quella  dimensione  meno  assai  che  naturale,  ma  tale  per6 
che  lasci  vedere  coii  grand'  arte  espressi  tutti  quegli  accident!  della 
natiira  iion  eccessivamente  niinuziosi,  che  uu  dipiiito  di  natural  gran- 
dezza  coniporta,  sicche  nulla  resti  a  desiderare  portata  artificiosauiente 
qiialuncjue  estremita  deH'uman  corpo  all'estensione  del  vero  per  mezzo 
di  lente  couvessa.  Ora  disegni  piccoli  di  tal  sorta  traggono  seco  diffi- 
colta  infinite,  non  conosciute  e  noii  considerate  da  chi  si  escrcita  abi- 
tualmente  nel  grande  e  ben  diverse  da  quelle  che  nel  grande  s'incon- 
trano.  Certamente  nel  grande  e  piu  difficile  il  conservare  la  giusta 
proporzione  delle  membra,  poiche  lo  spazio  maggiore  inganna  I'occhio 
assai  facilmente  suUa  rispettiva  distanza  delle  parti;  mentre  nel  piccolo 
il  ravvicinamento  d'  esse  parti  fra  di  loro  ne  rende  piu  agevole  la  re- 
golare  distribuzione.  Cosi  e  piu  difficile  nel  grande  essere  disegnatore 
fermo  e  precise  seuza  riuscir  secco  in  distanza,  e  niolto  piix  difficile 
e  poi  il  conservare  con  opportuni  sacrifizj  di  lume  ed  ombra  1'  armo- 
nia  generale,  essendo  anzi  costume  de'pittori,  o  per  dir  meglio  in  essi 
necessita  di  conteniplare  ogni  lor  quadro  a  tal  distanza,  che  impicco- 
lito  dalla  naturale  prospettiva,  e  tutto  cadendo  per  cosi  dire  sotto  un 
solo  punto  di  vista,  niostri  piu  chiaramente  e  gli  errori  di  proporzione 
proprj  del  contorno  e  le  parti  troppo  salienti  o  rientranti  per  difetto 
di  chiaroscuro.  Ma  d'  altra  parte  1'  esecuzione  in  piccolo  esige  tal  di- 
ligenza  e  precisione,  che  non  va  disgiunta  da  nuove  spine  e  nuovi 
ostacoli  assai  duri  a  superarsi.  Uscire,  per  esempio,  oppure  entrare  col 


frequentemente  opero  Kaffaello,  ed  ia  appoggio 
del  suo  consiglio  pronuncio  la  solita  sentenza  pit- 
tOTxcR-.pitlure picrole,  difetti piccoli;  pitlure  grandi, 
difelti  grandi.  lo  allora  dal  posto  ove  stava  di- 
segnaado  preso  in  maao  il  mio  disegno  e  stea- 
dendo  quant' e  luiigo  il  braccio,  gli  feci  os- 
scrvare  clie  vedute  da  quel  punto  le  figure 
dell'  originale  non  erano  piii  grandi  di  quelle 
del  mio  disegno  veduto  alia  distanza  del  mio 
braccio  steso,  distanza  piii  die  sufliciente  per 
vederlo  in  pieno.  A  tale  evidenza  di  prova 
I'uomo  dabbene  tacque  e  si  congedo,  conviato, 
ma  non  persuaso  delle  mie  ragiooi :  taata  h  la 


forza  deir  inveterata  prevenzione  anche  ne'  plii 
sani  ingegni.  Seppi  quindi  per  mezzo  d'un  suo 
allievo  che  lo  accompagnava,  aver  egli  detto , 
non  senza  disapprovazione ,  ch'  io  ragionava 
troppo  sulle  arti-,  la  qual  colpa  a  dir  vero 
io  tenni  in  conto  d' involontario  elogio,  dolen- 
domi  anzi  di  non  potcrla  meritare  in  tutta 
r  estensione  i  perocche  io  reputo  che  nclle  arti, 
come  in  tutte  le  cose  v'i  la  sua  raglone,  e 
non  e  che  la  nostra  cecita  che  ce  le  fa  attri- 
buire  al  caso  o  ad  un  genio  particolare  inde- 
finibile. 


l6o  DELLA   CALCOGRAFIA. 

contorno  o  coll'  ombra  una  liuea  piu  del  dovere  in  una  proporzione 
die  sia  la  quinta  parte  del  vero,  e  lo  stesso  precisamente  come  en- 
trare  od  uscii'e  di  cinque  linee  ncUa  proporzion  naturale.  Ora  ognun 
vede  die  1'  alterazione  di  cinque  linee  essendo  piii  visibile ,  e  anchc 
piu  facile  ad  evitarsi  da  un  occhio  bastantcnicnte  esercitato,  dove  al 
contrario  1'  alterazione  d'  una  semplice  linea  o  per  la  grossezza  della 
matita  ne'  disegni ,  o  per  la  spessezza  del  colore  ne'  dipinti ,  o  per  al- 
cuna  debolezza  di  vista,  o  per  poca  fermezza  di  polso  piii  facilmente 
puo  accaderc ;  cosi  pure  certe  parti  gia  minute  nel  vero ,  facendosi 
in  piccola  proporzione  minutissime ,  necessariamente  diventano  di  piu 
difficile  esecuzione,  perche  non  risultino  trite  e  stentate:  appena  si 
voglia  ricercare  c  circoscrivere  il  contorno,  si  fa  duro;  appena  vogliasi 
ammorbidirlo ,  si  fa  bambagioso,  ed  il  tenere  fra  questi  scogli  cosi 
vicini  una  via  di  mezzo,  non  e  di  lieve  scabrosita.  Per  conseguenza 
ciascuna  delle  dette  proporzioni  ha  le  sue  particolari  difficolta,  e  chi 
si  trova  forte  in  una,  non  senza  nuovo  esercizio  pub  riuscire  nell'altra; 
die  se  Pirgotelo  e  Dioscoride  non  poteano  scolpire  le  statue  divine  di 
Fidia  e  di  Prassitele ,  nemmeno  questi  potean  incidere  le  sorprendenti 
lor  gemme. 

Le  bellezze  nelle  opere  delle  arti  e  le  inerenti  loro  difficolta  non  si 
misurano  col  metro;  altrimenti  il  colosso  d'Arona,  siccome  il  piii  grande, 
a  quanto  dicesi,  die  in  Europa  si  conosca,  sarebbe  assai  piii  bello  del- 
TApollo  di  Belvedere ,  e  1'  immensa  Sfinge  d'  Egitto  superiore  ad  ogni 
busto  della  piu  squisita  greca  bellezza.  Noi  lasceremo  all'  ignoranza 
volgare  la  sorpresa  cagionata  da  quelle  opere  gigantescbe  credute  di 
merito  piii  elevato,  perche  obbligano  lo  spettatore  ad  elevare  la  fronte 
per  vederne  la  sommita,  e  riflettercmo  die  tutte  queste  grandi  masse 
sono  sempre,  e  necessariamente  stucUate  prima  e  ricorrette  in  modica 
proporzione ,  e  ridotte  poi  con  mczzi  del  tutto  meccanici  e  sicuri  a 
piii  forte  dimensione,  e  cessera  finalniente  ogni  illusione  in  noi  con 
questa  semplicissima  considerazione ,  die  per  mezzo  dell'  angolo  pro- 
spettico  tanto  e  grande  per  1' occhio  nostro  la  figura  d'un  metro  d'al- 
tezza  veduta  un  metro  distante,  quanto  quella  di  cento  alia  distanza 
di  cento  metri. 


I 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  l6l 

Pertanto  I'incisore  per  le  acklotte  ragioni  ponga  in  pratica  il  genere 
di  disegno  piii  confacente  alia  sua  professione,  quello  cioe  che  in  pic- 
cola  proporzione  da  conto  bastante  di  tutto,  precise  senza  durezza, 
elaborate  senza  stento,  vigoroso  ed  ardito  senza  affettazione,  ne  rico- 
nosca  le  speciali  difficolta ,  non  trascuri  alcuno  studio  per  supcrarle  vit- 
toriosamentc ,  o  pcnsi  die  la  fatica  bene  imj)iegata  pu6  nieritargli  anclie 
in  piccoli  lavori  fama  grandissima.  In  tenui  labor,  at  tenuis  non  gloria. 

Serapre  intento  al  fine  per  cui  disegna,  procuri  d'istniirsi  quanto  puo 
meglio  neir  artificio  del  cluaroscui'o ,  cosa  al  pari  del  contorno  impor- 
tantissinia.  Dico  al  pari  del  contorno,  sebbene  presso  non  poclii  artisti 
prevalga  una  contraria  massinia  ripetuta  le  niille  volte  dai  precettori 
ai  loro  discepoli  e  tenuta,  non  so  come,  qual  sentenza  pittorica  d'Anni- 
bale  Caracci :  Un  bel  contorno  cd  una  sgorbio  in  mezzo :  espressione 
sciocca  e  triviale,  che  mai  non  poteva  uscire  dalla  bocca  di  cpieH'in- 
signe  artefice,  le  cui  opere  mostrano  anzi  ad  evidenza  quant' ei  mirasse 
a  questa  bella  proprictu  dell' arte,  avendo  preso  ad  imitare  ed  a  copiare 
Correggio,  clic  ne  e  il  vero  prototipo.  D'altronde  il  chiaroscuro  che 
altro  e  mai ,  fuorche  una  continuazione  e  raodificazione  progressiva 
dello  stesso  contorno?  Nella  natura,  come  nella  statua  tutto  e  contor- 
no,  se  non  che  la  linea,  che  sotto  qualunque  aspetto  circoscrive  e 
termina  all'occhio  nostro  i  corpi,  fu  per  migliore  intelligenza  chiamata 
con  cpiesto  nome ,  il  complesso  di  tutte  le  altre  linee  continuate  ed  in- 
divise,  le  rpiali  ci  si  mostrano  rinchiuse  ne'detti  termini,  e  della  cui 
forma  giudichiamo  mediante  la  maggiore  e  minor  azione  o  privazione 
della  luce,  ebbe  nome  di  chiaroscuro.  Ma  nella  natura  e  nella  statua, 
variata  la  posizione  dello  spettatore,  ci6  die  prima"  formava  parte  del 
chiaroscuro,  si  fa  contorno,  o  vice  versa;  e  cpiella  fronte,  quel  naso,  quel 
mento,  che  in  profilo  avevano  il  lor  rilievo  dal  contorno,  lo  hanno  di 
faccia  dal  chiaroscuro.  £  dunque  dimostrato,  che  peccare  nel  chiaroscuro 
6  precisamente  lo  stesso,  che  peccare  nel  contorno,  e  chi  seguendo  I'er- 
ronea  massima  attribiiita  ad  Annibale  se^nasse  csattamente  il  contorno 
d'una  figura,  e  ne  strapazzasse  il  chiaroscuro,  farebbe  lo  stesso,  ne 
pill  ne  meno,  come  se  meta  della  figura  medesima  contornasse  esat- 
tamente ,  male  il  restante. 

Vol.  IV.  p.  II.  a  I 


I  63  DELLA   CALCOGRAFIA 

L'  intclligenza  del  cliiaroscuro  ( che  die  si  dica  in  contrario )  ^  piix 
difficile  ad  acquistarsi ,  che  cjuella  del  coutonio.  Leonardo  da  Vinci  e 
ii  solo,  a  mia  cognizionc,  clie  manifesti  ncgli  aurei  suoi  precetti  cjuesta 
giustissima  opinione :  perocchti,  schbene  il  contorno  appaja  talvolta  al- 
quanto  sfiimato  ed  indeciso,  ha  pcro  sempre  certa  qual  precisionc,  che 
noil  isfiigge  si  di  leggieri  aU'occhio  imitatore ;  in  vece  il  chiaroscuro 
ci  si  presenta  ( traiine  1'  ombre  portate )  cosi  inccrto  e  fuso  nelle  im- 
percettibili  sue  desinenze ,  che  1'  artista  non  trova  limite  precise  su  cui 
ferraar  misura  per  regolarne  1' imitazione.  Quindi  il  compasso,  la  rete, 
il  tiMguardo,  il  pantogi'afo  ed  altri  simili  sussidj  inventati  per  comodita 
di  chi  coiitorna  sono  del  tutto  inutili  per  chi  ombreggia;  poiche  I'esecu- 
zione  niigliore  del  chiaroscm-o  dipende  tutta  unicamente  dalla  piii  dilicata 
sensazione  ottica  e  dalla  piu  profonda  intelligenza  dell'arte.  Esso  regola 
la  prospettiva  aerea,  il  rilievo  de'corpi,  Tai'monia  generale,  e  contribui- 
sce  pill  che  la  liiiea  all' espressione  de'volti  piii  fina  e  piu  coniplicata  O. 

n  difetto  di  chiaroscuro  non  solameiite  disdice  in  un  bel  con- 
torno ,  ma  lie  altera  perfino  stranamente  le  forme.  Ho  veduto  piu 
volte  apparire  simigliantissimo  un  ritratto  ai  primi  segni ,  e  perdere 
ogni    siraiglianza    a    lavoro    avanzato  od   ultimato.    S'inquieta   1' artista, 

(*)  Un  qiiadro,  cui  per  fiiiezza  d'esprcsslone  e  da  leggiere  inflessioni  di  chiaroscuro,    poste 

non  saprei  qual  altro  coratrapporre,  e  quello  uo-  a  grand' arte  ne' luoglii  piu  opportuni.  Fu  inciso 

tlssimo    di    Gio.    Francesco  Barbieri  di   Cento,  questo    dipinto    da    Strange    non    senza   merito 

detto  il  Guerciuo,  gia  csistente  in  Bologna  pres-  incisorio,    ma    senza    la   dovuta    fedelta :  e   fu 

so  la   famiglia   Zanipleri,  ed  ora  aniiiiirato  nella  pure  da   non  niolto  inciso  dal  mio  bravo  allievo 

gatleria    di    quest' I.    R.   Accadeuiia   delle    belle  Saranele  Jesi,   il  quale  ne   trasse  egli  stcsso  un 

arti,  rappresentante  y^^ar  ed /smaf^e  discacciati  buon  disegno  e  quindi  una   buona    stanipa ,  la 

da  Abramo  ad  istigazione  di  Sara.  Tutte  le  at-  quale  ottenne  presso  gli  amatori  grande  appro- 

titudini  c   le  teste  lianno  per  ecccUenza  rcs[jres-  vazioue ,  benclii;  sia  una  delle  prime  da  lui  pub- 

sione  loro  conveniente  ;   uia   quella  deU'Agar  in  blicate   sotto  la  mia  direzione.  Ebbi  campo  d'os- 

alto    di    lanciare    1' estremo    sguardo   al  sevcro  servare  che  nel  diligente  contorno ,  ch'egli  dap- 

patrlarca   per  intenerirlo    nianifesta    oltre   ogni  prima  avca  preparato,  la  faccia   deU'Agar  era 

credere  quel   profondo  accoramento  che   tronca  giusta  quanto  alle   forme    ed    alle    proporzioni , 

sul   labbro  la   favella,  ed   impedisce  perfino    lo  e  non  pertanto  riusclva    quasi    del    tutio    insi- 

sfogo  alle  lagrime.  L'espressione  di  questo  volto  gnificante,  poi  nel  disegno  ombreggiato  e  finito, 

e  tutta,  si  pub  dire,  indipendente  dal  contorno,  se  non  ebbe  tutta  l'espressione  dell' origlnale, 

poiche  col  solo  contorno ,  se  venisse   lo  stesso  espressione  troppo  dlflicile  a  riprodursi  in  una 

Guercino,  non  potreljbe  ripeteria ;   ma    risulta  copia  di  sola  matita ,  almeno  vi  si  accostava  di 

ia  vece  dal  colorito   d'alcuue  mezze  tiate  local!  niolto. 


DI   GIUSEPPE   LONGIII.  1 63 

e  va  cercaiulo  lo  sbaglio  nella  misura  delle  linee ,  e  questa  misura 
emerge  ineprensUjile ;  ma  imperito  nel  chiaroscuro  egli  ha  illuminate 
troppo  alcune  parti,  c  risultano  piii  i-ilevate,  troppo  oml>rep;p;iate  alcuiie 
altre,  e  risultano  piu  depresse.  Ne  altrimeuti  addiviene  nelle  opere  cal- 
cografiche,  intorno  alle  quali  credono  alcuni ,  die  date  ad  im  incisore 
qualunque  uu  hello  e  diligente  diseguo,  piii  non  gli  resti  die  il  mec- 
canico  uso  degli  stromenti  per  eseguirlo  esattamente  sul  ranie;  e  cer- 
tamente ,  se  tutta  la  difficolta  stesse  nel  solo  contorno,  anche  1'  incisore 
meno  esercitato  nel  disegno  potrehhe  produiTe  ottime  stanipe  col  solo 
procurarsi  per  altiiii  mano  un  buon  contorno,  e  c}uello  per  mezzo  del 
torchio  calcare  esattamente  sul  raine  verniciato;  ma  appunto  perche  il 
contorno  non  bas'ta,  un  incisore  di  simil  terapra  non  potendo  lucidare 
e  calcare  sul  rame  il  chiaroscuro ,  non  solamente  non  puo  rappresen- 
tare  il  rilievo,  la  morbidezza  e  I'armonia  del  disegno  che  ha  sott'oc- 
chio ,  ma  giunge  a  snervare  e  difformare  il  contorno  medesimo. 

A  queste  considerazioni  sull'  iniportanza  del  chiaroscuro  due  altre  ne 
aggiunga  1' incisore,  che  lo  rigiiardano  dire ttamente.  La  prima,  che  co- 
strctto  essendo  egli  a  servirsi  della  sola  tiiita  neia  per  I'impressione 
de'  suoi  lavori  ( giacche  le  stampe  colorite  non  potendo  esserlo  quanto 
basta,  sono  vere  puerilita),  non  ha  in  suo  favore  la  magia  del  colorito, 
ne  altro  gli  rimane ,  fuorche  la  saggia  distribuzione  de'  lumi  e  delle 
ombre  per  allettare  lo  sguardo  degli  amatori :  la  seconda,  che  il  ri- 
parai'e  alle  mancanze  del  chiaroscuro  prodotte  dall'  incertezza  e  dalla 
conseguente  timidita  d'operare  molto  maggior  fatica  costa  all' incisore, 
che  al  pittore ;  poiche  quest'  ultimo  con  alquante  velature  bene  appro- 
priate puo  facilmente  e  prontamente  rinforzare  il  valore  delle  sue  ombre , 
aggiungendovi  ad  un  tempo  e  brio  e  ti-asparenza;  e  quello  al  contrario, 
se  vuol  conservare  la  nitidezza  e  venusta  delle  site  tinte,  si  trova  ob- 
bligato  a  ripassare  tutto  il  tratteggio  costituente  la  massa  ombrosa 
ch'egli  intende  aumentare  d'oscitrita  in  modo,  che  se  lo  stabilito  au- 
mento  fosse  d'  un  terzo  o  d'  im  quarto  di  piu ,  debbe  rientrando  col 
bulino  in  ciascun  taglio  allargarlo  diligentissimamente  d'una  terza  o 
quarta  parte  del  diametro.  Lunga  e  nojosissima  operazione,  da  cui  la 
sola  abituale  conosceiiza  del  chiaroscuro  puo  liberarlo. 


164  DELLA.   CALCOGRAFIA 

Un  altro  studio  assai  giovevole  per  1'  incisore  si  c  cjiicUo  de'  nanne"- 
giamenti:  debb'egli  non  solo  conoscere  le  varie  ed  infinite  forme  ed 
inflcssioni  delle  pieghe  e  le  differenti  loro  increspature  e  raddoppia- 
lucnti  secondo  i  diversi  drappi  e  le  movenze  delle  figure  diverse,  e 
fra  quelle  saper  distinguere  le  migliori,  sceglierle  ed  appropriarle  al 
caso;  ma  tal  pratica  dee  formare  col  molto  copiarle,  clie  anche  lon- 
tano  dal  vero  ei  sappia,  occorrendo,  segnarle  di  proprio  talento  e 
d' ai-clietipa  reminiscenza  assai  verisimili;  giacche,  se  per  caso  non  in- 
freqnente  i  panneggiamenti  di  quelle  opcre  classiche,  ch'ei  va  incidendo, 
si  trovassero  oscm-ati  dal  tempo  o  scolorati ,  invano  egli  ricorrcrebbe 
alFautoma  pittorico  per  applicarvi  tal  partito  di  pieghe,  che  fosse  con- 
sentaneo  alio  stile  di  tutto  il  rimanente  dell'  opera ,  e  camminasse  sul- 
1  orme,  che  Toriginale  serba  ancoi'a  visibili.  Impcrocche  la  prima  dote 
deir  incisore,  e  la  massinia  prima  regolatrice  d' ogni  sua  traduzione 
debb'  essere  la  fedelta  piu  scrupolosa  al  carattere  dell'  autore  per  non 
tradire  su  di  esso  il  giudizio  del  pubbUco,  e  per  non  correre  il  riscliio 
di  scemarne  dal  canto  suo  la  fama,  imputandogli  errori  non  suoi;  il 
che  quanto  sarebbe  sconcio  ed  ingiusto  non  e  mestieri  che  il  dica. 

Quindi  e  necessario  che  1'  incisore  sia  nell'  arte  un  vero  Proteo ,  il 
cjuale  sappia  trasformarsi  in  mille  guise  disegnando,  secondo  il  vario 
e  talora  opposto  carattere  de'classici  pittori.  E  per  giungei-e  a  tauto, 
procuri  in  primo  luogo  di  tenersi  ben  scevro  da  cjualunque  singolar 
maniera  di  segnare,  altrimenti  (come  avvenne  di  molti,  e  negli  ultimi 
tempi  anche  del.  nostro  Bartolozzi ,  disegnatore  d'  altronde  sapiente  e 
graziosissimo )  egli  indurrebbe  non  volendo  nelle  opere  altrui  il  pro- 
prio gusto ;  e  sara  privo  d'  affettazione  e  di  maniera ,  se  accuratamente 
e  senza  pretensione  copiera  la  bella  natura,  la  quale  non  presenta  mai 
maniera  di  sorta;  poi  cosa  molto  utile  sara  per  lui  il  visitare  le  molte 
gallerie  ricche  d' opere  insigni,  istituire  confronto  fra  I'uno  e  1' altro 
autore,  ed  imparare  a  conoscerli,  per  cosi  dire,  alia  fisonomia,  e  da 
certi  dati  sicuri  o  nella  forma  e  proporzione  delle  membra ,  o  nel 
getto  delle  pieghe,  o  nella  raorbidezza  delle  carnagioni,  o  nella  forza 
del  chiaroscuro,  o  nel  carattere  de'volti,  o  finalmente  nel  modo  di 
comporre  e  colorire  cliiamarli  a  nome;  ne  sara  vano,  ch' egli  apprenda 


k 


DI  CroSEPPE  LONCIII.  1 65 

coU'uso  a  ben  distiiiguere  gli  originali  dalle  copie  per  introdurre  nei 
suoi  disegni ,  e  quindi  nelle  sue  incision!  1'  ardua  imitazione  di  quel 
tocchi  magistrali,  di  quella  costanza  di  stile,  e  talvolta  anclie  di  quella 
non  timida  fniitezza  donde  trainee  la  pura  originalita.  Quell'  incisore , 
il  quale  sa  per  propria  osservazione  in  che  consiste  positivamente  il 
carattere  d'  un  tale  o  d'  nn  tal  altro  autore ,  non  pu6  mancare  di  ma- 
nifestarlo  chiaramente  nelle  sue  traduzioni. 

Soprattntto ,  allorche  non  gli  vien  fatto  d'  incidere  direttamente  dal- 
r  originale ,  il  che  puo  nasccre  o  dal  rifiuto  del  proprietario  o  dalla 
qualitii  e  dimensione  del  dipinto,  ne  tragga  almeno  egli  niedesinio  il 
disegno ,  sicuro,  che  gliene  tornera  moltissimo  giovamento,  e  perche 
leggera  poi  vie  meglio  la  propria  che  raltrui  scrittura,  e  perche  sco- 
prira  meglio  disegnando,  o  ricordera  incidendo  tutte  le  particolarita 
del  suo  autore.  Se  poi  impei'iose  circostanze  non  gli  permettessero  di 
recarsi  in  persona  a  disegnare  presso  1' originale,  e  si  trovasse  costretto 
a  procurarsi  I' opera  altrui,  non  esiti  in  simil  caso  a  preferire  un  abile 
disegnatore,  ed  anzi  giovane  che  no,  ai  provetti  pittori,  minore  essendo 
in  questi  per  lo  piu  la  diligcnza  imitativa ,  quanto  maggiore  la  tena- 
cita  esclusiva  del  proprio  stile. 

Ad  ogni  modo  o  1' incisore  disegni  da  un  dipinto  che  vuole  inci- 
dere, o  qualunque  altro  vi  supplisca,  non  dee  mai  limitarsi  a  cieca- 
mente  rappresentare  ci6  che  vede ;  ma  delle  cognizioni  dell'  arte  ap- 
profittando  riconoscere  le  consuete  mutazioni  del  tempo  e  di  tant'altre 
vicissitudini,  indagare  i  profani  ritocchi  posteriori  per  disavventura 
dell'arti  non  rari  a  trovarsi,  di^oprire  il  brio  delle  tinte  e  la  forza 
del  chiaroscuro  a  traverso  dell'  alterata  supei-ficie  o  per  1'  azione  del 
tempo ,  o  per  le  annerite  sottoposte  imprimiture ,  o  per  le  ingiallite 
sovrapposte  vernici;  debbe  in  somma  non  ritrarre  servilmente  il  suo 
archetipo  quale  e ,  ma  quale  esser  dovea  uscito  appena  dalle  mani  del 
suo  autore,  poiche  le  ingiurie  dell' eta,  del  caso,  delle  circostanze  sono 
sconcerti  del  dipinto ,  non  qualita  del  dipintore. 

E  qui  e  necessario  molto  discernimento  per  non  confondere  le  time 
oscurate  dal  tempo  oon  quelle  che  diconsi  tinte  locali,  poste  giudi- 
ziosamente    dal    pittore    sopra    alcune    parti    illuminate    per    ottenere 


1 66  DELLA    CALCOGRAFI.V 

varieta  e  distacco;  sulle  qiiali  tinte  nasce  questione  se  il  disegnatoi'e 
calcografo  debba  rappreseiitarle  nel  loro  grado  d'oscurith  propi'ia  del 
solo  colore,  o  coU'escmpio  dcgl'  intagliatori  autichi  prescindere  da 
ogiii  riguardo  al  colore,  e  cousiderarle  dal  solo  lato  del  chiaroscuro. 
I  pittori  avvezzi  a  fare  i  loro  schizzi  ed  i  loro  cartoni  colle  sole 
ombi'e  cagionate  dal  rilievo  dc'  corpi,  e  senza  indizio  alcuno  di  simili 
tinte  locali ,  male  comportano  quest'  uso  introdotto  dai  calcografi  po- 
steriori di  volerle  manifestare  incidendo  e  disegnando:  cssi  riguardano 
le  stampe  quali  dipinti  monocroniati ,  ne  trovano  alcun  csempio  fra 
tanti  dipiiiti  di  tal  genere,  ove  appajano  siffatte  localita;  credono  anzi 
poter  opporre  con  ragione ,  che  una  tinta  oscura  qualunque ,  la  quale 
copra  una  parte  illuminata ,  tende  di  sua  natura  a  sccmarne  il  rilie- 
vo;  che  pero  I'abitudine  di  trovare  frequentemente  simili  tinte  nel 
vero  c  nei  dipinti  ci  fa  tutto  attribuire  al  colore  e  giudicare  del 
rilievo,  corae  se  il  colore  oscurante  non  esistesse ;  e  per  lo  contrario 
ne'  disegni  o  nelle  stampe  mancando  ogni  colore,  si  puo  facilmente 
scambiare  la  tinta  locale  con  quella  delle  ombre,  ed  il  rilievo  delle 
jiarti  potrebbe  sembrare  mancante;  ma  ben  pivi  forti  ragioni  militano 
in  favorc  del  metodo  praticato  dagl'incisori  moderni.  E  certamente,  se 
io  prcndo  a  pubblicare  uno  scliizzo ,  un  cartone  od  un  dipinto  cpia- 
lunque  monocromato ,  male  opererei  introducendovi  di  mio  proprio 
talento  delle  tinte  locali  non  esistenti  nell'  originale ,  poiche  ne  mute- 
rei  per  tal  modo  tutto  1'  effetto  del  chiaroscuro ;  ma  per  la  stessa  ra- 
gione volendo  io  tradurre  un  dipinto,  in  cui  le  dette  tinte  esistono 
non  senza  perche ,  tradirei  le  mire  ddTl'autore,  se  non  mi  facessi  ca- 
rico  di  rappresentarle  nella  mia  stampa.  Imperocche  I'oscurita  mag- 
giore  o  minore  di  simili  tinte  cquivale  per  1'  armonia  generale  del 
chiaroscuro  alia  maggiore  o  minore  oscurita  delle  masse  ombrose,  le 
quali,  dipendendo  interamente  dalla  posizione  delle  figure,  non  sempre 
vengono  a  cadere  ne'  luoghi  piii  opportuni  per  quanto  studio  impieghi 
il  pittore,  ed  e  allora  che  la  tinta  locale  gli  riesce  di  grande  sussidio, 
potendo  essere  distribuita  appensatamentc ,  ove  meglio  torna,  senza 
grave  difficolta  e  senza  alcun  cangiamento  nella'coraposizione.  Quindi 
e  che  molte  pitture  spogliate    di   questo    artificio   si  farebbero  fredde 


DI   GIUSEPPE   LONG  III.  1 67 

ed  inarmoiilche,  senza  equilibrio  di  luce  e  d'ombra,  senza  distinzionc 
d'oggctti,  senza  varieta  e  contrasto  di  tuoni.  La  dilicata  cariiagione 
di  Venere  confonderebbesi  nelle  stampe  con  cjuclla  deU'adusto  Vulcano, 
la  bionda  chioma  di  Proserpina  col  ncro  crine  di  Plutone,  e  la  rosea 
veste  dell'Aurora  col  nianto  azzurro  della  Notte. 

Raffaello  nel  prime  sue  stile,  ad  esempio  del  Perugino,  fu  tenacissimo 
nel  conservare  questa  proprieta  dei  colori ;  pel  nel  secondo  siio  stile 
per  lungo  studio  sulle  gi-eclie  sculture,  temendo  forse  di  niiocere  al 
rilievo  ed  alia  continuazione  delle  masse  chiare  col  tingere  certe  parti 
illmninate ,  ha  talvolta  forzate  (  siccome  avverte  saggiamente  il  celcbre 
Mengs )  le  ombre  de' pannilini  fin  quasi  al  nero,  ed  i  lumi  de' panni 
azzurri  fin  quasi  al  bianco.  Percli^  mai  1'  incisore  debb'  egli  rapprc- 
sentare  da  questo  lato  i  quadri  della  prima  maniera  di  Raffaello  colic 
particolarita  della  seconda  ?  Que'  primi  intagliatori  dopo  la  scoperta 
della  stampa  hanno,  e  vero,  lasciata  sopra  ogni  parte  illuminata,  qua- 
lunque  ella  fosse,  il  bianco  della  nuda  carta;  ma  non  e  nelTinfanzia 
dell'arte,  die  noi  cercheremo  i  modelli  della  nostra  imitazione  :  d' al- 
tronde  (come  altrove  ho  detto),  se  per  altre  particolarita,  e  piu  di 
tutto  per  la  severita  de'  loro  contorni  non  fossero  commendevoli  tal- 
volta sopra  gli  stessi  moderni,  le  loro  stampe  nel  resto  non  sarebbero 
oraraai,  che  un  oggetto  di  mera  curiosita:  menlre  temevano  essi  d' av- 
venturare  rie'  loro  intagli  alcuna  tinta  di  cui  parliamo,  giudicando  che 
tolto  il  colore ,  tolta  fosse  anclie  ogni  proprieta  da  esso  dipendente , 
si  trovarono  poscia  imbarazzati  nel  trattar  come  bianco  un  panno 
assolutamente  nero ,  che  troppo  era  1'  urto  di  si  ardita  ommissione ,  e 
troppo  mancante,  anzi  capovolta  la  rappresentazione  del  soggetto.  Si 
coniincio  allora  dal  coprire,  se  non  quanto  basta,  almeno  alcun  poco 
timidamente  le  parti  illuminate  de'  panni  piii  scuri ,  e  tanto  bast6 
perche  questa  differenza  del  colore  locale  si  estendesse  poi  grado 
grado  dalla  rappresentazione  de'  colori  piii  carichi  e  cupi  a  quella 
de' piu  dilicati  e  gai,  dal  nero,  dal  turchino,  dal  bigio  al  bel  verde, 
al  pavonazzo,  al  porporino,  al  celeste,  al  rancio,  al  giallo  con  pro- 
porzionato  sagrifizio  od  aumento  di  lume  o  d'  ombra.  AUorche  gli 
antichi    intagliatori    non   si   curavano   di  cjueste  particolarita ,    mentre 


l68  DELLA.   CALCOGRAFIA  • 

trattavano  col  medesimo  valore  le  chiare  come  le  oscure  tinte,  trat- 
tavano  eziandio  collo  stesso  monotoiio  lavoro  oggetti  fra  loro  difFe- 
rentissimi,  quasi  fossero  di  gesso  o  di  niarmo,  poiche  non  era  ancor 
conosciuta  qiiella  mirabile  modificazionc  del  trattcggio,  per  cui  si  bene 
vienc  esprcssa  la  tanto  varia  superficie  delle  cose,  e  se  non  dimostrata 
precisaraente  la  qualita  del  colore,  conservata  almeno  la  sua  proprieta 
in  ragione  della  niaggiore  o  minora  sua  vivacita  e  purezza :  ora  che 
I'arte  e  portata  da  questo  lato  a  tanto  raffinamento,  male  a  proposito 
s"  impieghcrebbe  questa  specie  d'imitazione  del  colore,  dove  si  om- 
mettesse  totalmente  il  correlativo  grado  d'oscurita  del  colore  medesimo. 
Ne  e  mai  da  temere,  che  simili  tinte  locali,  sprovviste  del  colore  die 
le  produce,  possano  in  alcun  modo  confondersi  coUe  masse  oscure 
deU'onibra,  giacche  questc  sono  semprc  sordaniente  illuminate  da  luce 
indiretta  e  rillessa,  e  quindi  dal  lato  opposto,  e  quelle  in  vece  lo  sono 
direttamente  dalla  luce  medesima  die  riscliiara  tutto  il  rimanente  della 
scena;  oltradiche  la  varieta  dell' anzidetto  artificio  del  tratteggio  le  di- 
chiara  evidentemente  derivanti  dalla  forza  del  colore  e  non  deU'ombra. 
Se  dunque  1'  incisore  vuol  dare  un'  esatta  e  compita  idea  dei  dipinti 
cli'cgU  intende  pubblicare  coll' arte  sua,  non  debbe  in  vcrun  conto 
trascurarne  il  valore  delle  tinte  di  qualunque  natura  elle  siano;  senza 
di  die  non  potra  mai  ridurre  il  suo  disegiio  alia  forza  ed  all'armonia 
precisa  dell'  arclietipo ,  alia  quale  esse  contribuiscono  in  tanta  parte , 
e  che  e  voluta  in  oggi  ben  giustamente  nelle  stampe  dall'  uso  e  dalla 


ragione. 


Dopo  queste  utili  awertenze  non  saprei  abbastanza  raccomandare 
air  incisore  cio  die  altrove  lio  indicato  gia  di  passaggio,  cioe  la  scelta 
pill  giudiziosa  nelle  opera  da  illustrarsi  col  suo  bulino. 

Abbiamo  gia  osservato  qiianto  1'  arte  incisoria,  quale  si  vuol  trattata 
a' tempi  nostri,  sia  lenta  a  penosa  in  ogni  parte  della  sua  esecuzione. 
Ora  aggiungo,  die  limitata  essendo  I'umana  vita,  e  piii  limitato  il  tempo 
in  cui  le  fisidie  e  le  morali  circostanze  permettono  all'  artista  il  li- 
bero  ed  assiduo  esercizio  della  sua  professione,  le  produzioni  di  cia- 
scun  incisore  non  fatte  pittorescamente  c  per  isclierzo,  ma  di  lavoro 
bene  studiato  a  digerito,  sono  sempre  nuraerabili.  Nasca  da  ci6  la  somma 


DI   GIUSEPPE   LONCIII.  1 69 

convenienza  di  non  pcrdere  a  luiip;o  uu  tempo  quanto  breve,  altrettanto 
pill  prezioso  intorno  a  cose  iiidegne  cli  tauta  fatica,  e  di  tutto  impie- 
garlo  in  operc  mcritcvoli  doU' universale  approvazione.  Considcri  1' in- 
cisore,  che  Ic  sublinii  come  le  triviali  composizioiii ,  le  belle  come 
le  briitte  forme,  cpianto  all' artificio  del  bulino,  costano  egualc  il  tempo 
e  la  fatica;  die  aiizi  ne'panneggiamenti  segnatamente  eseguiti  dai 
bvioni  maestri  dal  vero,  gli  verra  assai  piii  facile  e  natiirale  Tanda- 
mento  prospettico  del  tratteggio,  clie  non  in  quelli  segnati  ad  arbiirio 
dai  pittori  mnnieristi,  il  che  bo  provato  io  stesso  le  cento  volte;  esscndo 
die  in  quelle  pieglie  naturali  e  giuste,  le  quali  se  vere  fossero,  fin 
dove  la  forma  dell'abito  il  consenie,  si  potrebbero  dispiegare  e  di- 
stendere ,  supposto  il  paniio  leggerraente  coperto  di  rette  liiiee  paral- 
lele  ed  ecjuidistanti,  gli  prescnterebbe  quasi  di  sua  natura  la  giusta 
ordinanza  de'tasjli  piii  o  meno  ravvicinati,  o  discosti  piii,  o  meno 
retti,  o  sinuosi  a  seconda  del  bisogno.  RafFaello  da  cpiesto  lato  e  assai 
pill  facile  ad  incidersi  nel  gran  genere  d'  intaglio ,  che  lo  stesso  Cor- 
reggio,  Tintoretto,  Calliari,  Pietro  da  Cortona,  Rubens  cd  altri  molti, 
i  quali  ne'loro  panneggiamenti  assai  piii  che  in  altre  parti  della  pit- 
tura,  o  sagxificarono  la  verita  al  beU'effetto  del  cliiaroscm-o,  o  troppo 
fitlando  nel  loro  ingegno  e  nella  facilita  loro,  li  trattarono,  non  dir6 
pure  di  rcminiscenza,  ma  di  mero  capriccio.  Considcri  inoltre ,  die  i  di- 
fetti  del  dipiiiti  riprodotti  nelle  stampe  sono  sempre  attribuiti  all'  im- 
perizia  dell' incisore ,  e  dove  gli  amatori  e  gli  stessi  iiitelligenti  dell' arte 
a  fronte  dell'originale,  o  sia  per  rispetto  al  iiome  dell'autore,  o  pel  fa- 
scino  del  colorito,  o  per  favorevole  posizione  del  quadro,  o  per  tutt'altro 
motivo  incensano  gli  stessi  errori,  o  per  lo  meno  ammutoliscono;  si 
ergono  poi  in  giudici  inesorabili  coUa  stampa  alia  mano,  e  potcndola 
a  tutt'  agio  scrupolosamente  esaminare ,  vaiino  cercando  il  nodo  nel 
giuiico,  e  condannano  1' incisore  (come  dissi)  aU'ignominioso  titolo  di 
meccanico  artigiano,  e  digiuno  d'ogiii  buon  gusto  e  d'ogni  intelligcnza 
del  disegno  :  a  cio  poi  si  aggiuiiga,  die  estesissima  essendo  la  diraina- 
zione  delle  stampe,  la  maggior  parte  degli  amatori  non  puo  per  la  di- 
stanza  de'  luoghi  confrontarla  coll'  originale ,  ond'  e  die  1"  incisore  tcn- 
terebbe  in  vano  scolparsi  siiU'inesattezza  ddl'ardietipo  da  lui  prescelto. 
Vol.  IV.  P.  II.  a  a 


lyo  DELLA    CALCOGRAFIA 

Ma  dov'e  quel  dipinto  cosi  perfetto,  il  quale,  conslderato  con  occhio 
disappassionato,  non  niostri  fra  niolte  bellezze  iuavverteutemente  sfuo^- 
2;iti  alia  niano  piu  sevcra  alcuni  evidonti  errori  ?  Noi  li  troviamo  non 
die  iu  Leonardo,  in  Michelangelo,  in  RafFacUo,  ma  negli  stessi  greci 
artefici  maestri  del  piii  alto  sapere.  Come  dunque  potra  1'  incisore , 
anclie  in  mezzo  alia  scelta  piii  sagace,  evitare  la  taccia  di  scoiTezione, 
die  dagli  originali  fcdelmentc  in  ogni  lor  parte  tradotti  puo  ricadere 
inevitahilmcnte  sopra  di  lui?  Ecco  il  mio  consiglio.  Se  in  un' opera 
da  incidcrsi  la  massa  dci  difetti  e  superiore  a  quella  delle  bellezze 
( il  die  non  succcde  mai  ne'classici  dipinti),  sara  prudenza  abbando- 
narne  tosto  il  pensiero ;  se  al  contrario  pochl  difetti  sono  coperti  da 
moltfssime  bellezze  ,  allora  e  da  distinguere  nuovamente :  o  tali  errori 
sono  di  coraposizione  e  gravi,  tralasci  pure  d' occuparsene,  giacche 
tradirebbc  la  verita,  se  ascrivesse  all'autore  del  quadro  i  cangiaraenti 
da  lui  fatti  iu  una  parte  tanto  essenziale;  o  i  poclii  errori  sono  di 
semplice  esecuzione,  e  con  poche  mod ificazioni  correggibili,  allora  cal- 
colate  prima  le  sue  forze,  ed  appoggiato  alle  teoriche  e  pratiche  cogni- 
zioni  del  disegno ,  non  tema  d'  accingersi  all'  intaglio  ponendo  mano  ad 
una  giusta  correzione  contro  il  divieto  di  que'  fanatici ,  i  quali  il  tac- 
ceranno  sicuramente  di  profanatore,  e  quasi  di  sacrilego;  ma  die  rico- 
noscendo  poi  nella  stampa  que'difetti,  die  neU'originale  non  s'attentano 
d'  indagare ,  sarebbero  i  primi  a  ritorcerli  con  disonore  sopra  di  lui. 

Ho  gia  detto  piii  sopra ,  die  la  prima  dote  dell'  incisore ,  e  la 
raassima  prima  regolatrice  d'ogni  sua  tradnzione  debb'essere  la  fedelta 
piu  scrupolosa  al  carattere  dell'  autore ;  ma  al  carattere  dico ,  non  ai 
difetti  accidental!  e  parziali ,  die  lo  stesso  autore  avrebbe  forse  emen- 
dati ,  se  ne  fosse  stato  avvertito  e  convinto.  II  falso  giro  prospettico 
di  una  testa,  la  troppa  grossezza  o  piccolezza  d' una  mano  o  d'un 
piede,  1' inesatta  inserzione  di  un  muscolo,  I'eccessiva  profondita  di 
una  piega  posta  sul  rilievo  delle  membra,  e  simili  cose,  quando  non 
siano  errori  costanti  in  un  dato  autore,  non  ne  costituiscono  mai  il 
carattere  e  lo  stile.  Che  si  direbbe,  se  un  traduttore  di  un' oj^era 
letteraria  trovando  nel  suo  archetipo  un  errore  accidentale  di  gram- 
matica  o  di  sintassi,  per  non  mancare  di  fedelta  ne  sostituisse  a  bello 


J 


Di  GIUSEPPE  LONcnr.  171 

studio  un  altro  nella  propria  lingua  ?  £  un  vero  assurdo  il  pretcudere 
che  un  disegnatore  abitualmente  corretto  debba  far  doppia  forza  a  se 
raedesinio  per  farsi  espressamentc  scorretto;  tanto  sarebbe  in  lui  I'urto 
al  buon  seiiso  ed  ii  disgusto,  ch' io  non  so,  se  ancbe  voleiido  vi  po- 
trebbe  riuscire.  Havvi  ii  caso  in  cui  la  stessa  servilita  e  nccessaria,  e  ed 
quando  si  tratta  di  mostrare  i  progressi  d'uu  autore  in  particolare,  o 
dell'arte  in  generalc;  allora  importa  di  attenersi  scrupolosamente  ai  difetti 
proprj  del  tempo;  ma  nessun  incisore  valente  si  occupa  di  simili  opere, 
le  quali  gcneralmente  si  fanno  a  seniplici  contorni.  Quando  1' incisore 
prende  a  pubblicare  un' opera  meritevole  in  coniplesso  del  suo  lavoro, 
intende  egualmente  d'illustrare  1' opera  stessa,  e  di  eseguire  una  stampa 
esente  per  quanto  puo  da  ogni  macchia,  il  cbe  non  pu6  ottenere  senza 
qualclie  modica  riforma.  Io  voglio  bensi  ch'ei  sia  traduttore  fedele  delle 
opere  classiche,  ma  Io  voglio  saggio  artista,  non  servile  copiatore. 

Tale  fu  tra  gli  altri  Gerardo  Audran ,  dalla  cui  mano  per  comune 
giudizio  i  bei  trionfi  d'Alessandro  nulla  perderono  dello  stile  di  Carlo 
Le  Brun ,  ed  acquistarono  ad  un  tempo  c|ueir  energia  d'  esecuzione  che 
rinsigne  pittore  lascio  desiderare. 

Potra  dunque  colla  scoria  del  vero  riformare  quegli  errori  parziali,  i 
quali  non  di  rado  nelle  opere  anclie  de'classici  maestri  s'incontrano,  diffi- 
dando  saggiamente  delle  lodi  ampollose,  profuse  su  di  esse  dagli  scrittori 
entusiasti,  e  della  cieca  prevenzione  del  volgo  passata  quasi  in  retaggio,  e 
riflettendo,  che  quantunque  ammirabili ,  furon  uomini  che  le  produssero. 
Ponga  mente  pero,  non  quelle  apparenti  alterazioni  siano  piuttosto  bellezze 
a  lui  sconosciute,  poste  a  grand'arte,  e  correlative  al  tutto,  ed  il  caso  non 
sia  quelle  del  contatto  degli  estremi ,  per  cui  talvolta  a  prima  giunta 
sembra  timidezza  la  maggior  purita  del  contonio,  licenza  1' energia  del- 
I'espressione,  stravaganza  la  subliraita  del  concetto.  Avverta  essere  vizio 
degli  artisti  frec[iientissimo  tutto  veder  difettoso  cio,  che  non  e  conforme 
al  modo  loro  d'operare.  Dubiti  pertanto  del  proprio  giudizio,  non  isdegni 
Taltrui  parere,  ne  passi  mai  alia  coirezione ,  se  prima  consultata  non 
abbia  la  natura,  ed  in  piii  d'un  individuo;  c  sappia  poi  tutto  condonarsi 
a  quell"  artcfice ,  il  quale  spinge  la  fedelta  fino  a  riprodurre  i  difetti  del 
8U0  archetipo ;  ma  nulla  esservi  di  piii  ributtante ,   quanto  1"  ignoranza 


I7i  DELLA    CALCOGIIAFIA 

sfrontata,  che  volge  in  pegp;io,  prctendendo  migliorarc.  Tale  sia  in 
soninia  la  sua  riforrna,  che  gli  aiitori  stessi  cli  quelle  tele  preziose,  se 
pur  vivcssero ,  volendo  esscre  giusti,  gliene  dovcssero  sapcr  grado. 

Non  a  caso  ho  qui  detto  volendo  essere  giiisti  :  poithe  ben  di  rado 
puo  r  incisore  sperare ,  che  alcun  faniigerato  pittoi'e  viveute  nou  che 
niosti-arsegli  grato,  tolleri  siflattc  eniende  senza  amai-a  riinostranza,  e 
fio  non  tanto  pel  naturale  orgoglio  nial  soffercntc  delle  altrui  cori'e- 
zioni,  che  non  seniprc  e  non  in  tutti  prevale  alia  ragione  ed  al  con- 
vinciniento,  quanto  per  forza  d'abitudiuc,  la  quale  convalida  gli  crrori, 
e  fasi,  che  aH'occhio  doll' operatore  il  difetto  niedesimo  prenda  perfino 
Faspetto  della  grazia  e  della  bcllezza.  Sara  pertanto  non  vano  consi- 
glio  air  incisore  d' impiegare  meno  ch'ei  possa  il  suo  bulino  intorno 
ai  dipinti  degli  autori  \iventi ;  poiche  non  solo  per  le  antedette  ra- 
gioni  incontrerebbe  ford  rimproveri  per  qualunrjiie,  benche  modico  c 
rispettoso  cangiamento  v'  introducesse ;  ma  volendo  pure  essere  scru- 
poloso  iniitatoi'e,  se  anche  ottenesse  il  pubblico  suffragio,  non  evitereb- 
be  cp.iasi  mai  I'ainara  loro  disapprovazioiie.  Imperocche,  come  il  fami- 
gliare  diflicihncutc  trova  esatta  somiglianza  ne'  ritratti  delle  domestiche 
persone  creduti  identici  dai  semplici  conoscend,  perche  serapre  vi 
ravvisa  qualche  paite  mancante  di  quelle  infinite  modificazioni  costi- 
tuenti  la  loro  fisonomia,  che  il  continuo  conversare  con  esse  ha  im- 
presso  nella  sua  iramaginazione  ;  cosi  I'autorc  d'un' opera  pittorica 
avendo  presentc  alia  sua  fantasia  ogni  minuto  accidente  del  suo  lavoro, 
non  puo  non  riscontrare  nella  traduzione  calcografica  notabili  differenzc. 
Non  t  d Ariitelica  Kauffman ,  scrisse  indispettita  quella  celebre  pittrice 
sotto  la  prima  prova  d'un  incisione  di  Ilaffaello  Morghcn ,  tratta  da 
un  suo  dipinto,  sotto  la  quale  era  gia  posto  il  suo  nome :  eppiu'c 
r  incisore  non  avea  osato  di  farvi  la  benche  minima  correzione  :  ep- 
|>ure  chiunque  vede  la  stampa,  ed  abbia  veduti  alcuni  quadri  d' Ange- 
lica, non  esita  punto  a  riconoscervi  lo  stile  di  lei,  prima  di  leggervi 
il  nome:  vi  si  scorgc  chiaramcnte  il  saggio,  ma  freddo  suo  comporre, 
rarinonico,  ma  freddo  chiaroscuro,  le  care,  ma  fredde  grazie,  i  giusti, 
ma  timidi  contorni,  i  Icggieri,  ma  triti  panneggiamenti,  lo  stile  in  somma 
tulto    suo ,    Icggiadro    in    vero ,    ma    commisto    a    un    non    so    che    di 


f 


DI   GIUSEPPE   LONCHI.  178 

imiliehre,  clie  sempre  eguale  all' iiicirca  elia  port6  da' suoi  primordj 
fino  alia  toiiiha.  Ouella  stampa,  se  iion  6  il  capolavoio  del  valentis- 
sinio  calcoj^ralo  Uittor  viveiite ,  e  pt-ro  senipie  assai  pregevole ;  ne 
nieiitava  da  lei  certameiite  cosi  umiliaiUe  ripudio.  Ma  nel  nieutre  che 
tiitti  vi  riconosceano  T  Angelica,  1' Angelica  sola  ad  onta  dell' indole 
sua  dolcissima  s"  inquietava  di  non  specchiarvisi  tutta.  Accolga  peitanto 
il  giovane  incisore  quest'  opportuno  suggeiimento,  estraneo  in  vero  al- 
r  oggetto  di  perlezionarlo  nell'  arte  ,  ma  tendente  a  guarentirlo  dalle 
spiacevoli    consegtienze    d'lina    critica    nioidace    e    spesse    \olte    ingiii- 

sta  n. 

Munito  di  queste  niassinie,  e  convinto  che  il  disegno,  come  d'ogni 
arte  liberale,  cosi  c  I'aninia  dell' incisioiie,  si  slanci  pure  il  giovane 
artista  nella  difficile  e  lunga  carriera  da  tanti  illustri  calcogiafi  per- 
corsa,  siciu'o,  die  quando  alia  naturale  disposizione  d'ingegno,  d'occliio 
e  di  niano  unisca  I'escrcizio  costante  nel  disegno  e  nell' intaglio,  nou 
vi  sara  difficolta  cli'  egli  non  giunga  a  superare.  Avverta  bene  pero 
die  molti  \i  sono  di  scarso  ingegno,  i  quali  credono  possedere  quella 
disposizione  die  11011  lianno,  ed  altri  niolti  ingcgnosissimi  i  quali  gua- 
stano  la  niigliore  loro  disposizione  per  falso  esercizio.  Ad  iscansare 
sifTatto  inganno  giova  prima  conosccre  alcuni  indizj  infallibili  della 
buona  disposizione  pel  disegno  di  cui  parlo,  cd  alcune  iiorine  sicure 
per  ben  regolarnc  1' esercizio.  Se  riniziato  s'arresta  voloiuieri  a  con- 
templare  le  opere  d'arte;  se  per  vederne  quaiite  puo  incglio  non  ri- 
spaimia  tempo  e  fatica ,  ci6  nou  diinostra  in  lui  die  una  lorte  incli- 
nazione  compagna  sovente ,  ma  non  sempre ,  della  vera  disposizione 
naturale;  ma  ben  disposto  all'uopo  e  colui,  die  non  dirozzato  ancora 

(*)  Avverto    pero    cli' io    qui    non    intencio  aliro) ,  converrebbe  die  T  incisore  prefiggesse  di 

parlare    die     del    qiindri    storici     o     luitologici  non    voler   Intagliare   alcun    ritratto,   e    rinun- 

composti    ed    eseguiti    dal    pittori    viventi,  sul  ciasse  cosi  a  quanto  v'ha    di    meglio    per    far 

quali  pur  troppo  le  niie  ritlessioui  posano  giu-  valere    i    vezzi    del    bulino,    essendo   die    no- 

stamence:  quanto  ai  ritratti,  io  stcsso  ho  deviato  vantanovc    rltratti    sopra    cento   che  s' incido- 

piil  il'una  volta  dalle  indicate  precauzioni;  poiche  no,   sono   dipinli   da  pittori  viventi,  e  rappre- 

volendo  estendeie  tali  massime  auchc  a  qucsto  sentano  persone  0  tuttor  vive ,  o  da  poco  tempo 

genere  di  pittura  (gcnere  in  cui  Tincisione  riesce  defunte. 
piu  vantaggiosa  alia  societa    che  in  qualunque 


1 74  DELLA    CALCOGRAFIA 

soffermasi  piu  sni  biioni  die  sui  mecUocri  dipinti,  clie  trova  facilmente 
la  corrispondenza  dell' imitazione  col  vero ,  ne  scopre  le  sproporzioni , 
lie  indica  le  naturali  bellezze  ;  die  pronunzia  il  rappresentato  di  uii 
riti'atto  anclie  poco  sorniji;liaiite ,  die  liconosce  1'  aiitore  di  uii  quadro 
di  cui  nc  abhia  vediito  qualdic  altro ,  die  senza  squadia  o  pcrpen- 
dicolo  giudica  sulla  niiiiinia  declinazioue  d'una  linea  orizzontale  o  ver- 
ticale ,  e  senza  conipasso  segiia  con  poco  divario  le  divisioni  d'  una 
linea  per  mcta ,  per  terzo  o  per  quarto  (*). 

Quando  il  principiante,  consultando  se  medesimo,  trova  d'avere  in  tutto 
od  in  gran  parte  tali  dementi,  non  ha  (  come  gia  dissi  )  die  a  ben 
dii-igere  I'esercizio  dell' arte  per  avere  (  giusta  1' espressione  di  Miche- 
langelo )  le  seste  negli  occhi ,  cioe  per  ottenere  quella  sicurezza  d'  oc- 
chio,  die  6  la  prima  base  indispensabile  del  disegno  pittorico.  A  tal 
fine  un  metodo  ecccllciite  da  me  in  niancanza  di  buon  maestro  im- 
niagiuato,  e  ne' niiei  primordj  e  dopo  vantaggiosamente  sperimentato , 
^  quello  di  procurarsi  qualclie  buon  contorno  tratto  dai  migliori  mae- 
stri ;  lucidarlo  dapprima  con  carta  trasparente  per  iiitero ,  indi  traspor- 
tare  una  piccola  porzione  del  detto  lucido  sulla  carta  sopra  la  quale  si 
vuol  disegnare,  e  copiare  il  rimanente  a  puro  occhio  senza  I'ajuto  di 
misura  alcuna ;  poi  contro  il  lume  sovrapporre  al  fatto  contorno  il  primo 
lucido ,  sicche  le  prime  linee  rilucidate  colle  sovrapposte  coincidauo 
perfettamente.  £  chiaro  die  tosto  denno  apparire  nd  loro  grado  mag- 
giore  o  minore  i  seguiti  deviamenti ,  i  quali ,  I'ipetuta  piii  volte  la 
stessa  operazionc ,  potranno  dal  giovane  disegnatore  essere  evitati,  se 
non  del  tutto,  almeno  con  istrotta  approssimazione.  Ei  trovcra  con 
questa  pratica,  die  d'ordinario  dove  pin  si  pecca  la  prima  volta ,  si 
pecca  eziandio  la  seconda  e  la  terza,  eccedendo  o  mancando,  o  piii 
a  destra,  o  piii  a  sinistra,  o  piii  per  largo,  o  piu  per  lungo,  difetto 
che  una  volta  riconosciuto    costante ,  e  gia   per    meta    emendato.    Con 

(*)  £   provato  clic  quelli,  i  qnali  non  lianno  vemlosi  anche  del  conipasso,  o  d'altra  cjualunque 

•ortiu  nascendo  tale  disposizione  d'occliio,  per  mlsnra,  sogliono  cadere  in  crrore,  come  clii  non 

quanto  ingpgno  vaatar  possano  inaltre  parti  dcllo  e  nato  per  sentire  al  niomento  qiinlunquc  piccolo 

scibile  umano,  non  solamente  non  possono  riusci-  squilibrio,   non  potra   niai  danzarc    suHa   corda 

re  a  similt  prove  di  giustezza  d''occliioi  ma  ser-  tesa,  anclic  con  Innga  asta  pesante  fra  le  niaai. 


i 


VI  GIUSEPPE  LONGIir.  lyS 

questo  mezzo  ei  sanx  piix  sicuro  cU  non  cader  neH'inganno,  die  se  lo 
stesso  Raffaello  redivivo  amorevolissimarncnte  il  correggesse. 

E  quanto  (lico  intoino  a  questo  mctodo  seniplicissimo  per  avvezzare 
r  occhio  a  copiaie  in  giusta  propoizione  i  contorui,  sia  dai  discgiii  dei 
valenti  pittori,  sia  dalle  stanipe  piii  esatte,  vale  aiiche  pei  contorni  dei 
dipinti  e  delle  statue.  Se  nou  die  pei  dipiiiti  piccoli  poco  giovando 
la  carta  diafana  (  particolarmente  quaiido  soiio  sopra  foiido  sciiro ) ,  il 
disegnatore  vi  applichera  uii  cristallo  leggermeiite  velato  con  acqna  di 
gomnia,  sicdie  la  inatita  rossa  vi  possa  lasciare  facilincnte  rimpronta, 
e  per  le  pitturc  di  maggior  diniensione,  come  pure  per  le  opere  sta- 
tuarie,  potra  far  uso  del  traguardo  pittorico,  unico  mezzo  di  lucidarle, 
11011  servendosi  pero  (  come  dissi  )  di  questo  sussidio,  die  per  rettifi- 
care  il  resto  del  coiitonio,  cli'ei  dee  fare  a  puro  occhio  disegnando  nella 
posizione  medesinia    in    cui  ha  posto  il  traguardo. 

Ora  io  suppongo  il  disegnatore  calcogralo  evidentemente  dotato  dalla 
iiatiira  di  tutta  la  buona  disposizione  per  le  arti  iniitatrici,  e  per  assidua 
e  ben  regolata  pratica  giunto  finalmcnte  ad  una  giustezza  d' occhio  ed 
ubbidieiiza  di  mano  irreprensibili.  Ma  e  egli  ben  certo  di  coiiservarsi  a 
luugo  in  quella  linea  media  tra  I'eccesso  ed  il  difetto  in  die  consiste  il 
vero  bello  pittorico?  Pur  troppo  si  c  vcduto  piii  d'un  sole  delle  nostre 
arti  sfolgorare  di  vivissima  luce  sul  niattino,  e  velarsi  d'ingrati  vapori 
prima  di  giugnere  all' occaso.  Ne  mal  fondata  e  Topiiiione  di  molti, 
die  se  imniatura  morte  iiol  preveiiiva,  tanto  era  forse  per  avveiiire 
alio  stesso  principe  della  pittura ,  il  quale  in  breve  spazio  di  vita  gia 
ben  tre  volte  avea  cangiato  di  stile  con  sempre  crescente  energia.  £ 
anzi  provato  die  al  vizio  del  troppo  vanno  assai  piu  soggetti  i  grandi 
che  i  mediocri  ingegni.  Perocche  1'  incessante  sniania  per  1'  ottinio  in- 
genera  in  essi  certa  qual  nausea  per  I'usato,  e  certa  quale  tendenza 
al  nuovo,  che  avvalorata  dalla  mohilita  ed  irritahilita  della  lor  fibra 
intoUerante  di  sempre  eguali  oscillazioni ,  li  porta  insensibilmente  a 
tentare  diversi  modi,  die  piii  atti  siano  a  rianiniare  la  loro  eccitabi- 
lita.  E  si  frequente  variare  in  questi  ingegni  prcdilelti  dalla  natura  e 
ben  cagione  die  salgano  talora  ad  aha  meta,  sintaiuo  die  (com'esser 
denno  i  giovani  artisti)  sono  timidi  e  diligenti  i  ma  se  giuuti   a  buon 


iro  DELLA.    CALCOGRAFLV 

punto,  noil  sanno  a  tempo  ristare,  c  cagione  altresi  clic  trascorrano 
inawecUitameiite  d'  ecccsso  in  eccesso ,  e ,  qnel  clie  e  peggio ,  uella 
persuasione  di  sempre  pid  migliorare.  Aggiungasi  1' iri'efrenabile  viva- 
cita  della  loro  inimaglnazione  predominante  niai  scmprc  sulla  fredda  ra- 
gione,  per  cui  piii  fucilmente  abbracciauo  erronee  massinic  sotto  I'aspetto 
di  filosofiche  verita,  altra  cagione  di  stravaganzc  pittoriche  assai  peg- 
giore  della  prima.  Ne  basta  a  guarentirneli  la  piii  felice  attitudine  a  ben 
fare  ed  il  piii  assiduo  esercizio  neU'arte,  senza  il  soccorso  di  sanissima 
logica  riluttante,  ove  fia  d'uopo,  airautorita  di  alcnni  scrittori  estranei 
alia  professione,  ma  ingegnosissimi ,  sui  quali  posa  a' tempi  nostri  la 
quasi  generale  opiiiione.  Le  belle  parole  d'ideale,  di  sublime,  di 
grandiose,  di  scvero ,  di  fcrmo,  di  robusto,  e  le  altre  di  nobile,  di 
leggiero,  di  morbido,  di  trasparente,  di  focilc,  di  spiritoso  e  taut' al- 
tre ancora  o  mal  intese,  o  troppo  ampiamente  accolte,  quanti  non 
hanuo  spinto  alia  pin  ardita  e  straua  liccnza ,  i  quali  gia  trattavano 
con  mano  sapientcmcutc  timida  il  bello  scliietto  della  natura  ? 

Non  ripetero  io  qui  quanto  piu  sopra  ho  detto  sulF  impotenza  delFoc- 
chio  nostro  nel  discoprire  i  difetti,  in  cui  esso  stesso  ha  parte,  toUerando 
e  prediligendo  anzi  per  cffetto  d'abitudine  cio,  che  al  guardo  comune 
riesce  insoppoi'tabile :  I'addotto  esempio  delle  donne  che  s'imbellettano 
basta  a  porci  in  avvertenza.  Diro  soltanto,  che  la  pecca  per  difetlo,  pro- 
dotta  ordinariamente  da  timldezza,  puo  negli  artisti  ingeguosi  e  riflessivi 
facilmente  emendarsi  mediante  ben  reaiolato  studio  sulla  natura  e  sulle 
opere  de'  migliori  maestri ,  e  mediante  la  facilita  d'  operare  die  dalla 
pratica  stessa  deli'arte  deriva^  ma  il  vizio  per  eccesso,  non  mai  disgiunto 
da  presunzione,  se  e  invcterato,  riesce  inemendabile,  crescendo  anzi 
col  crescere  dell'eta;  non  esscrvi  per  conscgueuza  altro  rimedio,  fuor- 
clie  neU'esame  della  propria  iuclinazione  riconoscerne  i  primi  segni. 

II  primo  sintomo  si  manifesta  sempre  ncUa  noncuranza,  indi  per- 
fino  nel  disprezzo  che  spiega  1'  artista  per  quelle  opere  classiche  ador- 
ne  di  vaga  semplicita,  che  gia  venerava  tin  tempo  e  prendeva  ad 
imitare :  clii  avvezza  il  palato  a'  piccanti  manicaretti  trova  neccssaria- 
mcnte  insipide  quelle  vivande  prette  e  naturali,  di  cui  lodava  dappri- 
ma  il  dilicato  sapore.  Ora  a  questo  indizio  funesto  sia  egli  attentissimo, 


DI    GIUSEPPE   LONCIII.  I  77 

se  gli  cale  cli  rimediare  in  Inioii  piinto  a  peggiori  disordini.  Cominci 
egli  pertanto  dal  ricordai'e  alcuno  di  que'dipiiiti,  die  da  secoli  otten- 
iiero  r  ammirazione  costante  dcgl' intcUigenti  dell' arte,  e  ch'egli  stesso 
ad  occliio  cd  a  mente  vcrgiiie  ha  esarninato  lui  tempo  e  pieiiamente 
approvato ;  ritorui  di  rjuando  in  quando  anche  per  largo  intervallo 
di  tempo  a  contemplarlo,  e  dica  allora  a  se  medesimo:  il  quadro 
finclie  non  sia  svaiiito  per  ingiuria  del  tempo,  o  ricoperto  da  mano 
profana  non  muta  stile  sicm'amente ;  dnnque  tutto  cio  die  a  me  parra 
scoprirvi  d'inesatto  e  di  spiacevole,  die  prima  non  ho  scoperto,  vcrra 
dal  cangiamento  in  me  seguito  ncUa  maniera  di  vederc  ncll'  arte ;  e 
siccome  dal  consenso  de' secoli  e  da  me  stesso  un  tempo  fu  reputato 
di  sqnisitissimo  gnsto  e  di  corretta  esecnzione;  cosi  il  non  trovarlo 
tale  adesso  mi  e  prova  indubitata  d'aver  io  cangiato  in  peggio.  Ecco 
la  bnssola  per  riconoscere  in  si  vasto  mare  la  giusta  direzione  ed  il 
proprio  traviamento.  Ma  vuol  egli  accertarsi  di  piii  da  qnal  lato  e  di 
quanto  abbia  traviato?  proscgua  a  specchiarsi  nel  suo  prototipo.  Se  le 
figure  gli  sembrano  troppo  svelte,  dica  pure  ch'ei  pecca  nel  tozzo, 
e  viceversa ;  se  troppo  timidi  i  contorni ,  nell'  esagerato ;  se  troppo 
morbidi ,  nel  dm'o;  se  troppo  dccisi,  nel  bambagioso;  se  troppo  forte  il 
chiaroscuro,  nel  debole ;  se  troppo  trasparenti  le  ombre,  nell'opaco,  e 
cosi  tant'altre  parti  dell' arte  onumerando.  Condiiuda  in  fine  die  quanti 
difetti  ei  vi  travede ,  soiio  allrcttanti  difetti  suoi  proprj  in  senso  con- 
trario,  e  tali  opposti  difetti  in  lui  sono  precisamente  in  quel  grado 
maggiore  o  minore,  in  cni  gli  sembrano  essei'e  nel  suo  eseraplare  : 
bilancia  sicurissima,  la  cui  elevazione  da  un  lato  segna  iii  pari  grado 
I'abbassamoiito  dall'  altro. 

Con  questo  gencre  di  confronto  potra  ciascuno  diiarirsi  da  se  mede- 
simo sulla  vera  sua  situazione  ndia  carriera  delFarte,  senza  ciecameiite 
sottomettersi  agli  autorevoli  giudizj  de' precettori  preoccupati  non  di 
rado  essi  stessi  da  vizj  particolari ,  e  senza  afTidarsi  ai  consigli  degli 
emuli  non  sempre  sinceri  e  benevoli. 

Tropp'altre  cose  mi  rimarrcbljero  a  dire  intorno  all' importanza  del 
disegno,  di  questo  principio  c  sostegno  d' ogni  arte  libcrale  non  mai 
abbastanza  conosciuto  in  tutte  le  sue  modificazioni;   ma   i   molti  libri 

ra.  IV.  p.  IL  a3 


lyS  DELLA.    CALCOGRAFIA 

di  pittorica  istruzione,  incomiiiciamlo  dagli  aurei  precctti  dl  Leonardo 
da  Vinci,  possono  servire  di  guida  all' incisure  non  nieno  die  al  pittorc. 
Una  parte  interessante  il  solo  incisore,  e  non  per  anco  trattata,  e  quella 
clie  riguarda  la  meccanica  esecuzione  d'un  disegno  finito  e  destinato 
air  incisione.  Molti  sono  i  mezzi  praiicati  a  tal  uopo.  Se  ne  fecero  colla 
matita  rossa,  colla  pionibina,  colla  pietra  di  Spagna,  coi  pastelli  neri 
di  Francia,  coll' acqnerello  di  bistro,  coll' incliiostro  della  China,  semi- 
coloriti,  c  coloriti  del  tutto  a  guisa  di  ininiatura.  E  fra  qucsti  varj  mezzi 
s' adoperarono  eziandio  diversi  modi  tcndcnti  ad  im  medesimo  fine^ 
quindi  alcuni  prefcrirono  il  tratteggio,  altri  la  granitm'a;  questi  usaro- 
no  la  preparazione  collo  sfumatojo,  quelli  il  tocco  vergine  della  matita; 
gli  uni  stettero  per  la  cai'ta  alqnanto  tinta,  coprendo  con  biacca  le  parti 
illuminate,  gli  altri  per  la  carta  bianca,  riservando  ad  essa  i  maggiori 
tocchi  di  luce ,  come  stanno  prccisamente  nelle  stampe.  Premesso  die 
il  disegno  di  cui  si  parla  sia  cseguito  colla  dovuta  intelligenza,  al  die 
fare  i  mezzi  meccanici  nulla  influiscono ,  e  fuor  di  dubbio  die,  quanto 
alia  meccanica  operazione,  quel  disegno  sara  preferibile  per  la  calco- 
grafia,  il  quale  sara  condotto  e  per  diligenza,  e  per  fusione  di  tinta, 
e  per  valore  di  chiaroscuro  a  quel  grado  almeno  cui  dovra  essere  por- 
tata  la  stampa.  Ora  e  evidente,  die  la  matita  rossa  e  la  piombina  non 
potendo  giuugere  alia  forza  degli  oscuri  d'  uii  quadro  all'  olio ,  cui  la 
stampa  puo  benissimo  aspirare,  nou  possono  essere  impiegate  vantaggio- 
samente,  die  in  rappresentazioni  tenute  espressaraente  leggiere  di  tinta, 
spaziose  di  lume,  e  sopra  fondo  di  nuda  carta,  o  appena  coperta  da 
leggier  tinta  in  qualche  parte.  Ho  veduto  in  Roma  alcuni  disegni  a  matita 
rossa  di  Poiliy,  e  molti  pure  ne  ho  vcduti  del  vecchio  Frey,  dai  quali 
trassero  le  stampe  loro,  e  so  anzi  die  quest' ultimo  giustificava  la  scelta 
di  questo  suo  procedere,  adducendo,  die  siccome  le  tinte  d' ordinario 
risultano  sempre  piu  forti  nella  stampa  di  quanto  appajono  sul  rame, 
era  d'  uopo  die  1'  incisore  regolasse  il  suo  lavoro  sopra  un  disegno 
piu  leggiero  di  chiaroscuro ,  perclie  non  venisse  poi  troppo  nera  la 
stampa:  ragione  apparentcmente  giusta,  ma  nel  fatto  smentita  daUe 
sue  stesse  produzioni,  le  quali,  sebbene  assai  valutabili  per  I'esatta 
conservazione  del  carattere  originale  de'suoi  prototipi;  pure   raancano 


DI    GIUSEPPE   LONCIII.  1 79 

appunto  della  forza  necessaria  del  chiaroscuro ,  perchd  pesanti  sempre 
vi  sono  le  mezze  tinte,  e  nou  sostenute,  com'cra  d'uopo,  da  scuri  piu 
vigorosi. 

Quaiito  ai  discgni  di  matita  piomhina  ue  ho  vediiti  inohi  in  Lione, 
con  mia  non  poca  sorprcsa,  di  niano  del  cclebre  Boissieu,  le  cui  stampe 
d'altronde  sono  piuttosto  eccedeiiti  che  niancanti  di  nero;  se  non  die 
que'disegni  essendo  tutti  di  sua  coniposizione,  non  e  da  stupire,  se 
fatte  le  prime  prove  d'  un  ranie ,  cgli  non  vincolato  alia  giusta  imita- 
zione  d'un  dato  originale  si  uniforniasse  al  tiiono  che  gli  prescntava 
la  prova,  e  riducesse  il  lavoro  incisoiio  ad  una  forza  di  tiiitc  ben 
diversa  da  qucUa  del  suo  disegno  :  cjuindi  soggiacque  a  due  operazioni, 
dove  bastava  una  sola. 

Migliore  mezzo  per  avvicinarsi ,  se  non  giugnere  al  tuono  d'  una 
stampa  vigorosa,  e  quello  della  matita  nera  di  Spagna,  chiamata  oltra- 
monti  pictra  d'  Italia ;  ma  questa  pui-e ,  quantunque  se  ne  trovi  di 
sufficientcmente  nera ,  iion  e  mai  tale  da  sostenere  il  confronto  dei 
maggiori  scuri  d'un  quadro  all' olio  ,  e  torna  assai  meglio  per  dise- 
gnare  dei  dipinti  a  fresco ,  i  quali  riescono  sempre  di  lor  natura  meno 
vigorosi.  Prima  che  si  trovassero  da  Conte  di  Parigi  i  suoi  pastelli 
neri  di  gradazioni  differenti ,  questa  matita  di  Spagna  era  la  sola  di 
cui  giovar  si  potcsscro  gl' incisori  ne' loro  disegni,  rinforzando  i  toc- 
chi  d'ombra   piti   forti   con    acqnerello  di  nero  furao  preparato   senza 


gomma. 


Ora  che  I'uso  della  matita  artificiale  di  Francia  per  I'ubbidienza 
sua  alia  mano  e  per  la  stia  nerezza  divenne  quasi  generale ,  anche 
quella  di  Spagna  pe' disegni  calcogi-afici  e  quasi  del  tutto  abbandonata. 
Perocche,  olti'e  all'cssere  men  nera  dell'altra,  ha  il  pessirao  incon- 
veniente,  che  cpiando  si  voglia  preparare  il  disegno  coUo  sfimiatojo,  a 
fine  di  coprire  nelle  ombre  il  bianco  della  carta,  si  presta  bensi  a 
questa  operazione,  ma  per  tin  certo  che  di  saponaceo  che  in  se  con- 
tiene ,  toglie  poi  alia  carta  la  facolta  di  ricevere  facilmente  i  tocchi 
posteriori  iiecessarj  alia  riduzione ;  quindi  o  bisogna  lavorare  coUa 
punta  della  matita  sulla  carta  vei-gine,  ed  allora  sottostarc  alia  tinta 
ijigrata  e  grigia  che  risulta  nelle  tinte  scure  dai  non  coperti   bianclii 


l8o  DELLA.   CALCOGRAFIA 

interstizj  tlella  carta  fra  la  gianitura  od  il  tratteggio;  oppure  volenclo 
evitaie  tale  sconcio,  preparaie  prima  la  massa  ombrosa  con  acciucrello, 
o  con  proporzionata  sfiunatura  cU  matita  iVancese ,  indi  continuare 
Fesecuzionc  colla  matita  di  Spagna ,  nel  qual  caso  tanto  fix  di  termi- 
nare  anche  il  disegno  co'  mezzi  stessi  adoperati  nella  preparazione , 
cioe  col  pastello  di  I'rancia  ,  il  quale  stnpendameiite  riesce. 

Non  e  pero  da  escludersi  totalmcate  ia  simili  disegni  la  matita  di 
Spagna.  Questa  in  alcune  mezzetintc ,  segnatamcnte  delle  carnagioni , 
riesce  opportunissima  producendo  una  granitura  piii  tenera  e  pin  traspa- 
rente  a  guisa  di  miniatura,  quaudo  pero  vi  sia  giu  una  proporzionata 
sfumatui'a  fatta  con  quella  di  Francia,  e  quando  le  punte  di  quella  di 
Spagna  siano  scelte  fra  le  piii  dui'e  e  non  cenericce,  il  clie  di  rado 
si  combina.  Importa  pero  clie  I'uso  di  questa  matita  sia  limitato  alle 
dette  mezzetintc  cliiare,  giacche  in  quelle  pin  scure,  oltre  ad  un  tuono 
pill  freddo ,  produrrebbe  facihnente  un  lavoro  pisto  e  stentato. 

In  generale  sara  di  grande  sussidio  al  ilisegnatore  il  far  iiso  di  quando 
in  quando  di  pennelli  morljidi  di  varia  grandezza,  e  con  quolli  cosi 
asciutti ,  come  si  trovano ,  passare  leggermente  sopra  il  fatto  lavoro : 
cosi  si  vengono  ad  unire  \iemcglio  le  tinte,  e  vien  tolto  quel  di  piii 
della  granitura  non  aderente  alia  carta ,  che  suol  lasciare  la  matita  di 
Francia.  Qiiesto  mezzo  pero  vuol  essere  praticato  sobriamente,  mentre 
I'abuso  renderebbe  il  disegno  moscio  e  snervato;  quindi  gli  ultimi  tocchi 
da  noi  detti  risolutivi  denno  lasciarsi  vergiiu  ed  intatti  da  ogni  poste- 
riore  operazione  del  detto  pennello. 

Molti  vi  sono  i  quali  preferiscono  il  tratteggio  della  matita  alia 
granitura,  edipittori,  segnatamcnte  quando  hanno  incarico  di  far  di- 
segni per  gl'incisori,  si  recano  a  dovere  di  farli  tratteggiati  neU'opi- 
nione,  che  I'incisore  possa  meglio  trovarvi  I'andamento  del  suo  trat- 
teggio. Ma  il  tratteggio  pittorico  ben  rade  volte,  ed  in  pochissimi 
casi  piio  servire  di  norma  alFincisore,  essendo  tutto  libero  ed  arbi- 
trario  e  non  mai  calcolato ;  anzi  diverrebbe  stentato  e  disgustoso  in 
un  disegno  quel  tratteggio  di  matita,  il  quale  camminasse  colle  regole 
imprescindibili  pel  tratteggio  del  bulino.  E  la  ragione  sta  in  cio,  che 
nel  disegno,  se  anche  il  tratteggio  non  sia  perfettamente  equidistante , 


DI    GIUSEPPE   LONCIir.  l8l 

o  sia  incrociato  ora  ad  angolo  retto ,  ora  troppo  obhliquamente ,  per 
la  naturale  granitura  della  matita  puo  facilmente  essere  ridolto  in  modo 
da  noil  variare  scnsibilmente  la  tinta  die  ne  risulta;  dove  all' opposto 
il  taglio  del  hulino,  essendo  infinitaniente  piu  netto  e  precise,  se  non 
e  regolato  a  fine  d'ottencre  sullo  stesso  oggetto  rapprcsentato  la  stessa 
incrociatnra  ed  equidistanza ,  produce  tinte  differenti  e  talvolta  ingrate, 
inipossibili  a  ripararsi  senza  cancellar  totalmente  e  rifare.  La  migliore 
qualila  d'un  disegno  fatto  per  incidersi  e  1' intelligcnza,  la  finitezza , 
la  precisione  e  rarnionia,  sia  poi  all' acquerello  o  alia  niaiita,  a  trat- 
teggio  od  a  granitura  poco  monta  per  1'  incisore. 

E  poiche  cadde  parola  sui  discgni  all' acquerello,  non  ciedo  inop- 
portuna  intorno  a  questa  pratica  dell'  arte  qualche  osservazione.  In 
quanto  a  me,  sebbene  famigliare  mi  sia  I'uso  del  pennello  ne'piccoli 
e  grandi  lavori  di  minialura,  pure  ne'varj  disegni  da  me  stesso  ese- 
guili  per  le  mie  incisioni  ho  preferito  servirnii  della  matita  per  due 
ragioni :  in  primo  luogo ,  perche  ne'  disegni  alia  matita  occorrendo 
qualche  successivo  cangiamento,  riesce  piii  facile  il  cancellare  e  rifor- 
mare ;  in  sccondo ,  perche  le  cose  di  tocco  espressamente  ruvido , 
quali  sono  i  terreni  di  primo  piano,  gli  alberi,  i  massi  di  pietra ,  ecc. , 
risultano  piu  vergini  e  d'originale  impronta  coUa  matita,  die  col  pennello. 
Non  tacero  per  altro  die  per  riduiTe  in  certe  paiti  alia  maggior  fini- 
tezza i  miei  disegni  ho  costumato  di  farvi  rultima  operazione  coi  pen- 
nelli  di  miniatura  servendomi  dell' acquerello  d'inchiostro  cinese,  onde 
evitare  la  noja  di  ridurre  acutissima  ad  ogni  istante  la  punta  della  matita. 

Non  e  men  vero  pero  die ,  anche  ne'  disegni  a  tutto  acquerello ,  si 
possa  con  diligenza  togliere  parte  del  gia  fatto,  e  rifare  a  dovere, 
quando  la  carta  sia  bene  scelta  ed  abboiidante  di  coUa  in  modo,  che 
si  possa  raschiarla  dolcemente  senza  pericolo  di  sollevarne  il  pelo,  come 
avviene  nella  veliiia  di  buona  fabbrica  inglese  ;  per  le  qu>.ii  cose  non 
dubito,  che  un  esperto  disegnatore  possa  prevalersi  con  eguale  successo 
d'ognuno  dei  mezzi,  die  1' arte  gli  somministra,  a  seconda  del  suo 
gusto,  e   piu  della  sua  abitudine. 

E  sono  sceso  a  tali  osservazioni,  le  quali  per  avventura  sembrar  po- 
trebbero  di  poco  momento;  ma  per  condurre  un  buon  disegno  calcografico 


I  8a  DELLA   CALCOGRAFIA 

sono  in  sostanza  importantissime,  a  fine  d'agevolare  vie  rae»lio  a  chi 
si  dedica  all' aite  nostra  la  via  di  prima  riuscire  anche  per  buona 
pratica  diligente  e  corretto  discgnatore,  onde,  come  di  molti  avvcnne, 
ed  anzi  della  maggior  parte  di  que' die  trattarono  il  bulino,  non  si 
getti  un  tempo  infinito  ed  un'immensa  fatica,  facendo  pompa  soltanto 
di  nitide  linee  calligrafiche  il  piu  delle  volte  mal  applicate  all'uopo,  e 
trascurando  o  sfigurando  nel  tempo  stesso  ogni  pittorica  bellezza.  Ed 
a  meglio  convincere  I'incisore  della  somma  necessita  di  questo  preli- 
minare  escrcizio,  basti  quest' ultima  iiicontrovertibile  proposizione  da 
me  stesso  troppo  sovente  comprovata,  cioe  che  nel  gran  gcnere  d' in- 
taglio inceppato  esso  nel  suo  operare  dalla  piu  lenta  e  nojosa  esecu- 
zione  e  dal  continuo  calcolo  del  suo  penoso  e  difficile  artificio,  debbe 
mcontrastabilmente  possedere  in  molti  gradi  vera  intelligenza  e  squi- 
sito  gusto  pittorico,  per  lasciarne  un  grado  solo  nella  sua  stampa. 


I 


DI    GIUSEPPE   LONGIII.  l83 

Idea  del  hello. 


X  ill  qui  nel  raccomaiulare  ai  giovani  incisori  I'esercizio  imprescin- 
dibile  del  discgno,  e  nel  suggerire  in  cjuali  parti  preferibilmente  con- 
venga  ad  essi  studiarlo,  ho  presa  specialmente  per  norma  Tiniitazione 
del  vero,  prima  base  del  disegno  niedesimo;  ma  sara  sempre  iraperfetto 
quel  discgnatore,  il  quale,  oltre  Ic  forme  del  vero  individuale,  non  co- 
noscera  fondataraente  anche  quelle  del  vero  complessivo ,  da  cui  si  cava 
la  scelta,  e  dalia  scelta  il  bello. 

In  quail  purgate  liuee  di  contorno,  ed  in  quail  modlficazioni  di 
cliiaroscuro  questo  bello  si  raccliiuda,  la  massima  parte  dei  piii  va- 
lenti  pittori  cesso  d'esistere  senza  saperlo,  e  senza  pure  curar  di 
saperlo.  E  se  tanto  avvcnne  ai  pittori,  i  quali  piu  direttamente  haimo 
bisogno  di  questa  importantissiraa  cognizione  per  vie  meglio  allettare 
i  loro  commettenti  od  i  compratori  dei  loro  dipinti;  clie  non  doveva 
accadere  agl' incisori,  gia  da  gran  tempo  destinati  a  non  esscre  per 
lo  piu,  die  semplici  traduttori  delle  opere  pittoriche  ? 

E  veramcnte  sotto  questo  aspetto  sembra  clie  1'  incisore  ncU'  attuale 
sua  posizioiie  dovrebb'essere  dispensato  dallo  studio  di  questa  sublime 
parte  del  discgno,  la  quale  esige  lunghissima  fatica  d'osservazioni,  di 
misure  e  di  coiifronti ,  bastando  per  esso  il  possedcre  la  necessaria 
giustezza  d'occliio,  attenzione  ed  obbedienza  di  raano  per  trasportare 
fedelmente  ne' suoi  disegiii  disposti  per  1' intaglio  lo  stile  di  que' pittori 
ch'egli  s'acciiige  ad  illustrare.  Ma  tale  raziocinio,  in  apparenza  giusto, 
si  fa  erronco  in  sostanza  e  pericoloso.  Perocche  1'  incisore  non  potra 
mai  riprodurre  esattaraente  il  suo  originale  senza  prima  penetrare  ben 
addentro  nello  spirito  dcll'autore,  ne  mai  identificarsi  con  lui,  se 
prima  non  acquistera  in  tutto  od  almeno  in  gran  parte  le  medesirae 
cognizioni. 

E  sappia  a  tal  proposito,  che  nelle  arti  del  disegno,  per  qiianto  sia 
egli  dotato  d'ottima  vista,  non  potra  mai  vedere  che  grossolanaraente 
ed  imperfettamente  quelle  cose,  delle  quali  non  conosce  quauto  basta 


184  DELLA    CALCOGRAFIA. 

teoricamente  e  praticamcnte  T indole,  ruffiicio  e  la  conformazione;  non 
trasfondcre  iicl  suo  disegno  1'  espressione  dell'  originalc ,  se  ioiiora  i 
tratti  che  la  costituiscono ;  non  dare  cleganza ,  se  non  lia  istituito  ri- 
petuti  confront!  del  vero  col  vero,  e  del  vcro  scclto  coUe  piu  belle 
greche  sculture.  Sappia  che  quantunque  la  massima  parte  dci  classici 
dipinti  non  sia  formata  snlle  rcgole  del  bello ,  pure  per  la  naturale 
avversione  al  brutto,  questo  bello  niedesimo  in  moke  parti  di  tali 
opere,  quasi  non  sapendolo  i  loro  autori,  frequentemente  si  manifesta; 
clic  per  conseguenza  igiiorando  in  qnali  forme  si  racclunda,  troppo 
dilficilmente  colla  sola  e  quasi  meccanica  imitazione  di  cio  che  vede 
potrebbe  esprimerlo  incidcndo.  Che  poi  sarebbe  di  lui,  se  dovesse  di- 
segnare  ed  incidere  le  niigliori  opere  di  RaiTaello,  di  Poussin,  di  Mengs 
c  d'altri,  i  quali  o  per  naturale  inclinazione,  o  per  fondato  principio 
niirarono  sempre  al  bello?  Che,  se  dovesse  intagliare  le  piu  sublimi 
statue  greche,  nelle  quali  tutto  e  natura,  ma  natura  scelta  complessi- 
vamente  colla  piii  grande  sagacita,  le  cui  forme  non  si  trovano  mai 
combinate  in  ogni  parte  nel  vero  individuale?  £  dunque  indispensabile 
che  il  disegnatore  calcografo  non  meno  del  pittore  e  dello  scultore 
conosca  quanto  piio  meglio  le  forme  costituenti  il  bello  uraano,  quali 
ci  pcrvennero  dalle  divine  greche  sculture,  e  come  assai  probabilmente 
que'  sublimi  ingegni  con  perspicace  operazione  di  mente  dalle  forme 
pill  alterate  del  vei'o  traessero  quelle  del  bello.  Le  quali  cose,  per  non 
ridire  in  diverse  niodo  il  gia  detto,  si  troveranno  esposte  nel  seguente 
discorso  da  me  pronunciato  (molti  anni  sono)  nella  pubblica  adunanza 
della  nosti-a  Accademia ,  in  occasione  dell'  annuale  distribuzione  dei 
premj  C).  Eccolo. 

«  Altra  volta  in  simile  circostanza  ho  ragionato  contro  alcnne 
erronee  massime,  non  ha  guari  introdotte  a  pregiudizio  delle  arti  piu 
direttamente  imitatrici  del  vero,  e  segnataraente  della  pittura,  e  con- 
futatcle  il  meglio  che  per  me  si  potesse,  io  terminava  il  mio  discorso 
raccomandando    agli    studiosi    piii    freno    che    stimolo ,  calcolassero   le 

(*)  Qiicsto  fu  nel  1814;  se  ne  stamparono  allora  non  niolte  copie,  ed  al  presente  pocliissime 
le  ne  trovano  in  commercio. 


DI  GIUSEPPE   LONCHI.  1 85 

forze  cleir  arte  e  le  loro  propric ,  di  ccrti  scrittori  entnsiasti  difTi- 
dassero  ed  avvertissero  bene,  iioii  forse  la  ricerca  snianiosa  d'uii 
bello  pill  chimerico  die  ideale  li  deviassc  dallo  studio  e  dalla 
indispensahilc  conosceiiza  del  bello  uaturale,  unica  base  d'ogui  altro 
geiierc    di   bellezza  (*).    Non    vi    pesi,  diceva  loro,   iiidagar    la   uatura 


(*)  Questa  p.irola  ideale,  sul  declinare  del 
passato  secolo  introclotta  nel  lioguaggio  delle 
belle  arti  ila  Wiatkelman ,  fu  ripetiua  energi- 
camcnte  da  Lcssing,  da  Sulzer,  da  Mcngs,  dalle 
Enciclopedie  e  quindi  da  Milizia  e  da  inoU'aliii 
artist!  ed  altrettaati  scrittori  d'arte  fino  a'nostri 
giorni.  Qnelli  clie  la  inlescro  ncl  siio  proprio 
signidcato  rispetto  alle  arti  ne  trasscro  graiide 
vantaggio :  un  Mengs,  un  Canova,  un  David, 
UQ  Appiani  ed  altri  parccchi  scppero  per  tal 
modo  frenare  la  naturale  tcndenza  all'esagerato, 
indtissero  col  loro  eseuipio  gli  artisti  a  ragio- 
nare ,  e  pnrgarono  1'  Europa  da  tiuello  stile 
niaaierato  die  a  quel  tempo  era  portato  alPec- 
cesso.  Quelli  all'opposto  clie  la  presero  ia  senso 
piii  strctto  e  metafisico,  credenilo  miseraiiicnte 
che  tutto  it  rapprcscntabile  pittorico  cavar  si 
potessc  dal  loro  cerebro,  e  dalle  idee  die  in  se 
racduude  seiua  rnn«iilr.ii->>  il  >uio  nc  iudivi- 
duale ,  ne  coniplessivo,  fecero  cose  tanto  stra- 
vaganti  e  dun  niiovo  gencre  d'  insulsa  uianlera, 
che  neir  intenzione  di  trovare  il  bello  pinsero 
r  inaniraato  ed  il  niostruoso.  Qucsti,  dissi,  cer- 
carono  un  bello  piii  chimerico  che  ideale. 

Strettamcnic  parlando,  questa  voce  (intcndo 
dire  dell'  ideale  )  da  luogo  all'  interpretazione  di 
cio  che  vorrebbe  dire ,  ma  non  lo  dice ;  anzi 
applicata  alle  arti  imitatrici  e  presa  nello  stretto 
suo  scnso  divcnta  iusignificante  ed  assurda, 
giacche  fa  rinasccre  la  ranclda  questione  gia 
spenta  dellc  idee  innate ,  non  ammettendo  per 
siinili  idee  alcuna  preventiva  sensazione.  Meglio 
pao  chiamarsl  qnesto  bello,  che  si  disse  ideale, 
col  tilolo  di  bello  sceltoi  scelto  prima  sagace- 
niente  ed  accuratamente  nella  varia  natura,  poi 
scelto  nella  scelta  stessa,  e  niodificato  giusta 
la  qualita  dclla  rappresentazione.    L'Apollo   di 

Vol.  IV.  P.  II. 


Belvedere  non  fu  modellato  e  scolplto  di  pura 
fantasia,  ne  creato  dalle  idee  innate j  ma  stu- 
diato  prima  siil  vero,  formando  un  tutto  delle 
parti  piii  belle  die  rarteficc  scopriva  nella  piu 
bclla  greca  giovcniii;  dunque  e  forniato  sul  bello 
non  ideale,  nia  scelio.  Lo  stesso  dicasi  delta 
Vcnere  Jledicea.  Al  certo  non  si  trova  indivi- 
dualmente  un  coniplesso  di  taiite  Ijcllezze  in 
una  giovanci  ma  nella  quantllii  d'ignudi  d'ambo 
i  sessi  che  mi  vcnne  fatto  di  copiare  ho  pur 
trovato  molte  parti  in  piu  d'una  femmina  simili 
alia  Venere ,  coiiie  in  piii  d'un  masdiio  ne  ho 
trovate  siniili  airApollo;  anzi,  sc  deggio  credere 
al  giudizio  d'altri  valenti  artelici ,  da  nie  chla- 
mati  all'esarae,  talvolta  migliori;  poiche  I'opera 
diviua  delPuniana  conformazione  quaudo  e  bella 
in  qualdie  sua  parte ,  lo  e  assai  piu  di  qua- 
luuque  umaaa  imitazione, 

Se  mai  questo  bello  scelto  c  coniposto  si 
volcsse  chiamare  ideale  per  la  reminiscenza , 
la  riflessione  ed  il  criterio  che  dec  porre  I'ar- 
tlsta  nella  scelta  delle  parti  e  nell'applica^ione 
di  queste  al  tutto  costitucnte  il  bello  (nel  che 
senza  dubbio  ha  molta  parte  la  uiente),  rispon- 
dero  die  le  piii  forzate  roinposizioai  pittoriche 
e  le  piii  arbltrarie  forme  dei  manieristi  sareh- 
bero  so'.to  qnesto  aspetto  piit  ideali  d'  assai , 
siccome  parti  della  guasta  loro  fantasia  e  fuori 
del  naturale.  Altro  e  che  una  pittura  od  una 
statua  siaao  ragioiiate,  altro  che  siano  ideali. 
Fra  quanti  parlarono  d'  ideale  intorno  alle  opere 
pittoriche  o  statuarie,  M.  Quatremere  de  Quincy 
scrisse,  non  ha  molto,  su  di  cii)  piii  moderata- 
inente  e  scnsataiiieute.  L'  ideale  inteso  in  questo 
modo  puo  stare  benissimo  nel  linguaggio  delle 
arti,  e  poiche  questa  voce  e  giii  in  corso, 
lasciaiuola. 


I  86  PELLA    CALCOGRAFIA 

iie'suoi  niedesimi  difetti  c  nclle  esti-eme  caricature;  da  questi  estrerai 
fra  loro  opposli  vi  segna  essa  quel  puiito  medio,  in  cui  sta  la  bel- 
lezza,  come  la  linea  retta  fia  la  concava  e  la  convessa.  Questa 
mia  proposizione ,  in  allora  per  ohhligo  di  brevita  soltanto  indicata, 
e  quella  appunto  ch"  io  prendo  in  oggi  a  diniostrare.  Ed  altvi  forse 
prima  di  me  pu6  avere  concepita  ed  anclie  manifestata  simile  idea , 
cir  io  non  so ;  ma  so  bene  die  da  molt'  anni  immaginata ,  sperimen- 
tata  od  applicata  da  me  in  tutte  le  occorrenze  alle  varie  raodificazioni 
del  JjcUo ,  rispose  scmprc  soddisfacente  a  segno,  cli'io  inclino  a  cre- 
dere che  lion  altro  principio  movesse  i  Greci  stcssi  a  stabiiirc  sul  bello 
iimano  que'  loro  canoni  inconcussi ,  i  quali  fnrono  rigidamcnte  ed  in 
tutto  osservati  dai  loro  sommi  artcfici,  e  perfino  dai  meno  esperti 
fra  questi  si  trovano  in  alcune  parti  scguiti  costant«mente. 

»  Non  v'ha  persona  vivente ,  se  non  e  affatto  stupida  o  cieca  nata, 
la  quale  o  presto  o  tardi,  con  maggiore  o  minor  forza,  giusta  la 
varia  tempra ,  I'eta,  le  circostanze ,  non  senta  1' impero  delta  umana 
bellczza.  Quest'  idolo  affascinante ,  innanzi  a  cui  sembra  die  tutta  si 
pieghi  rumanita,  noi  coltivatori  delle  belle  arti  Fincensiamo,  per  cosi 
dire,  a  doppia  mano  e  come  uomini  e  come  artisti.  Ma  qucsto  do- 
minatore  portentoso  de'  nostri  affetti  come  puo  mai  definirsi  o  come 
si  dee  rappresentare  ?  Analizzato  dai  filosofi  risulta  ora  una  lontana 
immagine  della  Divinita ,  ora  una  semplice  esclusione  del  brutto,  ora 
un'esterna  mostra  del  buono,  ora  effetto  ed  ora  cagione  d'amoi'c,  ora 
la  linea  serpeggiante  della  varieta ,  ora  il  centro  dell'unita,  ora  ( e  con 
piu  ragione )  la  proporzione  armonica  delle  pai'ti  col  tutto.  Misurato 
poi  dagli  artisti  in  varj  tempi ,  presso  varie  nazioni ,  per  varie  abi- 
tudini  c  prevenzioni ,  e  sotto  il  giogo  della  volubile  mocla,  die  altro 
e  luai ,  se  non  se  uii  nuovo  Proteo  inoltiforme  ?  Da  Giotto  al  Perugino 
ebbe  nome  di  bellezza  tale  semplicita  di  forme ,  die  durezza  era 
piuttosto  e  vera  mesdiinita.  L'ingegno  trasceudente  di  I\Iiclielangelo 
non  poteiidosi  fra  quelle  timide  linee  conteiiere,  trattolle  piu  ardite  e 
ricrescenti,  e  parve  collocarc  il  bello  nel  fiero  e  iicl  muscoloso.  Cor- 
reggio  all'opposto,  ardito  del  pari,  ma  d'  indole  dolce  e  graziosa,  miro 
al  bello  per  liiiee  sinuose,  ove  il  convesso  ed  il  concavo  si  bilanciassero; 


DI   GIUSEPPE   LONGHI.  iSy 

ma  sebbene  colla  vaghezza  delle  tinte ,  col  soave  dcclinar  delle  ombre 
e  coir  anuoiiia  \igorosa  cli  cjueste  e  di  quelle  p;iau  parte  no  otteiiesse, 
il  fe'  consistcrc  troppo  spcsso  in  una  cccedeutc  graiidiosita  di  alcune 
forme,  in  attitudiiii  leziose  ed  in  iscorci  forzati  e  bizzam.  Tiziano,  il 
"Veronese  ed  altri  raolli  trovarono  bello  qualuiK|vie  fosse  il  vero.  Rubens 

10  pose  nel  polputo,  il  Parmigianino  ncl  lungo  collo  e  ncllc  lunghis- 
sime  figure,  Rembrandt  e  Ribera  nell' ispida  salvaticliezza  e  nella  piii 
rugosa  vcccbiaja,  e  cosi  di  tant' altri,  i  rjuali  lo  confusero  di  leggieri 
col  gigantesco,  coll'erculeo,  col  difTicile,  col  nuovo,  collo  stravagante. 

11  grande  Uvbinate  vivace  per  natura  e  leggiadro,  corretto  nel  con- 
torno,  espressivo  nelle  fisonomie  c  nelle  attitndini,  castigato  nello  stile, 
vi  s'accosto  piii  d' ogni  altro;  ma  fu  ben  lungi  dal  poter  emulare  in 
cfuesta  parte  que'sommi  greci  maestri,  i  quali  soli  diedero  nel  segno, 
e  dai  quali  egli  medesimo  quel  pin,  die   seppe ,  attinse. 

»  Perclie  mat  tanta  disparita  d'opinioni  e  di  gusto  sopra  una  qua- 
lita  che  agisce  si  vivamente  sui  nostri  sensi  e  suH'animo  uostro?  Per- 
che  que'filosofi  non  esaminarono  il  bello  dal  lato  dell' arte,  ne  quegli 
artisti  dal  lato  della  filosofia;  perci6  i  primi,  volendo  ridurre  ad  mi 
solo  principio  tutte  le  cose  le  quali  diconsi  belle ,  cercarono  oltre  na- 
tura nn  bello  astratto,  esscnziale,  assoluto;  i  sccondi,  privi  di  norma 
stabilita  per  conoscere  il  vero  bello,  e  pagbi  di  secondare  il  loro  gusto 
individuale,  ch'essi  credevano  forse  universale ,  si  limitarono  ad  un  bello 
puraniente  ad  cssi  relativo.  Col  doppio  soccorso  delT  arte  e  della  filo- 
sofia tentiamo,  se  ci  vien  fatto,  di  trovare  una  soddisfacente  nozioue 
di  quanto  si  va  cercando. 

»  Fu  gill  questione,  se  un  oggetto  piacesse  perche  era  bello,  o  fosse 
beUo  perche  piaceva.  Imbarazzati  i  filosofi  dall'assurdo  in  cui  cadevano 
giudicaudo  il  piacere  come  causa  e  non  effetto  della  bellezza,  rigettando 
la  seconda  proposizione ,  stettero  per  la  prima.  Eppure  entrarabe  sus- 
sistono  del  pari.  Perocclie,  se  piace  un  bell' oggetto,  egli  e  senza  dubbio 
perche  ha  in  se  le  qualita  proprie  a  dcstaie  in  noi  tale  piacevole  sen- 
sazione ;  il  che  vuol  dire ,  piace  perche  e  bello ;  ma  non  puo  dirsi  mai 
bello ,  se  prima  non  ha  prodolta  in  noi  tale  piacevole  sensazione ;  in 
una  parola  bello  e  per  noi   perche  piace.  La  prima  parte  suppone  im 


I  88  DELLA   CALCOGRAFIA 

bello  assoluto  dotato  delle  prerop;ative  necessarie  per  piacere ;  la  se- 
conda  dii  luogo  ad  uii  bello  rclativo  e  dipciideute  dal  maggiore  o 
minor  piacere  di  cui  1'  uonio  c  suscettivo.  In  appoggio  di  che  cade 
Taltra  giustissiina  proposizione,  che  ne  a  tutti  piace  cit)  die  e  bello, 
lie  tutto  e  bello  quel  die  piace,  ed  e  provata  con  ci6  la  fallacia  e  la 
varietu  del  gusto  degli  uoniini  ne'giudizj  si  negativi  che  positivi  sulla 
bellozza ;  giacche ,  se  tutti  avessero  squisito  gusto  ed  ottima  disposizione 
a  sentire,  e  piacerebbe  a  tutti  cio  che  e  assolutamcnte  bello,  e  cio  che 
loro  piacerebbe  sarebbe  verameiite  bello.  Troppi  souo  i  Mida  che  pre- 
feriscouo  I'aspro  llauto  di  Marsia  alia  melodiosa  lira  d' Apollo,  e  ben 
pochi  i  Paridi  che  porgoiio  il  pomo  d'  oro  alia  vera  Dea  della  bellezza. 
L'artista  filosofo  noa  cura  il  gusto  grossolano  e  guasto  di  costoro,  i 
cjuali  giudicaiio  del  bello,  come  il  cieco  de'coloiu  ed  il  sordo  de'suoni, 
e  nulla  quiudi  e  per  lui  1'  idea  d'  un  bello  iu  questo  senso  relative. 

»  Ma  il  bello  e  relativo  in  altro  senso ,  cioe  alia  specie  ed  alle  cir- 
costanze  deU'oggetto,  e  questo  bello  varia  all' infinito,  e  quaiito  e  bello 
neir  uno ,  si  fa  mostruoso  corabinato  nell'  altro  :  questo  bello  s'  estende 
dall'alto  cielo  agli  abissi  del  mare,  dall'uomo  all'insetto,  dall' aquila 
alia  farfalla,  dal  platano  rigoglioso  all' umile  erbetta :  comprende  tutta 
la  natura  visibile,  non  eccettuate  le  produzioni  dell'ingegno  umano,  e 
secondo  alcuni  le  stesse  azioni  morali.  In  tanta  cougerie  di  cose  diffe- 
rentemente  belle  si  perderebbe  la  mente  del  filosofo  e  I'occhio  dell'ar- 
tista,  se  alia  prima  confusione  non  subentrasse  un  semplicissimo  razio- 
cinio:  non  poter  essere  tutte  belle  in  pari  grado  quelle  cose,  le  quali 
sono  dilferenicmente  belle ,  e  per  conseguenza  dover  esservi  una  bel- 
lezza fra  queste  coniparativamente  superiore  alle  altre.  Cerchiamola  ad 
esempio  de'Greci  nella  specie  nostra,  e  la  troveremo  tipo  e  fonte  d'ogni 
altra  relativa  bellezza,  bellezza  priraaria.  Sospenda  il  filosofo  la  sua 
approvazione ,  1'  artista  me  V  ha  gia  accordata. 

»  I  greci  artisti  rappresentarono  con  forme  scelte  complessivamente 
nella  specie  uniana  le  loro  divinita,  e  fra  queste  la  stessa  Dea  della 
bellezza :  giudicarono  dunque  nulla  esservi  di  piii  bello  della  bella 
umana  struttura.  Non  cosi  pensarono  alcuni  di  cj[ue'  filosofi  in  cio  ap- 
punto    scostandosi    dalla    verita.    In    un    dialogo    platonico   dice    Ippia 


DI   GIUSEPPE   LONGIir.  1  89 

esscve  una  bella  verginc  cjuanto  v'  ha  di  piu  bello,  anzi  lo  stesso  bello 
per  cui  le  cose  son  belle.  Non  era  gia  il  sofista  die  cosi  parlava,  era 
I'uomo  sincero  neU'csame  tlolle  proprie  afTczioni.  Socrate  non  consente, 
e  gli  cUmostra,  clie  una  bcUa  puledra  e  bcila  essa  pure,  quantunque  di 
belta  a  quella  vergine  iiifcriore  :  poi  volto  allc  cose  soprannatmali ,  vicne 
provando,  dover  essere  una  Dea  tanto  alraeno  piu  bella  d'essa  vergine, 
quanto  la  vergine  della  puledra.  Noi  clie  riguardianio  ora  le  Dee  di 
Socrate  e  di  Platone  non  piii  clie  un  parto  0  della  grcca  politica,  o  del- 
r  umana  fantasia ,  conccdercnio  di  buon  grado  ad  Ippia  la  malcontra- 
stata  verith  della  sua  proposizione ,  converremo  per  lo  meno  clie  la 
bellezza  umana  si  mascliile  clie  femminile  nell'eta  perfetta  e  la  mag- 
giore  clie  da  noi  si  conosca ,  se  niaggiore  per  noi  e  quel  bello ,  il 
quale  produce  maggior  inipressione  suU'  auinio  nostro. 

»  E  die  sia  in  noi  niaggiore  1'  inipi-essione  del  bello  della  nostra 
specie  sovra  d' ogni  altra  cosa  die  pur  bella  si  dice,  e  manifesto,  non 
per  gV  infiniti  esempi  d'  ogni  tempo  die  inutihnente  addurrei  dove  niuno 
lie  diibita ,  ma  per  cliiarissimo  argomento  die  ne  fa  legge  naturale  im- 
prescindibile.  Imperocche  la  natura  per  foniite  delFumana  riproduzione 
ci  diede  Tamore,  per  fomite  dcU'amore  ci  die  la  bellezza.  Quindi  e  che, 
sebbene  le  stesse  dilferenti  eta  dell'uomo  offrano  alcune  bellezze  lor 
proprie  ed  anclie  piacevoli  assai ,  non  sono  mai  paragonabili  alle  at- 
trattive  seducenti  di  quella  eta  fiorente  e  vigorosa  predisposta  al  grande 
scopo  della  natura.  Gl'istessi  prodigi  d'amore,  onde  la  storia  ridonda, 
sono,  strettamente  parlando,  prodigi  di  questa  primaria  bellezza,  non 
applicabili  in  vei'un  caso  alle  bellezze  d'ogni  altra  specie  o  circostanza. 
Piace  nell'innocente  fanciullo  la  soave  ilarita  delle  grandi  (*)  pupille,  quel 

• 

(*)  Per  rnbltudine  da  me  contratta  di  fare  diminuendo  auche  qu.indo  le  altre  membra  an- 

sempre  nuove  osservazloni    sol    vero,  ho  sco-  mentano.  Chi  osservera  una  madre  col  suo  bam- 

perto  in  mille  casi ,  che  nei  fnnciulli  le  pupille  bino  in  braccio ,  e  confrontera  le  pupille   del- 

sono    piu    grandi  di  quanto   dovranno  esserlo,  Tuna  con  tjuelle  deiraltro,  verificlier.i   Tasser- 

quando    saranno    adulti ,    couie    in    questi  ,    di  zione.   Che  se  in  qualche  caso  cio  non  seguisse, 

quanto    lo    snranno    in   vecchiaja.    Perocchc  le  come  rare  volte  m' e  occorso    di  vodere,   sara 

nostre  pupille  (e  per  pupille  intendo  non  solo  prova  che  le   pupille  di  quel    bambino    denno 

il  centre  visivo,  ma  ben    anche    quel    cerchio  rioscire  assai  plccole ,  quando  sara    giuato  al- 

colorato  clie  lo  circouda)  vanno  inseusibilmente  1' eta  della  madre. 


I go  DELLA    CALCOGRAFIA 

naso  ritondctto  e  uon  ancora  sviluppato,  la  i-osea  freschezza  delle  <>ote 
e  dcUe  labbra,  ringenuita  del  sorriso,  la  candidczza  de'primi  deuti , 
la  corta  chionia  Icgocmiciue  inaiiellata  e  dorata,  la  traspavenza  delJa 
cute  e  la  tenera  adiposita  delle  piccole  meml)ra,  1' inccrto  camininare 
e  perfino  lo  strano  c  rapido  movimento.  Place  all'  opposto  ncl  vecchio 
sano  e  venerando  la  maestosa  lentezza  de'suoi  passi  e  de'siioi  gesti, 
r  imponente  canizie  della  scarsa  chioraa  e  della  lunga  barba ,  il  volto 
universalmente  rubicondo,  il  folto  sopracciglio,  ond' e  coperta  quella 
parte  che  piii  soffre  le  ingiurie  del  tempo,  I'alta  e  lucida  I'route  sede 
del  consiglio,  il  naso  rilevato  e  cartilaginoso ,  I'aspetto  non  vivace, 
ma  serene,  e  quel  tutto  che  spira  calma  e  gravita,  cd  imponc  rispctto 
e  riverenza.  Ma  quanto  v'  ha  di  bello  nel  primo  non  k  che  il  presa- 
gio  di  ci6  che  debb'essere,  nel  secondo  e  F  indizio  di  cio  che  e  stato. 
Tutte  dunqne  le  bellezze  relative  alle  altre  eta  dell'uomo  non  sono , 
diro  cosi ,  che  rifrazioni  di  quella  bellczza  adulta,  le  cui  lornic  diffici- 
hssime  a  rappresentarsi  col  pcnnello  o  coUo  scalpello,  invano  io  ten- 
terei  descrivere  con  parole,  che  la  favella  nol  presta. 

»  Fu  certaraente  all'aspetto  di  tali  fomie,  che  nella  pienezza  della 
soddisfazione  e  nell'entusiasmo  della  compiacenza  pronuuciossi  la  prima 
volta  questo  norae  di  bello,  il  quale  fu  poi  applicato  piii  o  mcno  ired- 
daniente  ad  altri  mille  oggetti ,  secondo  che  si  rifei'ivano  piii  da  vicino 
o  da  lontano  a  quel  primo  tipo  maraviglioso,  donde  parti  la  scossa  pre- 
potente,  che  poi  fu  detta  amore,  ed  al  qual  tipo  solo  appartiene  propiia- 
mente  il  titolo  di  bello,  come  il  titolo  di  lummoso  appartiene  propria- 
mente  al  sole,  benche  prodigato  a  tanti  altri  oggetti  i  cjuali  risplendono 
per  lui,  o  ci  ricordano  in  qualche  raodo  il  suo  immenso  splendore. 

«  A  questa  mia  proposizione  scmbra  opporsi  il  giustissimo  detto 
d'Eraclito:  che  la  piii  bella  delle  scimie  e  tuttavia  deforme :  e  potrebbe 
alcuno  soggiungere ,  che  anzi  dovrebb'  essere  la  piii  bella  dopo  la 
specie  umana,  stauti  le  prcdcttc  ragioni;  mentre  nessun  animale  si 
ravvicina  piu  di  questo  all'uomo  e  nella  struttura  e  nel  movimento, 
e  nella  stessa  intelligenza.  Ma  la  piii  bella  delle  scimie  e  taiito  piu 
loutana  dal  riferirsi  al  tipo  dell'  umana  bcllezza ,  quanto  ricorda  piu 
da  vicino  l' umana  deformita.  Ne    dico    io  gia,  che    dalla    maggiore    o 


DI  CIUSEPPE    LO>'CIII.  191 

uiinore  somif^liaiiza  colla  uniaua  Btruttura  cmerf^a  ncgli  aJtri  oggetti 
niaggiore  o  miiiore  hellezza;  die  in  allora  I'uoiuo  piii  hrutto,  cssendo 
per  icleutita  tU  specie  ])iu  simile  all'uonio  hello  iroji,iu  altro  estranco 
oggetto,  sarebbe  piii  bello  nella  sua  tleloniiita,  clie  1111  bel  cavallo  od 
Hjii  bel  caiie:  dico  sibbene  quelle  cose  essere  piii  o  men  belle,  le  quali 
si  riferiscono  piii  da  viciiio  o  da  loiitauo  alia  bellezza  umana,  non  alia 
6ola  uniana  coiiformazione,  ed  in  cui  e  piii  o  nieno  da  noi  sentita  quella 
cjualitii  costituente  il  bello,  die  per  I'anzidetta  legge  di  natura  sentiamo 
pill  vivaniente  die  allrove  nella  bellezza  della  specie  nostra ,  cioe  la 
pill  esatta  convenienza  delle  parti  col  tutto  e  del  tutto  col  fine. 

»  Questa  duplice  convenienza  per  cui  le  cose  son  belle,  se  va  unita 
alle  produzioni  dell' ingegno  umano,  per  affinita  di  principio  abbella  la 
pittura,  la  scultura,  Tarchitettura,  la  nuisica,  la  poesia ,  T  eloquenza  , 
le  quali  felici  produzioni  sono  esse  pure  tanto  piii  belle,  quanto  piii  o 
clirettaniente  per  la  via  de'sensi,  o  indirettamente  per  mezzo  deU'irama- 
ginazione  rappresentano  o  ricordaiio  il  primo  tipo  dell' umana  bellezza. 

»  I  pittori  e  gli  scultori  possono  piii  direttamente  rappreseutare 
questo  modello,  c  il  deggion  anzi,  se  pure  lor  cale  di  suscitare  negli 
ocelli  e  neU'animo  dello  spettatore  quell' estatica  compiacenza,  die  lo 
sforza  ad  ammirare  le  opere  loro,  desiderarle,  ricercarle.  ]\ta  come 
trovarlo  niai  nella  natura,  la  quale,  onde  evitare  forse  la  troppa  somi- 
glianza  per  cui  fra  di  loro  confonderebbersi  le  genti,  se  ognuno  fosse 
perfettamcnte  bello,  modifico  in  niille  guise  1' opera  sua,  sceraandone 
od  alterandone  la  venusta  delle  forme  ?  Nella  natura  soscietta  a  tante 
infermita  die  la  scompongono ,  alle  passioni  die  la  deturpano,  alle 
abitudini  die  la  trasmutaiio  ?  Si  scorge,  e  vero,  in  gi-aii  parte  come 
operasse  la  raano  divina  per  dare  alia  maccliina  umana  questa  mira- 
bile  convenienza.  In  tutte  le  linee  perpendicolari  indusse  varieta  con- 
tinua,  nelle  orizzontali  continua  sirametria.  Seppe  variare  la  simmetria, 
ordinare  la  varieta  (*).  Le  membra  destinate  ad  egual  fine  fece  eguali,  a 

(*)  Varinre  la  simmetria ,  cioe  fatte  due  parti  poi  questa  varieta  verticale  vuol  dire  disporla 

orizzontnlinente  simmetrichc ,   variare  di  forma  in  tal  ordinc,  clie  una  forma  succcda  all'altra 

lungo  la  linea  verticale   tutte  le  altre   orizzon-  gradevolmente  c  con  una   specie  d' affinita. 
taUncDte  duplicate  ed  eguali  fra  di  loro ;  ordinare 


192  ■  DELL\    CALCOGUAFIA 

fine  diverso ,  diverse.  Ne  mai  piii  di  due  cssendo  le  membra  ad  eoual 
fine  destinate ,  voile  che  1'  umana  simmetria  non  eccedesse  il  doppio. 
E  pcrclie  i  raoti  eccentrici  e  concentrici  servono  a  fine  diverso,  iiou 
simmetiizz6  fra  di  loro  le  linee  componeiui  il  coiitorno  di  ciascuno 
delle  doppie  membra  isolate ;  ma  bensi  la  linea  esterna  dell'  uno  col- 
I'esterna  dell'altro,  1' interna  coll' interna;  ed  anzi  essendo  i  detti  moti 
fra  di  loro  opposti,  fin  dove  la  varietu  verticale  il  comporta,  al  con- 
torno  concavo  da  una  parte  oppose  dalF  altra  il  convesso.  Tanto  lice 
all'artista  filosofo  scoprire  iicU"  csame  dell' umana  struttura,  ed  e  ovvio 
il  dedurre  che  quel  corpo  sara  indubitatamente  piu  bello,  dove  sa- 
ranno  piii  ideutiche  le  lince  della  simmetria,  piii  armoniche  quelle 
della  varieta. 

»  Facile  a  concepirsi,  sebbene  assai  difficile  a  praticarsi,  e  questa 
identita  di  simmetria.  Chi  pero  mi  scgna  il  giusto  limite  di  quella 
armonica  varietu  che  e  uno  dei  primi  elementi  della  bellezza?  Ad  una 
voce  gli  artisti  tutti  mi  rispondono :  i  greci  esemplari.  Ne  io  m'  op- 
pongo.  Ma  piegheremo  noi  ciecamente  la  fronte  alia  servile  imitazione 
delle  opere  di  que'maestri,  noi  seguaci  malfermi  dell'orme  loro,  non  emu- 
latori  del  loro  profondo  raziocinio,  e  del  preventivo  loro  escrcizio?  Non 
cercheremo  ragione  di  quanto  ban  fatto ,  ne  ci  faremo  ad  indagare  i 
principj  dond'essi  partirono,  e  la  via  che  li  condusse  a  tanta  perfezione? 

»  L  noto  come  il  pittore  d'  Eraclea  traesse  la  bellezza  della  famosa 
sua  Elena  ( la  cui  belta  fu  origine  di  tanti  guai  e  di  tante  prodezze ) 
da  cinque  fra  le  piu  avvenenti  donzelle  di  Crotone :  tale  era  senza 
dubbio  la  costante  pratica  di  tutti  i  migliori  artcfici  di  quella  nazione 
maestra  non  ancor  superata  d'ogni  sapere;  prima  pero  concorrevano 
in  Sicione  per  apprendervi  sul  canone  di  Policleto  le  regole  inelutta- 
biU  della  vera  bellezza,  e  muniti  di  questa  norma  tornavano  con  si- 
curezza  di  non  errare  nella  scelta  delle  parziali  bellezze  sparse  nell'im- 
perfetta  natura:  senza  di  cio,  abbandonati  al  loro  proprio  gusto  inco- 
stante  e  fallace,  avrejjbero  talora  prescelto  il  men  bello  e  fors'anche 
il  brutto ,  come  dei  moderni  s'  e  detto ,  e  la  Venere  Anadiomene 
d'Apelle  non  altro  era  forse  per  riuscire,  che  la  muta  effigie  della  sua 
amata  Campaspe. 


DI   GIUSEPPE   LONGIir.  IqS 

»  lo  ignore  pienamente  qiiesta  lor  norma  qual  fosse ,  poiche  gli 
storici  ed  i  poeti,  content!  di  magnificarc  encrgicaraente  la  bellezza , 
Tespressione  e  gli  effetti  straordiiiarj  di  que'dipinti  o  di  quei  marrai , 
trovarono  sterile  argomento  lo  scendcre  a  quelle  rcgole  minuziose, 
die  tanto  nondinicno  coiitrihuirono  alia  pcrfezionc  dell'arte;  una  pcro 
ne  conosco  seinplicissima,  la  quale,  ben  osservata,  ci  conduce  age- 
volmente  a  trovare  la  bellezza  umana  sotto  le  forme  stesse  che  ri- 
scontriamo  nelle  piii  belle  statue  anticlie. 

»  La  natura  quanto  avara  di  bellezzc,  tanto  fu  prodiga  d'imperfe- 
zioni.  Nella  moltiplicita  di  queste  ( tranne  le  mostruosita  portatc  dalla 
nascita,  o  ca2;ionate  da  moi'bi  e  da  altri  estranei  accidenti)  non  v'ha 
forse  difetto,  di  cui  non  siavene  un  altro  in  varj  gradi  opposto.  Ve 
I'uomo  svelte  ed  il  tozzo,  il  magro  e  I'adiposo,  lo  scarno  cd  il  mu- 
scoloso;  foccia  lunga  e  larga;  occlii  piccoli  e  grandi,  socchiusi  e  spa- 
lancati ,  ascendcnti  e  discendenti ,  sporgenti  ed  incavati ;  sopracciglia 
folte  e  scarse;  oi-eccliie  sraccate  ed  aderenti;  naso  aquilino  e  rinca- 
gnato;  labbra  grosse  e  sottili ;  mento  appuntato  e  tondo ,  rilevato  e 
rientrantc;  e  cosi  tutte  le  nmane  membra  trascorrendo.  Or  io  cosi  ra- 
giono:  due  opposte  iraperfezioni  non  puonno  sussistere,  che  per  ecce- 
denza  o  per  mancanza.  Togliamo  all' una  ci6  die  eccedc,  aggiungiamo 
alTaltra  cio  die  nianca ,  ed  equilibrandosi  entrambe,  ccssera  in  esse 
ogni  deformita.  E  per  non  estendere  a  niolte  cose  il  nostro  argomento, 
die  troppo  strigne  il  tempo,  prendiamo  ad  osservare  quella  parte  che 
sta  nel  centro  dell' umana  fisonomia,  e  tanto  contribuisce  al  carattere 
di  lei. 

»  L  cosa  nota  ai  lippi  ed  ai  tonsori,  come  i  Greci  fra  le  si  varie 
e  talor  pure  gradevoli  forme  di  naso,  di  cui  la  natura  abbonda,  prc- 
scelsero  la  retta  per  rappresentare  in  ambo  i  sessi  la  bellezza  adulta. 
Se  in  una  estesa  quantita  d'individui  adulti  csamineremo  gli  estrcmi 
opposti  difetti  dei  loro  nasi,  ci  si  presentera  in  egual  copia  il  naso 
aquilino,  cioe  colla  canna  gibbuta  e  colla  punta  adunca,  ed  il  naso 
rincagnato,  cioe  colla  canna  incavata  e  colla  punta  rimontante.  Or 
segni  I'artista  da  un  lato  il  profile  del  naso  aquilino ,  dall'  altro  lato 
quelle  del  naso  rincagnato,  e  segui  questi  profili  in  tutta  I'alterazione 
Vol.  IF.  p.  II.  aS 


194  DELLA   CALCOGRAFIA. 

di  forma  non  fuori  del  natiuale,  clie  suol  trovarsi  in  parecclii  indivi- 
dui  adulti :  vi  frapponga  tant'altti  profili  di  naso,  quanti  bastino  per 
passaie  gradatamente  dairaquilino  al  rincagnato,  e  trovera  aver  segnato 
nel  mezzo  il  rctto  profilo  del  iiaso  grcco.  E  questa  operazione  si  bene 
risponde  ad  ogni  raodificazione  del  hello,  clic  applicata  aU'etii  fanciul- 
lesca  non  presenta  gia  il  naso  retto ,  ma  in  quella  eta  moltissimi  essendo 
i  nasi  rincagnati  ed  appena  sporgenti,  poclii  i  retti,  aquilino  quasi  nes- 
suno ,  o  ben  leggerraente ,  ne  risuka  per  media  proporzionale  e  come 
bellezza  di  circostanza  un  naso  modicamcnte  rincagnato :,  e  per  lo  con- 
trario  neU'eta  senile,  in  cui  si  veggono  assai  copiosi  i  nasi  fortemente 
aquilini ,  poclii  i  retti,  quasi  nessuno  rincagnato  alia  foggia  dell' eta 
puerile,  la  linea  media  ci  da  un  naso  moderatamente  aquilino. 

»  Quanto  s'  e  detto  del  naso  pu6  lacilinente  applicarsi  alle  altre 
parti  deir  uniana  struttura  (*)  e  ad  ogni  altra  specie  e  circostanza  di 
tempo,  di  luogo  e  di  fine  in  tutto  cio  clie  concerne  alle  dimensioni 
ed  alle  forme  de'coipi:  potrebbe  pure  valere  pei  colori  di  essi  corpi, 
se  gli  estremi  opposti  fossero  entrambi  difettosi;  ma  se  la  tinta  bruna 
nelle  carnagioni  e  difetto ,  non  lo  e  punto  la  bianca ;  se  lo  ^  il  pal- 
lore  delle  guance  e  delle  labbra ,  non  lo  e  il  sanguigno ;  se  il  bianco 

(*)  Esercitaadosi  I'artista  a  trovare    queste  scuq  disegnatore  ne  tragga  quattro  disegni  sulla 

lince    medle    fra    1' eccesso    ed    il   difetto  nelle  medesima    azione,  e    nel    medesimo    punto    di 

singole  parti  del  corpo  uuiano,  avvezzera  tal-  vediita,    s' accorgeranno  tutti    nel    disegnare  il 

Dieale  Toccliio  al  bello,   clie  colla  sola  ispezioue  secondo   modello  in  qnali  parti  sia  migliore  dW 

di  pill  disegni,  presi   nella  stessa  attitucline   da  primo,  in  qiiali  altre   peggiore  ,    e    cosi  conse- 

varj  modelli  viventl,  ne  trarra    facilmente    un  cutivainente  disegnando    gli    altri   due.    Se  poi 

bello    naturale    complessivo.    Se    riuniti    alcuni  dai  quattro   niidi  ,    clie    avraano    dlsegaato,   ne 

artisti  (  giacclie  le  pubbllche  accademie,  per  la  faranno  un  quinto  lontani  d.il  vero,  e  prendendo 

sola  ragione  che  cio  non  si  e  niai  praticato  ,  non  le  parti  migliori  di  quelli ,  non  che  consultando 

amraetieranno  mai  questo  metoJo  )  si   procure-  in  niolte  parti  i  gcssi  delle  piu    celebri  statue 

ranno  tre  o  quattro  modelli  viventi  scelti  il  piii  antiche  ,    ne    fornieranno    un    bello,  che    dise- 

possibilincnte  fra  i  migliori   die  si  possano  tro-  gnando ,  come   si  fa,  il  nudo  per   tutta  la  vita 

vare,  ed  air  incirca  della  medesima    eta  e  co-  nelle  accademie,  non  era  loro  possibile  d' otte- 

stituzione    di    membra,  e    piu   particolarmente  nere.  Tanto    pud    il    confronto;  e  questo  con- 

della  medesima  altezza ,  e  ne  porranno  uno  in  fronto  ripetuto  sopra  nuovi   modelli    di    nuova 

azione   per   un   tempo    deterrainato,    indi    nella  scelta,   ed   avvalorato    dalle   proposte   norme  di 

medesima  attitudine,  e  staado  il  disegnatore  al  cavare  il  bello  dal  brutto,  condurra  Tartista  a 

sue  poslo,  se  ne  porra  un  altro,  poi  si  fara  lo  pcrfezione. 
•tesso  col  terzo  e  col  quarto  ia  modo  die  cia- 


1 


DI   GIUSEPPE    LONGIII.  IqS 

crine  o  le  pnpille  grige  son  brutte,  non  lo  sono  le  nere  pupille  e 
la  nera  capellatura. 

»  Solo  riraane  ad  osservarsi,  clie  da  simile  operazione  eraergerebbe 
precisa  la  bellczza  delle  statue  greche,  se  venisse  praticata  fra  Ic  greche 
contrade ,  nel  supposto  clic  quella  nazione  non  abbia  fisicamente  trali- 
gnato:  non  pu6  uscirne  die  il  men  brutto  fra  gli  Etiopi  od  i  Calmuc- 
chi ;  n6  pu6  derivarne  una  bellezza  in  ogni  parte  perfetra  fra  noi ,  i 
qnali  portiamo  tuttora  segni  visibili  delle  vandaliche  incursioni.  Se  non 
che  qneste  nostrali  imperfezioni  rimarrebbero  nell'anzidetta  operazione 
si  pocbe  e  si  lievi ,  cbe  di  buon  grado  verrebbero  condonate  in  quelle 
opere,  in  cui  la  risultante  somma  delle  nazionali  bellezze  fosse  dagli 
artisti  nostri  scrupolosamente  conservata. 

»  Tutta  la  difficolta  di  questa  regola  consiste  nello  stabilire  piu  che 
si  pu6  giustamente  i  due  estremi  difetti  nella  maggiore  loro  opposizio- 
ne  fra  la  modesima  specie  e  colle  medesime  circostanze,  avendo  riguar- 
do  non  alia  sola  cpjalita,  ma  alia  qiiaiitita  comparativa  dei  medesimi, 
scomponendone  i  composti,  ed  ammctteudo  qualunque,  bencbe  forte 
alterazionc,  la  quale  stia  nell'ordinc  naturale,  e  sia  in  conisponden- 
za  con  altre  parti  dello  stesso  carattere,  escluso  sempre  ogni  scon- 
certo  o  mostruosita.  E  sara  cosa  opportuna  d'incominciare  I'operazione 
sulle  sole  dimensioni ,  indi  progredire  alle  forme,  e  per  raagr  .or  sicu- 
rezza  sopra  i  risultamenti  delle  premesse  istituire  nuova  operazione, 
come  I'abile  chimico  ripete  le  sue  operazioni  sulle  materie  gia  decom- 
poste  per  isceverare  onninamente  dalle  sostanze  eterogenee  la  purissima 
sostanza  cli'egli  intende  ottenere.  Stabiliti  cosi  gli  estremi,  e  regolata 
I'operazione,  ^  facil  cosa  trovare  quel  puuto  medio,  ove  (gia  dissi  ) 
sta  la  bellezza,  come  la  linea  retta  fra  la  concava  e  la  convessa. 

»  Tale  e  la  norma  che  io  vi  presento  in  oggi,  giovani  artisti,  come 
bussola  che  pu6  guidarvi  direttamente  a  rintracciare  il  bello  nelle  in- 
finite sue  modificazioni ;  ma  la  bussola  e  del  tutto  inutile  a  chi  non 
conosce  la  nautica  e  la  geografia ,  e  similmente  sara  superflua  per  vol 
questa  norma ,  se  non  vi  porrete  in  grado  di  ben  conosccre  le  varie 
specie  sulle  quali  puo  caderc  il  bello,  e  segnatamente  la  nostra  e  le 
sue  varie  circostanze ,  il  che  importa  sanissimo  criterio  ed  osservazione 


1^6  DELLA.    CALCOGRAFIA 

indefessa  sulle  infinite  variazioni  cd  akerazioni  delle  forme.  Ah  forse 
non  a  caso  ne  per  bizzarra  fantasia  segno  il  Vinci  quelle  tante  che 
noi  diciamo  sue  caricature ! 

»  Gli  csposti  principj  esigerebbero  lunga  e  circostanziata  spiega- 
zione ,  e  ben  pin  assai  che  la  propostarai  brevita  e  1'  indole  stessa 
di  questo  mio  ragionamento  non  permettono.  Voi  potrete  a  tutt'agio, 
premesse  le  necessarie  investigazioni,  applicarli  partitamente  ai  singoli 
casi,  verificarne  gli  elTetti,  classificare,  eccettuare,  aggiungere.  A  me 
basta  cosa  utile  certamente,  e  a  mio  credere  nuova ,  per  lo  zelo  delle 
nostr'  arti  avere  messa  in  campo.  » 


L'  incisore  nodrito  di  queste  massime  non  solo  sentira  piu  d'  ogni 
altro  disegnando  ed  incidendo  quanto  v'  ha  di  piu  bello  nel  suo  pro- 
totipo;  ma  se  per  caso  il  prototipo  stesso  (come  sovente  avviene  an- 
clie  nci  classici  dipinti)  fosse  bello  soltauto  per  ingegnosa  composizione, 
per  forza  ed  armonia  di  chiaroscuro,  per  facilita  e  liberta  di  pennello, 
e  mancasse  poi  di  gentilezza  o  di  severita  di  forme,  troverassi  in  grado, 
anche  volendo  serbare  la  piu  scrupolosa  fedeUa,  di  meglio  rappresen- 
tarlo  ne'suoi  medesimi  difetti.  Perocche  succede  generalmente  agl'imi- 
tatori ,  che  s'affidano  senz'altra  norma  agli  occhi  proprj ,  di  mancare 
alle  bellezze  che  I'archetipo  presenta,  ed  all' opposto  d' accrescerne 
sciaurataniente  i  difetti.  Ma  quel  disegnatore  calcografo ,  il  quale  per 
sicuro  principio  conosce  le  belle  forme  che  siano ,  e  le  trova  alterate 
nel  suo  origiaale ,  prova  tanto  disgusto  che  non  puo  procurarselo  mag- 
giore,  forzando  di  piii  I'alterazione  del  dipinto.  Siccome  poi  e  ricono- 
sciuta  r  impossibility  di  fare  un  disegiio,  e  molto  meno  un  intaglio 
perfettamente  in  ogni  sua  parte  simile  al  dipinto  da  cui  s'  incide ; 
poiche  r  autoi'e  stesso  del  quadro  puo  bensi  migliorarlo,  ma  non  ri- 
peterlo  strettamente  identico;  cosi  per  quanta  accuratezza  1' incisore 
v'  impieghi ,  dovendo  a  mal  suo  grado  scostarsene  piii  o  meno,  e 
ben  conveniente  che  approfittando  delle  acquistate  cognizioni  sul  bello 


i 


DI  GIUSEPPE  LONCin.  1 97 

Volga  queste  piccole  differenze  inevitabili  piuttosto  in  meglio  che  in 
peggio,  e  rappresenti  per  tal  modo,  piii  che  il  dipinto,  lo  stile  cd  il 
carattere  del  dipintore. 

Egli  e  incontrastabile  che  non  puo  ben  distinguere  fino  a  qual  grado 
siano  alterate  le  forme  d'un  dipinto,  se  non  chi  sa  per  certa  scienza 
da  quali  moderate  e  rigorose  linee  emerga  il  bcllo ;  conseguentemente 
non  pu6  ben  conoscere  sifFatti  aberramenti ,  se  non  chi  saprebbe  giu- 
stamente  coiTeggerli.  Quale  sia  pertanto  1'  importanza  d'  acquistare  a 
tutta  possa  questa  cognizione  del  bello ,  che  e  V  ultima  ad  acquistarsi 
dair  artista ,  se  pure  per  ripetuti  confronti  fra  gli  estremi  opposti  di- 
fetti  della  natura,  e  per  lungo  studio  sui  migliori  greci  esemplari  giunge 
ad  acquistarla,  parmi  abbastanza  dimostrato.  II  consiglio  di  Flacco  in- 
torno  alia  poesia  e  qui  pienaraente  applicabile  al  disegno  nel  genere 
di  storia. 

Vos  exemplaria  grceca 

Nocturnd  versate  manu,  versate  diurnd. 


/I 


SUGLI  USI  MEDICINALI  BELLA  VAINIGLIA 


DI 


BASSIANO  CARMINATI. 


iNcl  riferirvi,  chiarissimi  colleghi  e  signori,  negli  scorsi  anni  gli 
esiti  delle  riccrche  e  i  frutti  cU  niano  in  mano  raccolti  dagli  stud)  con 
cui  cercava  di  corapiere  I'ardua  imprcsa  di  trovare  alle  sostanze  ve- 
getabili  esotiche,  fornite  cioe  da  altre  parti  del  mondo  all'Europa, 
siccorae  proficue  all'  uomo  sano  o  raalato ,  equivalenti  indigene ,  voi 
conosceste  che  per  discovrire  alia  vainiglia  un  idonco  succedaneo  im- 
piegai  non  poche  cure,  diligenze  c  spese.  Ne  siniilracnte  dimenticaste 
quanto  mai  queste  crebbcro  pel  simultaneo  assunto  impegno  di  cercare 
e  scoprire  le  cause  per  cui  la  stessa  vainiglia,  appena  esplorata  talvolta 
qual  rimedio,  rimanesse  mezzo  secolo  poscia  negletta.  Impcrocche  voi 
medesirai  in  questi  ultimi  anni  mi  avete  animate  a  pubblicare  il  lungo 
mio  lavoro  suUe  qualita  e  sugli  usi  medici  di  essa  in  guisa  che  penso 
di  comunicarvclo  nel  presente  discorso  compcndiato  e  premesso  alia 
sua  pubblicazione. 

Dacche  alle  cose  nella  mia  indagine ,  in  tre  differenti  tempi  divisa, 
da  me  trattate  ed  espostevi  nelle  nostre  radunanze ,  ho  stimato  spe- 
diente  di  aggiungerne  altre  mie  e  di  giovarmi  altresi  delle  novelle 
dottrine  botaniche ,  fisiche  e  chimiche  insegnate  da  celebri  autori , 
voglio  prima  su  loro  sentire  il  vostro  gludizio.  Da  voi  cortesemente 
lo  ottcnni  quando  vi  narrai  le  cure  di  varie  malattie  intraprese  coUa 
vainiglia  sino  dal  1782,  e  da  professori  miei  compagni  a  Pavia  in 
appresso  approvate ,  ascoltandole  essi  in   una   orazione   detta   per   ima 


200  SUGLI   USI   aiEDICINALI   DELLA.   VAINIGLIA. 

medica  laiu-ca;  quando  \i  esposi  i  risultati  dopo  il  1798  a  me  offerti 
da  un  fisico-cliimico  esame,  e  gli  effetd  delle  farmaceutiche  prepara- 
zioni  d'ogni  sorta  veduti  ne'malati,  e  dctti  a'miei  coUcglii  ranno  1804 
in  una  pari  occasioiie  nella  grand' aula  dell' Universita;  e  quando,  nove 
anni  sono,  vi  parlai  delle  sperienze  d'ogni  genere  nel  corso  di  quattro 
preceduti  rinnovate  particolariucnte  coll'  opera  dei  cari  e  rinomati  si- 
gnori  dottori  Enrico  e  Paolo  Acerbi,  e  coll' idea  di  terminare  colle  de- 
dotte  osservazioni  ogni  ricerca. 

E  pero  attendo  die  ugualmente  cortesi  vogliate  udirmi  in  questo 
discorso,  in  cui  tutte  le  cose  da  me  eseguite  in  trent'anni  a  fine  di 
rendere  la  raedica  storia  della  vainiglia  compiuta,  in  breve  riunisco, 
e  dirnii,  giunto  cli'io  sia  al  suo  terinine,  se  aldjia  o  no  conseguito  il 
doppio  scopo  prefissomi  di  determinare  i  veraci  usi  di  essa  nelle  umane 
inforniita  c  le  supposte  sue  indicazioui  nello  stato  eziandio  di  salute , 
e  di  porgere  ad  essa  un  huono  ed  espediente  succedaneo.  Due  oggetti, 
a  dir  vero ,  die  interessare  dovettero  ogni  mio  studio;  pcrocche  all'ese- 
cuzione  del  primo  era  stato  mosso  dall'  autorita  su  di  me  somma  del- 
r  insigne  maestio  Borsieri  che  nel  1782  cliiedevami  il  manteniniento 
della  parola  datagli  da  due  anni  di  sperimentarla  ne'  casi  in  cui  si 
adopero  una  volta  e  paresse  praticandola  da  cimentarsi;  e  alia  sco- 
perta  del  secondo  vedevarai  spinto  dal  dovere  di  antivenire  le  conse- 
guenze  di  un  eccessivo  incarimento  e  di  una  temporaria  mancanza  di 
essa  droga ,  che  sino  nei  magazziui  delle  citta  raarittirac  pur  troppo 
successero  anni  fa  a  cagione  del  suo  libero  trasporto  anco  qiiasi  per 
un  triennio  impedito. 

Notate  dunque  meco  che  la  pianta  o  I'arbusto  da  cui  si  ottiene  il 
prezioso  frutto  del  quale  trattiamo  ha  cessato  di  appartenere  alia  fa- 
miglia  delle  Orchidee  e  al  genere  AcW  Epidendro  che  quel  grand' uomo 
di  Linneo  avevagli  assegnato :  e  dottamente  derivando  I'una  dalla  figura 
delle  radici ,  e  1'  altro  che  significa  sopra  aibero  dall'  ascendere ,  attac- 
carsi  e  trarre  nutritizio  umore  come  ogni  parassitico  frutice  dagli  alberi 
dell'America  meridionale  e  delle  isole  dell' India  occidentale ,  le  sue  ra- 
dichette  introducendo  nelle  loro  cortecce ,  ha  in  vece  ricevuto  luogo 
nelle  flore  botaniche  recentemente  ordinate  tra  le  piantc  speitanti  alia 


DI   BASSIANO    CARMINATI.  201 

seconda  divisione  della  famiglia  delle  Epidendree ,  cd  ha  conseguito 
I'onore  di  formarc  uii  gencre  da  se  col  nome  generico  di  VainUla  e 
coU'altro  spccifico  di  Aromadca,  onde  preiulon  insieme  i  carattcri  di- 
stinti,  folds  ovato-obLongis,  nervosis ,  petaLis  undulatis,  labello  acuto,  capsuUs 
cylindraceis ,  longissimis. 

Dalla  picciola  pianta  dunque  ora  indicata,  di  cui  si  conoscono  niolte 
varieta  cagionate  dai  luoglii  dove  nasce  e  si  coltiva,  e  si  distinguono 
varie  sorte  in  commercio  prodotte  dalla  dissimile  bonta  del  frutto , 
converra  attendere  il  dono  del  preziosissimo  aroma  ogni  qiial  volta  i 
frutti  di  essa  presentano  i  caratteri  fisici  da'nostri  scrittori  ricliiesti, 
e  i  proprj  all' interiore  loro  sostanza  da'nostri  chimici  fissati.  Sara  per 
vero  dire  niigliore  d' ogni  altra  la  pianta  clie  ne'piu  caldi  paesi  d'Anae- 
rica  nata  o  culta,  attaccandosi  a  maestosi  alberi  cresciuti  in  terrene 
irriguo  s'innalza,  difesa  dal  sole,  ricca  di  germogli,  in  priraavera 
fiorisce,  e  in  autuuno  porge  in  abbondanza  cassulette  siliquiformi  da 
raccogliersi  alquanto  prima  della  perfetta  loro  maturita  e  da  porsi, 
dopo  averle  mate  con  olio ,  a  seccare  lentamente  all'  ombra.  Di  cui 
ciascuna  diritta,  a  figura  allungata  rotonda,  alquanto  compressa,  grossa 
quanto  una  penna  da  scrivere,  lunga  circa  mezzo  piede,  di  color  fosco 
rossigno,  pieglievole  e  tegnente  a  gulsa  di  cuojo,  die  contiene  una 
polpa  di  sapore  fervido  piccante ,  con  qualche  dolcezza  di  odore  fra- 
grantc  aromatico ,  quasi  muschiato,  e  piii  del  balsarao  peruviano  soave, 
seco  avente  un  numero  grande  di  minutissimi  semi  neri,  rotondi  e 
lucenti  in  maniera  da  comparire  piccioli  cristalli  brillanti  anclie  allora 
ch'essa  diviene,  come  dicono,  ghiacciata,  merce  I'uscita  e  fioritura 
della  parte  interna  in  cui  sta  1'  aroma  alia  superficie ,  e  in  virtu  so- 
prattutto  dell'acido  benzoico  che  da  lungo  tempo  si  conosce  essere  il 
maggiore  suo  componente  dopo  1' altro  dell' olio  essenziale ,  che  in 
quantita  grande  esiste  nella  migliore  vainiglia. 

Di  tante  e  tanto  cccellenti  qualita  appunto  fornita  e  delle  or  dette 
genuine  e  shicerc  parti  composta  fu  quella  die  negli  spazj  di  tempo 
dalla  soprindicata  triplice  distanza  lasciati  liberi  alle  disposte  ricerche 
e  prove  mi  somministro  sempre  mai  la  materia  ad  ogni  istituita  spe- 
rienza  sia  terapeutica ,  sia  di  altra  sorta.  Della  perfezione  al  certo  dei 

Vol.  IV.  p.  U.  a  6 


202  SUGLI    USI   MEDICINALI   DELLA.    VAINIGLIA 

molti  c  molto  bene  uniti  niazzi  delle  vainiglie  belle  e  fresche  dal 
Messico  c  dal  Peril  direttaniente  trasmesse  ch'  io  comperai ,  e  della 
conservata  loro  intcgrita  siiio  al  pmito  clie  ne  usai,  ho  in  Pavia  e  in 
Milano  viventi  non  pochi  illustri  testimonj  per  ingenuita,  dottrina  e 
fama  ripntatissimi.  Potranno  eglino  dirvi ,  qualora  lo  stimerete  neces- 
sario  al  convincimento  di  qualchc  incrcdulo ,  die  iie'  tre  niiei  acqiiisti 
dclle  vainiglie  nci  tre  tempi  della  medicatiira  con  loro  eseguita,  le  once 
settantasei  comperate  I'anno  1782  a  lix-e  sette  e  mezzo  milanesi  per 
ciascuna,  le  centocinque  nel  1798  a  lire  sei,  e  le  ottantatre  nel  1814 
a  lire  nove,  e  cosi  in  tiUto  le  once  duecentosessantaquattro,  costatemi 
lire  di  IMilano  mille  novecentoquarantasette,  non  potevano  essere  mi- 
gliori. 

Ebbi  quindi  la  soddisfazione  di  vedere  i  primi  tentativi  coronati  da 
prospcro  successo,  conciossiache  potei  ne'sei  malati,  a  cui  porsi  a 
principio  la  vainiglia  in  modo  semplice  e  non  alia  maggior  dose  pre- 
fissami ,  notare  spiegati  i  segni  sin  dal  terzo  o  quarto  giorno  della  sua 
azione  nei  loro  coi^pi  dai  cambiamenti  apparsi  nelle  diverse  funzioni 
e  naturali  escrezioni ,  e  vedere  in  appresso  ai  sintomi  della  malattia 
succedere  i  fenomeni  assai  presto  della  ristabilita  salute.  Per  il  che 
mi  feci  coraggio  a  preparare  coUa  scelta  di  sei  altri  infermi  dei  due 
sessi  ricevuti  nello  spedale  di  Pavia  altrettanti  novelli  sperimenti;  non 
vedendo  comparso  sotto  I'nso  anche  ardito  della  stessa  vainiglia  alcun 
incomodo ,  e  in  ispecie  quel  vertiginoso  insulto  di  cui  nell'uomo  sano 
si  avevano  avuti  non  rari  e  ben  notabili  esempi. 

Dalla  fina  polvere  ottenuta  col  taglio  in  minuti  pezzi  della  scelta 
vainiglia  triturata  con  doppia  parte  di  zucchero  in  pane ,  e  renduta 
col  passaggio  da  fitto  staccio  molto  sottile,  si  formarono  dosi  di  mezzo 
scropolo  ciascheduna ,  di  cui  il  malato  ingliiottendone  una  tre  volte  al 
di  nelle  ore  mediche ,  veniva  a  sperimentare  gli  effetti  di  dodici  grani 
deir  aroma  sulle  parti  interiori  del  corpo.  I  quali  divennero  di  mag- 
giore  evidenza  col  successive  raddoppiamento,  scorsi  dieci  giorni,  della 
polvere  sottilissima  sempre  e  quasi  impalpabile  ne'suddetti  dodici  am- 
malati ,  sei  maschi  e  sei  femmine ,  soggetti  tutti  alia  piu  spiegata 
influenza  delle  morbose  loro  affezioni    e    cause    decisamente   asteniche. 


DI  BASSIANO   CARMINATI.  2o3 

II  cambiamento  prodotto  in  generale  daH'operante  cflTicacia  del  rimedio 
doveva  ridursi ,  conic  in  realta  si  ridusse,  in  ultimo  risultato  a  ricon- 
durre  al  naturale  grado  di  forza  Y  eccitamento ,  e  al  giusto  equilibrio 
r  esercizio  delle  funzioni. 

I  polsi  deboli ,  ineguali  e  fieqnenti  al  giusto  grado  ridotti  di  forza, 
egualita  e  numero;  il  color  pallido  e  macilente  del  volto,  e  il  giallastro 
e  brutto  del  corpo  mutati  in  rosso  e  florido  e  in  candido  e  naturale  ; 
I'attitudine  pria  scemata  ai  moti  ed  agli  esercizj  della  persona  quasi 
ristabilita ;,  le  secrezioni  e  debite  evacuazioni  della  cute,  della  vescica 
e  del  ventre  rinvigorite  e  insieme  incitate;  le  mestruazioni  femminee 
per  avventura  sospese  e  deficienti ,  non  che  le  maschili  dalla  natura 
tratto  tratto  operate  col  mezzo  degli  organici  cilindri  furono  segni, 
prove  e  risultati  dell'azione  impressa  dalle  vainiglie  e  fatta  evidente 
sulle  fibre  scnsibili  ed  irritabili  e  sugli  umori  fcrnii  e  correnti.  A  ciii 
presto  tennero  dietro  tanto  nei  dodici  malati ,  quanto  in  altri  dodici 
in  capo  a  due  settiraane  i  sintomi  parte  alleviati  e  parte  tolti  delle 
rispettive  infermita,  e  singolarmente  di  febbri  lente  continue,  di  ca- 
chessie  e  di  clorosi ,  d'isterismo,  d' ipocondria ,  di  dispepsia,  d' indi- 
gestioni  e  flatulenza ,  di  residue  paralisie  e  di  mali  alle  vie  urinarie 
eccitati  e  mantenuti  da  rilassatezza  e  mancanza  di  stimolo  e  di  forza. 

Per  modo  clie  due  altre  settiraane  trascorse  potei  conoscerne  dicias- 
sette  guariti  per  virtu  della  vainiglia,  prendendone  ciascuno  nelle  solite 
polveri  avvallate  piu  volte  al  di  grani  ( dedotto  lo  zucchero )  dodici  e 
fino  sedici.  Nei  sette  non  risanati  dal  rimedio  si  conobbe  al  contiario 
essere  la  benefica  sua  azione  e  facolta  limitata  per  modo  da  non  pre- 
stare  notabile  ajuto  in  quelle  stesse  circostanze  del  male  e  del  malato, 
le  quali  ne  indicavano  convenevole  e  sufficientissimo  I'uso;  conciossiaclie 
tutti  sette  successivamente  trattati  da  me  con  altri  medicamenti  rice- 
vessero  da  questi  alleviamento  e  salute.  La  giovane  clorotica,  a  cui  le 
polveri  di  vainiglia  non  provvidcro ,  risano  pcrfettamente  usando  le 
preparazioni  marziali  rendute  amare  e  di  maggior  attivita  coif  amara 
radice  di  genziana.  L'isterica  donna,  la  quale  senza  frutto  e  non  senza 
qualche  rara  vertigine  prese  il  rimedio,  risano  col  succinato  ammo- 
niacalc  unito  alia  tintura  di  castoro  in  acqua  di  matricaria   stillata.    II 


204  SCGLI    LSI   MEDICINAL!   DELLA    VAINIGLIA 

quliKjuagcnaiio  ipocondriaco  e  melancolico,  die  pur  esso,  malgrado  cU 
appariie  alTazione  delle  polveri  sensibile  coi  mod  talvolta  sentiti  e 
niaiiifestati  loggermcute  vertiginosi  al  capo  e  convulsivi  alle  braccia  o 
alio  luani,  noii  tiasse  da  loro  vantaggio,  riebbe  intera  la  perduta  sanitii 
dalla  lunga  e  ardita  pratica  deU'elisire  aromatico  e  dclla  tintura  eterea 
spesso  digeiita  sul  Icgiio  limato  dclla  quassia  amava. 

Egualmente  la  femmina  alHitta  dalla  dispcpsia  trovo  la  guarigione 
uogalale  dalle  polveri  nel  muriate  baritico  e  negli  estratti  pi'csi  alia 
lunga  di  mirra  e  di  Valeriana.  11  paralitico  senti  notabile  soUievo 
dall'etere  vitriolico  unito  all'estratto  del  fiori  di  arnica  moutana,  e 
rinvigorito  potc  sostituire  il  bastone  alle  grucce.  I  due  in  fine  per  ma- 
lintesa  o  per  negletta  cura  di  previe  malattie  agli  organi  orinosi,  am- 
lualati  di  paralisia  alia  vescica,  infruttuosamente  trattati  con  abbondanti 
dosi  di  vainiglia,  giunsero  in  vece  coll'estratto  spiritoso  di  chinachina 
combinato  coU'acquoso  fatto  con  foglie  d'uva  ursina  (arbutus  uva  ursi 
Linn.)  a  libcrarsi  I'uno  dal  ricorrcnte  molesto  ritardo  delle  orine, 
I'altro  dair  incomodo  di  estrarle  di  tempo  in  tempo   colla  siringa. 

Dalle  narratevi  sperienze  e  osservazioni  conoscerete  verosimilmente, 
o  signori ,  cli'  io  poteva  ormai  lusingarmi  di  avere  abbastanza  conosciuto 
delle  vainio;lie  I'azione  e  I'effetto  nelle  malattie  in  cui  si  ebbero  una 
volta  o  si  potevano  supporre  all'  eta  nostra  le  meglio  indicate  proficue 
e  incapaci  di  agire  senza  i  temuti  sconcerti  de'sistemi  nervoso  e  san- 
guigno.  Fu  tale  di  fatto  Y  opinione  emessa  da  que'  due  somrai  colleghi 
ScopoU  e  Tissot  ch'io  mi  trovai  d' avere  fortunatamente  allora  all'Uni- 
versita.  Da  clie  il  primo  sino  a  principio  della  ricerca  occnpatosi-  per 
mio  conto  ed  uso  d'  una  novella  cliimica  analisi  (  di  cui  dir6  in  ap- 
presso )  vide  e  seppe  gli  esiti  del  clinico  mio  lavoro ;  e  il  secondo  ne 
fu  istruito  colla  lettura  dei  relativi  miei  ricordi  medicinali. 

Non  per  tanto  essendosi  a  me  in  seguito  offerti  sei  nuovi  casi  di 
mali  astenici,  in  cui  pareva  datami  1' occasione  di  sperimentare  con 
una  maggiore  opportunita  e  convenienza  il  rimedio  delle  vainiglie,  e 
in  una  dose  altresi  sul  bel  principio  generosa,  qual  fu  di  sei  grani 
(indipendentemente  dallo  zucchero  frammisto  ),  tre  o  quattro  volte  al 
di,  cercai  di  trarne  partito.  Voglio  dire  in   due    febbri  lente  nervose. 


DI   BASSIANO   CARMINATI.  2o5 

una  continente ,  e  1'  altra  continua  remittente ,  in  due  casi  di  asma 
convulsivo  e  in  due  anastesie  o  deholezze  portate  al  piii  alto  grado , 
una  in  femniina  pellagrosa,  I'altra  in  un  sessagenario  debolissirao  ancora 
dalla  superata  emiplegia  sierosa.  Ne  fu  poi  senza  profitto  tale  studio 
mio;  perocche  vidi  la  vainiglia  riuscire  nolle  febbri  eccitante ,  analet- 
tica  e  cardiaca,  ma  pero  meno  dell'acido  succinico  e  della  canfora;  nelle 
due  lesioni  di  respiro  giovare  sulle  prime  e  non  in  appresso,  e  a  fronte 
della  tintura  tebaica  clie  vinse  il  male;  e  nelle  ultime  morbose  affe- 
zioni  la  perduta  forza  erigere  alcjuanto  e  per  alquanto  tempo  e  coii 
qualche  timore  di  vertigine  e  confusione  d'  idee. 

E  queste  poi  furono,  o  signori,  le  risultanze  do' miei  tentativi  dal 
1782  continuati  per  due  e  piii  anni.  Nel  qual  tempo  prescntandole  al 
mio  incomparabile  maestro,  il  celebre  Borsieri,  le  accolse  coU'usata 
benevolenza,  e  non  lascio  di  ricordarmi  le  due  circostanze  per  cui  era 
stato  niosso  a  bramare  da  me  istituita  e  compiuta  la  ramraentata  spe- 
rimentale  medica  ricerca.  Una  fu  la  compiacenza  ch'egli  ebbe  di  potere 
col  suo  giudizio  confermare  la  proibizione  da  me  fatta  della  vainiglia 
ad  un  sacerdote  vivente  in  Lodi  co'suoi  correligiosi,  e  fratello  ch'era 
del  consigliere  ed  uffiziale  maggiore  del  supremo  dipartimcnto  d"  Italia 
in  Vienna,  don  Gaetano  Balbi.  II  quale  religioso  sessagenario,  alto, 
adusto ,  pieno  d'ingegno  e  di  fuoco  andava  soggetto  a  ricorrenti  ver- 
tigini  per  effetto  d' un  larghissimo,  cotidiano  e  quasi  non  credibile  use 
di  essa  vainiglia  :  poiclie  in  un  consulto  tenuto  collo  speriraentatissimo 
medico    signor   doltor  fisico    Morandini   (*)    suUa    continuazione    di    tali 


(*)  Prove  non    lieve    soddlsfazione  nel   qui  e  11  secondo  nel  dirigf  re  colla  migliore  nianiera 

goggiiingcre   die  questo  accrcditatissloio  medico  lo  Spedale   maggiore.   Divcnuto   questi  direttore 

mjo  concittadino  ormai    giunto    ai    cento    anal  generale  del  luogo  pio   in   vece  del  chiarissimo 

vlve  sereno  di  mente,  e  mena  una    vita    pro-  signor  dottore  Gemello  Villa  ( che  I' I.  R.  Go- 

spera  e  vcramente  invidiabile  ia  seno  alia  pro-  verno  nomino  pel    molti    snoi    pregi    e    raeriu 

pria  famiglia  e    in    mezzo    soprattutto    ai    due  nelle  diverse  parti  della  raedicina  e  della   storia 

stlmatissiini  snol  figli  amendue    medici    distiuti  naturale   medico  delegate  della  citlii  e  provincia 

e  miei    an    tempo    discepoll    ed  era  amici ,    il  di  Lodi  e  Crema  ) ,  ne  adempie  ora  le  fanzioni 

(ignor  dott.  fisico  Giovanni  e  11  signor  dottore  con  particolare  vantaggio  degP  iofermi   e   dello 

Enrico.  DI  cui  il  primo  si  distingue  nel  regolare  stabilimcnto  e  della  stess'arie  salutare, 
col  maggiore  zelo  I'assisteaza  medica  de''poveri, 


206  SUGLT   USI   MEDICINALI   DELLAl   VAINIGLIA 

vertig;ini  talvolta  caduche  gli  disse  die  invano  avrcbbe  cercato  di 
liberarsene  se  non  avesse  il  savio  mio  pareie  seguito. 

L'altra  circostanza  fu  il  caso  dclle  mie  sperienze  pur  veduto  d'una 
talvolta  comparsa  vertigine,  die  veniva  a  proposito  di  conferinare  quello 
a  lui  narrato  dal  celebre  Maresciallo  Antoniotto  Adorno  Botta,  per  virtii 
militaii  e  politiche  c  per  grand!  caridie  sostenute  degno  allievo  ed  eniiilo 
del  farnoso  Principe  Eugcuio,  mentr'egli  ogui  sera  lo  visitava  iionage- 
iiario  r  ultimo  anno  della  sua  vita.  II  quale  caso  era  d'un  cameriere 
bravo  e  fidatissirao  che  preso  veniva  da  caduca  vertigine  ogni  volta 
che  di  nascosto  avea  bevuto  qualche  tazza  della  cioccolata  die  pre- 
parava  e  porgeva  al  padrone :  caso  tanto  piii  memorabile ,  quanto 
questi  confessandolo  al  principe,  die  scusando  il  suo  ardire ,  con  un 
tratto  veraraente  nobile  e  reale,  lo  regalo  di  niolti  unglieri  dicendo, 
che  gli  erano  dovuti  per  averlo  avvertito  di  astenersi  in  appresso 
dairuso  d'una  sostanza  capace  di  rendere  vertigiiioso  e  con  pericolo 
della  vita. 

IMa  e  ormai  tempo  die  di  plu  notabili  cose  intorno  all'attuale  ar- 
gomento  della  vainiglia  v'inforrai,  narrandovi  le  ricerche  e  le  scoperte 
fatte  dall'anno  1798  al  1804,  avvegnache  1' indagine ,  quale  neU'in- 
tervallo  di  questi  due  termini  riassunsi  e  mi  studiai  di  estendere  ad 
ogni  genere  di  esperienza,  parve  ad  alcuni  nostri  sapienti  e  primi 
maestri  die  colla  qualita  e  copia  delle  analoglie  utilissime  osservazioni 
largamente  rimunerasse  la  qualunque  indiistria  e  fatica  niia  e  de'  niiei 
cooperatori.  In  fatti  insoliti  avvenimenti  e  motivi  nati  dalle  viceiide 
politiche  di  quegli  anni,  in  vece  di  opporsi  a  nuovi  tentativi  ed  esami, 
fecero  die  in  ciascheduno  di  que'  sei  anni  mi  trovassi  aperto  il  campo 
ad  una  particolare  ed  espediente  ricerca. 

La  direzione  dello  spedale  di  Pavia  e  degli  uniti  luoghi  pii  a  me 
restituita  col  rcingresso  nella  Lombardia  austriaca  1' anno  1799  delle 
vittoriose  annate  austro-russe  fece  die,  mediante  la  scelta  permessami 
de'  malati ,  la  vainiglia  come  rimedio  da  me  si  adoperasse  alia  cura  di 
certe  infermita ,  in  cui  per  anco  tentata  non  si  era,  o  non  abbastanza. 
NeH'anno  dunque  successivo  1800  rimanendo  cliiusa  TUniversita,  potei, 
dispensato  co'miei    colleghi    dal   peso   della    cattedra,    sperimentare  la 


DI   BASSIANO    CARMINATI.  207 

vainiglia  In  sette  casi  cliiruigici  c  medici  a  me  ofFerti  da  railitari  per 
gradi  distiiui  stazionati  allora  in  Pavia,  e  di  cui  alcuni  erano  prigio- 
nieri.  Ora  data  di  accordo  col  cliirurgo  a  questi  ufficiali  di  stato  mag- 
giore  feriti  alia  dose,  non  coniputato  lo  zucchero,  di  grani  dieci,  due 
o  tre  volte  al  di,  eresse  in  due  evidentemente  le  forze,  aniino  la  sup- 
purazione  e  miglior6  1' indole  della  puriforme  materia,  e  all' incontro 
negli  altri  due  giov6  cosi  poco  da  dovere  tosto  usarc  la  china  inte- 
riormente  per  ottenere,  come  si  ottenne,  I'aumento  delle  forze  e  il 
miglioramento  del  pus.  Tre  ufficiali  esausti  di  forza  per  le  gravi 
fatiche ,  da  un  pari  metodo  curativo  ebbero  realmente  vantaggio , 
ma  non  bastante  e  non  continuato  quanto  fu  poi  quelle  lore  compar- 
tito  dall'uso  per  cguale  spazio  di  tempo  ossia  di  due  settimane  della 
chinachina. 

Ebbi  sirailmente  in  sei  soldati  I'occasione  di  estendere  piu  oltre  le 
prove  della  virtii  medicinale  dell' aromatica  sostanza,  sottoponendoli 
air  uso  cotidiano  di  essa  legata  in  pillole  colla  mucilagine  di  gomma 
arabica ,  e  in  peso  di  sedici ,  venti  e  sino  trenta  grani ,  coll'  idea  di 
liberarli  dalla  cachessia ,  ederaazia  e  leucofleraraazia ,  delle  quali  mo- 
stravano  i  segni,  e  coi  sintorai  pativano  le  raolestie,  derivate  in  lore 
da  mal  curate  febbri  intermittenti.  Impcrocche ,  se  due  si  eccettuano 
die  a  tale  medicatura  non  parvero  sensibili ,  gli  altri  quattro  manifesta- 
mente  provarono  un  aumento  di  forze  e  di  orine  tanto  pronto  e  no- 
tabile  da  non  temere  il  pronosticato  ritorno  delle  sofferte  febbri,  e 
da  conseguire  cjuello  anzi  di  inia  buona  e  ferma  salute. 

Nc  r  anno  1802  inutilmente  trascorse  pe'mieistudj  e  lavori  interne 
alle  vainiglie,  mentre  anzi  tiaendo  partito  dalla  rinnovata  nomina  in 
maestro  chimico-farmaceutico  e  capo  della  spezieria  dello  spedale  del 
chiarissimo  signer  Francesco  MarabeUi,  ri tomato  in  patria  per  la  se- 
guita  soppressione  della  repubblicana  Universita  di  Brescia,  gli  affidai 
r  esecuzione  di  due  importaiiti  oggetti ,  quali  sono  la  piu  minuta  ana- 
lisi  chimica  e  la  piii  variata  preparazione  farmaccutica  di  essa  vainiglia. 
Separando  i  componenti  della  sostanza  assai  meglio  e  cen  maggiere 
particolarizzazione  clie  praticato  non  si  era  per  le  addietre,  si  sperava 
di  aprire  la  via  ad  una  sintesi  censecutiva  di  leggieri   conducente   ad 


208  SUGLI   USI   MEDICINALI   DELLA   VAINIGLTA 

uii'artificiale  composizione  per  ogiii  uso  medico  succeclanea  alia  mede- 
sima  naturale  vainiglia.  Preparaiulola  altresi  in  modi  diversi  si  cercava 
noil  tanto  di  servire  al  genio  particolare  degli  ammalati  di  prenderla 
piuttosto  in  una  anziche  in  altra  maniera ,  quanto  di  scoprire  coUa 
scorta  delle  sperienze  qnal  fidacia  e  pratica  meritassero  i  singoli  me- 
dicamcnti  con  essa  preparati  e  composli. 

Pose  dunque  il  bravo  sperimentatore  in  opera  le  diverse  maniere 
dalla  gia  riformata  chimica  insegnate  ed  istitui  simili  dilicatissime  ana- 
lisi  convenevoli,  onde  nel  corso  dell' anno  merce  loro  ottenni  se  non 
quanti  frutti  sperava,  alcuni  almeno.  Se  non  giunsi  allora  a  vincere 
r  intima  adesione  di  certe  parti,  ad  ovviare  alia  perdita  delle  odorose 
e  fiigaci,  ad  aver  altre  con  una  divisione  netta  e  precisa  distinte  e 
semplici  in  modo  da  poterle  tutte  conoscere  e  poscia  cercare  d'imi- 
tarle  con  qualche  indigeno  o  artificiale  supplimento,  ebbi  non  pertanto 
la  soddisfazione  pi-ima  clie  Tainio  finisse  di  coglierc  altri  e  non  ispre- 
gevoli  frutti.  Si  ottenne  in  fatti  di  scoprire  i  difetti  de'preceduti  altrui 
esami ,  non  die  i  segni  della  materia  zuccherina  che  alia  polpa  con- 
cilia dolcezza;  si  riconobbe  maggiore  essere  la  copia  dell'acido  ben- 
zoico,  e  si  venne  a  cbiarir  meglio  e  vedere  essere  d' indole  singolare 
o  di  suo  genere  1'  olio  chiamato  da'  nostri  autori  essenziale. 

L'anno  poi  consecutivo  i8o3  interamente  fu  occupato  neU'esaminare 
con  adattate  prove  farmaceutiche ,  regolate  sempre  dai  chimici  accorti 
precetti,  le  diverse  formole  di  prescrivere  la  vainiglia  onde  deterrai- 
nare  le  preferibili  rispetto  ad  ogni  speciale  riguardo  della  malattia  e 
deH'ammalato.  Quella  delle  polveri,  per  la  sua  semplicita  non  alterante 
la  naturale  sincera  virtii  del  frutto  siliquiforme ,  da  principio  a  qua- 
lunque  prcferita ,  sebbene  nelle  cure  mostrata  si  fosse  co'  suoi  effetti 
abbastanza  efficace,  si  pratico  non  ostante  di  nuovo  variandola  con  so- 
stituire  la  gomma  arabica  alio  zucchero,  e  qualche  volta  con  triturare 
gli  estratti  semi  della  polpa  con  quelli  di  anici  o  di  cedro,  ovvero  con 
radici  di  liquirizia  o  di  gramigna.  Una  eniulsione  si  cerco  di  avere 
eziandio  dalla  polvere  di  vainiglia  unita  alio  zucchero  colla  giunta  di 
gomma  arabica  e  di  qualche  oiicia  d'  acqua.  La  quale  inoltre  qualche 
anno  appresso  servi  all'uopo  di  preparare   colla  giuuta   di   raoUissimo 


DI  BASSIANO   CARMINATI.  2O9 

zuccliero  chiarificato  e  ridotto  alia  debita  consistenza  quello  sciroppo 
clie  comunque  imitato  e  riteimto  in  estere  farraacopee  assai  celebrate, 
ne  in  Pavia,  n6  in  Mdano  ebbe  accoglicnza  e  fortuna.  Una  tintura 
quindi  si  ottenne  da  una  parte  di  vainiglia  e  dieci  di  alcoole  mediante 
una  intrapresa  digestione,  e  per  una  settimana  a  fuoco  lento  continuata 
diligcntemente ;  ed  emerse  anclie  da  once  tre  di  vainiglia  con  poco 
sottocarbonato  di  potassa  tenuta  in  macerazione  in  tre  libbre  di  acqua 
e  alia  distillazione  comune  sottoposta  lo  spirito  assai  ricercato  di  vai- 
niglia. In  fine  si  preparo  quell' estratto  coll' alcoole  che  per  I'eccellenza 
sua  e  per  la  scrupolosa  diligenza  del  suUodato  cliiruico  merito  giusta 
lode  in  appresso  e  consegui  non  lieve  fama. 

Ora  tutte  queste  manicre  di  amministrare  agl'  infcrmi  la  vainiglia 
porsero  materia  ad  una  novella  serie  di  pratiche  esperienze  I'anno  se- 
gitente  1808-1809  nella  scuola  a  me  affidata  di  medicina  clinica  col 
raaggiore  impegno  da  me  intraprese ,  con  pari  zelo  sostenute  da  gio- 
vani  studiosi  e  osservate  con  vivo  interesse  da  dottori  e  professori 
nazionali  e  stranieri ,  i  quali  udite  le  mie  lezioni  di  medicina  teorico- 
pratica  all'  Universita ,  e  riducendosi  meco  nello  spedale  a  visitarvi  i 
malati  d'  anibi  i  sessi  iii  separate  infermerie  e  all'  uopo  della  medica 
istruzione  raccolti ,  videro  di  mano  in  mano  gli  effetti  nascenti  dalle 
mentovate  preparazioni.  Quindi  videro  da  ciascmia  medicina  adoperata 
ne'  casi  di  malattie  che  dicono  asteniche ,  nel  genere  e  nel  grade 
simili  ai  sopra  narrati ,  risultar  quasi  sempre  alcuni  effetti  sensibili  di 
un'  azione  commovente ,  cardiaca  e  riscaldante  in  proporzioni  corri- 
spondenti  alia  quantita  dell' aroma  couteniuovi  e  alia  diversa  qualita  e 
copia  della  sua  prescrizione. 

In  conseguenza  negli  undici  malati  a  tal  sorta  di  cura  prescelti  e 
sottoposti,  o  per  raeglio  dire  escludendo  i  tre  da  niuna  preparazione 
delle  vainiglie  scossi  in  modo  manifesto  ed  utile,  negli  otto  ci  riusci 
di  osservare  un'  astenia  da  pregresse  menorragie  passive  e  dipendenti 
raoti  convulsivi,  ed  una  clorosi  con  accidenti  nervosi  indotta  da  cause 
debilitanti  non  vinte  dalla  emulsione  di  vainiglia  presa  in  copia  e  a 
Jungo,  e  anzi  con  vantaggio  superate  e  tolte  dalle  frequenti  ordinazioni 
della  spirito  vaiuigliato  fornitomi  da  un  bravo  distillatore  di  Lodi;  di 

Vol.  IV.  P.  IL  i-j 


210  SUGLI   USI  MEDICINALI   DELLA   VAINIGLIA. 

vedere  iii  due  cniaciaziooi  e  cachessie ,  Tuna  in  persona  adulta  venuta 
da  croiiica  salivazione  mercuriale,  Taltra  in  giovane  esausto  da  venerei 
eccessi,  il  ritorno  da  ultimo,  cliiesto  a  compimento  della  procurata  gua- 
rigione  con  idonea  medicatura  farniaceudca  e  dietetica,  del  maschile 
vigore,  recato  loro  dalla  nuova  polvere  composta  dei  semi  della  polpa 
ad  altri  uiiiti,  sostituita  alia  solita  coUo  zucchero  conosciuta  insufficiente. 

Alia  quale  sostituzione  mi  mosse  Topportunita  di  averne  in  pronto 
qiialche  copia  residua  da  una  fortunata  anteriore  esperieuza,  e  di  ot- 
tenere  la  conferma  dalla  successiva  osservazione  fatta  fuori  dello  spe- 
dale  e  poco  prima,  di  quella  virtu  per  cui  alia  dose  di  uno  scropolo 
al  di  e  nello  spazio  di  tre  settimanc  prepar6  a  due  deboli  e  dolenti 
sposi  la  fecondita  del  talamo.  In  quel  modo  che  a  riparo  della  lunga 
inerzia  quando  della  tintura  semispiritosa  e  quando  della  stessa  avva- 
lorata  con  vin  generoso  dalle  venti  sino  alle  trenta  e  piii  gocce  al 
giorno  in  un  emiplegiaco  e  in  un  impotente  a  ritenere  le  orine  valse 
il  vero  ed  ottimo  estratto  alcoolico.  La  cui  energia  nell'emendare  e 
togliere  affezioni  nervose  nate  o  mantenute  da  irritabilita  e  sensitivita 
deficienti  essendo  inoltre  apparsa  maravigliosa  per  I'udito  ridonato  ad 
un  uomo  che  lo  aveva  da  dieci  amii  quasi  interamente  perduto ,  e  per 
la  vista  restituita  ad  una  donna  da  tre  anni  quasi  cieca,  mi  obbligb  a 
darne  a  qualche  medico  determinato  di  ciraentarlo  in  alcun  caso  acuto 
o  cronico  di  nervosa  astenica  malattia. 

Ebbe  qui  fine  il  propostomi  medico  esame  delle  virtii  e  degli  usi 
della  vainiglia ,  sembrandomi  di  averlo  spinto  fin  dove  conveniva  e  di 
poter  quindi  passare  all'  ideata  ricerca  di  alcuna  sostanza  vegetabile  in- 
digena,  sia  naturale,  sia  fattizia,  espediente  a  supplire  ad  essa  come  ri- 
medio,  quando  mai  ci  mancasse  o  quando  per  ragioui  dette  piii  volte  si 
amasse  alcuna  nostra  cosa  sostituirle.  ]\Ia  nel  frattempo  i  cangiamenti  oc- 
corsi  air  University  e  alio  spedale  mi  tolsero  i  comodi  e  i  mezzi  di  rende- 
re  anche  questo  importante  servigio  alia  medicina  pratica  e  alia  materia 
medica,  e  fino  la  speranza  di  mai  piu  riaverlo.  Per  lo  che  impedita 
vedendomi  la  via  di  pervenire  alia  meta ,  avrei  pur  amato  che  altri 
avesse  fatto  le  raie  veci ,  e  che  perci6  qualche  professore  stranier(k 
noa  si  fosse  limitato  a  ripetere  alcuna  delle  sperienze  vedute  a  Pa  via, 


DI  BASSIANO   CARMINATI.  211 

e  il  cliiarissimo  signor  MaraJjelli  diveiiuto  meritevolmente  successore 
alle  cattedre,  nel  rispondere  ad  alcuiii  miei  quesiti  risguardanti  le  ri- 
cerche  dopo  il  mio  passaggio  a  Milano  da  lui  o  da  qualche  altro  pro- 
seguite ,  avesse  potuto  foriiirmele  piix  ricche  di  osservazioiii  iiuportami 
e  nuove. 

Egli  in  una  sua  lettera  mi  fa  sentire  come  dopo  la  mia  partenza  da 
Pavia  ebbe  piu  motivi  di  maravigliarsi  «  del  poco  conto  in  cui  e  te- 
»  nuta  dai  medici  una  droga  tanto  importante ,  mentre  le  preparazioni 
»  di  essa  furono  (  da  me  )  amministrate  col  piii  folice  successo  in  varie 
»  malattie  d' indole  astenica,  e  in  ispecie  I'estratto  coU'alcoole  corri- 
»  spose  nella  pratica  alle  sensibili  sue  qualita  e  spiegate  prerogative: 
»  eh'  esso  estratto  diveniva  assai  efficace  e  comodo  per  contenere  sotto 
»  piccolo  volume  i  principj  piu  attivi  della  vaiiiigUa  e  potersi  ammi- 
»  nistrare  con  maggior  prontezza  e  precisione  della  stessa  in  sostanza, 
«  ed  essere  altrcsi  maggiormente  prezioso  per  la  scoperta  facilita  di 
M  conservarsi  senza  perdita  de'suoi  pregi  e  di  sue  virtii  molto  a  lungo ; 
»  e  che  una  massa  di  esso  riposta  in  un  vaso  di  majolica  coperto  con 
»  semplice  carta  al  sue  orlo  attortigliata  riteneva  anche  dopo  quattor- 
»  dici  anni  la  sua  grata  e  intensa  fragranza  e  la  sua  da  noi  allora 
»  veduta  forza  ed  efficacia  medicinale.  » 

Continu6  in  fatti  a  dirmi  in  quella  scrittura  che  gli  era  riuscito  di 
replicare  in  consimili  casi  le  mie  sperienze  con  pari  fortunate  esito; 
«  ch'  ei  credeva  1'  aroma  delle  vainiglie  durevole ,  intenso  e  diffusibile 
»  e  sotto  questi  rapporti  molto  analogo  a  quello  del  muscliio ,  e  1'  e- 
»  stratto  specialmente  spiritoso  meritevole  del  nome  di  muschio  vege- 
»  tabile  in  grazia  di  una  couforme  azione  e  virtu  in  varie  infermita 
»  nervose  e  asteniche  »;  e  che  avrebbe  pur  voluto  a  me  offerte  occa- 
sioni  favorevoli  di  riprendere  questo  argomento  e  di  condurlo  a  quel- 
r  ultimo  termine  che,  incominciandolo  a  trattare,  mi  era  per  vantaggio 
e  per  onore  dell'  arte  prefisso. 

Per  la  qual  cosa  anche  questo  benemerito  chimico  concorse  con 
quei  professori  di  Pavia  suoi  compagni  e  nostri  colleghi,  che  mi  spin- 
sero  riuniti  ad  alcuni  di  voi  a  cogliere  la  prima  datami  opportunita  di 
procurare  al  farmaco  di  cui  discorriamo  un  idoneo  succedaneo,  col  mezzo 


2  12  SUGLI   USI   MEDICrNALI   DELLA   VAINIGLIA 

di  clinici  spcrimentali  confronti  ncllo  spedale  a  cagione  del  morbo 
peiocchiale  apcrto  a  S.  Angclo  istituiti  tra  csso  e  ti'a  sostauze  diverse 
supposte  le  piii  adattate  a  foruirlo.  Per  vcrita  tale  concorso  di  comodi 
e  di  circostanze  mi  si  present6  allora  per  1'  esecuzione  immediata  e 
sicura  dell'  impresa  da  render  vana  ogni  mia  scusa  e  da  escludei'e  ogni 
reraora.  Gli  accorti  e  valenti  medici  si  erano  preso  I'incarico  di  pre- 
staimi  aU'intento  la  ricluesta  loro  opera  ricordandosi  di  essere  crcsciuti 
nella  mia  scuola  e  vedendosi  tuttavia  da  me ,  protomedico  del  regno , 
apprezzati  e  distinti.  I  dotti  ed  esperti  padri  speziali  dell'  officina  far- 
niaceutica  dei  FatebenefratelU  poco  distante  da  S.  Angelo  erano  disposti 
a  prepT'.rare  per  mio  conto  ogni  medicina  occorrente  ai  divisati  cimenti 
e  mandarla  giusta  la  ricetta  a  qualunque  ora  alio  spedale.  E  volontieri 
avrebbero  presa  cura  generalniente  delle  sperienze  oude  nulla  mancasse 
al  loro  buon  esito  i  rinomati  direttore  e  vicedirettore  dello  spedale 
maggiore  di  Milano  signori  dottori  Crespi  e  Buccinclli,  i  quali  avevano 
eziandio  la  direzione  medica  dell'altro  ospitale  provvisorio  summen- 
tovato. 

Valendomi  pertanto  di  occasioni  cosl  belle  e  di  mezzi  cosi  acconci 
a  cercare  in  fine  e  scoprire  la  sostanza  surrogabile  alia  vainiglia  presa 
nel  senso  di  mecUcamento,  non  tardai  a  procurarmi  i  risultati  del  va- 
riato  confronto  delle  solite  polveri  coUa  vainiglia  e  lo  zucchero  e  i 
semi  di  materie  ricavate  da  fiori  ed  erbe  spiranti  la  sua  fragranza.  Di 
cui  pero  non  ebbi  a  compiacermi  siccome  in  altri  saggi  di  cose  aventi 
alcune  qualita  della  vainiglia  prcparate  con  chimici  mezzi  dai  Fatebe- 
nefratelU ed  ivi  tentate  negli  animali  volatili  e  in  piccioU  quadrupedi. 
Non  perche  veramente  sospette  o  nocive  temessi  le  disposte  coraposi- 
zioni  da  cimentarsi  negli  uomini,  ma  perche  dal  chiarissimo  dottore 
Enrico  Acerh'i  assistente  indefesso  ai  chimici  e  farmaceutici  lavori  si 
era  voluto  sotto  i  miei  occhi  e  di  que' padri  spedalieri  scorgere  anche 
in  alti-i  viventi  quali  effetti  nascessero  dalle  preparazioni  di  essa  vainiglia 
e  delle  sostanze  ad  essa  surrogate.  Ma  queste  non  risposero  come  si 
aspettava. 

Contemporanee  a  cjueste  esperienze  furono  le  cliniche  istitnite  nelle 
infermerie  di  S.  Angelo,  e  particolarraente  affidate,    come   si  accenno 


I 


DI  BASSIAN'O    CARMENATI.  21.3 

a  principio  (  pag-  2),  all'altro  Acerld  doitor  Paolo,  ingegnoso  ed  ec- 
cellente  medico,  colla  facolta  di  farsi  secondare  in  analoghi  cimenti 
da  qualunque  altro,  oltre  al  collega  e  degno  suo  compagno  dottore 
Fossati  con  superiore  permesso  passato  a  Parigi  da  qualche  amio  per 
ivi  esercitarsi  nella  scuola  del  celebratissirno  dottore  GcUl,  e  per  avere 
poi  il  consecutivo  onore ,  di  cui  ora  gode ,  di  tenere  dopo  la  di  lui 
morte  con  applauso  aperta  I'anatoniica  e  fisiologica  scuola.  Tra  i  ma- 
lati  diinque  di  arncnduc  i  sessi  nuraerosissimi  scelsc  VAcerbi  quanti  casi 
opportuni  a  cimentare  la  vaLniglia  gli  poterono  venire  offerti  dal  ca- 
rattere  del  male  scevro  da  flogosi  e  veracemente  asteiiico ,  e  spesso 
divenuto  tale  ncl  declinai'e  del  morbo  petecchiale,  che  dissipata  ogni 
ombra  d'  infiammazione ,  voleva  anzi  per  lo  stato  di  languore  e  di  de- 
bolezza  Y  efficacia  della  diffusibile  ed  eccitante  vainiglia. 

Da  molte  dunque  e  moke  serie  di  raccolte  osservazioni  fatte  colla 
vainiglia,  di  cui  non  trascrivero  qui  le  storie  superflue,  cjuando  di  esse 
e  tutte  cotidianamente  cadute  sotto  gli  occhi  del  Crespi  e  del  BuccinelU, 
e  da  me  trovate  giuste  e  concludenti ,  non  riman  dubbio  e  non  occorre 
arrecare  le  particolarita.  Basta  dire  che  daW Jcerbi  e  da  ogni  altro  con 
lui  si  tenne  la  regola  di  adoperare  la  vainiglia  nelle  solite  dosi  di  pol- 
vere  semplicemente  preparate,  di  non  oltrepassare  i  diciotto  grani  circa 
al  di ,  e  di  adoperarla  in  tutti  i  generi  e  specie  di  malattie  in  cui  si 
erano  previamente  in  altri  tempi  e  casi  prescritte  eguali  ricette  al  sol- 
lievo  c  alia  cura  de'  malati ,  e  di  passar  quindi  a  cimentare  in  egual 
raodo  e  in  cguale  stato  d' indisposizione  quell' mia  sostanza  finalmente 
che,  escluse  tutte  le  altre  trovate  inutili,  prometteva  (per  qualche  sag- 
gio  ch'  io  ne  aveva  fatto  altrove  in  distinti  soggetti )  di  fornirci  il  ri- 
cercato  succedaneo. 

E  per6  mi  trovo  fortunatamente  abilitato  in  conseguenza  di  trenta  e 
pill  sperienze  e  osservazioni  mediche ,  e  soprattutto  di  quelle  istituite 
dal  sullodato  dottore  Paolo  /Icerhi,  cU  porgervi,  chiarissmii  colleglii,  la 
grata  notizia  che  la  medicina  ebbe  dalle  nostre  indagini  e  fatiche  un 
farmaco  equivalente,  rispetto  ai  principj,  all'azione  e  alia  virtii,  all'acido 
coi  noti  metodi  estratto  dal  croton  benzoe.  Da  cui  appunto  o  dato  a 
gocce  0  subUmato  in  fiori  alia  dose  di  quattro  o  cinque  grani,  le  due. 


214  SUGLI   USI   MEDICINALI   DELLA.   VAINIGLIA   ecc. 

le  tre  o  le  quattro  volte  al  di,  si  videro  in  geiierale  effetti  non  solo 
eguali  a  qiielli  della  vaiiiiglia,  ma  seuza  dubbio  siiperiori  nella  pron- 
tezza,  nella  costanza  e  nella  forza.  Per  la  qual  cosa  ho  la  soddi- 
sfazione  di  potere  ( senza  cercare  le  cause  per  cui  riusci  sia  la  vai- 
niglia,  sia  il  benzuino  incapace  di  manifestare  nei  tentativi  reiterati 
del  mio  Enrico  Acerhi  negli  animali  alcun  segno  d'  impressioue  sui 
loro  sistemi  corporei  )  conchiudere  la  presente  Memoria ,  dicendo  die 
la  medicina  non  ha  piix  bisogno  della  vainiglia  per  gli  usi  suoi  parti- 
colari,  e  che  considerata  questa  nella  sua  qualita  di  rimedio,  debb'es- 
sere  contenta  di  avere  trovato  nel  benzuino  un  farmaco  succedaneo 
economico ,  innocuo ,  grato ,  soave  e  fragrante. 


SOPRA  LE  CAUSE  DEL  SUICIDIO 

DI 

BASSIANO  CARMINATI  (*). 


I  ja  dichiarazione  fattavi,  chiarissimi  colleghi  e  signori,  la  scorsa 
estate,  e  ripetuta  in  gennajo  che  i  molti  suicidj  clie  sventuratamente 
nello  spazio  di  due  anni  andarono  succedeiido  a  Milano ,  derivarono , 
ad  eccezione  di  pochi,  da  una  encefalitide  incominciante  e  determinata 
dair  iiiQuenza  di  cause  fisiche  e  morali  riferibili  agli  sprezzati  doveri  re- 
ligiosi  e  sociali  e  ai  cattivi  costunii ,  m' induce  a  forninene  le  prove 
in  questo  discorso ,  in  cui ,  cortesemente  ascoltato ,  scorgera  ciascuno 
negV  indicati  casi ,  come  la  malattia  i  colpiti  da  lei  rendendo  smemo- 
rati  e  lesi  nella  mente,  conducesse  a  ordire  la  lore  perdita  e  rendersi 
vittime  infelici  di  un  orrido  suicidio.  Conoscera  similnaente  che  al  co- 
minciato  infiammamento  del  cervello  e  del  cervelletto  d'  ordinario  par- 
teciparono  la  midoUa  allungata  e  la  spinale  e  alcuna  volta  le  vicine 
parti,  e  per  qualche  accidente  le  stesse  lontane. 

Udirete  in  appresso  che  i  mezzi  e  i  soccorsi  dell'  arte  ,  quando  a 
togliere  dell'  encefalitide  la  predisposizione  e  allontananie  le  cause ,  e 
quando  a  prevenire  il  di  lei  sviluppo,  progresso  ed  esito,  indicati  nella 
storia  di  questa  malattia  che  nell'anno  scolastico  i8o3  e  1804  dalla  Cat- 
tedra  di  patologia  e  di  terapeutica  speciale  esposi  in  tre  lezioni,  furono 
i  proposti  ad  opportunamente  prevenirla  nei  soggetti  in  cui  per  anco 
apparsa  non  era.  Da  questa  in  fatti ,  che  fu  corapilata  su  nuove  scoperte 
e  dottrine  svelate  dalla  frecfuente  ricomparsa  della  malattia,  che  da  una 

(*)  Memorla  letta  nella  radunanza  deiri,  R.  Istitnto  del  di  11  giugno  1819. 


2l6  SOPRA   LE    CAUSE   DEL   SUICIDIO 

idea  divcrsa  dalla  comune  riguardo  al  difeso  rapidissimo  suo  corso 
perpetuo,  e  die  ne  niigliora  la  parte  patologica  e  curativa,  presi  fon- 
dati  motivi  di  riferiile  1'  eziologia ,  ossia  di  fissare  la  prossima  causa 
di  que'  suicidj ,  come  tolsi  altresi  gli  avvisi  a  prevenirli  e  a  rirnediare 
iu  genera  sia  alle  prime  impressioui ,  sia  alia  conseguenza  del  male- 
fico  moi-bo. 

Vedeva  in  vero  nei  tentati  e  a  priacipio  colpiti  da  esso  i  caratteri 
di  una  malattia  priinaria  ad  estesa  pure  a  carto  tempo,  per  cui  appaja 
talora  celere  o  lenta,  acuta  piii  o  meno,  incipiente  e  spiegata,  spora- 
dica  od  epidemica,  pericolosa  serapra,  assai  grave  e  di  leggieri  mortala, 
comune  ad  ogni  eta,  sesso  e  condizione ,  non  mai  contagiosa,  e  per 
molti  riguardi  dissimile  dalle  descrizioni  ordinarie  degli  autoii:  mentre 
die  avvczzi  questi  a  trattare  cd  esporre  i  caratteri  a  i  fenomeni  del 
male  giunti  alio  stato  ossia  al  colmo  dell'  infianimazione  a  inclinati 
digia  air  uno  o  all'  altro  de'  suoi  esiti  per  lo  piii  funesti  a  irremedia- 
bili  o  almeno  non  totalmente  riparabili,  fanno  cha  i  medici,  negletto 
o  nqn  osservato  il  suo  preludio,  lascino  scorrere  il  raoraento  oppor- 
tuno  cli  antivenire  il  pieno  sviluppo  a  troncarue  il  corso. 

Notissime  pertanto  essendomi  e  conosciuta  la  suddette  differenze  del 
morboso  sconcerto  cerebrale  a  le  cagioni  di  peccare  con  facilita  nalla 
cura,  non  potavano  elleno  distogliarmi  dalla  tosto  concepita  idea  e 
dair  estcrnato  analogo  parere  al  primo  udire  dei  suicidj  die  fossero 
essi  imnicdiati  effetti  di  una  incominciante  encefalitide.  E  per6  ebbi 
motivo  di  non  lieve  compiaccnza  nel  ti'ovarmi  poco  dopo  in  questa 
diagnosi  e  in  questo  giudizio  d'accordo  col  diiarissimo  signor  dottor 
Macchi  a  col  degiiissimo  capo  signor  Mancini ,  delegati  ambidua  all'  Uf- 
ficio  municipale  di  sanita  e  pieni  di  sapere  e  di  esperienza ,  allorche 
dai  loro  rec-istri  a  dalle  note  comunicatemi ,  le  notizie  otteueva  concer- 
nenti  i  primi  casi ,  siccome  ottenni  cortesementa  le  consecutive  con 
mio  profitto  risguardanti ,  oltre  al  tempo,  al  luogo,  al  modo ,  al  nu- 
mero  a  alle  qualita  degli  uccisi,  le  circostanze  precedute  al  suicidio, 
la  mortali  lesioni  osservate  nella  visita  legale  del  cadavere  e  d'ordina- 
rio  couformi  alle  particolari  mie  ricercha  e  alle  informazioiii  assunte 
da  persone  istruite  a  fededegne. 


DI  BASSIANO   CARMINATI.  21 7 

Ne  dlssentirono  altre  narrative  e  testimonianze  raccoke  da  qualche 
caso  di  suicidio  occorso  fuori  di  Milano ,  di  cui  i  medici  e  chinirghi 
del  paesc  m'  istruirono  dopo  avere  i  corpi  degli  estiiiti  tolti  dalle 
aequo  esaminati  colle  regole  da  me  apprese  a  Pavia.  La  cui  relazione 
mi  porse  altresi  colle  notatevi  gravi  alterazioui  al  cervcllo  e  conge- 
stioui  sanguigne  nuove  ragioiii  per  non  ascoltare  i  dubbj  da  certuni 
mossi  sulla  da  me  presunta  causa  dcU'  encefalitide.  Nella  cpiale  avreb- 
bero  pur  eglino  dovuto  meco  convenire  sentendola  pure  gia  ammessa 
dai  rispettabili  pratici  i  signori  dottori  Locatelli,  Omodci,  Biai  e  Macchi. 
Le  osservazioni  tutte  sui  corpi  degli  estinti ,  le  ridessiom  sui  fenomeni 
preceduti  alia  lore  morte ,  e  i  paragoni  eziandio  istituiti  da  me  tra  i 
mali  che  dal  cerebro  dipendono  e  1' encefalitide  danno  alia  proposta 
conghiettura  quella  certezza  die  come  parte  della  fisica  puo  e  vorra 
darle  la  raedicina. 

Ma  ritornando  agl'  infelici  uccisori  di  se  stessi  con  morti  violente , 
e  cosi  ai  casi  di  suicidio  registrati  negli  atti  municipali  della  Commis- 
sione  di  sanita  e  negli  elenchi  mortuarj ,  vorrei  pure  ommettere  di 
significarvi  adesso,  miei  carissimi  colleghi,  il  loro  numero,  poiche 
udirete  con  rammarico  non  minore  del  mio  ch'esso  sorpassa  cjuello 
di  41  ,  se  non  che  posso  un  conforto  fortunatamente  recare  alle  sen- 
sibili  e  compassionevoli  anime  vostre,  sostituendo  alia  trista  la  lieta 
notizia  che  ad  una  quantita  piu  grande  di  persone  vemie  a  tempo 
impedito  il  disposto  suicidio. 

La  fisica  causa  delle  occorse  disgrazie,  portata  a  cognizione  degli 
abitanti  d'ogni  classe  coi  precipui  indizj  del  suo  primo  apparire  e  del 
prirao  suo  malefico  raodo  di  operare,  produsse  il  vautaggio  che  i  pa- 
rent! ,  i  congiunti ,  gli  amici  chiamassero  i  medici  a  soccorere  gli  en- 
cefalitici  in  tempo  che  appena  si  spiegavano  i  prodromi  della  esube- 
rante  raccolta  del  sangue  al  capo  e  della  varia  cagionatavi  compressione 
e  spiegata  flogosi ,  e  che  si  tenessero  altresi  di  vista  quegl'  indocili 
sprezzatori  d'ogni  cura,  che  comunque  dal  male  tentati,  resistevano  a 
qualsivoglia  consiglio  e  ajuto,  e  si  vedevano  confiisi  d'idee,  alienati  di 
mente  e  spesso  incapaci  di  riflessione  e  di  raziocinio.  E  per6  non  man- 
carono  esempi  di  tali  uomini  di  ogni  ceto  e  di  ogni  eta  da  domestici , 

Vol.  IV.  P.  U.  a  8 


2l8  SOPRA   LE    CAUSE   DEL   SUICDDIO 

da  vicini ,  da  villici  e  da  viandanti  tratteniui  nell'  atto  stesso  die  stavano 
con  armi  da  fiioco  per  uccidersi,  per  appendersi  ad  un  laccio,  per 
lanciarsi  da  una  finestra ,  per  precipitarsi  in  un  pozzo,  per  tagliarsi 
col  rasojo  la  gola  o  con  un  pugnale  svenarsi ,  o  die  si  disponevano 
a  trovare  la  niorte  nella  sommersione  soffocante  nelle  accpie,  nella 
caduta  da  una  rupe  o  nella  bevauda  di  un  veleno. 

Fu  poi  da  me  e  dai  sopraccitati  clinici  esperti  e  sagaci  rimosso 
ognora  piii  il  dubbio  die  il  suicidio  consumato  o  solaniente  ordito 
nascesse  da  una  causa  fisica  teste  inducente  male  al  cervello  e  al  cer- 
vellette,  merce  delle  riunite  prove  e  avute  cenfessioni  da  celoro  die 
sotto  il  raortale  celpo  iion  esalando  le  spirito,  poterono  ritornati  in 
so  nelle  poclie  ore  residue  di  vita  provvedere  alia  propria  cescienza, 
lion  die  pentirsi  e  riparare  aU'onore  coU'ingenuo  racconto  di  essere 
stati  spinti  aU'orrendo  eccesso  da  strani  violenti  impulsi,  da  sinisti'e 
insolite  inclinazioni,  da  sognate  apparenze,  da  rappresentazioiii  di  non 
pill  vedute  cose  innanzi  agli  occlii  e  da  vane  fantasie  e  larve  ricorse 
alia  mente.  Per  la  qual  cosa  vedra  ciascuno  di  voi,  illustrissimi  signori, 
iiuovo  e  forte  motivo  di  approvare  il  partito  da  me  preso  di  tacere 
degli  sventurati  suicidi  i  nomi ,  giacclie  secondo  me  la  lore  manifesta- 
zione  non  e  necessaria;  sarebbe  iudiscreta  col  ritornare  sugli  altrui 
falli  e  niiserie,  e  rinnoverebbe  il  raccapriccio  di  molti  e  il  raramarico 
delle  famiglie  sia  dei  periti ,  sia  dei  preservati  e  tuttora  viventi.  Mas- 
sime  die  verso  il  fine  di  questo  discorso  spero  di  mostrare  tanto  mag- 
giore  la  convenienza  di  coprire  di  eterno  obblio  la  memoria  delle  no- 
stre  miserabili  vittime ,  quanto  sono  riuscito  a  trovare  e  meglio  stabilire 
la  pratica  di  rimedj  e  di  mezzi  valevoli  a  impedire  il  rinnovaraente 
delle  qui  vedute  scene  di  sangiie ,  di  cordoglio  e  di  lutto. 

Concorsero  del  resto  a  conferraare  la  proposta  causa  e  la  formata 
diagnosi  gli  avvertiti  sintomi  della  incipiente  malattia,  die  giusta  la 
nostra  opinione  sone  i  proprj  dell' encefalitide ,  il  calore,  T  ardore 
del  capo ,  il  bisogne  di  portarvi  alcun  refrigerio ,  il  restringimente 
delle  pupille ,  il  rossore  degli  occhi ,  gli  errori  diversi  nella  vista , 
Taccendimcnto  del  volte,  la  pulsazione  e  il  gonfiamento  delle  arterie, 
la  dimenticanza   di    qualche   nome   proprio,  la  difficolta   di  esprimere 


DI  BASSUNO   CAMnNATT.  219 

una  cosa  tutto  che  alia  mente  presente ,  la  vertigine  rlcorrente  o  i 
timori  alraeno  di  vacillare  e  cadere ,  la  perduta  memoria  de'piu  im- 
portaiiti  e  solid  affari  e  studj,  le  interne  inquietiulini,  la  veglia  e  la 
sonnolcnza  alternanti  tra  loro,  la  vibrazione,  la  durezza  e  la  celerita 
de'polsi,  I'ardore  della  pelle,  la  scarsezza  delle  escrezioni  o  la  fre- 
quenza  delle  orine ,  1'  ira ,  la  coUera ,  la  raelancouia  cd  altri  sintomi 
che  omraetto  per  brevita. 

Venne  inoltre  una  ragione  piii  forte  a  dichiarar  giusta  la  profcrita 
sentenza,  qual  e  la  qualita  delle  cagioni  predisponenti  e  occasionali  che 
prepararono  e  determinarono  il  suicidio,  le  quali  non  diffei-iscono  punto 
dalle  solite  a  preparare  e  produn-e  una  encefalitide  vera  e  infianima- 
toria ,  la  pletora ,  la  sovercliia  esercitazione  del  corpo ,  1'  intenipe- 
ranza  nel  here  e  nel  mangiare ,  I'abuso  di  Venere,  F  eccessiva  appli- 
cazione  della  mente ,  la  melanconia ,  1'  idea  fissata  in  un  oggetto 
inducente  gravissimo  patema  d'animo,  veglia,  timore  e  simili  alterni 
moti  di  eccitaraento  e  di  languore  e  di  debolezza,  I'ardore  del  luogo, 
del  clima,  il  viaggio  sotto  la  sferza  del  sole,  le  malattie  esanteraaticho 
retropulse,  i  llussi  di  sangue  di  qualunque  sorta  soppressi,  e  soprattutto 
gli  abituali  e  copiosi  non  richiamati  in  tempo  e  abbastanza,  e  in  ge- 
nerale  i  gravi  disordini  nelle  sei  cose  non  naturali. 

Cosi  il  confronto  di  cui  diceva  istituito  tra  i  fenomeni  delle  malattie 
del  capo  e  gli  avvertiti  negl'  immolati  da  colpo  \  iolento  fini  di  rendere 
vittoriosa  e  accetta  generalmente  la  nostra  opinione  a  que'medici  stessi 
che  a  principio  I'avevano  impugnata:  dacche  nella  encefalitide  sola 
trovarono  la  somiglianza  o  la  medesimezza  della  raalattia  produtti'ice 
dei  riferiti  fiinesti  accidenti.  Non  era,  io  diceva  loro,  una  epilessia,  perche 
niuna  pei'sona  manifestd  i  segni  de'moti  tonici  e  clonici  ed  altri  suoi 
fenomeni;  non  una  apoplessia  di  qualsivoglia  specie  e  grado,  perche  niuno 
mostrb  il  di  lei  carattere  essenziale,  la  paralisia;  non  una  frenitide,  perche 
niuna  persona  delir6  con  audacia  e  furore;  non  una  mania,  perche  nissuno 
degli  uccisi  raostr6  coUa  demenza  i  sintomi  di  un  minaccioso  ardire,  di 
movimenti  violenti  e  di  enorme  aumento  di  forza  corporea;  non  un  forte 
tetano  che  abolisce  i  sensi,  perche,  sebbene  insorto  il  male  nel  cuore  del- 
I'estate  e  in  alcmao  per  colpi  di  sole,  mancava  della  rigidita  delle  membra. 


120  SOPRA   LE   CAUSE   DEL   SUICIDIO 

In  virtu  di  siffatti  motivi  ridotti  a  non  molti  i  nemici  principali  della 
nostra  opinioiie,  ccrcai  dopo  di  convincere  anche  questi  contraddi- 
citori  porgcndo  alle  loro  difficolta  ed  eccezioni  ragionevoli  e  soddisfa- 
centi  risposte.  Alia  prima  clie  si  desume  dalla  rarita  dell'  encefalitide 
ncl  nostro  paese  provata  col  lungo  silenzio  degli  scrittori,  col  voto  di 
escrcitad  pratici  vivcnti ,  da  cui  non  si  vide  o  di  rado  ,  e  coU'  inse- 
gnamento  dello  stcsso  Borsieii ,  risposi  clie  questi  col  dirla  di  rarissima 
menzionc  quantunque  da  taliini  benissimo  espressa,  e  solo  dopo  il  1776 
colle  opere  di  Scuwages ,  di  Sagar  e  di  Carrere  recata  a  comune  110- 
tizia,  non  venne  a  dirla  raramente  da  lui  veduta  o  medicata.  Ne  per 
essersi  valso  descrivcndola  di  una  storia  comunicatagli  da  un  allievo 
si  dcbbe  attribuirgli  difetto  di  proprie  osservazioni ;  perocche  aperta- 
mente  dicliiaro  valersi  delle  altrui  e  delle  sue  insieme  (meis  ipsis);  e 
pote  di  fatto  ogni  anno  a  Pavia  in  piii  casi  mostrarla  a'suoi  discepoli. 

AU'altra  clie  nacque  dalla  dichiarazione  di  esercitatissimi  medici  di 
non  essersi  tre  o  quattro  anni  incontrati  nella  suddetta  malattia  op- 
posi  la  presenza  di  lei  non  conosciuta  da  loro  ;  mentre  clie  nelle  intra- 
prese  cure  di  una  giovane  moglie,  di  una  nubile  donzella  di  trent'anni 
e  di  un  gentiluomo  di  cinquanta  per  mali  di  capo ,  vertigini ,  vani- 
loquj ,  confusioni  d'  idee ,  mancanze  di  vocaboli ,  errori  nel  parlare  e 
turbamento  de'  sensi  colle  replicate  emissioni  di  sangue  generali  e  par- 
ziali,  non  ne  trassero  per6  a  sufficienza  per  non  avere  avuto  dell'en- 
cefalitico  latente  infiammamento  il  menomo  sospetto.  Onde  nei  tre 
riraasero  le  reliqiiie  di  esso  assai  dolorose  in  piu  modi  alteranti  le 
funzioni  animali ,  vitali  e  naturali ,  e  ostinati  a  segno  di  esigere  tutta 
I'abilita  del  chiarissimo  Omodei  per  essere  tolte  con  una  medicatura, 
da  me  pure  veduta ,  di  alcuni  mesi  simile  alia  ricbiesta  e  praticata 
nelle  lente  e  croniche  infianmiazioni  interne  di  alcun  nobile  primai'io 
viscere. 

Delle  cui  non  rette  diagnosi ,  imperfette  cure  e  superstiti  vizj  non 
mancarono  veramente  anche  in  passato  a  Pavia  e  a  Milano  moltiplici 
esempi,  di  cui  il  Borsien  medesimo  si  valeva  ad  istruzione  de'suoi 
discepoli ,  siccome  ben  mi  sovvengo.  Di  alcuni  offertisi  a  lui  nell'  atto 
di  essere  consultato  a  pro  di  supposti  apopletici ,  e  per   raancanza  di 


DI  B/VSSIANO   CARMINATI.  221 

bastevolc  cura,  e  in  ispecie  per  non  sufficiente  missione  di  sangue 
rimasti  Icsi  nelle  fuiizioiii  intellettuali  e  perduti  di  memoria,  di  giudi- 
zio  e  di  scniio,  tenni  io  stesso  iiota  ne' miei  ricordi  medicinali.  E  soiio 
del  gioviiietto  primogenito  di  una  grande  faniiglia  die  assunto  I'abito  di 
cliierico ,  credendosi  vescovo ,  si  occupava  tutto  il  giorno  ncl  palazzo 
in  cui  era  tenuto  di  vista  e  nobilmcnte  servito  a  imitarne  i  doveri  e 
fame  le  funzioni ;  del  marchese  assai  ricco  e  sacerdote  insieme  assai 
religiose  che  dimentico  ad  un  tratto  di  esserlo,  avrcbbe  voluto  ad  ogni 
costo  diveuirlo ;  di  un  rinomato  maestro  di  rettorica  die  dimenticata  la 
sua  qnalita  di  cliierico  regolare,  I'incumbenza,  I'obbligo  di  compierne 
i  doveri  e  la  reminiscenza  d' ogni  relativa  dottrina,  fu  preso  dalla  fan- 
tasia di  essere  divenuto  un  potentissirao  Sovrano,  e  si  occupo  per  anni 
ed  anni  molti  a  rappresentarne  la  digiiita  col  trar  partito  dalla  vasta 
sua  erudizione  c  dal  possesso  delle  lingue  straniere;  del  prete  die 
avendo  diraenticato  il  le<r";ere  e  lo  scrivere  e  ridotto  inetto  a  celebrare 

DO 

la  messa,  teneva  non  pertanto  alia  memoria,  e  pregato  ripeteva  le  avute 
lezioni  filosoficlie  e  morali;  del  cappuccino  che  pregava  di  essere  ac- 
cettato  novizio  e  di  vestirne  1'  abito ,  non  accorgendosi  di  averlo  in 
dosso  e  di  essere  professo  da  trentaqiiattro  anni ;  e  del  predicatore  e 
lettore  domenicano  per  iramodici  studj  encefalitico  e  incapace  ai  soliti 
insegnamenti  che  componeva  e  stampava  intorno  agli  arcani  sensi  del- 
I'Apocalisse. 

Vedeva  dunque  in  queste  alterazioni  singolari  della  memoria  un  nuovo 
argomento  die  1'  encefalitide  fosse  stata  la  causa  de'  riferiti  disordini 
cerebrali ,  avendo  dai  libri  medici  imparato  essere  compagni  ed  effetti 
di  essa  male  o  in  parte  soltanto  curata.  Per  quanto  fossi  e  sia  disposto 
veramente  a  non  crederli  patognomonici  di  quella  infermita,  avendo 
veduto  e  letto  simili  fenomeni  di  lesa  memoria  essere  comuni  alia  cefa- 
lalgia ,  alia  frenitide  e  a  qualche  altra  indisposizione  infiammatoria 
del  capo  all'  azione  de'  rimedj  rimaste  refrattarie ,  sapeva  pero  die 
sempre  erano  segiii  e  risultati  di  una  sinistra  impressione  fatta  e  su- 
perstite  in  alcun  punto  delle  sostanze  e  delle  parti  contenute  nel 
capo.  Quindi  io  fino  dai  primi  miei  studj  ritenni  indizj  ed  effetti  di 
parziale    e    cronica    encefalitide    i    tre    casi  di  lesa  memoria  e  in  luia 


22  2  SOPRA  LE   CAUSE   DEL   SUICIDIO 

maiiiera  straiiissima  osservati  da  Pietro  Salio  Diverso,  ancor  die  ad 
essa  da  lui  non  ascritti,  di  uii  giovane  smeiuorato  iii  guisa  die,  per- 
duta  la  ricordanza  delle  cose  preseiiti,  la  riteiieva  iiitera  delle  passate 
per  niodo  da  recitare  veisi  da  limgo  tempo  appiesi;  di  uno  die  nel 
levai'si  da  pranzo  agli  aniici  tosto  sopravvenuti  a  visitarlo  e  cliiedenti 
come  e  cosa  avesse  mangiato  non  era  capace  di  loro  rendcrne  conto, 
dacclie  diceva  averiie  perduta  ogni  memoria ;  e  di  una  donna  die 
merce  di  convenevoli  evacuazioni  guarita  da  infiaramatoria  malattia, 
e  riavendo  la  memoria  nell'acuto  corso  di  lei  perduta,  rest6  nondi- 
meno  affatto  immemore  del  male  sofferto,  e  dimentic6  talmente  la 
fisonomia  del  medico,  die  fu  Pietro  Salio,  da  uon  poterla  mai  ritor- 
uare  alia  raeiite ,  per  cui  rivedendolo  neg6  sempre  di  conoscerlo. 

Ad  una  terza  eccezione  per  altro  da  questi  errori  di  memoria  pre- 
sunta  qui  non  occone  di  rispondere ,  alia  dedotta  cioe  a  pregiudizio 
della  proposta  natura  e  sede  del  male  dalla  osservazione  di  taluno, 
clie  gcneralmente  da'  suddetti  difetti  nella  memoria  andarono  esenti  co- 
loro  i  quali  non  soccombettero  al  commesso  misfatto  o  vcnnero  nella 
loro  alienazione  di  mente  trattenuti  dall' eseguirlo.  La  difficolta  si  scio- 
glie  dicendo  die  una  giusta,  pronta  e  bastevole  cura  tolse  in  loro  la 
malattia  interamente ,  come  deve  avvenire ,  e  si  raccolse  nel  frattempo 
in  alcuni  soggetti  di  eta  maturi,  di  iiobile  nascita  e  di  fortmia  prov- 
vediiti  in  copia  e  di  un' esemplare  condotta,  religione  e  morale,  die 
furono  presi  da  encefalitide  e  porsero  occasione  inaspettata  ad  utili 
confronti.  Uno  per  avere  negato  (seguendo  il  cattivo  consiglio  di  un 
iiemico  del  salasso,  e  rifiutando  il  buono  del  suo  medico  prudente  ed 
esperto )  di  prestarsi  di  iiuovo  a  qualche  cavata  di  sangue  trovata  ne- 
cessaria  a  liberarlo  da  alcun  avanzo  della  superata  encefalitide  col 
metodo  antiflogistico  praticato  in  tutta  la  sua  estensione  e  in  tutta  la 
successione  degli  ajuti  da  cui  compiuto  e  giovevolissimo  risulta,  il  di 
seguente  si  accorse  di  perdere  la  memoria,  ed  in  parte  gia  perduta 
trovolla  il  terzo  giorno  il  savio  e  dotto  medico  da  lui  vicliiamato  colla 
promessa  di  abbandonarsi  alia  sua  perizia,  die  pote  appena  con  altri 
salassi  e  mezzi  curativi  rendergli  la  facolta  di  ricordarsi  e  proferire  i 
nomi  proprj  e  quelli  di  alcune  domestiche  cose  dimenticati.  Due  altri  poi 


DI  BASSIANO   CARMINATI.  asS 

dopo  due  aiini  divenuti  di  nuovo  encefalitici  per  Y  efficacia  di  una 
pill  sollecita  c  piix  generosa  niedicatura  antiflogistica,  rinianendo  liberi 
dal  rinnovato  malore,  si  trovarono  eziaiidio  gaiariti  dalle  risultaiize  del 
priniiero  o  preceduto.  La  darua  perci6  piu  non  ebbe  a  soffrire  i  fre- 
quenti  ardori  e  dolori  di  capo,  le  veglie,  i  granchi,  le  scosse  verti- 
ginose  e  le  smemoraggini,  per  cui  veniva  spesso  salassata  e  purgata; 
e  il  cavaliere  venne  guarito  da  un'abituale  sonnolenza,  da  turbainenti 
uella  vista  e  nell'utlito,  da  confusioni  d' idee  e  da  ricorrente  mancanza 
di  memoria. 

Le  obbiezioni  pariraente  diverse  messe  in  campo  per  contraddire 
alia  onnai  stabilita  vei-ita  perdettero  per  opera  nostra  la  forza  di  com- 
batterla.  Chi  obbiett6  la  sua  rara  comparsa  e  la  poca  diffusione  nella 
Lombardia ,  nell'  Italia  e  in  Europa  dall'  anno  citato  da  Borsieri  1 776 
fino  al  1 786 ,  e  cosi  in  un  decennio ,  senti  rispondersi  da  noi  die  le 
cinquanta  volte  si  era  veduta  a  Pavia,  dove  fu  con  ogni  sorta  di  soc- 
corsi  trattata  dagl'  illustri  professori  e  dottori  di  medicina  e  di  cliirur- 
gia  clie  ivi  fiorirono.  Chi  suppose  cli'  io  non  1'  avessi  osservata  a  Vienna , 
intese  che  in  quella  capitale  e  in  ogni  regno  e  provincia  dell'austriaco 
Impero,  visitando  gli  spedali  civili  e  militari,  mi  riusci  di  osservare  e 
di  raccogliere  iniportanti  storie  di  essa  considerata  sotto  le  varie  sue 
differenze.  Che  anzi  ivi  scorgendorai  nello  studio  di  lei  singolarmente 
occupato  I'esiniio  e  dotto  medico  Molinari,  si  fece  premura  di  farmi 
disimparare  le  imparate  dottrine ,  cioe  di  credere  a  sette  giorni  cu"ca 
limitato  rordinario  suo  corso,  e  di  rado  esteso  agli  undici  o  ai  quat- 
tordici;  di  supporre  nei  primi  di  la  febbre  costante  sua  compagna;  di 
ammettere  la  prognosi  ordinariamente  Hinesta;  di  aver  fiducia  in  certe 
medicine  clie  coll'  idea  di  prevenire  lo  sfacellismo  ossia  la  cancrena 
impediscono,  aumentando  1' infiammamento ,  la  perfetta  soluzione  del 
male. 

Cola  ebbi  inoltre  la  sorte  di  acquistare  da  que'  cesarei  archiatri , 
professori ,  maestri  ed  artefici  nell'  arte  salutare  di  consumata  sperieuza 
e  di  meritata  celebrita  le  possibili  notizie  concernenti  la  stessa  cnce- 
falitide,  fondate  sopra  osservazioni  raccolte  in  diverse  epoche  e  in  di- 
versi  stati  anco  piu  lontani  d' Europa.  Le  quali  se  giovarono  alia  mia 


224  SOPRA   LE   CAUSE   DEL    SUICIDIO 

soUecitata  istnizione ,  e  se  mi  porsero  materiali  per  la  meditata  novella 
storia  di  lei ,  possono  forse  ora  pure  abilitarmi  a  togliere  di  mezzo  al- 
cnne  opposizioni  e  a  meglio  stabilire  Ic  poco  fa  annunziate  dottrine. 

Imparai  in  vero  dall' eraulo  di  Leonardo  da  Capua,  Dall'^gllo,  die 
non  ei'a  mai  stata  rara  la  di  lei  comparsa  negli  anni  preceduti  al  1 740 
nel  regno  allora  austriaco  delle  due  Sicilie.  Seppi  dal  lodato  Molinari 
ch'egli  I'avea  spesso  veduta  medicare  in  Roma  dal  rinomato  suo  padre. 
Intesi  da  Barth  Y  uniforraita  conservata  nelle  sue  cause ,  ne'  suoi  ca- 
ratteri  e  nelle  sue  indicazioni  a  Ragusi,  a  Malta,  a  Roma  e  a  Vienna, 
r  identita  delle  interiori  lesioni  nelle  parti  cliiuse  nel  capo  e  nella 
spina  sccndcnte  all'osso  sacro  ;  mentre  con  Prokaska  io  esaminava  i 
cervelli  di  sospettati  encefalitici ,  ed  egli  mi  notomizzava  con  singolari 
modi  e  nuovi  artificj  da  lui  immaginati  minutamente  ogni  parte  del 
cervello,  del  cervelletto  e  della  duplice  midolla.  Fui  da  Quaiiii  per- 
suaso  clie  quando  gli  studj  fatti  a  Lipsia  da  lui  venissero  continuati , 
avrebbero  convinto  gli  autori  di  mcdicina  su  alcuni  punti  della  neces- 
sitii  di  informare  le  descrizioni  scolastiche  di  essa.  Conobbi  da  Collin 
la  convenienza  di  essei'e  nella  cura  pronto  e  liberale  col  sangue.  Ap- 
presi  sirailmente  da  Mertens  reduce  dalla  Russia  che  1'  ignoranza  sola 
del  volgo  in  alcune  provincie  o  la  rarita  de'medici  in  altre  potevano 
far  supporre  agli  stranieri  raiissima  la  malattia  in  quel  vastissimo 
impero. 

In  appresso  graziosara.ente  comunicate  mi  furono  dai  celeberrimi 
Barone  De  Stork  e  Cavaliere  Bramhilla  importanti  osservazioni,  da  cui 
scelgo  alcune  sole  col  dire  che  dal  primo  mi  fu  mostrato  un  soggetto 
tre  volte  attaccato  da  encefalitide  e  altrettante  guarito ;  un  fanciullo  di 
principesca  famiglia  risanato  pure  da  lui  di  quella  che  dall' idrocefalo 
nasce  o  vi  succede ;  un  conte  ricchissimo  preservato  dal  consumare  il 
progetto  di  uccidersi  dopo  la  perdita  di  un  miico  figUo  coUe  pronte  e 
larghe  emissioni  di  sangue  ottenute  co'salassi  e  colle  copiose  evacua- 
zioni  da  vasi  eraorroidali  procurate  da  reiterate  applicazioni  delle  mi- 
gnatte;  una  gran  dama  straniera  che  encefalitica  e  alienata  in  conse- 
guenza  di  mente  nell'  atto  che  giunta  nella  villa  in  cui  doveva  essere 
curata,  facendo    vista   di   scendere,  buttossi  senza    grave   danno  dalla 


DI  BASSrANO   CARlNnNATI.  fiaS 

carrozza,  in  pari  modo  liberata;  e  un  illustre  soggetto,  che  fornito 
delle  qualita  desiderate  in  un  Consigliere  aulico  e  IVIinistro  di  Stato , 
che  dopo  gravi  e  contimii  lavori  sostenuti  nella  gueiTa  dei  sette  anni, 
volendo  un  giorno  compiere  uffizio  in  cui  fu  d'uopo  di  protratta  e  profun- 
da meditazionc,  poco  manco  clie  encefalitico  perdesse  il  settimo  giorno 
la  vita,  la  quale  per  altro  gli  fu  dallo  Slxirk,  assistito  da  altri  valenti 
raedici,  conservata  non  senza  un  superstite  strano  pregiudizio  nella 
memoria.  Per  aver  egli  abbandonata  troppo  presto  la  cura  e  ripresa 
la  distinta  sua  carica,  avvenne  die  nella  memoria  avesse  daimo  parziale 
e  perpetuo ;  perocche  ei  la  perdeva  dopo  il  pranzo  delle  cose  operate 
e  passate  la  mattina ,  e  solo  la  riprendeva  nella  successiva  colla  cir- 
costanza  di  non  sovvenirsi  piii  delle  operate ,  udite  ed  occorsegU  nel 
dopo  desinare. 

Mi  porse  altresi  il  secondo,  Bramhilla  cioe,  negli  spedali  militari  (oltrc 
alio  stabile  di  Vienna ,  eretti  fuori  e  nelle  sue  vicinanze  durante  la  guerra 
che  si  combatteva  per  la  successione  alia  Baviera )  la  migliore  opportunita 
e  ogni  comodo  di  progredire  con  frutto  nelle  mie  ricerche.  Dopo  avere 
esaminati  prima  in  quello  di  Vienna  alcuni  casi  di  encefalitide  successa 
ad  altro  male  o  congiunta  con  altro,  fui  ad  osservarne  nel  numerosis- 
simo  di  Kudendorff  alquanti  altri  dipendenti  pure  da  lei  iii  conseguenza 
di  contusioni ,  di  fratture  e  di  ferite  da  soldati  combattendo  riportate , 
e  di  alcuni  di  questi  potei  anzi  per  una  mia  piii  estesa  istruzione 
valermi,  quando ,  divenuti  mortali  ,  si  ricercarono  ne'cadaveri  gli  ef- 
fetti  ed  i  vizj  deH'offeso  sistema  cerebrale  e  nervoso. 

Or  dunque  notai  nel  primo  spedale ,  che  di  quatiro  sotto  I'azione  del 
sole  e  della  fiuica  divenuti  encefalitici,  col  beneflcio  del  cavato  sangue 
due  guarirono  il  ventesimo  giorno;  il  terzo  un  piii  giovane  soldato 
ristabilito  sei  di  prima  per  I'assai  maggiore  ajuto  -di  una  sopravvenuta- 
gli  larga  e  a  intervalli  replicata  emorragia  dal  naso  e  rimancre  cosi 
contro  ogni  speranza  in  vita ;  il  quarto  col  solo  residuo  daniio  della 
in  varj  modi  alterata  memoria ;  e  del  pari  riuscire  coronata  da  felice 
esito  la  cura  antidogistica  di  una  femmina  figlia  di  un  militare  ungherese 
per  isventura  e  senza  colpa  erotomaniaca  rimasta  coi  sintomi  della 
encefahtide,  e  in  fine  restituita  al  priiniero  florido  stato  di  salute  e  di 
Vol  IV,  P.  II.  49 


226  SOPRA   LE   CAUSE   DEL   SUICIDIO. 

avvenenza  da  ritornare  alia  patria  per  ivi  porger  la  mano  di  sposa  ad 
un  giovinetto  uscito  libero  dalla  coscrizione ,  savio  e  facoltoso.  Nel 
secondo  spedale  preso  motivo  dallo  scoperto  sfacelUsmo  e  dall'accop- 
piamento  delle  due  infiammazioni  la  frenitide  e  1'  encefalitide  in  colore 
die  vi  erano  condotti  non  feriti ,  e  in  vece  per  febbre  ora  sraeraorati 
e  stupidi,  ora  deliranti  ed  ora  soporosi  alternativamente  ,  mi  racco- 
niaiidai  ai  primarj  medici  chirurghi  perche  no'  soccorabenti  ai  mali 
perlustrando  il  cervello,  il  cervelletto  e  le  appendici  scoprissero  se  ai 
morbosi  apparati  infiammatorj  awertiti  durante  la  malattia  corrispon- 
dessero  i  guasti  e  i  vizj  nelle  lore  parti  supposti  o  araraessi  dagV  iii- 
segnamenti  d'allora  patologici  e  nosologici.  Nel  clie  la  loro  industria 
per  altro  ebbe  lievi  c  pochi  successi ,  essendo  solamente  pervenuta  a 
dctcnninare  che  una  flogosi  sempre  precede ,  die  1'  cssenza  del  male  e 
infiaramatoria ,  die  attacca  le  sostanze  corticale  e  midoUare ,  die  alle 
intime  pure  si  estende  sua  sede ,  e  d'  ordinario  die  ad  alcune  parti 
spesso  perdona ,  e  non  sempre  le  meningi  investe. 

In  virtii  dunque ,  o  cbiarissimi  colleghi ,  della  forza  e  persuasione 
nate  dalla  riunione  delle  ora  esposte  notizie ,  risolte  obbiezioni ,  date 
risposte  ,  tolte  dubbiezze  e  annunciate  scoperte  non  vi  meraviglierete 
se  fiirono  i  contraddittori  all'opinione  che  1' encefalitide  ritiene  causa 
de' rammentati  suicidj,  ridotti  a  coloro  solamente  che  due  nuove  ec- 
cezioni  o  non  prima  udite  difhcolta  recentemente  produssero,  e  vantano 
fin  qui  ne  da  me,  ne  da  altri  superabili.  E  pero  vi  prego  di  ascoltare 
le  ragioni  mie  in  contrario ,  e  poscia  decidere  se  io  le  abbia  o  no 
con  esse  estenuate  e  tolte  via ,  sicche  niun  ostacolo  mi  veiiga  da 
loro  recato  nel  passare  dopo  all'  altra  parte  della  mia  raemoi'ia,  la 
quale  ho  destinata  a  trattare  della  cura  praticata  1' anno  scorso,  di 
una  speciale  ancor  migliore  ,  delle  regole  da  seguirsi  in  pari  rinnovate 
occasioni  di  epidemica  influenza,  e  dei  consigli  die  in  mio  senso  do- 
vrebbe  porgere  a  prevenirne  la  frequente  ricompai'sa ,  a  impedirne 
della  stessa  sporadica  ogni  danno  ed  esito  funesto  la  Medica  Polizia 
nel  nostro  paese  e  in  ogni  alti'o  ai  Municipj  ,  ai  Magistrati  e  ai  Governi. 

Stanno  le  credute  difficolta  indissolubili  nella  ripugnanza  di  ammet- 
tere    in   Lombarcha    ed  in  Italia  la    comparsa    ogni    anno    di    qualche 


DI  BASSIANO  CARMINATI.  22/ 

encefalitide ,  perchfe  secoiido  taluno  che  ci  appartenne ,  e  tutto'  voleva 
vedere  a  suo  modo  ,  alcuni  nostri  medici  e  celebri  iiomini  all' etii  nostra 
vissiiti  luiighissiina  vita  e  poco  fu  trapassati  non  ne  fecero  caso  e 
parola ;  perche  non  mostrossi  in  un'  cpoca  quanto  antica ,  altrettanto 
illustre  per  I'italica  medicina,  quant' e  il  secolo  d'Augusto;  perche  di 
lei  appunto  tacque  Aulo  Cornelio  Celso ;  e  perche  coniinciando  a  ino- 
strarsi  am6  di  ricomparire  a  diverse  riprese  e  a  lunghe  distanze  :  e 
nella  inipossibilita  di  trovare  e  quasi  di  concepire  come  1' encefalitide 
si  spiegasse  in  contrarie  stagioni ,  e  come  in  una  parte  sola  della  scorsa 
estiva  e  autunnale  tanti  attaccasse  ad  un  tempo,  e  come  dopo  essersi 
mostrata  nelle  provincie  lombarde  e  altre  italiane ,  e  a  lungo  mante- 
nuta  tre  anni  innanzi  potesse  lasciarsi  vedere  di  nuovo  e  rendersi 
dominante  generalmente  e  dar  luogo  a  que'  tanti  casi  infelici  che  for- 
mano  ii  principale  soggetto  dell'attuale  nostra  occupazione. 

Certo  che  la  prima  difficolta  tosto  si  risolve  coUa  sicura  notizia  che 
principiando  la  camera  di  profcssore  a  Pavia ,  vidi  ogni  anno  ma- 
nifestarsi  alcune  encefalitidi ,  e  ne  trattai  altresi  alcune  nei  due  anni, 
in  cui  partito  con  universale  rammarico  quel  sommo  uomo  di  Tissoe, 
fui  nominato  dall'Augusto  immortale  Sovrano  a  fame  le  veci ;  che 
nella  loro  comparsa  e  cura  mi  trovai  d'  accordo  coi  numerosi  e  distinti 
medici  stranieri ,  i  quali  alle  cotidiane  lezioni  dalla  cattedra  e  alle 
visite  e  osservazioni  cliniche  al  letto  degli  ammalati  raattutine  e  ve- 
spertine si  davano  premura  d'  intervenire ;  che  bramai  allora  con 
salutevoli  disinteressati  avvisi  di  vedcr  meglio  assistiti  da  certo  dottore, 
di  quanti  clinici  fiorirono  nell'Universita  non  contento  e  alia  pratica 
loro  contrario,  due  rispettabili  soggetti  encefalitici ,  sentendo  da' primarj 
medici  e  chirurghi  dello  spedale  che  contro  il  loro  parere  avesse  le 
indicate  cacciate  di  sangue  in  uno  ritardate  di  troppo ,  e  nell'  altro 
troppo  presto  dismesse ;  che  provai  sommo  dispiacere  di  sentire ,  rpia- 
lunque  ne  sia  stata  la  causa ,  entro  un  mese  defunto  il  primo  e  rimasto 
il  secondo  leso  nella  memoria  in  un  modo  singolare  e  degno  che  qui 
si  scriva. 

n  vecchio  medico  e  chirurgo  signor  dottor  Menagliotd  dall' ence- 
falitide ,  come  qui  sopra  si  disse ,  non  curato  abbastanza  riinase  colla 


228  SOPRA    LE   CAUSE   DEL   SUICIDIO 

perpetiia  climenticanza  de'  nomi  proprj  e  dei  nominativi ;  per  cui  non 
poteva  anco  scrivendo  segnarli.  Malgrado  pero  tanto  difetto  facendo 
inteiidere  a  cenni  e  a  gosti  il  nome  e  la  cosa  e  coU'uso  delle  altie 
parole ,  cjuali  profeiiva ,  pote  sano ,  franco  e  robusto  ritenere  le  sue 
abitudiiii ,  frequentare  le  conversazioni  e  i  teatri ,  e  continuare  per 
vent'  anni  circa  a  fare  il  nieilico  di  nobili  faniiglie  e  di  varj  monaster! 
deir  uno  e  dell'altro  sesso ,  e  vivere  vita  piii  lunga  del  nipote  morto 
due  anni  sono  di  83  auni ,  ispettore  dello  spedale,  a  cui  non  poteva 
egli  dire  tenendolo  vicino  a  tavola  a  cagione  d'  esempio  :  Francesco 
dammi  del  i'ino,  nia  in  vece  benissimo  .'  dammi  a  here. 

Si  tolgono  altresi  di  leggieri  gli  altri  motivi  dell'asserita  ripugnanza 
col  riflettere  i .°  die  T  encefalitide  conosciuta  ,  come  dissi ,  e  nota  ai 
tempi  ippocratici  nella  Grecia ,  c  direi  anco  in  Egitto ,  fu  conosciuta 
sino  dai  vecchi  poeti  delLazio;  2°  che  Plauto  la  indico  nel  Trinumno 
col  nome  di  morbo  solstiziale  datole  dai  Romani;  3.°  cbe  avendola 
egli  anzi  chiamata  con  un  nome  preso  dalle  due  stagioni  o  solstizj 
in  cui  suol  nascere  ,  cioe  triviale ,  popolare  e  non  medico ,  parve  ta- 
citamente  mostrare  la  frequente  sua  comparsa  e  diffusione,  qual  male 
frecjuente  in  Roma;  4.°  che  potesse  non  ostante  all'epoca  d\  Celso  per 
alcjuanti  anni  non  insorgere  a  cagione  della  invalsa  somma  cura  di 
tener  il  capo  difeso  dall'  azione  del  sole  e  della  cotidiana  pratica 
di  lavarlo  con  acqua  fredda  e  diacciata ,  e  sino  di  sottoporlo  una  o 
due  volte  al  di  ad  un  grosso  getto  di  freddissiraa  scendente  dall'alto; 
5°  clie  nella  successiva  eta  e  in  ispecie  in  quella  di  Plinio  il  maggiore 
per  le  mutate  circostanze  e  maniere  di  vivere  cola  fosse  ritornata  ad  es- 
sere  non  rara;  e  anzi  ne'  due  solstizj  frequente  tra  il  popolo  per  averla 
espresso  sotto  un  nome  triviale  desunto  da  un  primo  e  costante  sin- 
tomo  della  malattia ,  cioe  dall'  ardente  riscaldamento  del  capo  ( ardor 
cap'uis)  e  spiegatomi  da  un  culto  infermo  che  un  tempo  curai  «  per  un 
»  intense  calore  abbruciante  alia  fronte  con  senso  di  peso  al  vertice , 
»   qixal  comincia  e  j&nisce  col  male.  » 

Niuna  causa  in  fine  di  ripugnare  alia  nostra  opinione  porge  I'auto- 
rita  di  que' due  nostri  che  ascoltavamo ,  pochi  anni  sono,  dell'ence- 
falitide    cpidemica    occupandosi    questo    I.  R.  Istituto    iii    una    simile 


1 


DI   BASSIANO    CARMINATI.  229 

congiiintura ,  cercare  con  vane  insussistenti  ra<;ioni  di  resistervi.  Sapete 
chc  usainnio  in  vece  cU  qucste  a  ine«;lio  illustrarne  la  natura  e  ampliarne 
la  storia.  Quando  disse  un  di  loro  rencefalitide  esserc  lix  solo  fretjucnte 
e  diffusa  dove  nasceva  endemica ,  siccoine  nel  Valese  e  neU'alto  Mila- 
nese producendovi  il  cretinismo  e  la  pellagra,  si  coufiito  cogli  esempi 
da  me  qui  sopra  citati.  Quando  replico  I'altro  in  conferraa  di'lToppo- 
sizione  clie  anche  la  frcquente  encefalitide  de' fanciulli  avcnti  I'idroce- 
falo ,  la  spina  bifida  e  1' idroracliitide  nell'ospizio  di  S.  Caterina  era 
un  male  diverso,  si  avverti  ch' ei  poteva  essere  tosto  confutato  da  ci6 
clie  ne  dice  il  cliiarissimo  signor  Cavaliere  Mantovani  nel  libro  sulle 
infiaramazioni  edito  a  Pavia  per  I'istruzione  medica  de'  chirurghi  af- 
fidatagli,  e  da  loro  assai  stiraato.  Quando  ambidue  insistettero  che 
encefalitidi  non  dovessero  considerarsi  le  perdite  della  memoria  e  della 
loqiiela  ,  la  stupidczza ,  1'  inibecillita  e  i  disordini  varj  della  mente  nei 
pellagrosi  dei  due  sessi ,  si  convinsero  di  errore  colle  date  prove  di 
avere  esse  la  stessa  sede  ed  essenza ,  guidare  del  pari  al  vaniloquio , 
al  delirio  e  alia  silenziosa  e  cupa  malinconia ,  e  condurre  ,  se  gl'  in- 
ferrai  guardati  e  custoditi  non  siano  ,  al  suicidio.  E  quando  cercarono 
un  ultimo  rifugio  nella  negativa  di  due  medici  longevi  e  poco  fa  de- 
funti  di  averla  veduta ,  finirono  coU' essere  obbligati  a  cessare  dalle 
loro  opposizioni ,  poiclie  si  venne  a  raostrar  loro  la  niuna  forza  o  la 
vanita  della  prodotta  e  creduta  autorcvole  testiraonianza  di  cssi  due 
medici  (rispettabili  per  ogni  altro  titolo  fiiori  di  questo),  avvegnache 
fossero  essi  i  conosciutissimi  contraddittori  in  qualclie  deciso  caso  di 
tal  malattia  al  medico  altrui  giudizio  e  all'  esternato  parere  di  prose- 
guire  e  terminare  la  cura  coi  chirurgici  evacuanti  tuttavia  richiesti. 
Urio  era  noto  per  avere  un  tempo  abbandonata  al  celebre  scrittore  e 
clinico  e  amico  mio  caro  e  costante  dottor  Cera  la  cura  di  un  illu- 
stre  personaggio  ,  volendolo  considerare  come  non  encefalitico  e  non 
bisognoso  di  altri  salassi ,  coi  quali  guari.  L'  altro  era  abbastanza  cono- 
sciuto  per  essersi  fatta  dell' encefalitide  idea  cosi  diversa  dalla  comune 
che  in  due  casi  di  un  prete ,  per  effetto  di  scrupoli  preso  da  tal  malattia 
voile  senz' altro  abbandonarne  la  consecutiva  medicatura  e  guarigione  al 
sopracchiamato  suo  collega  e    confidente    dottor   Franclietti;    e   di  una 


aSo  SOPRA    LE    CAUSE    DEL    SUICIDIO 

giovine  moglie  di  uii  riiioraato  farmacista  che  ue  fu  attaccata  j^er 
successione  a  puerperale  metiitide ,  si  ostiii6  a  vedervi  V  apoplesia , 
mentre  cinque  o  sei  classic!  medici  uu  deciso  sfacellismo  col  Monteggia 


VI  scorgesano. 


La  siipposta  in  sccondo  luogo  parinicnte  non  solubile  difiicolta 
prodotta  dal  non  poter  concepire  come  ncUo  spazio  di  due  stagioni 
niinore  si  spiegasse  lo  scorso  anno  I'encefalitide  in  tante  persona  e  tante 
movesse  e  portasse  al  suicidio ,  senza  ostacolo  o  dubbio  si  risolve  da  chi 
voglia  nieco  alio  circostanze  volgere  uno  sguardo  che  la  sua  comparsa 
precedettero  e  accompagnarono.  E  qucste  erano  costituzione  antecedente 
da  cpidemico  geuio  preparata,  idoneo  cpianto  mai  a  favorire  il  suo 
sviluppo  in  molti ;  il  coucorso  simultaneo  di  uno  stato  del  cielo  asciutto, 
cocente  e  sotto  la  sferza  del  sole  noii  toUerabile ;  la  uon  curata  cefa- 
lalgia  o  trascurata  pletora  per  1'  invalsa  in  que'  giorni  maggiore  repu- 
gnanza  a  toccare  il  sangue  per  alcuni  occorsi  ed  esagerati  accidenti; 
la  popolare  cresciuta  opinione  die  ne'  di  canicolari  ed  estivi  non  si 
tragga  sangue  senza  pericolo ;  la  credulitii  alinientata  dal  volgo  a  certe 
drastiche  sostanze,  ancorche  vietate,  sospette  e  non  ragionevoli  come 
medicine,  fino  al  punto  di  aspettare  da  queste  effetti  sicuri  e  vantaggi 
superiori  a  qualunque  salasso ;  la  falsa  idea  in  alquanti  die  la  sraetno- 
raggine  o  la  sonnolenza  procedessero  da  debolezza,  e  volessero  riraedio 
dal  vino,  dalla  birra ,  dall' accpiavite  e  dal  rlium;  I'abuso  quindi  nel 
here  e  nel  mangiare  in  raodo  da  ricliiamare  tutte  le  viziose  conseguenze 
deU'ubbriachezza  e  dell' intemperanza ;  la  sospensione  a  quell' epoca 
di  certi  affari  e  negozj  ;  le  occorse  scoperte  di  consumate  sostanze 
nel  giuoco,  nel  lusso  e  in  qualche  vana  speculazione;  la  coscienza 
rea  di  qualche  misfatto  a  manifestarsi  vicino  ;  la  temuta  perdita  del- 
r  onore  e  dell'  inipiego ;  la  raancanza  di  religiosi  principj  portanti 
alia  rassegnazione  e  al  ravvedimento ;  la  necessita  di  cambiare  una 
vita  scostiimata  e  licenziosa  per  la  subita  privazione  de'  mezzi  che  la 
sostenevano ,  e  la  pervicacia  di  non  adattarsi  ad  irn  sistema  proprio  e 
degno  di  sa\-io  uomo  e  di  onesto  cittadino. 

Ma  scenda  ormai  il  discorso  alia  parte  destinata  a  narrarvi  la  cura 
non    tanto   praticata    nello    scorso    anno    con    buon    successo ,    quanto 


DI  BASSIANO    CARMINATI.  23 1 

praticabile  in  avvenirc  con  assai  migliorc  prohabilmentc  fortunatissirao 
iiclle  future  cpiderniche  e  nelle  stesse  sporatUclie  cncefalitidi.  Comin- 
ciate  dunque  a  udire  clie  la  cura  riuscita  talvolta  a  preservare  dal 
suicidio  e  guarire  dal  cerebrale  malore  infiainmatorio  fu  regolata  da 
qiiella  che  a  Pavia  I'anno  1797,  predominandovi  esso,  vi  feci  dalT  11- 
lustre  collega  mio  e  professore  Scarpa  secondato.  Dacche  si  scopri 
determinatavi  I'encefalitide  ne' giovani ,  non  avvezzi  a  militare,  dal- 
r  esercizio  al  sole ,  dal  capo  raso  senza  Ijastovole  riparo  della  sferza 
di  esso,  e  nelle  feminine  dalla  moda  di  annerire  la  capcUatura  con 
baguai'la  e  asciugarla  ai  raggi  solari ,  o  portarla  corta  e  senza  difesa 
alia  testa,  si  penso  che  alle  premesse  gcnerali  emissioni  del  sangue 
dovesse  ogni  altra  maniera  tener  dieti'o  di  cavarlo  da'  vasi  arteiiosi 
e  venosi  sparsi  intorno  alle  diverse  parti  della  testa  e  comunicanti 
coUe  interne. 

Si  abbraccio  dunque  un  tale  metodo  ora  pure  preservativo ,  e  mas- 
sirae  avendo  avuto  nei  primi  anni  del  1800  I'occasione  di  confermarne 
maggiormente  I'utilita;  perche  le  ricomparse  cncefalitidi,  col  mostrare 
la  stessa  natura  e  indicazione,  vennero  a  domandare  lo  stesso  tratta- 
mento.  E  per6  il  nostro  esempio  cbbe  un'  inlluenza  nelle  successive 
cure  della  nialattia  doppiainente  vantaggiosa;  perocche  dopo  avere  in- 
dotti  allora  i  nicdici  e  chirurghi  priiuarj  dello  spedale  accennati  di 
sopra  a  valersi  delle  stesse  maniere  di  trar  sangue ,  fecero  die  i  gio- 
vani allievi  testiinonj  in  quel  tempo  di  cpielle  sperienze  e  osservazioni, 
divenuti  poi  eccellenti  maestri  e  artefici  in  IMilano  e  in  altre  citta, 
praticassero  negli  scorsi  mesi  egual  genere  di  cura,  e  in  ambidue  i  tempi 
con  vero  e  sommo  p^ofitto.  Dir6  anzi  che  un  di  loro  oltrepasso  i  limiti 
da  noi  prescritti  e  tenuti,  traendo  sangue  nel  preludio  dell'encefalitide 
ad  un  giovane  forte  contadino  dalle  vene  ranine  o  sottolinguali ,  cre- 
dendo  d'imitare  Lancisi,  con  prontissimo  effetto  bensi  suUa  malattia,  la 
quale  sotto  la  copiosa  perdita  del  sangue  entro  la  giornata  disparve , 
ma  tenne  gli  astanti  in  lunga  agitazione  per  la  difficolta  incontrata  dal 
primo  chirurgo  ottimo  operatore  dello  spedale  dottor  Cera  nell' arrestare 
il  sangue.  N6  gli  attuali  nostri  medici  e  cliinn-ghi  si  mostrarono  ri- 
cordevoli  soltanto  de'soccorsi  e  vantaggi  nelle   scuole  cliniche   e  nelle 


2 32  SOPRA    LE    CAUSE   DEL    SUICIDIO 

infermerie  dello  spedale  di  Pavia  provenuti  agli  eucefalitici  dalle  im- 
piegate  maniere  di  cavar  sangue  in  viciiianza  al  capo ,  meutre  alcuni 
si  mostrarono  adesso  col  fatto  capacissimi  di  cavarne  in  qualunque  ma- 
nicra  e  da  qualunque  parte  con  facilita  e  sicurezza. 

Mi  compiacqui  pertanto  moltissimo  ncllo  scorgere  da  bravi  allievi 
deir  Univei-sita  nazionale  divenuti  bravissimi  medici  e  chiriu-ghi  in 
Milano  adottato  il  metodo  mio  curativo  e  preservativo ,  e  ncl  vedere 
non  poclii  salvati  dal  suicidio  e  da  ogni  altro  pericolo  di  morte,  e 
poscia  guariti  operando  colle  regole  dallo  Scarpa  nostro  insegnate,  e 
confoi-mi  alle  simihnente  indicate  ai  giovani  dottori  praticanti  nel 
grande  spedale  di  Milano  da  questo  pur  nostro  illustre  coUega  e 
della  chirurgia  sommo  ornamento  Cavaliere  Palletta  intorno  alia  stessa 
epoca.  Impcrocche  mi  sovvengo  ancora  che  s'  egli  non  giunse  in  tempo 
( troppo  tardi  chianiato  )  di  salvare  al  Nobilc  Don  Agostino  Agudio , 
universalraente  amato,  la  vita ,  pote  dire  ai  medici  della  cura  cli'ei  non 
era  apopletico ,  ma  colpito  da  encefalitide  non  conosciuta :  stava  per 
morirne  airindomani,  per  cui  si  colse  in  grazia  di  lui  un  lucido  in- 
tervallo  ancora  di  compiere  ai  doveri  religiosi  e  ai  civili,  e  si  ebbe  al 
tempo  stesso  da  lui  1'  importante  notizia  dell'  insorto  e  sparso  male  e 
della  qualita  della  cura  da  esso  ricliiesta  e  fortunatamente  mostratagli 
dalla  sua  sperienza. 

Vedemmo  quindi  alcuni  eucefalitici  delle  due  passate  stagioni  in  cui 
si  poteva  tentare  una  cura  con  speranza  di  alleviarli  e  di  guarirli ,  e 
ricevere  sollievo  e  salute,  meutre  alle  generali  cacciate  di  sangue  solite 
praticarsi  dalle  braccia  e  dai  piedi  si  aggiunsero  le  contemporanee  o 
successive  da  que'  vasi  arteriosi  e  venosi  spars^^  intorno  alle  diverse 
parti  della  testa  o  ad  essa  vicine  che  i  Morgagni  e  i  Borsieri  volevano 
nelle  malattie  del  capo  particolarmente  aperti.  Vedemmo  ciascuna  di 
queste  estrazioni  di  sangue  I'una  dopo  I'altra  opportunamente  praticate 
coll'apertura  delle  vene  jugulari  preparate  coUa  corapressione  innocua 
al  capo,  della  frontale  e  delle  stesse  arterie  temporali,  e  soventi  volte 
ancora  colla  scarilicazione  profonda  ed  estesa  all'  occipite ,  che  traendo 
colla  ventosa  le  due  o  tre  volte  applicata  dalle  vene  occipitali  diramate 
dalle  jugulari  esterne  si  coraunica  ai  venosi   seni   delle   meningi,  e  si 


DI   BASSIANO    CARMINATI.  233 

ricliiama  da  loi'o  il  sangue  agli  csteriori  vasi  tuttavia  aperti  alia  circo- 
lazione  ne'giovani  e  nefi,!!  adulti,  e  tra  noi  anche  ne'vecchi  purclie 
pletorici  e  di  teniperamento  sauguigno ,  siccorae  si  rinveiinero  dopo 
inoi'te  noil  cancellaii ;  onde  si  ottciiiie  quell'  alleviamento  notabile  die 
da  tale  ajuto  iielle  apoplesie  si  ripronietteva  1'  anticliissimo  medico 
Areteo  (*)  e  iiello  scorso  secolo  il  Valthcr  sopra  di  ogni  altro. 

Vedcmnio  siinilnicnte  dal  sangue  in  abbondanza  tratto  colle  mignatte 
poste  a  diverse  parti  della  faccia,  del  collo  c  dietro  le  oreccliie  mi- 
tigati  i  dolori,  gli  ardori  e  altri  molesti  siiitonii  del  capo,  e  colle  iii- 
cisioni  fatte  tra  i  processi  stilo  e  mastoideo  dietro  le  orecchie  con  una 
lancetta  penetrando  profondamente,  merce  dell'estratto  sangue  rassere- 
nare  la  mente  e  ricliiaraare  la  memoria :  nella  guisa  die  lo  Scarpa  nel 
1 809  invitato  meco  a  soccorrere  un  facoltoso  negoziante  apopletico  da 
qualclie  di ,  giunse  con  simile  operazione  a  cavare  cinque  once  di  sangue 
da  ciascun  lato  c  ritornargli  1'  uso  dei  sensi ,  la  smarrita  memoria ,  la 
perduta  loquela  e  la  tolta  riflessione. 

Cert'  altri  encefalitici  altresi  dopo  essere  stati  tolti  al  manifesto  pe- 
ricolo  della  vita  coUa  sollecita  pratica  del  pieno  e  compiuto  metodo 
antillogistico  dalla  pletora  e  dall' inflanimaiuento  riclamato,  migliorarono 
vie  pill,  e  nel  corso  proprio  ai  niali  acuti  e  corrispoiidente  alia  forza 
e  azione  delle  cause  morbose,  si  accostarouo  al  termine  della  malattia 
coU'applicazione  delle  mignatte  molte  e  replicate  ai  diversi  siti  del 
corpo  secondo  la  qualita  dei  malati  e  le  differenze  del  male.  Ora  si 
cerco  di  ricliiamare ,  applicandole  al  dorso ,  il  sangue  dal  capo  e  dal 
collo;  ora  di  estrarne  dalle  vene  delle  braccia  la  possibile  quantita, 
supplendo  a  non  praticabili  salassi;  ed  ora  di  operare  una  rivulsione 
indicata  del  sangne  dalle  parti  superiori,  ed  un  abbondevole  sfogo  di 
esso  da'  vasi  emorroidali  chiusi  all'abituale  flusso  cruento,  die,  soppresso, 
i  mali  del  capo  cagiona  ed  aggrava. 

Queste  veramente  invitate  ed  in  abbondanza  proraosse  evacuazioni 
sanguigne  produssero  un  salutevole  eiFetto  ogni  qual  volta  vennero  ad 
acquistare  di  efficacia  coll'  astinenza  dai  ricercati  cibi  per  qualche 
gionio,  colla  tenue  dieta  in  appresso,  colle  bevande  temperanti,  cogli 

(*)  De  scarificat.  occipUii  plur,  capitis  morborwn  auxUio. 

Vol.  IV.  P.  II.  3o 


o34  SOPRA   LE    CAUSE  DEL   SUICIDIO 

iiiterposti  pui'ganti  lenitivi  di  subacide  polpe  di  tamarindi ,  di  cassia 
e  di  inanna  ,  colle  pozioni  o  misture  saline  attenuanti  o  coUe  emulsioni 
paregoriche ,  coi  clisteri  mollitivi ,  coi  pediluvj ,  semicnpi  e  bagni  te- 
pidi,  co' rubefaceati  e  vescicatorj  agli  omeri  c  alle  scapule,  e  con 
applicazioiii  rinfrescative  e  solvcnti  alia  testa.  Intorno  ai  quali  due 
ultiini  mediciiiali  ajuti  per  altro  non  tacero  la  rara  loro  riuscita  forse 
a  motivo  che  il  prirao  troppo  spesso  e  troppo  presto  si  applic6  cioe 
sul  capo  di  persone  sensibili  ed  eccitabili  e  non  preparate  ancora  dai 
preniessi  salassi  a  risentirne  senza  sovercliia  irritazione  il  vantaggio, 
e  die  il  secondo  della  fredda  doccia  sulla  rasa  testa  cadente  o  del 
ghiaccio  impostovi,  giovevole  ordinariamcnte  a  principio,  si  uso  quando 
e  dove  couveniva  piuttosto  risolvere  che  reprimere. 

Non  equivoco  airincontro  mai,  aiiche  infruttuoso  talvolta  risultando, 
apparve  quel  modo,  secondo  me  precipuo,  di  troncare  il  corso  all'en- 
cefalitide,  e  con  minore  difficolta  guarirla,  gia  conosciuto  da  rimotissimi 
tempi  in  Egitto  ,  vo' dire  Tartificiale  emorragia  dal  naso,  utilissima  in- 
dicata  dalla  naturale ,  che  coll'  accadere  spontanea  e  larga  scioglieva 
da  se  I'encefalitide,  cola  frcquente  promossa  da  quei  sacerdoti  e  me- 
dici  insieme ,  coU'  introdurre  nelle  nari  un  corpo  atto  a  ferirne  i  vasi , 
una  canna,  una  penna  da  scrivere  od  un  istromento  qualunque  idoneo. 
II  cpiale  mezzo  nelle  successive  eta  usato ,  riproposto  e  favorito  colle 
calde  e  vaporose  fomentazioni  da  raedici  di  raano  in  mano  fioriti  con 
maggiore  merito  e  fama ,  fu  richiamato  a  nuova  luce  da  Pietro  Sallo 
Diverso,  valente  clinico  e  dotto  scrittore  faentino ,  che  seppe  nel  i  586 
rinnovarne  col  proprio  esempio  la  fiducia  e  migliorarne  la  pratica 
nelle  sue  opere  latine  edite  a  Francoforte  (*),  e  lo  fu  in  una  espe- 
dientissima  maniera,  mentre  ai  vecchi  modi  e  strumenti  acuti  sostitui 
1'  innocua  applicazione  delle  mignatte  alle  parti  interne  delle  nari  all'uopo 
reiterata ,  e  col  sottoporvi  una  spugna  imbevuta  d'  acqua  calda  provo 
la  facilita  di  potere  da  que'  vasi  medesimi  aperti  estrarre  in  tale  ab- 
bondanza  il  sangue,  che  per  la  loro  comunicazione  cogl' interni  sparsi 

(*)  Queste  opere  sono:  De /eferi  pesri/enffo/j.'      habetur:  Annotationes  in  artem  medicam  Donati 
Curationcs  quorundam   pardcularium  morbonan,       Antonii  ab  Altomari. 
quorum    tractatio    ab    ordinariis    practicis    non 


DI  BASSIANO    CARMINATI.  235 

nelle  sostanze  corticalc  e  midoUare  avvenisse  richiamo  clai  seni  e  ven- 
tricoli  di  taiita  effitacia  da  magniiicarlo  c  ascrivergU  la  felice  guarigione 
conseguita  di  alcuui  ainmalali  con  quelle  parole :  Hoc  ununi  rnaxime 
laudo,  cui  podssimum  attribuo  samcatern  in  nonnullU  ex  tali  morbo  recu- 
peratam. 

Stimato  era  in  fatti  1'  esito  largamentc  aperto  dal  naso  al  sangtie ,  e 
tcnuto  a  Pavia  principale  riniedio  del  male  sino  dal  tempo  in  cui  si  pote 
air  osservazione  clinica  del  Salio  accoppiare  1'  anatomia  del  celcbre 
Cerardi,  professore  di  Parma.  Col  restare  Scarpa  ed  io  convinti  die 
le  interne  vene  delle  nari  (  da  qnesto  nostro  amico,  troppo  presto  ra- 
pito  alia  gloria  del  nome  italiano ,  vedute  nelle  tavole  del  Santorini , 
affidategli  dal  maestro  Morgagni  per  essere  da  lui  riordinate  ed  edite, 
come  segui  con  una  magnifica  edizione  Bodoniana)  comunicassero  col- 
I'encefalo,  cercammo  alia  prima  comparsa  di  qualche  sporadica  encefa- 
litide  di  rendere  la  scoperta  fruttuosa.  Furouo  dunque  alle  nari  destra 
6  sinistra  accostate  due  o  tre  sanguisughe  in  modo  da  farle  penetrare, 
salire,  afferrare ,  mordere,  incidere,  schiudere  e  succhiare  dalle  vene 
santoriniane  il  sangue,  e  da  ottenerne  anche  in  appresso  cogli  attratti 
vapori  delle  calde  spugnc  raolto  e  poi  molto  e  talvolta  moltissirao. 

Venne  quindi  da  me  adoperato  di  tempo  in  tempo  tanto  facile  e 
naturale  ajuto  nelle  encefalitidi  sia  de'fanciuUi  non  sanati  colla  cura 
del  celeberrimo  amico  Odier,  sia  dei  pellagrosi ,  sia  dei  non  guariti 
del  tiitto  in  una  maniera  da  vincere  talora  la  mia  ed  altrui  aspcttazione. 
Imperocche  il  suo  effetto  salutevole  fu  ora  istantaneo  ,  ora  non  mediocre 
ed  ora  grande  e  insieme  permanente  :  eppero  ragionevole  divenendo , 
non  ha  guari ,  il  rinnovamento  suo,  risulto  in  piu  casi  il  migliore 
soccorso  prestabile  all'  ammalato ,  e  il  preservative  piii  immediate  e 
valevole  a  tener  lontana  la  malattia,  ovvero  a  porre  pronto  insupera- 
bile  ostacolo  ad  ogni  suo  progresso.  Se  a  male  spiegato  valse  a  ren- 
dere la  guarigione  sicura ,  di  cui  molto  si  dubitava ,  coll'  aver  dato  dai 
vasi  del  Santonni  nello  spazio  di  cu'ca  due  ore  trenta  once  e  piii  di 
sangue ,  e  quindici  o  ventidue  giorni  dopo ,  non  mi  sorprese  se  con 
eguali  evacuazioni  determinate  in  pari  tempo  si  dissipo  la  minaccia  o 
il  principio  dello  stesso  malore. 


2.36  SOPRA   LE    CAUSE   DEL   SUICIDIO 

Merita  in  conseguenza  cosi  possente  ajuto  di  essere  nella  cura  del- 
r  encefiilitide  generalmente  lodato  ,  e  di  ottenere  qui  ed  altrove  la  fiducia 
di  tint'  i  medici  e  chirm-ghi,  per  cui  non  sia  raai  negletto.  Col  portar 
fuori  dalle  nari  qualche  libbra  di  saugue,  riesce  un  rimedio  ecp.iivalente 
ncireffetto  ad  una  larga  eraorragia  sopravveuuta  a  ferite,  contusion!  e 
nialattie  del  naso  e  del  capo ,  che  ai  risultati  disordini  e  incomodi 
ripara ,  come  1'  csperienza  ci  mostr6  con  evident!  recentissime  osser- 
vaziom.  Da  cui  si  ebbero  similmente  nuovi  motivi  e  nuovi  fatti  per 
essere  giudicato  con  me  dai  sapienti  e  accorti  raaesti'i,  e  per  essere 
volonticri  prescritto ,  come  primario  stromento  o  mezzo  della  cura  pre- 
scrvativa,  della  quale  torna  pur  bene  die  a  prevenire  i  futuri  suicidj 
e  i  frccfuenti  ritorni  delle  encefalitidi  io  ora  vi  parli,  o  signori,  bre- 
vemente. 

La  pill  giusta  e  forte  ragione  esige  che  le  cause  proegumene  e  pro- 
catartiche  sieno  allontanate  o  impedite  di  concorrere  insieme  e  riunite 
a  dar  origine  ,  corpo  e  forma  all'encefalismo;  perocche  la  scienza  ed 
arte  medicinale  ritenne  la  sua  guarigione ,  ed  insegnb  fin  qui  essere, 
quando  e  incipiente  ,  assai  difficile,  e  quand'e  confermato,  impossibile. 
Torna  ora  quindi  a  preciso  mio  dovere  di  non  terminare  questa  me- 
moria  senza  porgere  suggerimenti  opportuni  a  prevenirlo,  massime 
poste  le  favorevoli  circostanze  attuali  di  vedermi  abilitato  coi  recent! 
lunii  a  darne  d!  ben  fondati  ed  utili  sotto  il  doppio  aspetto  dell'  in- 
fluenza clie  abbiamo  detto  a  principio  avervi  alia  genesi  della  malattia 
le  cause  fisiche  e  le  moral! ,  e  coll'  intenzione  di  trar  profitto  dalle 
ultime  important!  osservazion!  de'  medic!  espert!  e  sagaci ,  e  dalle 
dottrine  da  religios!  principj  regolate  e  prodotte  da  filosofi  saggi  e 
pnidenti. 

Converra  dnnque  cominclar  la  cura  di  prcservazione ,  venendo  in 
ajuto  del  male  disposto  ed  esteso  colle  emission!  del  sangue  nella  qvxan- 
tita  proporzionata  al  di  lu!  stato  e  nella  qualita  del  luogo  indicata  dal 
tempo  e  grado  di  esse  male.  Parmi,  a  dir  vero ,  intorno  a  questo  punto 
di  avere ,  sperimentando  e  osservando ,  imparato  che  !  prodromi 
annunziator!  di  una  subita  e  grave  encefalitide  richiedono  pronti  e 
copiosi  salassi  uelle   braccia  replicati,    e   il  consecutive  non  ritardato 


DI   BASSIANO   CARMINATI.  287 

aprimento  de'  vasi  entro  al  naso  e  porgenti  di  sangue  copia  larghissima; 
e  die  al  contrario  i  preludj  di  una  lievc  e  iion  rapida  domandano 
r  artificiale  irnniediata  emorragia  dalle  nari  di  alquaiUe  libbre,  da  se 
sola  riuscita  non  di  rado  sufRciente  a  totalmeiite  ne'suoi  principj  abo- 
lirla.  Ed  e  pure  in  questa  seconda  maniera  die  il  passaggio  s'inipedi 
al  pill  volte  nominate  infiammamento  cerebrale  di  certi  mali  che  per 
r indole,  la  condizione,  la  forma,  il  carattere,  I'andamento  e  gli  esiti 
intercssano  I'encefalo,  e  che  da  certi  nosologi  si  vorrebbcro  ora  sti- 
mare  altrettante  encefalitidi. 

Ancorche  tali  non  si  vogliano  dii'e  con  loro  i  principj  di  certe  feb- 
bri  e  malattie,  e  certe  sinoche ,  cefalalgie  c  siraili,  sappiarao  pero  da 
sicure  osservazioni  e  dottrine  che  di  leggieri  si  mutano  in  encefalitidi; 
onde  spesso  si  tolsero  coU'  emorragie  dal  naso  invitate  coUe  applicate 
sanguisughe  e  colla  loro  larga  copia  senz'  altra  ulteriore  flebotomia 
riuscita  all'  uopo  con'ispondente.  In  prova  di  che ,  per  citare  casi  soli 
recentissirai ,  tai  limito  a  esporvi ,  illustrissimi  colleghi ,  die  siffatta 
chimrgica  raedicatura  da  dotti,  rinoraati  ed  esperti  artefici  e  scrittori 
usata  preserve  dall' encefalitide,  mentreche  dal  dottor  Tribern  prescritta 
in  una  febbre  con  vaniloquio  e  vivo  dolore  al  capo ,  il  quarto  giorno 
la  supero  ;  dal  dottor  Paolo  Acerhl  suggerita  in  una  vertigine  caduca 
impedi  la  ricomparsa;  dal  Cavaliere  e  professore  Mantovani  ordinata 
in  qualche  sinoca,  prestissimo  la  estinse  ;  dal  dottor  Millesi  adoperata, 
r  invitta  resistenza  ai  replicati  salassi  voluti  da  intense  ardore  al  capo 
si  rimosse;  dal  dottor  Caimi ,  ispettore  dello  Spedale  di  Milano,  cuuen- 
tata  in  tre  forti  minacciese  cefalalgie,  al  prime  entrare  nel  luogo  pie 
le  demo  in  peche  ore  ,  e  prima  delle  ventiquattro  con  meraviglia  di 
molti  le  vinse,  e  censigliata  a  me  finalmente  d'accerdo  co'miei  due 
medici  Omodcl  e  Cavaliere  Locatclli,  dal  dottor  Sollcra,  e  sotte  di  lui 
eseguita  la  prima  volta  produsse  grande  effetto ,  e  dope  due  giorni  re- 
plicata  mi  libero  merc6  1'  estratte  cinquantasei  once  circa  di  sangue 
dalle  relicpiie  di  una  non  lieve  e  molesta  pletora  al  capo. 

Si  abbia  dunque  in  questo  preservative  la  dovuta  fiducia,  e  se  ne 
faccia  il  possibile  use  in  grazia  massime  del  potere  che  ha  la  natura  di 
sopportare   o  aramettere  I'uscita  per   questa  via  di  ima   quantita   assai 


238  SOPRA  LE   CAUSE   DEL   SUICIDIO 

grande  di  sangue,  anche  indipendentemente  dallo  stato  di  minacciata  en- 
cefalitide  sciiza  daniio,  ed  anzi  cou  vantaggio.  Di  ci6  uu  doppio  esempio 
si  ebbe  negli  scorsi  dodici  aniii  di  una  dama  settuagenaria,  che  a  Pavia 
dopo  avere  perdute  dal  naso  sei  libbre  di  sangue  in  un  giorno,  dopo 
sei  altri  sostenne  col  pivrer  luio  e  di  Scarpa  Testrazione  coUe  niignatte 
alle  pinne  del  naso  di  tre  altre  libbre  richieste  dal  continuato  peso  e 
dolore  al  capo,  e  di  un  piii  vecchio  prete  in  Milano,  per  simile  case 
curato  egualinente ,  e  col  fortunate  successo  in  amendue  di  vcderli  ad 
un  tempo  preservati  dall'encefalismo,  e  guariti  da  inveterata  miopia 
in  modo  di  vedere ,  di  leggere  e  di  scrivere  senza  difetto  o  debolezza 
di  vista  Tuna  otto  anni,  e  Taltro  di  rimanere  tuttora  franco  e  robusto 
uella  vista. 

Con  qaesto  mezzo ,  coUa  fuga  delle  cause  disponenti  e  occasionali 
dcUa  malattia,  coll' avvertenza  di  evitare  soprattutto  1' ardore  del  sole, 
coir  innocenza  e  parsimonia  d'  un  vitto  temperante  e  in  gran  parte 
vegetabile ,  coU'  accorto  riparo  del  capo ,  della  fronte  e  degli  occlii 
neir  csercizio  di  qualche  arte  o  mestiere ,  col  regolato  uso  del  moto 
e  della  quiete,  del  sonno  e  della  veglia,  coirastinenza  da  lunglie  e  pro- 
fonde  meditazioni  e  coUa  moderazione  negli  studj  sara,  secondo  me, 
massimamente  compiuta  la  medica  dottrina  concernente  la  profilattica 
cm'a  dell' encefalitide.  A  lei,  s'io  non  erro,  manca  soltanto  I'indica- 
zione  de'mezzi  e  precetti  espedienti  a  governare  rettamente  i  patemi 
deir  animo ,  e  prevenirne  la  ricordata  sinistra  e  spesso  fimesta  influenza 
sulla  mente  e  sul  cuore  che  carabi6  un  disgraziato ,  un  incredulo,  uno 
scostumato ,  un  guasto  e  corrotto  ne'  vizj  in  un  misero  encefalitico  e 
disperato  suicida. 

Cominci  la  cura  preservativa  da  questo  lato  per  una  ingenua,  religiosa 
e  felice  educazione,  avvalorata  nel  sue  effetto  e  renduta  di  maggior  frutto 
col  buon  esempio  de'  genitori ,  de'  parenti  ed  amici  assai  piu  dei  pre- 
cetti efficaci;  dalla  scelta  di  ottimi  maestri  e  di  buoni  libri  e  di  saggi 
insegnamenti;  dalla  pratica  d'ogni  virtu  sociale  e  cristiana;  dalla  fuga 
delFozio;  da  una  coscienza  amica  del  giusto  e  dell' onesto ;  dall' osser- 
vanza  delle  leggi ;  dall'amore  al  Sovrano,  alia  patria  e  alia  famiglia, 
e  dal  costante  studio  di  evitare  tutte  le  occasioni  e  le  pratiche  atte  a 


m  BASSIANO   CARMINATI.  289 

far  deviare ,  sia  il  giovane ,  sia  1'  adulto ,  dal  retto  sentiero  e  strasci- 
narlo  presto  o  tardi  fra  i  pcricoli  di  ogni  sorta  capaci  di  condurlo 
all'orlo  del  prccipizio,  e,  come  si  mostra  in  questa  scrittura,  alia  per- 
dita  stessa  dcUa  ragione ,  deli'  onore  e  della  vita. 

Succeda  poi  all'  osservanza  delle  prescrizioni  e  delle  norme  or  dette, 
che  Bono  positive,  la  savia  e  prudente  attenzione  a  quelle  clie  sono  nega- 
tive, di  cui  la  prima  ci  raccomanda  di  evitare  gli  oggetti,  la  cui  rap- 
presentanza  ai  iiostri  pensieri  e  ai  sensi  troppo  viva,  troppo  ripetuta 
e  troppo  atta  a  sedurre,  dalla  mente  passando  al  cuore  s'impadronisce 
della  volonta,  niette  in  moto,  quasi  senza  die  ce  ne  accorgiamo,  le 
tee  passioni,  le  copra  sotto  il  velo  d'una  conformita  alia  natura  umana, 
le  guida  con  una  morale  non  avente  retto  e  sufficicnte  principio  delle 
sue  azioni,  e  ne  scusa  le  pericolose  conseguenze  con  una  non  sana 
filosofia.  La  cpiale  in  vece  di  condurre  alia  verita ,  di  cui  e  figlia , 
porta  all'inganno  e  all'eiTore,  indi  per  due  vie  tortuose  e  fatali  aperte 
una  daU'  amor  disperato ,  e  1'  altra  dal  materialismo  al  suicidio. 

Ad  un  termine  o  precipizio  cosi  lagrimevole  pur  troppo  entrambe 
recentemente  condusse,  oscurati  i  lumi  della  ragione  e  soffocati  i 
rimorsi  della  coscienza,  la  lettura  di  cattivi  romanzi  e  di  ernpi  libri. 
I  primi  con  instillare  nei  cuori  giovanili,  e  in  ispecie  in  quelli  deU'altro 
assai  sensibile  e  debole  sesso,  un  veleno,  che  insinuato  distrae  dal  bene, 
accende  lo  spirito  e  lo  muove  a  compatire  ed  anche  ad  ammirare 
aniori  che  I'onesta  detesta  e  la  legge  condanna;  i  secondi  col  radi- 
care  delle  idee  erronee  nella  mente  degli  educati  male  e  cresciuti  nelle 
massirae  dell'  atcismo  di  levarsi  dai  travagli  col  levarsi  di  vita.  Oltre 
che  gli  spettacoli  e  le  rappresentanze  porgono  alle  alterate  fantasie 
nuovi  e  maggiori  impulsi. 

Per  la  qual  cosa  dovendo ,  secondo  1'  annunziatovi  divisamento , 
questo  discorso  giunto  ora  al  fine  essere  da  me  compiuto  con  porgere 
in  nome  della  medicina  politica  ai  rettori,  ai  governanti  e  difensori 
per  istituto  e  dovere  della  pubblica  sanita  avvisi  e  consigli  valevoh  a 
prevenire  la  comparsa  dell' encefalitide  coU'allontanamento  di  certe  sue 
cause  generali  e  in  guisa  da  renderla  rara  al  mondo  e  non  mai  ap- 
portatrice  di  morti  e  di  suicidj ,  non  dimentichero  di  dedurli,  ripeterli 


240  SOPRA   LE   CAUSE   DEL   SUICIDIO 

e  regolati  offiirli  da  motivi  insieme  riuniti  fisici  e  morali.  Lo  die  soiio 
per  eseguire  tosto  ch'  io  abbia  px-oposti  pochi  salutevoli  ricorcU  die 
r  igiene  e  la  terapeutica  porgono  agli  uoraiiii  col  desiderio  e  col  fine  di 
niaggiormente  preservarli  dalla  disposizioue  e  nialattia  di  cui  trattiamo. 
Tra' cjuali  viene  1' avvertenza  di  guardare  la  testa  dalle  iuteraperie , 
dalle  pioggc  e  dalle  subite  variazioiii  e  alternative  di  caldo  e  freddo 
e  dair  aria  umida ,  di  coprirla  con  cappello  o  berretto  nell'  estate  leg- 
giero ,  bianco  di  colore  e  di  materia  11011  assorbente  e  iion  conservante 
il  calorico  de'raggi  solari,  di  tenerla  giacendo  in  letto  alquanto  elevata 
e  sostenuta  da  cuscino  non  soffice ,  non  molle  e  iion  laneo,  e  piuttosto 
resistcnte  e  di  crini ,  di  tenerla  snll'una  o  suU'altra  guancta  dormeiido 
piegata ,  e  nell'  alzarsi  da  letto  siiio  a  ritoriiarvi  tenuta  sempre  alta  e 
diritta  col  collo  sulle  spalle  in  qualsivoglia  tempo  di  quiete,  di  moto, 
di  passeggio ,  di  esercizio  in  qualsivoglia  genere ,  di  occupazioni  di 
opera  e  di  studio:  si  raccomanda  la  scelta  a  clii  al  male  inclina  di  un'aria 
in' estate  frcsca,  pura,  di  monte,  difesa  dal  sole  e  teiiiperata  dalla  vi- 
cinanza  di  un  lago  o  di  un  fiiinie  ;  la  purga  una  o  due  volte  al  niese 
del  ventre;  1' applicazione  in  taluno  delle  raignatte  dietro  le  orecchie, 
e  in  tal  altro  all'  ano ,  e  1'  uso  interpolato  di  qualclie  altro  semplice 
rimedio ;  il  cui  scopo  sia  di  tenere  dall'  afflusso ,  dalla  copia  e  dalla 
qualita  infiammatoria  del  sangue  illese  le  parti  contenute  nel  capo  :  e 
si  raccomanda  in  fine  da  me  la  costante  imitazione  di  Borsieri  nel  fuggire 
gli  sternutatorj  e  gli  acri  stimolaiiti,  e  nel  ricreare  in  vece ,  com' ci 
diceva  ed  eseguiva,  con  innocue  odorose  cose,  con  aromatidie  fragranti 
acque  e  con  soavi  spiriti  il  cervello. 

Ma  venga  finalmente  la  medicina  politica  co'  suoi  consigli  a  prevenire 
die  r  encefalitide  compaja  o  almeiio  ben  di  rado  e  non  mai  circondata 
dalle  vedute  disgrazie,  all'  intento  opportuni  e  ora  renduti  ai  municipj  e 
ai  magistrati  palesi ,  tra'  quali  e  di  vedere  clie  nell'estate  le  grandi  strade 
dello  stato  dominate  dalla  cocente  azione  del  sole  offrano  al  viaggiatore 
e  al  viaiidante  a  determinate  stazioni  il  sollievo  dell'  ombra ,  il  re- 
frigerio  dell'acqua  e  il  comodo  di  un  bagnatojo;  di  ordinare  che 
iielle  comrade  di  una  citta  trovi  il  cittadino  il  passeggio  difeso  dalla 
sfcrza  solare  dall'  una  all'  altra  via ,  e  il  riverbero  e  I'ardore  de'  selciati 


DI   BASSIANO    CARMINATI.  24 1 

e  de' suoli  di  pietra  prevenuto  da  regolare  innaffiamento,  e  il  transito 
dalle  piazze  renduto  nelle  ore  piu  calde  innocuo  da  piantagioni,  da  ripari 
e  da  tontaue;  di  vegliare  perche  al  primo  sospetto  di  una  costituzione 
epidemica  atta  a  farla  insorgere  abbia  1'  abitantc  dalla  medica  solleci- 
tiidiiie  il  pronto  soccorso  de'piu  idonei  preservativi,  e  di  conciliare  a 
queste  disposizioni  maggiore  efficacia,  unendovi  il  concorso  di  alcuna 
riforma  o  correzione  de'  pubblici  spettacoli  reclaniati  dalla  sana  morale 
in  alcuni  paesi  per  altro  colti  e  distinti. 

La  brania  di  corapierc  il  progetto  del  possibile  preservamento  dalla 
encefalitide  cliiede  pur  essa  die  sieno  riformate  le  sceniche  rappre- 
sentanze  clie  in  luogo  di  correggere  allettando  i  costumi  o  mostrare 
punito  il  vizio ,  offrono  il  trionfo  della  vendetta  e  della  crudelta,  clie 
non  sieno  d'  ora  innanzi  sul  teatro  ofFerti  alia  calda  immaginazione 
degli  spettatori  mai  piii  certi  quadri  sparsi  di  sangue  e  di  lutto,  clie 
lungi  dair  iiicutere  rammarico  e  spavento,  si  applaudiscono  e  si  riguar- 
dano  cpiai  raodelli  di  vera  fortezza  e  di  austera  virtu;  e  clie  mai  piu 
si  mostrino  al  popolo  in  varie  guise  sedotto  e  vivaraente  commosso  i 
pugnali  come  intrisi  di  sangue  e  tratti  dal  seno  di  vittime  immolate 
ora  alia  gelosia,  ora  alFambizione,  ora  ad  iin  falso  eroismo  e  sempre 
da  una  mano  diretta  da  uii  cuore  perverso  e  maccliiata  dal  delitto. 

Consoliamoci  pero  colla  fondata  speranza  che  questi  combinati  voti 
della  medicina  e  della  morale  sieno  esauditi  senza  indugio  in  Europa, 
da  che  i  suoi  felici  abitatori  vivono  all'ombra  di  Governi  saggi  e  illu- 
rainati  e  sotto  lo  scettro  di  Sovrani  che  si  gloriano  di  essere  padri 
de'  loro  popoli. 


ra.  TV.  p.  II.  ♦  3i 


SULLA  CORRISPONDEINZA 

DELLE  IPOTESI  GEOGONICHE 
COLLA   CLASSIFICAZIONE   GEOGNOSTICA   DELLE   ROCCE 

DI 

SCIPIONE  BREISLAIC. 


§  i.°  Orutognosla — Geognosia — Ceogonia. 

±^e  ricerche  principal!  de'  geologi  suUe  grandi  masse  pietrose  che 
si  presentano  ai  loro  sguardi  nella  superficie  della  terra  sono :  i .°  I'esa- 
niinare  la  natura  e  gli  eleraenti  che  le  compongono ;  2.°  I'osservare  la 
loro  distribuzioue  e  posizione  relativa  per  dedunie  I'ordine  di  succes- 
sione  nella  loro  consolidazione ;  3.°  rintracciare  il  modo  della  loro  fornia- 
zione  e  le  circostanze  alle  quali  si  debba  attribuire  la  lore  origine.  Non 
parlo  di  altre  considerazioni ,  die  possono  essere  molte,  ma  che  o  non 
appartengono  alia  geologia,  o  sono  per  la  scienza  di  un  interesse  minora, 
o  dipendono  da  taluna  di  quelle  che  si  sono  esposte.  II  primo  genera 
di  ricerche  costituisce  la  minercdogia  ossia  orittognosia ,  il  secondo  la 
geognosia,  il  terzo  \si  geogonia.  L'orittognosia  diretta  dalla  chimica,  dalla 
fisica  a  sovente  ancora  dalla  geometria  ha  tre  guide ,  sarei  per  dire , 
sicura,  ed  aspira  al  pregio  di  quella  certezza  cha  pu6  convenira  alle 
cognizioni  umane :  questa  lusinga  a  divenuta  piii  fondata  dopo  le  belle 
osservazioni  di  Berzelius,  dalle  quali  risulta  che  le  corabinazioni  chi- 
miche  formate  dalla  natura  e  le  artificiali  de'nostri  laboratorj  liaiino 
luogo  in  conformita  delle  medesime  leggi  ( veggasi  il  Nuovo  sistema  di 
minercdogia  di  questo  sommo  cliimico  della  nostra  eta ).  Una  sicurezza 
eguala  sino  ad  ora  non   puo    ottenere  la  geognosia,  che  avendo  per 


244  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI    ecc. 

oggetto  di  conoscere  la  giacitura  delle  rocce  ed  il  modo  col  quale  le 
inedesiiue  sono  situate  tra  loro ,  non  lia  altra  base  che  1'  osservazione 
esatta  delle  parti  diverse  e  molto  distanti  della  superficie  terrestre.  La 
facilitii  colla  quale  si  possono  prendere  equivoci  in  questo  genere  di 
osscrvazioni,  ed  il  numero  delle  contrade  esaminate,  forse  troppo  li- 
mitato  ill  confronto  delle  altre  molte  noa  ancora  perlustrate,  fanno 
temere  sempre  qualche  eccezione  a  quelle  regole  che  si  volessero  sta- 
bilire.  Ma  si  consideri  che  1'  arte  di  osservare  le  sovrapposizioni  al 
presente  e  molto  raffinata,  e  che  una  parte  considerabile  del  globe  e 
stata  gia  esplorata  da  naturalisti  esperti,  alle  asserzioni  de'quali  pos- 
siamo  prcstare  intera  fiducia,  e  che,  non  dinienticando  le  necessarie  cau- 
tele ,  conviene  accordare  qualche  forza  ancora  all'aiialogia.  Dopo  il  viag- 
gio  sempre  memorabile  nei  fasti  della  storia  naturale  del  dotto  e  corag- 
gioso  signer  Barone  di  Humboldt  nelle  regioni  equatoriali  dell' America, 
e  dope  la  pubblicazione  del  suo  Saggio  geognosdco  sulla  giacitura  delle 
rocce  nei  due  cmisfcri  possiamo  risguardare  sc  non  come  certa,  almeno 
come  assai  probabile  Funifoi'mita  della  disposizione  generale,  e  conside- 
rata  in  grande ,  delle  masse  terrestri  nelle  regioiii  pin  lontane  del  globe. 
Per  quell o  poi  che  concerne  la  geegonia ,  della  quale  pare  che  i  nestri 
antenati  siansi  occupati  principalraente ,  non  possiamo  aspirare  che  ad 
un  grade  di  raaggiore  o  minore  probabilita ;  convien  dire  per  altro 
che  in  questi  ultimi  anni  si  sono  fatti  alcuni  passi ,  i  quali  potranno 
condurre  a  conseguenze  molte  rilevanti.  II  prime  e  stato  quelle  di  ac- 
cordare la  possibility  a  qualche  principle  geogonice ,  di  cui  per  un 
certo  periodo  di  tempo  non  si  voleva  ascoltare  nemmene  1'  enuncia- 
zione  (  il  fueco  )  ;  il  secondo  di  riconoscere  se  non  come  assurdo , 
ahneno  come  incerto  qualche  altro  principio  che  si  era  adottato  con 
tale  tenacita,  che  non  se  ne  voleva  tollerare  I'esarae  (Tacqua).  Ma  il 
passe  forse  piii  interessante  e  state  quelle  di  ravvisare  1' influenza 
che  altri  rami  di  cegnizieni  debbono  avere  nella  geegonia,  ed  appli- 
care  a  questa  molte  delle  nuove  scoperte  dell'  astronomia ,  della  fisica 
c  della  chimica.  Se  in  un  genere  di  ricerche  lo  spirite  umano  si  e  in- 
camminato  per  la  buona  strada,  chi  osera  fissare  il  punto  nei  quale  si 
dovru  I'ermare  prima  di  giungcre  alio  scope  delle  sue  investigazioni  ? 


DI  SCIPIONE  BREISLAK.  248 

§  2.°  Legcani  tra  i  sucldetti  rami  di  cogruzioni. 

L'  orittognosia ,  la  geogiiosia  e  la  geogonia  si  possono  trattare  sepa- 
ratamente ;  ma  i  loro  legami  sono  cosi  intinii  e  cosi  frequenti  sono  i 
pimti  di  contatto,  clie  sovente  una  si  concatena  con  I'altra,  sicche  si 
possono  considerare  come  tre  rami  della  geologia.  Siccome  neU'esame 
di  una  sostanza  o  terrosa  o  metallica  o  combustibile,  ecc.  possiamo  li- 
mitarci  a  ricercarne  la  natura  (  cio  che  appartiene  al  mineralogo  )  o  la 
situazione  che  occupa  nella  corteccia  del  nostro  pianeta  (  ci6  che  e 
r  oggetto  del  geognosta )  senza  occuparci  del  modo  col  quale  e  stata 
prodotta,  cosi  1' orittognosia  e  la  geognosia  possono  cssere  indipen- 
denti  tra  loi-o  (*)  e  dalla  geogonia;  ma  se  questa  si  separi  da  quelle, 
«  non  sarii  die  un  puro  romanzo ,  una  serie  di  finzioni  piii  o  meno 
»  ingegnose.  Questo  e  I'errore  nel  quale  sono  caduti  per  I'addietro  molti 
M  autori  de'sistemi,  e  che  ha  dato  luogo  all'opinione  di  quelli  che  non 
))  solo  hanno  escluso  la  geogonia  dalla  buona  geologia,  ma  hanno  sparse 
»  ancora  del  ridicolo  sopra  le  sue  investigazioni,  caratterizzandole  come 
«  sogni  e  come  produzioni  di  un'  immaginazione  che  ama  esercitarsi  nel 
M  vasto  campo  delle  congetture.  Ma  dovremo  noi  occuparci  sempre  nel 
»  radunare  i  materiali  per  una  fabbrica,  senza  pensare  giammai  a  i'or- 
»  marne  almcno  il  disegno,  se  non  fosse  altro  per  esaminarne  meglio 
«  i  difetti  e  conoscerne  le  parti  piu  deboli?  Se  I'uomo  si  fosse  limi- 
»  tato  solo  a  raccogliere  de'  fatti,  le  scienze  non  sarebbero  che  una 
»  sterile  nomcnclatura ,  ed  egli  non  avrebbe  conosciuto  giammai  le 
»  grandi  leggi  dclla  natura :  paragonando  tra  loro  i  fenomeni  e  cer- 
«  cando  di  conoscere  i  loro  rapporti,  6  giunto  a  scoprire  si  fatte  leggi 
»  impresse  sempre  nei  loro  effetti  i  piii  variati  »  (  veggasi  La  Place 
nel  principio  del  secondo  libro  dell'  Esposizione  del  sistema  del  mondo ). 

(*)  Benche    la    mincralogia    pci    lavori    del  niincio  ad  occupare    im    posto    tra    le    scienze 

celebri  Vallerio,  Cronstedt,  Bergman,  ecc.  fosse  naturali,  se  ne  conobbe  la  sua  conaeesione  con 

giunta  ad   un  grado    assai    distinto,   pure    lun-  roritlognosia ,  e  da  alcuni  aaai  a  questa  parte 

gamente  e  stata   ristretta    alia    sola    cogoiziorae  non  si   vede   coniparire  alcun  buon   trattato    di 

delle    soslanze    ininerali    ed    ai    loro    caratieri  niineralogia ,  nel  quale  non  si    assegni    ancora 

/isici  c  cbimici.  Jla  appena    la    geognosia    co-  la  giacitura  de'  minerali. 


146  SULL.l    CORKISPONDENZA    DELLE    IPOTESI   ecc. 

Si  ripete  a  sazieta  che  non  abbiamo  a  nostra  disposizione  nn  numero 
di  osservazioni  sufficiente  per  forrnare  una  teoria  geologica;  ma  chi  ha 
fissato  questo  numero?  Quanto  tempo  e  trascorso  da  che  i  Cinesi  vanno 
moltiplicando  le  loro  osservazioni  nel  cielo  ?  (*)  Conoscono  essi  il  si- 
stema  celeste  meglio  de' nostri  astrononii  d'Europa?  Ne  dubito  moltis- 
simo ;  giacche  sappiamo  che  1'  oggetto  della  piu  grande  importanza 
presso  gli  astronomi  cinesi  e  quello  della  compilazione  d'  un  calen- 
dario ,  e  di  predire  le  fasi  e  gli  eclissi  del  sole  e  della  luna.  Se  I'Ac- 
cademia  astronoraica  di  Pekino  conserv6  tra  i  suoi  membri,  come  ne- 
cessarj  a  quest' opera,  alcuni  missionarj  portoghesi  che  furono  eccettuati 
nel  bando  generale  de'  Gesuiti  (  V.  Nuovi  annali  de'  viaggi  de'  signori 
Eyries  e  Malte-Brmi ,  tom.  aS,  pag.  388),  non  sara  strano  il  pensare 
che  tale  lavoro  non  esigesse  quelle  cognizioni  delle  quali  sono  forniti 
gli  astronomi  che  onorano  il  nostro  secolo,  che  hanno  perfezionato  la 
teoria  de'  moti  della  luna  e  de'  pianeti ,  che  sottopongono  ai  loro  cal- 
coli  ancora  le  comete,  ne  determinano  1' orbita  e  ne  presagiscono  il 
ritorno.  Non  e  la  quantita  soltanto  nuraerica  delle  osservazioni  quella 
che  dee  servire  di  base  ad  un  sisteraa,  giacche  non  e  raro  il  caso  che 
molte  o  siano  state  poste  in  circolazione  senza  un  precedente  rigoroso 
esame  per  fissarne  il  valore  giusto ,  o  non  abbiano  quella  necessaria 
connessione  con  gli  oggetti  ai  quali  sono  dirette  le  nostre  ricerche , 
ma  in  vece  del  numero  delle  osservazioni  dobbiarao  calcolarne  1'  im- 
portanza ,  la  certezza,  la  corrispondenza  alle  leggi  conosciute  della  na- 
tura,  e  talvolta  basta  una  sola  osservazione  per  vederne  in  un  colpo 
d'occhio  i  rapporti  anche  piu  lontani  a  stabilirvi  sopra  una  teoria. 

§  3.°  Esempi  di  teorie  note  da  uru  osservazione. 

Lasciando  da  parte  1'  oscillazione  della  larapada  che  nella  mente  del 
Galileo  pose  il  primo  germe  della  dottrina  de'  pendoli,  che  ha  molto 

(*)  Noa  possiamo  fare  che  congetture  molto  astronomia  e   di  storia.  -Le  osservazioni  celesti 

inccrte  sullo    stato  nel  quale  era   T  astronomia  cominciarono  a  coltivarsi  di  nuovo  presso  quella 

presso   i    Cinesi    anteriormente    all' anno    246  nazione  nel   iS/S.  (V.  Corrispondenza  astron. 

prima  della  nostra  era,  nel  quale    per    ordine  del  Bar.  di  Zach,  vol.  44,  pag.   5o5.  ) 
di    un    iinperatore    furono    bruciati    i    libri    di 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  247 

contribulto  alia  cognizioue  della  figura  de.lla  teiTa  ed  alia  niisura  piii 
esatta  del  tempo,  e  la  caduta  del  porno  distaccato  da  uii  albero,  die 
suggeri  al  Newton  il  principio  generale  che  mantiene  requilibrio  tra 
le  parti  dell'  universo  e  iie  regola  il  moto ,  raramenter6  solo  la  teoria 
della  cristallizzazione ,  che  e  una  delle  belle  scoperte  della  nostra  eta, 
e  che  ha  innalzato  (per  servirmi  della  frase  di  Berzelius)  la  minera- 
logia  al  rango  delle  scienze.  Or  questa  non  e  nata  forse  daU'avcre  os- 
servato  Haiiy  la  figura  (*)  de'  frammehti  di  una  massa  di  spato  calcario 
cristallizzato  che  per  accidente  gli  cadde  dalle  luani  visitando  un  ga- 
binetto  di  storia  naturale  ?  Siccorae  talora  accade  1'  avere  anche  lun- 
gamente  presente  un  oggetto  senza  accorgersi  dell'  influenza  che  pu6 
avere  in  un  ramo  di  cognizioni,  cosi  possono  darsi  delle  osservazioni 
e  riflessioni  felici,  le  qiiali  inaspettatamente  api-ano  la  strada  a  nuove 
congetture ,  e  se  queste  sono  fondate  sopra  buoni  principj ,  se  non  si 
oppongono  a  fatti  certi ,  se  forniscono  spiegazioni  f'acili  ad  una  classe 
di  fenomeni ,  e  soprattutto  se  non  si  accorda  ad  esse  una  fiducia 
maggiore  di  quella  che  raeritano  le  ipotesi,  parmi  che  non  solo  si 
debbano  toUerare,  ma  che  si  debbano  accogliere  con  piacere,  poiche 
servono  di  centro  d'unione  per  legare  insieme  i  fenomeni  che  rimar- 
rebbero  isolati.  Nelle  scienze  inoltre  alcune  volte  e  utile  I'avventurare 
una  ipotesi ,  poichfe  la  discussione  da  luogo  a  nuove  ricerche ,  e  queste 
non  di  rare  conducono  a  farei  conoscere  nuove  verita  o  nuovi  rapporti 
che  non  sarebbero  stati  osservati  tra  gli  oggetti  che  possono  aver 
parte  nella  discussione. 

(*)  L' osservazione    sopra    P  oscillazione    cli  teoria  che  T  illustre  autore  ne  dedusse,  per  la 

una  lampada    e    narraia    in    tutte    le    vite   del  quale    si    fccero    saoi   discepoli ,    in  un    corso 

Galileo.  Veggasi    tra  gli   altri  il  Fabroni ,   Vitoe  panicolare  di  lezioni,  gli  uomini    piii    distioii 

Italorum  doctriiia  excelleiuiiim ,  touio  i.°,  pag.  4.  nelle  scienze  naturali    die    vivevauo    allora  in 

La  storia  del  pomo   e  riferita  dal  Pemberton,  Farigi ,  e  che  aveva  solo  bisogno  del  soccorso 

contemporaneo  e  particolare  aniico  di  Newton;  di  quel   brillanti    progrcssi    fatti    di    poi    dalla 

Voltaire  ancora  nel  suoi  Elemeiili  di  filosofia  as-  chimica  per  essere  rettilicata  in  qualche  pane, 

serisce  essergli   stata    confermata  dalla  signora  (  Si  veggano  le  interessanti  Memorie  del  signor 

Conduitt,  nipote  di  Newton.  NeU'eloglo  poi  di  Mitscherlich  sul  rapporto  che  eiiste  tra   le  pro- 

Haiiy   scritto    dal    celebre    segretario   perpetuo  porzioni   chimiche   e    la  forma   cristaUina    negli 

della  reale  Accademia  delle  scienze  di   Parigi,  Ann.ili  di  chimica  e  di  fisica  di  Farigi,  t.  XIX 

il  Barone  di  Cuvier ,  si  narra  il  fatto  die  qui  e  XXIV. ) 
si  accenna^  e   si  presenta  il  qundro    di   quella 


248  SULLA   CORRISPONDENZA    DELLE   IPOTESI   CCC. 

§  4.°  Si  espongono  le  due  principali  ipotesi  geogoniche. 

Due  sono  le  principali  ipotesi  geogoniche,  ciascuna  delle  qiiali , 
ereditata  dai  nostvi  maggiori  c  piii  o  meno  modificata  secondo  lo  state 
delle  cognizioni  de' tempi,  conta  ancora  un  numero  grande  di  seguaci. 
La  prima  e  quella  nella  quale  supponendosi  la  massa  terrestre  sciolta 
in  un  lluido  acquoso  (*),  si  concepiscono  le  sostanze  terrestri  come  for- 
mate per  mezzo  di  precipitazioni  o  cliimiche  o  mcccaniche :  dalle  prime 
risultarono  le  rocce  dettc  di  cristallizzazione ,  dalle  seconde  quelle  clie 
sono  denominate  di  sedimento.  Non  dissimulo  la  contrarieta  che  sempre 
ho  avuto  per  questa  ipotesi ,  che  ho  cominciato  a  combattere  sino  dal 
1798  con  qualche  risei'va  nella  Topografia  fisica  delia  Campania,  con 
niaggiore  coraggio  nell'  Introduzione  alia  Ceologia  pubblicata  in  Milano 
nel  181 1,  e  piii  difFusamente  nel,  1818  nelle  Isticuzioni  geologiche.  II 
predoniinio  che  avevano  preso  in  Europa  le  dottrine  werneriane  anche 
nella  parte  puramente  ipotetica  della  geologia  non  permetteva  a  quelli 
che  avessero  avuto  una  diversa  maniera  di  vedere  1'  esporre  franca- 
mente  le  loro  opinioni,  e  siamo  obbligati  alio  spirit©  di  tolleranza, 
efFetto  di  una  maggiore  difFusione  de'lumi,  se  non  abbiarao  veduto 
rinnovate  alcune  scandalose  persecuzioni ,  che  pur  troppo  hanno  im- 
brattato  per  1'  addietro  parecchie  pagine  della  storia  della  filosofia. 
Scrivendo  in  quell'  epoca ,  prima  di  proporre  1'  opinione  che  mi  pareva 
la  pill  ragionevole  e  la  piii  conforme  ai  fatti,  non  volendo  attaccare 
direttamente  1' opinione  regnante  ,  cercai  di  togliere  cjuella  ripugnanza 
che  generalmente  si  aveva  nell'  ammettere  che  ai  graniti ,  ai  gneis , 
alle  sieniti,  ai  porfidi,  ecc.  avesse  potuto  convenire  iino  stato  di  fluidita 
ignea  primordiale  (  V.  tomo  i.°  delle  Istituzioni  geologiche  dalla  pag. 
334  alia  pag.  446).  AI  presente,  che  le  osservazioni  si  sono  accresciute 
ed  estese  ,  ed  hanno  rice vu to,  per  cosi  dire,  la  sanzione  dell'esperienze 

(*)    Questo  e    11   fluido   caotico   di   Kirwan.  che  e  cliimiche ;  cos'i  non   fosse  egli  stato  per- 

Nel  vol.  9  della  Bibl.  brit.   si  puo  vedere  un  secutore    del   celebre   Hutton  in  im  mode  non 

prospctto  della  teoria  di  questo  autore,  rispet-  solo  antifilosofico ,  ma  ancora  antisociaU ! 
labile  per  le  sue  cognizioni  matematlche ,  Csi- 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  249 

fisiche  e  chimiche ,  si  parla  piu  chiarameiite ,  ed  e  permesso  il  dire 
con  r  illustre  Humboldt  nel  Saggio  gcognostico  stampato  in  Parigi  nel 
l823,pag.  319:  c<E  quasi  inutile  nello  state  attuale  delle  scienze  fisi- 
■»  che  il  rammentare  quanto  poco  1'  ipotesi  di  una  soluzione  acquosa 
»  sia  applicabilc  ai  graniti  ed  ai  gneis,  ai  porfidi  ed  alle  sieniti ,  agli 
J)   eufotidi  ed  ai  diaspri.  » 

L'altra  ipotesi  e  quella  della  fluidita  ignea  primitiva  del  gloho,  ipo- 
tesi che  sviluppata  ora  in  un  niodo  ed  ora  in  un  altro,  ora  proscritta 
ed  ora  proclamata,  e  niolto  favorita  e  resa  probabile  dallo  stato  attuale 
delle  nostre  cognizioni  fisiche  e  chimiche,  e  per  accennare  qualche 
cosa  di  pill  preciso  diro  die  le  sole  osservazioni  del  signor  Mitscherlich 
basterebbcro  a  diniostrare  la  probabilita  dell'  origine  ignea  delle  rocce 
primordiali.  Scelgo  queste  riferite  nel  tomo  XXIV,  pag.  871  degli 
Annali  di  cliimica  e  di  fisica  di  Parigi ,  perche  sono  forse  le  piii  re- 
centi.  Quel  distiiito  chimico  visitando  molte  officine  nietallurgiche  della 
Svezia  e  di  alcune  parti  della  Germania ,  fisso  principalmente  la  sua 
attenzione  sopra  le  combinazioni  chimiche  cristallizzate  e  prodotte  dalla 
fusione  ,  e  ne  laccolse  piii  di  40  specie,  la  maggior  parte  delle  quali 
sono  muierali  gia  conosciuti ,  e  molti  entrano  nella  composizione  delle 
montagne  primitive ,  ci6  che  lo  indusse  a  scrivere  die  «  la  produzione 
»  artificiale  per  la  fusione  de'  minerali  che  compongono  le  nostre  mon- 
»  tagne  primitive  sembra  pori'e  fuori  d'  ogni  dubbio  la  teoria  che  le 
»  medesime  una  volta  abbiano  formato  una  niassa  fusa.  »  Non  dee  dun- 
que  recare  maraviglia  se  una  tendenza  manifesta  a  tale  teoria  si  scorge 
nelle  opere  di  molti  geologi ,  matematici  e  cliimici ,  come  La  Place , 
Davy,  Berzelius,  ecc,  e  se  Humboldt  nel  luogo  poc'anzi  citato  scrisse 
«  di  non  esitare  punto  a  porsi  tra  quei  geognosti  che  concepiscono  la 
»  formazione  delle  rocce  cristalline  silicee  piu  tosto  pel  fiioco  che  per 
»  una  soluzione  acquosa  alia  foggia  de' travertini  e  degli  altri  calcari 
»  d'  acqua  dolce.  »  Si  perdoni  al  mio  amor  proprio  se  oso  ripetere 
qui  ci6  die  scrissi  nel  1801,  vol.  1.°,  pag.  145  dell' opera  Viaggifisici  e 
litologici.  «  Forse  un  giorno  saremo  convinti  che  nella  formazione  del 
»  globo  il  fuoco  ha  agito  piu  di  quello  die  si  crede  comunemente; 
»  forse  torneremo  ai  sistemi  di  Moro,    di  Leibnizio,   di  Buffon   e  di 

Vol.  IV.  P.  II.  3  a 


25o  SULLA.   CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

>>  molti  degli  antichi,  ma  vi  torneremo  per  una  strada  degna  di  questo 
»  secolo ,  cioe  per  quella  delle  osservazioui.  » 

§  5.°  Conciliazione  delle  due  ipotesi. 

Allorclie  si  riflette  die  tra  le  molte  ipotesi  geogoniche  (*)  proposte 
si  dagli  antichi ,  come  ancora  dai  moderni ,  c[ueste  due  hanno  resistito 
alle  ricerche  continuate  per  tanti  secoli ,  e  dalle  scuole  de'  Greci  (i  quali 
le  ricevettero  dagli  Egiziani,  che  forse  ne  erano  debitori  ad  altre  na- 
zioni  pill  aiiticlie  )  souo  giunte  a  noi  sostenute  dagli  uomini  piu  illu- 
minati  di  ogni  epoca  ,  si  afFaccia  alia  mente  il  pensiere  che  ciascuna 
di  esse,  per  quanto  sembrino  opposte,  abbia  qualche  parte  di  vero  e 
qualche  parte  di  falso.  I  progressi  ben  grandi  die  tutti  i  i^arai  delle 
scienze  naturali  hanno  fatto  nei  tempi  a  noi  piu  vicini,  e  specialmente 
in  questi  iiltimi  anni ,  ci  fanno  risguardare  con  disprezzo  o  almeno 
con  una  certa  non  curanza  tutto  cio  die  e  stato  detto  da<>;li  antichi  e 
che  si  puo  riferire  a  taluna  delle  nostre  ricerche,  benclie  molte  delle 
loro  idee  siano  state  trovate  di  poi  conformi  alia  verita.  Per  quello  che 
risguarda  la  geogonia ,  I'errore  non  potrebbe  forse  consistere  nell'es- 
sersi  attribuita  ad  un  solo  principio  la  costruzione  del  globo ,  menti'e 
ambidue  quel  principj  avrebbero  potuto  esercitare  la  loro  influenza  in 
opoclie  ed  in  circostanze  diverse  (**)  ?  Questo  e  stato  1'  oggetto  che  ho 
preso  di  raira  nelle  Istituzioni  geologiche ,  e  non  ispetta  a  me  il  giudi- 
carne  dell'esito.  Dir6  solo  che  se  T  ipotesi  della  fluidita  acquosa  non 
e  applicabile ,    come    si    esprime    il    signor    Humboldt ,    ai  graniti  ,   ai 


(*)  Nel  S.°  torao  tlella  seconda  edizione  della  nel  tomo   i8.°  della  Bibliotcca  britannica,  pag. 

T)iiorie  de    la  terre    di  La    Metherie  e    nel  i.°  86:   «  Nella  questione  tra  i  nettuaisti  ed  i  vol- 

tomo,  1.  40  del  Precis  de  la  geograpliie  univer-  »  canisti    mi    persuade    facilmente  che  le  dae 

selle  di  Malte-Brmi  si  cspougono  ia  coiiipendio  »   parti  abbiano  torto    solo  perclie  si  vogliono 

i    sistenii    geogonici    degli    autori    piii    cclebri  v   escludere  a   viceada ;   ma   se  le    medesime  si 

de' quali   ci  e  giunta   la   notizia.  »>   coalizzassero,  ambedue  avrebbero  rngione.  >» 

(**)  II  prime ,  per  quanto  mi  e  note ,    clie  II  nome  di  volcanisU  dato  ai  segiiaci  del  sistema 

abbia  proposlo  questo  progetto    di  trausazione  igaeo  lia  bisogno  di  essere  rettificato ,  come  si 

i;  state  il  celebrc  professore   Pictet ,  di  cui  tutti  vedra. 
i  dotti  coropiaagono  la  perdiia ,  aveado  scritto 


DI    SCIPIONE   BREISLAK.  25  I 

gneis,  alle  sieniti  ed  ai  porfidi,  ecc. ;  una  ripugnanza  non  minore  si 
prova  qualora  si  voglia  siipporre  the  ahbiano  avuto  origiue  iiel  seno 
di  una  fluiditu  ignea  raolte  sostanze  pietrose  ,  le  quali  contenendo  tracce 
molto  bene  caratterizzate  di  corpi  organici  o  vegetali  o  animali,  for- 
mano  grandi  catene  di  montagne  e  cuoprono  vaste  estensioiii ,  quali 
sono  alcune  formazioni  calcarie  o  schistose  o  di  aggregazione.  Se  dunque 
vi  sono  delle  formazioni  le  quali  pare  die  appartengano  al  fuoco , 
ve  ne  sono  delle  altre  che  si  debbono  attribuire  all'  azione  o  alnieno 
air  influenza  dell'  acqua.  L  questa  una  verita  al  presente  riconosciuta 
ed  ammessa  da  tutti  i  geologi ,  anche  da  quelli  che  danno  la  maggiore 
estensione  al  sistenia  igneo ,  in  guisa  che  possiamo  dire  col  signor 
Boue  nel  suo  interessante  Saggio  geologico  sidla  Scozia  ,  pag.  462  che 
«  la  crosta  del  globo  e  composta  di  una  successione  di  rocce  non 
»  stratificate  di  forraazione  ignea  e  di  rocce  stratificate  che  1'  acqua 
»  ha  formato  raeccanicamente  o  chimicaraente  con  i  primi  prodotti  o 
»  con  le  sostanze  provenienti  da  animali ,  da  piante  o  da  sorgenti  an- 
w  cora  sconosciute.  »  Ma  quali  saranno  le  masse  pietrose  alle  quali 
avra  potuto  convenire  lo  stato  di  fluidita  ignea?  quali  quelle  ,  la  pro- 
duzione  delle  quali  e  stata  subordinata  al  potere  dell'  accpia  ?  Ne  vi 
potrebbero  essere  ancora  delle  formazioni  alle  quali  avessero  cooperate 
il  fuoco  e  I'acqua?  A  suo  luogo  si  vedra  che  tale  combinazione  non 
e  cosi  assurda  come  potrebbe  sembrare  a  prima  vista. 

§  6.°  Distribuzione  delle  rocce  in  due  clcessi,  e  caratteri  di  queste. 

Sono  trascorsi  circa  due  secoli  da  che  Stenone  dando  mia  maggiore 
estensione  alle  osservazioni  di  Palissy  ebbe  la  felice  idea  di  distin- 
guere  le  rocce  anteriori  all'esistenza  delle  piante  e  degli  animali  sul 
globo  dalle  rocce  sovrapposte  a  queste,  e  piene  di  fraramenti  di  corpi 
organici.  Questa  distinzione  e  stata  trovata  giusta  e  corrispondente  ai 
fenomeni  dai  geologi  posteriori,  i  quali  avendo  verificato  che  in  al- 
cune rocce  non  si  veggono  giammai  le  tracce  di  corpi  organici,  mentre 
in  altre  sono  piu  o  meno  frequenti,  pensarono  che  la  formazione  delle 
prime  avesse  preceduto  1'  apparizione  della  vitalita  sul  globo ,  e  quella 


252  SULLA   CORRISPONDENZA  DELLE   IPOTESI   ecc. 

delle  secoiide  fosse  accaduta  quando  1'  organizzazione  animale  o  vege- 
tale  aveva  corainciato  gia  a  svilupparsi :  osservarono  ancora  che  dove 
queste  due  specie  di  rocce  s'incontrano  associate,  le  prime  sono  sot- 
toposte  alle  altre;  che  nelle  prime  sovente  si  veggono  gli  effetti  della 
forza  di  cristallizzazione ,  cioe  di  qnella  forza  die  determina  la  materia 
inorganica  a  prcudere  le  forme  de'  poliedri  regolari  e  geometrici ,  e 
taluna  derivata  da  questi  ogni  qual  volta  vi  concorrano  le  circostanze 
necessarie,  cioe  spazio,  tempo,  riposo ;  mentre  le  altre  geueralmente 
haiino  r  apparenza  di  sedimenti;  che  nelle  prime  o  mancano  veri  strati, 
o  qiiesti  sono  soUevati  ed  inclinati ,  laddove  nelle  seconde  quasi  sem- 
pre  si  ravvisa  la  stratificazione  orizzontalc ;  che  le  prime  finahnente 
non  contengono  giammai ,  almeno  in  grandi  cstensioni ,  banchi  formati 
di  frammenti  di  altre  rocce,  che  non  di  raro  si  scorgono  nelle  seconde: 
siccome  per  altro  le  rocce  appartenenti  a  ciascuna  classe  non  sono 
state  formate  simultaneamente ,  come  si  dira  a  suo  luogo  ,  cosi  e  pos- 
sibile  il  caso  che  quelle  che  si  sono  consolidate  in  un'  epoca  conten- 
gano  frammenti  di  altre  gia  precedentemente  giunte  a  tale  stato  (veggasi 
ci6  che  il  dotto  geologo  D'Aubuisson  ha  scritto  su  quest'  oggetto  nel 
§  146  del  suo  Trattato  di  geognosia).  In  vista  di  queste  osservazioni 
le  masse  minerali  die  compongono  la  corteccia  del  iiostro  globo  sino 
a  quella  profondita  alia  quale  hanno  potuto  giungere  le  iiostre  ricerche, 
furono  distrlbuite  nelle  due  note  grandi  classi ,  cioe  di  primidva  o  pri- 
mordiale  e  di  secondaria ,  e  furono  assegnati  alle  rocce  primitive  i  carat- 
teri  di  non  contenere  giammai  ne  impronte  di  corpi  organic!,  ne  banchi 
o  depositi  di  frammenti  di  altre  rocce ;  di  essere  sottoposte  a  tutte 
quelle  alle  quali  si  potessero  trovare  unite  nello  stcsso  luogo ,  e  percio 
di  un'origine  pill  antica  delle  medesime;  di  non  formare  strati,  o  nel 
caso  che  questi  vi  si  riconoscano ,  die  siano  o  verticali ,  o  inclinati ; 
di  avere  una  struttura  o  una  giana  cristallina,  o  di  racchiudere  so- 
stanze  cristalHzzate.  Alle  rocce  secondarie  poi  si  asseguarono  i  carat- 
teri  di  presentare  sovente  le  tracce  di  qualche  corpo  organico  o  ani- 
male o  vegetale ;  di  contenere  sovente  frammenti  di  altre  rocce ;  di 
essere  sovrapposte  alle  primitive  quando  s'incontrano  associate  ad 
esse  nel  medesimo  sito ;   di  essere    disposte   geueralmente   a  strati ,  e 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  253 

questi  il  piu  delle  volte  orizzoatali ;  di  avere  Y  aspetto  e  la  struttiira 
pill  di  uu  sediniento  o  precipitato  nieccanico ,  die  di  una  cristallizza- 
zione.  Si  e  osservato  inoltre  chc  quando  in  uno  stesso  luogo  si  tro- 
vano  rocce  primitive  e  secondarie ,  e  die  ambedue  siano  stratificate , 
la  direzione  e  I'indinazione  degli  strati  e  sempre  diversa,  in  guisa  che 
le  seconde  non  solo  sono  sovrapposte  alle  prime,  ma  le  ricuoprono 
con  una  giacitura  che  si  e  detta  discordante ,  cio  clie  dii  un  niotivo 
ben  fondato  di  congetturare  una  diversita  notabile  si  nel  modo ,  come 
nel  tempo  della  loro  prima  origiiie  e  formazioae. 

§  7.°  Introduzione  della  classe  di  transizione. 

Questa  classificazione  era  ammcssa  gcneralmente  quando  i  geologi 
deir  illustre  scuola  werneriana  in  alcune  parti  della  Germania  ( nella 
Sassonia  e  nell'Hartz  )  osservarono  delle  masse  minerali  che  possede- 
vano  se  non  tutti,  almeno  molti  caratteri  orittognostici  delle  I'occe 
della  classe  primitiva,  ma  die  o  coprivano  o  erano  legate  ad  altre  di 
aggrcgazione ,  o  ad  alcune  die  presentavano  impronte  di  sostanze  or- 
ganiche :  in  altri  luoglii  si  videro  de'  baiichi  pietrosi  che  avevano 
molti  caratteri  della  classe  secondaria ,  ma  che  ne  mostravano  ancora 
alcuni  della  primordiale;  ed  in  qualche  contrada  finalmente  rocce  che 
avevano  I'appareiiza  di  secondarie,  ma  che  coprivano  le  primordiali 
ill  una  giacitura  detta  concordante ,  cioe  formando  strati  nella  stessa 
direzione  od  inclinazione  ;  dal  che  si  poteva  dedurre  1'  uniforraita  del 
tempo  e  del  modo  di  formazione  in  ambedue.  I  geologi  che  si  sono 
distinti  in  questo  genere  di  osservazioni  furoiio  il  signor  Brochant 
nella  sua  classica  Memoria  suUa  Tarantesia ,  inserita  nel  Giornale  delle 
miniere  di  Parigi ,  n.°  22,  ed  i  signori  De  Buch,  Omalius,  Brongniart, 
Raumer,  Hausniann,  ecc.  :  quindi  molti  geologi  pensarono  che  fosse 
necessario  1'  inserire  tra  queste  due  classi  una  nuova  classe  che  denomi- 
narono  di  transizione ,  e  die  da  altri  e  stata  detta  intermedia  (*).  Le  masse 

(*)  Questa  espressione  mi  e  scnibrat.i  scm-  un'  idea  precisa  ed  un  fatto  il  quale  puo  esscre 
pro  piii  conveniente ,  poiclie  se  si  riferisce  alia  o  conferniato  o  smentito  dall' osservazione ;  se 
posizione   e    giacitura  di   una  roccia ,    esprime       poi  si  voglia  esprimere  coa  essa  la  somigliaoza 


2  54  SULLA    CORRISPONDENZA   DELLE    IPOTESI    ecc. 

ininerali  che  o  partecipaiio  de'  caratteri  di  ambedue  le  classi ,  o  per 
la  loro  posizione  non  possono  appartenere  a  quella  alia  quale  si  do- 
vrebbero  riferire  pei  loro  caratteri  orittognostici ,  furono  considerate 
come  rocce  di  transizione ,  ed  ebbero  posto  in  questa  nuova  classe,  la 
quale  va  sempre  dilatando  i  suoi  confini  con  invadere  quelli  delle  due 
classi  liniitrofe. 

§  8.°  Riflessioni  sulla  transizione. 

Non  ardisco  giudicare  della  necessita  o  convenienza  d'introdurre 
iiella  geologia  una  nuova  classe  di  cui  non  si  possono  assegnare  con 
precisione  i  confini ,  e  se  la  medesima  abbia  contribuito  verainente  ad 
una  maggiore  esattezza  d'  idee.  Sino  dal  1 8 1 1  nella  Introduzione  alia 
geologia,  parte  i."  ,  cap.  5.°  bo  esternato  la  mia  opinione  contraria, 
ed  ora  non  rai  pare  lontana  1'  epoca  nella  quale  si  tornera  alia  prima 
idea  di  Stenone ,  e  nel  regno  inorganico  non  \i  saranno  clie  due  classi, 
delle  quali  la  prima  conterra  tutte  le  sostanze  pietrose ,  1'  esistenza  delle 
quali  ha  preceduto  quella  della  materia  organizzata;  nella  seconda  sa- 
ranno riunite  le  altre  che  si  consolidarono  dopo  che  il  grande  feno- 
meno  dell'  organizzazione  animale  o  vegetale  aveva  cominciato  ad 
abbellire  la  superficie  di  questo  pianeta.  Con  tutto  cio ,  siccome  questa 
classe  e  ancora  aramessa  dalla  maggior  parte  de'  geologi ,  e  rispetto 
r  opinione  dalla  loro  pluralita ,  mi  uniformer6  al  linguaggio  ricevuto 
piu  generalmente ,  anche  per  la  ragione  che  si  tratta  di  un  oggetto 
che  dipende  unicamente  dalla  nostra  maniera  di  pensare.  Le  classifi- 
cazioni  non  sono  opere  delle  natura ,  ma  della  nostra  mente,  la  quale 
per  non  essere  oppressa  dalla  moltiplicita  simultanea  degli  oggetti  li 
divide  in  gruppi  (  che  abbiamo  chiamato  classi)  deterrainati  dalla  so- 
miglianza  di  alcuni  caratteri  che  fissano  maggiormente  la  nostra  at- 
tenzione. 

di  alcuai  caratteri  che  possono  appnrtenere  alle  ia  qualche  circostaaza  si  potra  ammettere   nel 

altre  due  classi,  Tideasara  piti  indeterminata,  linguaggio  geologico ,    e  certo    che  soveate  ha 

ma  quella  deaomiaazione  sempre  sar.H  pieferi-  prodotto  una  somma  confusione. 
bile  air  altra  di    transizione ,    voce  la  quale  se 


DI    SCIPIONE   BREISLAK.  iSS 

Nella  Classificazionc  dei  terreni  o  materiali  dclla  crosta  minerale  delta 
terra  secondo  U  ordine  di  aruichiut  del  signer  P.  L.  Cortlier  ,  professore 
di  geologia  al  Museo  di  storia  naturale  di  Parigi ,  esposta  nel  suo  Corso 
di  lezioni  neiranno  1822,  \a.  prima  crosta  della  rcrra  costituisce  il  ter- 
reno  primordiale  apparteneiite  alia  i."  classe,  nella  quale  figurano  le 
rocce  dctte  primordiali ;  la  seconda  crosta  si  divide  in  quattro  ordini , 
de'quali  il  primo  forma  il  suolo  iiitermedio  che  abhractia  le  rocce 
dette  dai  Werueriani  di  transizionc  ;  il  secondo  ordine  e  quello  del  suolo 
secondario  die  contiene  le  rocce  indicate  coraunemente  colla  denomi- 
nazione  di  secondarie  ;  nel  terzo  ordine  e  posto  il  suolo  terziario  ,  nel 
quale  le  formazioni  sogliono  essere  diverse  nolle  diverse  comrade ;  nel 
quarto  ordine  e  il  suolo  moderno  composto  di  terreni  di  cdhwioni  antiche 
o  moderae  ,  marine  o  di  acque  dolci ,  di  produzioni  di  volcani  attivi  o 
spenti,  ma  de'quali  si  riconoscano  ancora  i  crateri,  ecc.  Si  aspetta  con 
molto  desiderio  la  pubblicazione  del  sistema  di  cpiesto  celebre  geologo 
fatta  da  lui  stesso  :  le  poche  idee  che  abbiamo  accennato  fanno  vedere 
che  egli  ha  preso  per  base  la  prima  classificazionc  ,  e  che  togliendo 
la  classe  di  transizione  ha  trasportato  alia  secorula  crosta  del  globo  le 
sostanze  che  sogliono  comporre  la  transizione ,  facendole  figurare  come 
le  piii  antiche  nel   i.°  ordine. 

Ora  veggiamo  come  alia  classificazionc  la  piii  generalmente  adottata 
si  possa  applicare  I'ipotesi  geogonica  che  concilierebbe  ambcdue  le 
ipotesi ,  come  si  e  detto  nel  §  5.°:  1'  ho  gia  proposta  altre  volte ,  e 
siccorae  tra  i  suoi  oppositori  si  distinse  il  dotto  professore  Ermenegildo 
Pino  nel  suo  opuscolo  Rijlessioni  analitiche  sopra  i  sistemi  geologici ,  cosi 
coi  riguardi  dovuti  ad  un  uomo  che  aveva  reso  molti  servigi  im- 
portanti  alle  scienze  che  professava  mi  permisi  di  rispondere  nel  cap. 
18,  1.  2  delle  Istituzioni  geologiclie.  Questa  medesima  ipotesi  ora  sotto- 
pongo  di  nuovo  all'esame  de'geologi  con  maggiore  coraggio,  giacche 
le  esperienze  ed  osservazioni  posteriori  al  181 1,  epoca  nella  quale  ne 
presentai  il  primo  abbozzo  ,  se  non  si  vuole  che  la  confermino,  parmi 
che  nemmeno  la  iudeboliscano  :  non  vi  attacco  alcuna  importanza ,  e 
la  mia  intenzione  e  solo  di  esporre  il  modo  col  quale  arao  di  rap- 
presentarmi  i  due    grandi   fenomeni    che    secondo  tutte  le   probabihta 


256  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

debbono  essere  accaduti ,  cioe  lo  stato  di  flaidita  ignea  di  qucsto  pia- 
neta  che  abitiamo,  ed  il  passaggio  della  di  lui  corteccia,  almeno  sino 
ad  una  certa  profondita,  alio  stato  di  consolidazione  e  di  raffreddamento. 

§  9."  Si  pud  spiegare  la  fluiclitd  ignea  primidva  del  globo 
supponendo  il  calorico  diffusa  nella  massa  terrestre. 

Volendo  risalire  pertanto  a  quel  punto  al  quale  ci  possono  avvici- 
nare  le  nostre  osservazioni,  sembra  die  una  volta  questo  nostro  pia- 
ncta  abbia  partecipato  alio  stato  di  fluidita  ignea  (¥.§4.").  Ma  quale 
origine  e  quale  alimento  si  potra  assegnare  a  questo  luoco  genei-ale  ? 
Quale  sara  stata  la  sua  natura ,  cpiale  la  sua  maniera  di  agire  sopra 
una  massa  cosi  grande  di  materia  come  e  quella  del  globo?  Tali  do- 
mande  si  poti'anno  fore  sopra  il  nostro  fuoco  materiale  e  comune  ed 
estenderle  ancora  a  quello  de'  volcani :  ma  molto  diverso  e  il  genei'e 
di  ricerche  ,  quando  si  tratta  del  fiioco  che  diro  e/cmeratare,  che  e  quello 
che  non  possiamo  sottoporre  ai  nostri  sensi  se  non  quando  condcnsato 
in  un  coi'po  si  raanifesta  co'  suoi  effetti  in  quello  stato  della  materia  che 
indichiamo  con  taluno  de' nomi  d' ignizione ,  combusdone ,  fusione ,  ecc; 
die  e  quel  fuoco  finalmente  al  quale  i  chimici  hanno  dato  il  nome  di 
calorico  e  die  considerano  come  cc  un  fluido  imponderabile,  die  distri- 
»  buito  in  proporzioni  diverse  tra  le  molecole  della  materia  pondera- 
»  bile  modifica  1'  attrazione  di  coesione  in  modo  da  produrre  le  trc 
»  forme  generali ,  gasosa ,  liquida  e  solida  »  (  V.  Ure ,  art.  Calorique  ). 
A  questa  dottidna,  la  quale  serabrava  stabilita  con  molte  valide  ragioni 
nella  chimica  pneumatica ,  non  mancano  grandi  oppositori ,  fondati 
ancor  essi  sopra  forti  argoraenti ,  che  non  e  questo  il  luogo  di  discu- 
tere.  Osservero  solo  che  1'  iUustre  Davy  ,  il  di  cui  nome  basta  per  ec- 
citare  le  riflessioni  de' fisici  e  de' chimici,  nella  sua  Filosofia  chimica, 
divis.*=  !.=»  ,  art.  5.°,  n.°  14,  trattaiido  tale  cjuestione  si  esprime  in  modo 
da  far  intendere  ch'  egli  e  inclinato  a  porsi  tra  gll  oppositori  suddetti, 
il  die  si  conferraa  ancora  piu  veggendo  cio  che  soggiunge  nella  divis.^ 
2."  ,  art.  2.°  sopra  Veffetto  della  materia  eterea  owero  raggiante  sulla 
produzione  del  calore.   Si  dovra  dixnque  rigettare  Tesistenza  isolata  di 


DI    SCIPIONE   BREISLAK.  sSy 

uiia  materia  calorifica ,  ed  ainnu'ttere  clie  il  ccdorico  non  e  una  sostanza 
di  suo  gcnere ,  ma  die  i  fciiomeui  de'  quali  si  rcnde  ragione  con  cjucsta 
ipotesi  del)bansi  atti-iljuire  ad  un  molo  vibrator'io  o  intcsdno  delle  mole- 
cole  della  materia  ordiiiaria  e  commie?  I  gradi  di  probabilitii  in  favore, 
come  ancora  la  difficolta  coiitro  ciascuna  di  quelle  due  ipotosi  e  le 
autoritii  de'  celebri  chimici  si  bilanciano  talmcnte  clie  11  distinto  clii- 
mico  inglese  signor  Ure ,  dopo  di  averie  riforite  ucl  suo  beU'articolo 
Calorique  stampato  in  Paiigi  iiel  1821,  concliiude  con  dire  «  clie  an- 
»  cora  non  siamo  autorizzati  a  pronunziare  decisioni  dogmaticlie  sulla 
»  iiatura  astratta  del  calore.  »  In  breve  si  dovra  aggiungere  cpialche 
altra  riflessione  su  questo  articolo  :  per  ora  concluder6  con  dire  non 
essere  un'  assurdita  il  supporre  solo  come  ipotesi  cio  clie  (  sarei  per 
dire  )  sino  a  poclii  giorni  indietro  molti  tra  i  piii  distinti  chimici  e 
fisici  di  tutte  le  nazioni  hanno  considerate  come  una  verita  confermata 
dalle  esperienze  ed  osservazioni ,  e  clie  non  e  ancora  dimostrato  falso, 
cioe  r  esistenza  del  calorico  come  sostanza  di  suo  genere.  Prescindo  per 
altro  dalla  questione  se  tale  sostanza  sia  specificamente  diversa  dalla 
luce  :  questo  e  ancora  un  problema ,  di  cui  le  nostre  cognizioni  pare 
clie  non  siano  in  istato  di  dare  una  soluzione  superiore  ad  ogni 
eccezione.  Quando  il  calore  giunge  ad  una  certa  temperatura  senibra 
che  sia  accompagnato  sempre  dalla  luce ;  ma  si  hanno  temperature 
molto  elevate  senza  alcuna  traccia  di  luce ,  e  si  puo  avere  una  luce 
anclie  intensa  senza  alcun  grado  sensibile  di  calore,  come  si  osserva 
nella  luce  della  luna ,  in  quella  di  pareccliie  fosforesceiize  prodotte 
da  corpi  oi-ganici ,  ecc.  Nelle  opere  de'  moderni  fisici  e  chimici  si 
possono  vedere  le  molte  e  belle  esperienze  fatte  per  dilucidare  questo 
oggetto ,  delle  quali  nel  Sistema  di  chimica  di  Thomson ,  edizione  di 
Parigi  del  1818,  vol.  i  °,  pag.  82 ,  si  da  il  prospetto.  Ma  o  la  luce 
ed  il  calorico  siano  due  sostanze  distinte ,  o  due  modificazioni  di- 
verse di  una  stessa  sostanza ,  sussisteranno  sempre  i  fenomeiii  della 
teoria  del  calorico  ,  bcnclie  la  loro  spiegazione  possa  soffrire  qualche 
modificazione.  Suppongasi  dunque  clie  il  calorico  disseminato  tra  le 
molecole  terrestri  comunicasse  alle  medesime  quella  manicra  di  esistere, 
cioe  quello  stato  clie  iiidicliiamo  col  termine  di  Jluiditd. 

Vol.  IV.  P.  II.  33 


258  SULLA.   COPUIISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   eCC. 

§   I  o."  La  terra  poteva  avere  diversi  grad'i  di  fltdditd. 

Non  voglio  indag;are  il  grado  di  questa  fluidita  ;  il  rnassimo  sarebbe 
stato  quello  della  Jluklkd  gasosa,  e  die  tale  fosse  quella  del  nostro 
globo  e  stata  uii'idea  vagheggiata  da  parecchi  disdnti  matematici, 
come  La  Grange  e  La  Place  (V.  Giornale  di  fisica  di  Parigi ,  marzo  1 8 1 2, 
e  la  terza  edizione  del  Sistema  del  mondo  di  La  Place  ).  Dopo  le  os- 
servazioni  di  Herschel  e  di  altri  astronomi  non  e  al  certo  un'ipotesi 
iuverisimile  il  supporre  che  il  nostro  globo  cominciasse  a  figurare  tra 
i  corpi  celesti  nella  forma  di  una  nebulosa,  cioe  di  una  congerie  di 
materia  lucida ,  soraraamente  rara  e  sottile ,  che  a  poco  a  poco  si  and6 
concentrando ,  e  vagante  nello  spazio ,  fu  inviluppata  nella  sfera  di 
attrazione  del  nostro  sistema  planetario ,  e  costretta  a  descrivere  in- 
toriio  al  sole  un'orbita  determinata  dalle  leggi  dell' attrazione;  allora  il 
globo  divenuto  cometa  passo  alio  stato  nel  quale  mia  porzione  sovente 
conserva  un  residuo  di  nebulosita  lumiuosa,  mentre  (*)  qualche  parte 
diviene  solida ,  e  finalmente ,  avendo  perduto  ogni  aspetto  nebuloso , 
giunse  alio  stato  di  pianeta.  Se  nella  celebre  cometa  di  Enche  si  con- 
sideri  solo  la  durata  della  sua  rivoluzione  di  1204  giorni  circa,  non 
dovTebbe  aver  luogo  piuttosto  tra  i  pianeti  che  tra  le  comete,  o  non 
si  potrebbe  forse  pensare  che  questa  cometa  di  periodo  corto  e  de- 
crescente  a  poco  a  poco  vada  divenendo  pianeta  ?  La  storia  di  questa 
cometa  non  e  ancora  terminata ,  e  col  tempo  dara  luogo  a  grandi 
vedute  sulla  fabbrica  dei  nostri  mondi  visibili  (  scrisse  il  sign  or  Ba- 
rone  di  Zach  nella  Corrispondenza  astronomica ,  vol.  li.°,  pag.  878). 

(*)  Le  coniete  sono  corpi  cosmic!  piii  o  meno  alle  quali  talora  s'  iacontrano  a  passare.  Si  ag- 

solidi  e  cliiri ,    dice    il    signer  Barone    di  Zacli  giiinga  die  dalle  osservazioai   del   Piazzi    sulla 

nella  Corrispondenza  astronomica,  vol.  7.°,  pag.  cometa  del   18 19  si  potrebbe  dedurre  die  la  di 

aSa  ,  dove  riferisce  diversi  esempi  di  comete,  lei  frapposizione  piuttosto   accrescesse  1' inten- 

nclle  quali  non  si  e  distinto  alcnn  nocciolo  so-  sita  della  luce  di  due  stelle  che  si  osservavano 

lido  ,  e  la  loro  materia  e  cosi  rarefatta  die  noti  da  quel  celebre  astrouomo. 
dimiauisce  punto  la  luce  delle   stelle,    innanzi 


I 


DI  SCIPIONE   BREISLAK.  nSg 

§   11.^  Si  suppone  ncl  gloho  quel  grctdo  di  fluidka 
che  basti  alia  cristalUzzazione. 

Se  mai  la  prima  apparizione  della  nostra  terra  fosse  stata  quella  di 
una  nebulosa ,  sicconie  per  giungere  dallo  stato  gasoso  o  da  quello 
di  materia  sommamente  rara  e  sottile ,  cioe  dallo  stato  di  somma  ilui- 
dita  a  quello  di  corpo  solido ,  avrebbe  dovuto  passare  per  tutt'  i  gradi 
intermedj ,  cosi  non  curando  la  fluidita  gasosa  mi  limito  a  quella 
che  si  richiede  per  la  cristalUzzazione.  Le  parti  della  materia  non  si 
possono  cristallizzare  sino  a  che  esistono  nello  stato  di  fluidita  gasosa, 
perche  la  frapposizione  del  calorico  le  ritiene  cosi  distanti  che  sono 
fuori  della  sfei^a  dell'attrazione  di  cristalUzzazione;  come  ancora  non 
possono  prendere  le  forme  regolari  che  questa  produrrebbe  se  sono 
nello  stato  di  solidita,  poiche  essendo  in  una  reciproca  aderenza  non 
hanno  quel  grado  di  mobilita  che  sarebbe  necessario  per  obbedire  alia 
stessa  attrazione :  quindi  possiamo  partire  con  sicurezza  da  quel  grado 
di  fluidita  ,  nel  quale  la  forza  cristallizzante  della  materia  non  avendo 
alcun  ostacolo  da  vincere  si  puo  sviluppare  e  puo  produrre  i  suoi  ef- 
fetti ,  disponendo  le  particelle  della  materia  bruta  in  taluna  di  quelle 
forme  geometriche  che  sono  determinate  dalla  natura  delle  particeUe 
medesirae.  Le  prime  rocce  pertanto  che  si  sono  consolidate  furono 
quelle  nelle  quali  la  cristalUzzazione  si  presenta  con  maggiore  inten- 
sita,  come  si  vede  nelle  rocce  dette  primitwe  (V.  §  6),  e  che,  essendo 
state  le  prime  a  consolidarsi ,  debbono  ancora  essere  sottoposte  alle 
altre.  Osserver6  di  passaggio  che  questo  grado  di  liquidita  e  sufficiente 
a  rendere  una  ragione  della  forma  sferoidale  del  globo. 

Si  e  detto  nel  §  6.°  che  uno  de'  principali  caratteri  delle  rocce  pri- 
mordiali  e  quello  di  non  presentare  giamraai  alcuna  traccia  di  orga- 
nizzazione  animale  o  vegetale ,  dal  che  si  puo  congetturare  che  la  loro 
consolidazione  ha  preceduto  1'  apparizione  della  vitalita.  In  fatti  la  na- 
tura de'  corpi  organici  (  almeno  di  quelU  de'  quali  possiamo  formarci 
un'  idea  )  esige  alcune  circostanze  assai  diverse  da  quelle  che  debbono 
avere  accompagnato ,  nell'  ipotesi  proposta  ,  1'  esistenza  di  questo  pianeta 


26o  SULLA   COIUIISPONDENZA  DELLE   IPOTESI   ecc. 

allorquando  si  di^  principio  alia  consolidazione  della  sua  superficie. 
Nello  stato  preseiite  di  cose  le  circostanze  necessarie  alio  sviluppo, 
alia  propagazione  ed  alia  conservazione  della  vitalitii  animale  e  vege- 
tale  sono  principalmcnte  la  prcsenza  ed  una  data  costituzione  fisica 
dcir  atmosfcra  ;  una  teraperatura ,  la  quale,  benclie  possa  essere  niolto 
vaiiabile  secondo  la  diversa  natura  de'  corpi  che  partecipano  alia  vita- 
lita  stessa ,  non  ecceda  i  due  limiti  del  massimo  e  miiiimo ,  che  per 
altro  non  possiamo  determinare ;  finalmente  1'  esistenza  dell'  acqua  nello 
stato  o  liquido  o  gasoso.  Questa  ultima  circostanza  e  quella  die  da 
luogo  a  maggiori  considerazioni ;  essa  nel  caso  di  cui  si  tratta  ha  molta 
connessione  colle  altre  due  ;  la  combinazione  poi  che  se  le  rocce  pri- 
inordiali  sono  prive  di  tracce  di  corpi  organici ,  generalmente  nella 
loro  coraposizione  nianca  ancora  1'  acqua ,  raerita  qualche  riflessione. 
Una  delle  ragioni  sulle  quali  si  fonda  il  distinto  chimico  inglese  signor 
Tennant  (V.  vol.  64  della  Bibl.  brit. ,  pag.  168)  per  provare  lo  stato 
di  combustione  priraitiva  del  globo  e  appunto  quella  che  1' acqua 
manca  del  tutto  nelle  sostanze  cristallizzate  pietrose,  molto  frequenti 
nelle  rocce  primitive,  come  quarzo  jalino,  feldspato ,  mica,  grenato, 
anifibolo ,  ecc. ,  e  che  nelle  stesse  rocce  primitive  non  si  trova  che 
pimto  o  molto  poco  di  questo  licpido.  Una  difficolta  a  prima  vista  la 
potrebbero  formare  quelle  gocce  d"  acqua  che  talora  s'  incontrano  in 
alcuni  cristalli  di  quarzo  jalino  che  forse  appartenevano  a  rocce  pri- 
mitive ,  fenomeno  del  quale  si  trattera  a  suo  luogo.  Intanto  si  osservi 
che  se  la  raancanza  di  ogni  traccia  d'  organizzazione  e  un  motivo  ra- 
gionevole  per  credere  che  la  consolidazione  delle  rocce  primordial! 
abbia  preceduto  1' apparizione  della  vitalita,  ad  una  conseguenza  presso 
a  poco  simile  ci  dee  condurre  ancox'a  la  mancanza  dell' acqua,  e  sem- 
bra  molto  verisimile  che  questa  cominciasse  almeno  ad  avere  la  forma 
di  liquido,  dopo  che  essendosi  gia  consolidata  la  superficie  del  globo, 
le  rocce  prunorcUali  avevano  gia  cominciato  ad  esistere. 

§   12."  Riflessioni  sail' esistenza  deW  acqua  nello  stato  di  liquido. 

Sino  a  che  il  nostro  pianeta  era  nello  stato  di  fiisione  ignea ,  dalla 
di  lui  superficie,  come   da   quella   di   tutte   le   niaterie   fuse   potevano 


DI    SCIPIONE   BREISLAK.  26 1 

sgoi'gare  immensi  torrenti  di  fluicli  aerifoimi,  ed  accadere  tutte  quelle 
cluniiche  combinazioni  die  i  suddetti  iliiidi  possono  forniare  rra  loro 
in  una  temperatura  niolto  elevata.  Da  tali  sostanze  gasose  e  dalle  loro 
combinazioni  parmi  the  si  possa  ripctere  1'  origine  si  dclla  nostra 
atmosfera ,  come  ancora  dell'  acqua ,  come  si  dira  quanto  prima.  Per 
era  supponiamo  die  i  due  priiicipj,  I'ossigeno  e  1' idrogeno  contcnuti 
nei  gas  die  si  svolgevano  nella  fusione  della  massa  planetaria,  si  com- 
binassero  in  quella  generale  niolto  elevata  temperatura ,  nelle  propor- 
zioni  die  si  ricliiedono  per  la  coniposizione  dell'  acqua :  questa  non 
poteva  rimanere  sulla  superficie  della  tena  in  forma  di  liquido ,  spe- 
cificamente  piii  leggiero  del  liquido  terrestre,  ma  se  non  tutta,  almeno 
una  parte  grandissima,  ridotta  in  vapore,  lo  doveva  circondare  a  guisa 
di  un'  atmosfera.  Questa  opinione  e  stata  ancora  sosienuta  dal  sig.  Ba- 
rone  Cagnard-de-la-Tour ,  dalle  di  cui  ricerclie  si  puo  dedurre  che 
tutta  la  massa  dell' acqua  che  circola  nel  nostro  pianeta,  ad  una  tem- 
peratura nella  quale  le  nostre  raontagne  primitive  si  suppongano  fuse, 
non  ha  formato  che  un  fluido  elastico ,  ii  quale  dove  era  in  contatto 
colle  medesime,  era  moltissimo  condensato  per  la  pressione  della  sua 
propria  massa  (  V.  Annali  di  chimica  e  di  fisica  di  Parigi,  ottobre  1822). 
Secondo  i  calcoli  di  La  Place ,  la  profondita  media  del  mare  dev'  es- 
sere  circa  96,000  piedi ,  cd  e  note  che  la  pressione  di  una  colonna 
deir  atmosfera  e  eguale  a  quella  di  una  colonna  d' acqua  dello  stesso 
diametro  e  dell' altezza  di  Sa  piedi.  Ora  suppongasi  col  sig.  I\Iitscher- 
lich  (V.  gli  Annali  poc' anzi  citati,  t.  24,  pag.  87 1  e  seg. )  che  soli  3, 
cioe  72,000  piedi ,  della  massa  dell'  acqua  siansi  ridotti  in  vapore  :  la 
pressione  che  si  produrra  sara  presso  a  poco  eguale  a  quella  di  22 5o 
atmosfere.  Sotto  una  pressione  cosi  grande  non  sembra  verisiraile  al 
sig.  Mitscherlich  die  la  quarta  parte  residua  si  riduca  in  vapore ; 
pare  pin  probabile  die  debba  rimanere  fluida ,  ma  die  sia  un  fluido 
eccessivamente  caldo,  o,  come  egli  si  esprime,  un  fluido  roicnfe.  Parmi 
per  altro  die  sarebbe  necessario  il  poter  conoscere  la  temperatura 
della  superficie  del  globo  iiell'  epoca  della  quale  si  ti-atta ,  poiclie 
avrebbe  potato  essere  tale  da  vincere  anclie  la  pressione.  Questo  dotto 
fisico   si    prevale   della    rarefazione   dell' acqua   non    ridotta  in   vapore 


262  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI  ecc. 

per  rendere  una  ragione  di  alcune  osservazioni ,  le  quali  inducono  a 
supporre  il  livello  del  mare  una  volta  molto  piu  elevato,  giacche  I'ac- 
qua  non  gasificata  poteva  dilatarsi  in  modo  da  coprire  le  montagne 
piu  alte.  Questa  idea  potrcbbe  convenire  alia  spiegazione  di  alcuni  fe- 
nomeni  geologici ,  ma  riniarra  ad  esimiinarsi  se  la  pressione  suddetta 
permetteva  clie  nella  quantita  d'acqua  non  gasificata  avesse  luogo  una 
dilatazione  cosi  grande,  quale  sarebbe  necessario  il  supporre  per  ispie- 
gare  con  questa  ipotesi  come  le  spoglie  de'  corpi  marini  si  possano 
trovare  ad  altezze  di  12  in  i3  mila  piedi  sopra  I'attuale  livello  del 
mare.  Cio  cbe  possiamo  dedun^e  con  molta  probabilita  dalle  conside- 
razioni  esposte  e  die  in  quel  primo  periodo  nel  quale  la  corteccia  del 
globe  cominci6  a  consolidarsi  non  vi  poteva  essere  acqua  nello  state 
di  Uquido  ;  ma  clie  c<  se  tale  sostanza  gia  esisteva  » ,  la  maggior  parte 
almene  doveva  avere  la  forma  gasosa.  In  una  temperatura  cosi  elevata 
da  produrre  un  simile  efFetto  non  pare  probabile  clie  potessero  vivere 
e  propagarsi  i  corpi  orgauici,  se  non  vogliamo  supporre  un  organismo 
animale  e  vegetale  affatto  diverse  dal  presente,  e  sopra  il  quale  non 
possiamo  ragionare  per  mancanza  di  dati.  Le  circostanze  clie  accom- 
pagiiano  il  fenomeno  de'  corpi  organici  fossili  sono  tali  che  dobbiamo 
attribuirne  la  sepoltura  ad  epoche  diverse,  ma  tutte  molto  piu  recenti 
di  quella  della  quale  era  ci  occupiame. 

§  1 3.°  Rajfreddatnento  della  superficie  terrestre. 

Giunse  finalmente  un'  epoca  nella  quale ,  secondo  1'  espressione  di 
Eraclito  e  d'  Ippaso  da  Metaponto  (  V.  Plutarco ,  De  placitis  philoso- 
phonim ,  1.  I .°  )  ,  ripetuta  da  Giustino ,  1.  2 ,  c.  i .° ,  il  fuoco  qui  cuncta 
genuit ,  cuncta  possedit ....  pauladm  extuictus  sedem  terris  dedit ,  cioe 
cominci6  il  raffreddamento ,  e  per  conseguenza  la  consolidazione  della 
superficie  del  nostro  pianeta.  Che  se  si  domandi  quale  sia  stata  la 
cagione  che  produsse  questo  cambiaraento  nella  massa  planetaria,  in 
quale  modo  e  con  quale  legge  andasse  progredendo  questo  nuovo  state 
del  globe ,  comincero  dal  rispondere  che  se  mai  non  se  ne  potesse 
assegnare  una  spiegazione  eseiite  da  ogni  difficolta,  cio  non  ostante  la 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  263 

considerazione  de'  fenomeiii  rende  molto  probabile  clie  ci6  sia  acca- 
duto.  La  figura  della  terra  dimostra  il  suo  priniiero  stato  di  fluidita  : 
iiel  §  4.°  si  e  accennata  la  soniina  probaljilita  che  vi  e  in  favore  del- 
r  ipotesi  della  liquiditii  ignea ,  e  chi  vorra  conoscerne  le  ragioni ,  ba- 
stera  die  consulti  le  operc  degli  autori  che  ivi  si  citano  :  dall'  altro 
canto  la  temperatura  della  superficie  della  terra  e  molto  diversa  da 
quella  delle  materie  fuse,  neU'ordinc  pi'esente  di  cose;  una  gran  parte 
deir  acqua  che  circola  nella  natura  non  e  nello  stato  gasoso ,  ma 
liquido ,  e  si  pu6  pensare  con  La  Place  (  V.  Conoscenza  de'  tempi  pel 
1822  )  che  la  ten-a  sia  giunta  a  qucllo  stato  permanente  di  tempe- 
ftatura  nella  superficie  die  conviene  alia  sua  posizione  nello  spazio  e 
relativamente  al  sole,  trascurando  quella  diminuzione  infinitamente  pic- 
cola  die  risulterebbe  dal  raffreddaraento  progressivo  dell'  interno :  dico 
infinitamente  piccola,  poiche  lo  stesso  autore  asserisce  che  in  seguito 
a'  suoi  calcoli  si  puo  stabilire  in  un  modo  sicuro  che  la  diminuzione 
della  temperatura  nel  nostro  pianeta  e  insensibile  da  duemila  anni  a 
questa  parte.  La  storia  conferma  la  proposizione  di  La  Place ,  poiche 
con  una  serie  di  fatti ,  qualcuno  anteriore  alia  nostra  era  e  ricavati 
dalle  opere  degli  storici  piu  veridici  (  giacche  si  puo  dire  esserc  pochi 
giorni  che  abbiamo  1'  ajuto  di  buone  osservazioni  termometriche  )  ,  si 
dimostra  la  falsita  dell'  opinione  generalmente  ammessa  che  in  ogni 
latitudine  il  clima  alia  superficie  della  terra  sia  divenuto  piii  freddo. 
Si  pu6  vedere  1'  esposizione  cronologica  di  c[uesti  avvenimenti  in  una 
Memoria  del  dotto  fisico  sig.  Arago  sullo  stato  tcrmowetrico  del  globo 
terrestre  riferita  neW  Jnnuario  delV  Ufflcio  delle  longitudini  di  Parigi  pel 
1825.  Merita  di  essere  letta  1' interessante  Memoria  del  sig.  Fourier 
sopra  le  temperature  del  globo  terrestre  e  degli  spazj  planetarj ,  riportata 
negli  Annali  di  chimica  e  di  fisica  di  Parigi  (  ottobre  1 824  )  ,  nella 
quale  si  da  im  prospetto  della  teoria  generale  relativa  alle  tempera- 
ture terrestri  che  quel  distinto  autore  aveva  esposto  analiticamente 
ne'  suoi  precedenti  scritti.  Nel  nostro  caso  ecco  come  si  esprirae  nella 
citata  Memoria  alia  pag.  i38  :  «  II  calore  primitivo  del  globo  non 
produce  piu  effetto  sensibile  nella  superficie ,  ma  pu6  essere  immense 
neir  interno  della  terra.    La  temperatura   della   superficie   da  principio 


a64  SULL.i  COnniSPONDENZA  delle  ipotesi  ecc. 

si  e  diminuita  con  molta  rapidita,  ma  nello  stato  attuale  questo  cam- 
biaiuento  coutinua  con  una  somma  lentezza  »  ,  e  per  dare  un'  idea  di 
questa  somma  lentezza  alia  pag.  i6o  soggiunge  che  cc  passeranno  pivi 
di  trentaniila  anni  prima  che  la  toniperatura  dipcndente  dal  calore 
centralc  si  riduca  ad  csserc  la  meta  di  quclla  che  e  al  prcsente.  »  Se 
due  distinti  fisici  e  calcolatori  sono  ginnti  ai  mcdesirai  risultati ,  ci6 
dee  formare  una  prevenzione  assai  favorevolc  alle  conseguenze  che  se 
ne  possono  dedurre.  Forse  non  sara  inutile  il  prevenire  che  tutto  ci6 
si  dee  intendere  in  un  significato  generale ,  cioe  relativamente  a  tutta 
r  estensione  della  corteccia  tcrrestre  :  poiche  qualora  si  tratti  di  alcune 
parti  determinate,  allora  diverse  circostanze  locali  possono  influire  nella 
temperatura  cd  indurvi  delle  variazioni.  Si  vegga  la  bella  Meraoria  del 
sig.  Poisson  inserita  nel  volume  della  Conoscenza  de'  tempi  per  1'  anno 
1827,  pubblicato  in  Parigi  nel  1824,  nella  quale  si  espongono  le  ca- 
gioni  che  possono  produrre  tali  anomalie,  e  se  ne  riducono  a  calcolo 
gli  effetti. 

Prendo  con  piacere  questa  occasione  per  avvertire  il  lettore  della 
necessita  di  rettificare  cio  che  nel  cap.  2  5  delle  Istituzioni  geologiche 
ho  scritto  relativamente  al  calore  centrale  del  globo  in  un'  epoca  nella 
quale  le  osservazioni  de'  fisici  ed  i  calcoli  dei  matematici  lasciavano 
ancora  problematica  la  dottrina  di  un  accrescimento  generale,  cioe  in- 
dipendente  da  qualunque  circostanza  locale,  nella  temperamra  del  globo, 
progredendo  dalla  superficie  verso  il  centro;  e  le  osservazioni  di  Peron 
(  V.  Annali  del  museo  di  storia  naturale  di  Parigi,  t.  5  )  davano  motive 
di  pensare  che  le  piii  grandi  profondita  del  mare,  come  le  cime  delle 
montagne  piii  alte  anche  sotto  1'  equatore ,  siano  eternamente  occupate 
dal  ghiaccio. 

§   14.°  //  raffreddamento  del  globo  potei>a  essere  un  effetto 
del  caloiico  libero  che  dii^eniva  latente. 

Ora  venendo  al  problema  proposto ,  mentre  riconosco  la  difficolta 
di  darne  una  soluzione  la  quale  non  dia  luogo  ad  alcuna  eccezione , 
parrai  che   se   ne   possano   assegnare   di   cjuelle    che   siano   abbastaiiza 


DI  SCIPIONE  BREISLAK.  265 

plausibili.  Consitlerando  il  calorico  come  una  sostanza  di  suo  genere , 
si  pu5  spiegare  la  fluidita  ignea  primitiva  del  globo,  supponcndo,  come 
si  e  detto ,  la  mcscolanza  delle  parti  calorifere  colic  altre  parti  della 
materia  ed  il  raffrcddamento  del  medesimo ,  con  aramettcrc  che  il 
calorico  entrasse  in  diverse  successive  combinazioni  cbimiche  con 
quelle  sostanze  alle  quali  aveva  una  maggiore  affinita :  quindi,  secondo 
la  nota ,  e  dir6  ancora  gencralmente  ricevuta  dottrina  del  calorico  Ubeio 
e  latente ,  pare  clie  non  sia  difficile  il  concepire  come  cpicsta  sostanza, 
la  quale  iiello  stato  di  liberta  comunicava  a  tutta  la  massa  della  ma- 
teria la  forma  fluida ,  passando  ad  essere  latente  nelle  combinazioni 
chimiche  con  molte  basi  solide,  alle  quali  aveva  ima  maggiore  affinita 
e  die  ridusse  alia  forma  gasosa ,  producesse  un  grado  di  raflredda- 
mento  ncl  globo  e  desse  principio  alia  consolidazione  della  sua  su- 
perficie ,  la  quale  ando  progredendo  a  misura  che  cresceva  la  quantita 
di  calorico  che  diveniva  latente.  Si  conosce  da  tutti  i  fisici  il  freddo 
prodotto  dall'evaporazione ,  la  quale  non  e  altro  che  il  passaggio  di 
un  corpo  dallo  stato  liquido  alio  stato  gasoso,  e  che  succede  per  I'as- 
sorbimcnto  di  una  dose  di  calorico.  Se,  trattandosi  di  gi'andi  fenomeni, 
fosse  permesso  il  fare  dclle  congetture  fondate  sopra  cio  che  sovcnte 
accade  in  piccolo ,  farei  menzione  di  un  fatto  assai  frecpiente ,  quale 
e  quello  del  freddo  talora  intense  che  si  produce  cpiando  in  uno  dei 
piu  caldi  giorni  estivi  cade  in  qualche  luogo  non  molto  distante  da 
noi  una  copiosa  grandine  o  una  neve  abbondante  ,  e  che  dura  sino  a 
che  la  neve  o  la  grandine  abbiano  assorbito  quella  cpiantita  di  calo- 
rico che,  essendo  necessaria  alia  loro  fluidita,  diviene  latente  nel  nuovo 
stato ,  freddo  che  va  cessando  a  misura  che  si  ristabilisce  1'  ecpiilibria 
della  temperatura  per  mezzo  del  calore  che  accorre  dalle  altre  parti 
deir  atmosfera.  A\  contrario  se  s'iramagini  che  tutte  le  sostanze  liquide 
e  gasose  passino  rapidamente  alio  stato  di  solidita ,  il  calorico  che  si 
sviluppercbbe  parmi  che  sarebbe  sufficiente  a  fondcre  il  nostro  globo, 
come  ho  esposto  piu  difFusamente  nelle  Istituzioni  geologiche ,  rispon- 
dendo  alle  difficolta  che  mi  erano  state  fatte.  Consideriamo  per  un 
istante  le  quantita  immense  di  calorico  combinato  chimicamente  in 
molte  sostanze  e  che  non  diviene  sensibile  se  non  che  nella  loro 
Vol.  IV.  r.  II.  34 


266  SULLA    CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   eCC, 

decomposizione.  Quali  incalcolabili  quantita  ne  saranno  divenute  latentl 
ucUa  sola  produzione  dei  gas  ossigeno,  azoto,  idi'ogeno,  carbonico,  ecc. 
che  dovevano  svolgersi  dalla  niassa  tcrrestre  ancora  fluida,  che  for- 
luaiono  r atmosfera  primitiva ,  e  da  alciuii  de'  quali  ebbe  origine  la 
grande  massa  dell'  acqna  che  sotto  raolte  e  diverse  forme  circola  uel 
iiostro  pianeta  ?  Egli  e  vero  che  se  vi  e  assorbimento  di  calorico  nella 
formazione  dei  gas  ossigeno  ed  idrogeno ,  v'  e  ancora  sviluppo  di  esso 
nella  loro  combinazione,  dalla  quale  e  risultata  I'acqua,  ci6  che  darebbe 
luogo  ad  un  compenso ;  ma  si  dee  calcolare  ancora  la  quantita  di  ca- 
lorico che  diviene  latente  nel  nuovo  composto,  e  che,  supponendolo 
ben  anche  nella  forma  di  liquido,  ha  dovuto  cssere  grande;  ma  gran- 
dissinia  si  dee  credere  nella  forma  gasosa  atteso  cio  che  si  e  detto 
nel  paragrafo  precedente;  e  se  mai  tra  il  calorico  divenuto  latente  e 
qucllo  che  si  e  sviluppato  non  vi  fosse  molto  eccesso  per  pai'te  del 
primo ,  cio  produrrebbe  solo  un  ritardo  nel  rafFreddamento  generale 
del  globo,  il  quale  e  passato  per  una  serie  infinita  di  combinazioni 
chimiche  prima  di  giungere  alia  teraperati\ra  attuale.  AUe  quantita  sud- 
dette  di  calorico  combinato  aggiungiamo  le  altre  forse  non  minori 
dosi ,  dalle  quali  se  non  dipende  la  natura ,  dipende  almeno  la  forma 
apparente ,  cioe  lo  stato  o  liquido  o  solido  de'  corpi ,  e  le  altre  che 
la  eondensazione,  la  percussione,  Fattrito  rendono  sensibili  in  moltis- 
simi  corj^i ,  e  troveremo  che  aveva  ben  ragione  quel  poeta  che  scrisse : 

Ignis  ubique  latet ,  naturam  amplectitur  omnem ; 
Cu?icta  parit,  renovat ,  dwidit,  urk,  alit. 

§   1 5.°  Rijlessiord  sopra  il  fenomeno  delle  gocce  d'acqua 
e  bolle  d' aria  racchiuse  nei  quarzi.    ' 

Ci5  che  si  e  detto  somministra  la  soluzione  al  probleraa  die  si  e 
annunciato  soltanto  nel  §  1 1 .°  delle  gocce  d'  acqua  che  talvolta  si  tro- 
vano  racchiuse  nell'  interno  de'  cristalli  di  cpiarzo  che  forse  appartene- 
vano  a  rocce  priinordiali.  Le  circostanze  principali  di  questo  fenomeno 
sono   r  esistenza   di   qualche   piccola    cavita  nell'  interno   di   un  corpo 


DI   SCIPIONE    BREISLAK.  267 

duro  e  compatto  come  il  quarzo  ;  la  presenza  in  queste  cavitu  ili 
sostanze  clotate  di  gravita  specifica  diversa :  tali  sostanze  sono  ordinaria- 
mente  acqua  ed  aria:  cpalche  volta  in  vece  dell'acqua  vi  e  un  liquido 
giallognolo,  e  talora  insieme  all' acqua  cd  all' aria  si  scorge  una  ma- 
teria nera,  solida,  compatta ,  galleggiante  sulla  superficie  del  liquido. 
Sono  piu  di  3o  anni  die  il  distinto  natural ista  inglese  sig.  G.  Thomson 
con  alciuie  delicate  esperienze  fatte  in  Firenze ,  delle  quali  rcsi  conto 
nel  cap.  87  delle  Isdtuzioni  geo/ogiche ,  trovo  die  il  liquido  giallastro 
e  una  vera  nafta ,  e  la  sostanza  nera ,  solida ,  ecc.  un  antracite.  Ora 
poi  dobbiamo  al  celebre  Davy  una  cognizione  piu  esatta  di  questo 
curioso  fenomeno.  Avendo  egli  scelto  molti  cristalli  di  quarzo  die  pre- 
sentavano  delle  cavita  con  gocce  d' acqua  e  bolle  d'aria,  comincio 
dall'assicurarsi  die  le  pareti  delle  cavita  non  erano  permeabili  ne  al- 
r  aria ,  ne  all'  acqua ,  ci6  die  ottenne  ponendo  i  cristalli  mcdesinii  o 
isolati  o  neir  acqua  sotto  il  recipiente  della  macchina  pneumatica  nella 
quale  si  era  formato  il  vuoto.  I  risultati  de'  suoi  saggi  chimici  fiurono  : 
i.°  die  r acqua  era  quasi  pura  o  conteneva  appena  una  piccola  dose 
di  solfati  alcalini ;  2.°  il  fluido  aeriforme,  per  quanto  era  possibile  il 
deciderc  operando  sopra  quantita  molto  piccole,  era  puro  azoto;  3.°  il 
globetto  d'aria  uscendo  si  restrinse  e  divenne  sei  in  settc  volte  piu 
piccolo.  In  un  cristallo,  die  si  crede  procedere  dalJa  Gardette  nel 
Delfinato ,  Davy  ancora  in  vece  dell'  acqua  osservo  la  nafta.  Un  rag- 
guaglio  pill  minuto  di  tali  osservazioni  si  pu6  vedere  nella  IMcmoria 
dello  stesso  autore  inserita  nel  tonio  21  degli  Annali  di  chiniica  e  di 
fisica  di  Parigi.  Ora  supponendo  die  tali  cpiarzi  appartengano  vera- 
mente  a  rocce  primordial! ,  esaminiamo  se  i  suddetti  fenomeni  si  op- 
pongano  alio  stato  di  fusione  delle  medesime.  Non  sara  inutile  I'osser- 
vare  in  primo  luogo  che  quel  fenomeni  coUe  stesse  circostanze  si 
presentano  ancora  in  quel  globetti  calcedoniosi  che  si  conoscono  sotto 
il  nome  di  agato-enidri  del  Vicentino ,  e  die  si  trovano  entro  rocce 
considerate  generalraente  come  di  origine  ignea:  la  sola  differenza  die 
il  sig.  Davy  ha  notato  e  che  il  gas  azoto  ha  una  maggiore  rarefazione. 
£  difficile  poi  lo  spiegare  lo  stato  di  rarefazione  nel  quale  si  trova  la 
sostanza  gasosa  nelle  cavita  del  cristallo  di  quarzo  o  delle  calcedonie, 


268  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

se  non  si  supponga  clie  tali  cristalli  siaiisi  formati  in  temperature  ma"- 
giori  cli  quelle  che  ha  presentemente  il  globo  nella  sua  superficie. 

Noil  ho  potuto  giammai  persuadermi  che  1' infiltrazione  avesse  eser- 
citato  alcuna  influenza  in  questo  fenomeno,  che  scmpre  ho  considerate 
come  prodotto  da  cagioni  contemporanee  alia  formazione  del  cristallo  e 
della  roccia  che  lo  raccliiude :  le  osservazioni  di  Davy  confermano  la  mia 
congettma ,  poiche  egh  si  assicuro  dell'  impermeabilita  all'  aria  ed  al- 
I'acqua  delle  pareti  del  cristallo,  ci6  che  e  diraostrato  ancora  dalle 
stato  di  rarcfazione  del  gas.  Ammettendo  pertanto  la  formazione  di 
questi  cristalli  in  una  temperatura  molto  elevata,  quale  doveva  essere 
nello  stato  di  fusione  e  ben  anche  di  moUezza  della  superficie  terre- 
stre ,  parmi  che  nella  diversita  e  nella  quantita  delle  sostanze  gasose 
c  delle  combinazioni  che  si  dovevano  svolgere  non  sia  difficile  il  con- 
cepire  delle  particelle  si  delle  une ,  come  delle  altie  che  riraanessero 
racchiuse  in  qualche  cavita  accidentale  del  cristallo  nella  forma  che 
avcvano  nella  temperatura  molto  alta,  ma  che  cambiarono,  prendendo 
quella  che  conveniva  ad  una  temperatura  diversa :  il  cambiaraento 
per6  che  succedeva  nella  forma  poteva  non  aver  luogo  nello  stato 
di  rarefazione  ;  poiche  se  quelle  sostanze  o  liquide  o  gasose  si  fossero 
ristrette  al  volume  che  a  loro  converrebbe  nella  temperatura  ordinaria, 
cio  indicherebbe  die  il  voto  formato  nella  cavita  dalla  diminuzione 
del  loro  volume  fu  riempito  dall'  aria  esterna ;  cio  che  non  poteva 
accadere  attesa  la  resistenza  e  1' impermeabilita  delle  pareti.  Quindi  le 
sostanze  racchiuse  conservarono  in  mia  minore  temperatura  la  rarefa- 
zione acquistata  in  una  temperatura  piu  alta ;  ed  e  molto  probabile 
che  la  rarefazione  del  gas  azoto  sia  cosi  grande  da  compensare  la  di- 
minuzione di  volume  dell'  acqua  che  dalla  forma  gasosa  e  passata  alio 
stato  di  liquido. 

Qualche  difficolta  si  potrebbe  incontrare  suU'  origine  della  nafta  e 
deir  antracite ;  ma  si  dee  riflettere  che  la  produzione  delle  materie 
carbonose  ed  infiammabili  (  qualunque  sia  stato  il  processo  della  na- 
tura ,  che  non  e  qui  il  luogo  d'  investigarlp  )  non  fu  del  tutto  estranea 
anche  al  primo  periodo  della  consolidazione  terrestre  ,  come  lo  dimo- 
stra  la  presenza  deiramfibolo,   del   carburo   di  ferro,  ecc.  j   sostanze 


I 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  269 

che  contengono  il  carbonio  e  clie  si  trovano  nelle  rocce  primordiali. 
La  spiof^azione  del  feuoineno  cU  cui  trattiamo  e  clie  ne  dii  il  sig.  Davy 
nella  Mcmoria  sopra  citata  non  solo  non  si  oppone  alia  mia,  che 
anzi  e  fondata  suUa  stessa  base,  cioe  sopra  le  combiiiazioiii  che  hanno 
luogo  nolle  temperature  molto  elevate ,  e  che  si  distruggono  dimi- 
imendosi  la  temperatura  medesinia.  Egli  pensa  che  conyenga  ammet- 
tere  che  I'acqua  e  la  silice  fossero  primieraniente  in  uno  stato  di 
unione  chimica,  e  che  la  loro  separazione  losse  una  conseguenza  del- 
r  abbassamento  di  temperatura.  Nella  fusione  generale  del  globo  la 
temperatura  era  tale  che  unendovi  ima  certa  pressione  si  rendeva 
possibile  la  formazione  di  lui  idrato  di  silice  liquido,  il  quale,  simile  in 
cio  a  tutt' i  coi-pi  liquidi,  contenesse  piccole  quantita  d'aria  atmosfe- 
rica.  Diminuendosi  la  temperatura ,  la  silice  si  e  separata  dall'  acqua  , 
e  nel  consolidarsi  in  cristalli,  se  nell' intcrno  di  questi  vi  erano  delle 
cavita ,  ha  potuto  ritenere  qualche  piccola  porzione  si  di  essa ,  come 
deir  aria.  Si  pu6  dunque  concludere  con  Davy  che  il  fenomeno  delle 
gocce  d' acqua  che  talora  si  sono  osservate  nei  quarzi,  e  che  era  stato 
considerate  come  somraamente  contrario  all'  idea  che  tali  corpi  ab- 
biano  un'  origine  ignea ,  puo  presentare  un  argomento  decisivo  in  fa- 
vore  deir  ipotesi  che  si  vorrebbe  combattere. 

§  1 6.°  Non  pare  prohahile  che  il  globo  siasi  raffreddato 
per  la  dispersione  del  calorico  negli  spazj  planetarj. 

Se  niai  non  piacesse  a  talmio  il  modo  col  quale  si  e  detto  potersi 
concepire  il  raffreddamento  e  la  successiva  consolidazione  della  super- 
ficie  terrestre,  si  pu6  ricorrere  alia  dispersione  del  calorico  negli  spazj 
planetarj  :  diro  ancora  che  qiiesto  e  il  mezzo  che  con  un  aspetto  di 
maggiore  probability  si  affaccia  alia  monte  :  ma  il  motivo  principale 
che  m'  indusse  a  preferire  la  prima  alia  seconda  spiegazione  fu  il  ri- 
spetto  per  la  legge  generale  dell'  attrazione ,  la  quale  mi  sembrava 
violata  se  avessi  supposta  la  diffusione  del  calorico  nello  spazio  mon- 
dano.  Non  ignore  che  il  celebre  chimico  e  fisico  Berzelius  (  V.  Ele- 
mend  di  chimica,   i."  parte,  pag.  58  dell' edizione  di  Reutlingen  )  pensa 


27c  SULLA    COPxRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

essere  possibile  I'esistenza  di  materie  le  quali  non  siano  attrattc  dalla 
terra  e  che  siauo  prive  della  forza  di  gravita  propria  degli  akri  corpi : 
la  sua  opiiiione  e  che  il  calorico ,  la  luce ,  1'  elettricita ,  il  maguetismo 
ossia  i  fluidi  detti  imponderahili  siano  sostanze  di  tale  natura  che  le  loro 
pai-ticelle  non  avcndo  alcuna  coerenza  si  debbano  diffondere  per  lo 
spazio  mondano,  e  che  percio  si  dicono  ancora  incoercibili.  Lo  stesso 
pare  che  sia  il  modo  di  pensare  adottato  dal  sig.  Fourier,  il  quale 
alia  pag.  i5o  della  Memoria  gia  citata  nel  §  iS."  dopo  di  avere  am- 
messa  una  teniperatura  fondamentale  delle  regioni  planetarie ,  ne  ripete 
la  cagione  dalla  irradiazione  de'  corpi  dell'  universo.  Una  difficolta  la 
potrebbero  fonnare  le  ingegnose  esperienze  de'  sigg.  Leslie  e  Rumford 
dh^ette  a  dimostrare  che  la  rarefazione  dell'  aria  diminuisce  sensibil- 
mente  1'  energia  raggiante  della  superficie  de'  corpi  riscaldati ,  ci6  che 
farebbe  pensare  che  al  di  la  dell' atmosfera  terrestre,  la  di  cui  altezza, 
supponendone  dappertutto  eguale  la  densita ,  secondo  La  Place  e  di 
780.5  mctri  (  V.  Esposizione  del  suiema  del  mondo ,  1.  i.°,  cap.  14),  sa- 
rebbe  impedita  o  almcno  resa  difficile  ogni  dispersione  di  calorico  per 
mezzo  deir  inadiazione ;  ma  siccome  sarebbe  in  pronto  1'  etere  ed  in 
di  hii  soccorso  verrebbe  ancora  il  tempo,  cosi  non  insisto  sopra  questo 
oggetto ,  ma  non  ostante  1'  autorita  di  filosofi  cosi  distinti ,  come  Ber- 
zelius  e  Fourier ,  e  di  altri  che  hanno  ammesso  la  stessa  dottrina ,  mi 
permettero  di  soggiungere  ,  sembrarrai  piu  probabile  che  tutte  le  so- 
stanze appartenenti  al  sistema  del  nostro  pianeta  siano  sottoposte  alia 
legge  deir  attrazione  generale  verso  di  esso ,  dalla  quale  deriva  il 
loro  peso.  La  Place  nell'  opera  teste  citata ,  pag.  848  della  seconda 
edizione  di  Parigi ,  staljilisce  che  un  astro  luminoso,  la  di  cui  den- 
sita fosse  eguale  a  quella  della  terra,  ed  il  diametro  260  volte  maggiore 
di  quello  del  sole ,  in  virtu  della  sua  attrazione  non  lascerebbe  giungere 
sino  a  noi  alcuno  de'  suoi  raggi :  dal  che  egli  deduce  essere  possibile 
che  i  piu  gi-an  coi-pi  luminosi  dell'  universo  per  la  stessa  ragione  siano 
invisibili.  Se  dunque ,  riconoscendo  vere  le  conclusioni  di  quel  celebi'e 
matematico,  si  ammetta  la  luce  soggetta  alle  leggi  dell'  attrazione,  non 
si  vede  una  ragione  per  la  quale  i  tre  altri  fluidi  imponderahili  si 
debbano  esimere  dalla  dipendenza  di  questa  forza  generale  della  natura , 


DI    SCIPIONE   BREISLAK.  27 1 

e  sembra  piu  probabile  il  pensare  che  se  vi  sono  delle  sostanze  nelle 
quali  non  possiamo  liconoscerc  1'  efletto  di  questa  attrazioae  ,  cioe  il 
peso ,  piuttosto  che  fare  un'  eccezione  ad  un  principio ,  la  generalita 
di  cui  sembra  abbastanza  comprovata ,  si  debba  attribuirlo  a  raan- 
cauza  di  mezzi  acconci  che  la  Fisica ,  anche  ajutata  dalla  Chimica  (*) , 
non  ha  potuto  ritrovare  per  sottoporlo  ai  nostri  scnsi ,  e  coiivicne 
confessare  che  dopo  le  piu  ingegnose  e  delicate  espcrienze  fatte  da 
fisici  cosi  esperti,  come  Lavoisier,  Fordyce,  Morveau,  Chaussier,  Rum- 
ford,  Fontana  ed  altri,  il  risultato  meno  incerto  e  che  I'aggiunta  o  la 
sottrazione  del  calorico  non  iufluisce  in  una  maniera  a  noi  sensibile 
sul  peso  de'  corpi. 

§   I  'jF  Si  pud  spiegare  la  fusione  ed  il  rajjreddamcnto  del  globo 
anche  nell' ipotesi  delle  vihrazioni. 

Non  debbo  dissimulare  che  quegli  stessi  fenomeni  che  da  molti 
fisici  si  spiegano  coll'  ipotesi  delle  emanazioni  de'  fluidi  imponderahili 
ed  incoercibili  dai  corpi  che  diciamo  lucidi,  caldi,  elettrici,  magnetic!, 
da  altri  si  spiegano  egualmente,  supponendo  diversi  fluidi  esistenti  nello 
spazio,  o  anche  un  solo  fluido  sommamente  raro  e  sottile  che  penetri 
tutti  i  corpi ,  che  sia  difFuso  nello  spazio  mondano ,  e  che  produca  i 
fenomeni  della  luce ,  del  calorico ,  dell'  elettiicita  e  del  magnetismo 
secondo  il  diverso  moto  di  vibrazione  che  gli  e  comunicato  dai  corpi 
detti  lucidi,  caldi,  elettrici,  magnetici.  Questa  ipotesi,  di  cui  dobbiamo 
a  Cartesio  la  prima  idea ,  e  che  e  stata  sviluppata  e  promossa  dal- 
r  Eulero,  e  seguita  ancora  al  presente  da  parecchi  distinti  fisici  :  quindi 
il  sig.  Davy  preferisce  1'  espressione  di  sostanze  eteree  a  quella  di  50- 
stanze  imponderahili.  Poiche  e  certo  che  nello  spazio  tra  il  sole ,  le 
stelle  ed  il  nostro  globo  esiste  rjualche  materia ,  ma  non  e  egual- 
mente certo  che  questa  risulti  da  pariicelle  che  succedendosi  eraanino 

(*)  Tra  le  diverse  esperienze  tentate  da'  &-  do  solforico :  ma  la  somnia  variabilita  de'  risul- 

sici   per    dilucidare   quest'  oggetto ,   quella  che  tati  che  si  ottenevano  tutte  le  volte  che  si  ese- 

da  principio  sembro  dare  la  lusinga  di  qualche  guiva    1*  espcricnza    obbligo  i  fisici    ad    abbaa- 

cogaizioue   sicura  fu    1'  esame  del  calorico  che  donare  una  strada  la  quale  non  conduceva  die 

si  svolge  nella  mescolanza  dell' acqua  con  Taci-  all' incertezza. 


272  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

sempre  da  corpi  celesti ,  o  se  tali  corpi  coraunichino  il  moto  ad  una 
materia  vicina ,  le  particelle  di  cui  lo  trasmettano  alle  altre  con  sucr 
cessive  impulsioni.  Le  difficolta  pare  clie  si  bilancino  in  amhidue  i 
sistemi,  e  se  vi  e  qiialche  preponderanza,  in  oggi  pare  che  sia  contro 
quelle  delle  emanazioni  ed  in  favore  del  moto  vibratorio,  o  diversa- 
mente  modificato  se  si  ammotte  un  solo  fluido,  come  sembra  cosa  piu 
semplice ,  o  di  sole  uniformi  vibrazioni  qualora  si  preferisca  supporre 
fluidi  diversi ,  ciascuno  de'  quali  e  posto  in  moto  dal  corpo ,  die  nel- 
r  altra  ipotesi  e  considerato  come  il  centre  dell'  emanazione.  Quindi 
tutto  ci6  che  si  e  detto  del  calorico  ai  paragrafi  precedenti,  e  del  ca- 
lorico  e  della  luce  nel  §  9.°  si  dee  estendere  agli  altri  due  fluidi  im- 
ponderabili,  elettnco  e  magnetico ,  giacclie  ambidue  sono  soggetti  alle 
medesime  leggi ,  e  le  recenti  esperienze  di  Oerstedt ,  di  Ampere ,  di 
Arago,  ecc.  indicano  1' identita  degli  effetti  prodotti  dalle  correnti  elet- 
triche  e  dalle  forze  magnetiche.  ]\Ia  siccome  nello  stato  attuale  delle 
nostre  cognizioni  non  possiamo  decidere  quale  de'  due  sistemi  sia  quello 
della  natura  (ed  e  possibile  ancora  die  non  lo  sia  ne  I'uno,  ne  I'altro), 
seguiro  a  fare  uso  di  quello  col  quale  ho  cominciato,  cioe  delle  ema- 
nazioni ,  ed  a  considerare  le  sostanze  impoiiderahili  quali  sostanze  di 
loro  genere  soggette  alia  forza  d'  attrazione  ed  alle  leggi  delle  affinita 
chimiche  come  le  altre  sostanze  inorganiche  e  che  appartengono  al 
nostro  pianeta.  Ad  oggetto  pero  di  adattarmi  anche  alle  opinioni  degli 
altri  aggiungero  che  trattandosi  dello  stato  di  fusione  primitiva  del 
globo  e  del  sue  progressive  raffreddamento ,  se  non  e  difficile  il  ren- 
dere  una  ragione  di  questi  due  grandi  fenoraeni ,  supponendo  il  calo- 
rico essere  una  sestanza  di  sue  genere  imponderabile  ed  incoercibile , 
che  unita  ad  alcune  parti  della  materia  dia  ad  esse  la  foi-ma  liquida 
o  gasosa ,  e  separandosi  dalle  medesime  per  entrare  in  combinazione 
con  altre,  perda  i  suoi  caratteri  sensibili,  divenga  latente ,  e  sia  ca- 
gione  dello  stato  di  solidita  in  quelle  che  ha  abbandonato,  non  mi 
sembra  ancora  difficile  il  rendere  una  ragione  de'  fenomeni  stessi  nel- 
r  altra  ipotesi,  cioe  supponendo  che  si  debbano  attribuire  alia  modifi- 
cazione  della  materia,  le  particelle  di  cui  siano  poste  in  moto  vibra- 
torio e  di  oscillazione ,  come  si  e  acceunato  nel  §  9° ,  sia  stato  pure 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  2J^ 

quale  si  voglia  essere  il  modo  dcU'  esistenza  priniordiale  della  materia 
terrcstre  :  cio  clie  possianio  pensarc  ragioncvolnieiite  e  clie  prcseutaii- 
dosi  essa  alle  nostre  osservazioni  sotto  molte  ed  assai  vainate  forme  , 
non  sia  stata  una  massa  di  parti  omogenee ,  tutte  avraiino  posseduto 
le  proprieta  generali  e  comuni  della  materia ,  come  impenetrabiiita , 
inerzia ,  estensione ,  ecc. ,  ma  saranno  state  diverse  pei  loro  caratteri 
fisici  e  cliimici ,  come  uel  prescnte  ordine  di  cose  Ic  sostanze  saline , 
raetalliche ,  combustibili ,  ecc.  sono  divcxse  tra  loi'o ,  benche  abbiano 
le  stesse  proprieta  generali  della  materia.  Tra  i  caratteri  particolari 
delle  diverse  sostanze  non  si  vorra  negare  un  posto  distinto  al  grado 
delle  affinita  chimiche ,  il  quale  detcrraina  molte  combinazioni  e  de- 
composizioni.  Lasciarao  ai  poeti  I'imaginare  la  natura  giovane  o  vec- 
cliia  :  le  di  lei  forze  sono  state  e  saranno  sempre  uniformi ,  e  percio 
poste  le  medesime  circostanze,  ritornano  i  medesimi  effetti,  e  cio  clie 
accade  attualmente,  sara  avvenuto  ancora  altre  volte  se  le  circostanze 
non  saranno  state  diverse.  Quindi  quelle  stesse  combinazioni  e  decom- 
posizioni  che  i  diversi  gi*adi  di  affinita  producono  al  presente  nelle 
sostanze  de'  nostri  piccoli  laboratory  o  del  grande  laboratorio  del  globo, 
debbono  ancora  aver  avuto  luogo  nella  prima  esistenza  della  materia 
terrestre  ,  avendo  sempre  riguardo  alle  modificazioni  clie  potevano  ri- 
sultare  dalle  diverse  circostanze.  Ma  tali  combinazioni  e  decomposi- 
zioni  non  possono  accadere  senza  un  moto  intestino  (*)  nelle  parti  della 
materia  che  le  ricevono ,  moto  che  sara  piu  o  meno  intense  secondo 
il  grado  di  energia  dell'  affinita  ,  e  che  doATa  diminuire  a  misura  che 
compiendosi  le  combinazioni  e  decomposizioni  suddette,  le  affinita  re- 
ciproche  si  saranno  saturate  a  vicenda.  Non  possiamo  deterrainare  il 
grado  di  questo  moto  intestino  ,  ma  niente  vieta  il  supporlo  quale  e 
necessario  a  produrre  lo  stato  di  fusione  accompagnato  da  quel  feno- 
meni  che  sono  proprj  dell'  ignizione ,  ed  a  misura  che  nelle  nuove 
combinazioni   saturandosi    le    affinita  reciproche ,  viene  a    diminuirsi   o 

(*)  Cio  che  si  h  per  soggiungere  non  si  dee  Paoli  nella  sua  bella  opera  Ricerche  sui  moto  mo- 

tikrire  aWa  qnestione  del  moto  intestino  de' soUdi ,  lecolare  de' solidi  stampata   in  Pesaro  nel  i8aS, 

oggetto  che  e  stato  trattato  con  molta  erudizione  e  nella  quale   si    ha   un  prospetto  delle  nostre 

e  forza  dl  argomenti  dal  dotto  fisico  sig.  Conte  atCuali  cogniziooi  su  questo  importante  articolo. 

Vol.  IV.  P.  II.  35 


274  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

anche  a  cessare  1'  azioue  della  causa  che  produceva  il  moto  intestine 
svanisce  lo  state  di  liquidita,  cessano  i  fenonieni  die  lo  accompagnano, 
e  la  massa  acquista  lo  stato  di  solidita.  Queste  combinazioni  e  decom- 
posizioni  nella  superficie  del  globo  pare  che  nella  massima  parte  al- 
nieno  abbiano  giii  riccvuto  il  loro  conipimento,  e  che  le  diverse  affi- 
nita  delle  sostanze  conipouenti  la  corteccia  del  nostro  pianeta  siano 
giunte  al  loro  grado  di  saturazione  :  percio ,  prescindendo  da  alcune 
straordhiarie  circostanze,  non  veggiamo  accadere  grandi  fenomeni.  Ma 
lo  stesso  non  si  pu6  dire  delle  parti  piu  interne ,  nelle  quali  e  pro- 
babile  die  lo  stato  della  materia  terrestre  sia  assai  diverso  :  vee;o;asi 
ci6  die  si  e  detto  nel  §  i3.° 

La  stessa  maniera  di  vedere  si  pu6  applicare  alia  luce  ed  a  parec- 
chi  altri  fenomeni,  de' quali  si  rende  ragione  nell' ipotesi  delle  emana- 
zioni ;  p.  e.  saranno  giusti  cd  esatti  i  calcoli  di  Laplace  (  non  vi  e 
alcun  dubbio),  de' quali  nel  §  i6.°  si  e  dato  il  risultato,  ma  e  probabile 
che  il  corpo  celeste  da  lui  preso  per  base  del  suo  calcolo  non  sia 
visibile,  non  gia  perche  la  luce  non  possa  giungere  a  noi  in  forza 
deir  attrazione  della  massa  del  corpo  celeste  dal  quale  emana ,  ma 
perche  il  moto  di  vibrazione  che  questo  corpo  produce  suUa  materia 
che  gli  e  contigua  e  che  riempie  lo  spazio  mondauo  non  si  pu6  pro- 
pagare  sino  alia  distanza  che  sarebbe  necessaria  per  fare  un'impressione 
sensibile  sopra  gli  abitanti  del  globo  terrestre. 

Non  mancano  dunque  de'  mezzi  per  ispiegare  come  sia  scomparsa 
alraeno  dalla  superficie  del  nostro  pianeta  quella  quantita  immensa  di 
calorico  che  si  dee  supporre,  amraettendo  il  di  lui  stato  primitive  di 
fluidita  ignea ,  ed  e  assai  probabile  che  i  progressi  della  fisica  e  della 
chimica  C)  uniti  alle  osservazioni  astronomiche  ne  possano  sommini- 
strare  delle  altre  anche  piu  soddisfacenti. 

(*)  Nel  vol.  S4  della  Bibl.brltannica  (ottobre  sidazione  delle    basi   metalliche    esistentl    nelle 

i8i3  )  si  da  una  breve  esposlzione  delle  idee  materie  terrose.  Nel  §  79  delle  Istituzioni  geo- 

geogoniche  proposte  dal  sig.  Smithson  Tennant  logiche  ho  esposto  le  ragioni  per  le  quali  non 

alia  Soc.  R.  di  Londra.  Secondo  questo  distiato  ho  adottato  questa  applicazione  ingegnosa  della 

chimico,  la  nostra  terra  fu  originariamente  un  teoria  di  Davy,  e  clie  dimostra  1' influenza  che 

sole  o  una  comeu,  e  passo   alio   stato  attuale  la  fisica.  e  la  chimica  possono  avere  nella  geo- 

per  una  combustione  generale  prodotta  dall'  os-  logia. 


DI  SCIPIONE   BKEISLAK.  ijS 

§   1 8.°  Congetture  sulle  nehulose. 

Se  non  rlpiigna  Tammettere  dell' analogia  tra  lo  stato  primitivo  del 
nostro  globo  e  qiiello  delle  iicbulose,  come  si  e  detto  nel  §  io.°,  e 
molto  probabile  che  osservazioni  ripetute  'sulle  medesime ,  sopra  la 
loro  concentrazione,  suUa  natura  della  loro  luce  e  sopra  i  lore  suc- 
cessivi  passaggi  alio  stato  di  corpi  planetarj  conducano  ad  un  nuovo 
genere  di  congetture;  lie  sarebbe  straiio  che  il  ciclo  ci  desse  la  cliiave 
di  niolti  feiiomeni  terrestri.  Non  si  potrebbe  supporre  che  la  luce  delle 
nehulose  fosse  prodotta  dalla  materia  stessa  del  calorico  libero,  me- 
scolata  colle  altre  sostanze  componenti  le  nehulose,  e  che  la  concen- 
trazione cU  questc  ed  il  loro  parziale  oscuramento,  ossia  il  loro  pas- 
saggio  alio  stato  di  cometa,  procedano  da  una  quantita  del  calorico  che 
di  mano  in  niano  divenga  lateiite  iielle  combinazioni  chimiche ,  cio  che 
dee  indurre  delle  variazioni  nella  figura  della  cometa  e  nel  suo  volume, 
e  che  quando  finalraente  la  quantita  del  calorico  divenuto  latente  giunge 
ad  un  certo  punto,  allora  cessi  ogni  apparenza  nebulosa  e  la  cometa 
si  trasformi  in  pianeta  ?  Le  nehulose,  divenendo  comete,  perdono  la 
liberta  di  andare  vaganti  nello  spazio,  e  sottoposte  alle  leggi  dcU'at- 
trazione  seguono  un  corso  che  potendosi  calcolare ,  non  ostante  le 
perturbazioni  alle  quali  e  soggetto  (*),  si  dee  dire  regolare:  le  comete, 
divenendo  pianeti,  cambiano  ancora  il  loro  volume  e  la  loro  esterna 
figura,  cio  che  dee  produrr^  una  modificazione  nel  periodo  della  loro 
rivoluzione,  attesa  la  diversa  influenza  dell' etere  diffuso  nello  spazio 
nel  quale  si  muovono  e  che  aveva  cominciato  ad  essere  sensibile  nello 

(*)  Quests  regolarita  nel  corso  delle  comete ,  preceduta  da  tre  altre  che  non  si  aspettavano , 

dalla  quale  dipende  il  loro    ritorno    pcriodico,  si   presento  agli  astronomi  nello  stcsso  puoto  del 

sino  ad  ora    si    puo    dire    certa  solo  per  due,  cielo  die  gli  era  stato   assegnato.    Le    osscrva- 

cioe  per  quella  dcIP  Hallejo,  il  di  cui  periodo  zioai  non  lianao  verificato  ancora  il  riiorno  pe- 

di  75  anni  e  stato  gia  coniprovato  quattro  volte  riodico  di  altre  comete,  benche  di  molte  siano 

dalle  osservazioni,  e  per  I'altra  detta  di  periodo  state  calcolate  le  orbite,  e  di  alcune  siasi  an- 

corto  di  tre  in  quattro  anni  (§  10) ,  della  quale  cora   assegnato  il  tardo   ritorno    clie    potranno 

il  distinto  astronomo  Encke  due  volte  aveva  cal-  verificare  i  postcri  se  1"  esattczza  de'  calcoli  sara 

colato  e  predetto  il  ritorno,  e  che  nel  i8a5,  stata  congiunta  a  qaella  delle  osservazioni. 


276  SULLA   CORRISPONDENZA  DELLE  IPOTESI  ecc, 

stato    di    cometa  (V.  Corr'ispondenza   astronomica  del  signer    Barone    di 
Zach,  vol.  IX,  pag.   189)^  nia  dal  cielo  torniamo  alia  terra. 

§    I  g."  Prima  origine  delle  montagm  e  della  configurazione  de' continend. 

L'  epoca  nella  quale  la  superficie  del  nostro  globo  non  ancora  giunta 
alio  stato  di  consolidazioiie ,  nou  esscndo  sulficienteinente  raffreddata, 
aveva  quel  gi-ado  di  moUezza  die  non  si  oppone  alia  cristallizzazione, 
fu  quella  nella  quale  ebbero  la  loro  origine  le  rocce  conosciute  dai 
geologi  sotto  il  norae  di  rocce  di  cristallizzazione ,  quali  sono  i  graniti , 
le  sieniti,  i  gneis,  euriti,  ecc,  e  che  hanno  il  loro  luogo  nella  classe  pri- 
mitiva.  Se  la  cristallizzazione  si  presenta  in  esse  in  un  grado  di  fre- 
quenza  e  d' intensita  raaggiore  che  nelle  altre  piii  recenti,  a  misura 
che  ci  allontaniamo  dall'  epoca  primoicUale ,  la  cristallizzazione  general- 
mente  diviene  piii  rara  (dico  genercdmente  alludendo  ad  una  classe  di 
fenomcni  della  quale  si  parlera  di  poi ) ;  cio  parmi  indicare  i  °  che  le 
parti  della  materia  erano  ravvicinate  in  raodo  ch'erano  poste  entro  la 
sfera  d' attivita  delle  loro  rispettive  attrazioni,  e  che  per  conseguenza 
si  era  separata  dalla  massa  una  porzione  del  fluido  (  nel  nostro  caso 
del  calorico  )  che  teneva  le  une  dalle  altre  lontane  le  molecole  della 
materia,  e  quindi  si  era  gia  dato  principio  al  raffreddamento ;  2.°  che 
la  materia  aveva  quel  grado  di  raobilita  e  per  conseguenza  di  fluidita 
che  non  si  oppone  al  giuoco  delle  affinita,  dalle  quali  dipende  il  gran 
fenomeno  della  cristallizzazione.  Ambedue  queste  circostanze  si  trovano 
unite  nello  stato  di  mollezza,  e  perci6  nel  §  ii.°  trattando  della  flui- 
dita della  terra  siamo  partiti  dal  medesimo.  Ma  se  si  attribuisce  la 
formazione  delle  rocce  primordial!  a  quel  periodo  di  tempo  nel  quale 
la  superficie  della  terra  non  era  ancora  interamente  consolidata,  ne 
segue  che  alia  stessa  epoca  ancora  si  debba  riferire  la  prima  origine 
delle  montagne  composte  di  rocce  primitive ,  ed  ammettere  die  la 
corteccia  di  questo  nostro  pianeta  allora  cominciasse  a  ricevere  i 
primi  lineament!  di  quella  configurazione  generale  di  cui  si  ravvisano 
le  tracce  non  del  tutto  spente,  benche  molto  cambiate  o  da  cata- 
clismi  repentini  e  violenti ,  o  dalla  lenta ,  ma  continuata  azione  di  cause 


DI   SCIPIONE  BREISLAK.  277 

decomponenti.  In  fatti  non  e  fuori  cli  ogiii  verisimiglianza  il  concepire 
die  la  prima  origiue  delle  masse  montuose  die  haiuio  avuto  si  grande 
influenza  nel  determinare  la  forma  de'  nostri  conlineiiti  si  debba  attri- 
biiire  a  torrenti  gasosi,  die  sviluppati  daU'interno  della  massa  ancora 
fluida  si  portavano  verso  la  superficie ,  la  quale  atteso  il  suo  stato  di 
moUezza  ha  ceduto  aH'impiilso,  e  secondo  la  maggiore  o  rainore  in- 
tensity cd  efficacia  de'medesinii  si  e  sollevata  piu  o  meno  sopra  il 
livello  generale  di  tutta  la  massa.  Lc  distanze  die  tra  loro  lasciarono 
queste  diverse  elevazioni,  formarono  ora  valli  piii  o  meno  estese,  ed 
ora  grandi  e  profoncU  bacini,  nei  quali  si  raccolsero  le  acque.  Non 
facdo  die  accennare  I'abbozzo  di  un'idea,  alia  quale  e  facile  il  dare 
lo  sviluppo  die  possono  esigere  le  circostanze.  Una  difficolta  potrebbe 
incontrarsi  nella  teoria  di  Buache,  nella  quale  le  grandi  catene  di 
montagne  della  terra  legate  alle  eminenze  sottomarine  formano  nn 
solo  sistema,  die  si  considera  come  Y  ossatura  del  globo.  Ma  questa 
connessione  delle  montagne  esiste  veramente  nella  superficie  terrestre  ? 
Potra  r  imaginazione  vagheggiare  1'  idea  di  un'  ossatura  ed  occuparsi 
con  piacere  a  rintracciarne  e  combinarne  le  parti,  ma  la  ragione  di- 
retta  dalle  osservazioni  dee  esaminarne  le  prove  e  fissare  il  valore 
giusto  di  quell'  espressione  allcgorica.  Un  esame  piii  accurato  de'  luoglii 
ha  dimostrato  la  debolezza  di  tali  prove,  e  si  e  conosciuto  die  dove 
si  sono  concepite  molte  catene  sottomarine,  le  quali  servissero  di  anelli, 
non  vi  sono  die  vere  separazioni  di  continuita.  Quuidi  i  geografi  piu 
recenti  hanno  preferito  di  riferire  le  montagne  de' nostri  continenti  a 
diversi  gruppi  o  sistemi  separati  tra  loro  da  pianure  molto  estese  o  da 
bacini  di  mari  intenii :  le  diverse  ramificazioni  die  compongono  cia- 
scuno  di  questi  gruppi  o  sistemi,  si  uniscono  ad  un  punto  culminante, 
detto  percib  il  nodo  del  sistema.  Si  veggano  le  osservazioni  e  riflessioni 
su  questo  importante  articolo  di  Geografia  fisica  riferite  nel  Precis  de 
la  geographic  imn>erselle ,  torn.  2,  lib.  40  del  signor  Malte-Brun,  come 
ancora  il  rapporto  del  signor  Barone  de  Ferussac  sopra  il  concorso 
del  1825  al  premio  per  la  soluzione  di  alcuni  quesiti  proposti  dalla 
Societa  parigina  di  geografia  e  relativi  alle  montagne  d'  Europa. 


278  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE    IPOTESI    ecc. 

§  20."  Riflessioni  sidle  diverse  ipotesi  fatte  per  ispkgare  I' originc 
deUe  montagne  primitive. 

Parmi  die  le  altre  ipotesi  pi-oposte  per  ispiegare  la  prima  origine 
dellc  montagne  composte  cli  rocce  priniordiali  soggiaciano  a  difficolta 
maggiori.  Vorremo  noi  attribiiirle  all' azione  de'volcani,  come  pare  clie 
fosse  r  idea  di  Lazaro  Moro ,  di  Pallas  e  di  alcuni  altri  ?  Credo  die 
nell'epoca  priniitiva,  come  diro  in  breve,  i  volcani  noii  avessero  co- 
minciato  ad  agire ,  ed  inoltre  le  montagne  composte  di  rocce  appar- 
tenenti  a  quell'  epoca  prescntano  una  certa  regolarita  di  struttura  die 
non  e  facile  il  conciliarla  con  quegli  sconvolgimenti  die  risultano  dalle 
azioni  volcaniche  conosciute.  Vorremo  piuttosto  considerare  queste 
montagne  primordiali  come  tanti  cristalli  colossali?  Questa  ipotesi 
molto  favorita  dal  dotto  La  Metlierie  ha  certo  un  bell'  aspetto ,  poiche 
anche  nelle  cristallizzazioni  ordinarie  de'  nostri  laboratorj  veggiamo 
talvolta  alcuiie  serie  di  cristalli  partire  dagli  angoli  o  spigoli  di  un 
cristallo  analogo  sovente  piu  graude,  in  guisa  die  formano  intorno  ad 
esso  in  diverse  direzioni  un  sistema  analogo  di  cristallizzazione  pro- 
dotto  dalla  stessa  polarita  cristallifica.  Conservando  ancora  1'  idea  della 
cristallizzazione,  gli  strati  die,  se  non  sempre,  almeno  sovente  si  ri- 
conoscono  nelle  montagne  primordiali,  si  possono  considerare  come  le 
lamine  die  coUa  loro  sovrapposizione  compongono  i  cristalli,  ne  sarebbe 
necessario  il  ricorrere  a  cataclismi  e  rovesciamenti  posteriori  per  ispie- 
gare alcune  loro  posizioni,  come  verticale,  inclinata,  ecc.  Ma  se  vi  sono 
de' punti  d'analogia,  parmi  die  ve  ne  siano  ancora  di  quelli  die  di- 
mostrino  una  struttura  affatto  diversa;  per  esempio  ilfii  sembra  difficile  il 
combinare  la  regolarita  nejrli  angoli  d'  iiicidenza  di  una  faccia  con 
r  altra  contigua  die  si  richiede  nelle  cristallizzazioni ,  con  la  disposi- 
zione  degli  strati  nelle  montagne,  i  quali  secondo  le  osservazioni  dei 
geologi  seguono  una  direzione  parallela  a  quella  del  grnppo ,  o  come 
suol  dirsi  della  catena  a  cui  appartengono.  Sembra  dunque  die  in 
origine  ogni  sistema  di  montagne  sia  stato  prodotto  dallo  sviluppo 
di    una    forza    diversa    da    quella    di    cristallizzazione,  e    die   diretta 


DI    SCIPIONE   nilEISLAK.  279 

principalmente  ad  iin  punto  abbia  propagate  la  sua  influenza  sulle  parti 
vicine  entro  alcuni  confini ,  come  ho  esposto  piii  niinutamente  nel 
§  386  clcUe  Istituzioni  geologiche.  La  stessa  diflicolta  sussiste  ancora 
quando  si  voglia  supporre  che  gli  strati  terrestri  consolidati  in  una 
situazione  regolare  ed  orizzontale  fossero  sollevati  e  sconvolti  da  rivo- 
luzioni  accadute  posteriormente.  Sono  persuaso  che  queste  sono  state 
numcrose ,  estese  e  molte  anche  di  una  gi-ande  intensita ,  ma  mi  sembra 
difficile  il  concepire  una  o  piii  rivoluzioni  di  tale  carattere,  che  il  loro 
effetto  si  possa  combinare  con  quel  parallelismo  che  si  e  accennato. 
Al  contrario  tutti  quelli  che  hanno  occasione  di  vedere  i  fenomeni 
prodotti  dallo  sviluppo  dei  gas  nelle  correnti  di  lave ,  il  modo  col 
quale  i  medesimi  si  fanno  strada  sollevando  e  sovcnte  rompendo  la 
superficie,  fonnandovi  una  lacerazione,  le  diramazioni  laterali  della 
parte  sollevata  nel  prirao  caso ,  della  lacerazione  nel  secondo ,  i  rap- 
porti  di  tali  diramazioni  colla  parte  principale  da  cui  sono  procedute 
e  dalla  quale  si  veggono  partire ,  le  posizioni  che  prendono  le  parti 
sin  dove  ha  potuto  giungere  1'  intensita  dell'  azione  gasosa ,  il  paral- 
lelismo finalmente  costante  tra  la  direzione  generale  della  massa  e 
quella  delle  cavita  si  grandi ,  come  ancora  piccole ,  quelli  dico  che 
avranno  occasione  di  vedere  questi  fenomeni  si  persuaderanno  facil- 
mente  di  avere  sotto  gli  occhi  una  miniatura  del  modo  col  quale  po- 
tevano  aver  origine  i  sistemi  di  montagne  primitive,  in  guisa  che 
non  debbono  fare  altro  che  ridurre  ad  una  grande  scala  ci6  che  la 
natura  pone  sotto  i  loro  occhi  in  uno  spazio  ristrctto. 

Mentre  pero  escludo  1' azione  della  forza  di  cristallizzazione  o  di  altra 
analoga  nel  determinare  le  forme  delle  grandi  masse  di  montagne  pri- 
mitive, non  intendo  rigettarne  1' influenza  nelle  loro  interne  parti,  le 
quali  si  dovranno  riunire  secondo  le  rispettive  polarita  cristallifiche  sino 
a  tanto  che  si  conservera  nella  massa  lo  stato  di  mollczza,  puixhe  non 
sopraggiunga  qualche  circostanza  che  ne  disturbi  Y  effetto. 


28o  SULLA.   CORRISPONDENZA  DELLE   IPOTESI   ecc. 

§  2  1."  Formazione  del  mare  primidvo  ,  sviluppo  de' germi  organlci, 
rocce  di  transizione. 

Mentre  il  raffi-eddamento ,  qualunquc  ne  fosse  la  cagione,  si  propa- 
gava  nella  corteccia  del  globo ,  il  vapore  accjuoso ,  di  cui  si  e  pailato 
nel  §    12.^  dallo  stato  aeriforme  comiiicio  a  passarc  a  quello  di  liquido , 
iiel  cjuale  si  disciolsero  raolte  sostanze  gasose  contenute  nell' atmosfera 
primitiva ,  ed  il  fluido  stesso  raccogliendosi  nelle  parti  piii  basse  e  piu 
profonde  della  superficie    terrestre    comincio  a  formare  il  mare,  le  di 
cui    acque    partecipavano    alia    temperatura   medesima    della  massa  del 
globo,  la  quale  diminuendosi  progressivamente ,  e    forse    dopo   diverse 
oscillazioni  prodotte  da  circostanze  particolari ,  in  fine  discese    a   quel 
grado  pel  quale  poterono  cominciare  a  svolgersi  i  germi  de'  corpi  or- 
ganici.  Allora  la  vitalita  comparve  sulk  superficie  del  nostro  pianeta, 
ristretta  da  principio  a  poche  specie  (  probabilmente  moUuschi  e  zoofiti), 
ma  che  aiido  sempre  crescendo  e  propagandosi ,  cjuanto  piii  la  tempe- 
ratura divenne  favorevole  al  di  lei  sviluppo  ed  alle  sue  funzioni.  £  da 
notarsi  per  altro  che  quelle  stesse  osservazioni  geognostiche,   le   quali 
inducono  a  credere  die  1' organizzazione    animale    abbia    cominciato   a 
maiiifestarsi  coi  zoofiti,  molluschi,  entrochi,  ortoceratiti,  ecc,  ci  fanno 
pensare    ancora    che    1'  organizzazione    vegetale    abbia    avuto  principio 
dalle  piante  monocodledoni ,  come  le  arundinacee ,  ecc. ,  le  quali  forse , 
secondo  I'espressione  del  signor  Humboldt,  sono  anteriori  agli  animali 
pill  antichi.  Ma  quella  diminuzione  di  temperatura    che    contribuiva  a 
rendere  piu  facile  la  propagazione  degli  esseri  organici ,  pregiudicava 
molto  alia  cristallizzazione  della  materia  brutta,  la   quale  di   mano    in 
raano  che  col  raffreddamento  si  andava    consolidando ,  perdeva    quello 
stato  di  mobilita  ch' era  necessario  per  obbedire  all' impulse  della  po- 
larita  cristallizzante.  Le  rocce  consolidate  nel  mare  per  cosi  dire  pri- 
mordiale ,  e  che  furono  le  prime  a  soggiacere  all' influenza  dell'acqua, 
cioe    le   rocce    dette    di    transizione   o    anche    intermedie ,  hanno  dovuto 
adagiarsi  sopra  le  altre  piu  antiche  consoUdate  nel  raffreddamento  della 
materia  terrestre,  hamio  partecipato  ad  alcuni  caratteri  delle  primordial]. 


DI  SCIPIONE  DREISLAK.  28  I 

poiche  alia  loro  formazione  vi  era  concorso  non  solo  il  liquido  acquoso, 
ma  ben  anche  il  calore  dal  cjiiale  il  globo  era  ancora  aniinato :  alcune 
volte  presentano  la  struttura  cristallina  e  la  grana  minuta  saccaroide, 
e  si  avvicinano  piix  all'  aspetto  delle  rocce  die  diciarno  di  cmtallizzar- 
zione  che  a  quello  delle  rocce  die  siamo  soliti  indicare  col  nome  di 
sedimentarie ,  poiclic  I'acqua  resa  attiva  dal  residuo  del  calore  pritnitivo 
poteva  sciogliere  in  parte  le  loro  terre  elementari  ed  unirle  in  luia 
cristallizzazione  confusa:  non  vi  mancano  del  tutto  le  tracce  de'eorpi 
organic! ,  ma  generaltnente  non  vi  compariscono  (*) ,  ed  allorcjnando 
vi  si  ravvisano ,  sembra  die  appartengano  a  specie  o  perdute  del  tutto, 
o  esistenti  solo  in  climi  diversi,  poiche  la  temperatura  che  aveva  gii 
comiiiciato  a  diminuirsi  non  era  ancora  tale  da  opporsi  alio  sviluppo 
d'  alcune  specie  organiche ,  le  quali  esigono  una  temperatura  piii  calda 
di  quella  che  regua  dove  ora  si  trovano  le  prove  della  loro  passata 
esistenza.  Qualora  dunque  si  creda  conveniente  il  conservare  la  classe 
delle  rocce  intermedie,  pare  che  la  loro  origine  si  debba  assegiiare  a 
quello  stato  del  nostro  globo  ncl  quale  la  superficie  si  era  in  gran 
parte  consolidata,  la  temperamra  della  raassa  terrestre  era  molto  di- 
minuita,  I'acqua  aveva  ahneno  in  gran  parte  perduto  la  forma  gasosa, 
ed  era  passata  alio  stato  di  liquido;  la  vitalita  finalmente  aveva  gia 
cominciato  ad  abbellire  il  nostro  pianeta. 

§  22."  Prima  apparizione  de' volcaru 
che   hanno   continuato   nelle  epoche  posteriori. 

L'epoca  conosciuta  dai  geologi  sotto  il  nome  di  transizione  o  iiuer- 
media  pare  che  fosse  quella  nella  quale  ebbero  principio  le  operazioni 
de'volcani.  Mentre  il  globo  era  una  massa  di  materia  liquida,  e  molto 
probabile  die  daU'interno,  come  accade  in  tutte  le  grandi    fusioni    di 

(*)  Humboldt  nel  saggio  geognosiico,  §  aa  di  Berger)  il  calcare  di  transizione  i  tutto  im- 

Calcare  di  transizione ,  riporta  raolti  esempi  di  pastato  di  coacliiglie.  £  questa    una    conferma 

questa  roccia  intermedia  con    concliiglie ,  ed  t  di  cio  clie  si  dira  die  non  conviene  accordare 

da  osservarsi  ci6  che  dice  alia  pag.  i66jcliein  on'' intent  fiducia  al  carattere  zoologico. 
Germania  qualche  volta  (come  in  Eiffele,  ducato 

Vol.  IV.  P.  Il  36 


28a  SULLA    CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   eCC. 

sostanze  eterogenee,  sgorgasscro  torrenti  piii  o  meno  voluniinosi  di  gas, 
die  trasportad  iu  alto  dalla  loro  minore  gravita  specifica,  nel  loro 
passaggio  avraniio  formato  delle  separazioni  di  continuita  nelle  parti 
della  niassa  anoor  liquitla ,  ma  queste  ccdendo  al  proprio  peso  ed  attesa 
la  loro  mobilita ,  saranno  ricadute  ben  presto  sopra  loro  stesse ,  e  le 
parti  liquide  dell'  interuo  trasportate  fuori  dalla  violeiiza  dei  gas  si 
saranno  rimescolate  coUe  esterne  dotate  della  stessa  liquidita.  Quando , 
cominciato  il  raffreddamento ,  la  superficie  dallo  stato  di  liquidita  passo 
a  quello  di  mollezza,  avra  potuto  accadere  cio  che  si  e  detto  nei 
§§  19.°  e  20."^;  ma  se  era  gia  raffreddata,  e  per  conseguenza  consolidata, 
sani  stata  rotta  e  lacerata  dairimpulso  e  dalla  dilatazione  di  qualche 
parte  dell'  interna  massa  ancora  liquida :  le  tracce  della  lacerazione 
saranno  divenute  permanenti  sino  a  che  non  furono  scancellate  da 
combiiiazioni  posteriori ,  la  sostanza  fluida  interna  si  sara  diffusa  sopra 
la  superficie  gia  consolidata,  ma  non  avra  potuto  identificarsi  con  essa, 
raffreddaiidosi  non  solo  in  diverse  epoclie,  ma  ben  anche  in  circostanze 
diverse:  in  una  pai'ola  gli  effetti  prodotti  dai  rigonfiamenti  delle  parti 
interne  ancora  fuse  sono  stati  raodificati  dall'  intensita  ed  energia  dei 
gas  sviluppati ,  come  ancora  dal  grado  di  resistenza  che  poteva  opporre 
la  massa  che  dovevano  traversare  in  ragione  della  sua  grossezza  e 
dcUo  stato  di  liquidita  o  di  mollezza  o  di  consolidazione.  Tra  le  com- 
binazioni  possibili  non  dobbiamo  dimenticare  quella  che  talvolta  lo 
sforzo  de'  fluidi  elastici ,  non  potendo  vincere  interamente  la  resistenza 
della  massa  sovrapposta,  avra  dovuto  limitarsi  a  soUevarla,  e  che  tale 
innalzamento  si  sara  esteso  a  tutte  le  parti  che  si  trovavano  entro  la 
sfera  d' attivita  della  corrente  gasosa,  avuto  pero  luguardo  alia  loro 
maggiore  o  minore  omogeneita,  maggiore  o  minore  distanza  dalla  di- 
rezione  principale  della  corrente  gasosa  ed  alle  altre  circostanze  che 
possono  influire  in  questo  fenomeno. 

Dopo  che  i  volcani  hanno  cominciato  a  manifestarsi  sulla  superficie 
del  globo,  le  loro  operazioni  sono  state  sempre,  come  lo  sono  ancora 
al  presente,  ora  piii,  ora  meno  frequenti  non  solo  nei  grandi  conti- 
nenti,  ma  nel  seno  ben  anche  del  mare,  ora  in  mi  puuto  ed  ora  in 
uii  altro,  sovente  rinnovandosi  nello  stesso  luogo,  e  perci6  noii  esitai 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  283 

punto  ad  asserire  nel  §  584  tle'le  htituzioni  geologiche  clie  i  volcaiii 
appartenp;ono  a  tuttc  le  eta  del  iiostro  fi,lobo,  posteriori  alia  consolida- 
zione  della  sua  superficie,  opinioiie  sostenuta  ancora  dal  sig.  Baroiie  di 
Iluinljoldt,  il  quale  nella  pag.  822  del  Saggio  geognostico,  ecc.  ha  as- 
serito  die  il  luoco  de'volcani  ha  agito  in  tutte  le  epoche  dopo  \a  prima 
ossidazione  della  crosta  del  gloho  a  trai>erso  le  rocce  di  transizione ,  i  terreni 
secondarj  e  terziarj.  Mi  si  permetta  il  prendere  questa  occasionc  per  ri- 
spondere  ad  una  critica  die  sovente  mi  e  stata  fatta,  cioe  di  avere 
attribuito  ai  volcani  I'origine  di  tutte  le  rocce  che  compongono  la  su- 
perficie terrestre,  benche  abbia  scritto  diiaramente  nel  §  619  ddle 
htituzioni  geologiche:  «  i  volcani  talora  lianno  potuto  contribuire  a 
»  cambiare  lo  stato  di  cpialche  parte  della  superficie  della  tciTa,  ma  non 
»  si  dee  attribuire  pcrcio  ad  essi  un' influenza  gencrale  suUo  stato  at- 
»  tuale  del  globo.  »  Se  si  tratta  della  presente  configiirazione  della  sua 
superficie  considerata  in  grande,  e  prescindendo  da  combinazioni  locali, 
credo  ch'essa  dipenda  da  cagioni  molto  piii  efficaci  ed  energiclie  di 
quelle  che  conosciamo  neU'ordine  attuale  di  cose  e  che  possiamo  conce- 
pire  in  qualclie  stato  del  pianeta  diverso  dal  presente  ( V.  §§  1 9°  e  20.°). 
Le  operazioni  volcaniche  non  potevano  produrre  effetti  sensibili  se  non 
dopo  la  consolidazione  della  crosta  della  terra.  Per  qiiello  poi  die  ri- 
sguarda  le  rocce,  se  si  tratta  di  quelle  che  diconsi  di  cristallizzazione, 
come  granitose,  porfiritiche,  sieniticlie,  ecc,  se  la  loro  giacitura  ad 
evidenza  le  esclude  dai  teiTeni  primitivi,  le  considero  come  volcaniche; 
dove  poi  le  circostanze  geognostiche  non  ne  fissano  con  certezza  il  posto, 
non  le  dlro  volcaniche,  ma  bensi  pirogene ;  poiche  se  niai  appartenessero 
al  periodo  primordiale ,  avranno  avuto  origine  non  gia  da  materie  fuse 
ed  eruttate  da  volcani,  ma  da  sostanze  cristaUizzate  nel  passaggio  della 
superficie  del  nostro  pianeta  dallo  stato  generale  di  fluidita  ignea  a 
quello  di  consolidazione:  qualora  poi  si  considerino  le  alti-e  rocce  alle 
quali  snol  darsi  il  nome  di  sedimentarie,  non  ho  giammai  escluso  1' in- 
fluenza dell'acqua  e  la  cooperazione  dell' antico  mare,  benche  i  material i 
di  aicune  abbiano  potuto  essere  soraministrati  da  volcani.  Parmi  dunque 
assai  probabile  che  le  rocce  dette  di  cristaUizzazione,  quando  occupano 
uno  spazio  di  qualche  estensione,  e  non  sono  ristrette  a  c^epoiiti  locaL, 


284  SULLA   CORRISPONDENZA  DELLE   IPOTESI   ecc. 

iiella  loro  origine  abbiano  partecipato  alia  liquidkJl  ignea,  e  che  il  loro 
stato  primitivo  fosse  cjuello  di  fusione.  Se  appartengono  all'epoca  pri- 
niordiale ,  la  loro  fluidita  era  una  coiiseguenza  della  fluidita  generale  del 
globo;  se  poi  si  rifcriscono  a  taluna  delle  epoche  posteriori,  allora  con- 
sidero  la  loro  fluidita  come  I'efFetto  di  qualche  operazione  volcanica, 
beiiche  non  sia  talora  possibile  il  vederne  le  tracce.  Le  osservazioni 
suUa  giacitiua  e  sopra  i  rapporti  coUe  altre  rocce  coesistenti  sono  quelle 
che  poti-anno  decidere  le  question!  nei  diversi  casi  die  potranno  pre- 
sentarsi ,  giacche  sino  ad  ora  1'  orittognosia  non  somministra  un  sicuro 
carattere  distinto :  per  altro  vi  e  luogo  a  sperare  che  i  cliimici  non 
tarderanno  molto  a  trovare  qualche  criterio  per  sepax'are  i  prodotti 
della  fusione  primitiva  dai  prodotti  della  fusione  volcanica.  I  primi  si 
sono  consolidati  sotto  una  pressione  enorme  (V.  §  12."),  la  quale  ha 
dovuto  raodificare  le  affinita  rcciproche  de'loro  element!,  pressione  alia 
quale  non  sono  stati  esposti  i  second!,  e  che  per  conseguenza  presen- 
teranno  gli  stess!  fenomeni  de'nostri  laboratorj  e  delle  nostre  operazioni 
metallurgiche.  Non  e  dunque  improbabile  che  un  diligente  esame  di 
questa  diversa  circostanza,  o  qualche  altra  strada  che  la  loro  sagacita 
sapra  trovare ,  conduca  alia  soluzione  di  un  problema  di  cui  si  e  gia 
segnalata  I'importanza  e  conosciuta  1' influenza  nelle  ricerche  geogoni- 
che  (V.  Aiinall  di  chimica  e  ell  fisica  di  Parig! ,  tom.  XL,  pag.  872  ). 

S  23.*"  Progressi  del  rajjreddamento  del  globo  e  suoi  effetti, 

Dopo  che  si  era  dato  principio  al  raffreddamento  della  massa  terrestre, 
il  medesimo ,  prescindendo  da  qualche  circostanza  particolare ,  sempre 
ando  progredendo  con  raolta  rapicUta  da  principio  (V.  §  i3.°),  di  poi 
con  lentezza ;  la  temperatura  che  si  rendeva  piii  mite ,  diveniva  piu 
favorevole  alia  propagazione  degli  esseri  organic!,  de'quali  alcune  specie 
si  modificarono,  adattandosi  a!  cambiamenti  della  temperatura;  altre  nuove 
se  ne  svilupparono ,  ed  altre  se  ne  distrussero ;  ed  e  da  osservarsi  che 
fjuantunque  tra  i  corpi  organici  marini  che  conosciamo  essere  in  vita 
non  si  trovino  alcune  specie  analoghe  a  quelle  che  si  rinvengono  fossil!, 
e  che  percio  si  credono  distrutte,  cio  non  ostante  pare  che  il  nuraero 


I 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  285 

de'gencri  e  delle  specie  dcgli  attualmente  viventi  corpi  marini  sia  mag- 
giore  di  qiicllo  clie  e  stato  nclle  cpoche  preccdenti  (  veggasi  reccelleiite 
opera  del  signer  Dc  France,  Tableau  des  corps  organises  fussiles).  A  questi 
diversi  gradi  di  una  temperatura  senipre  decrescente  appartcngono  le 
rocce  dette  secondarie,  e  nelle  cpiali  sono  cosi  frequenti  le  tracce  dei 
corpi  organici.  Ma  si  dee  riflettere  che  se  abbianio  attrihuito  il  raf- 
freddamento  iniziale  del  globo  al  calorico  libero  divonuto  latente  nelle 
diverse  combinazioni  cliiniiche,  non  s' intende  d'applicare  in  tutta  la 
sua  estensione  la  stessa  idea  alle  diniiiiuzioni  successive  di  temperatura, 
quando,  prodotta  I'acqua,  formata  ratniosfera,  cominciata  I'azione  dei 
venti ,  divenuta  sensibile  la  differenza  de'  clinii ,  sviluppata  1'  organiz- 
zazione  animale  e  vegetale,  e  cambiate  molt' altre  circostanze,  si  die 
principio  ad  un  nuovo  ordine  di  cose,  nel  quale  infinite  combinazioni 
e  decomposizioni  chimiclie  somministrano  tutti  i  niezzi  che  si  vogliono 
per  consumare  la  dose  di  calorico  die  rimaneva,  e  che  probabilmente 
rimane  ancora  nel  globo  dopo  la  prima  consolidazione  della  sua  crosta 
(V.  §  1 3.°).  Fra  questi  mezzi  e  probabile  che  continui  ancora  ad  esservi 
quello  delle  formazioni  gasose,  giacche  un  sommo  naturalista  dcUa 
nostra  eta  ha  gia  estcrnato  I'idea  che  forse  un  giorno  le  aurore  bo- 
reali  ed  australi  avranno  luogo  tra  le  eruzioni  de'  gas  contenuti  nel- 
I'interno  del  nostro  pianeta  (V.  la  ]\Iemoria  del  sig.  Barone  di  Hum- 
boldt su  la  struttiura  e  gli  effetti  de'volcani,  colle  riilessioni  del  sig. 
Malte-Brun  inserita  ne^JVuovi  annali  de'viaggi,  aprile  iSaS).  La  super- 
ficie  terrestre  gia  consolidata  presenta  al  certo  una  resistenza  all'uscita 
libera  de' fluidi  aeriformi  che  procedono  daU'interno,  1' elasticita  dei 
quali  potra  limitarsi  il  piu  sovente  a  produrre  de'  terremoti,  ma  h  molto 
probabile  che  in  qualche  luogo  possa  ancora  vincere  ogni  ostacolo. 
Forse  che  nella  direzione  dei  poli  la  mmore  massa,  atteso  lo  schiac- 
ciamento  del  pianeta ,  presenta  ancora  una  resistenza  minora  ? 

§  24.*'  Costituzione  Jisica  del  mare  ptimordiale  e  suo  letto. 

Trattando    delle    acque    dell'antico  Oceano    nel    quale   ebbero  luogo 
le  formazioni  intermedie  e  secondarie,  sino  ad  ora  si  sono  considerati 


286  SULLA.   CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

principalmente  i  diversi  gradi  di  temperatura ,  ma  nella  costituzione 
fisica  di  quel  mare  si  debbono  coiitcraplare  alcuiie  altre  circostauze. 
La  prima  b  la  presenza  di  molte  sostanze  chimiche,  le  quali  vi  erano 
disciolte,  poiche  tra  i  gas  die  componevano  I'atmosfera  (§  i5.°),  tutti 
qucUi  die  crano  solubili  nel  vapore  acquoso  dovettero  riraanere  unid 
alle  acque  die,  separandosi  dall' atmosfcra  coUa  quale  erano  unite  nello 
stato  gasoso,  formarono  I'Occano  primitivo,  e  combiiiarsi  quindi  con 
le  recce  prodotte  in  csso  ed  agli  dementi  ddle  quali  avevano  una 
maggiore  afiinita.  La  seconda,  il  violento  e  continuo  moto  della  sua 
massa.  Se  nel  presente  ordinario  stato  del  globo  il  mare  e  soggetto  a 
forti  commozioni  prodotte  da  cagioni  perturbatrici ,  alcune  regolari, 
altre  accidcntali ,  queste  conibinazioni  dovevano  essere  ben  piu  fre- 
quenti  nei  prmii  periodi  della  sua  esistenza,  quando  le  sue  acque  erano 
animate  ancora  da  un  calore  intenso,  quando  non  era  cessato  sotto  il 
suo  fondo  lo  sviluppo  dei  gas,  e  I'atmosfera  sconvolta  dall' elettricita 
e  dal  moto  cU  mtte  quelle  sostanze  che  o  si  separavano  da  essa,  o 
per  mezzo  di  nnove  corabinazioni  si  forraavano  nel  suo  seno,  comu- 
nicava  le  sue  agitazioni  alia  massa  ddle  acque.  Un'altra  difFerenza  tra 
Tantico  ed  il  presente  mare  e  quella  del  suo  letto.  Combinando  le 
osservazioni  che  naturalisti  assai  distinti  lianno  fatto  nelle  montagne 
piu  alte  de'  due  continenti ,  possiamo  considerare  come  uno  de'  feno- 
meni  meglio  verificati  nella  geologia  I'esistenza  de'  corpi  marini  fossili 
neir  altezza  di  12  in  1 3  mila  piedi  sopra  il  livello  attuale  del  mare , 
ci6  die  lia  dato  origine  all'opinione  generalmente  ricevuta  che  il  mare 
una  volta  abbia  coperto  il  globo  fino  a  qudl'altezza,  e  die  di  poi  sia 
disceso  nel  letto  che  occupa  attualmente:  ma  ammettendo  questa  ipo- 
tesi  che  ho  seguito  ancor  io  (  V.  cap.  91  e  92  delle  Istkuzioni  geol.  ), 
s'incontrano  delle  difficolta  che  obbligano  a  ricorrere  ad  altre  ipotesi, 
le  quali  rendono  sempre  piu  complicata  la  soluzione  del  probleraa. 

§  2-5.°  Ipotesi  de  sollevamenti. 

Lo  stesso    fenomeno  geologico  per    altro   si    pu6    spiegare,    ammet- 
tendo il  sollevamento  delle  montagne  dal  fondo  del  mare,  ipotesi  che 


DI    SCIPIONE   BUEISLAK.  287 

adottata  da  mold  aiuiclii  filosofi  (vcggasi  il  tonio  5.^  della  Teoria  clella 
terra   di    Lametherie ,    cdizione   seconda)  ,    ripiodotta    cd    illustruta    da 
Hutton  e  da  Hall ,  ha  ricevuto  un  nuovo  grado  di  probabilita  e  molta 
estensione  dopo  le  belle  ed  origiiiali  osservazioni  fatte  uel  Tirolo  rae- 
ridiouale    dall'illustre   ed  indefesso  signor  Barone  Leopoldo  De   Buch, 
dalle  quali  risulta  clie  i  porfidi  pirossenici  in  alcune  contrade  si  rav- 
visano  sollevati  dairintcrno,  «  facendosi  strada  in  mezzo  a  banclii  di 
»   dolomia  smossi  dalla  loro  situazione  originaria,  e  soUevando  gli  stiati 
»  di  gre  rosso   e   di  pietra   calcarea   conchigliare,   die  si  veggono  in 
»  una   posizione   cosi   dirupata,   e    nello   stesso   tempo   in   altezze   cosi 
»  diverse  die  non  sarebbe   possibile   il  ridurre   tali  porzioni  separate 
»   ad  un  livello  generale.  »   Questo  celebre  gcologo  estende  le  sue  con- 
getture  fondate  sopra  alcune  osservazioni  positive  alia  catena  delle  alpi 
calcarie,  e  ne  attiibuisce  rdevazione  alia  formazione    del   porfido    pi- 
rossenico  ( si  veggano  le  sue  lettere  scritte,  ima  al  signor  De  Pfeundler 
in  data  del  10  maggio  1822,  e  I'altra  al  signor  Barone  di  Humboldt 
del   4  febbrajo    1823,    pubblicate    ambedue   in  Parigi    nel   1826    dalla 
stamperia    Feugueray  ).    Tale    dottrina    in    alcune    contrade    presenta  i 
caratteri  di  una   somma   probabilita,  ed  i   fenomeni   riferiti  da  un  os- 
servatore  cosi  esperto,  come  De  Bucli,  sono  tali  die  obbligano  a  ri- 
conoscere  i  sollevaniend   in  diversi  luoglii    del  Tirolo  meridionale ;  ci6 
non  ostante  parmi    die  questa   ipotesi   non  si    debba    generalizzare  in 
modo    da    dover    escludere   la  prima,   cioe  1' abbassamento   del  livello 
del  mare.  Sono    inclinato  a-  pensare    che    anclie    su   questo  articolo  vi 
sia  luogo  ad  una  transazione,    e   che   se   alcune   parti   del  globo  sono 
state  sconvolte  da  sollevamenti ,  altre  abbiano  cessato  di  essere  inon- 
date  dal  mare  pei  cambiamenti  accaduti   nella  situazione  o  uell' esten- 
sione del  suo   letto,   il   quale    se   per  alcune   combinazioni  in  qualche 
luogo  e  divenuto  piu  profondo,   si   dove    ristringere  in   una  superficie 
mhiore,  e  dove  per  altre  combinazioni   diverse  ha  acquistato  mia  su- 
perficie  maggiore,    ha    perduto   in   proporzione   nella   profondita.    Nei 
capitoli  citati  nel  paragrafo  precedente  sono  accennate  alcune  di  queste 
combinazioni,  delle  quali   con  molta  probabilita  possiamo  riconoscere 
le  tracce.  l\  signor  De  Buch  applica  il  principio  del  solkvamento  alia 


/' 


288  SULLA   CORRISPONDENZA.   DELLE   IPOTESI   ecc. 

catena  delle  alpi  calcarie,  e  ne  attribuisce  la  causa  al  porfido  piros- 
senico,  di  ciii  con  sorama  diligenza  e  fatica  ha  seguito  le  tracce  e 
riconosciuto  la  presenza  ed  i  fenomeni  geognostici  in  molti  punti  alia 
base  della  medesinia  catena  calcai'ea.  £  da  notarsi  poi  la  frase  di  cui 
egli  si  serve  nel  Hire  quest' applicazione ,  dicendo  nella  pag.  q  :  «  Sono 
»  giii  molti  anni  clie  io  non  dubito  che  la  catena  delle  alpi,  alnieno 
»  quella  delle  alpi  calcarie,  non  debba  la  sua  elevazione  alia  forniazione 
»  pirossenica » ,  parole  le  quali  indicano  ch'egli  in  forza  delle  sue 
osservazioni  era  convinto  di  cio  che  asseriva  relativamente  alle  alpi 
calcarie,  ma  che  non  aveva  eguali  prove  per  le  montagne  piu  interne 
del  sistema  delle  alpi,  cioe  per  quelle  montagne  die  sianio  soliti  chia- 
mare  primordiali.  II  modo  col  quale  nel  §  20.°  si  e  detto  di  poterne 
concepire  I'origine  e  identico  al  principio  Ae  sollev amend  che  ricliia- 
mano  sempre  I'idea  della  fluidita,  nella  quale  possiamo  avere  rigon- 
fiamenti  atti  a  produrre  effetti  proporzionati  alle  masse  fluide:  trattan- 
dosi  poi  di  terreni  primitivi,  parmi  che  si  debba  escludere  F influenza 
di  qualuncjue  roccia  appartenente  alia  formazione  pirossenica,  la  quale 
sino  ad  era  sembra  non  aver  luogo  nei  medesirai.  Per  altro  o  le  mon- 
tagne secondarie  siano  restate  scoperte  perche  il  livello  del  mare  siasi 
abbassato,  o  perche  le  medesime  siano  state  sollevate  e  portate  fuori 
dell'acqua  da  una  forza  impellente,  e  che  si  sviluppava  sotto  la  loro 
base ,  sara  sempre  vero  che  la  loro  origine  e  stata  nel  seno  del  mai'e 
primitivo,  il  quale,  o  si  consideri  la  natura  delle  sue  acque  o  I'altezza 
del   suo   livello,  pare   che   fosse  molto  diverso   dall'attuale. 

§  26.°  Camhiamend  rapidi  nel  letto  del  mare  e  progressivi  nella  sua  natura. 

Qualunque  sia  I'ipotesi  che  si  voglia  adottare  nella  spiegazione  dei 
diversi  fenomeni  geologici,  cioe  o  I'ipotesi  de'  sollevamend,  o  quella 
delle  variazioni  nel  letto  del  mare ,  ambedue  suppongono  rivoluzioni 
e  cataclismi  piii  o  meno  grandi,  giacche  al  presente  sembra  abba- 
stanza  confutata  I'opinione  di  un  trasporto  successivo  del  mare  da  una 
parte  all'altra  della  superficie  terrestre  prodotto  da  una  cagione  lenta 
e    progressiva,    quale    sarebbe    stata   quella    del    cambiamento    nella 


DI  SCIPIONE  BREISLAK.  289 

poslzione  deH'asse  del  globo.  Pcrci6  nel  cap.  91,  1.  6  delle  ht'uuzionl 
geologiclw  ho  asserito  die  il  Meditcrraneo  e  rAdriatico  sono  discesi  dalla 
cima  delle  alpi  ncl  letto  che  occupano  al  presente  in  diverse  epoche 
e  come  per  grctdiiu:  ed  alia  stessa  opinioiie  veggo  iuclinato  il  distinto 
geologo  Boue,  giacche  nel  suo  Saggio  geologico  sidla  Scozia  alia  pag.  462 
fa  nienzione  deirabbassamento  graduato  o  piuttosto  a  scosse  del  mare. 
Ma  lo  stesso  non  si  dee  dire  delle  variazioni  nella  costituzione  fisica 
e  nella  namra  delle  acque  deirantico  Oceano.  Nel  §  21.°  si  e  detto  che 
queste  dovevano  partecipare  alia  temperamra  die  il  globo  aveva  in 
quei  primi  period!  della  sua  consolidazione  e  contenere  raolti  priiicipj 
chimici  ed  i  risultati  delle  loro  combinazioni  formate  nel  seno  dell'at- 
mosfera  primitiva  e  solubili  nell'acqua  ch'era  ancora  nella  forma  va- 
porosa.  Ora  il  passaggio  del  mare  da  quello  stato  al  presente  pare 
che  sia  accadato  con  una  certa  se  non  regolarita,  almeno  progressiva 
diminuzione.  La  temperatura  ha  potuto  abbassarsi  con  taluno  di  quei 
mezzi  che  si  sono  indicati  nel  §  24.°,  ed  una  gran  parte  de'  principj 
chimici  c  delle  loro  combinazioni  hanno  pomto  formare  nuovi  cora- 
posti  (V.  §  25.°).  Che  il  cambiamento  nella  natura  e  costituzione  fisica 
delle  acc[ue  del  mare  sia  stato  lento  e  successivo,  parmi  poterlo  de- 
durre  da  diverse  considerazioni.  Il  celebre  Cuvier  nella  terza  edizione 
francese  del  suo  Discorso  sopra  le  rivohizioni  della  superficie  del  globo, 
alia  pag.  i5  parlando  degli  strati  pietrosi  format!  nell'antico  mare, 
delle  conchiglie  che  vi  furono  inviluppate  e  delle  variazioni  nella 
natura  del  liquido,  soggiunge:  «  le  conchiglie  dcgli  strati  antichi  hanno 
»  forme  che  sono  proprie  ad  esse  e  che  spariscono  gradatamente  .... 
»  nella  natura  animale  vi  e  stata  una  successione  di  variazioni  occa- 
»  sionate  da  quelle  del  liquido  nel  quale  gli  animali  vivevano,  o  al- 
»  meno  corrispoudenti  ad  esse,  e  tali  variazioni  hanno  condotto  a 
»  gradi  le  classi  degli  animali  accpatici  al  loro  stato  attuale.  »  L  pos- 
sibile,  come  si  dira  di  poi,  che  qualche  specie  torni  a  coraparire  di 
nuovo,  ma  oltre  che  poche  eccezioni  non  pregiudicano  alia  generalitu 
della  regola,  gli  esempi  che  si  potrebbero  addurre  piuttosto  sareb- 
bero  favorevoli  al  nostro  assunto,  poiche  se  vi  sono  delle  specie,  i 
germi  delle  quali  hanno   potuto   conservarsi  e  riprodursi  resistendo  a 

Vol.  IV.  P.  II.  37 


290  SULLA   CORRISPONDENZA  DELLE   IPOTESI   ecc. 

tutti  i  cambiamenti  del  liquido  nel  quale  erano  destinate  a  svihip- 
parsi  ed  a  vivere,  ci6  farebbe  pensare  die  questi  cambiamenti  non 
sono  stati  molto  rapidi  e  violenti.  L'altra  considerazione  risulta  dalla 
sonmia  difficolta  clie  incontrano  i  geognosti  quando  vogliono  distribuire 
secondo  Tordine  di  antichitu  le  rocce  che  sovente  si  legano  tra  lox'o 
con  passaggi  cosi  insensibili  die  non  si  puo  stabilire  una  linea  di  de- 
marcazione,  e  tanto  le  sottoposte  qiianto  le  soprapposte  sembrano 
formate  per  cosi  dire  di  un  solo  getto.  Sono  frequenti  i  casi  nei  quali 
si  provano  tali  ostacoli  non  solo  per  distinguere  le  diverse  formazioni 
appartenenti  ad  una  stessa  delle  grandi  classi,  ma  ancora  le  classi 
medesime,  come  si  avra  occasione  di  esporre.  Questa  considerazione 
e  connessa  con  la  precedente ;  poiche  in  generale  si  puo  dire  die  le 
medesime  specie  di  animali  fossili  si  trovano  negli  strati  di  rocce 
analoghe.  Da  tutto  ci6  parmi  poter  concludere  con  qualdie  fonda- 
mento  die  le  variazioni  accadute  nella  temperatura  e  nella  costituzione 
fisica  del  mare  primitivo  lianno  aviito  un  carattere  diverso  da  quello 
die  pare  dovessero  avere  Ic  variazioni  del  suo  livello  e  del  suo  letto, 
poiche  se  queste  molto  probabilmente  erano  prodotte  ed  accompagnate 
da  rivoluzioni  e  da  cataclismi ,  le  prime  accadevano  con  una  certa 
progressione  e  lentezza. 

§  27.°  II  mare  presente  non  forma  piu  strati  solidi. 

Allorche,  trascorsi  questi  cambiamenti,  il  mare  giunse  al  presente 
state,  le  sue  acque  perderono  quella  facolta  che  una  volta  possedevano 
di  forraare  quegli  strati  solidi  e  compatti  die  non  veggiamo  prodursi 
nel  suo  stato  presente.  Le  osservazioni  fatte  da  Olivi  e  da  Fortis  sul 
fondo  dell'Adriatico ,  quelle  di  Lord  Mulgrave  nel  suo  viaggio  al  polo 
Nord  e  di  altri  naturalisti  che  si  sono  occupati  di  questo  genere  di 
ricerdie  in  moke  parti  dell' Oceano  concorrono  a  provare,  come  e 
stato  scritto  dai  due  distinti  geologi  Cuvier  e  Brongniart  (V.  Descri- 
zione  gcologica  de' contorni  di  Parigi,  ediz.  del  1822,  pag.  38),  die 
da  due  mila  anni  a  questa  parte  il  fondo  de'  mari,  se  si  eccettuino  i 
banchi  che  sono  opera  de'  vermi  raarini,  e  quelle  masse  pietrose  che 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  29 1 

possono  formarsi  in  qualclie  luogo  per  la  presenza  accideiitale  di  un 
ossido  metallico,  non  e  stato  coperto  da  alcuno  strato  solido.  £1  dun- 
que  variata  molto  la  costituzione  fisica  del  mare,  e  le  circostanze  die 
si  sono  esposte  parini  che  siano  sufficicnti  ad  assegnarne  la  cagione. 
La  temperatura  ancora  calda  del  globo  e  la  quaiiiita  de'  principj  clii- 
mici  che  abbondavano  nelle  sue  acque  potevano  dare  a  quelle  stesse 
acque  Tattivita  di  rendere  cocreiui  e  di  consolidare  in  masse  quelle 
terre  che  sopravanzate  alia  cristallizzazione  generale  ed  alia  consoli- 
dazione  delle  rocce  anteriori  formavano  le  parti  piix  fragili  della  su- 
perficie,  e  che  il  moto  violento  delle  onde  aveva  ridotte  ad  un  grado 
maggiore  di  attenuazione  ed  accumulate  in  alcuni  luoglii.  II  distinto 
geologo  sig.  J.  Hall,  che  si  e  reso  celebre  per  molte  belle  esperienze 
in  conferma  della  teoria  di  Hutton,  ha  cercato  di  spiegare  la  consoli- 
dazione  degli  strati  delle  rocce  di  aggregazione  nelTantico  mare,  suppo- 
nendo  che  il  calore  del  fondo  potesse  vaporizzare  1'  acqua  e  volatilizzare 
il  rauriato  di  soda  contenuto  in  essa,  e  che  in  tale  stato  penetrando 
nei  banchi  di  sabbie,  di  arene,  ecc.  facesse  le  veci  di  un  flusso ,  il 
quale  rendeva  unite  quelle  sostanze  che  non  avevano  alcuna  aderenza. 
Negli  Annali  di  chiniica  e  fisica  di  Parigi,  torn.  29,  maggio  1826  si 
da  una  piii  minuta  esposizione  di  questa  ipotesi,  e  si  accennano  le 
difficolta  alle  quali  soggiace :  tra  queste  non  e  certo  1'  ultima  quella 
che  sino  ad  ora  sembra  non  esserci  traccia  di  sale  marino  o  di  alcuno 
de'suoi  elementi  nelle  rocce  di  aggregazione.  Ignoriarao  dunque  ancora 
il  metodo  col  quale  la  natura  ha  proceduto  in  questa  opcrazione,  pos- 
siamo  pero  lusingarci  di  conoscere  che  poteva  disporre  di  due  grandi 
mezzi ,  cioe  del  calore  e  della  presenza  di  molti  principj  chiraici. 
Non  si  perda  per  altro  di  vista  che  menfre  nel  mare  primitivo  si 
formavano  le  rocce  e  le  montagne  secondarie ,  continue  1'  azione  del 
volcani  che  gia  aveva  cominciato  a  manifestarsi  ( V.  §  22.°),  e  se  sopra 
la  corteccia  primitivamente  consolidata  del  globo  si  erano  gia  formate 
altre  rocce  o  intermedie  o  secondarie  prima  che  succedessero  le  eru- 
zioni  volcaniche ,  queste  potranno  presentare  diversi  fenomeni  non  solo 
negli  sconvolgimenti  della  superficie  per  la  quale  hanuo  dovuto  aprirsi 
un    passaggio ,    ma    ancora    nelle    modificazioni    delle    vicine    rocce 


29a  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE   EPOTESI  ecc. 

preesistenti,  e  coUe  quali  i  loro  prodotti  si  sono  posti  in  contatto.  Potremo 
dunque  avere  rocce  volcaniche  nei  terreni  di  transizioue  e  secondarj, 
e  siccome  il  loro  primiero  stato  fu  cjuello  di  fluidita  ignea ,  cosi  i  loro 
caratteri  si  av\acineraniio  piii  a  quelli  delle  rocce  di  cristallizzazione, 
quali  furono  le  priinordiali ,  che  a  quelU  delle  rocce  sedimentarie , 
quali  soao  state  generalmeiite  le  altre  rocce  piu  recenti. 

§  28.°  Difficokd  per  fissure  i  confini  della  transizione. 

La  classificazione  geognostica ,  corrispondente  all'  ipotesi  geogonica 
esposta  sino  ad  ora ,  esige  die  nella  consolidazione  della  superficie 
terrestre  si  amraettano  tre  diverse  epoche,  alia  durata  delle  quali  11  on 
possiamo  applicare  alcuna  delle  misure  conosciute  del  tempo ;  ma  se 
nessuno  conti-asta  agli  astronomi  la  liberta  di  disporre  dello  spazio  e 
del  tempo,  perche  si  vorra  negare  ai  geologi  la  liberta  di  disporre 
solo  di  uno  di  questi  due  elementi?  La  prima  piu  remota  epoca  fu 
qucUa  nella  quale  si  formarono  le  rocce  primordiali,  e  questa  fini 
allorche  cominciando  a  comparire  la  vitalita  o  animale  o  vegetale,  si 
die  principio  all'  altra  denominata  di  transizione  o  intermedia.  Sembra 
die  lion  possa  cadere  alcun  dubbio  sopra  il  carattere  che  costituisce 
quest'  epoca  diversa  dalla  precedente  e  piu  recente  della  medesima , 
ma  quando  si  voiTa  fame  uso  nelle  osservazioni ,  sovente  accadra  il 
caso  di  trovarsi  nell' incertezza,  poiclie  avendosi  in  vista  le  sole  tracce 
deir  organizzazione ,  e  frequente  il  caso  che  si  trovino  grandi  estensioni 
senza  alcun  vestigio  di  corpo  organico,  e  die  ci6  non  ostante  appar- 
tengano  a  terreni  anclie  piii  recenti  della  transizione.  Un'  altra  diffi- 
colta  spesso  nasce  da  cio  che  si  e  detto  nel  §  22.°,  cioe  che  nell'  e- 
poca  intermedia  cominciarono  a  comparire  i  volcani,  ed  ebbero  la 
prima  origine  le  loro  rocce :  1'  intervento  di  queste ,  che  sovente  non 
hanno  caratteri  evidenti  del  loro  originario  stato  di  fluidita ,  ed  al 
contrario  presentano  1'  aspetto  e  la  composizione  delle  rocce  primordiali, 
forma  dell'  imbarazzo ;  cio  che  forse  ha  fatto  dire  al  signor  Barone  di 
Humboldt,  pag.  loi  del  Saggio  geognostico  ecc,  essere  piii  facile  il 
fissare  i  limiti  de' terreni  intermedj  verso  I'alto,  cioe  dove  cominciano 


DI  SCmONE  BREISLAK.  298 

i  terrcni  secondarj,  die  verso  il  basso,  dove  finiscono  i  terreni  pri- 
mitivi.  Ma  se  banchi  di  pietra  calcarea  ncra  con  ortoceratiti  in  rjxialche 
contrada  sono  sottoposd  o  legati  a  bandii  di  i-occe  di  struttura  grani- 
tosa ,  parmi  che  non  per  qiiesto  si  debba  assegnare  ad  anibidue  lo 
stesso  modo  di  formazione.  Mentre  nelle  acque  deU'antico  Occano  si 
produceva  il  calcarco,  o  anche  dopo  la  sua  formazione  poteva  aver 
liiogo  cjualche  operazionc  volcanica ,  per  la  quale  sorgesse  dal  fondo 
del  mare  una  roccia  orittognosticanientc  simile  a  taluna  delle  primor- 
diali ,  alia  classe  delle  quali  per  altro  non  si  puo  riferire  attesa  la 
prossimita  a  quella  specie  di  calcareo  conchigliare  sulla  quale  si  adagi6, 
o  colla  quale  si  pose  in  contatto.  Ma  supponiamo  che  il  concorso  di 
qualclie  circostanza ,  come  sarebbe  la  presenza  di  rocce  framraentarie, 
faccia  conoscere  con  fondamento  die  dal  terreno  primordialc  si  e 
passato  air  intermedio ,  quale  sara  il  fine  di  questo ,  cioe  dove  termi- 
neranno  le  rocce  della  classe  di  transizione ,  ed  avranno  principio  quelle 
della  classe  detta  secondaria  ?  Qui  1'  imbarazzo  non  e  minore :  1'  incer- 
tezza  che  si  e  detto  esservi  talora  nel  fissare  il  principio  della  transi- 
zione, si  rinnova  anche  qnando  se  ne  vuole  stabilire  il  fine:  le  rocce 
sovente  si  modificano  le  une  nelle  altre  con  passaggi  quasi  inseiisibili, 
in  guisa  die  non  e  possibile  il  trovare  una  linea  costante  di  demar- 
cazione,  e  (come  e  stato  gia  asserito  da  altri  geologi )  una  volta  che 
siamo  entrati  in  questo  periodo  di  transizione,  la  successione  e  tale  die 
non  sappiamo  piu  dove  fermarci  sino  alia  superficie,  in  guisa  che 
s'incontrano  delle  rocce  le  quali  oscillano,  per  cosi  dire,  tra  queste 
due  classi ,  e  sovente  i  geologi  piu  esperti  non  sono  d'  accordo ,  se 
debbano  riferirsi  all'epoca  intermedia  o  a  quella  delle  rocce  seconda- 
rie.  Siccome  questo  imbarazzo  dipende  il  piii  delle  volte  dal  non  po- 
ter  determinare  la  vera  posizione  e  giacitura  delle  rocce,  cosi  si  sono 
ricercati  altri  mezzi  onde  supplire  a  tale  difetto,  ed  i  geologi  sono 
ricorsi  a  quei  medesimi  caratteri  de'  quali  si  erano  ser\  iti  per  ista- 
bilire  le  classi  primarie  con  quelle  modificazioni  che  richiedeva  il 
nuovo  problema. 


294  SULLA    CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

§  29.°  La  stratificazione  non  somiruiiistra  un  carattere  certo 
per  disdnguere  le  rocce  cli  transizione  dalle  secondarie. 

Alcuni  fissarono  la  loro  attenzione  sulla  stratificazione,  ed  avendo 
considerato  come  secondai'ie  le  rocce  che  in  inia  grande  cstensione 
presentano  strati  presso  a  poco  orizzontali ,  coUocarono  nel  period©  di 
transizione  le  altre  nelle  quali  non  si  ravvisa  alcuna  stratificazione,  o 
se  vi  si  veggono  strati,  questi  sono  o  verticali  o  inclinati,  supponendo 
per  altro  che  per  la  giacitura  e  loro  connessione  con  altre  fossero  state 
di  giu  escluse  dalla  classe  delle  primordiali.  Tra  i  geologi  che  hanno 
dato  maggior  forza  ed  estensione  a  cjuesto  carattere  della  stratificazione 
orizzontale,  considerandolo  come  distintivo  ti-a  le  rocce  di  transizione 
e  le  secondarie,  si  e  segiialato  il  dotto  Oraalius  d'  Halloy  in  una  Me- 
moria  assai  interessante  sul  Colle  di  Tenda  e  sopra  i  terreiii  intermedj 
(V.  Ciomale  delle  miniere  di  Parigi,  settembre  1810);  ma  parecchie  os- 
servazioni  hanno  dimostrato  che  questa  regola  e  soggetta  a  molte  ec- 
cezioni ,  e  che  se  in  alcuni  casi  1'  inclinazione  degli  strati  cresce  quanto 
e  piii  antica  la  formazione  alia  cpiale  appartiene  una  roccia,  sono  fre- 
quent! ancora  le  combinazioni  nelle  quali  si  trovano  strati  quasi  oriz- 
zontali in  mezzo  alle  rocce  riputate  le  piu  antiche,  e  spesso  veggiamo 
in  tale  posizione  i  gneis  ed  i  gi*aniti.  Al  contrario  non  di  raro  tro- 
viamo  rocce  di  terreni  certamente  secondarj  e  che  non  hanno  alcuna 
stratificazione  distinta.  Tale  e  quel  calcareo  descritto  dal  signor  Boue 
nella  sua  bella  Memoria  sopra  i  terreni  secondarj  del  rovescio  settentrionale 
delle  alpi  della  Gerniania  (V.  Annali  delle  miniere,  torn.  9,  anno  1824), 
che  da  Escher  e  da  Uttinger  era  stato  chiamato  calcario  delle  alte  mon- 
tagne;  da  altri,  come  da  Karsten,  Freiesleben,  Humboldt,  De  Buch  e 
Keferstein,  e  stato  denominato  calcario  alpino,  e  nel  quale  manca  ogni 
iiidizio  di  vera  stratificazione ,  presentando  solo  molte  fenditure  che 
al  primo  aspetto  illudono  e  sembrano  separazioni  di  strati ,  mentre 
sono  prodotte  o  dal  ritiro  della  massa  nella  sua  prima  consolidazione, 
o  dal  lento ,  ma  non  interrotto  progresso  della  decomposizione.  Di  un 
calcario  analogo  a  questo  e  composta  in  gran  parte  la  catena  di  monti 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  296 

die  dal  lago  Maggiore  si  propagano  a  quello  tli  Como ,  passando  al 
nord  di  Varcse  e  tagliando  il  lago  di  Lugano.  Noii  dobbiamo  poi  di- 
menticare  i  rovescianienti  che  possono  essere  accadiiti  in  alcune  parti 
del  globo  o  per  terreraod  o  per  altre  violente  cagioni,  e  che  avendo 
cambiato  la  situazione  origiiiaria  delle  rocce,  possono.  aver  data  una 
posizione  orizzontale  a  strati  che  prima  erano  o  verticali  o  inclinati. 
£  ben  vero  per  altro  che  tali  fcnomeni,  circoscritti  ad  alcune  localitii, 
non  hanno  quel  grado  di  estensione  che  si  ricliiede  per  costituire  una 
formazione. 

§  So.**  Incertezza  de'caratteri  zoologici 

Altri  geologi  per  fissare  con  minore  incertezza  il  confine  tra  la 
transizione  ed  il  secondario  riprodussero  e  diedero  molto  sviluppo  al 
principio  proclamato  da  Listero,  sono  piu  di  i  So  aniii ,  che  ogni  roccia 
e  caratterizzata  da  conchiglie  fossili  differenti,  e  che  molte  sono  spe- 
cificamente  diverse  da  quelle  del  niondo  attuale.  Nelle  rocce  di  tran- 
sizione si  comincia  a  trovare  le  loro  tracce,  che  divengono  molto  piu 
copiose  nelle  formazioni  secondarie,  e  cio  che  e  piii  notabile,  alcune 
specie  pare  che  siano  caratteristiche  solo  della  transizione ,  in  guisa 
che  conviene  ammettere  che  la  costituzione  fisica  di  quell' antico  Oceano 
e  la  teniperatura  del  globo  in  quell' epoca  abbiano  favorite  lo  sviluppo 
di  alcuni  corpi  organici ,  i  quali  di  poi  non  poterono  accomodarsi  a 
circostanze  diverse.  Parecchie  osservazioni  favoriscono  questa  regola, 
che  per  altro  non  e  senza  eccezioni;  poiche  il  ccl.  Schlotteim,  che 
moltissimo  si  e  occupato  di  tal  genere  di  ricerche ,  cita  il  belen- 
nite  penicellato  nel  calcare  di  transizione ,  ed  in  cpiello  detto  jurassico , 
che  appartiene  ad  una  delle  piu  recenti  epoche  delle  formazioni  se- 
condarie. Inoltre  quando  si  tratta  di  far  uso  di  tale  criterio ,  pur 
troppo  sono  frequenti  le  combinazioni  che  imbarazzano  i  geologi  piii 
esercitati.  Non  si  vorra  negare  ti-a  questi  un  posto  distinto  al  signer 
Brongniart;  e  cio  non  ostante  nella  sua  interessante  Memoria  sulla 
giackura  del  serpentino ,  dope  di  avere  descritto  le  rocce  che  dalla 
citta  di  Como  si  estendono  sino  a  Nobiallo  sulla  riva  occidentale   del 


296  SULLA    CORRISPONDENZA  DELLE    IPOTESI   ecc. 

lago,  conclude  con  questa  riflessione :  c<  ecco  un  terreno  il  quale  pel" 
»  mold  geologi  presenta  una  gran  parte  de'  caratteri  die  si  atlrihuiscouo 
»  ai  terreni  di  transizione,  e  sc  si  aggiunga  che  presso  la  Cadeuabbia 
»  si  ti'ovano  de'punti  di  zinco  solforato  e  delle  madrepore,  come 
»  nel  calcario  di  Namur  e  di  Bristol,  sarebbesi  quasi  compita  I'umone 
»  de'  caratteri  del  calcario  di  transizione.  ]\Ia  se  dall'  altro  canto  si  os- 
»  servi  che  questo  medesirao  teri'eno  racchiude  un  numero  ben  grande 
»  di  conchiglie  fossili,  come  ammoniti  e  specialraente  turbini,  e  delle 
»  bivalve  che  somigliano  alle  isocarditi,  conchiglie  tutte  malissimo  con- 
»  servate  per  essere  deterrainabili ,  che  non  vi  si  veggono  ne  entro- 
»  chi,  ne  ammoniti,  nc  ortoceratiti ,  molti  geologi  non  vorranno  piii 
»  amuietterlo  negli  antichi  terreni,  i  quali  secondo  essi  non  presentano 
»  alcuno  de'  corpi  organici  nominati.  »  Sino  ad  ora  dunque  manca  alia 
geologia  un  carattere  col  quale  si  possa  stabilire  un  confine  certo  e 
facilmente  riconoscibile  tra  il  periodo  di  transizione  ed  il  secondario , 
e  separare  le  rocce  che  si  debbono  riferire  a  queste  dvie  classi :  dal 
che  ne  dee  seguire  che  quando  il  geologo  vorra  procedere  a  tale  se- 
parazione,  sovente  si  trovera  abbandonato  ad  una  incertezza  dispiace- 
vole.  Questa  connessione  de'teri-eni  di  transizione  coi  secondarj  per 
mezzo  di  passaggi,  tra  i  quali  non  e  possibile  lo  stabilire  una  linea 
fissa  di  demarcazione ,  e  un  fatto  che  si  connette  col  modo  col  quale 
abbiamo  supposto  il  raffreddamento  progressivo  del  globo.  Possiamo 
immaginare  una  scala  e  concepire  in  essa  un  punto,  nel  quale  I'acqua, 
abbandonata  la  forma  gasosa,  passo  alio  stato  di  liquido,  ed  un  altro, 
nel  quale  comincio  a  comparire  la  vitalita  (§  21°.);  ma  se  dopo  accaduti 
nel  nostro  pianeta  questi  due  grandi  fenomeni  che  nella  nostra  ipotesi 
diedero  principio  al  periodo  di  transizione  ( §  2 1 .°)  vorremo  continuare 
la  scala  fino  alia  temperatura  presente  rappresentata  dallo  zero,  non  e 
possibile  che  i  punti  intermedj,  i  quali  dovrebbero  distinguere  i  diversi 
gradi  di  raffreddamento,  abbiano  avuto  corso  regolare  e  progressivo, 
ma  saranno  stati  soggetti  a  diverse  irregolarita  per  1'  influenza  di  cir- 
costanze  locali  e  cU  altre  cagioni  che  si  esporranno  secondo  che  cadra 
in  acconcio. 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  297 

§31."  Suddivisione  delle  tre  epoche  in  d'wersi  periodi , 
e  diffkolcd  di  talc  suddivisione  nclla   i.*  epoca. 

£.  nccessario  poi  I'osservare  che  conscrvando  la  classificazione  csposta 
e  riducendo  ad  essa  le  diverse  rocce  conosciute,  se  quelle  classi  sup 
pongono  tre  diverse  epoche  di  tempo  (§  27°),  non  e  verisimile  che 
le  rocce  appartcnenti  a  ciascuna  di  esse  siansi  prodotte  simultanca- 
mente,  c  per  cosi  dire  di  un  solo  getto,  ma  scmbra  piii  probabile 
che  vi  sia  stata  una  serie  successiva  di  foi'mazioni,  in  guisa  che  ogni 
epoca  si  debba  suddividere  in  tanti  periodi  quante  sono  le  formazioni 
che  la  compongono.  Questo  e  appunto  cjucU'ordine  di  successione  che 
con  tanto  impegno  si  va  rmtracciando  a  forza  di  osscrvazioni  ripetute 
in  diverse  parti  del  globo.  Ma  questa  specie  di  notomia  (  se  cosi  mi 
e  permcsso  di  esprimermi )  e  molto  complicata,  cd  i  suoi  risultati  nou 
sono  sempre  uniforrai.  Trattandosi  di  una  quantita  di  materia  cosi 
grande  quale  e  quella  di  cui  si  compone  il  nostro  pianeta,  e  di  un 
numero  inimcnso  di  circostanze  diverse ,  le  quali  debbono  aver  avato 
luogo  nella  consolidazione  delle  sue  diverse  parti,  sembra  difficile  che 
queste,  soggette  ad  alcune  leggi,  abbiano  potuto  disporsi  ncUo  stesso 
modo  c  coUa  stessa  uniformita  in  tutti  i  punti  della  sua  massa.  Ed  in 
vero  se  si  tratti  de'terreni  primordiali,  sono  cosi  frequenti  le  alterna- 
tive che  si  osservano  nelle  loro  rocce,  e  cosi  mtmerosi  i  passaggi  di 
una  neiraltra  senza  alcuna  visibile  interruzione  della  massa,  che  molti 
geologi  sostengono  nou  potersi  assegnare  un  ordine  costante  di  suc- 
cessione ;  opinione  che  ho  seguito  ancor  io  nel  cap.  29  delle  Istituzioni 
geologiche ,  risguardando  i  cambiamenti  di  una  roccia  in  im'  altra  non 
gia  come  formazioni  di  epoche  distinte,  ma  quali  combinazio"'  acci- 
dentali  di  una  cristallizzazione  piii  o  mcno  confusa,  comspondcnte  ad 
un  raffrcddamento  piii  o  mcno  rcgolare  ed  a  circostanze  che  non  e 
possibile  il  determinare.  Se  il  raffrcddamento  del  globo  avesse  progre- 
dito  sempre  e  da  per  tutto  con  regolarita,  poste  tutte  le  altre  circo- 
stanze eguali,  i  diversi  gradi  della  cristallizzazione  potrebbero  corri- 
spondere  alle  diverse  epoche  di  quel   periodo   primitivo   e   servire   in 

Vol.  IV.  P.  II.  38 


298  SULLA    CORRISPONDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

tixialchc  modo  a  contrassegnarle;  ma  non  e  possibile  die  non  abbiano 
avuto  luogo  molte  anonialie  dipendenti  da  parecchie  cagioni  perturba- 
trici ,  come  sarebbero  i  diversi  gradi  di  affinita  di  alcune  sostanze  tra 
loro  con  il  calorico,  giacche  mia  stessa  quantita  di  questo  elemento 
poteva  conservare  fliiide  alcmie  parti  della  massa  piii  lungamente  di 
altre  e  disporle  ad  una  cristallizzazione  piu  regolarc ,  in  conformita 
della  teoria  conosciuta  della  diversa  capacitd  de'  corpi  relativamente  al 
calorico ;  2.°  dalla  diversa  compressione  che  le  sostanze ,  le  quali  dalle 
loro  affinita  erano  determinate  ad  unirsi  e  che  erano  poste  entro  la 
sfera  delle  loro  attrazioni,  dovevano  soffrire  dal  peso  della  materia 
sovrapposta ,  che  poteva  non  essere  da  per  tntto  accumulata  in  masse 
eguali ;  3.°  dal  moto  irregolare  a  cui  dovevano  partecipare  molte  pai'ti 
della  massa  per  lo  sviluppo  de'  torrenti  gasosi  che  si  separavano  dalle 
raaterie  ancora  fluide,  ecc.  Non  ardisco  dire  essere  impossibile  il  ridurre 
a  calcolo  1'  influenza  di  queste  ed  altre  cagioni  perturbatrici  del  corso 
regolare  della  cristaUizzazione ,  ed  il  determinare  la  natura  delle  com- 
binazioni  accidentali;  ma  parmi  assai  difficile  il  poterlo  eseguire  nello 
stato  attuale  delle  scienze  fisiche  e  chimiche.  Conviene  confessare  per 
altro  die  non  mancano  parecchie  osservazioni ,  le  quali  fanno  pensare 
che  vi  sia  stato  un  ordine  generalmente  osservato  iiella  consolidazione 
di  queste  rocce  di  cristallizzazione,  benclie  tale  ordine  sia  stato  alte- 
rato  probabilmente  da  taluna  delle  cagioni  poc'anzi  accennate.  Quelli 
che  brameranno  conoscere  la  distribuzione  fondata  sopra  un  numero 
maggiore  cU  osservazioni  per  le  rocce  primordiali  o  di  cristallizzazione, 
potranno  leggere  cio  che  sopra  i  terreni  priraitivi  e  le  loro  formazioni 
e  stato  scritto  dal  sig.  Barone  de  Humboldt  nel  Saggio  geognosdco ,  ecc. 

§  32.°  Difficolta  delta  saddbisione  della  seconda  epoca, 
ossia  dell' epoca  di  transizione  in  diversi  periodi. 

Non  mhiore  e  la  difficolta  nell' epoca  intermedia,  iiella  quale  se  al- 
cuui  terreni  di  transizione  presentano  una  certa  successione  di  forma- 
zioni che  darebbe  luogo  a  distingucre  diversi  periodi  di  quell' epoca, 
ve  ne  sono  altri  molti,  creduti  egualmentc  di  transizione,  nci  quali  non 


DI   SCIPIONE   nnEISLAK.  299 

si  pu6  ravvisare  alcuna  Successione  regolare.  Senza  uscire  dalla  nostra 
Italia,  riferir6  cio  che  il  dotto  geologo  cli  Gottinga  sig.  Ilausmann  ha 
scritto  nella  sua  dissertazione  De  Apenn'monim  consdtudonc  gcognoscica 
inserita  nel  vol.  V  de'  Commentarj  dcUa  Soc.  Reale  di  Gottinga.  Dope 
di  avere  esposto  le  osservazioni  fatte  nella  parte  settentrionale  del- 
TApennino,  ch'egli  coUoca  nella  classe  de' terreni  di  transizione,  con- 
clude con  dire  :  Ex  ohseivatuonibus  quce  inter  Apcnninorum  saxa  transitoria 
consistimt.  fuicusque  relatis  sequkur,  imllani  seriern  genercdem  certam  caque 
constantem  esse,  qiid  judicari  possit  saxa  singula  cetadbus  diversis  formata 
esse,  sed  omnem  saxorum  transuoriorum  varwtatem,  ad formadonem  unam 
eandemquc  pertinere ,  cujus  partes  contemporanece  sint.  Ci6  che  Hausmann 
ha  scritto  in  particolare  sull'Apennino  corrisponde  a  quello  che  Bonnard 
ha  asserito  generalmente  nel  suo  Traaato  sopra  i  terreni,  ove  dice  che 
nei  terreni  priniordiali  e  probaliile  un  ordine  generate  di  formazioni 
per  le  rocce  che  li  compongono ,  ma  che  quest'  ordine  non  si  puo 
ammettere  per  la  classe  intermedia,  e  tutti  i  suoi  terreni  sembrano 
far  parte  di  una  stessa  formazione ,  in  quanto  che  non  si  puo  osser- 
vare  tra  loro  alcun  ordine  costante  di  antcriorita  che  quasi  tutti  alter- 
nano  insieme  indifferentemente,  e  quelli  che  si  osservano  sottoposti  in 
alcuni  luoglii,  in  altri  si  mostrano  sovrapposti;  dal  che  conclude  quel 
dotto  geologo,  non  essere  possibile  lo  stabilire  in  questa  classe  formazioni 
distinte  o  specie  geognostiche ,  ma  conviene  considerare  I'intcra  classe 
come  una  grande  famiglia ,  di  cui  tutti  i  merabri  sono  confusi  insieme. 
Le  osservazioni  per  altro  fatte  posteriormente  da  Humboldt  si  nelle 
Ande  di  Quito  e  del  Peril,  come  nelle  montagne  di  Venezuela  e  del 
IMessico,  unite  a  quelle  di  altre  contrade  deU'Ungheria,  della  Svizzera, 
della  Savoja,  della  Francia,  Inghilterra,  Norvegia  e  del  Caucaso,  fanno 
pensare  clic  vi  possa  essere  un  ordine  di  successione  anche  nelle  di- 
verse formazioni  di  questo  periodo.  Merita  di  essere  lettn  cio  che  il 
sig.  Humboldt  ha  scritto  sulle  rocce  di  transizione  nel  suo  Saggio  geo- 
gnostico,  dove  rende  ancora  la  ragione  de'fenomeni  che  hanno  potuto 
presentare  agli  sguardi  di  alcuni  geologi  I'apparenza  di  una  sola  grande 
famiglia  nei  terreni  intermedj.  Veggasi  cio  che  si  e  deito  sopra  questa 
classe  nei  §§  7.",  21.",  28.°,  29.°  e  3o.° 


30O  SULLA   CORRISPONDENZA.   DELLE   IPQTESI   ecc. 

§  33.°  Difficohd  della  suddmsione  in  diversi  periodi  della  terza  epoca, 
ossia  deir  cpoca  della  stradficaziom  o  del  secondano. 

Oi-a  passando  alia  terza  epoca ,  ossia  alia  classe  de'  terreni  secou- 
darj ,  ill  questa  Ic  formazioni  diverse  sono  molto  piu  numerose  e  ta- 
lora  si  succcdono  con  uniformita,  ma  qiiando  si  vogliono  distinguere 
le  loro  epoche ,  s'  iiicontrano  due  ostacoli :  il  primo  e  che  se  1'  ordine 
di  successioue  segue  cou  uniformita,  in  vece  di  vedere  mia  separa- 
zione  u-a  le  formazioni,  si  osservano  passaggi  insensibili  di  una  nel- 
r  altra ,  e  non  si  puo  determinare  la  linea  dove  finisce  un'  cpoca  ed 
inconiincia  1"  altra.  II  sccondo  nasce  dalla  somma  ineguaglianza  colla 
quale  si  sono  sviluppate  le  formazioni  secondarie  ,  in  guisa  che  se  vi 
sono  delle  contrade  nelle  quali  alcune  occupano  spazj  grandissimi , 
in  altre  o  mancano  del  tutto ,  o  sono  liraitate  ad  estensioni  assai  ri- 
sti-ette.  II  calcare  detto  alpino  e  quello  del  Giura  o  giurassico  sono 
duo  termini  talmente  distanti  nella  serie  delle  formazioni  secondarie , 
che  tra  Vcdp'mo,  il  quale  e  il  piu  antico,  ed  il  giurassico,  il  quale  ap- 
partiene  ad  un'  epoca  assai  piii  recente ,  lianno  avuto  luogo  altre  di- 
verse formazioni.  In  fatti  in  alcuni  luoghi  si  trova  1'  arenaria  variegata 
( gres  higarre ) ,  il  calcare  conchigliare  conosciuto  sotto  il  nome  di 
nmschelkalk ,  ed  il  gre  bianco  da  taglio,  detto  quadcrsandstein  :  ci6  non 
ostante  due  distinti  geologi ,  i  sigg.  Humboldt  e  De  Buch ,  iiegli  Apen- 
uini  tra  Fossombrone,  Forli  e  Foligno  hanno  osservato  il  calcare  alpino 
ed  il  giurassico  legati  intimamcnte  piii  di  cpjello  che  si  suol  ammettere 
dai  geologi  (V.  Humboldt,  Saggio  geog. ,  p.  179).  II  sig.  Boue  ancora 
in  una  lettera  al  dottor  Webster,  della  quale  si  da  un  estratto  nel 
Qiorncde  del  sig.  Barone  di  Ferussac  nel  mese  di  giugno  1826,  asserisce 
che  lieir  Apennino  non  ha  veduto  principalmente  che  rocce  intermedie 
antichc  e  moderne,  e  calcario  del  Giura. 

§  34.  Valore  che  si  pud  attiihuire  cdle  impronte  de'  corpi  organizzad , 
frequcnti  ne'  terreni  stratificad  0  secondarj ,  per  contraddisdnguere  I' una 
dagli  cdtri  qucsd  terreni  medesimi. 

Siccome  nelle  rocce  secondarie  sono  frequenti  le  impronte  de'  corpi 
organici,  cosi  molti  sperano  di  trovare  qualche   sicuro  appoggio  nelle 


DI  SCIPIONE  BREISLAK.  3oi 

ricerche  relative  alle  loro  diverse  specie ,  e  sareljbe  un  IjcU'  accfuisio 
per  la  geologia  se  gencralizzandosi  la  proposizioiie  cli  Listero  (V.  §  Sc.'^), 
vi  fossero  e  si  trovassero  specie  caratteristiclie  delle  diverse  forniazioiii. 
«  L'  attenzioiie  (  dice  il  sig.  Brochant  nella  sua  Menioria  inserita  negli 
i)  Aruiali  delle  miruere ,  t.  2,  p.  258  )  die  si  h  portata  sopra  le  con- 
j)  cliiglie  ed  in  generale  sopra  i  frammenti  de'  corpi  orgaiiici  fossili , 
»  e  la  cura  che  si  e  posta  a  dcterminarc  piii  rigorosamcnte  i  generi 
»  e  le  specie  hanno  aperto  una  iiuova  sorgentc  somniamcnte  feconda 
»  di  osservazioni  esatte  sopra  i  terreni  secondarj,  c  vi  e  luogo  a  spe- 
»  rare  che  tali  spoglie  di  animali  possano  fornire  ai  geologi  carat- 
»  teri  sicuri  per  distinguere  questa  classe  di  terreni  »  ,  ma  pare  che 
tali  caratteri  non  siano  ancora  determinati ,  ed  il  sig.  Boue  nella  sua 
Meraoria  sopra  i  terreni  delle  alpi  (  Y .  ylnnali  delle  miniere ,  t.  9,  anno 
1 824  )  asserisce  positivamente  che  lo  stato  delle  nostra  cognizioni  nelle 
petrificazioni  e  nella  storia  natiu-ale  non  ci  permette  ancora  il  fondare 
lo  studio  geologic©  de'  terreni  secondarj  unicamente  sopra  le  loro  spo- 
glie fossili.  In  fatti,  lasciando  da  parte  la  considerazione  che  pur  troppo 
sono  frequenti  i  casi  nei  quali  non  possiamo  far  uso  di  tale  mezzo, 
attese  le  grandi  estensioni  di  terreni  secondarj  che  non  presentano 
alcuna  traccia  di  organizzazione,  si  dee  avvertire  che  per  quanto  possa 
essere  utile  nella  classificazione  geognostica  delle  rocce  secondarie  1  uso 
di  questo  carattere  zoologico ,  non  conviene  accordare  ad  esso  una 
fiducia  assoluta ,  poiche  ,  come  si  esprime  il  sig.  Humboldt ,  gli  stessi 
tipi  di  organizzazione  si  sono  ripetuti  talora  in  cpoche  diverse.  II 
sig.  Sclilotteim  gia  citato  nomina  il  belennite  paxUlosus  nel  cakare 
alpino ,  nel  calcare  conchigliare  ( muschelkcdk )  e  nella  creta  :  gli  ani- 
moniti  s'incontrano  in  tutte  le  formazioni  calcarie  secondarie,  e  se  la 
zoologia  possedesse  una  monografia  completa  di  questo  aniniaJ<:  cosi 
frequente  tra  gli  abitanti  dell'  antico  Oceano ,  probaljilniP'J'e  si  cono- 
scerebbcro  ancora  delle  specie  comuni  a  calcari  di  formazioni  assai 
diverse  :  poiche  se  i  cambiamenti  nella  costituzione  fisica  del  mare 
die  hanno  influito  nella  diversita  delle  formazioni  si  sono  eseguiti 
con  molta  lentezza,  non  e  difficile  che  alcunc  specie  orgauiche  a  poco 
a  poco  siansi  motlificate  in  niodo  da  potersi    adattare   alia  loro  nuova 


Boa  SULL.V    CORRISPONDENZA    DELLE    IPOTESI    CCC. 

situazione ,  come  lo  hanno  dimostrato  le  ingegnose  esperienze  del 
sig.  Beudant  riferite  nella  Memoria  sulla  possibiliui  di  far  vivere  i  mol- 
luschi  flaviatili  nelle  acque  scdse ,  e  i  moUuschi  manni  nelle  acque  dolci , 
consklercua  sotto  il  rcyipono  della  geologia.  Si  veggano  Ic  riflcssioni  molto 
interessand  die  sii  questo  ardcolo  sono  state  fatte  dal  sig.  Humboldt 
nel  Saggio  geognosdco  dalla  pag.  48  alia  pag.  53. 

§  35."  Terreni  terziarj. 
• 
AUe  classi  delle  quali  abbiamo  parlato  ne  e  stata  aggiunta  un'  altra, 
ed  e  quella  de'  terreni  denominati  terziarj,  die  coraprende  le  rocce 
formate  e  deposte  nel  mare  prima  che  questo,  abbandoiiati  i  coiitineiiti , 
si  ritirasse  nella  grande  e  profonda  valle  die  occupa  al  presente.  Al- 
lorcho  si  vuole  ammettere  uua  scconda  classe  di  transizione  o  intermedia , 
noil  si  possono  trovare  conveiiienti  le  denominazloni  numericlie  di 
secondana  e  di  terziaiia  ;  ma  siccomc  i  geologi  11011  sono  d'  accordo  sul 
principio  e  sopra  i  coiifini  di  queste  classi ,  cosi  faccio  uso  de'  voca- 
boli  gia  conosciuti  e  generalmente  ammessi.  Se  vogliamo  stabilire  die 
il  periodo  delle  formazioni  terziarie  termini  col  soggiorno  del  mare 
sul  continente  ora  asciutto ,  quale  ne  sara  stato  il  principio  ?  I  geo- 
logi risguardano  appartenenti  ai  terreni  terziarj  quelle  sostanze  ter- 
rose  e  pietrose  die  sono  sovrapposte ,  e  quindi  posteriori  alia  forma- 
zione  cretosa,  la  quale  e  riputata  T  ultima  tra  le  secondarie,  o  a  qual- 
che  altra  equivalerue  nelle  coiitrade  nelle  quali  noii  si  trova  la  forma- 
zione  cretosa ,  come  c  il  nostro  caso  in  Italia ,  dove  iion  essendosi 
ancora  osservata  una  tale  formazione  analoga  a  quella  che  e  stata 
descritta  iu  Francia,  in  Ingliilterra  ed  in  altre  molte  regioni,  si  con- 
siderano  come  equiualenti  i  banchi  di  una  pietra  calcarea  die  pei 
suoi  caratteii  orittognostici ,  eccettuato  quello  della  durezza,  pei  fossili 
che  suole  racchiudere  e  per  le  situazioni  die  occupa  e  molto  simile 
alia  creta  de'  mineralogi.  Questa  e  quella  pietra  che  in  Lombardia  si 
dice  majolica,  nel  Vicentino  e  Padovano  scaglia,  in  altre  parti  dell' Italia 
biancone ,  e  la  di  cui  presenza  negli  Apennini  di  Foligno  c  stata  osser- 
vata ancora  dal  Brocchi  (Y.  la  Conchiologia  fossile  subapennina,  p.  24). 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  3o3 

Merita  dj  essere  veduto  cio  chc  sopra  la  scaglia  ha  scrilto  il  Mara- 
schini  (*)  alia  pag.  1 20  del  Sagglo  geologico  sidle  formazioni  dclle  roccc 
nel  Vkentino.  II  Buckland  ancora  nella  sua  Memoria  sulLa  uruuura  geo- 
gnostica  delle  alpi  inserita  nel  Ciornale  di  fisica  di  Parigi,  luglio  1821, 
considerando  la  formazione  crctosa  come  la  piii  recente  del  suo  ccdcare 
alpino  nuoi'o ,  dice  clie  iiellc  montagne  subalpine  del  Viceiitino,  di  Ve- 
rona e  di  Monsclice  la  crcta  prcndc  la  forma  di  un  calcare  dure , 
compatto ,  chc  passa  dal  rosso  di  mattone  ad  uii  bianco  puro ,  e  die 
contiene  arnioni  di  selce  neri.  Mentre  pero  la  majolica  o  vogliamo  dire 
la  scaglia,  considerandosi ,  giusta  il  parcre  de' due  suddetli  geologi , 
come  un  equivalente  della  creta,  dovrebbe  aver  luogo  nella  scrie  delle 
formazioni  secoudarie,  il  distinto  geologo  Marzari  nella  sua  leitera  alia 
R.  Accademia  di  Francia  asscrisce  die  nel  Padovano  presso  Barljaraii 
passa  insensibilmente  al  calcare  a  cer'ul,  e  citando  1'  autoritii  di  Fortis  e 
di  Da  Rio  dice  che  nel  Vicentino  alterna  con  il  calcare  terziario  e 
con  il  basalte  :  pare  dunque  che  non  sia  flssato  con  precisione  il  posto 
della  majolica,  e  se  la  medesima  debba  aver  luogo  tra  le  secoudarie 
piii  recenti ,  o  nella  classe  delle  rocce  terziarie.  Ma  di  questa  roccia , 
molto  frequente  nella  provincia  di  Como,  mi  riservo  a  tratcare  pard- 
colarmente  in  altra  occasione. 

§  36.°  Lign'ui  carattcristiche  de'tcrreni  terziarj. 

Nei  terreni  terziarj  figurano  principalmente  i  depositi  di  ligniti ,  talora 
con  ambra^  di  aienarie  terziarie  {molassc,  voce  la  quale  dice  il  sig.  Siuder 


(•)  Nominando  questo  inio  dolto  amico,  non 
posso  dispeasanni  dallo  spargcre  qualche  Core 
sulla  tomba  di  un  uorao  die  nel  pleno  vigore 
della  sua  eta  una  niorte  inimatura  Iia  rapito 
alle  scicnze  naturali ,  e  specialmente  alia  gco- 
logia ,  alia  quale  si  era  consacrato  interaoience. 
L'ultimo  suo  sci'itto,  die  qui  si  cita ,  dimostra 
quale  fosse  la  precisione  delle  sue  osservazloni, 
la  diiarezza  delle  sue  idee  e  Tesattezza  de'saoi 
raziocinj.  Legato  ad  esso  coi  vincoli  di  una  ve- 
race  stiina ,  di  un'  antica  amicizia ,  di  una  con- 
forniita  di  studj  cd  il  piii  sovente  ancora  di 
principj ,    lo   avcva   coasiderato    sempre   come 


destinato  a  far  rinascere  lo  studio  della  geologi.i 
in  Italia ,  paese  che  (  per  servirmi  delle  parol* 
dell'  illustre  Humboldt ,  V.  Bulletin  unit.'' sel , 
juin.  iSiS,  p.  204)  da  cinqite  JC'^'*  ''"  '"'° 
pane  coei  gloriosa  a  tutii  i  j\ogressi  delle  scien- 
ze,  delle  Uuere,  delle  am.  II  Maraschini  mo- 
rendo  non  ha  voluto  distruggcrc  le  nostrc  spe- 
ranze,  ma  ci  ha  lasciato  un  compenso  in  al- 
cuni  allievi,  che.  .juantunque  esente  da  ogni 
incarico,  ha  formato  per  puro  amore  e  zelo 
per  la  icienza ,  tra  i  quali  si  distinguono  i  si- 
gnori  Pasini ,  Trattenero  ed  altri. 


304  SULLA   CORRISPONDENZA   DELLE  IPOTESI   ecc. 

nella  sua  interessante  Monografia  della  molassa  e  passata  recentemente 

dal    linguaggio    volgare  nella   nomenclatura   geologica ) :  questa  roccia 

talvolta  concliiglifera  in  alcune  contrade,  come  nella  parte  settentrionale 

della  Francia  ed  in  particolare  suUe  sponde  del  Reno,  contiene,  secondo 

le  osservazioni  di  Bone,  ossa  di  paleotei'j  c  di  rettili  (V.  Annali  chile 

scicnze  naturati^  febbrajo    i825):  ne  si  debbono  dimenticare  tra  i  ter- 

reni  terziarj  i  banchi  di  pudinghe  poligeniche ,  i  calcarj    grossolani    o 

sabbiosi,  detti  ancora  calcavi  a  ceriti,  o  parigini;  alcuni  calcari  silici- 

feri,  le  argille  e  marne  sovente  conchigliferc,  come  ancora  i  gessi  cal- 

cariferi  die  raccbiudono  ossa  di  uccelli,  di  tartarugbe  e  di  mammiferi 

sconoscinti.  Siamo  debitori  aU'illustre  Cuvier  di  avere  dimostrata  non 

solo  I'esistenza  dcgli  oi'nitoliti,  contrastata  con  molto  vigore  da  Fortis, 

ma  di  avere  arriccliito  la  zoologia   di  molte  specie  di  mammiferi   e  di 

qiiadriipedi    ovipari.    Vcggasi    1'  eccellente   suo  Discorso    sidle  nvoluzioni 

della  superficie  del  gloho ,  cdizione  del    182 5   alia  pag.    107   e   seguenti, 

ove  si  riportano  le  diverse  giaciture  delle  ossa  fossili  e  le  conscgnenze 

che  il  sagace  autore  ha  saputo  dedurne  suU'  eta    relativa    della  passata 

esistenza  degli  animal  i  ai  cp.iali  le  medesime  potevano  appartenere;  come 

ancora   alia   pag.  3oi    e  seguenti,  nelle  quali  1' autore,   dopo  di    avere 

riferito  le  scoperte  fatte    su    quest' oggetto    dai    celebri   inglesi   Home, 

Conybeare  ,  Buckland ,  Soemmering  e  Mantell ,  riferisce  le  proprie   ed 

espone  i  nuovi  generi  che  ha  stabilito,  coUe  loro  rispettive  specie  di 

aniraali  perduti;  ed  e  da  osservarsi  che  tra  le  ossa  fossili,  sia  de'ter- 

reni  terziarj ,  come  ancora  di  quelli  che  si  conoscono    sotto   la    deno- 

minazione  di  alluvioni  aiidche ,  non  si  sono  trovate  giammai  ossa  umane : 

tntte  qnelle  che  erano  state  risgTiardate  come  tali,  o  appartenevano  ad 

a\tri  animali  di  specie  diversa  dall'  umana ,  o  erano  semplici   incrosta- 

zioni,  fenoraeno  che  giornalmente  si  ripete  (veggasi   la  pag.   i3i   del 

discorso  poc'  anzi  citato  ).  Una  contrada  molto  istruttiva  per  osservare 

i  fenomeni  de'terreni  terziarj,  e  che  e  stata  esaminata  con  somma  esat- 

tezza  ed  intelligenza,  e  il  bacino  della  Senna,  nel  quale  e  situata  la  citta 

di  Parigi.  Le  molte  cognizioni  preziose  alia  scienza  che  quel  luogo  ha 

somministrato    ai    signori  Cuvier  e   Brongniart  sono  esposte  nella  loro 

descrizione  de' contorni  di  Parigi,  pubblicata  nel  1822.  Che  se  poi  si 


Dl    SCIPrONE   BUEISLAK.  3o5 

consideri  1'  estcnsione  die  lianno  talora  i  terreni  terziarj ,  questa  ncl- 
ritalia  si  puo  calcolare  daU'estrcmita  seitcntrionale  della  penisola  sino 
alia  Calabria,  formando  alia  base  degli  Apennini  una  liiiea  la  quale 
dalla  parte  deirAdriadco  e  coiuiimata  dal  Picmonte  sino  agli  Abruzzi , 
nia  dalla  parte  del  Mediterraneo  e  talora  interrotta ,  secondo  le  osser- 
vazioni  del  Brocchi  rlferite  nella  sua  pregevole  opera  Conchiologia 
fossile  subapennina.  A  questo  grande  terreno  terziario  appartengono  le 
coUine  parmigianc  e  piacentine  clie  tanti  fossili  pregevoli  iianno  som- 
ministrato  all' instancabile  sig.  consigliere  Cortesi,  e  clie  sono  stati  illu- 
strati  dal  medesirao  ue'  suoi  Saggi  geologici  su  gli  Stati  di  Parma  e  Pia- 
cenza,  come  ancora  quelle  della  Stradella,  che  sono  una  continuazione 
delle  precedenti,  ed  alle  quali  si  dee  legare  la  collina  di  S.  Colorabano, 
the  ne  e  separata  solo  dal  Ictto  del  Po.  Non  dobbiamo  pensare  per 
altro  che  le  diverse  formazioni  indicate  nel  principio  di  cpiesto  para- 
grafo  si  trovino  nei  terreni  terziarj  raescolate  confusamente  e  senza 
alcun  ordine  :  rapporto  ad  esse  ancora  si  dee  ripetere  cio  che  si  e  detto 
per  le  altre  classi  di  rocce  piii  antiche,  cioe  che  in  ciascuna  dello 
grandi  epoche  vi  e  stata  una  serie  successiva  di  formazioni ,  le  quali 
corrispondono  a  diversi  periodi  di  tempo.  Combinando  il  numero  mag- 
giore  di  osservazioni ,  il  sig.  Barone  di  Hiunboldt  ha  proposto  la  se- 
guente  distribuzione  de'  terreni  terziarj ,  cominciando  dal  piii  antico  , 
cioe  da  quello  che  cuopre  immediatamente  la  creta :  i ."  argilla  cd  are- 
naria  tei'ziaria  a  ligniti ;  2.°  calcare  grossolano,  detto  calcare  a  ceriti; 
3.°  calcareo  siliceo,  gesso  od  ossa  che  alternano  con  marne;  4.°  sabbie 
ed  arenaria  superiore  al  gesso  od  ossa,  come  sarebbe  il  noto  gre  di 
Fontaineblo.  Ci  avverte  per  altro  il  dotto  autore  clie  il  terreno  ter- 
ziario uuisce  delle  formazioni  clie  si  confondono  in  tutte  quelle  con- 
trade  nelle  quali  non  hanno  ricevuto  un  accrcscimento  eguale,  o  dove 
la  frequente  alternativa  delle  marne  tcnde  a  mascherare  i  limiti  dei 
diversi  banchi. 


Vol.  IF.  P.  II.  39 


3o6  SULLA   CORIUSPONDENZA.   DELLE   IPOTESI   ecc. 

§  37.°  Utilud  d' una  livellazione  de  terreni  terziarj  da  ripetersi  coa  diligenza 
a  grandi  distanze ,  come  uno  de' mezzi  che  ci  rimangono  per  determi- 
nare  I' ulcimo  gradino  occupato  dal  mare  sulla  terra  prima  di  ristringersi 
neW  attuale  suo  letto. 

Una  livellazione  esatta  de'  terreni  terziarj  ripetuta  iu  distanze  grandi 
del  globo  sarebbe  importante  per  la  geologia,  poiche  ci  farebbe  co- 
noscere  1'  altezza  dell'  ultimo  gradino  dal  quale  e  disceso  il  mare  prima 
di  ridursi  nel  letto  che  occupa  al  presente;  potrebbe  ancora  influire 
nel  risolvere  il  problema  se  il  mare  una  volta  ha  formato  uno  strato 
continuato  intorno  alia  terra,  circondandola  a  guisa  di  un' atmosfcra, 
come  ha  supposto  La  Cepede  ( V.  Annali  del  museo  di  storia  natarah  di 
Parigi,  n.°  62),  o  se  era  separate  in  diversi  mari,  come  veggiamo 
esscrsi  conservati  il  mar  Caspio,  il  lago  Aral,  il  mare  che  forse  esiste 
neirinterno  deirAffiica  e  forse  altri  uon  ancora  conosciuti,  mentre 
molti  si  resero  comuni^anti  e  formarono  il  grande  Oceano,  di  cui 
I'Adriatico,  il  Baltico,  il  Mediteraneo,  ecc.  non  sono  che  porzioni 
unite  in  epoche  piii  recenti.  Secondo  le  osservazioni  del  Barone  di 
Ferussac ,  i  punti  piu  elevati  de'  depositi  marini  nei  terreni  terziarj 
uon  oltrepassano  in  Francia  i  3oo  metri  sopra  il  livello  attuale  del 
mare  (V.  Giomale  di  fisica  di  Parigi,  luglio  1821  ):  i  terreni  terziarj 
de' contorni  di  Vienna  s' innalzano  a  220  metri,  quel  dell' Ungheria  a 
100  o  i5o  metri,  quel  di  Torino  a  23o  metri,  e  quel  della  Svizzera 
a  5oo  o  700  metri  (V.  Bulletin  universel ,  fevrier  i82  5).  Potrebbero 
fare  un'  eccezione  le  rocce  che  formano  le  piii  alte  punte  della  mon- 
tftgna  detta  les  Diablerets  sopra  Bex,  che  Brongniart,  fondato  sopra  le 
speck  di  fossili  marini  che  racchiudono  e  di  quelle  delle  quali  sono 
prive,  unis  Co  ai  terreni  terziarj,  benche  la  loro  posizione,  secondo  la 
raisura  di  Wild  riportata  da  Ebel,  sia  di  9600  p.  p.  (SiiS"");  ma  lo 
stesso  autore  riconosce  possibile  che  tali  strati  appartengano  piultosto 
alia  formazione  cretosa  ( V.  la  Descrizione  geologica  de' contorni  di  Parigi , 
ediz.  del  1822,  pag.  188).  Inoltre  siamo  noi  certi  che  questa  non  sia 
una  di  quelle  montagne  calcarie  delle  Alpi ,  alia  quale  si  estenderebbe 


r»I    SCIPIONE   BRE1?LAK.  807 

la  teoria  de' sollevamenti  cli  De  Buch  gia  esposta  nel  §  26.°?  Siccome 
noi  nel  iiumero  ben  grande  di  conchiglie  fossili  the  si  trovano  sparse 
nei  terreni  terziarj  ve  ne  sono  parecchie,  delle  quali  le  specie  aaaloghe 
esistoiio  ancora  nei  nostri  mari,  cosi  e  molto  probabile  die  il  mare 
dell'epoca  in  cui  si  formavano  tali  terreni  fosse  gik  diverse  da  quelle 
in  cui  si  produssero  i  terreni  precedenti,  e  che  si  avvicinasse  alia  co- 
stituzione  fisica  del  mare  presente  per  quelle  che  risguarda  si  la  tem- 
peratiu-a  ,  come  ancora  la  quantita  c  qualita  de'  principj  chiraici ,  cio 
che  si  rende  ancora  piix  probabile  qualora  si  consideri  che  le  for- 
mazioni  di  rocce  solide  e  compatte  nelle  epoche  anterior!  sono  state 
senza  paragone  piii  frequenti  ed  estese  che  nell'epoca  de' terreni  terziarj. 

§  38.°  FamigUe  intiere  di  conchiglie  fossili  che  si  trovcuio  distribuite  per 
banchi,  e  loro  perfetta  consetvazione ,  provanti  che  i  terreni  terziarj  si 
sono  deposd  con  quiete  e  senza  cataclisma. 

Tra  le  molte  osservazioni  importanti  da  farsi  sopra  questi  depositi 
conchigliacei  vi  e  quella  che  molte  volte  le  conchiglie  fossili  sem- 
brano  distribuite  in  famiglie  e  con  una  certa  uniformita,  in  guisa 
che  le  medesime  specie  si  trovano  negli  stati  analoglii  e  corrispondenti 
in  estensioni  anche  grandi;  osservazione  la  quale  miita  all'altra  del 
loro  perfetto  stato  di  conservazione ,  non  ostante  la  fragilita  e  delica- 
tezza  de'  gusci  e  delle  loro  punte ,  si  oppone  a  qualunque  idea  di  ca- 
taclismi  passeggieri  e  violenti,  ed  obbliga  ad  aramettere  che  quegli  esseri 
organici  hanno  vissuto,  e  le  loro  specie  si  sono  propagate  nei  luoghi 
medesimi  ove  si  trovano  sepolte  le  loro  spoglie,  come  si  ossena  an- 
cora al  presente  nel  mare,  nel  quale  alcune  specie  talmente  si  pro- 
pagano  e  si  moltiplicano  in  qualclie  sito,  che  sembra  che  ne  nLftiano 
escluse  le  altre  famiglie  diverse.  Ne  si  dee  tralasciare  dl  notare  che 
quantunque  la  composizione  generale  de'  terreni  terziarj  sia  di  fonna- 
zioni  marine ,  cio  non  ostante  queste  alcune  volte  si  trovano  altenianti 
con  formazioni  terrestri  carattcrizzate  dalla  presenza  di  conchiglie  o 
terrestri,  o  che  vivono  soltanto  nelle  acque  che  si  dicono  dolci,  quali 
sono  quelle  de'fiumi,  de'laghi  e  delle   paludi,  fenomeno    il    quale   ha 


3o8  SULLA    CORRISPON'DEXZA   DELLE    IPOTESI    CCC. 

dato  luogo  a  pensare  che  il  mare  sia  toi'nato  ad  invadere  alcuni  luo2;hi 
die  aveva  una  volta  abbandonato.  Questa  opinione ,  proposta  gia  e  so- 
stcnuta  daU'Arduino ,  da  Targioni  e  da  Fortis ,  ha  acquistato  un  grado 
notabile  di  probabilita  dopo  le  belle  osservazioni  fatte  dai  due  giii 
citati  geologi  Cuvier  e  Brongniart,  dalle  quali  si  potrebbe  dedurre  che 
nei  contorai  di  Parigi  coUe  formazioni  marine  abbiano  altcrnato  tre 
formazioni  di  acqua  dolce :  tra  queste  la  piu  interessante  e  la  gessosa, 
di  cui  si  e  fatto  menzione  al  §  36.°,  e  che  ha  presentato  tanti  nuovi 
oggetti  alia  notoniia  comparata.  Bcnche  per  altro  questa  opinione  sia 
assistita  da  parecchi  fatti ,  soggiace  a  molte  difficolta  quando  si  vuole 
gencralizzarla ,  applicandola  a  tutte  quelle  contrade  nelle  quali  si  veg- 
gono  mcscolauze  di  corpi  organici  marini  e  terrestri,  e  nelle  quali  di- 
verse circostanze  locali  la  possono  rendere  molto  iiicerta. 

§  89.°  Tcneni  d'cdliwione  0  di  trasporto. 

Le  speranze  che  la  geognosia  nutrisce  di  giungere  a  trovare  Tor- 
dine  col  quale  sono  disposti  i  termini  delle  serie  nelle  classi  precedenti, 
pare  difficile  che  si  possano  estendere  a  quella  de'  terreni  di  alluvione  o 
di  f?as/po7to ,  denominazione  coUa  quale  s'indicano  alcune  estensioni,  ta- 
lora  grandi ,  formate  da  materie  non  coerenti,  come  sabbie,  marne, 
ciottoli  di  grandezza  e  sovente  ancora  di  iiatura  diversa ,  la  forma 
de'  quali,  se  non  dimostra  (*),  fa  pensare  almeno  ad  un  rotolamento 
precedente.  Siccome  1'  origine  di  tali  terreni  e  stata  1'  acqua  unita  in 
grandi  masse,  ed  il  suo  modo  di  agire  e  stato  sempre  violento  e  piii 
o  meno  rapido,  secondo  le  circostanze  del  suolo,  cosi  pare  che  non 
si  possa  trovare  alcuna  regolarita  dove  non  si  veggono  che  tracce  di 
confuiione  e  disordine.  Per  altro  in  queste  medesime  tracce  si  ravvisa 
talvolta  qualche  regolarita  :  cosi  p.  e.  la  diversa  gravita  specifica  delle 
sostanze   fara   si   che  i  corpi  piii  pesanti  siano   deposti  piii  vicino  al 

(*)  La  forma  tondeggiata  de'  frammenti  delle  decoraposizione  prodotta  dagli   agenti  atmosfe- 

rocce  puo  procedere  talvolta  da  cagioai  diverse  rici,    ecc.  :    in  ambidue    questi    casi  le  punte, 

dal  rotolamento,  come  p.  e.  dal  passaggio  per  ossia  gli  angoli  solidi  e  gli  spigoli,  sono  le  pn- 

lungo    tempo    coatinuato    di    un    fluido ,    dalla  we  a  distvuggersi. 


DI   SCIPIONE  DREISLAK.  3c9 

luogo  donde  e  proceduta  1'  alluvlonc ,  mentre  i  piu  leggleri  saranno 
trasportati  a  distanze  maggiori :  forse  si  troveranno  altre  tracce  aiitora 
piu  istruttivc,  c  la  notomia  di  questi  tcrrcni  non  sara  meno  importante  di 
cjuella  de'preccdenti.  Che  se  poi  si  vogliono  stabilire  1' epoche  di  tali 
alluvioni,  allora  parrai  die  si  debbano  avere  in  vista  le  segucnti  cousi- 
derazioni  :  r .°  osservare  la  natura  de'  ciottoli  e  quclla  dcUe  moiitagne 
vicine  :  se  la  prima  e  analoga  alia  secouda ,  si  potra  pcnsare  die  il 
terreno  di  trasporto  di  cui  si  tratta  e  recente ,  cioe  e  stato  forraaio 
dopo  die  quella  parte  della  superficie  tcrrcstre  ha  prcso  la  configiira- 
zione  presente ,  ed  h  lavata  dalle  acque  che  attualmcnte  vi  scorrouo ; 
ma  se  la  maggior  parte  de'  ciottoli  e  di  ima  natura  diversa  da  quella 
delle  moiitagne  per  le  quali  passano  le  attuali  accpie,  cio  sarii  un  in- 
dizio  di  alluvioni  piii  antiche  ;  2°  siccorae  la  cagione  delle  alluvioni 
e  I'acqua,  cosi  le  medcsime  lianno  potuto  aver  luogo  tosto  die  qucsto 
liquido  ha  cominciato  a  figurare  nel  nostro  pianeta ,  cioe  nell'  epoca 
intermedia  (  §  21.'') :  quindi  in  tutte  le  forraazioni  posteriori  alia  prirai- 
tiva  hanno  potuto  deporsi  I'occe  di  trasporto  ;  ma  i  molti  cambiaiuenti 
accaduti  di  poi  nella  superficie  del  globo  debbono  avere  scancellato.  le 
tracce  di  tali  alluvioni  in  moltissimi  luoghi ,  e  siccome  nel  pcriodo 
delle  formazioni  secondarie  il  globo ,  se  non  tutto ,  almeno  nella  sua 
massicoa  parte  era  cc^ierto  dalle  acque  del  grande  Oceano,  cosi  queste 
attesa  la  loro  natura  in  quell' epoca  non  solo  (§25.°)  possono  avere 
prodotto  modificazioni  fisicUe  e  chimiche  nelle  matcrie  trasportate  dalle 
alluvioni,  ma  debbono  avere  influito  ancora  nella  loro  distriljuzione  e 
consolidazione.  Inoltre  i  terreni  di  trasporto  delle  classi  di  transizione 
e  secondaria  debbono  essere  stati  coperti  da  tutte  le  formazioni  che 
ebbero  luogo  posteriormente. 

§  40.°  Ripano  indispensaUle  delle  alluvioni  in  antiche  c  modeme. 

.  i  Benche  per  alu-o  si  trovino  rocce  di  trasporto  in  tutte  le  classi  po- 
steriori alia  primordiale,  i  geologi  avendole  indicate  con  diversi  nomi, 
secondo  la  nomenclatura  che  ciascuno  ha  crcduto  conveniente  di  adot- 
tai'e,  hamio   riservato   il   nome  di  terreni  di  allwione  o  di  trasporto  a 


3io  surj.A  connispoNDENZA  deli.e  ipotesi  ccc. 

fjuelli  che  sono  i  piii  recenti,  e  die  cuoprono  tiUti  gli  altri :  ma  non 
soiio  d'accordo  nella  loro  divisione ;  molti  dividoiio  le  alluvioui  in 
andche  e  modeme ,  come  abbiarao  detto  nel  paragrafo  precedente.  Le 
prime  sembra  che  siano  state  prodotte  da  forze  piii  intense  di  quelle 
che  veggiamo  agire  nel  corso  ordinario  di  cose.  Una  tal  divisione  parmi 
preferibile  all'  altra  di  alluvioni  delle  moiuagne  e  delle  piamire,  si  perche 
questa  e  meno  precisa ,  come  ancora  perche  le  alluvioni  delle  pianure 
non  sono  sovente  che  alluvioni  de'  monti,  le  quali  sono  state  rimesco- 
late ,  strascinate  e  deposte  di  nuovo  dalle  acque  ( veggasi  Bonnard  nel 
suo  Trattato  sopra  i  tcrreni).  Alcuni  geologi  inglesi  recentemente  hanno 
voluto  introdurre  la  distinzione  delle  alluvioni  in  dilui>j  ed  allmj  :  col 
termine  diliu'j  intendono  i  depositi  formati  dallo  scolo  violento  de'  laghi , 
mentre  riservano  il  termine  di  allui>j  alle  grandi  inondazioni  marine  : 
ma  il  distinto  geologo  americano  sig.  Maclure  giustamente,  a  mio  pa- 
rerc,  ha  confutato  questa  dottrina,si  perche  quelle  denominazioni  sono 
puramente  ipotetiche,  come  ancora  perche  tutte  le  alluvioni  sono  pro- 
dotte dalle  medesime  cagioni  piii  o  meno  intense  ( V.  Bulletin  universel 
d^  sig.  B.  di  Ferussac,  giiigno  i825,  parte  geologica,  p.  167  ). 

§  41.°  Confusione  eventucde  delle  cdluvioni  andche  e  modeme. 

Ritenendo  la  suddetta  divisione  delle  alluvioni  in  andche  e  modeme , 
come  la  piu  acconcia,  non  si  dee  tralasciare  di  osservare  che  vi  sono 
delle  circostanze  nelle  quali  i  prodotti  delle  antiche  alluvioni  si  sono 
mescolati  talmente  con  quelli  delle  moderne  che  riesce  difficile  il  se- 
pararli.  Ne  abbiamo  un  esempio  nella  nostra  pianura  della  Lombardia, 
della  quale  ho  trattato  nella  Descrizione  geologica  della  provincia  di  Mi- 
lano.  Questa  bcUa  e  fertile  pianura,  la  di  cui  superficie  si  puo  valu- 
tare  di  i  Soo  miglia  quadrate  (  di  60  al  grado ) ,  ha  per  confine  al 
nord  i  monti  della  Valassina  e  del  Comasco,  che  sorgono  alia  base 
meridionale  delle  Alpi,  all' est  I'Adda,  al  sud  il  Po,  all'ovest  il  Ticino. 
Oltre  questi  fiumi  che  corrono  ai  di  lei  confini ,  la  sua  superficie  e 
bagnata  da  due  altri  minori  fiumi,  cioe  dal  Lambro  dalla  parte  di 
levante,  dall'Olona  da  quella  dell' occidente.  In  tutta  questa  estensione 


DI   SCIPIONE   BREISLAK.  3ll 

sino  allc  piu  grand!  profondita  conosciutc,  siano  artiflciali,  siano  na- 
turali ,  non  si  veggono  die  matcrie  di  trasporto,  cioe  banchi  di  inarue, 
di  argille  plastiche  piu  o  meno  calcarifere,  di  ciottoli,  di  arenarie  e 
di  pudiiighe  poligeniche :  ne  vi  mancano  ossa  fossili  di  mammiferi , 
depositi  di  arena  titanifera  e  di  sabbia  aurifera ,  e  letti  di  torbe,  come 
ho  esposto  pill  diffusamente  nclla  citata  Descrizione  geologica  clclla  j/ro- 
vlncia  di  Mdano.  11  fcMiomcno  ancora  clie  merita  molta  attenzione  e 
qucllo  della  prodigiosa  quantita  di  ciottoli,  tra  i  quali  predoininano  i 
frammenti  tondeggiati  di  rocce  appartenenti  alia  prima  classc,  cioe  a 
quella  delle  rocce  die  si  dicono  primordiali.  A  quali  alluvioni  si  dovra 
attribuire  il  loro  trasporto  ?  L'  Adda  scende  dalla  VaUclliiia ,  cioe  da 
una  delle  valli  longitudinali  dell'  interno  delle  Alpi ;  ma  prima  di  giuii- 
gere  alia  pianura  di  Milano  dee  riempire  la  graiide  c  spaziosa  valle 
del  Lario,  detto  in  oggi  lago  di  Como,  nella  quale  rallentando  il  suo 
corso  depone  tutte  le  materie  pesanti  die  puo  trasportare  dalle  Alpi  : 
lo  stesso  dee  dirsi  del  Ticino  die  procede  dal  S.  Gottardo,  e  prima 
di  sboccare  nel  piano  e  obbligato  a  confondere  le  sue  acque  cou 
quelle  del  lungo  e  spazioso  bacino  del  Verbano,  ossia  del  lago  Mag- 
giore.  Se  poi  osserviarao  il  corso  del  Lambro,  questo  e  ancora  piu 
istruttivo,  poiclie  avendo  la  sua  sorgente  nelle  montagne  calcarie  della 
Valassiiia ,  sino  a  die  corre  tra  quelle  gole  di  monti ,  trasporta  sassi 
generalmente  calcarj ;  ma  giungeiido  al  piano ,  cominciano  a  comparire 
nel  di  lui  letto  e  presso  alle  sue  sponde  i  pezzi  rotondati  di  rocce 
analoghe  a  quelle  die  con  tanta  profusione  si  trovano  sparse  nella 
pianura.  Evvi  ancora  un'  altra  considerazione  da  farsi,  ed  e  quella  del 
modo  col  quale  e  distribuita  questa  iraraensa  quantitii  di  frammenti  di 
rocce  primordiali,  die  in  una  superficie  quadi'ata  di  circa  i5co  mi- 
glia ,  come  si  e  detto ,  eccettuata  qualche  piccola  ondulazione  <Ji  ter- 
rene, presenta  un  piano  dolcemente  ed  uniformeraente  inclinato  al  sud, 
cioe  verso  la  valle  del  Po.  Questa  distribuzione  regolare  e  ben  diversa 
da  quelle  die  ci  offrono  le  alluvioni  moderne,  le  quali  producono  ac- 
cumulazioni  irrcgolari  di  materie ,  esige  1'  apparato  di  una  forza  mag- 
giore  di  tutte  quelle  die  conosciamo,  e  ci  sara  molto  difficile  Tindi- 
carla  senza  ricorrere  al  mare,  del  di  cui  ultixuo   soggiorno  in  questa 


3l2  SUrX\    CORRISPONDENZA    DELLE   IPOTESI    ecc. 

contrada  ne  abbiamo  sicure  prove  nelle  colliue  terziarie  conchjollfere 
»Ii  S.  Colombano  al  sud-est,  di  Varese  al  nord-ovest.  Se  dunque  con- 
sideriamo  la  qualita  de' ciottoli  ed  il  modo  col  quale  sono  distribuiti, 
abbiamo  forti  ragioni  per  credere  che  la  massiraa  parte  dclla  pianura 
lonibarda  sia  stata  costrutta  con  material!  trasportati  da  alluvioni  anti- 
che,  le  quali  lianno  precediUo  e  probabilmente  determiuato  la  confi- 
gurazione  presente  del  suolo,  benche   di   poi  vi    abbiano    contribuito ,  J 

come    vi    contribuiscono   attualmente ,  Ic  alluvioni    moderne ,    mettendo  ■ 

alio  scopcrto  cio  che  e  stato  trasportato  dalle  prime,  ed  aggiungen- 
dovi  ancora  le  proprie  deposizioni. 

§  42.°  Ttrreni  cVacqua  dolce. 

Si  e  detto  nel  §  38."  che  quantunque  la  massa  de'  terreni  terziarj 
sia  composta  di  formazioni  marine ,  cio  non  ostante  in  qualche  sito 
si  sono  osservati  banchi  di  rocce  calcarie  prodotte  nelle  acque  dolci 
ed  alternanti  con  banchi  calcarj  di  origine  marina,  ci6  che  ha  dato 
luogo  air  opinione  che  il  mare  sia  talora  tornato  ad  invadere  i  luoghi 
che  prima  aveva  abbandonato.  Ma  i  geologi  hanno  applicato  il  nome 
di  teneno  d' acqua  dolce  particolarmente  a  quello  che  e  di  una  forma- 
zione  piii  recente  ,  che  non  e  giammai  coperto  se  non  che  acciden- 
talmente  da  sostanze  eruttate  da  qualche  viciuo  ed  attivo  volcano,  o 
da  materie  trasportate  da  inondazioni  moderne,  e  che  e  caratterizzato 
dalla  sola  presenza  di  corpi  organici  animali  o  vegetali,  terrestri  o  di 
acqua  dolce.  Per  distinguerlo  dall'  altro  ancora  col  nome ,  come  non 
conviene  confonderlo  per  la  giacitura,  gli  si  e  dato  il  nome  di  cal- 
catio  superiorc  di  acqua  dolce ,  denominando  infeiiore  il  piu  antico. 
Queste  rocce  di  acqua  dolce ,  dette  ancora  eleogenite  (  generate  nelle 
l^aludi )  ,  divengono  piu  frequenti ,  ed  il  loro  numero  va  crescendo  a 
misura  che  i  geologi  viaggiatori  hanno  rivolto  ad  esse  la  loro  atten- 
zione.  Avendone  trattato  nel  cap.  48  delle  Istituzioni  geologiche ,  mi 
restringo  ad  osservare  che  tra  le  sostanze  componenti  i  terreni  d' acqua 
dolce  ve  ne  sono  di  quelle  che  hanno  la  consistenza  e  durezza  delle 
pietre  calcarie,   e   talora  sono  mescolate   o   racchiudono  nodi  e  venfr 


DI   SCIPIOXE  BREISL.VK.  3l3 

silicec ,  mentre  le  acque  de'  nostri  laglii  e  delle  nostre  paluJl  non  do- 
pongono  che  un  fango  di  poca  coereiiza ,  e  die  dopo  un  lungo  corso 
di    tempo    acrjuista    al    piu  il  grado  di  durezza    die    puo    coiivenire  ai 
tufi  ,   quiiidi  e  assai  probabile  die  le  acque  nelle  c|uali  si  sono   gene- 
i-atc  le  dcposizioni    pietrose   di   cui  si  tratta  fossero  in  circostaiize  di- 
verse da  quelle    de'  nostri   laglii ,    e    die    fossero    animate    da    qualdie 
principio    cliimico ,  verisimllmente  da  un  gas  acido  carboiiico  o  acido 
idro-solforico ,   come    veggiamo    anclic    prcsentemente    in    molte    ac(|ue 
dette  mincrali.    In  Italia  i  calcari    appartenenti   a   forniazioni    di   acqua 
dolce  non  sono  rari,  ma  il  piu  celebre  per  I'uso  luolto  frcquente  die 
66  n'  e  fatto  dagli  antidii  Romani  nei  loro  pubblici  e  grandiosi  edifizj 
e  cjuello   del   travertino ,  pietra    calcarea   prodotta    dalle    deposizioni    di 
un'  acqua    carica    di   gas    idro-solforico ,  e  dcUa  quale  iie  abbiamo  an- 
cora  un  residuo   nel    luogo    detto    la   solfcuara  di  Twoli.    Si  e  osservato 
che  tali  rocce  calcarie  estratte  dal  loro  luogo  nativo  cd  esposte  qual- 
die tempo  air  atmosfera  divengono  piu  dure,  ed  il  colore  bianco  che 
hanno  neirinterno  del  monte  si  modifica  in  una  leggiera   tinta   rossa- 
stra ,  molto  aggradevole    all'  occliio  :    la  loro  struttura  e  compattezza  e 
diversa  :  nei  vuoti  o  nelle  piccolo  cavita  die   talora    vi    s'  incontrano , 
risultate  da  boUicine  gasose  che  si  svilupparono  cpiando  la  roccia  era 
ancora  moUe,  non  di  raro  si  veggono  delle  particelle    ciUndridie   sta- 
lattitiche ,  e  se  talvolta  vi  si  scorge  la  struttura  lamcUare  ed  il  grano 
spatoso  o  saccaroide    cristallino    analogo  a  quello   de'  calcari  piu  anti- 
dii ,  cio  e  divenuto  da  qualdie    circostanza    particolare ,   per  la  quale 
la  terra  calcaria  era  m  uno  stato  di  soluzione  piii  vicino  a  quello  che 
si  richiede  per  la  cristallizzazione.  La  presenza  poi  alcune  volte  della 
silice,  o  raescolata  colla  calce  carbonata    nel    calcare   silicifero,  o  aji- 
che  riunita  in  arnioni ,    in    masse    isolate   ed   in    vene ,    parnii    che    si 
debba  attribuire  ad  una  temperatura  elevata,  la  quale  poteva   comuni- 
care  all'  acqua  la  facolta  di  sciogliere  la  terra  siUcea    die    second©  le 
analisi  de' chimici  si  trova  iu  molte  acque  terraali,  p.  e.  di  Plombieres, 
di  Bareges ,  di  Carlsbad ,  ecc. ,  facolta  che  si  rende    molto    piii   attiva 
se  alia  temperatura  elevata  si  unisca  la  soda,  come  accade  nelle  note 
incrostazioni  e  deposizioni  silicee  prodotte  dalle  acque  del  Geyser. 
Vol.' IV.  P.  II.  40 


3l4  SULLA    CORRISPONDENZ.V   DELLE    IPOTESI    ecc. 

§  43."  Prodotti  iolcanici. 

Le  classificazioiii  geologiche  sogliono  terminare  coUa  classe  de'pro- 
tlotti  volcaiiici,  metodo  il  quale  parmi  clie  giustamente  sia  stato  clisap- 
provato  dal  sig.  Barone  di  Humboldt  (  vcggasi  il  di  lui  Saggio  gcogno- 
stico ,  pag.  319).  In  fotti  ponendo  in  ultimo  luogo  una  classe  distinta 
e  separata  di  recce  volcaniche ,  cioe  di  foi-mazione  ignea ,  tacitamente 
s'  iuQToducono  due  dottrine ,  la  prima  clie  le  formazioni  ignee  sono  le 
piu  recenti ;  la  secoiida  clie  le  altre  classi  sono  composte  di  formazioni 
acquose :  dottrine  soggette  ambedue  a  difficolta  gravissime.  Le  rocce 
che  sotto  i  nostri  occhi  si  producono  da  volcani  attivi  sono  al  certo 
le  piu  recenti;  ma  nel  §  22.°  si  e  stabilito  clie  i  volcani  appartengono 
a  tutte  Teta  del  globo  posteriori  alia  primordiale  e  che  hanno  potuto 
manifestarsi  coi  loro  effetti  tosto  che  vi  e  stata  qualche  parte  conso- 
lidata  della  superficie  ;  cp^iindi  le  rocce  da  loro  prodotte  debbono  es- 
sersi  unite  alle  altre  contemporanee ,  benclie  la  loro  apparizione  si 
debba  atfi'ibuire  a  cagioni  affatto  diverse,  e  saranno  state  coperte  dalle 
altre  posteriori,  qualunque  ne  fosse  la  cagione  produttrice  di  queste,  o 
simile,  o  diversa.  In  tutte  le  nazioiii  nelle  quali  si  sono  coltivate  le 
scienze  naturali  vi  sono  stati  geologi  distinti  clie  hanno  sostenuto 
r  origine  ignea  di  alcune  rocce  clie  si  trovano  associate  ad  altre  le 
quali  escludevano  la  possibility  di  una  formazione  analoga ;  ma  indi- 
cavano  le  prime  col  norae  di  rocce  volcaniche ,  ed  applicavano  ad  esse 
il  termine  troppo  generale  di  la^>e,  espressione  la  cp.iale  richiama  alia 
mente  una  sostanza  rigettata  nello  stato  fliiido  da  taluno  di  quel  monti 
clie  conosciamo  sotto  il  nome  di  volcani.  Una  somma  difficolta  per  altro 
sovente  s'incontrava  nel  combinare  questa  idea,  alia  quale  siamo  abituati, 
con  r  origine  di  quelle  rocce  alle  quali  si  voleva  attribuire,  e  che  o 
coesistono  con  altre  clie  presentano  evidenti  caratteri  di  un'  origine 
diversa ,  quali  sono  quelle  nelle  quali  si  veggono  tracce  di  corpi  or- 
ganici  0  animali  0  vegetali,  o  che  sono  situate  in  contrade  che  non 
presentano  alcun  indizio  di  montagne  ignivome  o  di  quegli  sconvol- 
gimenti  irregolari  che  sogliono  accompagnare  le  vicinanze    de'  volcani. 


DI    SCIPIONE    BREI5LAIC.  3l5 

Qnindi  le  note  e  sovciue  troppo  animate  contestazioni  tra  le  due 
sciiole  dette  de  netcunisd  e  de' volcanisu ,  contestazioni  per  altro  che 
liaiino  giovato  moltissiiuo  ai  progressi  della  geologia  per  le  molte  os- 
servazioni  alle  quali  hanno  date  occasione  e  clie  sono  state  dirctte 
principalmente  a  conoscere  meglio  ed  esaminare  i  fenomeni  ignei. 

§  44.°  Aziona  dc'  volcani. 

Non  e  questo  il  luogo  di  trattare  i  grandi  problem!  suir  originc  e 
siiir  alimento  de'  volcani :  gia  in  altra  occasione  ho  esposto  la  miu 
maniera  di  pensare  sopra  tali  oggetti,  e  forse  dopo  le  recenti  osser- 
vazioni  del  sig.  Giorgio  Knox  riierite  negli  Annali  di  chimica  e  fisica 
di  Parigi,  t.  25  per  1' anno  1824  non  si  trovcra  strano  il  sospettare 
che  il  hitume  llaido  vi  abbia  mia  parte  ben  grande ,  come  ho  scritto 
nelle  Isdcuzioni  geologkhe ;  ma  era  nuove  dottrine  danno  luogo  a  nuove 
congetture,  che  forse  saranno  rirapiazzate  da  altre  diverse  in  uii  campo 
aperto  da  lungo  tempo  alle  congetture  ed  alle  ipotesi,  per  usare  I'espres- 
sioni  del  sig.  Gay-Lussac.  Non  e  certo  iniprobabile ,  cio  che  si  e  giii 
sospettato,  clic  i  fenomeni  relativi  ai  volcani  procedano  da  una  sola 
cagione ,  cioe  da  una  comunicazione  era  permanente ,  ora  passeggiera 
tra  r  interno  e  1'  esterno  del  nostro  pianeta.  Poiche  se  con  Davy  con- 
sideriamo  la  corteccia  del  globo  composta  di  niatcrie  giii  ossidate, 
come  sono  le  terre ,  dovremo  risguardare  gli  strati  interni  come  for- 
mat! di  sostanza  di  natura  metallica,  e  che  dotate  di  mia  grande  afii- 
nita  con  Tossigeno  si  combinano  con  esso  quando  possono  essere  in 
contatto  con  I'avia  o  con  I'acqua,  decomponendo  questi  fluidi,  cio  che 
non  puo  succedcre  senza  uno  sviluppo  di  calore  sufficiente  per  coinu- 
nicare  lo  stato  di  fusione  agli  strati  non  ancora  ossidati.  Le  osserva- 
zioni  fatte  in  questi  ultimi  anni  con  molta  esattezza  in  tutte  le  zone 
dimostrano ,  come  si  e  gia  detto  nel  §  1 4.*^,  che  i  diversi  punti  di  una 
stessa  linea  verticale  prolungata  nella  solidita  della  terra  sono  tanto 
piii  riscaldati  quanto  e  maggiore  la  profonditii  alia  quale  si  estende , 
e  siccomc  tale  accrescimento  si  puo  valutare  di  un  grade  centesimale 
per  ogni  3o  in  40  metri,  cosi  dee  esservi  nelf  interno  una  teuipcratura 


3l6  SULL.\.   C0RRI3P0NDENZA   DELLE   IPOTESI   ecc. 

elevatisslma  (  veggasi  la  Memoria  gia  citata  nel  §  14.°  del  sig.  Fourier). 
Non  e  dunqiie  inverisimile  die  1'  interno  del  nostro  pianeta  sia  ancora 
una  massa  di  matei'ia  fusa,  la  di  cui  tendenza  a  dilatarsi  px'odotta  dalle 
masse  gasose  clie  si  sviluppano  in  tutte  le  fusioni  dee  incoutrare  una 
resistenza  niinore  verso  la  superficie  dcUa  terra  clie  nelle  altre  dire- 
zioni  :  quiiidi  il  prirao  effetto  di  tale  tendenza  sara  il  soUevare  gli 
strati  superiori  c  dare  ad  essi  una  posizione  diversa  dall'  originaria  : 
qualche  volta  la  forza  espansiva  potra  limitarsi  a  questo  effetto  (  soUe- 
vamento  plutonico  ) ,  altre  volte  lo  potra  eccedere ,  e  la  materia  fusa 
prosegucndo  a  soUevarsi  potra  penetrare  negli  strati  sovrapposti,  apren- 
dosi  una  strada  per  essi ,  o  sgorgare  a  guisa  di  un  torrente  clie  ha 
rotto  i  suoi  argini,  o  riempire  lo  spazio  clie  la  raccliiudeva  e  scorrere 
per  le  parti  piii  basse  degli  orli.  In  tali  casi  dobbiamo  prendere  in 
considerazione  gli  accidenti  del  suolo ,  le  circostanze  sempre  variabili 
del  raffreddamento ,  la  natura  delle  sostanze  coUe  quali  puo  essere  in 
contatto  la  materia  fusa,  e  le  modificazioni  che  vi  puo  produrre.  Qua- 
lunque  sia  per  essere  la  cagione  de'  volcani,  questo  parmi  che  sia  il 
piano  generate  di  quella  loro  operazione  che  si  riduce  ad  una  eruzione 
di  materia  fusa. 

§  4^-°  Numero  grande  di  volcani  conosciuti ,  e  possibilitd 
di  una  tal  quale  loro  concatenazione. 

Grande  al  certo  e  il  numero  de'  volcani  attivi  della  nostra  eta ,  e  va 
giornalmente  crescendo  a  misura  che  si  moltiplicano  i  viaggi  de'  natu- 
raUsti  nelle  parti  non  ancora  esplorate  del  globe.  Nel  Prospetto  delta 
mineralogia  stampato  in  Francfort  nel  181 7  dai  signori  Leonhard,  Kopp 
e  Gaertner  si  fa  ascendere  a  gS  il  numero  de'  volcani  nel  continente 
di  Europa ,  Asia  ed  America ,  ed  a  92  quello  de'  volcani  posti  nelle 
isole,  in  tutto  187.  Ma  ignoti  erano  allora  i  volcani  delle  isole  ardend 
presso  la  terra  di  Sandwich  scoperte  dal  sig.  di  Billingshausen,  come 
tutti  gli  altri  che  si  sono  conosciuti  dopo  il  1817.  Non  si  aveva  al- 
cuna  notizia  esatta  dell' interno  dell' Africa;  soltanto  Kircker,  citato  di 
poi  dair  Ordinaire  (  Histoire  naturelle  des  volcans ,  pag.  223  )  ,  suUa  fede 


DI  SCIPIONE  BREISLAK.  817 

de'  Missionarj  dii  una  confusa  indicazione  tU  alcuni :  ora  pero  sianio 
obbligati  alio  zclo  per  le  scienze  namrali  del  dotto  e  coraggioso  sig.  Rup- 
pel  di  avcrnc  trovato  nel  Kordufan,  provincia  dell' iiiterno  delT  Africa 
(  si  vegga  la  sua  lettera  scritta  da  Arabukol  il  3  maggio  1 824  al  sig.  Ba- 
•rone  di  Zach  ed  inserita  nel  vol.  II ,  p.  269  della  Corrmpondcnza  astro- 
nomica  ecc.  ).  £  poi  uii  fatto  molto  iniportante  qucllo  sul  quale  il 
sig.  Malte-Bma  ha  richiamato  rattenziono  de'gcologi,  c  die  prohabil- 
raente  dipcnde  dalla  costituzione  fisica  del  nostro  piaucta ,  ed  e  1'  im- 
mensa  serie  ( intcrrotta  per  altro  in  mold  punti )  de' volcani  die,  pas- 
sando  per  il  Chili,  il  Peril,  ilMessico,  la  Costa  N.  O. ,  le  Isole  Aleu- 
ziane,  il  Kamtdiatka,  il  Giappone,  1' Isola  Formosa,  le  Filippuie  ,  le 
Molucche  e  la  Nuova  Guinea,  circoiula  con  una  striscia  di  fuochi  sot- 
terranei  1'  enorrae  bacino  del  grande  Oceano  (  V.  Nouvelles  annates  clcs 
voyages,  t.  18,  p.  102  ).  Che  se  poi  vogliarao  prendere  in  considera- 
zione  le  tracce  de'  volcani  estiiiti ,  queste  ancora  si  troveranno  niolto 
frequenti.  Limitandomi  alia  sola  Europa,  cioe  alia  parte  piii  piccola 
deir  antico  contiuente ,  i  soli  volcani  attivi  (  e  se  altri  ve  ne  fossero, 
la  loro  cogiiizione  non  sarebbe  sfuggita  alia  civilizzazione  europea  ) 
sono  il  Vesuvio,  I'Etna,  qualche  isola  intorno  alia  Sicilia,  ed  i  volcani 
deirislanda:  ma  quanto  sono  estese  le  contrade  coperte  da  residui  di 
volcani  spenti  nelle  Isole  Britanniche,  nel  Portogallo ,  nella  Spagna, 
Francia,  Germania,  nell'Arcipelago,  nell' Italia  ed  isole  adjacenti,  come 
Sardegna,  Ponza,  Ischia,  ecc.  La  quantita  de' prodotti  di  questi  aniichi 
volcani ,  la  maggior  parte  de'  quali ,  se  non  tutti ,  sono  siati  antcriori 
ai  tempi  storici  ed  alle  nostre  tradizioni ,  e  stata  proporzionata  all'  esten- 
sione,  intensita  e  durata  della  cagione  die  agiva,  ed  i  prodotti  mede- 
simi  sono  stati  alcune  volte  modificati  dalle  circostanze  particolari  del 
luogo  e  generali  die  in  quell'  epoca  potevano  accorapagnare  Tesistciiza 
del  globo,  come  sarebbe  I'essere  coperto  o  in  tutto  o  in  parte  dall' an- 
tico Oceano.  Non  dee  dunque  recare  maraviglia  se  le  antiche  rocce 
volcaniche,  cioe  quelle  che  hanno  preceduto  lo  stato  presente  della 
superficie  in  alcune  parti  del  globo,  sovente  presentino  un  aspetto  di- 
verso  notabilmente  dalle  moderne,  cioe  da  quelle  de' terreni  craterileri, 
e  se  la  deconiposizione ,  la  triturazionc  ed  altre  cagioni  o  chiuiiche  o 


3l8  SULLA.    CORRISPOXDENZ.V    DELLE    IPOTESI    CCC. 

nieccaniclie  le  abbiano  modificate  talraeute  die  non  vi  si  ravvisino 
piii  i  caratteri  primitivi :  come  ancora  non  dee  sembrare  strano  se 
molte  volte  le  vestigia  degli  sconvolgiraenti  causati  da  quegli  anticlu 
volcani  siano  state  scanccUate  da  altri  carabiamenti  posteriori  accaduti 
nello  stesso  sito  per  effetto  di  taluna  di  quelle  cagioni  die  cosi  sovente 
fanno  cambiare  I'aspetto  di  una  piii  o  mcno  estesa  contrada,  secondo 
il  loro  diverso  grado  di  energia ,  come  sarebbero  terremuoti ,  allu- 
vioni ,  ecc. 

§  46."  Volcani  spenti. 

Non  e  certo  verisimile  die  tutti  i  volcani  ora  spenti  siano  stati  con- 
tcmporanei ;  ed  e  molto  piii  probabile  cio  clie  si  e  detto  nel  §  43.", 
cioe  che  la  loro  attivita  e  le  loro  produzioni  appartengano  a  diverse 
epoche  geologiche  :  quindi  in  una  classificazione  geognostica ,  fondata 
cioe  suir  eta  relativa  delle  rocce ,  non  si  debbono  confondere  in  una 
sola  classe ,  ma  conviene  distribuirle ,  quanto  e  possibilc ,  secondo  Y  or- 
dine  della  loro  rispettiva  antichita  indicato  dalle  circostanze  della  gia- 
cittura,  ed  associarle  alle  altre,  alle  quali  se  sono  diverse  nel  modo 
della  loro  nascita ,  sono  eguali  nell'  epoca.  Percio  con  ottimo  provve- 
diraento.  I'egregio  professore  sig.  Luigi  Cordier  nella  sua  Classificazione 
de  teireni  o  materiali  della  crosta  mhierale  della  tena  secondo  l' ordlne  di 
antichUd  avendo  unito  nella  prima  classe,  che  nel  suo  sistema  costi- 
tuisce  la  prima  crosta  della  terra ,  tutte  le  rocce  die  diciamo  prinior- 
dicdi,  comincia  a  porre  le  formazioni  volcanidie  nella  seconda  classe, 
die  corrisponde  alia  secondu  crosta  del  globo.  Egli  divide  questa  se- 
conda classe  in  quattro  ordini,  die  suddivide  in  molti  generi ,  ed  e  da 
osservarsi  die,  trattandosi  di  classificazione  geognostica,  si  dee  applicare 
al  nuraero  progressive  degli  ordini  e  de'  generi  la  stessa  regola  delle 
classi  :  quintU  il  primo  online  sara  il  piii  antico,  e  cosi  di  seguito. 
Al  primo  ordine  pertanto  della  seconda  classe  I'autore  riduce  le  rocce 
die  generalmente  si  dicono  di  trcuisizione ,  ed  il  quinto  genere  di  tale 
ordine  e  composto  delle  rocce  volcanidie  piii  anticlie,  genere  ch'egli 
caratterizza  col  nome  di  formazione  volcanica  sttperiore  indipendcnte.  Nel 
secondo    ordine,   al   quale  appartengono   i   terreni   detti  comunemente 


DI   SCIPIONE   BREISLAk.  SlQ 

si'condaij ,  figurano  due  formazioni  volcaniclie  :  la  prima  delta  dall'autore 
fomiazione  volcanica  sccondaria  inferiore  indipendente ,  ed  e  cjuella  del  suo 
quarto  genere  ;  1'  altra  furmaziunc  volcamca  sujjeriore  sccondaria  indipcn- 
dcnte  costituisce  il  genere  ottavo.  II  terzo  ordine  della  stcssa  seconda 
classe  abbraccia  i  terreni  clie  sono  dctti  terziarj ,  cd  il  quarto  genere 
di  tale  terzo  ordine  risulta  da  un'  altra  formazione  volcanica  piu  mo- 
derna  delle  precedent!.  II  quarto  ordine  fuialmente  e  il  suolo  recente, 
ed  il  terzo  genere  di  tale  ordine  conlieue  le  rocce  prodotte  da  vol- 
cani  o  attivi  o  de'  quali  si  riconoscono  ancora  i  crateri. 

Questo  cambiamento  nelle  idee  sisteraatiche  rendeva  necessaria  una 
riforma  nel  linguaggio  :  per  alcuni  termini  conveniva  deterrainarne  e 
restringerne  il  significato  troppo  vago  ;  per  altri ,  ai  quali  corrispon- 
devano  idee  riconosciute  erronee,  c  stato  bene  rabolirli,  cd  era  ne- 
cessario  il  servirsi  di  nuovi  termini  per  csprimerc  nuove  idee,  per 
evitare  i  frequenti  equivoci  clie  si  sarebbero  commessi  continuando  ad 
usare  le  voci  alle  quali  eravamo  abituati.  11  sig.  Cordier  nella  sua  clas- 
eificazione  ha  prOcurato  di  escguire  questa  riforma,  chc  aveva  gia  co- 
minciato  ncll'  eccellente  Memoria  sopra  le  sostanze  minemli  dccie  ui  nioisa , 
letta  air  Accademia  R.  delle  scienze  il  3o  ottobre  e  6  novembre  i8i3. 

Avendo  egli  eseguito  la  sua  ingegnosa  analisi  meccanica  in  piii  di 
200  varieta  di  rocce  volcaniche  di  diverse  contrade,  osservo  che  tutte 
erano  composte  delle  raedesime  specie  mineralogiche ,  cioe  pirosseno, 
feldspato,  peridoto,  fen-o  titaniato ,  amfibolo  ,  mica,  amfigeno  e  feno 
ossidato  oligisto;  che  tali  sostanze  intrecciate,  come  nei  graniii,  ma 
in  rainutissime  particelle  microscopiche,  costituiscono  quella  che  dicesi 
pasta  delle  lave  Ikoidee ,  di  apparenza  quasi  omogenea  aU'occhio  nudo, 
e  forraano  diverse  associazioni  ternarie  ed  anche  quaternarie ,  in  cia- 
scmia  delle  quali  predomina  o  il  feldspato  o  il  pirosseno ,  sostanze  che 
si  risguardano  come  caratteristiche.  A  questa  distinzione  puramente 
crittogiiostica  si  riducono  le  rocce  volcaniche  di  tutte  le  epoche,  luentre 
poi  I'epoca  rispettiva  di  ciascuna  e  detcrmiuata  dalle  circostanze  della 
giacitura.  A  tenore  di  tali  circostanze  e  per  nominare  alcune  delle 
contrade  piii  conosciute ,  le  rocce  volcaniche  appartenenti  all'  epoca 
piii  antica  sond  quelle  del  Messico,  dell' Ungheria ,  di  Christiaiiia ,  di 


320  SOLL.V    CORRISPONDEXZA   DELLE   IPOTESI   CCC. 

OI)ei-stein,  della  Turiiigia,  dell'IIartz,  della  Svezia,  ecc. ;  ad  un  cpoca 
piii  recente  appartcrrebbero  qiielle  della  Scozia,  della  Valle  di  Fassa, 
del  Capo  di  Gates  e  degli  Euganei ,  ecc. ;  e  ad  un'  altra  posteriore 
<|uelle  della  Sassonia  ,  Assia ,  Puy-de-D6me ,  delle  Ande  ,  di  An- 
dernach,  di  SciafTusa,  ecc;  finalnicnte  quelle  dell' Etna,  del  Vesuvio, 
dcir  Aiivcrgna ,  di  Teneriffe ,  dell'  Isolc  d'  Ischia ,  Vulcano ,  ecc.  sareb- 
bero  nel  suolo  raodcrno,  ed  alcune  in  terreni  ancora  crateriferi.  E  da 
osservarsi  per6  che  so  le  rocce  volcaniche  di  tutte  I'epoche  si  pos- 
sono  ridurre  ad  uno  de'  tre  sistemi  orittognostici ,  cioe  al  feldspatico 
o  al  pirossenico  o  al  misto  di  ambidue ,  vi  sono  alcune  modificazioni 
le  quali  pare  die  siano  state  proprie  di  alcune  epoche ,  cib  che  ab- 
biamo  accennato  al  fine  del  §  40.°  Cosi  I'ossidiana,  die  come  roccia 
accessoria  si  trova  in  molti  terreni  volcanici  del  sistema  feldspatico  o 
pirossenico ,  quando  s'  incontra  nei  terreni  volcanici  piu  antichi  ha 
r  aspetto  resiniforme  porfiroideo ,  mcntre  nei  terreni  crateriferi  il  suo 
aspetto  e  vetroso  :  cosi  il  quarzo ,  die  non  di  raro  si  vede  nelle  rocce 
volcaniche  piii  antiche ,  come  sono  quelle  de'  Monti  Ciniini  nel  Viter- 
bese  (  V.  Brocchi ,  Catalogo  di  rocce ,  pag.  1 69  ) ,  le  altre  del  Velese 
in  Francia  (  V.  Fan  jus  de  Saint-Fond,  Mineralogie  des  volcans ,  p.  149), 
quelle  del  Monte  Ammiata  (  S.  Flora  nel  Senese ,  vedi  Santi ,  Viaggio 
al  Moiue  Ammiata  )  in  forma  stalattitica,  e  piuttosto  raro  nei  terreni 
volcanici  piii  recenti ,  ossia  crateriferi  Per  altro  non  si  puo  dire  che 
sia  estraneo  ad  essi.  Nella  Topografia  jisica  della  Campania  stampata  in 
Firenze  nel  1798,  e  piii  diffusamente  nei  Voyages  physiques  et  litholo- 
giques  dans  la  Campanie  che  pubblicai  in  Parigi  nel  1800  ho  trattato 
del  quarzo  in  piccoli  globetti  bianchi  che  rinvenni  nei  vuoti  di  alcune 
lave  del  cratei-e  dello  spento  volcano  di  Astroni  nei  Campi  Flegrei ,  in 
forma  ora  di  croste  o  di  piccole  stalattiti  nelle  lave  della  Solfatara, 
deir  Isola  d'  Iscliia  e  del  Vesuvio.  Nel  Prodromo  delta  mineralogia  i>esu- 
viana  de'  signori  Monticelli  e  Covelli  (  opera  che  forma  epoca  nella 
storia  orittognostica  del  Vesuvio )  alia  pag.  89  si  da  la  descrizione  delle 
forme  si  determinabili  come  indeterminabili,  nelle  quali  il  quarzo  nei 
prodotti  vesuviani  si  e  presentato  alle  ricerche  di  quei  due  diligenti 
osservatori,  che  nnendo  le  cognizioui  chiraiche  alle  niincralogiche  hamio 


DI    SCIPIONE    BREISLAK.  32 1 

accresciuto  Y  orittoj^nosia  con  pareccliie  nuove  specie.  Bcnche  si  il 
sig.  Cordier,  come  il  sig.  Humboldt  siano  d'accordo  nella  massima,  cioe 
the  ill  una  classificazioiie  geognostica  non  convenga  I'unire  in  una  sola 
classe  tiute  le  vocce  volcanithe,  ma  die  si  debbano  distribuire  nolle 
diverse  epoche  allc  quali  appartcngono ,  cio  non  ostante  pare  clie  non 
siano  del  tutto  confonni  le  opinioni  circa  i  posti  da  assegiiarsi  in 
tale  distiibuzione.  Ma  si  dee  riflettere  die  la  riferita  classificazioiie  del 
sig.  Cordier  e  cpiella  die  egli  scgui  iiel  suo  Corso  dl  lezioni  di  geolngia 
dato  in  Parigi  nel  1822,  e  die  ci  ha  fatto  conoscere  il  sig.  Maraschini, 
mosso  dalla  passione  die  aveva  di  propagare  in  Italia  Taniore  per  gU 
studj  geologici  :  il  piano  dell  a  Clasdficazione  del  sig.  Humboldt  ci  e  state 
accennato  da  lui  stesso,  ma  compendiosamentc,  nel  Sagsio  ' geognosdco 
pubblirato  nel  i823,  e  del  quale  ci  viene  detto  die  si  prepari  una 
nuova  cdizione.  Speriamo  die  il  sig.  Cordier  ancora  vorra  pubblicarc 
egli  stesso  la  sua  con  quelle  modificazioni  die  credera  opportune  per 
mettcrla  in  armonia  coUo  stato  attuale  di  una  scienza  die  aiornalmcnte 
fa  nuove  conquiste ,  e  della  quale  e  cosi  benemerito. 

§  47.°  Conclusione  della  presente  Memoria. 

Da  tutto  cio  die  si  e  esposto  nel  corso  di  questa  Memoria  si  puo 
dedurre  che  quando  si  vogliono  distribuire  le  rocce  secondo  le  lore 
diverse  eta,  s'incontra  una  grande  incertezza,  specialmente  nelle  sud- 
divisioni  dcUe  graudi  classi.  Le  dottrine  delle  formazioni  subordinate  ed 
indipendenti  i  semplici  e  complesse ;  generali,  circoscritte  e  locali ,  e  cpiclla 
delle  formazioni  equ'walend  e  parallele  possono  somministrare  spiega- 
zioni  a  diverse  anomalic,  ma  in  molti  casi  sara  difficile  che  lo  spirito 
vi  trovi  una  vera  acquiescenza ,  e  rimarra  sempre  il  timore  che  quelle 
siano  invenzioni  ingegnose  per  ridurre  le  operazioni  della  natura  alle 
leggi  die  vogliamo  stabilire ,  piuttosto  che  vcre  conseguenze  dedotto 
da  fatti  non  isolati  e  die  comprovino  la  concordanza  delle  leggi  nie- 
desime  coii  quei  fenomeni  die  nc  sono  le  eccezioni  e  che  molliplican- 
dosi  le  potrebbero  distruggere.  Non  dissimulo  die  tali  eccezioni  per 
lo  passato  mi  avevano  fatto  un'  impressioiie  forse   ti'oppo   grande ,   nui 

Vol.  IV.  P.  It.  41 


3^3  SILLA    C0IIRI5P0NDENZA    DELLE    IPOTESI    CCC. 

t<  audata   sempre  tliminuentlo  a  misura  die  si  sono  moltiplicate  Ic  os- 
servazioni  geognosticlie. 

Nelle  opere  degU  antichi  veggiamo  de'  lampi,  talora  anclie  luminosi, 
di  pareccliie  cognizioni  geologiche ,  dalle  quali  risulta  che  le  osserva- 
zioni  sulla  strutmra  della  terra  hanno  eccitato  sovente  la  curiosita  delle 
persone  piii  istnitte  ;  ma  quelle  cognizioni  o  sono  unite  ad  opinioni 
volgai'i  ed  erronee,  o  niancano  della  connessione  necessaiia  per  formai'e 
nil  corpo  di  scienza.  Se  paragoniarao  le  nostre  cognizioni  geologiche 
coUe  loro  come  sono  giunte  a  nostra  notizia ,  e  certo  clie  sianio  an- 
dati  pill  avanti ;  nia  i  nostri  mezzi  sono  ancora  maggiori.  La  difficolta 
delle  comunicazioni  si  opponeva  alia  frequenza  de'  viaggi  e  delle  per- 
lustrazioni  'geologiche  ,  ed  altri  ostacoli  risultanti  dalle  organ izzazioni 
politiche  delle  societa ,  dalle  loro  idee  religiose  e  cosmogoniche  impe- 
clivano  i  progressi  della  geologia.  Ora  quest'  ordine  di  cose  e  cangiato  : 
tutte  le  nazioni  civilizzate  de'  due  continenti  forniano  una  sola  famiglia 
che  va  crescendo  a  niisuva  che  si  propagano  i  lumi,  ed  il  di  cui  pa- 
trimonio  coniune  e  la  massa  delle  cognizioni  scientifiche  ,  patrimonio 
die  ogni  iiazione  si  dee  fare  una  gloria  di  accrescere.  Tra  i  diversi 
generi  di  queste  cognizioni,  quello  delle  geologiche  e  stato  general- 
niente  trascurato ,  e  1'  uomo  si  e  occupato  degli  oggetti  pin  lontani , 
ha  disprezzato  i  piii  viciui ;  ma  a  misura  che  si  e  propagata  la  col- 
tura  dcilo  spirito,  si  e  coniinciato  a  conoscerne  1' importanza ,  e  quelli 
che  lianno  abbracciato  la  carriera  delle  scienze  si  sono  persuasi  che 
I'esaminare  la  struttura  di  quel  pianeta  che  e  la  nostra  dimora ,  il 
modo  col  quale  e  stato  costrutto,  la  successione  degli  stati  pei  quali 
e  passato  prima  che  giungesse  alio  stato  presente ,  le  leggi  che  Jianno 
preseduto  a  questi  passaggi ,  e  le  cagioni  che  hanno  potuto  produiTe 
delle  eccezioni  iion  debbono  occupare  Y  ultimo  posto  nelle  nostre  ri- 
cerche.  A  questo  bello  scopo  si  rivolgono  i  talenti ,  le  cognizioni  e 
r  attivita  di  molti  in  ogni  nazione  colta.  Viaggiatori  coraggiosi  ed  istnitti 
sono  in  giro  nelle  diverse  parti  del  globo ,  e  sopra  molte  cime  del- 
r  Himalaya  (*)  hanno  gia  coniinciato  a  farsi  udire  le  percosse  de'martelli 

(*)  La   piii  alta   cinia  Ui  questa    grande    ca-       drllc  loitgitudini  di  Farigi  pel    iSaS   e  calcolata 
tena  di  monl'i  del  Tihel  neW Anmtario  dell' ufficio       di  7821™-  (2395*  p.  p.).  Ignoro  che  a  qucsia 


i 


DI    SCIPIONE   BREISLAK.  SaS 

tie' gcolo{r;i  (V.  Nuovi  annali  cle' vixif:^  del  sig.  dc  Maltc-Brun,  t.  19, 
anno  1823).  La  chiinica,  la  fisica,  la  zoolopa  (*) ,  la  notoinia  conlpa- 
rata,  la  hotanica,  la  geografia  fisica  ed  il  calcolo  pare  che  gareggiuo 
nel  contribuire  ai  progressi  della  geologia.  Ne  lascerb  da  parte  Tasti-o- 
nomia,  alia  quale  se  la  geologia  va  debitrice  di  parecchie  cognizioni 
(  V.  §§  4°  e  9.° )  pu6  ancora  essere  utile  in  alcuni  oggetti.  11  celebrc 
astronomo  sig.  Barone  de  Zacli  (  V.  vol.  5.^  della  Cornspondcnzu  astro- 
nomica ,  geop-ajica,  ecc.,  pag.  127),  parlando  dolla  difficolta  che  sino  ad 
ora  si  prova  per  ispiegare  in  un  modo  soddisfacente  Ic  differenze  straor- 
dinarie  die  si  sono  manifestate  tra  Ic  latitudini  astronomiche  e  le  geodo- 
siaclie,  fonda  niolta  speranza  suUa  geologia  dell' Italia,  dove  tali  diffe- 
renze  sono  piii  fVerjuenti  c  piii  grandi,  c  dove  sussistono  ancora  le  tracce 
di  molte  rivolnzioni  goologiche.  Se  la  teoria  elettro-cliinnca  di  Bcrzc- 
lius  c  le  scoperte  di  Davy  seguono  ad  estendere  la  loro  influenza  nella 
geologia,  molti  che  ora  ci  senibrano  misteri  non  saranno  che  conse- 
guenze  dedotte  da  fatti  confermati  dall' espcrienza ,  e  forse  la  pila  del- 
r  illustre  e  modesto  Volta ,  come  e  stato  il  filo  di  Arianna  in  molte 
ricerche  de'  fisici  e  de'  cliimici ,  cosi  lo  puo  divenire  ancora  in  c|ueilr 
de'  geologi  che  sono  relative  alio  stato  priiniero  del  globo  ed  a  niohi 
grandi  fenonieni  die  anche  presenteniente  vi  succedono.  Per  quello  poi 
che  risguarda  le  rivoluzioni  alle  quali  e  stata  soggetta  la  di  lui  superfi- 
cie ,  si  comincia  gia  ad  avcre  de'  punti  fissi  coi  quali  si  pu6  riconoscerc 
la  serie  cronologica  di  alcune  grandi  catastrofi ,  soggetto  nel  quale 
hanno  recato  tanta  luce  i  molti  lavori  dell' illustre  Cuvicr,  che  hanno 
fatto  nascere  la  speranza  di  vedere    gli    annali    della   storia    fisica    del 

.nltczzn    si.T    ancora    giunto    alcim    vl.iggiatore;  tormaliac  e  grenati ,  ei\  in  tuito  lo  spazio  die 

poiclic  la  iiiassiiiia  a  ciii  pote  nrrivarc  il  sig.  Ge-  visilij    senihrnva    die    il    graaito,    il   gneis ,    il 

rarcl  fii  di   19411   plecli  inglcsi  (17794  p.p.,  mica-sdiisto,  il  quarzo  ed  il  calcario  alleraas- 

578o'°' ).  Nclla  sLazione  ovc  dove  arrestarsi  os-  sero  gli  uiii  coq  gli  altri. 
servo   il   calcario   granulate   ed   il  granito  con 

(*)   Tra  le  diverse  prove  deir  iJeatitii  dcllc  analoga ,    disse   il   sig.  B.  di   Humboldt   nel   suo 

t'orniazioni  nelle  rcgioni  piii  lontane  del  globo,  Rapporlo  all' Accailcinia  J!eak  lU  J'raiiria  nel  inaj- 

uiia    die    iiiaggiormcnte    colpisce  e  die   si  dee  gio  i8a5  suH' opera  del  sig.  De  France.   Ttihenii 

al  soccorso  della  zoologia  e  Tidentitii  de'corpi  des  corps  organiKs. 
organic!    sepoiti    negli    strati    di   una    giacitura 


3-14      SLLLA  CORniSPOND.  DELLE  IPOTtSI  ecc.    DI  SCIPIONE  BUEISLAK. 

globo  noil  solo  pill  auticlii  ,  ma  ancora  piu  csatti  di  alcuni  della 
storia  civile  dell'  uonio ,  e  bandita  dal  linguaggio  filosofico  la  denomi- 
iiazioue  assurda  che  da  molti  si  da  alia  geologia,  di  scienza  ipotetica. 
Intauto  so  noii  possiamo  conoscere  con  precisione  le  leggi  che  lianno 
rcgolato  la  costruzione  della  terra ,  lie  ci  e  perniesso  il  calcolare  le 
cagioni  delle  anonialie  con  quell'  esattezza  coUa  quale  gli  astrononii 
caloolano  le  perturbazioni  de'  corpi  celesti ,  contcntiamoci  di  esaminare 
le  combiuazioni  che  piii  sovente  soiio  accadute,  cio  che  e  molto  iiite- 
ressante  noii  solo  per  la  scienza,  ma  ancora  per  gli  usi  civili  allorche 
si  tratta  di  sostanze  o  terrose  o  metalliche  o  saline  o  combustibili 
nascoste  sotto  la  supcrficie  della  terra  che  possono  formare  la  ricchezza 
delle  nazioni  che  le  posseggono,  che  in  moke  circostanze  concorrono 
ad  accrescere  i  comodi  della  vita,  e  la  ricerca  delle  quali  esigerebl)e 
considerevoli  spese  e  fatiche,  talvolta  inutili ,  se  le  dottrine  geologiche 
fondatc  sopra  le  osservazioni  non  ci  mostrassero  in  quali  teiTeni  prin- 
cipalmcnte  si  dcbbano  ricercare,  quale  ne  sia  Tordinaria  giacitura,  ed 
in  quali  circostanze  la  prudenza  permetta  il  conccpire  lusinghe  ragio- 
nevoli  di  felici  risultati. 


NOTA  AGGIUNTA  AGLI  ELEMENTl 


DELLA 


TRIGONOMETRIA  SFEROIDICA 


DI 


BARNABA  ORIANI. 


iN  ei  primi  tomi  delle  Meraorie  dell'  Istituto  vi  souo  gli  elenicnti 
delta  trigonornetria  sferoidica,  ed  i  problemi  ivi  proposti  hanno  due  so- 
luzioni  clie  servono  a  verificarsi  vicendevolmente.  Una  piii  ovvia  ve- 
rificazione  trovasi  nelle  Effcmeridi  astronomiclie  di  Milano  per  gli 
anni  1807,  1827,  1828  e  1829,  e  questa  si  ottenne  applicando  il 
calcolo  numerico  d'  un  grande  triangolo  sferoidico  alle  principali  for- 
mula di  quelle  soluzioni.  Le  correzioiii  degli  errori  clie  ne  risultarono 
sono  registrate  nell' appendice  dellc  citate  Effcmeridi  dell' anno   1829. 

Per  rendere  meiio  difettosi  i  detti  eleniemi  riprodurremo  in  questa 
nota  r  indice  degli  errori  colle  dcbite  correzioni ,  e  siccome  del  pro- 
blema  II,  che  e  uno  dei  piii  importanti  nella  geodesia,  si  e  data  so- 
lamente  una  soluzione,  e  questa  alquanto  prolissa,  ne  darcmo  ora  una 
seconda,  che  servira  a  confermare  quanto  si  e  asserito  nelle  ultime 
parole  del  §    1 44  dei  citati  elemcnti. 

Sieno  >-,  <p  le  latitiulini  di  due  punti  suUo  sferoidc  elittico ,  alle 
quali  corrispondano  le  latitudini  sulla  sfera  inscritta,  cosicche,  posta 
r  eccentricita  dello  sferoide     =  e  ,     sia 

tang  x'  =  /( I  —  ee)  tang  A  ;         rang  (p'  =  /( 1  —  ee)  tang  <p. 


326  NOTA  AGGIUNTA  AGLI  ELEMENTI  ecc. 

La  via  brevissima  che  conduce  da  un  pnnto  aU'altro,  divisa  pel 
seraiasse  minore  dello  sferoide,  sia  =  P.  Finalraente  sia  |  I'azzi- 
]imt  del  primo  punto,  ossia  I'angolo  formato  dalla  via  brevissima  col 
ineridiauo  del  punto  die  ha  la  latitudinc     =  A.     Facendo 

sin  p    =  sin  ^  cos  x' 

rri           sin  X' 
sin  V    ~ 

COS  p 

.     TT  sin  (p' 

sm  V   =  — —  1 
cos  p 

si  avra  Teqnazione  ( trigon.  sferoid.  §  36  ) 

P  =  (I  ^Q){y-  V)  -  2R'  sin   (V  -  V)  cos    (V  -^  V) 

H-  2R"sin2{F~  V)  cos2{V  -^  V) 
-  27?" 5m  3(F  -  F')  cos  3(F  -^  V) 
■+■  ecc. 

nella  quale ,  posto      D  =    ■  ^     _f      -,     si  ha 

D"  -+-  ecc. 


i 


Q 

= 

D' 

3 

2' 

D^ 

R' 



_: 

'-D^ 

I  - 

I    3 

■> 

2^3^4^ 

[I     3  ,-.2       1-3    3-5  „,       I-3-5    3-5-7  j~.C,        ^       1 
o     I  3-4     1-2  3-4-5     I-2-J  J 

n"  '      !•!   r44r  3     5^         3-5     5-7   r\i,        3-5'7     5'7-Q   yJi  "1 

R   = D^\  I  —  -=--D  -t-;-r-— ^Z?'  —  T-r^'  — *-^  ^   -^  ecc. 

2    2-4        L  0    1  0-6     1-2  5'6'7    i-2-3  J 


e  generalraente 


W'") I    l'l-3-0-"2m-j  rjamP  2OT — I     2;n-'-i^2 

L  2m  -t- 1  1 


m  2-^.-6'0'"2W 

im — I     a/ra-t-i     2WJ-4-I     2m-»-3 


im  -t-  I     im  -t-  2  1 

am — I   2m-»- I    27nH-3  am-t-i   2m-*-3  2m-t-5.y. 
am-t- I    2m -+-2   2m-t-3         i  2  3 

ecc. 


DI  BARNABA   ORIANI.  827 

Slccome  nel  prohlema  II  si  tratta  cli  trovare  (f)'  per  mezzo  dei  tre 
dati  elenicnti  P  ,  ^ ,  x' ,  bastcra  dall'  cfjuazioiie  prccedenie  ricavarc 
il   valore  di      V,     dal  quale  si  ottcrrii  poi     (f)'     niediaiite  la  fonmila 

5m  4>'  =  cos  p  sin  V. 

Dividansi  tutti  i  termini  dell' equazione  per  \-*-Q,  c  facciasi 
per  b  re  vita 

—  •       a    = -:  1        a     =  t:  •>       a     =  7c  '  ecc. 


I  -*-Q  i-^Q  ^-*-Q  i-*-Q 

e  per  qualunquc  iiumero     i     sia 

[i]  =  sini{V-  V)  cosi{V^  V). 

Qiialora    si    teuga    coiito    delle    quantitii  fmo  aU'ordinc  quinto  di     a', 
ossia  air  ordine  decimo  dell'  cccentricita  ,  1'  equazione  sara 

uj  =    V~  F'-t-  2a'[l]  -*-  2a"[2]  -4-  2a"'[3]  -^  2a"[4]  -t-  2a'  [5]. 

E  se  poniarao 

t  =  w  -^  V' 
4)  F  =   2a'[l]  -*-  2a" [2]  -*■  2/' [3]  -»-  2a"  [4]  -4-  2a'  [5]  , 
avrerao 

o  =  t-V  -^V. 

Servendoci    del    famoso    teorema    di  Lagrange  O,  di  cui  si  e  fatto 
tin  continuo  uso  nella  trigonometria  sferoidica,  nc  risulterii  1' equazione 

V  =  t  —  ^t 


2dt         2-Zdt^       2-3-4(/f'       a-3-4-5rff'' 

nella  quale  si  e  posto     t     in  luogo  di     T',     onde  risulta 

[t]  =  sini(t  —  V')cosi{t-+-  V)  , 
e  quindi  ne  viene 

*£     =    2  I  a'[l]  M-  a"[2]  -^  a'"  [3]  -*-  a"[4]  -^  a'  [5J  \ 

(*)  Memoires  de  TAcad.  R.  des  sciences  de  Berlin,  anncc  1768,  pag.  175. 


32  8  NOTA    AGGIUNTA   AGLI  ELEMENTI   eCC. 

^t'  =   2^|a"[ir-*-2a'a"(;i][2]-H  2aV"[i][3]-»-aa'a"[l][4] 

-^a"^[2r-H2aV"[2][3]| 

'^t'  =   2'|a'^[ir-t-3a'V'[ir[2]-3a'V"[in3]-*-3aV''[l][2ri 

Essendo  poi 


dt        ~  dt 

=  m  1 5m  i{t-  ry-'cos  i{t-^  F')'""'  [co5  i{c-  r)cos  i{t-*-  V')-sin  i{t-  r)smi{t-*-  T)] 

=  mi  [f]'"~  '  cos  21 1 , 
a\Temo  successivamente 

^^'  =  2^\cc"[i]  cos  2t  -4-  a! a."  (  [2]  cos  2t  -t-  2[l]  cos  41) 

-t-  a.'a."'(  [3]  cos  2t  -t-  3[l]  cos  6t) 
-4-  a'a"'  (  [4]  cos2t  -*-  4[  I  ]  005  8t)    • 
t-  2a"^  [2]  C05  4£  -4-  a"a"'(2[3]  C05  4t  -+-  3  [2]  cos  6t)  | 

!t^=    2^3  x\lf  cos  2t-^6x'\"{[l]  [2-]  cos  2t^      llf  cos  ^t) 

-4-  3a'V"(2[l]  [3]C05  2«  -^  3[l]'c05  6t) 
-1-  3a'a""  (4[l]  [2]  cos  4t  -^     [2]*C05  2t)| 

'^^=2^'l     ^'^[1^005  2tH.      a'V(3[in2]c05  2t-H2[l]^05  4f)j 

•^^  2'-5/[irco5  2r 

dt  *-    -^ 


DI   BARNABA    ORIAXI.  Big 

-4-r-  =  a''-  3  I  »'■'([  I  ]  COS  it^  —  [  i]^m  2f) 

H.a'V"(6[i]  COS  2tco5  6^-^    [3]cos  2£'-  2[i][3]sin  2t-g[ipin  6t) 
■*•  a.'a"^  (a[^]  C05  2tcos  4t-«-  4[  i]  cos  4c'-  8[  i]  [2]  sin  ^t  -    [ifsin  2[)\ 

—jjr-=   2    I  a^(i[ij  C05  2£  —  2[l]  sm  2t) 

•*-2a'  a"  (3[  1]  [2JC05  2£V6[ I  ]'cos  2tco5  4t-3[  I  ]'[2]sin  2t-4[i  J^sm  4r)\ 


if-  <I>t^  6    r    ;>  /     r    n3  a         r-    -n    .  \ 

-^-r-   =    2  -Sa    (2[l]  C05  2t   —  [l]'sm  2t) 

^^        =    2'^  |a'''(3[l]cOS2t^—  9[l3* 5m  2«C05  2t—  2[l]^ C052r) 

•*-2a'  a"(3[2]  COS  2t-^  1 8[i]  COS  2t*cos  4t-  l8[i]  [2]  sin  2tcos  2t 
■-i8[i]"sJn2tcos4t-36[i]^sm4£cos2£^6[i]^[2]cos2£-i6[i]^cos4t){ 

,  3      =    2 ''•5a'  (3[l]*cos  2£^—  6[l]^sin  2tC0S  2t  —  [l]^COS  2 A 

— ^^p-   =■    2  -Sx    (3[l]cOS2t''-l8[l]^i/l2JCOS2f'-2[l]\c0S2tV3c0S4t)+[l]''sWI2<). 

Sostituendo  uella  citata  equazionc  i  valori  di 

,  d-^e       d'-^t^        d^-^t'^        d*-<i>r 

^"    -dT  '    -H^'     -d^'    -rfF"' 

ne  verra 

V  =  t-2(x'    [,]  H-  a"[2]  -^  a"'[3]  ■*■  a"'[4]  ^  a'[.5]) 

-+-  2V'   [l]  cos  2C  -^  2  V*  [2]  COS  At 
-t-  2Va"  ([2]  COS  2t  -»-  2  [l]  COS  4f) 
M-  2Va"'([3]  COS  2f  -^  3[l]  COS  6r) 

■+■  2Va"'([4]  COS  2t  -i-  4[l]  COS  8') 

Vol.  IV.  p.   II.  4i 


33o  NOTA  AGGIUNTA  ACLI  ELEMENTI  ecc. 

*  2W'(2[3]  COS  4t  -^  3  [2]  cos  6t) 

-  aV     (  [ijc05  2t"-  [if  sin  2^) 

—  2 VV  (4[  1  ]  COS  2C  COS  4c  +  [2]  COS  2t*-  2[  1  ]  [2]  sin  2t  -  4[  I  Jsm  4t) 

-  2  VV"  (6[  I  ]  C05  2t  C05  6t -^  [3]  cos  2i'-2[l]  [3]  5m  2t-9[  I  ]«ra6t) 

—  2Va"^  (4[2]  cos  2t  cos  4«  +  4[  I  ]  COS  4£^-8[ I  ]  [2]  sin  4£  -  [2]'sm  2«) 
-*-~cc"^    (3[i]cos2t^— 9[i]^sin2fcos2t  -  2[if  cos  2t) 

-♦-  — a' V(3[2]  cos  2 t^-H  l8[i]cos  2t''cos4£—  i8[l]  [2]  sin  2t  cos  2t) 

-6[l]"[2] cos  21-  i8[i]''(sin2tcos4f-t-2sin4tcos2«)-l6[ij  cos4t) 

_  ^a'^(3[lJcos  2t'*- 1 8[lj'sin 2tcos  2t^-2[l]^(cos  2tV3  cos  4t)+[l]''sin 2t). 

Ponendo  co -*-  V'  in  vece  di  t,  eel  ommettendo  i  termini  dell' orcline 
f|ulnto  di     a  ,     cioe  quelli  moltiplicati  in 

r  I  ir  It  III  n  in  1  in  .        ^'3„"  .       „'S 

a;      aa;      a.  x    ;      a.  a.    ■,      (xa.     ,      a.  a.    ,     a, 

si  ottiene  lo  stesso  valore  di  V  gia  descritto  nel  §  5i  della  trigo- 
nometria  sferoidica.  II  solo  termine  die  sembra  diverso  e  il  coefficiente 
di     a'V;     ma  se  ne  vedra  la  coincidenza  notando  ch'esso  e 

—  4  I  8[i]  cos  2t  COS  4t  -H  2[2]  cos  2t^  —  4[i]  [2]  Sill  2t  —  8[iJ"sin  4t  I 

=  —  4|8[i]co5  6£-+-8[i](sin2t  — [i])sin4£-*-  2[2](cos  2£^— 2[i])  sin  2tj. 

Ora   essendo 

2[i]  —  sin  2.t  —  sin  2V' 

2[2]  =  sin  4J  —  sin  4F' , 
si  avra  in  piimo  luogo 

8[i]  (sin  2t  —  [1])  sin  i\fi  —  2  sin  ^t{sin  2t  —  sin  aV)  {sin2t  -t-  sin  2V') 

=  2  sin  4t  {sin  2t^  —  sin  2  V'^) 
=      sin  4t  (cos  A.V'  —  sin  ^t) , 


DI   BARN  ABA   ORIANI.  33  I 

e  poi 

2[2 J  cos  2C*  —  2[  1  ]  sin  2tj  =  a[2]  ( cos  2t*  —  sin  at*  —  sin  2C  siniV) 

=  2[2]  {cos  41  -+-  sin  2t  sin  2F') 

=  2[2] sin 2tsin 2V' -t-  cos  ^{sin  4/  —  sin 4F' ) , 

cd  avvertcndo  die  si  ha 

sin  4tcos  4F'  —  cos  4£  sin  4F'  =  sin  ^{c  —  V')  =  sin  4cu  , 

il  (letto  termine  sara 

—  4  j  8[i]  cos  6t  -V-  2[2]  sin  2t  sin  %V'  -+-  sin  4(u  | , 

cioe  appuiito  quello  trovato  nel  citato  §   5 1 . 

Confermata  in  tal  modo  la  soluzione  del  problenia  II,  noteremo  per 
ultimo  gli  errori  tipografici  e  quelli  trovati  nel  verificare  le  soluzioni 
degli  alti'i  problemi  della  trigonometiia  sferoidica. 

FINE  DEL   VOLUME   QUAFxTO. 


CORREZIONI  DI  ALCUNI  ERRORI 

NEGLI 

ELEMENTI  DI  TRIGONOMETRIA  SFEROIDICA 

STAMPATI   A   BOLOGNA  ED   INSEMTI   NEl   PBIMI   TOMI  DELLE   MEMOBIE 
dell' ISTITDTO   ITALIANO    DELLE   SCIENZE. 


EiTori 

Conezioni 

§ 

47 

liil.     6 

sen  p'  sen  V 

cosp  sen  V 

97 

n 

/^A  cot  F'  tang  V 

4 A  cot  F'  tang  V  sen  p' 

99 

14 

A{V—  V) 

A{V-V')senp' 

99 

i5 

A\V—  V')senp' 

A^[y—  V')senp" 

no 

3 

soluzione  2 

soluzione   1 

119 

22 

sin  V  =  tangp'  cotO 

cos  V  =  lung  p'  cot  0 

i3o 

12 

cos  L' 

cotL' 

sen  w  cos  zr 

sen  -a  cos  v 

i39 

i3 

I-*- 2^* 

sen  G 

139 

nota  (') 

cotH 

cutG 

140 

pcriultima 

•+■  4A^  cot  G  tangp" 

—  4^4*  cot  G  tangp" 

140 

ultima 

-  cot  V  cos  2  V 

^  cot  V cos  2V' 

141 

nota  (*) 

cos  Vf  COS  {i  -*-  1) 
sen  1 

cos  V  COS  {'  ■*■  i) 
cos  ^ 

141 

8 

cos 

:  ^  sen  w  -♦-  sen  ^  cos  v  sen  ?,' 

cos 

i  sen  w  -4-  sen  ^  cos  n  sen  X' 
sen  G 

•44 

cos 

10      

■>^' 

cos{P  —  t)  —  tang  X'sen{P  —  t) 
scn^ 

scnX 

'cos{P-  T)  +  cosi  cos  Xscni^P-  r) 

145 

17 

cos  P  tang  ^ 

cos  P  tang  0 

INDICE  DELLE  MATERIE 

CONTENUTE  NEL  QUARTO  VOLUME. 

^  •  » 

PARTE  PRIMA. 


E,. 


ilertco  delle  Mcmoric  sciendfiche  c  leuerarie  recitate  nelle  adiinanze 
dclL'I.  7?.  Jsdtuto  dopo  quelle  dellc  quali  si  t'  rcso  conto  nel  precedend 
volumi pag.        5 

Elogio   scicndfico    di    Alcssandro    Volta    letto  dal   socio  profcssorc   Pieiro 

Configliachi »      1 1 

Catalogo  delle  opere  presentate  in  dono  aW  I,  M.  Isdtuto  di   scicnze^  Ict- 

tcrc  ed  aid  in  Mdano  daW  anno   1818  in  avand »      4' 


PARTE   SECONDA. 

Introduzione  alia  calcograjia  ^  del  socio  Giuseppe  Longhi »  111 

Deil'a  calcografia  propriamente  detta  ,  ossia  delU  arte  cP  incidcre    in    rame 

per  cavarne  le  stanipc  ,  parte  teorica ,  del  socio   sucldetto »  '6 

Sugli  usi  medicinali  della  vainiglia  ^  del  socio  Bassiano  Carraiiiati  ....  »  199 

Sulle  cause  del  suicidio  ,   del  socio  sucldetto »  2i.5 

Sulla  corrispondenza  dellc  ipotcsi  geogoniche  colla  claisijicazione    geogno- 

stica  delle  rocce ,  del  socio  Scijsione  Breislak »  2^S 

Nota  aggiunta  agll  dementi  della  trigonometria  sferoidica  di  Barnaba  Oriani  »  SaS 

"i